CAPITOLO VIII
ANDARCI PIANO
David fu il primo a
svegliarsi e restò fermo per non disturbare Iker che dormiva beato
con un braccio intorno alla sua vita, le labbra contro la sua spalla.
Era strano addormentarsi
pensando di essersi innamorato.
Ed era strano pensarlo
dopo aver fatto l'amore. L'amore, non sesso. E per di più davvero
sentito.
Iker nella foga del
momento gli aveva detto che l'amava ma probabilmente erano quelle
cose che si dicevano, dubitava l'amasse veramente, non sapeva ancora
niente di lui, non davvero. Sapeva ciò che gli mostrava ed era il
suo lato infantile e bambinesco, era la voglia di ridere e non
pensare a nulla, quella di scherzare e giocare. Non c'era altro che
sapeva.
Sicuramente non era
innamorato ma c'era di più.
David non sarebbe rimasto
per sempre, lo sapeva. Non si rimane mai per sempre in una squadra.
Sarebbe andato via prima o
poi e separarsi da uno che si amava era sempre brutto.
Si chiese se dovesse fare
marcia indietro. Era in tempo.
Forse doveva lasciar
perdere.
In quello il telefono
suonò, era la sveglia programmata; David mise giù la cornetta dopo
averla alzata e tornò da lui a guardarlo.
Iker aveva aperto gli
occhi, si incrociarono con gli sguardi e sorrisero insieme spontanei.
Lo vedeva come un ragazzino, ancora. Eppure era stato un amante
fantastico quella notte.
- Ero deludente? - Chiese
scherzando riferendosi alla battuta fatta durante l'evento.
Iker la ricordò e nascose
il viso contro il materasso ridendo.
- No direi di no... -
Mugugnò. David sorrise e gli baciò la testa fra i capelli arruffati
e ricci.
Lo spagnolo si arrampicò
sul suo busto e gli baciò il petto per poi sistemarsi meglio.
- E' stato bellissimo... -
Ammise senza problemi per come poteva apparire.
L'altro si stupiva sempre
della sua onesta chiarezza, era semplice. Dio, come gli piaceva la
sua semplicità.
- Grazie. - Rispose mentre
cercava una soluzione ai propri dubbi prima di sbilanciarsi.
- E per te? - Chiese
curioso ed ansioso alzando la testa per guardarlo, David sorrise
intenerito.
- Anche per me. - Ricambiò
con luminosità. Non poteva tornare indietro. Però doveva provarci.
Tirare il freno, si disse fra sé e sé.
“Una parola!”
Le mani corsero sul fondo
della schiena e quando trovarono le sue curve sode cominciò a
giocare con esse.
Iker rise e si dedicò ai
suoi capezzoli con tanti pizzicotti. Erano perfetti insieme, si
diceva il giovane che non voleva pensare a niente di complicato.
Stavano benissimo.
David quella mattina non
tirò il freno a mano, anzi.
David comunque non si
confidava con nessuno ed Iker sapeva che voleva la cosa rimanesse
segreta. Cioè era cosciente che ormai i suoi compagni sapevano di
loro ma non voleva alimentare le notizie con altre informazioni,
quindi sebbene volesse parlarne con qualche amico, preferiva
evitarlo.
Non pensava d'aver molto
da dire, viveva su una nuvoletta ed era felice.
Ora era tutto suo.
Allenarsi in gruppi
diversi fece sì che David trovasse la sua lucidità e provò a
pensare ad un piano.
Forse se l'avesse visto
provarci con un altro, avrebbe smesso di pensarlo.
Avrebbe dovuto capire se
Iker si era preso davvero, a che punto era, ma pensava che se
l'avesse allontanato in quel momento avrebbe avuto buone possibilità
di gestire a modo suo la cosa.
Iker dapprima lo vide
scherzare troppo con Zinedine. Aveva un ottimo rapporto con lui,
sapeva che erano amici, ma ci rimase male quando lo vide scherzare in
quel modo speciale che di solito riservava a lui.
Poi nei momenti in cui
avrebbero potuto stare insieme, lo vide che lo evitava.
Iker con delusione
cominciò a pensare che era di quelli che puntava al sesso e che poi
quando lo aveva cambiava aria.
