CAPITOLO III
A
MODO MIO
Il
giorno successivo Iker pareva già tutt’altra persona e David non
poté che pensare quanto bene gli avesse fatto pensarci ancora un
po’!
In
campo insieme a tutti gli altri, il portiere si mise subito a ridere
e scherzare più sereno e felice che mai, come se gli avessero dato
la notizia più bella di tutti i tempi; a quel punto fu legittima la
domanda di uno dei suoi compagni:
-
Ma come mai oggi sei così di buon umore? Ieri eri nero come il
petrolio! - David passandogli accanto rispose per lui con gran
malizia:
-
Avrà ceduto ai suoi bassi istinti! - Il compagno alzò interrogativo
il sopracciglio non capendo a cosa si riferisse ed Iker, capendolo
perfettamente, allungò il passo agganciando l’amico chiacchierone.
Gli mise un braccio intorno al collo e con l’altra mano gli pizzicò
il fianco finendo per fargli solletico. A David piacque moltissimo la
sua iniziativa, specie perché dopo i giorni precedenti non se lo
sarebbe mai aspettato, piacevolmente sorpreso si era messo a ridere
mettendo le mani sulle sue, allacciandole per fermarle su di sé così
come gliele aveva messe.
Continuarono
a camminare abbracciati come niente fosse, ridendo per qualcosa che
era evidente potevano sapere solo loro, dopo di ché, lontano da
orecchi indiscreti, David girò la testa verso di lui dicendogli
qualcosa all’orecchio. Finendo quasi per baciarlo.
-
Facciamo un po’ di allenamenti extra, dopo? - Che equivaleva ad un
‘scopiamo finalmente?’
Iker
stranamente non arrossì e fu chiaro che aveva raggiunto un
compromesso accettabile e fatto pace con sé stesso. Intenzionato a
chiedergli più tardi in cosa la sua deliziosa mente semplice e
corretta si fosse prodigata, David rimase proverbialmente inebetito
per un istante a vederlo sorridere radioso e stringere la presa sul
fianco e sulla mano che gli teneva ancora.
-
Logico, no? -
“Eh
già… e se te l’avessi chiesto ieri saresti scoppiato in lacrime,
ma oggi è logico! Ma che meccanismi misteriosi ha la sua testolina?”
Tuttavia
non poteva che apprezzarli, infatti non commentò e se li tenne
stretti curioso di vedere come sarebbe andato quel loro allenamento
speciale.
Le
ore passarono in fretta, o forse troppo lentamente, a seconda dei
punti di vista. Comunque gli allenamenti extra li fecero davvero,
David ed Iker.
Per
lo meno cominciarono…
Con
un angolino piccolo e remoto delle loro teste si rendevano conto che
al di là di tutto quegli allenamenti speciali erano giusti, visto
che erano delle ottime opportunità per migliorare le loro
prestazioni in campo; certo, non solo per quello, infatti da quel
giorni finirono per dividere l’oretta extra esattamente in due
parti.
La
prima di un paio di minuti a tirare e parare la sfera di cuoio, la
seconda, cioè tutto il resto del tempo, a tirarsi e pararsi a
vicenda, per usare una metafora a loro consona.
Le
pallonate di David non andavano comunque al risparmio e in ogni caso
era un ottimo giocatore il cui tiro era estremamente potente e
preciso. Era comunque un gioco piacevole anche quello visto che a
seconda di chi vinceva poi l’altro si prendeva il premio che
voleva.
Quello
fu l’inizio e dopo un paio di rigori andati quasi tutti a segno,
l’ultimo finalmente Iker riuscì a prenderlo indovinando per
miracolo -o bravura- la traiettoria.
A
discapito delle sue dita.
Spesso
capitava che in quanto portiere si facesse male, nulla di serio se
non tirava David.
Peccato
che le sue pallonate non fossero certo carezze.
Quando
riuscì a respingerla la sua posizione era purtroppo non delle
migliori e finì per farsi male alle dita. Iker imprecò prendendosi
la mano e schiacciandosela in mezzo alle cosce di riflesso.
-
Ma devi essere così violento per forza? - Si lamentò rimanendo
seduto a terra con una smorfia in viso. David rise con quel suo fare
sensuale e si avvicinò sedendosi aggraziato accanto a lui.
