*Ecco
qua. Arriva la parte perversa che di capitolo in capitolo salirà sempre
più di livello. Ho voluto sperimentare qualcosa di un po' differente
dal solito, ho immaginato Zizou molto possessivo con Karim, al punto
che preferisce guardarlo mentre fa qualunque cosa, piuttosto che essere
tenuto all'oscuro. D'altro canto abbiamo un incomprensibile Karim che
fa cose che vanno da un estremo all'altro, come se fosse schizofrenico.
Ma tutto quel che fa ha un senso e alla fine verrà chiarito. Ma nel
frattempo... Ah dimenticavo: Karim ha sul serio postato ben 2 foto per
dargli il benvenuto come nuovo allenatore con quella didascalia. E
davvero nei primi allenamenti Zizou era sempre a chiamare Karim di
continuo. buona lettura. Baci Akane*
33. NON DI NASCOSTO
"Con
me è come un fratello maggiore. E' il mio allenatore, ora, e sono
davvero felice di questo. Con lui credo in me stesso ancora di più.
Insegna portando il suo personale tocco, e ci sta dietro, parla con
noi. Era un grande giocatore, una leggenda. Ci dà molti consiglio e
puoi vedere i buoni risultati in campo!" - Karim su Zizou -
Il giorno dopo, Karim nel suo
profilo Instagram ha messo due foto mie e sue vecchie, una delle quali
è davvero molto bella. E la didascalia è ZZ/KB9.
Io non so se ha capito cosa gli ho detto, dovrò essere più esplicito!
Comunque sorrido ed esco di casa per il primo allenamento da allenatore del Real Madrid.
Da qui inizia un bel periodo interessante.
Prima di cominciare, Karim sgattaiola nel mio studio dove sto facendo le ultime cose.
Entra senza bussare, si chiude
dentro ed io che sono impegnato a scrivere alcuni dati nelle schede dei
giocatori che aggiornerò periodicamente, non ho nemmeno tempo di
rendermene conto e salutarlo che sento due mani che mi allargano le
gambe da sotto la scrivania.
Il resto è prevedibile.
- Ka-Karim! - Esclamo
sottovoce shoccato, battendo le mani sulla superficie del tavolino,
spalanco gli occhi e me lo immagino perché non lo sto vedendo.
È a gattoni sotto la scrivania e mi libera in un attimo l’erezione.
- È il mio regalo di benvenuto! - Poi inizia il lavoro di bocca.
- Karim, ti sembra il momento? -
- Certo! Dopo di sicuro avrai
un sacco di cose da fare! - Torna a succhiare, poi aggiunge: - Senza
contare che sarai teso come una corda di violino. Lascia che ti aiuti!
- non ho più niente da ribattere. Guardo l’ora e le schede, finisco di
scrivere il numero sul foglio prima che lo dimentichi, poi getto la
penna e mi appoggio con la schiena alla sedia imbottita lasciandolo
‘lavorare’ per me.
Accompagno la nuca con la mano e sorrido soddisfatto mentre mimo i gemiti che non posso fare.
In effetti mi ci voleva, oh dannazione, mi ci voleva proprio.
Prima i saluti ufficiali
ripresi dalla videocamera del Real, passo negli spogliatoi e saluto i
ragazzi che mi guardano alcuni felicissimi, altri con l’aria di chi
‘era ora, sapevamo che sarebbe successo’. Per Sergio deve essere strano
ritrovarsi allenato ufficialmente da me, dopo che eravamo compagni di
squadra.
Passo veloce Karim che mi
saluta con una stretta ed un gran bel sorriso, passo teso James il
quale è del tutto ignaro del risentimento che nutro e poi ci sono gli
altri.
Adesso che sono dentro, potrò notare ancora più cose.
L’allenamento comincia e sono
effettivamente un po’ nervoso, non so perché ma è così, non cambia
molto da quel che facevo prima, cambia la squadra. E poi comunque sono
solo allenamenti, non è la partita ufficiale.
