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Eccoci qua nel finale, ultimo capitolo, conclusione! Zizou ha lasciato
Karim sperando che questo lo spingesse a decidersi e a prendere una
posizione netta fra lui e James. Questo effettivamente pare funzionare,
perchè poi nei momenti di bisogno Karim corre da Zizou. Nel finale di
stagione del 2016, nonostante il rapporto con James andasse sempre
molto bene, innegabile, ho notato un po' di insofferenza di Karim, come
che in realtà volesse scappare perchè lui ad un certo punto era
effettivamente appiccicoso. Così ho voluto rigirarmi la cosa a mio
favore, ovviamente. E quindi niente, buona ultima lettura. Baci Akane*
38. UNO DI QUEI MOMENTI
Da qui non dico che Karim scappa… ma Karim scappa.
Da James.
Diciamo che poi ha un’aria di
sopportazione sempre più evidente e quando viene da me per nascondersi
facendo il cenno di silenzio, scoppio sempre a ridere.
Mai vista una fuga più incredibile.
So che lui fa così, ma non pensavo che funzionasse in questo modo!
- Dovresti parlargli, sai? Non
è che puoi scappare così… - Dico poi un giorno dopo cena, prima di
andare a dormire. Domani c’è la finale e le cose non sono facili, la
tensione è alta ed ognuno smorzerà a modo suo.
Non so onestamente come dovrebbe fare Karim, ma mi guardo bene dal dirgli qualcosa.
Siamo solo a camminare insieme nel corridoio verso le camere.
- Prima o poi uno lo capisce. - Borbotta secco.
- Non è detto. Spesso uno non
vuole capirlo. Potreste andare avanti all’infinito. Devi dirglielo. -
Karim sospira ed alza gli occhi al cielo quando ci fermiamo perché
siamo nei pressi della mia camera.
Infilo la chiave e apro, la porta rimane socchiusa ed aspetto ad infilarmi.
- Mi dispiace ferirlo, volevo
che la cosa morisse o che semplicemente mollasse un po’, capisci? Mi
sta anche bene di andarci ogni tanto, ma nulla di asfissiante. -
Lo sguardo probabilmente fa un
guizzo, non so bene cosa vede, ma si ferma improvvisamente e sta per
dire qualcosa, poi però sentendo dei passi si gira e agisce d’istinto.
Prende, mi spinge in camera, si infila e chiude la porta.
Rimane zitto attaccato alla porta a sentire le voci che passano ed è James con Isco.
Io e lui ci guardiamo sorpreso, poi sospira di sollievo.
- Era con Isco, non ti cercava. -
- Dici? - Rido e scuoto la
testa girandomi in camera, mi tolgo le scarpe e inizio a prepararmi per
la notte, tiro fuori la canottiera che uso per dormire e mi allargo il
colletto della maglietta che indosso per sfilarmela. Karim mi guarda
con occhi spalancati e shoccato mi chiede:
- Che diavolo fai? - Mi fermo e con aria ovvia rispondo:
- Mi preparo per dormire, è la mia camera, sei tu l’intruso. -
Si morde il labbro imbarazzato ed è anche peggio quando mi tolgo davvero la maglietta.
- Se non vuoi qualcosa di
particolare, ti conviene andare. - Dico poi cercando di non essere
troppo diretto. Infilo i pollici negli shorts che sto per abbassare, ma
mi fermo e lo guardo. È come bloccato davanti alla porta, in una sorta
di crisi mistica e non so sa ha la minima idea di che cosa vuole. - Se
rimani ancora non so se risponderò di nuovo di me. - Dico più
chiaramente, visto che rimane lì fermo a fissarmi.
Le cose stanno per sfuggirmi di mano e lui è confuso, sembra non sapere bene come comportarsi.
- Non… non voglio andare via.
- Ammette poi con voce roca e bassa, abbassa lo sguardo, si appoggia
alla porta con le mani dietro di sé, si morde il labbro.
Così decido di metterlo alla prova e mi tiro giù i pantaloncini rimanendo in slip, mi fermo prima di indossare il pigiama.
- E perché? - Chiedo pacato, facendo finta di nulla.
Karim fissa ancora per terra.
- Perché non sono sicuro di cosa voglio. Non lo sono più. - Scuoto la testa infilandomi la maglia.
