CAPITOLO XIII:
PERCHE'
HAI FATTO QUESTO PER ME?
Dirselo
dopotutto era stato liberatore.
Per
Iker era vivere in un sogno, non visse mai più degli anni più
perfetti di quelli.
David,
invece, imparò semplicemente a vivere.
Entrambi
presero molto uno dall'altro e molto diedero.
Iker
imparò a controllarsi, ad essere diplomatico e paziente, David
imparò a considerare di più gli altri, ad essere più aperto, più
sé stesso almeno con gli amici. Imparò a farsene. Imparò ad essere
anche più impulsivo e precipitoso.
Parlavano
di sentimenti ma non di futuro, si vivevano sempre di più, ma solo
all'interno delle sicure mura del club, ovvero il centro sportivo
madridista ed i soliti alberghi.
Iker
aveva capito che era meglio che al di fuori tutto rimanesse come
sempre, per David e non per altro, per il suo quieto vivere.
Ma
pur non volendo pensare al futuro poiché ogni ora gli appariva
sempre più lontano, la vita era capace di porre rimedio ad ogni
mancanza.
Si
poteva fare tutto ciò che si voleva ma non cambiava niente, alla
fine.
Il
destino non cambiava il suo corso e la terza estate di David a Madrid
giunse in panchina un nuovo allenatore.
Era
italiano ed era rinomato per aver portati ai propri club molte
vittorie e titoli.
Si
chiamava Fabio Capello.
Fabio
Capello non aveva un carattere né facile né aperto. C'erano degli
allenatori che lavoravano più sul rapporto coi giocatori e c'era chi
lavorava solo sul calcio e basta.
Lui
era uno di questi.
Ed
era anche uno che portava rivoluzioni e non guardava in faccia
nessuno.
Fu
così che, sebbene all'inizio utilizzò David come sempre, lentamente
cominciò a metterlo da parte preferendo a lui altri giocatori.
Successe
esattamente questo nell'anno calcistico 2006-2007.
incomprensioni
fra giocatore ed allenatore. Niente di più.
Davanti
alle incomprensioni c'era chi discuteva, si chiariva e cercava di
risolvere e c'era chi faceva il sostenuto, come una specie di braccio
di ferro non cedeva per primo ed aspettava fosse l'altro a
ricredersi.
David
era fra questi ultimi.
Non
era lui che doveva rincorrere la gente -a meno che non fosse Iker- e
pregare il mister di farlo giocare, convincerlo che era degno del suo
posto.
Non
era lui che si pagava uno stipendio spaziale per stare in panchina
senza nemmeno delle spiegazioni che non fossero 'scelte tattiche'.
Lui
era quello che aveva dimostrato ovunque il proprio valore di
giocatore, era considerato uno dei migliori al mondo e non si era
dato la nomea da solo, gli altri gliel'avevano data.
Quindi
lui non doveva chiedere niente a nessuno.
Se
Iker prima della litigata con Victoria non aveva mai visto David cupo
ed arrabbiato, in quel periodo, un periodo che andò esattamente da
ottobre a dicembre, vide un nuovo inedito David.
Un
David che somigliava ad un principe mortalmente offeso. Una specie di
principe dei ghiacci.
In
allenamento ormai non parlava più con nessuno, non scherzava con
nessuno se non con Iker e comunque non faceva più lo scemo. Era come
se fosse calato improvviso un velo fra lui e gli altri. Tutta la
fatica di Iker a farlo aprire e sciogliere era sfumata in un attimo.
Rispondeva
duramente e con battute al veleno a tutto ciò che in qualche modo
poteva essere indirizzato al mister, però con lui nemmeno ci
parlava. Se gli diceva qualcosa lui non lo guardava, non annuiva né
nulla.
Non
c'era dialogo e l'altro non cercava di rimediare.