-
Pensavo dovessi fare sul serio per aiutarti a migliorare! - Anche lì
sembrava tanto una proposta indecente, anche se apparentemente non lo
era. Era il modo in cui diceva le cose, ammiccando quasi con sadismo.
-
E le mie dita ringraziano davvero! - Si lamentò sarcastico il
ragazzo più giovane continuando a stringersi la mano lesa. David
gliela prese e gli tolse il guanto con decisione:
-
Fa vedere, piccolo mio! - Lì sembrò tanto parlasse con suo figlio e
probabilmente il tono era lo stesso, Iker si offese per essere stato
paragonato indirettamente a Brooklin -il meraviglioso primogenito
Beckham- e piantò il broncio. Era evidente scherzasse, infatti David
non ci fece caso.
Quando
la sua mano fu libera dovette ammettere che le dita gridavano davvero
pietà.
-
Ma Iker! Da quanto sono così? - Chiese spontaneo facendosi serio.
Erano davvero rosse e gonfie e non solo per l’ultima parata. Era
evidente che si faceva male ogni giorno e che non dicesse mai niente.
Iker
smise di giocare ed alzò le spalle sminuendo la cosa.
-
Sono un portiere, non posso avere certo delle belle mani come le tue!
- Disse cercando di tornare allo scherzo prendendogli le sue di
rimando. La fitta che sentì non fu gentile e con una smorfia
spontanea dovette ricredersi.
-
Sta fermo! - Disse David ignorando l’avance deliziosa da cui
sarebbe potuto nascere qualcosa di interessante.
Lo
spagnolo a quello rimase immobile ad osservarlo massaggiargli le dita
serio e concentrato. Non era certamente pronto ad un suo lato così
premuroso ed umano, si era convinto di avere a che fare con un alieno
e di conseguenza si era comportato in un certo modo, ma ora lo
spiazzava.
Che
si potesse anche provare qualche altro istinto, a parte quello
sessuale, verso di lui?
Si
distrasse da quelle considerazioni quando giunsero le prime fitte di
dolore. Forse sapeva cosa ci voleva nel caso di mani martoriate, ma
non toglieva certo il dolore che provava!
-
Ahi! - Si lamentò infatti cercando di sottrarsi alla sua presa
esperta. Naturalmente non ci fu verso.
-
Impari a curartele, così! - Rispose secco. Iker si morse il labbro
come un bambino colto in flagrante, così decise di sopportare e
stringere i denti.
All’ennesima
trattenuta di respiro, David decise che poteva bastare e alzando lo
sguardo sul suo in preda alla sofferenza, disse:
-
Queste due dita vanno fasciate! Puoi allenarti lo stesso, ma quando
prendi delle storte o delle insaccature, fattele vedere. Un po’ di
massaggi ed una fasciatura stretta e si risolve tutto. Non serve
soffrire stoicamente! - Dopo il discorsetto severo, si ammorbidì
vedendolo con quell’aria deliziosamente colpevole. Aveva ventidue
anni ma sembrava ne avesse di meno, quando faceva certe espressioni.
La
voglia di baciarlo gli tornò prepotente.
Finì
infatti per sorridere dapprima con gentilezza, poi via via sempre più
malizioso. Iker capì al volo cosa gli era appena venuto in mente,
infatti quando lo vide avvicinarsi infilò le due dita maggiormente
lese fra le loro labbra quasi unite, poi disse con un’idea insana
in testa e con un tono da finto bambino capriccioso:
-
E non hai una cura migliore per le mie povere dita traumatizzate? -
Ora lo guardava anche con quei suoi occhi che apparivano più grandi
che mai solo per l’inclinazione infantile che aveva.
David
non resistette e non se lo fece ripetere.
Se
le cercava, dopotutto. Lui si sarebbe accontentato di un bacio
normalissimo!
-
Ma certo… è un rimedio infallibile! - A quello gli prese di nuovo
la mano e la tenne ferma sulla sua bocca, quindi veloce come un
lampo, chiudendo gli occhi, cominciò a leccargli le due dita gonfie.
Con una certa delicatezza sfociata immediatamente in sensualità.
David
lo era di natura, se poi si impegnava era la fine.
Gli
ormoni giovani di Iker cominciarono a fare capriole e saltare, quindi
vedendolo e sentendolo leccare non riuscì a trattenere un sospiro,
poi però si morse il labbro per risultare il meno indecente
possibile.
