8. INDAGINI PERICOLOSE
Alla fine non ho fatto nulla,
non ho forzato la mano ma nemmeno mollato. Sono rimasto accanto a lui,
sono il suo confidente preferito, mi parla molto, mi dice tutto e
quando siamo insieme si illumina ed io amo vedere il suo viso che si
illumina, Karim mi mostra un lato di sé intimo che non ha mostrato a
nessuno.
Con Riky operato, arriva Mesut
perché per sei mesi non potrà giocare e serviva un trequartista, così
arriva tale Mesut Ozil, tedesco.
Mesut dopo un po’ di tempo lega
molto con Karim ed arriva un momento in cui, notando questo rapporto
incredibile che Karim non ha avuto con nessuno fino ad ora, glielo
chiedo io.
Non lo faccio mai, sto nel mio
angolo e aspetto che mi dica lui le cose, poi quando carica i racconti
di dettagli piccanti, di solito quando si mette a parlare
dell’avventura di una notte o del ritorno di fiamma canonico con
Gonzalo, mi accende l’ormone che sfogo o con mia moglie o da solo
pensando a lui. Fino ad ora ho tenuto la cosa sotto controllo e Karim
non ci ha mai provato, mi domando se dovesse provarci con me che farei.
Forse non lo farà mai, al di là
di cosa prova e vuole da me… lui mi vede come una sorta di guru, idolo,
fratello adottivo, confidente… non sporcherà mai questo rapporto.
- Senti, ma con Mesut? Mi pare che siete amici! -
Siamo a casa sua, nel suo divano, dopo una cena fra noi.
Karim si stringe nelle spalle.
- Parla solo tedesco e visto che
io me la cavo con quello, lo aiuto un po’ ad imparare lo spagnolo. - Il
fatto che me lo spieghi come se si giustificasse con un fidanzato
potenzialmente geloso, mi fa sorridere.
- Sono felice se ti fai altri
amici. Ti serve un rapporto al tuo pari senza implicazioni sessuali. -
Karim mi fissa torvo subito come se avessi detto un’eresia.
- Il nostro rapporto va benissimo! - Io rido e alzo le mani per fermarlo.
- Certo, certo, ma tu hai
bisogno di uno della tua età con cui parlare e confrontarti, magari
uscire in giro, sai… senza dover nascondere un rapporto che non vuoi
venga fuori. Un rapporto normale, insomma. - Karim caccia il broncio e
si chiude sulla difensiva, alza le spalle.
- Non lo so. Per ora sto bene così! -
- Ma con Mesut ti trovi bene. - Annuisce.
- Sì è simpatico, tranquillo,
normale insomma. Quelli così mi piacciono. Non è troppo allegro, non è
troppo impiccione, non è attraente. - La conclusione mi fa ridere
perché so a cosa si riferisce. A chi, anzi.
- Come va con Gonzalo? - Sospira
e si appoggia allo schienale, allunga le gambe davanti a sé e questa
posizione da gatto che si stiracchia mi crea disagio, stringo le gambe
e mi metto in una posizione bella rigida, non so se lo nota.
- Bah… - Avambraccio sulla
fronte. - Strano. Come sempre. Alla fine sono tornato a letto con lui.
Abbiamo litigato furiosamente. Dice che non posso privarmi di una cosa
che non conosco e che non ho mai vissuto e che non so come sarebbe, che
non ha senso. Io gli ho detto che so di non esserne capace, ma lui
insiste che non posso saperlo e così… niente. Dopo la litigata del
secolo, abbiamo fatto la scopata del secolo. - Silenzio. Mi mordo il
labbro, eccitato, voglio sapere. Non per sapere di lui e Gonzalo, ma
per avere quel piccolo momento erotico su di lui. Tutto quello che mi
concedo, tutto quello che mi serve per tenere i nervi saldi ed il
controllo della situazione. Se riesco a non tradire mia moglie sarebbe
perfetto.
- Eravate qua? - Karim sposta
solo lo sguardo su di me, stupito da questa domanda strana. Di solito
parte a descrivermi le cose da solo. Mi fissa stranito, ma non mi
muovo, rimango fermo a guardare le sue gambe allungate, come se fosse
l’unica cosa che mi concedo. Se guardassi il suo viso sarebbe
difficile.
