CAPITOLO X:
O
RESTI O VAI
Lasciò
passare i primi giorni assecondandolo, Iker si allenava seriamente e
poi andava subito a lavarsi veloce senza guardarlo, era evidente
fosse arrabbiato. Una volta gli chiese cosa avesse, Iker sorrise
amabilmente dicendo 'nulla'.
David
sospirò paziente ma non insistette.
Siccome
i giorni successivi aveva fatto la stessa cosa, David aveva deciso di
giocare d'astuzia.
Una
volta sotto le docce non l'aveva calcolato, aveva finto che non ci
fosse e si era lavato bene. Molto bene.
Troppo.
Passandosi
le mani di schiuma sul corpo atletico e semplicemente perfetto sotto
ogni punto di vista, si carezzava languido fino ad andare anche in
profondità.
L'erezione
divenne ben presto grande nella sua mano. Iker che ovviamente lo
notava ed aveva una gran voglia di lui, stava decisamente male
all'idea di resistere.
Ce
la fece per un pelo.
David
pensò che fosse un osso più duro del previsto.
Voleva
giocare?
Avrebbe
giocato.
Il
giorno dopo usò una tattica diversa.
Visto
che Iker continuava a fare la parte dell'amico perchè parlava sempre
di tutto come nulla fosse, David fece altrettanto.
Come
sempre.
-
Stanotte mia moglie mi ha proprio tolto le forze, oggi sono fiacco e
non riesco a fare molto... - Lo disse come niente, sminuendo il
concetto che aveva fatto sesso con Victoria.
Iker
non riuscì a trattenere l'esclamazione gelosa.
-
Cioè fammi capire, scopi con Nessie? - La chiamava così perchè
ormai per lui era come il Mostro di Lockness. Quindi Nessie.
David
finse di non capire.
-
E perchè non dovrei? È mia moglie! - Iker corrugò la fronte e lo
fissò male. Erano a tirarsi i rigori e a pararseli. Alcuni andavano
dentro, altri riusciva a pararli.
-
Certo, è per questo che hai un amante! Perchè lei è tua moglie! -
Ironico. David si leccò le labbra, ci era cascato. Era un
sempliciotto, era così facile rigirarselo.
Tirò
il calcio al pallone con la consueta eleganza, Iker ovviamente non
aveva la testa di pararlo e lo fece entrare.
-
Ho un amante?! Mi sembrava di non avere più nessuno, un amico al
massimo... non mi pare d'avere un amante, no? - Lo provocava molto
bene, Iker prese la palla e gliela tirò con forza, poi arrabbiato
andò dentro la struttura, negli spogliatoi. Era da molto che non gli
capitava di prendersela tanto con lui, da quell'estate, in ritiro.
Ora
l'autunno era inoltrato e le cose si stavano complicando. Non capiva
perchè dovessero.
David
scosse il capo e lo seguì.
Ormai
quel centro sportivo era il loro mondo. Quel campo, quelle mura,
quella palestra. Era la loro casa. Tutto cominciava e finiva lì e
forse era proprio quello il punto. David pensò di non essere stato
troppo chiaro.
Quando
lo raggiunse Iker si stava facendo la doccia, si insaponava i capelli
furiosamente con le unghie e pensando che potesse graffiarsi tutta la
cute, David si spogliò in fretta ed entrò prendendogli i polsi, li
tirò e con un po' di forza lo bloccò contro il muro. Le piastrelle
rimandarono un ricordo preciso. Com'era iniziata fra loro. In un modo
simile.
-
Cosa c'è, si può sapere? - Iker contrasse le labbra.
-
Niente! - Insistette testardo. David decise di ripagarlo con la
stessa moneta.
-
Allora se non c'è niente mi dai conferma che davvero non siamo più
niente io e te! - Iker lì sbottò. Non ci aveva messo molto.
Lo
spinse utilizzando la sua forza notevole e prese il bagnoschiuma in
mano, parlando concitato gesticolò spruzzando il liquido denso e
profumato su David. Schizzi bianchi davvero equivoci. David avrebbe
voluto scherzare su quello ma non era il caso.