Con lo stomaco stretto in
una morsa saltò il pranzo. Era orribile. Era una cosa atroce.
Ci aveva creduto, non lo
nascondeva. Si era illuso anche se lui non gli aveva mai detto
niente.
Però aveva pensato che
per lo meno nel periodo in cui sarebbe stato lì, sarebbe potuto
essere suo.
Che illuso, si disse
amaro.
David non era di nessuno,
nemmeno sua moglie.
Era un montato, aveva
creduto di essere chissà chi, invece non era nessuno.
Nessuno.
Solo uno dei tanti.
Di malumore evitò tutti,
chiunque provasse ad avvicinarsi lui grugniva qualcosa e svicolava.
Nessuno gli parlò per
tutta la giornata, specie David, e saltò anche la cena.
Il caldo era molto, gli
allenamenti duri, le forze spese tante e non mangiare per una
giornata intera non era una grande idea.
Iker si sentiva senza
energie ma non voleva cedere di un passo e all'idea di andare in
camera e non trovarlo lo angosciava.
Quando entrò
effettivamente non c'era, la rabbia montò mentre se lo immaginava
con Zinedine. Come osava?
Come poteva osare?
Aveva preso un piano
intero per poter avere intimità, lo scopava la prima notte e poi lo
piantava così. Che presa per il culo era mai quella?
Voleva chiuderlo fuori
dalla camera e annullarlo ma al tempo stesso voleva vederlo in faccia
e dirgli quanto stronzo fosse.
Doveva farlo. Necessitava.
Un bell'insulto, poi avrebbe cambiato camera.
Nel mentre rifece le
valige disfatte il giorno prima.
David arrivò quando erano
a metà.
Non si fermò dal mettere
rabbiosamente dentro i suoi vestiti e David capì che era il momento
per porre un muro fra loro ed evitare il disastro fra qualche anno.
Ora o mani più. Eppure gli dava fastidio, gli dava un fastidio
immenso.
Un fastidio mai visto.
Si dava dell'idiota, non
ne aveva il diritto, era proprio quello che aveva voluto. Dirglielo
non serviva, l'avrebbe legato a sé maggiormente. Spingerlo a
lasciarlo era l'unica.
Così poi nessuno avrebbe
più sofferto.
Era in tempo, si diceva.
- Che fai? - Chiese deciso
ad interpretare una delle sue solite parti, era abituato ormai.
Sapeva come si faceva. Si metteva via i veri sé stessi e si usava
una splendida maschera.
Una maschera da bastardo
insensibile.
- Niente, tolgo il
disturbo! - Rispose acido, i movimenti secchi, aveva quasi finito.
David doveva alimentare la
sua rabbia e spingerlo ad odiarlo davvero. Era giusto. Così sarebbe
stato facile.
Eppure non gli piaceva.
- Non disturbi mica... -
Iker si rivoltò come una furia e buttò a terra i vestiti che aveva
in mano...
- Certo che disturbo o non
mi avresti già scaricato! E per inciso, potevi avere almeno la
decenza di dirmelo! Non sono un bambino, lo accetto! Ma la chiarezza
di dirmi 'Sai Iker, volevo solo scoparti ora puoi andartene' era il
minimo! Si chiama rispetto! Sapevo di essere solo un divertimento ma
mi ero illuso per lo meno di esserlo in tutta la tua permanenza qua,
ma evidentemente non sono abbastanza divertente. Alla fine sono stato
io a deluderti! Che ironia! Però sei un pezzo di merda, in questo
modo è davvero meschino, credimi! -
Dopo lo sfogo quasi
urlato, Iker riprese i vestiti, li accartocciò e li ficcò furioso
nel borsone, poi lo chiuse ma tirò la zip con troppa foga ed infatti
si prese il dito che si pizzicò e sanguinò leggermente. Iker lo
ignorò e chiuse, poi prese il borsone e fece per dirigersi alla
porta dove lui era davanti. Si fermò e lo fissò torvo.
- O ti sposti o ti passo
sopra e nello stato d'animo in cui sono non vedo l'ora di farlo! -
Esclamò con un ruggito.
Era veramente fuori di sé.
