CAPITOLO V:
TU
SEI GIA’ SISTEMATO
Mai
fine di vacanze estive fu più benvoluta!
Aspettando
che i giorni volassero -cosa che dispettosamente non facevano
nonostante lui lo volesse- finalmente il fatidico giorno di ritorno
in club giunse.
Il
ritiro precampionato che normalmente facevano da metà Luglio in poi,
comprendeva diverse tappe in giro per il mondo per poter disputare
alcune amichevoli in vista di una preparazione alla Liga di fine
Agosto.
L’incontro
per tutti fu a Madrid, al centro sportivo, per poter andare insieme
coi mezzi della società nella città di disputa della prima
amichevole, per chi non poteva esserci tal giorno, tal ora in tal
posto, l’incontro era direttamente nell’albergo che li avrebbe
ospitati qualche giorno dando loro a disposizione un campo da calcio
lì nei pressi.
La
partita non sarebbe stata subito.
L’albergo
era in una zona per i ritiri delle squadre di calcio, quindi era un
po’ isolato e immerso in una piacevole boscaglia che forniva
privacy a volontà. Dall’edificio al campo c’era qualche minuto
di cammino e i ragazzi si muovevano con dei macchinari simili ai golf
car, guidati da uno degli addetti che trasportavano tre di loro per
volta.
David
arrivò direttamente nel posto del ritiro.
Non
c’era da dirlo.
Iker
non aveva più ricevuto suo notizie, nemmeno per sbaglio o per
messaggio. Pensando si fosse volatilizzato aveva cominciato a credere
che anche se fosse tornato in squadra, non gli avrebbe rivolto la
parola convinto che avesse cambiato idea.
Si
era preparato all’eventualità nel momento in cui si erano separati
allo stadio quella sera di settimane indietro.
David
era un alieno, capirlo era impossibile anche se si era prefissato lo
scopo di farcela prima o poi. Il fatto di volerlo non implicava anche
il riuscirci, però i tentativi di analizzarlo c’erano.
Giusto
quelli visto che non l’aveva, per l’appunto, né visto né
sentito nemmeno per sbaglio.
Quando
l’aveva intravisto in albergo lo stomaco gli si era contorto e
sebbene il suo stupido cuore infantile avesse fatto quattromila
capriole facendogli provare la prima sensazione d’infarto della sua
giovane vita -la seconda in realtà visto che la prima era stata
quando aveva avuto il primo contatto erotico con David-, poi aveva
subito piantato il broncio deciso a non salutarlo e non calcolarlo
nemmeno di striscio!
Sapere
che andava in vacanza con la famiglia preparandosi a non vederlo e
sentirlo era una cosa, riuscirci effettivamente a sopportare il fatto
era un altro. Tanto che non ci era riuscito visti tutti gli atroci
tormenti auto inferti nell’attesa di rivederlo.
“E
stare così male un’altra volta, alla prossima separazione ovvia e
programmata? Mai e poi mai! Chi me lo fa fare?”
Se
l’era detto.
Sì,
Iker se l’era detto.
Giusto
quello.
Seguendo
i propri compagni verso la hall per prendere le chiavi delle camere e
disporsi a piacimento nelle stesse, fece proprio come se David non
fosse lì ad aspettarli da un pezzo, seduto nella sala relax
adiacente all’ingresso. Discutendo su come sistemarsi si era
stupito di vedere che tutti davano per scontato che lui stesse con un
certo qualcun altro già arrivato, quindi vedendo che nessuno lo
contemplava come possibile compagno, ad un certo punto esasperato
chiese:
-
Ma io con chi sto? -
Le
risatine e le battute arrivarono tutte in una volta, allusive,
pesanti e oltremodo sfacciate, tanto che Iker rimase basito a
guardarli allontanarsi nei rispettivi piani coi rispettivi compagni
piantandolo in asso.
La
sua faccia da pesce lesso fu encomiabile e quando si sentì toccare
la spalla quasi saltò nel non aspettarsi più nessuno in suo
soccorso.
Quando
si girò si rese conto che quello non era il soccorso ma l’affondo
definitivo.
David
sorridente come uno squalo bianco, stava lì davanti a lui ammiccante
e sembrava si stesse pregustando il suo banchetto prelibato.
Come
se avesse saputo già in anticipo del suo tentativo di piantarlo per
non essere stato contattato nemmeno una volta nell’arco di così
tanto tempo.
-
Tu sei già sistemato! - lo disse con sicurezza come se non ci
potessero stare repliche.
“Illuso!”
Pensò
Iker battagliero convinto di poter benissimo fargli crollare i suoi
piani perfetti.
In
realtà l’illuso era lui visto che quando rimase due secondi in più
per osservare il suo viso che non vedeva da settimane, perse tutta la
propria certezza e la combattività.
Prese
respiro pronto a ribattere per mandarlo a quel paese e poi al momento
di farlo si spompò ammosciando le spalle.
Alla
fine gli era semplicemente mancato, mancato tanto, troppo, in un modo
imprevisto e pericoloso.