Di
incedente ne bastava uno ed era quello che stava passando
sensualmente la sua lingua sul proprio indice e sul medio.
Quando
reputò sufficiente l’assaggio preliminare, se le prese in bocca
cominciando a succhiare come se fosse qualcos’altro.
Iker
era rigido come un manico di scopa e pensava che se l’era davvero
cercata, ma al contempo era lieto perché quelle cose, e ne era
matematicamente certo, poteva fargliele provare solo lui.
David
capace di assumere tante personalità quanto il momento richiedeva.
Prima
era stato giocoso, poi serio ed ora sensuale.
Quante
altre cose poteva diventare?
Si
chiese però dove fosse la parte autentica e lontanamente turbato per
questa domanda, si lasciò volentieri distrarre dall’ondata
bruciante che lo colse quando la fessura dei suoi occhi verdi lo
penetrò, provocandolo languidamente a fare qualcosa a sua volta.
E
Iker fece.
Fece
senza pensarci più un istante.
Fece
più che volentieri, in effetti.
Si
appoggiò con la mano libera sull’erba e si sospinse sul compagno
aggiungendo la propria bocca a quella dell’altro che succhiava le
dita. Cominciò a leccare a sua volta con uno stupito David che gli
lasciava volentieri lo spazio; quando le loro lingue si incontrarono,
ben presto si unirono dimenticandosi di ciò che cercavano di
‘curare’. Unirono le labbra in quel secondo momento, continuando
a giocare eroticamente nelle bocche che parevano incapaci di
staccarsi, poi Iker prese l’iniziativa e senza controllarsi
minimamente lo spinse giù fino a stenderlo sulla schiena e a
ricoprirlo col proprio corpo.
Lieto
che a quell’ora le porte del campo fossero rigorosamente chiuse e
tutto lo stabilimento fosse a loro completa disposizione.
David
infilò le mani sotto la maglia del compagno cominciando a
carezzargli la schiena, la sua pelle sudata per l’allenamento
appena fatto era umida ma calda e ben presto ebbe un chiaro sentore
di quanto Iker fosse eccitato grazie ai vestiti leggeri, ma comunque
fortunatamente presenti.
Dopotutto,
anche se soli, erano pur sempre all’aperto.
Era
bene ricordarselo e mettersi un minimo freno.
Fu
David a mantenere quel piccolo angolino di sé saldo sulla terra, per
assurdo visto che si definiva l’alieno della situazione, e dopo
quegli istanti quasi infiniti passati a baciarsi e a strofinarsi coi
corpi l’uno sull’altro, l’allontanò con fatica ma apparente
fermezza, sorridendo quasi adulto e compiaciuto:
-
Non qua… - Ma magari perché no… forse sarebbe stato ancora più
eccitante…
-
No? - Chiese infatti Iker spaesato non capendo più niente, specie
perché non potessero proseguire. E siccome non lo capiva non si
fermò, scivolò svelto in basso lasciandolo steso a terra sotto di
sé. Percorse veloce il suo corpo fino a giungere al suo inguine e
tiratogli giù l’elastico dei pantaloni corti e degli slip,
cominciò subito con la bocca lo stesso lavoro che l’altro gli
aveva fatto prima sulle dita.
Lieto
di poterlo finalmente fare, non capendo perché non potesse lì, ora
e subito.
Non
poteva prima accenderlo a quel modo e poi fermarlo, non era una
macchina che si spegneva quando voleva.
David
in quel momento lo capì.
Come
capì che nemmeno con tutta la forza che possedeva sarebbe riuscito a
staccarselo dalla propria erezione già intensamente eccitata e
questo semplicemente perché non voleva proprio che smettesse.
Ecco
che infatti invece di spingerlo via se lo premette addosso affondando
le dita fra i capelli mossi, sulla nuca, cominciando sommessamente a
spingergli il bacino contro per invogliarlo a continuare, come se
stesse facendo già sesso ma con la sua bocca.
Iker
stesso non capì più nulla ed assecondandolo aumentò il ritmo e
l’impetuosità giungendo in un’unica benvoluta e piacevolissima
direzione.
I
gemiti di David furono estremamente espliciti per quell’orgasmo
sconvolgente e bello.
Se
quello dei giorni precedenti era stato solo un assaggio, questo era
il prodotto quasi intero mentre il resto sarebbe arrivato a giorni.