- Sì. È venuto lui, mi ha
cercato per insultarmi. Poi siamo finiti a rotolarci. È stata una di
quelle scopate sconvolgenti, indimenticabili. - Silenzio ancora.
Continua. Il calore sale proprio dalla mia erezione che vorrei toccare,
strofinare. Non ho idea se lui vede, ma vedo io le mani che si mettono
sotto ai pantaloni comodi e larghi da casa. Impallidisco. Cosa si mette
a fare?
Si strofina?
- Ad un certo punto si è acceso
così tanto che mi ha spinto, mi diceva ‘viviti le cose al cento
percento, lasciati andare, di cosa hai paura? Sei sempre così chiuso e
trattenuto! Fai quel cazzo che ti pare!’ E mi spingeva. Ed io
‘smettila, smettila…’ - Immagino bene la scena e mentre la descrive si
lascia trasportare. - Ha tanto fatto finché l’ho spinto io, è caduto
qua, sul divano. Pensavo d’aver esagerato, ma lui si è seduto, mi ha
afferrato i pantaloni, ha tirato verso di sé e me li ha abbassati. Lo
respingevo, ma lui usava forza ed ha iniziato a toccarmi. Io non
volevo, perché lui risolve sempre tutto col sesso ed è il mio punto
debole. Perciò abbiamo giocato a respingerci e tirarci tutto il tempo,
fino a che non ce l’ho fatta e gli ho dato quello che voleva tanto. Mi
sono spogliato velocemente, arrabbiato, gli sono salito sopra, l’ho
girato e l’ho scopato brutalmente. Come piace a lui. Merda, ha goduto
ancora di più. E pure io. Non lo so, forse siamo malati. Scopare
litigando. E affondavo con rabbia e lui gridava di piacere e si toccava
ed io lo vedevo che gli piaceva e chiedeva di più, più forte, ed io
glielo davo dritto dietro di lui a spingere più forte, più forte, più
forte. Finché siamo venuti quasi insieme. É stato indimenticabile.
Dannazione. - No, dannazione lo dico io.
Perché ha descritto tutto molto
bene e l’ha fatto mentre si toccava, sfacciato, a pochi centimetri da
me. Ed io non potevo farlo. Ma ho un bel lavoro qua, sono stralunato.
Vorrei attuare quello che ha appena descritto.
- Non so, ti è mai capitato di
prendere qualcuno in quel modo? È diverso dal farlo in modo normale…
c’è… c’è l’adrenalina della litigata in circolo e poi arrivano le
endorfine e ti fanno impazzire! - Mi mordo la bocca e scuoto la testa.
Si gira a guardarmi e lo faccio anche io, da vicino, entrambi eccitati.
- No, non l’ho mai fatto così. -
I nostri occhi si agganciano e c’è qualcosa che scatta, si vede. Il
desiderio. Ce lo leggiamo l’un l’altro, è evidente.
Lui vuole la stessa cosa che voglio io, e capisce che è così anche per me.
Toccarlo al posto della sua mano sarebbe un lampo, un istante.
Poi non so per quale miracolo, ma sorrido.
- Ma farlo ora non sarebbe la
stessa cosa perché non stiamo litigando e non siamo arrabbiati. - È la
prima volta che propongo per ipotesi e scherzo di fare sesso con lui.
Karim rimane sorpreso e mi fissa ebete.
- Se eravamo in lite avresti
scopato con me? - Ed anche lui è la prima volta che me lo chiede. Mi
mordo il labbro, segno di desiderio, lui mi guarda la bocca come io
guardo la sua.
- Chi lo sa? Non sta succedendo
e finché non ti trovi in quella situazione… - Saggiamente me ne tiro
fuori, Karim è sempre sconvolto, ma mi fissa e mentre vedo che la sua
mano si muove più intensamente, si solleva sul gomito, si sporge verso
di me ed in un soffio la sua bocca è sulla mia. Rimango sorpreso ad
accoglierlo, schiudo le labbra istintivamente, lui si infila fra le
mie, me le apre meglio e me le succhia. Non usa la lingua, io rimango
instupidito con gli occhi aperti, lui li ha chiusi e vedo la mano che
continua il suo bel lavoro sotto ai pantaloni chiaramente più bassi.