- Comincia con il guardarmi. - Dico quasi duramente.
Allora Karim lo fa, è
difficile per lui perché gli leggo il desiderio di essere preso come
facevo. Ma non è così che voglio farlo con lui. Se mai lo rifarò, non
saranno volgari scopate che lo fanno sentire posseduto e non amato.
Voglio farlo diversamente. Voglio fargli sentire quanto lo amo e deve rassegnarsi a questo. Al fatto che lo amo come un matto.
- Sei tu che mi hai scaricato,
non mi hai chiesto un parere, hai detto di provare altro e te ne sei
andato e poi mi hai ignorato come se fossi un giocatore come tanti! Poi
ti sei degnato e mi hai parlato, mi hai aiutato, mi sei stato vicino e
sembrava tutto tornato come prima che iniziassimo a scopare. Cosa
credi, che si chiude un interruttore? Se… se rimanevi distante era un
conto, ma così… - Finalmente tira fori. Dio, finalmente parla.
Sembra incapace di smettere, ora, ma mi faccio avanti, anche se rimango a debita distanza. Lo fermo.
- Non è così. Sei tu che hai
voluto tutto questo. Non ti bastavo più, avevi bisogno di altro, James
ti faceva sentire come io non potevo. Io mi sono adattato, ho
accettato. Anche dopo quando siamo tornati in buoni rapporti. Eri tu
che mi cercavi, io non ti ho imposto nulla, ho accettato i tuoi tempi,
i tuoi modi. Non venirmi a dire che sono io che ho imposto perché non è
così! - Sono arrabbiato anche se non urlo e non minaccio. Karim
mi guarda con gli occhi che brillano, non so se è sull’orlo delle
lacrime o cosa, ma mi sconvolge questo momento.
Un momento solenne, quasi di svolta definitiva. Da qui in poi le cose possono solo essere definitive.
Ma è una scelta che spetta a lui.
Però forse gli manca qualcosa, prima di decidere.
Se glielo dico potrebbe essere
finita, potrei perderlo del tutto, potrebbe essere la cosa peggiore di
tutte, ma anche riaverlo solo perché gli prometto di tornare a scopare
e basta non mi sta bene. Non voglio che torni come prima.
- Beh, l’esperimento è fallito. Ed io non volevo farlo. Sono cose che sono successe e… -
- E tu non prendi mai decisioni, ti lasci sempre vivere! - Lo fermo duramente, stufo di questo suo atteggiamento passivo.
Gli occhi sono sempre più lucidi, sta per piangere, ma deve capire che è così e che deve svegliarsi.
- Ho paura di perdere le persone, se mi impongo. -
- Le persone? - È una specie
di miracolo quello che ha appena detto e mi raggela. Lui così prende
coraggio, stringe i pugni e lo dice bene.
- Te. Solo te. Sei l’unico di
cui mi importi davvero. James è stata una bella parentesi che mi ha
dato qualcosa che non avevo mai ricevuto da nessuno, che mi aveva fatto
sentire come nessuno, curiosità, voglia di sperimentare altro, ma… ma
sei te che cerco quando sto male, quando voglio stare bene, quando
voglio stare in pace, quando voglio parlare, quando voglio confidarmi,
quando cerco aiuto, consiglio. Sei tu, tu il centro del mio mondo e lo
sai benissimo! E non potevo perderti, per questo non mi imponevo. Non
potevo. Non si lega chi non vuoi che scappi. - Perché lui ragiona così,
lui non vuole essere legato perché altrimenti scappa, così non lega chi
ama.
In un istante capisco quanto idioti siamo stati e quanto uguali siamo, molto più di quel che avessi immaginato ed ammesso.
Inghiotto, lo guardo bene capendo il sottinteso che non riesce a dire per primo.
Non lo dirà mai, non oserà mai, se non lo faccio io per primo.
Così prendo respiro, mi
avvicino a lui piano, gli prendo il viso fra le mani e mi faccio
guardare da vicino, lo ubriaco per un momento.
