*Eccoci
qua. Siamo sempre alla prima stagione e Zizou sta lentamente lavorando
con Karim per spingerlo ad aprirsi e a lasciarsi andare, continuiamo
tramite lui a scoprire il suo misterioso mondo, quello che gli piace,
quello che pensa, quello che vive e quello che sogna. E sempre tramite
loro, continuiamo a vedere meglio anche la questione con Gonzalo. Mi
sono convinta che Karim debba essere di casa Zidane da diverse
interviste ma soprattutto da come i figli che hanno a che fare con
Karim in allenamento, lo adorano (per questo ringraziamo i social).
Buona lettura. Baci Akane*
4. FRENESIA
Quello è stato lo scoglio, dopo Karim lentamente si apre sempre più.
Prima metteva dei muri enormi
anche davanti a me, non solo davanti al mondo, ma dopo quella volta che
o ne parlava o scoppiava, mi fa entrare lentamente ma sempre più
inesorabilmente.
Mi cerca lui, io non lo forzo
mai, mi limito a chiedergli come sta e cose così, ma vedendo che dopo
lo sfogo con me è stato bene e che lo ho aiutato davvero, bussa sempre
più alla mia porta ed io non gliela chiudo mai.
Finché una sera decido di invitarlo a cena da me, con tutta la famiglia.
È un’idea strana, perché è come se mescolassi una sorta di fantasia con la realtà.
Vedo lui che parla con mia
moglie ed i miei figli entusiasti che gli fanno i complimenti dicendo
che era da molto che mi chiedevano di conoscerlo e mi sembra come che
qualcosa stoni.
Non capisco subito cosa sia.
Karim si integra facilmente, mia
moglie Veronique è perfetta per le persone introverse come lui, Karim
mette in fila poche parole di fila all’inizio, ma per la fine della
cena parla piuttosto sciolto, i miei figli sono tutti molto educati e
stanno al loro posto, però si vede che sono felici di poter parlare con
lui e conoscerlo e lui vede questa loro adorazione, la percepisce e gli
piace, si rilassa a vista d’occhio.
Dopo cena ci appartiamo,
Veronique e i bambini, che per me anche da adulti saranno sempre tali,
si occupano della cucina ed io e Karim facciamo un po’ il giro della
casa, ci fermiamo poi in giardino, la temperatura non è male, siamo in
Spagna e quando si affaccia la primavera si sta presto bene, la sera.
L’aria è fresca, ma non fredda.
Alziamo lo sguardo ed il cielo è pulito, domani sarà una bella
giornata. Ci perdiamo un po’ nelle stelle ed è l’atmosfera perfetta.
- Sai… - Inizia dopo un po’. - É
stato bello parlare francese con dei francesi! - Lo dice ridendo
imbarazzato come se fosse una sciocchezza.
- Ti senti ancora isolato? -
- No no… - Si affretta a rispondere mentre ci sediamo sotto il portico, in quello che è il mio pensatoio.
C’è una sedia a dondolo larga dove di solito mi metto e mi cullo da solo a pensare e calmarmi.
Ci mettiamo qua insieme, non
accendiamo la luce e così siamo solo con quella fioca che entra dalle
finestre di casa, il resto è buio e silenzio, ci intravediamo ma non ci
guardiamo. Ognuno lo sguardo fisso davanti a sé, persi in qualcosa.
- C’è Lass che è francese, se voglio parlare francese lo faccio con lui. -
- E poi c’è Gonzalo… - Aggiungo
piano quasi in punta di piedi. Non so perché l’ho detto, ha evitato il
discorso dopo quella volta. Mi ha cercato altre volte, ma più che altro
per parlare in generale, non per sfoghi specifici. Di solito ero io a
chiamarlo e vedere come stava, io a cercarlo.
Perché nominarlo quando so benissimo che è tabù?
Karim si tende, lo percepisco chiaramente accanto a me. Lo guardo, lui non osa voltarsi, si morde il labbro e piega la testa.
- Sì, anche… - Ma non si scompone, così non insisto.
- Però è un ambiente più simile
a casa tua, no? Casa, famiglia, francesi… - Karim fa un sorrisino
intimidito ed annuisce vergognandosi di questo pensiero, come se lo
facesse sentire debole.
- Hai una famiglia meravigliosa,
i tuoi figli sono deliziosi e ti somigliano tutti! Anche tua moglie è…
- Cerca le parole ma si stringe nelle spalle. - In gamba! - Taglia
corto.