-
Per me è arrivato coi pregiudizi che in molti hanno su di lui. Pensa
che David sia uno pieno di sé, sopravvalutato e vuole dargli una
lezione, vuole liberarsi di lui! - Erano in molti a pensarlo infatti,
ormai avevano imparato a conoscere David, lo difendevano ma più di
tanto preferivano non schierarsi in effetti.
Se
Capello era capace di tenere da parte uno come David, cosa poteva
fare con gli altri?
Iker
non sapeva proprio come fare, gli stava vicino, cercava di distrarlo
ma lo vedeva che non era la stessa cosa, era oscurato ed ormai era
sempre più convinto che non ci fosse una vera soluzione. Dopo il
secondo mese in quelle condizioni, Iker cominciò a provare una sana
e netta paura.
Paura
che quella volta fossero veramente al capolinea.
David
in privato non parlava assolutamente della sua situazione nel club,
non sfiorava nemmeno l'argomento e lui non lo forzava, rispettava i
suoi silenzi e si limitava ad abbracciarlo e a stargli vicino quanto
più poteva.
Però
non era più la stessa cosa di prima. Non lo era.
E
la paura aumentava così come l'incapacità di parlarne.
Quel
muro aumentava sempre più ed a Dicembre fu insormontabile.
I
due si separarono per la pausa natalizia con una strana atmosfera,
avevano passato le ore extra a rincorrersi sotto la neve come due
bambini, ridendo sereni e felici, ma Iker era preoccupato e non osava
dire niente mentre David pensava ormai alla soluzione migliore per
lui cercando solo di viversi i momenti privati con Iker. Una
soluzione inevitabile.
Ci
pensava da settimane, non ne aveva parlato con nessuno ma prima di
arrivare a quella conclusione si era tormentato a lungo per capire se
si potesse fare altrimenti. Gli aveva dato tempo, a quell'uomo, per
redimersi. Ma non era servito e sapendo che le cose non sarebbero mai
cambiate, seriamente infuriato come poche volte gli era capitato di
essere con anima viva, si decise.
Era
l'11 Gennaio 2007 che arrivò la notizia ufficiale e fece subito
scalpore, Iker l'ebbe prima dai giornali che non parlavano d'altro.
David
Beckham aveva firmato un contratto per cinque anni con un club di
calcio americano, i Los Angeles Galaxy. Il contratto sarebbe partito
da Giugno, ma ormai l'aveva firmato.
Tutto
si fermò in quel momento, tutto.
Anche
la relazione di Iker con David.
Non
gli parlò, si negò a lui, in campo lo evitava come la peste e si
era fatto cambiare di camera nel ritiro.
Tutto
finito.
Il
muro ormai era indistruttibile.
Iker
rifiutava il confronto con David, era troppo fuori di sé, rischiava
di picchiarlo. Da qualunque parte la vedesse era l'altro ad aver
sbagliato, a cominciare dal fatto che non ne aveva parlato con lui
prima di fare una cosa simile.
Non
poteva firmare per andarsene e non dirgli nulla, l'aveva come minimo
deciso un secondo prima di firmare, in quel secondo avrebbe dovuto
dirglielo.
Come
poteva essere stato tanto insensibile?
Si
rifiutava di piangere e disperarsi, era ancora nella fase furia
assassina.
David,
vedendolo così nero, aveva deciso di lasciargli un po' di tempo per
ammansirlo e tranquillizzarlo. Si sarebbe calmato e poi avrebbero
parlato.
Non
era stato sicuro di farlo fino al momento in cui l'aveva fatto e
comunque nemmeno ora lo era. Per questo aveva fatto in modo di andare
a Giugno, avrebbe avuto tempo per abituarsi all'idea.
Andarsene
era una provocazione per l'allenatore, se non avesse fatto ancora
niente, allora non avrebbe potuto recuperare nessun rapporto... che
poi mai c'era stato.