A questo la mia erezione parte e
siccome sto per venire e mi sporcherei e sarebbe tremendamente
umiliante ma soprattutto da qui non si tornerebbe indietro, non ho il
coraggio di lasciarmi andare, come mi aveva detto David. Lo spingo e
scivolo via veloce verso il bagno, mi chiudo dentro e ansimante mi tiro
fuori l’erezione dura, la prendo e la strofino. Pochi movimenti di mano
e vengo appoggiato con una mano allo specchio. Mi fisso sconvolto, poi
guardo la macchia bianca nel lavandino.
Sto andando oltre quello che
avevo ammesso a me stesso. Mi ero concesso di provare queste cose da
solo in modo da non renderle davvero reali. Ma se continuo ad
innescarmi con lui, finirà che non riuscirò più a farlo da solo.
Ho chiesto consiglio a David e
David mi ha detto di non frenare le cose, ma ora l’ho fatto e la verità
è che avrei voluto ben andare oltre.
Mi tocco la bocca con le dita e
chiudo gli occhi succhiandomele da solo, come prima ha fatto lui. Il
suo sapore ancora sulla pelle. Rabbrividisco.
È pura follia.
Quando esco, Karim è in cucina
che si asciuga le mani, sembra a posto, come se niente fosse successo.
Indugia su di me, c’è questo momento di scambio incerto, non sa come la
voglio affrontare. Nemmeno io in realtà. Ho agito d’istinto
andandomene.
- Scusa, non avrei dovuto. Ma
parlavamo di quello e si era creata una certa atmosfera e pensavo
d’aver visto… beh, evidentemente mi sbagliavo. Spero che questo non
cambi niente fra noi, non lo sopporterei. - È molto calmo e composto,
sorprendentemente.
Gonzalo sarebbe furioso, ora.
Ha appena passato una cosa
pazzesca e lui la gestisce così, come niente fosse. È ovvio che finge,
ma che dentro di sé stia morendo. Perché non urla, non strepita, non
gesticola?
Perché nemmeno io lo faccio.
- Va tutto bene, non è stato
brutto. È solo successo. Ok. - Sorride timido ed imbarazzato ed io non
so come fargli capire che non permetterei mai a nulla di cambiare le
cose fra noi.
- Scusami. - Ripete. Scuoto la
testa e mi avvicino, gli metto una mano sulla nuca e lo carezzo
affettuoso, facendogli capire che non ci sono problemi.
Anche se in realtà ce ne sono eccome.
Karim mi hai non dico rovinato, ma creato tanti problemi. Tanti.
E tanti me ne creerai, probabilmente.
Sorridendo me ne vado, mentre in
macchina appoggio la nuca sul sedile e lo guardo attraverso la finestra
che prende il telefono e chiama qualcuno.
Probabilmente Gonzalo, per completare quello che ha iniziato con me e sfogare quello che gli ho acceso.
La domanda ora sorge spontanea: sono io il ripiego di Gonzalo o è Gonzalo il ripiego per me?
Peccato che leggere Karim se lui
non vuole farsi leggere è praticamente impossibile e a questo proposito
mi viene in mente Mourinho e il suo bisogno di entrare nei suoi
giocatori per farli ‘funzionare’ meglio in campo.
Sarà davvero comica la sua permanenza qua!
Stiamo un po’ senza vederci e sentirci, poi tutto d’un tratto mi cerca.
Mi piomba in casa, poco prima di
cena, e mi chiede scusa mille volte se mi fa questa improvvisata, ma ha
bisogno assoluto di parlare che gli sembra di impazzire.
Figli e moglie lo accolgono, i
grandi sono interessati perché lo adorano, lo vedono come un esempio da
seguire a calcio perciò quando viene a casa mia sono sempre felici.
- Tutto è cominciato con
l’infortunio di Gonzalo. - Lo guardo circospetto per capire se sono
discorsi che anche i miei grandi possono sentire, lui però continua
spedito preso dal sacro fuoco, mi stupisce molto questa sua modalità.
- Si è fatto male, operazione, sei mesi fuori! - Sentenza. Annuisco.
- Ho saputo, mi dispiace per lui, era in uno splendido momento… - Lui alza le spalle.
- Si beh, calcisticamente
parlando a me va meglio, perché gioco nel suo ruolo in questo modo
avrei più occasione di giocare di prima. Proprio perché stava andando
bene, il mister lo faceva giocare tanto, mentre io non è che venissi
considerato molto. - A questo capisco cosa è successo.