Però sono teso e così quando
il riscaldamento finisce, comincio con gli esercizi e mentre li
eseguono, incito chi più chi meno ragazzo per ragazzo.
Non me ne rendo conto, ma
chiamo molto spesso Karim, è forza dell’abitudine perché quando lo
allenavo privatamente lo incitavo di continuo, lo richiamavo, gli davo
direttive su cosa fare, perciò è normale che ora nell’agitazione non mi
controlli bene e vada in una sorta di automatismo rituale che mi aiuta
a tranquillizzarmi.
Perciò ‘Karim’ di qua e ‘Karim’ di là.
- E meno male che ero io
quello a dover stare attento, eh? - Mi dice divertito, passando a
salutarmi prima di andare via. Alzo la testa dagli appunti che ho
appena finito e lo guardo sorpreso.
- Come? - Karim, appoggiato allo stipite, ridacchia divertito con le mani nelle tasche e il borsone d’allenamento a tracolla.
- Mi avrai chiamato cinquanta
volte in più degli altri! Ed oggi c’erano le riprese tutto il tempo! -
Sbianco realizzandolo, non me ne sono reso conto ma se lo dice mi fido.
- Davvero? - Karim ride gettando la testa all’indietro in un modo che mi fa impazzire.
- È stato bellissimo, peccato
che non eravamo solo noi due! Devi provare a chiamare anche gli altri
più spesso! - Sbuffo e mi strofino la faccia stanco, così anchilosato
chiudo la cartellina, il computer e mi alzo allungando un po’ i
muscoli. - Non fraintendermi, amo sentire il mio nome sempre sulla tua
bocca… - Dice malizioso. Scuoto la testa mentre recupero la mia giacca
e mi infilo in tasca il telefono.
- Hai finito con la palestra? - Chiedo ignorando le sue mille allusioni.
- Tu con le tue cose da
mister? - Continua a prendermi in giro ed in realtà è un bene, perché
così allenta la tensione. Domani andrà meglio di sicuro perché mi
ricorderò tutte le sue uscite idiote.
Mi fermo davanti a lui e
chiudo la luce dello studio, le persiane abbassate che creano la
penombra alle mie spalle, la luce accesa del corridoio alle sue ed un
bel silenzio in tutto l’edificio. È ora di pranzo, non c’è nessun altro
che noi, qua.
Così lo bacio con un sorriso contento d’aver superato la prima giornata.
- Per oggi sì. - Così si stacca dallo stipite e si fa indietro mentre esco, chiudo la porta e mi avvio con lui.
- Hai impegni per pranzo? -
Chiede calmo, sembra molto contento in generale ed è quasi come se quel
che di brutto gli è capitato qualche mese fa e che di fatto non è
ancora risolto, sia un brutto ricordo.
- Non ho preso impegni con
nessuno perché non sapevo quando avrei finito, voglio fare una sorta di
piano personalizzato per ciascuno a seconda delle potenzialità, del
livello e delle esigenze e… - Comincio a spiegargli i miei piani di
allenatore e lui mi accompagna ascoltando con attenzione, come se fosse
il mio pari, il mio vice, come se non fosse uno dei miei giocatori.
Un rapporto alla pari. È questo che è.
Oggi sono molto felice.
I sogni sono in piena realizzazione.
Non me lo chiede subito, per un paio di volte le cose vanno lisce e normali, poi se ne esce così.
- Senti, posso chiederti una
cosa? Non devi rispondermi se non credi… - Da questa premessa mi faccio
attento, mentre mi allaccio la camicia.
Lo guardo steso nel letto della sua camera del dormitorio del Real.
- Dimmi… -
- Che intenzioni hai con
James? - Le dita si fermano dall’allacciare i bottoni, gli occhi si
spostano dalla mia immagine allo specchio a lui, di nuovo, che
trattiene il respiro e mi guarda attento, nudo fra le lenzuola
disfatte.
