*Ecco
un altro capitolo. Abbiamo introdotto la parte perversa che qua
continua a pieno ritmo. Mi immagino un Zizou così possessivo da poter
arrivare a fare cose che non immagineresti facilmente. Del resto uno
con una faccia da poker come la sua potrebbe nascondere un sacco di
cose, specie perversioni. Del resto è chiaro che Karim aveva un
rapporto molto stretto anche con James in quel periodo e dovevo trovare
il modo di conciliare le cose e visto che sono un genio, ecco qua cosa
ho tirato fuori. Buona lettura. Baci Akane*
34. PERVERSIONE
È più difficile di quel che
pensassi, la rabbia aumenta invece di diminuire e così aspetto fino a
che non mi sento capace di gestire la questione in modo normale.
Se lo vedessi ora diventerei
violento, perciò lascio correre tutto il giorno successivo, gli scrivo
un sms del quale mi sforzo di non usare toni polemici.
Gli scrivo di riposare e di venire a fare le visite lunedì con calma e non preoccuparsi.
Così lui mi dice che ha ancora male e che ha paura che sia sempre la solita cosa, qualunque essa sia a questo punto.
‘Non pensarci ora, affrontiamo le cose al momento giusto.’
Sono calmo, ma forse sono più
freddo che altro. Di norma lo inviterei a cena da me, ma se lo vedo
adesso sono guai. Devo capirei il modo migliore di affrontare la cosa e
non è per niente facile.
Maledizione, ma cosa pretendo,
poi? Lo sapevo che non era capace di avere relazioni, tanto più che
siamo amanti, non potremmo comunque mai avere chissà cosa.
Cosa credevo? Cosa diavolo credevo?
Forse ha capito di amarmi ed è corso ai ripari portandosi a letto James.
Poi ci penso meglio.
Credo che effettivamente sia
andata così, ma proprio James? James diventerà così appiccicoso che
Karim scapperà nell’altro emisfero del globo, quelli così dolci e
affettuosi poi quando arrivano i sentimenti diventano come il miele.
Vedrai.
In effetti non dovrei fare nulla, solo aspettare perché le cose si sistemeranno da sé.
Anche se la cosa che mi manda
davvero fuori di testa non è che vada con altri, perché ogni volta che
io lo chiamavo lui correva, quando io lo volevo lui c’era e viceversa
nei momenti difficili cercava me, veniva da me.
È che me lo ha nascosto, me lo
ha nascosto liberamente e lucidamente. Io gli ho chiesto molte volte di
lui, lui ha sempre deviato la risposta.
Non mi può scappare, non può.
Non può passarla liscia.
Perché non me lo ha detto?
Questa cosa mi irrita.
No, no, devo calmarmi, quando sarò calmo lo affronterò.
Quando fa le analisi viene fuori che deve stare un mese circa fuori, come al solito.
Purtroppo la cosa sta
diventando ridicola perché non è il solo che si ritrova con l’ennesima
ricaduta, perciò da un lato c’è la consapevolezza che non posso
voltargli le spalle ora, dall’altro la delusione e la rabbia sono
ancora vividi.
Karim non è in grado di vivere
le relazioni normali e la cosa comincia a pesarmi, il punto è che lo
sapevo, perciò non posso fare recriminazioni.
Spero di essere in grado di gestirla e di fare finta di nulla.
Con la scusa che mentre lui
faceva i test io stavo allenando e che ora che ho finito, lui è a casa,
mi limito a chiamarlo per sapere come è andata.
Lui ha il tono teso e sostenuto, credo sia un miscuglio di emozioni una più forte dell’altra.
Mi dice che ha un mese di
pausa e che la diagnosi è sempre un po’ vaga, più sul ‘dovrebbe essere’
che ‘è questo’, la cosa lo sta stufando e se si stufa lui siamo a
posto, perché è la persona più paziente di questo mondo.
- Detto in via informale, non
mi convince il nuovo medico. È un amico di Perez ma sta facendo molte
prognosi sbrigative. Ti consiglio di chiedere altri pareri. - Questo lo
calma in qualche modo, forse perché vede che mi preoccupo, che mi
prendo cura di lui. Credo che non voglia che gli stia troppo dietro, ma
al tempo stesso se lo trascuro si infastidisce.
Credo che non sappia bene nemmeno lui che vuole.
- Che fai oggi? Ce l’hai un momento per me? - Me lo chiede lui. Se me lo chiede lui non glielo posso negare.
Ok, cercherò di gestirla
diversamente, non voglio che si consacri a me, guai se glielo chiedessi
e poi sarei ipocrita visto che io sono sposato.
