CAPITOLO XI:
LO
AMO
I
mesi successivi furono una specie di gara fra Iker e David.
Iker
si era infatti messo in testa una cosa, dopo quei dialoghi profondi
con David.
Doveva
aiutarlo a lasciarsi andare anche quando non erano protetti da occhi
indiscreti. Capiva che era rischioso ma tecnicamente era sposato e
con figli, chi mai avrebbe potuto pensare che loro due giocando 'in
certi modi' davanti a tutti lo facevano per un rapporto d'amore e non
solo per amicizia e basta?
Qualunque
cosa la gente avrebbe potuto pensare dai loro atteggiamenti in
pubblico ad Iker non interessava... fondamentalmente voleva spingere
David a fare altrettanto, ovvero a fregarsene.
E
poi c'era Victoria. Pur vedendoli abbracciarsi nessuno avrebbe
pensato che loro avevano una relazione. Iker ne era matematicamente
convinto.
Aveva
così cominciato a stuzzicarlo e a fare il bambino. David era ancora
molto rigido e per nulla convinto di quella cosa ma il portiere non
gli chiedeva il permesso... poteva spendere tutto il suo tempo a
spiegargli perchè non voleva avere certi atteggiamenti intimi in
pubblico, quel testone non capiva nulla.
Se
Iker gli voleva saltare addosso lo faceva e basta. Sulla schiena.
Molte volte.
E
faceva anche peggio se gli diceva 'guarda che ci sono i fotografi!'.
Lui in risposta gli baciava il collo.
Poteva
anche giocare a rincorrerlo mentre facevano il riscaldamento,
ovvio... rincorrerlo per minacciarlo di toccargli il sedere se
l'avesse preso. Così David correva perchè sapeva che quel ragazzino
era così pazzo da farlo davanti a tutti.
Non
erano poche le volte in cui lo stuzzicava coi pizzicotti o rubandogli
la palla dai piedi, così, giusto per indispettirlo. Qualunque scusa
era buona per stargli addosso... David rideva perchè anche se la
cosa gli faceva drizzare i peli del corpo, lo trovava così scemo da
farlo ridere. E si rilassava. Ogni allenamento partiva pieno di
pericoli fra sguardi di sfida l'uno per l'altro, poi Iker
puntualmente attaccava in qualche modo e David, anche se si aspettava
ogni singolo gesto, non c'era verso di respingerlo. Cercava di
rimediare in qualche modo ma non era facile. Era meglio arrendersi e
ridere davanti a tanta insistenza.
-
Sono una missione? - Disse una volta David mentre i loro compagni
arrivavano e si apprestavano a cominciare l'allenamento.
Iker
rispose spavaldo:
-
Certo! Prima o poi ti porterò a baciarmi in pubblico, proprio qua,
davanti a tutti. Con quei fotografi che ci riprendono! - David era
convinto fosse impossibile arrivare a quei livelli. I giochi andavano
bene, i pizzicotti, salire sulla schiena e rubare i piccoli baci
nascosti sul collo... anche rincorrersi andava bene. Ma un bacio lì
davanti a tutti proprio no!
-
Sì, e gli asini voleranno! - Disse sicuro di sé. Aveva quel suo
modo di dirlo. Come intendesse 'piuttosto muoio!'
Iker
si indispettì seriamente e facendo l'espressione da 'ora ti faccio
vedere io', gli mise una mano dietro al collo bloccandolo. David lo
sentì usare forza nell'attirarlo a sé e si preoccupò alzando
istintivamente la mano chiusa a pugno fra loro due, pronto ad
allontanarlo.
-
Vuoi vedere come ci baciamo davanti a tutti proprio ora? - Iker era
permaloso, a volte. O semplicemente era spirito contraddittorio. Uno
non poteva dirgli 'no perchè no'. Ed anche se gli dava una
motivazione non funzionava.
David
impallidì e con occhi da 'non provarci', disse:
-
Non osare Iker! Ci sono fotografi! - Aveva la fissa. Era come
stendergli un tappeto rosso. Il ragazzo, infatti, dopo aver stretto
le labbra in segno di sfida, usò la sua forza non da poco, lo prese
e l'attirò a sé. David spinse la mano a pugno ora finita vicino ai
loro visi, ma Iker fu davvero veloce e forzuto nel stampargli con
decisione un bacio sulla guancia. Vicino alla bocca. Tanto vicino
alla bocca.
Tentò
di spingerlo via ma non ci fu verso ed alla fine la scena fu
immortalata, la paura di David.
Dopo
Iker scappò via e David lo rincorse sperando di dare l'idea di due
che giocavano.
Altro
che giocare, qua a momenti riuscivano a fare sesso in campo!
Ormai
i compagni erano abituati a quelle scene. Le prime volte erano
rimasti sorpresi, poi si erano complimentati con Iker che riusciva a
fare certe cose con uno rigido e risoluto come David. Ammirevole
davvero.
Ormai
solo lui osava dirgli qualcosa che sapevano non era di suo
gradimento. Nessuno andava da lui a dirgli nulla se non era di
circostanza od un dialogo come un altro. C'era Iker, tanto valeva
usare lui!