David su due piedi dovette
decidere e non fu facile. Si ripeteva di spostarsi e lasciarlo andare
ed al tempo stesso non voleva. Non voleva proprio.
Voleva prenderlo e
stringerlo e scusarsi.
Non voleva che se ne
andasse e che stesse così. Era fuori di sé, si era anche fatto
male, tremava dal nervoso.
Cosa gli aveva fatto?
- Iker... - Mormorò
lottando con sé stesso.
- David, se volevi che
finisse dopo la scopata bastava dirlo. Sei stato ridicolo a fare
tanto solo per portarmi a letto, comunque! - David si ribellò, non
voleva passare per uno così... non era uno così... o meglio sì ma
con lui non lo era stato.
Si sentiva pessimo per
quello e la sua bocca parlò fuori dal proprio controllo, perchè
l'idea di passare per disonesto quando per una volta nella sua vita
non lo era stato, era insostenibile per lui.
- Non ho fatto tutto
questo solo per scoparti! - Iker buttò giù il borsone con un tonfo
e gesticolò furioso.
- SMETTILA DI PRENDERMI
PER IL CULO! - David guardava il suo dito che sanguinava, incapace di
pensare che dovesse curarselo si chiedeva come potesse pensare più a
quello che alla conversazione.
- Dio Santo Iker, ero
spontaneo! Ero dannatamente spontaneo! Non l'hai capito? -
- Spontaneo? Eri spontaneo
quando mi scopavi? -
- Sì, cazzo! E lo sono
ora! Guarda come parlo! Io odio parlare così, gesticolare, alzare la
voce! - Era vero, pensò Iker in un istante. Tentò disperatamente di
fermarsi. Non capiva. Non capiva proprio. La testa gli esplodeva e
non capiva.
- Eri spontaneo quando mi
hai scopato e con ciò? Perchè diavolo non mi parli? Ti tieni tutto
dentro e pensi che io possa capirti! L'hai detto tu! Sono una persona
semplice! Dimmi solo quello che vuoi e mi andrà bene! Se vuoi
smettere, smettiamo, se vuoi che andiamo avanti... allora... non fare
più così! Se mi stavi mettendo alla prova evita che la prossima
volta ti tiro il borsone in faccia! Odio queste cose! Cosa c'è
David? - Ora il tono si era calmato molto, la voce supplicava, non ce
la faceva più e a David si strinse il cuore, anche lui era
esasperato, non voleva farlo stare così male e più si rendeva conto
di queste cose, più sapeva che si stava scavando la fossa e lui non
era tipo.
- Io... io... - Era la
prima volta che balbettava, non sapeva come comportarsi. Non gli era
mai successo. Sapeva cosa andava fatto per il proprio egoistico bene
ma detestava l'idea di ferire ancora Iker.
Si stava innamorando, si
ripeteva. Era solo quello. Si stava innamorando di Iker.
E non voleva ma non poteva
farci niente.
Era così amare?
Iker avanzò e gli prese
le spalle scuotendolo senza resistere più.
- Mi vuoi parlare,
dannazione? Cosa ti è preso oggi?! -
- Volevo allontanarti!
Stavamo correndo troppo! Mi hai detto che mi amavi ed anche se sono
cose che scappano mentre si fa l'amore e non si pensano davvero io...
io mi sto coinvolgendo troppo. Volevo rallentare! Quando ho staccato
da te ho visto le cose chiaramente. Era questo che dovevo fare. Che
era giusto. Ma... ma io non ce la faccio a vederti così... non
voglio che te ne vai e non mi parli anche se puntavo a questo...
voglio che sia tutto splendido fra noi. Voglio te, non voglio altri.
Ora come ora tu per me sei la mia unica oasi dalla vita vuota e finta
che ho a casa... e davanti ai riflettori. Tu sei la mia unica verità.
E... - Esitò, abbassò lo sguardo e si sentì piccolo, più piccolo
di Iker. - e mi spaventa. - Lo disse infine.
Iker ci rimase di stucco,
non avrebbe mai immaginato una cosa simile. Tutto ma non questo.
Aspettò un po', poi
quando capì che era sincero, sconvolto da ciò che gli diceva, lo
abbracciò forte. Gli nascose il viso contro il proprio collo e
adagiò la testa sulla sua. Si ricordò un dialogo avuto all'inizio.