- Ogni allenatore ha le sue
preferenze, però se uno è professionale è in grado di cambiare idea
quando il calciatore gliela fa cambiare. - Rispondo calmo e
controllato. Enzo concorda.
- Però non tutti i bravi
allenatori sono in grado di riconoscere che si sbagliavano! - Si
riferisce a certi episodi nella storia del calcio, carriere stroncate
da pregiudizi di allenatori. Mi viene in mente la faida
Capello-Beckham. Se non fosse stato per questo David sarebbe rimasto,
avrebbe continuato ad avere successo al Real, mentre andando in America
la sua carriera si è stroncata un po’, sebbene fino a quel momento
fosse stata a dir poco gloriosa.
- Appunto. - Fa Karim rivolto ad
Enzo che ha capito bene cosa intendeva. - E Mourinho mi pare che sia
troppo fisso sulle proprie idee. -
- Non vuole usarti? - Chiede mio figlio colpito e curioso.
- Ha richiesto un altro
attaccante. Ha detto che non potrà fare senza punta. E il fatto è che
IO sono una punta! - Rimango di stucco.
- Ha detto così? - Chiede Enzo esterrefatto. Annuisce.
- Sì! Ma non a me. Ai media. Lui
manovra i media per far sapere agli interessati quello che vuole che
sappiano, ma non li affronta a viso aperto. Non è venuto da me a dirmi
che problema ha con me. Lo ha detto ai media. Ed ora tutti parlano del
fatto che Mourinho non mi considera un attaccante ed un titolare e ne
vuole un altro al posto di Gonzalo! - Enzo lo guarda shoccato ed io
sono composto, senza sapere bene che posso fare per lui.
- Mi dispiace, ma forse lo fa
per stimolarti a dare di più. - Ci ragiono, perché io ragiono su tutto,
lui si getta all’indietro nella sua posa preferita ed io mi concentro
sul suo viso arrabbiato ed imbronciato, delizioso devo dire.
- Potrebbe parlarmi, dirmelo di
persona! Io odio i media, odio tutto quello che esce da loro e lui
invece li usa, sempre, tanto, per tutto! Fa le sue guerre tramite i
media, chiede giocatori, tramite i media, e dice che non gli piace
tizio e caio, tramite i media! Non è diretto, non è davvero diretto
come ama sembrare! -
Karim è un treno ed Enzo gli dà corda indignato per quello che risulta ora Mourinho, ovvero un mostro.
- Non partire in quarta, ognuno
ha il suo modo di fare. Anche se il suo non ti piace, lui è un bravo
allenatore ed usa metodi alternativi per riuscire nelle cose, ma il
risultato è sempre dalla sua, alla fine. - Lo difendo perché è logico
che devo, però vorrei solo dirgli che non sopporto l’idea che qualcuno
lo maltratti, che vorrei andare da quel nano e dargli una testata, ma
non posso.
Veronique chiama Enzo e lui va,
così ci ritroviamo un po’ soli io e lui nel mio salotto, la televisione
è accesa, ma a basso volume.
- Zizou, non so cosa fare, devo
andare da lui e affrontarlo a viso aperto? Odio fare queste cose, odio
discutere, parlare, esporre un problema… io non… - Poi mi viene in
mente l’impressione avuta qualche settimana fa.
Che con uno chiuso come Karim,
Mourinho avrebbe avuto un bel po’ di problemi a farlo aprire. Forse
questo è il suo sistema. Visto che Karim non si apre se glielo chiedi,
allora lo spinge a farlo di sua iniziativa. Ci sta. Sarebbe da
Mourinho.
- Teoricamente è questo che si
fa quando ci sono problemi. Si parla. Perciò sì, vai e parlagli. Però
sei tu che lo devi fare, quindi io posso dirti cosa dovresti fare, ma
poi sta a te farlo. - Chiaramente.
Karim sospira, si strofina la faccia ed annuisce.
- Non so, c’è qualcosa in lui
che mi spinge a stargli lontano, anche se è il mio mister io… non so…
Cristiano lo adora, è molto carino anche con Riky che è in
convalescenza ed ora ha iniziato ad allenarsi con la squadra per conto
suo. Ed è stato dolcissimo con Gonzalo quando ha avuto la notizia
dell’operazione. -
- Eri con lui? - Chiedo improvviso per capire come vada fra loro. Karim si stringe nelle spalle.