Tutto
ciò che David avrebbe potuto avere per tutto il tempo che sarebbe
stato lì al Real Madrid.
Un
gran bel prodotto, dopo tutto!
Fantastico.
Negli
spogliatoi, dopo la doccia finita ‘semplicemente’ col secondo
orgasmo, questa volta da parte di Iker visto che David aveva voluto
ricambiare il ‘favore’, giusto per dimostrare che non facevano
solo giochetti erotici dalla mattina alla sera -anche se avrebbero
fatto la firma per poterlo fare-, l’attaccante decise di introdurre
un discorso che l’aveva incuriosito non poco.
-
Ma spiegami una cosa… - Cominciò con un mezzo sorriso che non
voleva essere seducente anche se poi così alla fine era risultato.
Iker che si stava asciugando ed al momento era nudo e coi capelli
bagnati e arruffati, si girò ad ascoltarlo preferendo dargli subito
le spalle. Anche David era nudo e si stava asciugando e
quell’espressione unita ai suoi movimenti di natura elegante, erano
deleteri.
-
Sì? - David ridacchiò ma lo lasciò dargli la schiena sapendo che
altrimenti non sarebbe più riuscito a ragionare lucidamente.
-
A cosa hai pensato, per essere così sereno ed intraprendente, oggi?
- Era davvero una cosa che voleva sapere e non contava il fatto che
non fosse normale da parte sua interessarsi ad un dettaglio simile
apparentemente insignificante. In fondo il risultato era quello che
contava, no? Ed il risultato era che ora aveva Iker.
Il
giovane sospirò indossando con sollievo i boxer, quindi stringendosi
nelle spalle rispose non trovandoci niente di male. Un po’ stupito
lo era, nel sentirgli chiedere una cosa simile, ma non era tipo da
sindacare troppo sulle cose.
-
Ho pensato che tutto questo non durerà per sempre e che certi treni
passano una volta nella vita. Visto che le cose si erano messe così
e alla luce di ciò che mi avevi detto, mi sono deciso. Insomma, dato
che questa cosa ormai era scattata e che avevo dato bene o male il
mio benestare, tanto valeva farla come si doveva e godersela a pieno
per non avere rimpianti. Farla a modo mio. - E quel ‘modo suo’ a
David piaceva eccome.
Ne
era profondamente sorpreso -cosa che lo stupiva a sua volta-, ma gli
piaceva da matti, come se la stava vivendo. Rilassato, contento e
cercando di fare quante più esperienze possibili.
-
L’avevo detto io che eri interessante! - Esclamò allora sorridendo
soddisfatto. Iker si girò sorpreso della sua uscita e lo vide già
con gli slip naturalmente firmati. Si morse il labbro perché
dopotutto quel che nascondevano era ugualmente troppo evidente e così
forse era una tortura maggiore, non sapeva bene.
-
Cosa intendi? - Però a quel punto voleva capirlo meglio anche lui.
Sembrava in vena di confidenze, tanto valeva approfittarne. Si
affrettò ad indossare i pantaloni della tuta dal momento che si
conosceva e sapeva che altrimenti sarebbero finiti per saltarsi di
nuovo addosso. Sembravano incapaci di fare altro quando erano soli.
David
la prese comoda coi propri abiti e giocherellando coi calzini rispose
sempre con un’aria strana eternamente ammiccante:
-
Sei semplice e lineare. Visto che sei in gioco tanto vale farlo bene
ed a modo tuo. Questo è un ragionamento semplicistico che pochi
avrebbero perché ormai sono tutti complicati, sempre a farsi
paranoie o a creare problemi per il gusto di farlo. Tu no. Nessun
problema. Lo vuoi, per qualche strano motivo l’hai accettato dopo
che per correttezza non volevi, ed ora va tutto bene. Sei davvero
quello che mi serve! - Ma non specificò per cosa ed Iker, fra i
mille complimenti che lui candidamente prese per tali, voleva sapere
proprio quello. Gli si avvicinò a torso nudo e con le mani ai
fianchi lo guardò da in piedi, mentre l’altro infilatisi i calzini
rimase seduto a fissarlo sempre con quell’aria allusiva.
-
Ti servo per cosa? - In realtà pensava di saperlo ma voleva averne
conferma.