Gli
dispiaceva che per una tattica puramente calcistica c'era andato di
mezzo il suo compagno, ma alla fine si era sempre detto pronto a
tutto per il calcio. Aveva messo da subito il paletto che amore e
lavoro erano divisi, l'aveva preparato all'eventualità che un giorno
sarebbe potuto andarsene, anzi, glielo aveva praticamente dato per
certo. Ora non poteva cadere dalle nuvole. Eppure non si trattava di
quello, lo sapeva che Iker era arrabbiato perchè non glielo aveva
detto prima.
Del
resto pensare che potesse ingoiare altri mesi in quel modo era da
ingenui.
L'amore
comunque non poteva fermarlo.
Qualche
giorno dopo, una settimana circa, in una conferenza stampa, Capello
disse che se Beckham a Giugno non sarebbe più stato un loro
giocatore, da ora fino a quel tempo si sarebbe solo allenato con loro
ma non l'avrebbe più considerato nella rosa dei titolari.
Il
braccio di ferro continuava. Ora era una guerra vera e propria ed
anche aperta.
Si
scatenò il putiferio a partire dal fatto che se un giocatore andava
via a fine stagione, non aveva senso non utilizzarlo per quella in
corso. Era normale che i calciatori se ne andassero, non bisognava
basarsi su quel momento ma sul presente. Finchè c'erano li si usava.
Capello
si era reso fortemente ridicolo agli occhi di tutti ma era
naturalmente troppo orgoglioso per ammetterlo, non era disposto a
muoversi di un millimetro.
Nonostante
Iker e David non si parlassero più, comunque, fu proprio il primo a
fare lo stesso qualcosa per il suo ormai ex.
All'insaputa
di quest'ultimo.
Quando
sentì le sue parole non credette seriamente potesse davvero non
farlo giocare per tutto quel tempo, ma nel constatare coi suoi occhi
che invece davvero l'aveva escluso, dopo un paio di incontri lo
spagnolo andò dal mister.
Iker
non si era mai rivelato un giocatore problematico, anzi; non si era
nemmeno mai intromesso in nessuna vicenda che non lo riguardava
direttamente.
Però
quella volta decise di chiedere una cosa al mister con cui aveva
avuto effettivamente poco a che fare, troppo preso dai propri
problemi con David.
-
Mi scusi, posso farle una domanda? - Capello stava guardando i dati
raccolti dell'ultima partita svolta, alzò gli occhi dai fogli e
sorpreso della sua presenza, annuì.
-
Prego... - Iker, con molta gentilezza e rispetto sia nel tono che
nello sguardo, disse:
-
Cosa significa per lei essere un professionista? - Il mister non capì
subito a cosa si riferisse, sapeva che era molto legato a David ma
non aveva ancora chiaro il loro rapporto specie perchè ultimamente
erano separati in tutto e per tutto.
-
Fare ciò che si è chiamati a fare senza distrazioni, lavorando sodo
e seriamente, impegnandosi come si deve. - Iker annuì.
-
Lo pensavo anche io. E penso che lei sia davvero un professionista,
si applica molto. Ma non è il solo qua ad esserlo. - Ancora non
capiva, lo fissò con aria interrogativa incerta.
-
Ti ringrazio. Lo so che non sono il solo. Cosa mi vuoi dire, Iker? -
Iker
allora abbassò il capo.
-
Io penso che David sia un vero professionista, è fra quelli che si
applica di più e cura molto ogni aspetto del suo lavoro. Lui ci
tiene davvero a fare il calciatore. - Capello si incupì subito e si
indurì subito intenzionato ad allontanarlo.
-
Non penso che ciò che sta succedendo fra me e lui siano affari tuoi.
- Iker rise sorprendendo ancora una volta il mister.