Però non voglio che me lo nasconda, che lo faccia come se tradisse me.
Cercherò di gestirla in un altro modo, per capire PERCHÉ diavolo non vuole dirmelo che se la fa con James.
- Posso passare nel pomeriggio se vuoi. -
- Ti aspetto a casa. - Sembra
meno infastidito di prima. Non penso che possa separarsi seriamente da
me, non è questo che vuole davvero, ma la cosa sta diventando troppo
complicata anche per me. Non so quanto davvero posso andare avanti
così.
Quando vado da lui è pomeriggio inoltrato, ho finito alcune cose di lavoro e poi sono passato.
La nostra relazione, se così
si può definire, si consuma a casa sua, al centro del Real Madrid o
negli alberghi. Non ci sono altri posti in cui io e lui siamo una
coppia, se così si può dire.
Karim si siede e mi guarda
piegando la testa di lato, mentre mi sistemo con il caffè in mano. Gli
ho detto di stare tranquillo sul divano con la gamba stesa che mi
servivo da solo, così abbiamo un po’ parlato del medico del Real, del
suo ennesimo infortunio e se ha notizie del suo avvocato. Non ci sono
ancora novità in quel senso.
Così siamo rimasti un po’
zitti ed io mi sono perso a guardarlo indeciso su come comportarmi ora.
Voglio tirargli fuori la questione, ma non voglio che si chiuda come le
altre volte.
Solo che pensavo di potercela
fare, che mi fosse un po’ passata. Mi illudevo. Il nervoso mi muove
dentro e credo che lui abbia capito che ho qualcosa, che sto ingoiando
un bel rospo.
- Che c’è? - Chiede infatti rimanendo sul divano con la gamba dolorante alta.
Io sono seduto sull’altro lato, sempre girato a tre quarti verso di lui, ma composto.
Sospiro e metto giù la tazzina e spero proprio di potercela fare.
- Penso che tu mi debba dire una cosa. - Karim si aggrotta.
- Cosa? - Scuoto la testa e alzo gli occhi al cielo.
- Lo sai. - Karim così si solleva meglio e si sistema sul divano fissandomi torvo.
- Sii chiaro. -
- Lo sono sempre, ma tu glissi ogni volta! -
- Si può sapere di cosa parli? - Così esasperato, glielo chiedo tagliente e gelido.
- Da quanto te lo fai? -
Silenzio. Non serve specificarlo. Karim si morde il labbro e mi guarda
in difficoltà. - Senti, non siamo niente, ok? Perciò non devi
nascondermi un tradimento. - Il fatto che lo sottolineo forse lo aiuta
e guardando dall’altra parte, finalmente, dopo mesi che sospetto e che
son geloso e che glielo chiedo, mi risponde.
- Da novembre. - Chiudo gli occhi e la rabbia torna a scorrermi, rimango rigido a fissarlo senza muovere un muscolo.
- E tutte le volte che te lo
chiedevo non ti è sembrato di potermi semplicemente dire ‘sì me lo
scopo’? È così importante che non potevi dirmelo? Avevi paura della mia
reazione? - Improvvisamente, sebbene abbia parlato gelido, mi rendo
conto che sembro davvero furioso. Così mi zittisco e lo guardo. Karim
ha difficoltà a posare gli occhi sui miei, guarda in giro e poi
finalmente si decide. Si sente come se mi abbia tradito.
- Non lo so, ok? Non è che te
lo nascondevo, non mi andava di parlarne. Non so perché! Forse sì,
forse mi sembrava di tradirti anche se mi dicevo che siamo due che
scopiamo, ci aiutiamo, stiamo bene insieme, ma non ci dobbiamo nulla.
Io ci sono quando tu vuoi, tu ci sei quando io ho bisogno, ma… - Poi
non sa che altro dire ed io so cosa si sta mangiando, ma non posso
obbligarlo. Così, ancor più arrabbiato e quindi tagliente, dico.
- Come è successo? - Karim scuote la testa esasperato.
- È successo e basta! Una sera
stavo male, malissimo, tu non potevi esserci, io ero infortunato, lui è
venuto da me e mi ha aiutato, mi sono sfogato e poi è successo. Solo
che poi lui ha dato per scontato che potessimo rifarlo ed io… -
- E tu non trovavi un motivo per non rifarlo. - Dico per lui, sempre col tono duro e lo sguardo sottile.
Si mordicchia la bocca ed annuisce sentendosi davvero in difetto.