- Perché? - Alza le spalle ed io riprendo a vestirmi calmo e meticoloso, facendo finta di nulla.
Fra un’ora ho la conferenza stampa pre partita, lui se la può prendere con più calma.
- Perché non fa che riempirmi
di paranoie sulla cosa, ha paura di non rientrare più nei piani di
nessuno… è un po’ complessato, credo. - alzo un sopracciglio calmo.
- E a te interessa perché… - Chiedo allora pacato, mentre dentro di me sono gelidamente furioso che mi faccia questa domanda.
- Perché sì, me ne parla ogni
giorno. È stato messo al margine da Benitez ed ora non sa con che
modulo giocherai, se rientrerà o no… è Gennaio, deve capire se la sua
avventura al Real è finita o cosa… insomma, è normale. - Mi allaccio il
polsino e mi rivolgo verso di lui, al bordo del letto.
- E tu fai il portavoce di
tutti i tuoi compagni che hanno dubbi sulle intenzioni del mister o per
lui è una cosa speciale? - chiedo adesso visibilmente gelido.
Karim si mette a pancia in su,
il lenzuolo nero si attorciglia intorno al suo corpo nudo e atletico,
le linee dell’inguine che stanotte ho leccato mi invitano così come le
sue braccia che stiracchia sopra la testa e l’espressione divertita.
Ama quando sono geloso.
Sono sicuro che si scopa James solo per farmi ingelosire.
- Gli altri non mi rompono le palle come lui. - Che risposta.
- Perciò lui ha qualcosa di
speciale. - Mi infilo la camicia sotto i pantaloni che allaccio e lui
divertito e malizioso si allunga verso di me spostandosi sul bordo, mi
guarda al contrario per come è messo, infila la testa fra le mie gambe
e alza le mani accarezzandomi le cosce avvolte nei pantaloni del
completo da conferenza stampa, un tessuto nero e liscio.
Tocca calmo e sicuro risalendo sull’inguine coperto.
Maledetto.
- È speciale perché ha avuto
il coraggio di intromettersi nella mia vita come se fosse normale. -
Non sta rispondendo, mi stuzzica fisicamente ed emotivamente, ma non mi
risponde. Non lo fa mai.
Mi mordo il labbro perché mi sta piacendo un sacco quello che fa.
- Solo nella tua vita? -
Questo dice tutto e niente, lo guardo altero e lui con un sorrisino si
alza, si gira e si mette nella posizione che preferisco, a carponi. Da
qua vedo la forma invitante delle sue natiche piegate, la sua schiena,
le sue spalle.
Gli occhi agganciano i miei
dal basso poi immerge il viso proprio lì dove ha appena tormentato, lo
strofina come un gatto che si fa le coccole, non apre la bocca, non mi
inumidisce, non fa altro se non strofinare il viso lì ed ora io sono
così maledettamente eccitato che vorrei picchiarlo, ma mi limito ad
insultarlo e cancello James abbassandomi la zip e tirandomi fuori
l’erezione dura.
Karim così con un sorrisino vince questo dialogo che non ha senso finché non arrivo all’orgasmo.
Non credo che voglia nulla da James e nemmeno che provi niente. Lo tiene a disposizione per stuzzicarmi, tutto lì.
Non può che essere così.
Mi guarda divertito dopo che
si pulisce la bocca, io vado al bagno e mi sistemo per non dovermi
cambiare, è stato molto bravo devo dire, non mi ha fatto sporcare
nemmeno di un po’.
Mi guarda dal letto, le gambe sotto di sé, in attesa.
Così lo premio perché in realtà se l’è meritato.
- Vorrei provare James ed Isco nella loro posizione originale. Trequartista centrale. Vediamo se è fattibile. -
Annuisce e si protende verso di me col collo mentre gli passo vicino, io sorrido e mi chino baciandolo.
- Ti aspetto più tardi. -
- Buona conferenza, mister. - Adora chiamarmi così ed io adoro che lo faccia.