-
Oh, può credermi che mi riguarda molto, invece, visto che deriva da
questo i problemi che ho con lui ora. - L'altro rimase spiazzato, non
sapendo che dire attese proseguisse, seppure fosse molto piccato. -
Quando un giocatore inizia la stagione non è sicuro se, al suo
termine, resterà o se ne andrà. Però gioca lo stesso e viene
utilizzato come merita di essere utilizzato. Sapere in anticipo che a
fine stagione lui andrà via non dovrebbe cambiare nulla anche
perchè, tecnicamente, a fine stagione potrebbe benissimo andare via
anche lei, non lo può sapere. Io non gioco pensando ai miei compagni
del prossimo anno, io gioco pensando a quelli di quest'anno. Lui
quest'anno c'è ed è un ottimo calciatore, uno dei migliori
professionisti che io abbia mai incontrato. E' il primo ad arrivare e
si ferma sempre anche dopo per dei tiri extra. Chiede solo di giocare
come merita, niente di più, niente di meno. -
Capello
l'aveva ascoltato attentamente con uno sguardo molto sottile, aveva
indurito la mascella ed aveva respirato a fondo. Voleva insultarlo e
mandarlo via, ma come poteva? Dopotutto aveva senso ciò che diceva,
non lo poteva negare.
-
Hai finito? - Chiese duramente. Iker scosse il capo capendo che non
avrebbe cambiato idea.
-
Volevo solo condividere con lei questo mio pensiero, mi scusi se l'ho
offesa in qualche modo. - E con questo fece per andarsene, a quel
punto però il mister aggiunse qualcosa, sostenuto, seccato.
-
Io faccio delle scelte tecniche precise, se lo tengo fuori ho le mie
motivazioni e se questo lo fa arrabbiare al punto che reagisce da
bambino capriccioso, non intendo muovermi da qua! - Iker sorrise
amaro e si voltò di nuovo a guardarlo. Si vedeva che era amareggiato
per qualcos'altro, ma teneva a fargli capire quelle cose.
-
Mi dispiace ma lei non l'ha tenuto fuori per delle scelte tecniche,
l'ha tenuto fuori per dei pregiudizi su di lui. Questo non è essere
professionali. - Questa volta gli aveva veramente mancato di
rispetto.
-
Come fai a dirlo? Non puoi sapere perchè io non lo mettevo! -
Sembrava intransigente sulla sua linea.
-
Perchè nessuno, avendo David Beckham fra le proprie fila, lo
riterrebbe inutile. Lui è uno delle nostre colonne e chiunque
capisce di calcio lo capirebbe. Ed io mi rifiuto di credere che lei
l'abbia tenuto fuori per scelta tecnica, perchè significherebbe che
lei non ne capisce niente di calcio e non penso proprio che sia così,
vero? Dunque rimane l'altra scelta. Lei ha dei pregiudizi su di lui
ed i pregiudizi sono di base il nemico dell'intelligenza. -
Iker
con questo se ne andò.
Gli
aveva praticamente dato dell'ignorante stupido senza offenderlo
davvero...
Capello,
stordito per quel dialogo, pensò che quel ragazzo fosse davvero
incredibile ma soprattutto molto unito a David.
La
partita successiva tornò ad utilizzare David e David segnò. Lo
inserì anche nelle altre partite e lo vide contribuire sempre con
degli assist o con delle azioni da goal importanti. Questo portò a
vincere la Liga al Real Madrid, quell'anno.
Decisamente
una scelta saggia, avrebbe voluto dire Iker al mister.
Alla
fine della stagione la società provò a far cambiare idea a David
per farlo restare. Ci provò.
Dopo
essersi trovato a giocare con molta sorpresa, David chiese senza peli
sulla lingua come mai quella decisione e Capello disse di dover
ringraziare Iker e la sua capacità di far aprire gli occhi. Aggiunse
che l'avrebbe tenuto severamente d'occhio.
Dirgli
che il mondo finiva sarebbe stato meno shockante per lui.
-
Iker?! - Chiese sconvolto. Capello, sorpreso dalla sua reazione,
rispose.
-
Sì lui... perchè ti stupisci? Ha parlato molto bene di te, da come
ti ha difeso ho capito che siete molto amici... - Capello si chiese
se per caso non dovesse cambiare idea su di lui.