- Non è nulla, solo un altro passatempo. -
- Però quest’estate hai rifiutato Antonie. - ancora a mordersi la bocca, si gira e guarda altrove.
- Quest’estate era diverso, volevo solo te. - Ah, lo dice!
- Ora invece no! Ti sei
stufato! Perché non me lo dici se ti sei stufato? Possiamo rimanere in
buoni rapporti senza dover scopare e fare quel che facciamo. - Ribatto
sempre tagliente e duro.
- No, non è così! - Mette giù
la gamba piano e si avvicina un poco nel divano, ma sta sempre lì, ci
guardiamo, si sente male all’idea di chiudere ‘la cosa’.
- E com’è? - Si stringe nelle spalle.
- Non abbiamo un contratto
d’esclusiva, Zizou! Me l’hai detto tu! Fai quello che vuoi con chi
vuoi, ma quando chiamo tu sei mio. Ed io lo sono! A me piace così!
Adesso io… io quella volta ero fuori di me ed è capitato, poi le altre
volte non ho trovato un motivo per rifiutarlo, non c’è niente! Io non
sono legato a nessuno, non devo niente a nessuno, dannazione! Non
cominciare con ‘scegli’ e puttanate simili! A me piace quello che
abbiamo proprio perché non ci sono catene! Non ci dobbiamo nulla,
altrimenti pretenderei che tu lasci tua moglie! - Con questo chiude un
discorso che sapevo sarebbe andata così.
Lo sapevo.
Però non riesco ad uscire e fare finta di nulla, non mi sta bene che mi liquidi così.
- Come è successo? -
Karim mi guarda sorpreso, io ancora fermo.
- Te l’ho detto… -
- Ti sei sfogato. Eravate nel
divano? - Quando capisce cosa voglio, sebbene sia una cosa
incomprensibile tanto per me, quanto per lui, mi accontenta. E
l’atmosfera si fa molto strana.
- Sì. Era seduto vicino a me.
Mi sono lagnato, stavo per piangere. Mi sono coperto la faccia
piegandomi in avanti, non volevo mi vedesse così. - Annuisco.
- Poi? - Mi guarda per capire fin dove debba andare avanti, ma io aspetto e così continua.
- Dopo mi ha messo le braccia
intorno alle spalle, mi ha stretto, mi baciava la spalla. È salito
girandomi la testa, ha iniziato a baciarmi la tempia, poi è sceso sulla
guancia ed infine sulla bocca. Prima di capire cosa succedeva ci
stavamo baciando. - Esita per guardarmi, ho sciolto le gambe, ma
continuo a guardarlo in attesa del resto, scuote la testa e continua
rabbioso. - E poi l’ho spinto sul divano, mi sono messo sopra, gli ho
alzato la maglia e ho iniziato a leccarlo. -
Lo faccio anche io con le mie
labbra, lui continua con rabbia maggiore, più seccato, come un fiume
che sfocia, arrabbiato con me perché glielo faccio raccontare, come se
lo stessi punendo e lui si sente così, immagino. Punito.
- E con le mani sono sceso fra
le sue gambe. - Le mie fanno la stessa cosa. - Gliel’ho tirato fuori,
gli ho fatto una sega, poi sono andato giù con la bocca mentre mi
masturbavo da solo. E lui gemeva e spingeva nella mia bocca. - e poi la
sua rabbia si trasforma in qualcos’altro, mentre guarda la mano nei
miei pantaloni aperti. In qualche modo si eccita anche lui vedendo cosa
sto facendo e non risparmia sé stesso nel fare la stessa cosa. Siamo
malati. Mi rendo conto che è una perversione, ma non posso farne a meno.
Si alza facendo attenzione
alla gamba, mentre continua si sposta davanti a me tirandosi fuori
l’erezione, me la dà, io lo guardo in attesa del resto. Così mi
accontenta, sempre intenso ma non più arrabbiato. Eccitato.
- Poi l’ho spogliato del
tutto, gli ho alzato le gambe e l’ho scopato. Sono entrato dopo aver
bagnato un po’ il suo piccolo buco stretto. Il piacere che ho provato è
stato così forte ed intenso che non ho capito più un cazzo, non sentivo
più niente. Spingevo e spingevo e me lo sono scopato come un matto. È
piaciuto ad entrambi e poi… - E poi non riesce più a parlare perché
mentre mi masturbo, glielo succhio e alla fine viene senza remore, così
come io nella mia mano.
Siamo malati e perversi e non
so perché funziona così, ma forse è un modo per tenerci stretti senza
perderci. Non lo so. Non lo so proprio. Ma in qualche modo ci
riprendiamo sempre ed allora al diavolo.