- I miei figli seguono molto il
calcio francese e tu sei stato il giocatore francese recente da cui
sono stati conquistati, quando un anno fa sei venuto a Madrid erano al
colmo della gioia. E non ti nascondo che era da molto che mi dicevano
che volevano conoscerti, cioè seriamente… mi hanno tormentato! - Karim
mi guarda ridendo per capire se sono serio ed io annuisco dicendo
‘Davvero’. Lui ride sempre imbarazzato e mi fa una tenerezza assurda.
- Non sono abituato ad essere
così al centro di qualcosa… a Lione all’ultima stagione lo sono stato
chiaramente ed è stato stranissimo, per me. Pensavo che la mia vita
sarebbe stata sempre lì, magari ho osato sognare di diventare il
simbolo di quella squadra, con un po’ di fortuna. Niente di più. -
Scuoto la testa con un sorriso consapevole. So che si vede così, che si
è sempre visto così.
Il ragazzo che non osa. Potrebbe essere il titolo del suo film.
- Ed invece sei ben di più del
giocatore simbolo del Lione. Sei il giocatore lanciato dal Lione che
sta avendo una gran carriera e che potrà andare ancora più in alto. -
Karim ride sempre di imbarazzo e mi spinge con la spalla.
- Dai, smettila! -
- Dico sul serio! -
- Per me essere a Madrid è già
l’apice, non ho mai nemmeno osato sognarlo. Non voglio niente, non ho
mai voluto niente! Non è un posto da titolare, essere acclamato o
vincere titoli personali. Per quello ci sono Cristiano e Ricardo, no? -
Sono attualmente le stelle del Real, i precedenti palloni d’oro, sono
qua per vincerne altri, è ovvio.
- Tu ti sottovaluti da solo,
quante volte te lo devo dire? Devi sognare in alto, devi capire chi sei
davvero. Ma soprattutto devi accettare il fatto che sei un grande
giocatore, hai grandi doti e grandi opportunità. Devi osare. Osare
sognare in grande, ispirati a Cristiano che continua a dire di voler
vincere ancora titoli! -
- Lui lo farà, ha la stoffa del vincente, si vede! - Sospiro e scuoto la testa.
- I miei figli sono solo un
esempio, molti giovani ti seguono, ma tu devi aprirti, sognare in
grande. Essere ambizioso aiuta molto! - Saranno i discorsi che gli
ripeterò fino alla nausea per sempre, già lo so.
Però Karim si stringe nelle
spalle e si appoggia allo schienale morbido, dondoliamo lentamente,
pigramente. Il tettuccio spostato per poter guardare oltre, le stelle.
- Non è nel mio DNA. - Dice infine. Mi appoggio indietro come lui, le braccia si toccano e sono incredibilmente felice.
- Puoi tornare qua quando vuoi
se ti fa stare meglio. Un ambiente simile a casa quando si è lontani
aiuta. E la mia porta è sempre aperta per te. - Karim a questo punto si
gira verso di me, siamo uno a fianco all’altro, le braccia e le spalle
si toccano e ci guardiamo l’un l’altro, diretti, vicini. Il cuore salta
come quello di un adolescente, mi sento così inadeguato a questo
momento, ma non faccio una piega e mi costringo a non guardare quello
che succede con gli occhi dell’onestà.
- Perché conto tanto per te? -
Se ne è accorto, lo sa che conta. E continua a non capire come uno come
me, il suo idolo da sempre, famoso per quel che ho ottenuto, come posso
io prendermi a cuore lui. Non riesce a vedersi come niente di speciale.
- Karim, a volte ci si piace a
prima vista, non ci sono spiegazioni. Smettila di cercare un motivo. È
così e basta. - Non so come mi esce e forse ho esagerato.
Ci si piace a prima vista.
Non respira per un istante, lo percepisco bene all’ombra di questo portico di casa mia.
Gli animali notturni riempiono l’ambiente circostante, il fresco ci punge le guance, ma stranamente non abbiamo freddo. Anzi.
I suoi occhi brillano nel buio, li vedo. Sorride timidamente e annuisce.
- Grazie. Grazie davvero. Mi
rendi così felice che non so nemmeno come dirlo… forse sono un idiota,
no? Mi sa che lo sembro! - Si denigra imbarazzato di nuovo e distoglie
lo sguardo, così io gli metto la mano sulla coscia e lo calmo.