Penso di essere un po’ malato in effetti.
La prima partita va molto bene e Karim è il primo a segnare, vinciamo e si comincia bene la nuova avventura.
Sono molto felice, felice per me, felice per lui e felice per la squadra.
Anche se c’è sempre questo neo
perché più li vedo insieme e più mi rendo conto che deve esserci
qualcosa, perché davvero James è molto legato a Karim. Più che legato,
direi APPICCICATO.
La cosa mi irrita molto, ma cerco di pensare solo alle cose bene che stanno funzionando.
Prima di salutarlo gli do una
carezza, mi chiede se mi può aspettare, ma gli dico che ho impegni con
il presidente, cosa che succederà spesso.
Così lo vedo sedersi in fondo, come sempre, e poi poco dopo vedo James sedersi in fondo con lui con un sorriso felicissimo.
Assottiglio lo sguardo e mi giro guardando da un’altra parte subito.
Purtroppo da qui in poi il
periodo si fa intenso, c’è molto da fare e da lavorare, tantissime
riunioni, conferenze, impegni e al di là del lavoro, devo ricordarmi
che ho una famiglia.
Oltretutto le cose non sempre
vanno bene a calcio perché è normale, è la mia prima vera panchina
seria ed importante e questa è ostica, perché non possiamo sbagliare e
noto che ci sono seri problemi fuori casa e non solo. Siamo troppo
pericolanti dietro e comincio a ventilare l’idea che il centrocampo a
due non sia la soluzione ideale.
Così giocano di più Isco e James in alternanza uno all’altro, però dietro siamo troppo instabili.
Perciò studio le soluzioni e
il tempo vola in un attimo, tempo nel quale mi rendo conto che vedo
Karim insieme alla squadra e nelle notti prima delle partite, quando la
squadra dorme insieme in albergo o in dormitorio.
È una specie di treno che corre senza lasciare tregua, se ti distrai un attimo è finita.
Non so come me ne rendo conto, forse un abbraccio di troppo, una condivisione di troppo, non saprei.
Karim e James che usano la
stessa coperta per sedersi in panchina, magari. O i due che si
abbracciano prima di scendere in campo. O Karim che massaggia le spalle
di James dietro di lui. Karim che lo tocca, che lo carezza mentre fa
un’intervista davanti ai media, James che gli tocca il culo con una
scusa qualsiasi.
Dettagli che la mia mente registra su cui mi sforzo di non fermarmi, ma ad un certo punto scatta qualcosa.
Karim si fa male per
l’ennesima volta, sempre il solito problema. Sto andando da lui che è
in infermeria in attesa di essere visitato seriamente, quando mi fermo
perché sento delle voci. Non sono del medico sportivo che ci segue.
Nemmeno dei fisioterapisti.
La porta è socchiusa, mi fermo istintivamente perché uno è Karim e l’altro… eh sì, è proprio James.
- Dai, vedrai che non è grave, questa volta guarirai subito. -
- Non è una questione di
guarire subito, è che ci ricado puntualmente ogni volta! Non guarisco
mai bene e sai cosa significa farsi male sempre nello stesso punto così
frequentemente? - Risponde seccato Karim.
- Lo so, ma devi essere
positivo. Chiedi… perché non chiedi un secondo parere? Sentivo che
Cristiano si fa curare sempre da altri medici e fisioterapisti e… -
- Sentivi? - Voce dura.
- Sì, perché? - James ingenuamente.
- Perché lo sai. - Duro.
Questo sembro io quando sono geloso. È identico.
- No, non lo so. - Mi mordo il labbro.
- Hai parlato con Cristiano. -
- Come ogni giorno. - La mette
su un piano normale. Scuoto la testa e chiudo gli occhi mentre il
bruciore sale. Che diavolo succede lì?
Ok è stato un periodo intenso,
sono stato parecchio assente da Karim è vero. Ed anche prima, l’anno
appena passato è successo lo stesso. Insomma, sono andato un po’ a
periodi con lui, ma bene o male sono sempre tornato, ho fatto del mio
meglio. Davvero le cose mi sono sfuggite così tanto?