- Scopatelo quanto vuoi, ma
ricordati che sei comunque mio. - Dico stringendo le mani sui suoi
fianchi e premendo il suo bacino ed il suo inguine contro il mio viso,
sulle mia bocca.
Karim geme mentre annuisce e mi carezza la testa in una sorta di pace perversa.
Quando succede di nuovo, capisco di cosa si tratta.
È pura possessione. È come
avere il totale controllo della sua vita, in ogni aspetto, ogni
secondo. Non importa cosa fa e con chi. E penso che se potessi lo
guarderei mentre lo fa.
Se so tutto di lui, è più mio. Non c’è niente di lui che non so, che non so nei minimi dettagli.
Mi infila un dito in bocca e lo succhio, mi sta seduto sulla scrivania dello studio che ha provveduto a chiudere a chiave.
È entrato e me lo ha detto con
aria malefica, come se volesse testarmi perché ha avuto un’intuizione.
Non è da lui, però in effetti potrebbe aver fatto un bel passo in
avanti, finalmente.
Mi ha spostato un po’ con la sedia per infilarsi e sedersi a gambe aperte davanti a me.
- Me lo sono appena fatto. -
Mi ha detto. Io mi sono morso il labbro capendo, un guizzo negli occhi
e poi quella folle voglia, quel bisogno profondo matto di sapere tutto
il resto, perché non ci deve essere una sola virgola di Karim che io
non so.
- Dove? - Chiedo ipnotizzato dai suoi occhi malefici.
Karim sorride, si succhia il dito e me lo mette sulla bocca, lo lecco e finisce che mentre parla glielo succhio.
- In palestra. Lì dei pesi. Mi
ha aiutato a fare dei sollevamenti, poi ho infilato la testa fra le sue
gambe, gli ho tirato i pantaloncini ed i boxer fino a tirargli fuori il
cazzo dal lato. - La mano si infila sotto i pantaloni, inizio a
toccarmi mentre continuo a succhiargli il dito ed immagino la scena.
Non lo so perché mi eccita. Un conto è volerlo sapere, un altro è eccitarmi.
Ha un che di perverso tutto
questo. È come se mi piacesse tutto di lui, anche queste cose. Non mi
piace che vada con altri, ma mi piace immaginarlo che scopa. Forse
avrei un orgasmo se lo guardassi coi miei occhi. È un sentimento
ambivalente sconvolgente.
- Poi me lo sono fatto sedere
sulla faccia, il suo cazzo in bocca e l’ho succhiato forte. - Così dopo
il dito, gli tiro fuori io il suo e mentre lo ripete, lo faccio a lui.
Glielo prendo in bocca, lo
lecco e lo faccio mio immediatamente, mentre continuo a masturbarmi
senza ritegno, senza potermi fermare.
- L’ho succhiato così forte,
così tanto… e si muoveva su e giù sulla mia faccia, gemeva fortissimo e
poi… - Geme anche lui fra una frase e l’altra ed anche a me viene da
ansimare, ma non mi fermo. - e poi mi è venuto in bocca ed io ho
ingoiato tutto… - Oh mio Dio, quando lo fa con me mi manda fuori di
testa.
E va a finire che viene anche lui ed io spinto all’estremo da quel che ha detto, lo ingoio.
Fa maledettamente schifo, ma sul momento dell’eccitazione più incredibile non capisci proprio niente.
Prima che io reagisca, Karim
mi prende il viso fra le mani e si china a baciarmi, mi ruba in qualche
modo il sapore e tutto passa in secondo piano. Solo la sua lingua sulla
mia.
Poi mi spinge indietro,
scivola giù seduto a terra davanti a me e ricambia a pieni voti il
favore, facendo la stessa cosa per me.
Questa cosa di James ha aggiunto una sconvolgente piega erotica, molto più di quanto non fosse già prima la nostra storia.
Mentre ansimo cercando di
riprendermi, appoggiato allo schienale della sedia, la testa
all’indietro, Karim si siede su di me a cavalcioni e mi sfiora il viso
con la sua bocca, poi scivola sull’orecchio, lo lecca ed infine
mormora:
- Se vuoi puoi guardarci. Ti
scrivo quando e dove lo facciamo e lascio la porta socchiusa. - Oh, in
questo momento potrei accettare.
Lo prendo per i glutei morbidi e stringo attirandolo ancor di più a me.
- Non provocarmi. - Ma questa
non è una vera risposta, lui ride e mi fa suo con la bocca fino a che
non perdo totalmente la cognizione del tempo.