- Smettila di denigrarti. Sei meraviglioso. - Continuo ad andare oltre quel che dovrei e poi mi fermo a questo pensiero.
Non dovrei perché?
È un amico, una persona che voglio aiutare ad ambientarsi e aprirsi. Non c’è niente di male in chi siamo.
Karim si ferma dal dondolare,
non muove improvvisamente alcun muscolo, al contatto è come se entrambi
bruciassimo, ci guardiamo di nuovo, intensamente all’ombra della sera,
immobili. Seri.
Scatta qualcosa qua, scatta qualcosa di innegabile, qualcosa di inconfondibile.
Qualcosa che cercherò di
ignorare ancora un po’, ma che non riuscirò per sempre. Però è ora in
particolare che succede qualcosa perché voglio, voglio ardentemente,
ora.
Voglio lui.
Dalla porta di casa spunta mia
moglie, tolgo subito la mano dalla sua gamba come se fosse sbagliato,
il farlo lo rende tale. Non penso che abbia notato qualcosa.
Veronique con un sorriso
dolcissimo ci saluta dicendo che va a dormire, Karim guarda l’ora e si
scusa di essersi trattenuto tanto.
I ragazzi sono tutti già in
camera, c’è stata la cena dove siamo stati tutti insieme, hanno
conosciuto Karim e poi c’è stato il dopo cena e non hanno avuto bisogno
che glielo dicessi che era una cosa solo per me e lui. É stato
naturale.
Karim ringrazia mia moglie
dell’ospitalità e la bacia sulle guance, li guardo rimanendo seduto
sulla sedia a dondolo, lo guardo nella sua figura snella ed atletica, i
jeans un po’ cadenti non nascondono un sedere ben fatto e delle gambe
altrettanto ben formate.
Al pensiero mi riscuoto e spalanco gli occhi, non ci credo.
Quando siamo di nuovo soli, mi
guarda per vedere se debba andare, ma io non intendo alzarmi e così
torna a sedersi, forse per vedere se succede di nuovo. Quella cosa.
Se ne è accorto anche lui?
Quando torna qua è un po’ diverso, e non so perché ma mi viene da indagare, voglio farlo.
- Come va con Gonzalo? Avete
parlato, fatto pace? - È passato un po’ da quella volta, non molto ma
un po’ di tempo e potrebbe aver fatto qualche miglioramento.
- Sì beh… - Karim avvampa e si
gira imbarazzato a guardare altrove, io non mollo, improvvisamente lo
voglio sapere e c’è una sorta di frenesia intorno a questo. - È venuto
lui da me. Volevo lasciar perdere, forse era meglio chiudere subito.
Però lui è venuto, si è scusato, mi ha detto che siamo molto diversi,
il nostro modo di viverci, quel che abbiamo passato fino ad ora e che è
difficile capirci, ma si è scusato ed ha detto che vuole provare a fare
a modo mio. - Fastidio. Gelosia.
- E tu? - Chiedo fingendo calma
ed indifferenza, mentre dentro di me voglio solo trovare un motivo per
fargli notare che Gonzalo non va bene per lui. In realtà fin qua è
stato a dir poco perfetto. Non c’è obiettivamente niente che non
vada.
Karim si stringe nelle spalle, un po’ restio a parlarne, ma visto che l’altra volta gli ha fatto bene, risponde.
- Ho deciso di riprovarci, anche
se ho un po’ paura. Ma… ma lui… non so come dire, con lui finire a
letto è così facile! - L’imbarazzo iniziale lo supera dopo il primo
scoglio e mentre lo dice, io ho un’ondata di calore che mi investe e
stringo le gambe sperando che non lo noti, piazzo le mani in grembo e
spero che non veda nulla.
Credo che mi sto eccitando.
- Sei… - Inghiotto. - sei già andato a letto con lui? - Karim annuisce.
- Gonzalo non è alla prima
esperienza, per me lui è la prima che mi concedo come ti dicevo. Ed ha
avuto presa da subito perché io avevo gli ormoni impazziti e non ce la
facevo più a fare da solo… - Mima poco finemente il gesto della
masturbazione, ridendo per smorzare la tensione che in compenso sale
tutta in me. Oh e come se sale. - E insomma, ci ha messo poco. Io gli
piacevo, abbiamo passato del tempo insieme ed è successo facilmente,
molto, molto facilmente. Gonzalo è uno che ha le idee molto chiare e
non ha il minimo timore nell’attuarle. Lo trovo pazzesco. Tutto quello
che vorrei essere io e che non riesco. Per lui si può anche andare in
giro a flirtare davanti agli altri, a parlottare e ridere insieme,
magari abbracciarsi, scherzare tanto insieme… e poi… - scuote la testa
e alza gli occhi cercando le parole, coinvolto in quel che dice,
partito per la tangente. Di nuovo non vedeva l’ora di parlarne, ma
chissà perché non sembrava poterlo fare.