David
non si capacitava di quello che era venuto a sapere, ma naturalmente
non mise in dubbio le sue parole.
Se
diceva che Iker l'aveva difeso, era vero.
Fu
così che cercò di parlargli.
Vedendolo
furioso aveva deciso di lasciargli i suoi tempi prima di spiegargli
cosa era successo, ma ormai doveva forzarlo ad ascoltare, non aveva
scelta.
Iker
si stava lavando quando David arrivò proprio davanti a lui, nudo,
con lo stesso intento di lavarsi. C'erano anche altri dei loro
compagni.
Il
portiere saltò sul posto sorpreso. La voglia di mandare tutto al
diavolo era forte, quella sera, visto che aveva giocato e segnato.
Voleva solo complimentarsi ed abbracciarlo, però la consapevolezza
che l'aveva pugnalato a quel modo tornava ad angosciarlo.
Indurì
il volto, prese le proprie cose e fece per andarsene. La voce chiara
e cristallina di David si levò e lo fermò.
-
Grazie. - Solo lui poteva sapere perchè, Iker capì che doveva aver
parlato col mister, imprecò e senza dire nulla uscì dalle docce.
David sospirò. Odiava fare scenate e litigare, odiava piazzate
isteriche e urla, ma ormai mancavano solo quelle. Non le avrebbe
evitate.
Lo
seguì, si affacciò e fissandolo altero come un principe infuriato,
disse forte e chiaro ancora una volta, per farsi sentire sulle voci
dei loro compagni.
-
Se non riesci nemmeno ad ascoltarmi non capisco perchè tu mi abbia
difeso. Se siamo al punto che nemmeno mi guardi, perchè hai fatto
questo per me? - Lo voleva far reagire e non gli importava più del
posto e del momento. Non c'erano più tempi e spazi migliori.
Iker
si rivoltò verso di lui, strinse i pugni e lo fissò torvo, voleva
poterlo picchiare. Il nervoso era stellare, come poteva non capire?
Come poteva dire così?
-
E se tu non lo capisci allora ti manca qualcosa in testa! - Disse
duramente. Poi gli diede ancora le spalle intenzionato a non
calcolarlo più. Cosa molto difficile in effetti.
David
stizzito per non essere riuscito a ricavare niente, decise che
sarebbe tornato alla carica in un secondo momento.
Comunque
non avrebbe mollato, non poteva più mollare.
______________________
E'
vero...
Quell'anno
è arrivato Capello e dopo le prime partite, ha messo da parte
Beckham senza dare precise spiegazioni se non che erano motivazioni
tecniche. Beckham non ha mai dimostrato negligenza di alcun tipo, è
sempre stato molto professionale ed educato, il primo ad arrivare
agli allenamenti e l'ultimo ad andarsene visto che faceva sempre
degli extra (con Iker) ai tiri.
A
gennaio Beckham sorprende tutti firmando per i LA Galaxy a partire da
giugno per cinque anni. La motivazione è evidente. Capello allora in
conferenza stampa dice che non avrebbe più considerato il giocatore
uno della squadra, che si sarebbe solo allenato con loro. Tuttavia,
qualche partita dopo, torna a rimetterlo in campo, lui proprio in
quell'occasione segna. Lo metterà tutte le partite da lì alla fine
e contribuirà a far vincere la Liga al Real. Nessuno sa cosa ha
fatto cambiare idea a Capello, non l'ha mai detto. Semplicemente l'ha
cambiata. A fine stagione la direzione ha cercato di far restare
Beckham, forte del consenso di Capello che poi aveva ammesso che
l'avrebbe fatto giocare se sarebbe rimasto. Però è risaputo che
lui, a Giugno 2007, se ne va. Un po' è il contratto vincolante che
ha firmato, un po' è la spaccatura fra Beckham e Capello che,
nonostante tutto, non si sarebbe più potuta risanare.