David
si appoggiò allo schienale della panchina su cui era e intrecciò
comodamente le dita sulla nuca, poi piegò la testa di lato e disse
insinuante:
-
Per essere felice qua. - Come se conoscesse già tutto il suo futuro,
ovvero che non si sarebbe fermato lì per sempre e che sarebbe andato
avanti spostandosi fra un paio di anni.
Iker
si incupì capendolo e arricciò spontaneamente le labbra. Quel gesto
piacque molto al compagno che però non si mosse, rimase in intimo
con le braccia alzate dietro la testa.
-
Grazie, ma visto che sei così ben disposto mi fai un favore? -
-
Tutto quello che vuoi. - Sembrava più un ‘Sono tutto tuo’.
Iker
si avvicinò, gli sciolse le gambe elegantemente accavallate
infilandosi in mezzo e incrociando le braccia al petto disse:
-
Puoi evitare, finché sei qua, di specificare che non ci rimarrai per
sempre? - David un po’ stupito ed un po’ lieto di questa
manifestazione d’affetto pura, chiese cadendo dalle nuvole:
-
Non ti piace considerare che un domani me ne andrò? -
-
No è solo che… non ipotecare il futuro. La stiamo vivendo perché
hai bisogno di me e mi fai impazzire. Va bene. Facciamolo come
vogliamo, a pieno. Ma non pensiamo al futuro, in nessun modo. Per
favore. - Il per favore finale fu un sussurro supplichevole che
sciolse David e sorridendo con dolcezza gli chiuse le gambe intorno
alle sue e infilò un dito nella cintola dei pantaloni fortunatamente
comodi. L’attirò a sé e al contempo si avvicinò col busto
portandosi in avanti. Iker rimase immobile compiaciuto da quel suo
atteggiamento e contemporaneamente incuriosito dalla sua risposta e
quel sorriso tenero.
-
Va bene, non lo farò più. Dopotutto sono appena arrivato. - Fece
infatti con un tono basso e penetrante, stranamente serio. Scivolò
poi con le mani sul ventre rilassato che si tese brevemente al suo
contatto, l’accarezzò continuando a piene mani sulla vita e nella
schiena. Lì scese sui glutei e appoggiando la testa all’altezza
dell’ombelico lo cinse stringendolo con malizia e al contempo
dolcezza, come se fosse possibile essere entrambi.
Iker
ne rimase turbato da quel gesto insolito, ma si lasciò abbracciare e
palpeggiare contemporaneamente, infatti finì per accarezzargli il
capo a sua volta, sui capelli corti che facevano quel piacevole
effetto pungente al tatto.
Il
primo momento affettuoso fra i due.
Tanto
spontaneo quanto sconvolgente, solo che sebbene uno decise di
goderselo e basta, l’altro ne fu interiormente turbato. Fu comunque
bravo a nasconderlo e fare finta di niente, come ormai era abituato
per gran parte della sua vita.
David
rimase così, con l’orecchio sulla sua pelle calda ed ancora un po’
umida per la doccia, le mani aggrappate al suo fondoschiena
estremamente piacevole e gli occhi chiusi.
In
totale rilassamento.
Iker
invece lo tenne con sé sentendosi davvero una specie di salvagente.
Ebbe
un chiaro quadro di quel complicato e strano ragazzo proprio in
quell’istante, senza quasi respirare per non disturbarlo.
Il
personaggio che si era costruito lentamente si stava ritorcendo
contro la sua serenità e l’unico modo per essere davvero felice
era cercare il vero sé stesso. Il problema era che poteva farlo solo
di nascosto perché ormai per tutti era quello che era e non poteva
cambiare.
Mister
David Beckham, il sex symbol più desiderato e ricco al momento, la
cui fama lo precedeva.
Quello
che voleva davvero, in realtà, era solo una piccola e vera parte di
sé stesso. Senza dover essere tutti e nessuno allo stesso tempo.
Ebbe
per un attimo un senso di tenerezza e dispiacere, consapevole che
comunque quello con lui sarebbe stato davvero solo un periodo e che
poi magari tutto sarebbe tornato come sempre. Ed allora poteva dire
che quel piccolo paradiso che voleva e poteva offrirgli sarebbe valsa
la pena, se aveva un limite di tempo?
Non
trovò risposta ma decise che non l’avrebbe nemmeno cercata.
Comunque
era una scelta di David, non sua.