- E poi? - Chiedo io invece di conservarmi. La frenesia nel sapere, quella che mi accompagnerà per molto.
- E poi mi ha aperto
definitivamente a questo mondo, al mio mondo. È fantastico a letto e se
deve far pace con me o convincermi di qualcosa, basta che mi tocchi ed
io parto e non riesco a fermarmi. Mi accende in un modo che… - Poi si
rende conto che forse sta andando oltre e si gira di scatto spostandosi
un po’ mortificato. - Scusa, sto andando oltre, forse queste cose non
le vuoi sapere! È che mi viene da parlarne e… - Scuoto la testa.
- No no va bene, non devi farti
problemi, voglio che mi parli di tutto quello che ti sta a cuore o che
ti passa per la testa. Mi sta benissimo! Se non ne parli con nessuno è
peggio, non devi tenerti sempre tutto dentro! - La metto su questo
piano e lui sembra rilassarsi, però poi si stringe nelle spalle e si
gratta la nuca guardando di nuovo in giro, nel giardino buio.
- Beh, comunque ci stiamo
riprovando, ma mi pare che sia sempre e solo una questione di sesso e
basta, non so se innescheremo mai qualcos’altro, non ne ho idea. Da un
lato forse vorrei, dall’altro ne sono terrorizzato. -
- Perché poi ti scapperebbe di mano. - Concludo delicatamente, consapevole. Lui annuisce.
- Però diciamo che sto ancora
cavalcando l’onda. - A questo punto dovrei incitarlo ad aprirsi,
lasciarsi andare e viverla perché se lo fa per lui può andare solo che
meglio, invece dalla bocca mi esce qualcosa che non avrei mai pensato.
- Stai attento, Karim. Se vuoi
gestirla tu, questo non è il modo migliore. Tu ragioni con gli ormoni
ed è comprensibile, ma se non hai le idee chiare su cosa vuoi da lui,
portarla avanti senza saperlo bene è rischioso. Puoi finire per capirlo
tardi. - Karim mi guarda spaesato ed incredulo, non si aspettava un
‘tira il freno’, ma più un ‘dacci dentro’.
Però sorrido cercando di aggiustare il tiro.
- Comunque fai quello che ti senti. Non voglio che tu abbia rimpianti, un giorno. - Annuisce e si stringe nelle spalle.
- Non lo so, vedremo. Sono
titubante anche io. Per ora è solo sesso. Mi piacerebbe continuare,
credo che se dovessi chiudere con lui ne cercherei altro, mi aiuta a
rilassare i nervi, mi piace. Sto vivendo la mia libertà e mi piace. -
Ma è Gonzalo che lo fa sentire libero, sia pure fra le mura protette di
casa loro.
Gonzalo, non io.
Fermati qua, Zizou, stai andando oltre.
Quando Karim se ne va ci
salutiamo con il classico guancia - guancia, però invece che il solo
contatto, le mie labbra scendono sul suo collo, proprio sotto
l’orecchio, e gli bacio quel punto.
Lui trattine il respiro, si
tende fra le mie braccia e rimane confuso. Io mi stacco subito, sorrido
e gli dico di tornare quando vuole, di scrivermi quando è arrivato a
casa e che ci vediamo presto.
Frenesia. Tutto il tempo non mi lascia.
Anche dentro quando vado a letto e sveglio mia moglie, la frenesia mi fa impazzire.
Lei sorpresa di questo che non faccio spesso, si lascia trasportare e guidare e faccio l’amore con lei.
Amore o sesso?
Penso a tutto il tempo a Karim, sono ancora eccitato da lui e dovevo assolutamente sfogare gli ormoni. Così li sfogo con lei.
Ed io inizio a sentirmi sporco, perché ho pensato a lui e al suo parlare di sesso.
Starà facendo anche lui ora con Gonzalo? Sarà passato da lui?
Oh Dio, che follia.