- Karim, io ti amo. Ti amo da
un sacco di tempo, ma non ho mai voluto dirtelo perché sapevo che
saresti scappato, preferivo fare quello che sapevo ti avrebbe tenuto
legato a me. Mi prendevo quello che pensavo potessi darmi. Però la
verità è che sei la persona più importante della mia vita, farei
qualunque cosa per te, non riesco ad immaginarmi a non parlarti più, a
non toccarti più, a non prendermi più cura di te. Non posso proprio. -
Quando lo dico, piano, scandendo bene, dando forza ad ogni parola, i
suoi occhi ormai traboccano di quelle lacrime che ora escono e gli
rigano le guance. Odio quando piange, vorrei cancellare il dolore dai
suoi occhi, quell’ombra che forse si porterà per sempre dietro per via
di quel che è stato da piccolo e da ragazzo.
Però poi succede un piccolo
miracolo e mentre piange, sorride. Il viso si illumina in quella luce
di speranza accesa che è diventata incredulità e che poi è scoppiata in
gioia.
Una gioia che non pensava di poter provare.
Non riesce a parlare, così mi
risponde spingendo le labbra sulle mie, aderisce e smette di respirare.
Rimane fermo così per un po’, poi le mani salgono alla mia vita,
afferra la stoffa leggera e fine della maglia del pigiama che ho appena
messo e la alza. Si interrompe per sfilarmela via, poi si prende il
colletto della sua e tira a sua volta togliendosela.
Infine mi guarda vicino, ubriacante.
- Voglio fare l’amore. -
Quando lo dice è come se mi
staccasse una spina. Non mi dice che vuole essere mio o vuole scopare,
non mi provoca, non si abbassa i pantaloni e si gira di schiena per
essere preso.
Dice una cosa incredibile, si
sfila via di lato, si toglie il resto dei vestiti con una naturalezza
che non pensavo potesse avere e si stende sul letto aspettandomi.
A volte l’attesa paga, la pazienza, la tenacia, il rischio, le prove.
A volte provi di tutto e pensi che sia finita, ma poi ecco il miracolo e tutto torva il suo giusto posto.
Karim è sempre stata la
persona più complicata e contorta e chiusa del mondo, ma lentamente,
con tenacia e pazienza, ho scalfito la superficie e quel che mi sta
donando è davvero incredibile.
Mi tolgo gli slip e lo
raggiungo, salgo sul letto, lo copro col mio corpo, gli vado incontro e
quando ci troviamo si appoggia anche con la testa al cuscino. Ci
baciamo, intrecciamo le dita e lo tengo così fermo sotto di me mentre
strofino il bacino contro il suo, gioco con le nostre erezioni che si
eccitano subito, schiaccio sempre più mentre la voglia sale prepotente,
la voglia che avevo non ha paragoni, non ne potevo più. Scendo sul suo
collo, lo bacio, lo lecco e lo faccio mio. Il suo collo sarà sempre e
solo mio, come il resto del suo corpo.
Non so quanto durerà, se durerà, se scapperà, come vorrà viverla. Non so nulla.
Ma so che ci saremo così, amandoci, essendoci sempre uno per l’altro. E so che comunque non ci dimenticheremo mai.
Forse un giorno finirà, ci lasceremo, non ci parleremo più.
Però io so, io lo so che lo amerò comunque per sempre. E non importa dove lo porterà la sua strada.
Adesso vivrò il presente
cercando di capirlo al meglio che posso e terrò con me tutto quel che
vorrà donarmi, come il miglior regalo più prezioso mai ricevuto.
Il resto del corpo è mio, la
sua pelle liscia accoglie la mia lingua e la mia bocca che si prende
cura di lui come non ho mai fatto, perché era sempre fuoco e passione e
perversione.
Ma ora me ne prendo cura, ora è dolcezza quella che gli regalo, è voglia di lui, non di farlo mio.
Cullo ogni centimetro del suo
corpo e finalmente, dopo che la sua erezione è cresciuta nella mia
bocca, dopo che ho stuzzicato a dovere la sua apertura, dopo che mi ha
pregato diverse volte, alzo le sue gambe, le avvolgo intorno al mio
corpo e poi entro in lui.
Scivolo dentro con una facilità incredibile, come l’avessimo fatto solo il giorno prima.
Una volta dentro, mi chino su
di lui, mi appoggio al suo corpo e lo bacio. Cerco il suo sguardo e
solo dopo che ho avuto i suoi occhi sereni, sicuri e felici, inizio a
muovermi.
Ben presto ogni brivido mi
attraversa, le sue mani sulle mie spalle, le unghie nella mia pelle, la
nuca contro il cuscino e i gemiti riempiono la stanza ad ogni spinta.