-
Sei uno stronzo davvero! Sai perchè sto facendo così! Non è che
devi tornare da tua moglie quando ci sono problemi, prova a
risolverli! - David pensò che stesse diventando faticoso e che fosse
ora di mollare.
Si
era giurato che quando le cose si fossero complicate avrebbe lasciato
andare tutto. Non voleva niente di serio, solo un passatempo
piacevole per quel periodo a Madrid. Se Iker diventava fonte di
stress non poteva restare con lui.
Fino
a quel momento l'aveva anche divertito.
-
Devo sapere sempre tutto? Non me lo puoi semplicemente dire? - Non
era molto sicuro di cosa avesse, comunque, ed Iker gli schizzò
ancora il bagnoschiuma addosso di proposito, un po' gli arrivò in
viso, David rimase immobile come una statua a fissarlo serio, non
mosse un muscolo. L'acqua non gli arrivava, quindi restava umido per
i vapori ma sempre con quelle macchioline bianche addosso.
-
Mi hai riempito di stronzate sul lasciarti andare e vivertela come
veniva, che improvvisavi per la prima volta e non sapevi che stavi
facendo! Hai fatto il fidanzato, David. Bacio del buongiorno, scopata
ogni giorno, bacio della buonanotte. Sempre insieme anche di giorno,
ogni momento. Sempre noi. Solo noi. Ti sei comportato tu da
fidanzato, sei tu che hai stretto i rapporti quando hai detto che
volevi allentare e poi che mi hai detto che stavi lasciando le cose a
loro modo. Non io! Io ti ho sempre assecondato! Ti ho aspettato
quando volevi fare l'amore quando dicevi tu, ho accettato il tuo
voler rallentare, ho lasciato che rafforzassi il legame. Ho sempre
fatto come volevi. Ed ora che siamo tornati alla vita normale noi
stiamo insieme solo quando siamo soli, negli allenamenti speciali
segreti che facciamo e negli spogliatoi, da soli. Ah sì e in
albergo, prima delle partite! Bello così! Scusa tanto ma non capisco
più cosa vuoi e non sono un pupazzo! Deciditi! Dimmi cosa vuoi una
volta per tutte da me e sii coerente, va fino in fondo! O molli o
stringi. O resti o vai! O è seria o è divertimento! Ma dimmelo! -
Aveva
quasi urlato e continuato a gesticolare nervoso, furibondo. Non
riusciva a resistere davanti alla sua impassibilità e per non
impazzire prese il getto della doccia e se lo mise sopra, alzò la
testa e si fece colpire dall'acqua in viso. Chiuse forte gli occhi e
trattenne il fiato.
Voleva
sparire.
Furono
le mani di David a farlo tornare. Le mani che scivolarono sul suo
viso, glielo abbassarono e l'obbligarono a guardarlo. Quando gli
occhi furono di nuovo intrecciati fra loro, così vicini, tutto si
sospese di nuovo. Di nuovo. Tutto cancellato. Bastava così poco, ad
Iker, per sciogliersi ed essere suo ad ogni condizione. Sapeva che
avrebbe ceduto qualunque cosa gli avesse detto. Era troppo perso
ormai. Stava davvero facendo un casino.
-
Voglio restare, se ti va. - Quella era la parte più facile. Iker
sospirò sconfitto, le braccia lungo i fianchi, abbandonate. Ora
l'acqua scendeva su entrambi, bagnandoli insieme. Lo sguardo del
portiere fu di una persona persa, sfinita, smarrita.
-
Ma mi devi spiegare come intendi farlo, così almeno mi regolo. Mi
fai diventare pazzo... - David capì che aveva ragione, si vide coi
suoi occhi e costatò che era come diceva.
Gli
baciò istintivo le labbra, leggero, dolcemente. Piano, con una
delicatezza inaudita, lo fece ripetutamente. Poi disse cercando di
non ferirlo.
-
Io non so più niente, Iker. Mi stai facendo cambiare di continuo
tutti i piani. Dopo quest'estate ho visto quanto mi sono legato a te
e tornato alla vita di tutti i giorni ho avuto una gran paura. - Iker
gli mise due dita sul mento.