Non
voleva lasciarsi così tanto andare ma sapeva che fra il dire e il
fare per lui c’era di mezzo… David!
David
che si controllava mostrando una parte di sé, quella che di volta in
volta tutti volevano e si aspettavano o che magari serviva, ma mai
quella che aveva davvero dentro.
Falso?
Ipocrita? Doppiogiochista?
In
molti l’avrebbero definito a quel modo, Iker ancora non trovava un
termine che lo soddisfacesse poiché non era sicuro che si trattasse
solo di quello… falsità era riduttivo, trattandosi di uno
complicato e strano come lui.
Decise
che aveva ancora tempo per trovare tutte le definizioni del caso, ma
comunque non avrebbe mollato.
“Certamente
però non te l’asciughi tanto facilmente!”
Pensò
comunque risoluto.
-
E dove, in giardino? - Chiese con ironia facendo ridere David in quel
suo modo elegante. Essere eleganti perfino nel ridere era qualcosa di
esagerato ma nel guardarlo uno non poteva che asserire che lo fosse
davvero.
Non
si scomponeva nemmeno se era estremamente divertito da qualcosa.
Non
se era in pubblico davanti a più di una persona che non riteneva
all’altezza delle sue espressioni spontanee e naturali, che
potevano magari anche essere buffe.
-
Se vuoi svendere la tua privacy fa pure ma io nella mia camera ho un
letto che mi avanza… non so se sia comodo ma pensavo di testarlo
stanotte. - Il non detto, che non avrebbe potuto viste le orecchie
indiscrete che per fortuna non videro il verde dei suoi occhi furbi
brillare maliziosi, fu ‘testarlo stanotte con te, chiaramente!’
Chiaramente!
Iker
divenne di un paio di colori capendolo e dandosi dell’imbecille per
non sapersi più controllare dopo appena dei giorni che non lo
vedeva, lo precedette col proprio borsone in ascensore, dando per
scontato che il gran signore avesse preso una camera nel piano più
isolato di tutti, quello che magari non aveva nessun ospite.
Giusto
per essere sicuri che nessuno sentisse i loro gemiti notturni!
Come
da lui immaginato, la camera era proprio all’ultimo piano e non
erano proprio da soli ma quasi. Le stanze vicino e di fronte alla
loro erano ovviamente vuote.
Iker
lo guardò con un sopracciglio alzato nell’entrare in camera
insieme, David lo notò e come se non lo sapesse, gli chiese
innocente:
-
Che c’è? -
Iker
rispose spontaneo:
-
Come diavolo sei riuscito a prenderti una camera così isolata? Cioè,
non può bastar dire che tu sei Mister David Beckham… o sì? -
chiese esitando realizzando che forse poteva anche bastare
effettivamente…
David
sorrise di nuovo in quel suo modo misterioso che diceva tutto e
niente e non rispose uccidendolo all’istante nel mostrargli il
letto matrimoniale.
Iker
rimase senza parole per lunghissimi minuti, mentre cercava di
ricordare come si respirasse e come si muovessero le labbra per
parlare.
Alla
fine si ricordò e riuscì a proferire verbo, seppure con un tono
alquanto strozzato:
-
Come… come cazzo gli hai chiesto una camera matrimoniale sapendo
che avresti dovuto condividerla con qualcuno? -
-
Voglio una camera matrimoniale. - Rispose indicandogli come l’aveva
chiesta.
Iker
si girò a guardarlo scettico:
-
Con quel tono? -
David
sorrise composto ma divertito:
-
Certo. -
-
Allora capisco! - Fece subito Iker buttando in un angolo il suo
borsone e scuotendo il capo pensando che quello fosse una bestia
unica e rara!
David
si stupì della sua reazione così presto accondiscendente, quindi
mettendo le mani in tasca e appoggiandosi alla porta chiusa, chiese:
-
Cosa capisci? - Ma forse lo sapeva e semplicemente adorava sentirselo
dire. Da lui, s’intendeva.
Iker
alzò di nuovo un sopracciglio scettico ma questa volta anche con una
punta di malizia nello sguardo non più troppo ingenuo come qualche
settimana fa.
-
Se l’hai chiesto con quel tono quelli avranno sperato che la
volessi per poter fare le tue porcate con loro! - E non indagò
nemmeno se l’assistente alla hall fosse uomo o donna, ad Iker non
interessava, sapeva che comunque il risultato non cambiava!
David
questa volta non trattenne una risata spontanea e nel farla più
eccessiva del solito ed estremamente liberatoria, pensando che le sue
sparate semplici e naturali gli fossero mancate da morire, si coprì
gli occhi con una mano, come se fosse indecente ridere in quel modo.
Abitudine.
Iker
lo notò e in poche falcate gli fu davanti a togliergli la mano per
poterlo vedere bene.