Ogni colpo vado più in profondità ed ogni volta è più veloce, più in
fretta, fino a che è tutto frenetico e folle, corre ogni cosa
vertiginosamente, ne chiede di più e gliene do di più fino a scoppiare,
prima lui, poi io, stordendoci incapaci di crederci.
Di credere che fare l’amore potesse essere così bello.
È diverso, è maledettamente diverso.
E splendido.
Ansimiamo tesi, sudati, storditi. Ci guardiamo, ci baciamo sorridendo. Poi gli carezzo il viso e piego la testa di lato.
- Ce ne abbiamo messo, di tempo, eh? - Karim ride ed è un altro regalo bellissimo, per stasera.
Farò di tutto per prendermi cura di te, in ogni modo, con ogni mezzo, sempre, in ogni circostanza.
Avrò io cura di te.
Mi sveglio silenzioso, la
prima cosa che penso è che oggi è il grande giorno, ma mi volto piano
piano e quasi trattengo il fiato. Quando lo vedo dormire della grossa
accanto a me, è nella sua posa preferita, a pancia in giù rivolto verso
di me. Ha un’aria serena e rilassata. Quanto mi mancava svegliarmi con
lui accanto?
Me lo guardo un po’ e ripenso
alla fatica che ho fatto e a quanto male sono stato in questi mesi, poi
ripenso a quello che è successo stanotte.
Alla fine non dovevo fare
nulla, solo aspettare. È successo tutto da sé, senza che io forzassi od
obbligassi o dicessi nulla. È successo.
Evidentemente doveva
succedere, doveva essere proprio quello che è stato. Forse la gente ci
mette più tempo del previsto, ma prima o poi se una cosa deve andare in
un modo, prima o poi ci andrà comunque.
Con un dito leggero traccio i
lineamenti del suo viso e lui piano piano si sveglia. I suoi occhi neri
e velati di sonno mi regalano subito un sorriso, io sono girato sul
fianco verso di lui, un braccio piegato a reggere la testa, penso di
guardarlo beato e felice, non voglio niente di più.
- Buongiorno. - Mormoro piano.
Sorride come un gattino addormentato ed arruffato, poi striscia verso
di me e annulla la poca distanza che rimaneva, nasconde il viso contro
il mio collo proprio come un gatto che cerca coccole e con la bocca
sulla mia pelle sensibile, subito sotto l’orecchio, con la mano che si
intrufola intorno al mio corpo, sussurra piano e roco:
- Ti amo, Zizou. - Ed ora è il
mio turno di commuovermi, una lacrima traditrice, lo stringo forte e me
lo carico sul petto chinando il capo verso il suo. Non so cosa dire,
non riesco a dire nulla, ma dopo un po’ riesco a ricambiare:
- Anche io. - Ed in un attimo
so cosa dirò stasera ai ragazzi quando scenderanno in campo per una
finale complicatissima di Champions League.
Dirò loro che la parola
impossibile non esiste, perché alla fine se desideriamo tutti
intensamente con ogni parte di noi una cosa, prima o poi, in un modo o
nell’altro, anche per la strada più difficile e rischiosa, ma prima o
poi quella cosa si deve avverare per forza.
Perciò di non avere paura, ma
solo di desiderarlo fino in fondo, perché certamente alla fine ce la
faranno, così come ce l’abbiamo fatta io e questo gatto dolcissimo di
nome Karim.
Oggi sono felice.
FINE
Note finali: Il resto è storia, visto che vincono la undicesima Champions League.
Zizou rimane l’allenatore del Real anche l’anno successivo (vincendone un'altra di fila) e Karim resta lì con lui.
Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa fic, in particolare
Lilla98 che ha commentato quasi tutti i capitoli! Sono troppo felice
che ti sia piaciuta e per risponderti non ho ancora scritto niente di
nuovo su Karim, però conoscendomi qualcosa prima o poi la tiro fuori
perché lo adoro e non sono capace di farne a meno per troppo tempo.
Vi invito a seguire la mia pagina su FB ufficiale
per sapere cosa scrivo e quando pubblico o fare domande varie. Spero
che la fic sia piaciuta, specie questa versione possessiva da morire di
Zizou!
Grazie ancora e ci vediamo in giro. Baci Akane