-
Ma di cosa... - Non capiva, per lui il mondo di David era lontano
anni luce.
David
strinse le labbra e le premette sulle sue, prese il coraggio da lui e
cercò di essere semplice, per una volta.
-
Di non saperla più gestire. - Iker capì perfettamente e l'abbracciò
di slancio. Gli circondò il collo con le braccia e premette il viso
sul suo collo. Era il suo modo preferito di abbracciarlo perchè
sembrava di aggrapparsi ad un salvagente.
-
Devi imparare che anche se qualcosa ti sfugge di mano andrà bene lo
stesso. Se non controlli tutto non è la fine del mondo. Anche se
ogni tanto ti lasci andare davanti agli altri è bello lo stesso. E
se ti vedono per quel che sei che male c'è? Sei una splendida
persona! Non sei quella persona finta, costruita e scostante pieno
solo di sé. Sei simpatico, socievole, alla mano, ti piace giocare ed
essere infantile. Sei così idiota che se la gente vede questo lato
di te si innamora ancora di più. E se per caso sospetta di noi chi
se ne importa? Se ci vedono che siamo troppo amici... ti
giudicheranno? Ti insulteranno? Saremo in due! Non possono fare più
di questo. Possono solo giudicarti ed insultarti, sono solo parole.
Cosa conta? Cosa importa? Se sei felice perchè fai quello che
desideri non conta niente altro. - David strinse la sua vita,
l'abbracciò e si tolse il fiato da solo consapevole che aveva
ragione, ma che era un modo di ragionare che era difficile
condividere. Lui era incosciente e giovane, David era adulto e doveva
tenere conto di molte cose. La propria immagine era molto importante,
specie ora che era padre .
Affondò
le dita fra i capelli ricci e bagnati e se lo tenne a sé prendendo
ossigeno dalla sua pelle calda e soffice che si premeva addosso su
ogni parte.
-
Vorrei poter riuscirci, davvero. Però non è così facile. Io ormai
sono abituato così e mi viene da tenere tutto su un certo piano. Ora
che stiamo insieme per me non è facile lasciarmi andare come prima
che eravamo amici e che ti provocavo e basta. Però ora come ora
tutto ciò che voglio nella mia vita sei tu. Non c'è altro. - Ad
Iker questo bastò, era molto più di quanto si sarebbe aspettato.
Le
cose si stavano muovendo in una direzione davvero anomala e lo
pensarono entrambi. Per una storiella nata per puro divertimento, una
cosa di passaggio e basta, stava diventando davvero seria e sentita.
Molto sentita.
Troppo.
-
Ti aiuterò a lasciarti andare come vorresti. Vedrai che non è così
terribile ed impossibile. -
Per
Iker non lo era perchè era abituato, viveva così come veniva,
faceva ciò che gli pareva, non sentiva le voci, non leggeva i
giornali, non ascoltava la gente... era un bel modo di vivere se non
eri nessuno...
David
sperò che potesse fare un piccolo miracolo ma non ne era molto
convinto.
Ormai
era così e non poteva davvero fare ciò che voleva e basta. Non
poteva.
Però
le sue labbra furono appaganti, la sua lingua dolce, il bacio un
fuoco che divampò immediatamente, come ne fossero in astinenza.
David
lo appoggiò alla parete di nuovo, lo fece con dolcezza e si turbò
quando si trovò ad entrargli di nuovo dentro, dopo averlo girato di
schiena ed averlo piegato in avanti.
Preso
per i fianchi se lo teneva e spingeva in lui quasi fosse un bisogno
primario, ormai. Essere in lui, solo in lui, disperatamente in lui.
Non
era normale per lui abituato ad un certo tipo di sesso. Sempre
controllato, sempre gestito con testa. Non certo così con foga,
sotto la doccia, negli spogliatoi. Eppure a volte non riusciva a
resistere. Era come se potesse impazzire nel non farlo.
Così
doveva e poi stava meglio.
Fino
a quando si separava da lui e si spaventava di sé stesso e di ciò
che provava.