David a volte aveva la sensazione di perdere sé stesso in quella
splendida costruzione che era la propria vita. Aveva fatto tanto per
arrivare a quel punto.
Essere il più perfetto
possibile. Una moglie fantastica, dei figli meravigliosi, era bello,
ricco, famoso, un calciatore bravissimo che giocava in una squadra
prestigiosa. Aveva tutto. E non era uno che faceva cavolate, si
impegnava nel suo lavoro e poi andava a casa a fare il marito che
tutti desideravano ed il padre che tutti sognavano.
Insomma, era perfetta la
sua vita, si era impegnato molto per arrivare a quel punto, per
essere quello più invidiato, ammirato e desiderato sulla faccia
della Terra.
Però a volte non sapeva
più chi era.
Quel dialogo era stato
breve ma illuminante.
'A volte è come se non
fossi presente...'
'A volte mi perdo
davvero...'
'Dove vai?'
'Cerco dove io sia
finito...'
'Tu?'
'Sì, il vero David.
Quello che ero prima di diventare questa creatura perfetta...'
'Ti sei impegnato molto
per diventarlo...'
'E non ricordo più chi
sono...'
Iker non lo sapeva, sapeva
solo che dietro quella maschera d'oro c'era dell'altro ed era da
quello che era attratto.
Da quel David scemo che
gli faceva i dispetti.
Da quello che sapeva
essere tremendamente dolce.
Da quello che lo faceva
sognare.
- Va bene, se vuoi ci
andremo piano... ma basta che me lo dici, non serve che fai queste
cose contorte e strane... dimmi le cose così come ce le hai.
Semplicemente. - Iker era così e magari, si disse David, stando con
lui avrebbe imparato ad essere più come lui.
- Scusami... sono abituato
ad essere così e non so più come si fa ad essere onesti... - Iker
trovò in quella sua confessione una tristezza di fondo senza fine e
aumentò la stretta cercando di infondergli tranquillità.
- Te lo dirò io come si
fa. Ti aiuterò. E ti dirò anche chi sei... - David aveva bisogno di
ossigeno, si rese conto che non respirava da quando l'aveva
abbracciato e chiudendo gli occhi alzò la testa e trovò le sue
labbra. Respirò e lo baciò. Le mani corsero sotto la sua maglietta,
sulla sua schiena, l'attirò a sé con maggior bisogno e alla cieca
lo condusse sul letto, si sedette sotto e se lo tirò sopra, si
stesero insieme continuando a baciarsi. La pace si spandeva a macchia
d'olio sempre più mentre lo faceva suo, mentre le lingue erano
insieme in quella fusione carica di sentimento.
Ne aveva bisogno, David lo
sentiva chiaramente dentro. Il proprio bisogno di lui, del suo
piccolo Iker.
Infilò le mani sotto ai
pantaloncini ed ai boxer, glieli tirò giù e gli carezzò
l'apertura, si infilò con esperienza ed Iker smise di baciarlo per
gemere.
- Toglili... - Mormorò
David sulle sue labbra aperte ansimanti, Iker lo fece febbrile con la
voglia già accesa e l'altro si tirò fuori la propria erezione, dopo
di che si prese il ragazzo e se lo sistemò sopra seduto a
cavalcioni, lo condusse su di sé con abilità e lo spagnolo morì
per quel metodo.
Era la sua seconda volta
ed era quasi come fare l'attivo.
Le mani di David lo
tenevano per la vita e lo gestivano con decisione ed una certa forza,
Iker faceva leva sulle ginocchia e si teneva alla spalliera del letto
dove la testa di David poggiava; si adagiò piano e si rialzò
tornando a scendere aspettando che il dolore si placasse. Quando
trovò che le cose andassero meglio, insieme trovarono il ritmo ed
anche se non era completamente piacevole ad Iker andava bene che
David ora fosse in pace.
Lo vedeva rilassato e
rischiarato ed i suoi gemiti gli piacquero. Si concentrò su quello.
Su di lui. E fu sopportabile.
Il suo ragazzo aveva
bisogno di lui, si disse. L'avrebbe aiutato. Avrebbe fatto di tutto
per lui.