- Ci sei o ci fai? - Chiede
duramente. - Lo sai che ho un periodo di merda, fra poco dovrei sapere
qualcosa dal tribunale e tu fai lo scemo con Cris! - Sbianco.
Ma a che punto sono? A che diavolo di punto sono arrivati?
- Io non faccio lo scemo, sono
amico suo e lo sai. Come lo sono di tutti gli altri. - Silenzio. - Dai…
- James comincia con dolcezza. - Dai, Karim… - Mi sporgo senza farmi
sentire, vedo dalla fessura Karim seduto sul lettino e James dietro di
lui che lo circonda con le braccia, le mani sul petto scivolano giù
mentre Karim fa il broncio e James gli bacia l’orecchio ed il collo.
Lo sapevo dannazione. Non posso allontanarmi un secondo.
O forse non posso avvicinarmi troppo.
In effetti con Karim non è
nemmeno chiaro cosa lo fa scappare. Se essere trascurato oppure essere
troppo stretto. Forse entrambe.
Ma le mani di James scendono
sotto sui boxer perché è senza gli shorts per farsi visitare in seguito
all’infortunio riportato oggi, è uscito zoppicando.
Karim alla fine si appoggia a
lui all’indietro e gli lascia libertà di movimento, James infila la
mano e lo masturba ed io, malato, sono eccitato e geloso insieme.
Controllo che non ci sia nessuno e continuo ad osservare.
James gli bacia il collo e
risale sul viso, Karim gira la testa verso di lui, apre la bocca e tira
fuori la lingua che va alla sua ricerca. La trova ed i due si
intrecciano in quel modo indecente.
Brucio di odio ed eccitazione
insieme, non posso guardare, ma non posso smettere, è come se fosse
impossibile, come se fosse una droga. Tutto quel che riguarda Karim lo
è, ogni singolo dettaglio.
- Sai che voglio solo che tu
stia bene… - Con questo Karim si abbandona contro di lui, chiude gli
occhi e viene nella sua mano, la bocca ansima contro la sua guancia e
James sorride soddisfatto, baciandolo di nuovo con dolcezza, lo stringe
a sé con la mano pulita e lo tiene coccolandoselo.
Decisamente qualcosa mi nascondeva, chissà da quanto.
Scuoto la testa e me ne vado
senza l’intenzione di sapere come sta, ci penserò dopo o domani, devo
calmarmi, devo pensare, devo ragionare.
Karim se la fa con James,
forse da un bel po’, non mi ha detto nulla ma abbiamo avuto molti alti
e bassi ed ogni volta che ho avuto questi attacchi di gelosia per colpa
di James, che ho da molto in realtà, lui non rispondeva mai alle mie
domande.
Poi mi stringevo a lui,
legandolo in modo asfissiante. A lui non piace che io lo trascuri ma
nemmeno che lo tenga troppo stretto.
Però il punto è uno.
Zizou, devi essere onesto.
La vostra relazione si basa esattamente su questo.
Sul non pretendere nessun impegno reale uno dall’altro.
Io non posso dargli nulla, lui
non vuole. Perciò noi ci apparteniamo, scopiamo, stiamo insieme, ma non
siamo una coppia, non c’è l’esclusiva.
Se lui sente il bisogno di
andare con un altro, è libero di farlo ed io non ho il diritto di
impedirglielo e di pretendere che sia solo mio.
Lui è mio, ma non solo mio ed è questo il punto, fra noi.
Se cominciassi a dirgli che è SOLO mio, scapperebbe.
Devo lasciare che vada con James come vuole.
Solo che mi irrita, mi fa impazzire, mi fa andare fuori di testa che me lo nasconda.
Non può nascondermelo. Piuttosto preferisco che se lo scopi davanti ai miei occhi, sarebbe meglio.
Questa non la passa liscia.