David
smise subito non capendo cosa stesse facendo, quindi il compagno
rispose semplicisticamente:
-
Sei più bello se ridi come diavolo ti pare, invece che contenerti
con quella risatina elegante. Che per carità, su di te è
stramaledettamente erotica comunque, ma non è una di quelle che ti
libera davvero! Così ti preferisco! -
Ma
sapeva che quella poteva essere riservata solo a lui e non se ne
lamentò ritenendosi speciale.
David
che invece non lo faceva apposta a lasciarsi andare solo con Iker in
privato, si rese conto che aveva ragione e divenne serio chiedendosi
come fosse possibile e quando avesse cominciato a farlo.
Non
se ne era nemmeno accorto, gli era venuto spontaneo.
Iker
captando al volo la natura del suo momentaneo turbamento, un
turbamento che poteva sembrare tale solo ai suoi occhi poiché ormai
lo conosceva effettivamente meglio degli altri, gli strinse il viso
di slancio e battendogli le mani sulle guance gli fece emettere un
lamento alquanto buffo. Infine ridendo soddisfatto gli tappò la
bocca con la propria, spegnendo repentinamente il sorriso ed il
divertimento per fare spazio a qualcosa che gli era mancato
infinitamente.
Solo
ora poteva capire effettivamente quanto e non solo lui, anche il
compagno che stupito lo ricevette trovandosi a prenderlo per i
fianchi per non farlo scappare via.
Nell’intreccio
delle loro lingue l’emozione si fece strada in entrambi facendo
calare un velo di serietà ed intensità che era decisamente nuova
per loro. Quasi che avessero avuto bisogno di quel bacio e non per un
fattore fisico ma totalmente interiore.
Iker
non se ne sconvolse molto, aspettandosi una cosa simile nel momento
in cui l’avrebbe rivisto dopo tanto tempo di separazione e tanto
che gli era mancato. David però sì che se ne sconvolse.
Se
ne sconvolse eccome eppure più lo baciava immergendosi nella sua
bocca e prendendosi il suo sapore ubriacante, più non riusciva a
contenersi e prendere in mano la situazione, lasciandosi andare senza
remore.
Se
lo chiedeva con una piccola parte di sé.
Come
poteva riuscirci?
Eppure
la separazione gli sarebbe dovuta servire a riprendersi in mano… le
cose non potevano sfuggire dal suo controllo, la sua vita si basava
su questo. Sul mantenere tutto sul piano che lui voleva.
Se
lasciava che le cose andassero da sole poi che ne sarebbe stato di
lui?
Come
sarebbe potuto tornare a casa e vivere la vita di prima in attesa di
quella con lui, quella che voleva maggiormente e che sperava
riempisse di più e di più e di più i suoi giorni?
Domande
sbaragliate dalla comunque troppo grande voglia della sua bocca,
della sua lingua, della sua pelle, del suo viso, del suo corpo.
Quando
si sentì trasportare in Iker più che mai, un Iker eccessivamente
disposto nei suoi confronti, in una maniera totalizzante e semplice
come non mai, si ricordò di dove erano. Una camera. Un buon posto
per fare certe cose. Peccato che il tempo non fosse ideale.
Tempo
in quanto orari… quando la sua mente rispose alle sue domande di
rito, ovvero ‘è il momento adatto?’, capì che così non era.
No,
per niente.
Ansimante
e a fatica si separò dalle sue labbra e Iker si lamentò cercando di
riprendersele. David sorrise compiaciuto di quel suo gesto, ma lo
trattenne a qualche centimetro dal viso tenendo il suo fra le mani,
con fermezza e pienezza.
-
Ci aspettano giù per la prima riunione di squadra. -
Si
era registrato tutto il programma nei dettagli, con tanto di orari e
di tempistiche, questo per programmare anche i momenti privati con
Iker e decidere quando aveva abbastanza spazio per dedicarsi a lui
senza interruzioni seccanti e soprattutto per goderselo a pieno, come
voleva.
Iker
non capì nemmeno una parola e David continuando divertito dovette
ripetergli due volte, alla terza il portiere imprecò nascondendo il
viso contro il suo collo insieme ad un sospiro insofferente.
-
Non possiamo mica cominciare così… - Si lamentò.
L’altro,
deliziato dalla sua reazione, se lo strinse contro carezzandogli la
nuca e la schiena con fare protettivo e dolce, un modo che non aveva
ancora usato.
Fu
qua che Iker cominciò a percepire tutto il resto del suo mondo.
David
non era proprio per niente ciò che appariva.
O
meglio.
Seducente
a volontà e ok, ma non solo… quella dolcezza non l’avrebbe mai
dimenticata, specie perché non sarebbe stato un evento isolato.
Così
come i suoi lati infantili e giocosi che non aveva ancora rivelato. O
la profondità di cui era padrone insieme a quella sensibilità
sconcertante.
Lati
più che positivi. Umani. Che però per qualche motivo David teneva
per sé come se fossero dei difetti orrendi.
Più
strano di lui non ne aveva incontrati, si disse il giovane senza
sapere che nemmeno in futuro poi non ne avrebbe incontrati. Non di
più strani.