- No, ma me lo ha detto. - Ok,
parlano. Quindi forse ci provano. - Insomma, la maggior parte lo adora,
ridono e scherzano con lui, ci parlano, si trovano bene. Però… non so,
è come se a pelle qualcosa non andasse. È che lui vuole che io mi apra,
all’inizio è venuto da me in privato e mi ha parlato chiedendomi quale
fossero i miei problemi ed io ho chiesto di cosa parlava. Lui ha detto
che io ho qualcosa che mi frena e voleva sapere se era per qualche
disaccordo interno alla squadra o per qualcos’altro. Allora mi ha fatto
il discorso che quello che io do è un milionesimo di quello che potrei
dare e voleva solo capire cosa mi bloccava. Io non ho saputo cosa dire,
mi ha colto impreparato. -
Ha ragione, Mou ha ragione. Però
con Karim non è quello il sistema. Ci devi arrivare piano e con
furbizia, devi avere pazienza. E lui non ce l’ha.
- Non posso scavalcarlo, è lui
il mister ed io sono solo il consigliere del presidente. Però vai da
lui e parlagli chiaramente, è questo che vuole che tu faccia. Aspetta
solo che tu bussi alla sua porta. - Karim sospira nervoso ed annuisce.
Dopo un po’ gli chiedo come sta Gonzalo e lui alza le spalle.
- Questa cosa lo ha abbattuto parecchio, era in splendida forma, Mou lo adorava e insomma, questo stop non ci voleva. -
- Gli stai vicino? In questi momenti… - Non voglio che gli stia vicino, ma devo capire come vanno le cose fra loro.
Karim annuisce.
- Ci ha avvicinato molto questo
suo stato d’animo, a me dispiace che lui sia così triste, lo capisco.
Se succedesse a me nel mio momento migliore guai. Sta… sta succedendo
quello che non volevo succedesse… ma non so proprio combatterlo. - Mi
aggrotto e lo guardo senza capire.
- Ti stai innamorando? - Lui
annuisce. - Ma non è una cosa brutta. - Karim non sembra convinto ed io
rido. - Credimi. É bello. E poi ormai lui sa che tu non vuoi che si
sappia niente di voi, non mi pare che tutti parlino di voi. Cioè, alla
fine sta andando come volevi, no? -
- A parte che non volevo
innamorarmi… io non so, ho paura che finirà male, così male che poi
staremo tutti e due di merda. Non sono capace di gestire queste cose in
privato. - Gli metto una mano sul ginocchio, piegato in avanti.
- Sei un bravo ragazzo, gli hai
spiegato bene le tue paure, Gonzalo è in gamba. Vedrai che le cose
andranno come devono andare, ma di solito nel mezzo ne vale sempre la
pena. - Mi rigiro un po’ le parole di David e Karim mi guarda sempre
indeciso, appoggiato dietro di sé.
- Dici? - Sorrido dolcemente e
vorrei abbracciarlo, vorrei stringerlo forte. Rassicurarlo. Ma vorrei
anche dirgli di lasciar perdere Gonzalo perché sono geloso. Ma non
posso.
- Ne sono sicuro. -
- Perciò mi stai dicendo che
probabilmente è vero che le cose andranno male, ma che nel mezzo mi
piaceranno? - Rido alzando gli occhi al cielo.
- La tua negatività è materia di
leggenda, Karim! - Su questo torna Enzo e ci chiama per la cena, così
mi alzo e dico che andiamo a lavarci le mani, Karim mi segue al bagno e
ce le laviamo contemporaneamente.
Si crea qualcosa, ora. Come una
sorta di imbarazzo, elettricità, non saprei. Se ora gli dicessi di
lasciare Gonzalo, lo lascerebbe. Sento di avere questo potere.
- Andrà tutto bene col mister, vedrai. - Dico poi cambiando discorso, come se fosse mio figlio. Beh, non lo è.
- Significa che con Gonzalo sarà
un disastro? - Insiste così ed io rido ma non nego. Non è che lo so, lo
spero. So che è brutto, però non voglio che Karim si leghi a nessuno
più di come è legato a me. Non voglio.
Lo spingo amichevole e lui torna a spingermi di rimando.
Che difficili che sono le relazioni.
Vivere per un minimo contatto mentre tu vorresti ben altro, ben di più.
Obbligarti a privartene.
Eh David… non è facile fare quello che dicevi.