Iker
non sarebbe stato accanto a lui per sempre.
Cosa
gli stava succedendo?
Non
fu una conversazione illuminante, ma non ne aveva mai parlato con
nessuno.
In
realtà nessuno glielo aveva mai chiesto.
Avevano
fatto l'amore per l'ennesima volta, erano nella solita camera
d'albergo prima della partita in casa. Quella ormai era la loro
camera e solo in quei casi, o nelle trasferte, potevano fare l'amore
in un letto e non in piedi sotto la doccia.
Era
una cosa che David non avrebbe mai detto di riuscire a fare, gli
piaceva gestire le cose bene, usare un letto, avere tempo. Farlo in
piedi sotto la doccia negli spogliatoi l'aveva sempre ritenuto
squallido eppure con Iker non riusciva a farne a meno.
Però
era veramente bello quando potevano farlo nel letto.
Quello
era il momento che David preferiva.
Si
imponeva solo di non farlo a casa di Iker. Viveva da solo, avrebbero
potuto. David si opponeva fermamente. Finchè restava circoscritto
nel mondo del calcio andava bene, quindi campo, spogliatoio,
palestra, alberghi per le partite, se si trattava di farlo al di
fuori no.
Non
andava più bene.
Iker
se lo faceva andare bene anche se non lo capiva.
Però
c'era un'altra cosa che non riusciva a capire bene...
-
Ma perchè stai insieme a tua moglie? Cioè perchè l'hai sposata e
continui a stare con lei... da quello che ho capito avete anche una
vita sessuale, però non mi sembra tu sia felice o non cercheresti
altri per passare il tempo... - Cercava sempre di usare le sue parole
per non fare la figura di quello che si illudeva.
David
che era steso sotto di lui e che gli faceva da cuscino, gli carezzava
la schiena dolcemente. Sentiva dentro una serenità tale da riuscire
a parlare anche di queste cose.
-
Sì è vero, con lei ho vita sessuale ma non intensa come pensi. Il
fatto che abbiamo figli non significa che lo facciamo così tanto!
Lei ha un carattere tremendo, ho bisogno di un sistema per stare bene
lo stesso o mi sparo. Credimi. È peggio di un nazista! - Iker rise.
-
Nessie è Nessie! - David rise a sua volta ed Iker ne fu contento,
era bello quando rideva così coinvolto, solo con lui lo faceva. -
Questo l'avevo capito. È tremenda. Ma insomma, puoi anche
lasciarla... e poi in ogni caso perchè l'hai sposata? L'amavi quella
volta? Tu mi hai accennato a qualcosa ma all'epoca ero incasinato a
capire i miei ormoni che ballavano il flamenco! - Era vero, gliene
aveva parlato un po' velocemente quando si erano messi insieme ma era
stato effettivamente occupato con le proprie voglie, le prime così
forti. Per di più per un ragazzo.
-
L'amavo? Bella domanda! Sai, non so se sia mai stato amore. Lei era
bella ed era un po' la ragazza del momento. Io pure. Così
semplicemente abbiamo pensato che se ci fossimo sposati avremmo fatto
un gran bel colpo. E così l'abbiamo fatto! - Iker era una persona
semplice ma non arrivava proprio a capire una spiegazione del genere,
anche se sembrava davvero elementare.
-
Scusa ma proprio non riesco a capire questa volta... - David non se
ne risentì ma sospirò cercando il modo per essere più chiaro, era
difficile da spiegare per uno che non era come lui.
-
Io sono complesso, l'avrai notato... - Fece la premessa ed Iker rise.
-
Un eufemismo! - David sorrise e si rilassò.
-
Penso che sia una forma di riservatezza ma non solo. Sono riservato
ed egocentrico. Anche molto narcisista. Tengo molto al mio aspetto ed
alla mia immagine e mi piace stare al centro dell'attenzione, non lo
nascondo. Però al tempo stesso sono riservato, voglio che le cose
veramente importanti per me restino segrete. Penso che non sarei
capito. Se fossi criticato in quelle, quelle a cui tengo, mi farebbe
male, mentre se vengo criticato per ciò a cui tengo di meno, ciò
che mostro, non me ne importa. Quindi mostro quello che voglio, che
non è una parte completa di me. Non è che sono completamente falso
ma nemmeno completamente vero. Mostro ciò che mi fa comodo.