A
volte David cercava di vendicarsi.
C'erano
volte, infatti, in cui Iker era molto geloso di Victoria.
Il
fatto che ogni tanto andassero ancora a letto insieme anche in quel
periodo urtava profondamente Iker, David lo sapeva e lo faceva di
proposito. Si preoccupava anche di dirglielo.
-
Ah, stanotte Viky è stata proprio da brivido! - Iker lo trucidava
con lo sguardo, seriamente geloso. Poi se ne andava. O tentava.
David, che giocava tanto bene ormai a quel gioco, lo seguiva e gli
faceva i pizzicotti nelle guance, come Iker stesso faceva spesso per
amoreggiare con lui in pubblico. I pizzicotti sulle guance erano
ormai il loro marchio distintivo di fabbrica e a nessuno dei due
piaceva perchè lo facevano come due stupidi ed usavano anche una
certa forza.
Quando
era David a farli, Iker cercava di spingerlo via ma non era tanto
diverso da quando i ruoli si invertivano.
Alla
fine l'ombra di Victoria era sempre una scusa per puntare a qualcosa
di piacevole fra loro. Non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto
tortura, ma all'inglese piaceva molto avere il suo compagno sempre
addosso a giocare in quel modo ed anche se lo faceva davanti a tutti,
la paura di ciò che avrebbero potuto pensare lentamente si era
allentata. Aveva del miracoloso.
Il
giorno prima erano uscite le foto del servizio fotografico che David
aveva fatto con Victoria. Uno dei tanti. Spesso gliene facevano fare
insieme perchè erano molto fotogenici ed insieme, in certe pose,
altamente erotici.
Erano
molto richiesti, quindi erano appena uscite le ultime fatte, quando
Iker fulminò David con uno sguardo infuocato.
Non
era del tipo 'ti ignoro' anzi... era del tipo 'ti uccido'!
A
David piaceva molto Iker quando faceva il geloso ed a volte si faceva
baciare da sua moglie di proposito se aveva il rossetto. Così
rimaneva sporco ed Iker impazziva. Gli faceva sempre qualche scenata,
niente di grave. Fondamentalmente sapeva che David lo stuzzicava di
proposito ma a volte trattenersi era difficile.
Quel
giorno aveva quelle maledette foto in testa e quando, vicino al
compagno, vide il segno del rossetto sulla guancia di David, non
resistette e piccato come poche volte era stato, sbottò:
-
Il Dio del Sesso è arrivato in campo! Quale onore! - David ridacchiò
e finse di non capire.
-
Il Dio del Sesso? È un nuovo soprannome? -
Iker
l'assecondò rimanendo seccato e acido come uno yogurt.
-
Quello che ti meriti per quelle foto con tua moglie! A proposito, sei
sporco di rossetto, brutto stronzo! - Non si capiva se lo insultava o
se scherzava, David era convinto entrambi e malizioso chiese:
-
Ah sì? Dove? - Iker allora, che aveva già i guanti da portiere,
alzò la mano e gli pulì la guancia. E gliela scartavetrò.
Dopo
i primi strofinamenti David cominciò a lamentarsi e a ritirare la
guancia, inutilmente visto che l'altro continuò il suo lavoro di
pulizie schiacciando di proposito col dito fino a fargli quanto più
male poteva.
-
Ahia, dai smettila, così mi scortichi! - Iker ormai non poteva
desiderare di meglio e visto che David stava per scappare lo afferrò
per la maglia con l'altra mano.
David,
capendo che non avrebbe avuto scampo, decise di giocare allo stesso
modo ed agì d'istinto, molto d'istinto, in effetti.
Lo
schiaffo era un istinto bello e buono. Non gli fece male ma sorprese
Iker che per lo meno smise di violentargli la guancia. Esattamente in
quel nano secondo David contrattaccò e circondandogli il collo col
braccio piegò le ginocchia ed usò tutto il suo peso per farlo
cadere a terra. Iker era anche più alto oltre che più forte, ma se
voleva sapeva come fare.
Caddero
sull'erba e continuarono a lottare. David era sotto ed Iker sopra e
un po' si spingevano, un po' si tiravano. Iker cercava di grattarlo
ancora ma David lo teneva per i polsi. E rideva. Rideva un sacco.
Ridevano in modo così sentito che anche Iker si trovò a ridere e a
dimenticarsi della gelosia e di quella donna.
E
fu bello stare stesi a terra l'uno sull'altro in mezzo agli altri che
ormai li lasciavano fare come volevano. Ignorando le foto che da
qualche parte qualcuno stava scattando.
Fu
bello prendersi e lottare come due fidanzati senza fare seriamente.
Fu
bello stare così a guardarsi, ridenti, felici, vicini.
E
fu inevitabile, per Iker, lasciare che il braccio di David
l'attirasse così tanto al suo viso da doverlo baciare.
Non
fu Iker, anche se così sarebbe potuto sembrare visto la posizione.
Il
braccio di David dettava legge, in realtà.
Fu
lui a prendersi la sua bocca lì davanti a tutti.
Forse
aveva visto il fotografo lontano ed aveva calcolato che in quel modo
non li avrebbe ripresi in viso, forse non l'aveva nemmeno visto,
forse se ne era fregato.
Forse
aveva seguito il famoso istinto.
Aveva
voluto farlo e basta.
E
l'aveva fatto.
Fu
un piccolo sogno per Iker avere la sua bocca sulla propria. Fu solo
quello. David lo lasciò subito ma Iker si alzò immediatamente sulle
ginocchia, gli prese a sua volta le mani per bloccarlo e si schiacciò
con tutto il suo corpo sul compagno tornando a baciarlo. Baciarlo
davvero.
Le
labbra subito aperte, la lingua immediatamente infilata dentro a
cercare la sua e David, confuso, rispose. Rispose un attimo, il tempo
di tornare in sé e riuscire a spingerlo via.
Iker
rideva e David non riuscì a fare diversamente.
-
E poi lo stronzo sono io! - Iker continuava a ridere, era felice, era
veramente felice e lo era per merito suo. Improvvisamente, David non
aveva mai provato più orgoglio e soddisfazione di quella frazione di
secondo. Quando si era reso conto della felicità di Iker e che
quella felicità dipendeva da lui, David non provò altri desideri,
dentro di sé. Non voleva niente altro nella sua esistenza che
quello.
Era
arrivato, si disse.
La
felicità, la vera felicità, era quella.
Fare
felice la persona più importante della sua vita.
Iker,
sempre ridendo, si alzò e scappò e visto che si aspettava di essere
rincorso, David lo fece. Per accontentarlo. Non desiderava altro.
Lo
rincorse e usarono quella scusa per fare il loro riscaldamento.
Solo
dopo, negli spogliatoi, da soli, sotto la doccia. La loro solita
doccia sexy.
Con
le braccia di David che circondavano il torace di Iker da dietro e la
sua bocca sul collo da cui beveva l'acqua. Solo lì Iker lo disse
sentendo la sua erezione accarezzargli le natiche in modo sensuale e
provocante.
-
Lo vedi che avevo ragione? - David faticò a riconnettersi. Quando
cominciava a prendere possesso di lui era difficile tornare
mentalmente attivo.
-
Mmm? -
-
Ricordi quando ho detto che mi avresti baciato tu in campo davanti a
tutti? - Era felice. Dio, come amava la sua voce quando parlava
gioioso.
David
voleva continuasse ma sorrise al ricordo e sorrise per come si era
sentito convinto del contrario.
-
Ero certo che non sarebbe mai successo. -
Iker
continuò a ridacchiare.
-
Avevo ragione! L'hai fatto tu prima! - David gli morse la spalla
liscia.
-
Anche tu, poi! -
David
gli andò dietro nel ridere ed entrambi si sentirono meglio.
C'era
una cosa da dire che non erano ancora pronti a rivelare. Però era
lì, fra loro, pronta ad essere detta.
E
prima o poi l'avrebbero fatto.
In
pochi mesi erano passati dal 'mai in pubblico' a 'sempre e tutto'.
Presto
sarebbe arrivata anche quella cosa. Quelle piccole parole di cui
entrambi avevano paura, dopotutto, ma che non potevano quasi più
ignorare.
Scivolare
in lui fu di nuovo rigenerante, come sempre, ma non solo.
Fu
appagante.
Fu
vitale.
Era
come la vita che passava da uno all'altro. Era come essere
perfettamente nell'unico posto giusto mai esistito in tutta la Terra.
Era
essere lì dove si doveva essere.
Lo
strinse a sé, contro il suo petto, mentre si muoveva in lui da
dietro. Erano come fusi, incapaci di separarsi anche solo di un
soffio, di un istante, di un millimetro.
Ed
insieme si muovevano ondulandosi eroticamente, gemendo e sospirando
sempre più intensamente, sempre più forte. Fino quasi a dirlo.
Quasi.
Ma
lo pensarono entrambi e non c'era più scampo, anche se rimase dentro
di loro, pensarlo gli faceva avere un orgasmo che fu trasmissione di
amore puro, lo stesso che ormai provavano l'uno per l'altro.
E
non avrebbero taciuto ancora per molto.
“Lo
amo.”
Non
c'era altra scelta che ammetterlo perchè era esattamente quello.
Stare
bene solo con lui, solo in lui, solo nella sua risata, nella sua
felicità, fra le sue braccia, nel suo intimo.
Venire
solo in lui. Scaldarsi solo con lui.
Dipendere
da lui.
Vivere
in funzione sua.
Fare
qualunque cosa l'uno per l'altro. Aspettare il giorno dopo per
potersi rivedere. Sognarsi. Pensare a cosa dirsi. Fremere per non
potersi scrivere.
Poteva
bastare tutto quello?
Alla
luce di ciò che ormai provavano, di come stavano, poteva bastare?
Eppure
ad ogni orgasmo ne volevano di più, ma come averlo?
Come?
Cosa
fare?
C'era
una soluzione?
David
era convinto di no, Iker non osava nemmeno pensarci.
Ora
come ora voleva solo averlo dentro per sempre.
Per
sempre.