Preferisco sembrare come un superficiale arrivista che non gli
importa niente degli altri ma pensa solo ai soldi ed al successo ed a
divertirsi. Non mi importa se mi criticano per quello. È
parzialmente vero ma io so che in realtà c'è dell'altro, quindi le
loro critiche non mi feriscono e vado dritto per la mia strada. -
Iker era assorbito dalla sua spiegazione. Lo vedeva esattamente in
quel modo.
-
In realtà però sei molto sensibile, buffone, alla mano ed anche
romantico e dolce. Per non dire passionale. Anzi. Sei un vero porco!
- David rise della sua spontaneità e poi si cullò nei complimenti.
Gli baciò la testa e proseguì.
-
Mia moglie è un po' così solo che lei ha anche un sacco di altri
brutti difetti mentre io sono più perfetto! - Il riassunto dei due
fece ridere molto Iker che a momenti si mise a piangere.
-
Ma questo cosa c'entra? -
-
C'entra perchè persone come noi che preferiscono lavorare
sull'immagine da dare in pasto agli squali per proteggere le cose che
per loro contano veramente, la prima cosa che fanno è puntare al
matrimonio ideale. Era ideale che due personaggi come noi si
mettessero insieme e si sposassero. Ed è perfetto se il nostro
matrimonio è splendido e non ci tradiamo e facciamo dei figli che
cresciamo con cura. In questo modo la nostra immagine è perfetta, ci
proteggiamo. Lei era perfetta per questo, come lo ero io. - Iker non
avrebbe mai pensato ad una cosa simile, in realtà aveva una forte
profondità e la colse tutta. David non avrebbe creduto ci potesse
riuscire. Ad una spiegazione simile si aspettava che dopotutto lo
criticasse.
Iker
però si alzò sul gomito e lo guardò in viso da vicino, serio e
pensieroso. Poi disse piano.
-
Insomma è tutto uno scudo di protezione fra voi ed il resto del
mondo. È per proteggervi. È perchè avete paura della vita e della
gente... - Ma non lo disse con un accezzione negativa, non stava
criticando. Stava solo esponendo un fatto.
David,
colpito da quel suo concetto, annuì.
-
Sì, immagino si possa riassumere così. Paura di... delle crudeltà
della vita e delle persone... -
-
Volete solo vivere in pace. Essere lasciati in pace. E fare ciò che
volete. Tu per lo meno, lei non lo so. - David sorrise ancora.
Arrivava così in profondità, lo capiva in un modo sconvolgente. Gli
sfiorò le labbra e gli carezzò la guancia liscia. Era il suo
piccolo Iker eppure era così grande.
-
Sì. È proprio così. - Iker ricambiò il bacio per poi tornare a
guardarlo intensamente, incapace, quasi, di lasciarlo andare. Sarebbe
rimasto a guardarlo per sempre. Ne era perso.
-
Io invece sono più semplice. Non m ne frega degli attacchi degli
altri e della crudeltà là fuori. Non ho vissuto abbastanza per
assaggiarli, penso. Mi limito a fare ciò che voglio e a vivere come
desidero. Tutto qua. Per me è questo vivere in pace. Non stare a
preoccuparmi dell'immagine, di cosa pensano gli altri e di cosa
possono dire. Che dicano e pensino ciò che vogliono, me ne frego.
Questo è il mio vivere in pace. Semplice. - Lo era, lo era davvero
molto. David non gli disse che avrebbe imparato a sue spese che la
vita ti spingeva ad usare una corazza, prima o poi. Alcuni lo
facevano più approfonditamente di altri, ma bene o male, prima o
poi, lo facevano tutti.
C'era
chi diceva che questo si chiamava crescere, chi nascondersi, chi
semplicemente proteggersi. In ogni caso, prima o poi, tutti
nascondevano qualcosa di loro stessi. Tutti.