CAPITOLO IX:
MA NON DOVEVI RALLENTARE?
Il dito di Iker non aveva
sanguinato molto, presentava solo un piccolo graffio sul lato della
falange. Al mattino si era lavato ed a fatica si era trascinato agli
allenamenti saltando la colazione per i mille pensieri che aveva.
David gli dava molti
grattacapi. Si stavano innamorando entrambi e non ci sarebbe stato
niente di male se David non avesse avuto paura di soffrire.
Fondamentalmente doveva essere quello.
Nessuno voleva soffrire,
nemmeno Iker, però non voleva perdersi cose belle nel mezzo.
Pensò che fosse stupido
perdersele solo perchè poi era brutto lasciarsi da innamorati, però
lui era giovane ed alle prime armi e gli pareva che David fosse quasi
un dio... magari alla lunga avrebbe avuto ragione lui.
Preso da questi problemi e
da come tirare fuori il vero David da quell'inglese, non si accorse
di quanto il sole fosse cocente e di quanto fosse faticoso allenarsi
con lo stomaco vuoto da ventiquattro ore intere se non anche più.
Stava facendo dei normali
esercizi quando si sentì mancare, si fermò un attimo, bevve
dell'acqua e tornò ad allenarsi. La seconda volta non gli andò
bene.
Esercizi al tiro ed alla
parata.
A turno gli attaccanti
tiravano in serie e lui doveva buttarsi e parare.
Passò il primo e segnò,
passò il secondo e segnò, passò il terzo e segnò.
E non si rialzò.
Aspettando che si tirasse
su e vedendo che non dava cenni di vita, David ci mise due
nanosecondi a fiondarsi da lui, il primo fra tutti.
Lo girò.
- Che diavolo ti prende? -
Quando vide che era svenuto fece cenno alla panchina di far venire
qualcuno, l'agitazione tutt'intorno mentre c'era chi urlava, chi
correva e chi imprecava.
David paralizzato gli
prese il viso e lo scosse chiamandolo, cercava di mantenersi calmo ma
l'agitazione l'attanagliava. Non gli piaceva sentirsi in quel modo.
- Iker? Forza ragazzino,
non dormire! - Era una difesa naturale, portare le cose sullo scherzo
per poter mettere un muro, corazzarsi, non farsi vedere preoccupato e
debole. Dentro di sé stava morendo.
Iker si riprese quasi
subito, David prese l'acqua che gli tirarono e gliela rovesciò in
faccia e quando lo spagnolo spinse via la bottiglietta l'altro
l'abbracciò di slancio.
- Non sono una
principessa! - Fu la sua risposta. - Ho solo avuto un mancamento! -
- Un mancamento?! - David
lo lasciò per sgridarlo. - Iker, sei svenuto! Già dal fatto che ti
facevi infilare tutti quei goal ho capito che non stavi bene, ma
quando non ti sei rialzato... - esitò per non dire qualcosa di
svenevole ed esagerato ed Iker alzò un sopracciglio interessato al
resto.
- Cosa? - David fu salvato
in corner dal medico della squadra che stava sempre con loro, lo tirò
su con un altro e lo portò in infermeria.
Iker si disse che sarebbe
tornato sull'argomento.
Poté farlo prima di
quanto avrebbe pensato.
David si presentò con del
cibo sano ed energetico ed il dottore che aveva constatato si
trattava solo di quello, li lasciò soli su richiesta del campione.
Iker era seduto sul letto
e quando vide le barrette energetiche si sentì lo stomaco
contorcersi dalla fame.
- Serviva digiunare così
tanto? - Lo sgridò David dandogli gli snack.
Iker li mangiò e fra un
morso vorace e l'altro, commentò.
- Se tu eviti di fare lo
stronzo! - David scosse il capo. Aveva sempre delle risposte pronte.
Si sedette nel letto con
lui e lo guardò mangiare. Aveva più colore, stava decisamente
meglio.
- Hai avuto un calo di
zuccheri, poi è venuto fuori che non hai mangiato tutto ieri ed oggi
hai saltato la colazione. Non farlo più! Ero preoccupato! - Decise
di essere sincero ed Iker smise di ingozzarsi, stupito dall'onestà.
- Dai, non era niente... -
Cercò di sminuire ma David volle esercitarsi ancora.
- Sì però non mi piace
che ti trascuri specie se è per colpa mia. Non sai cosa si prova
quando uno a cui tieni sviene. -
Iker sorrise malizioso.
- Allora tieni a me? -
Voleva spingerlo a parlare di sentimenti senza doverci litigare.
L'altro scosse il capo e
gli pizzicò la guancia.
- Quanto sei scemo, lo sai
che tengo a te! Tengo tantissimo a te! -
Iker si sentì soddisfatto
e tornò a mangiare in modo indecente.
- Ora sto bene, mangerò
regolarmente. Solo per te! - Fece l'occhiolino scherzando e David
apprezzò il fatto che sdrammatizzasse. Ci era riuscito. Aveva
parlato un po' di ciò che provava ed era stato liberatore anche se
difficile.
Forse aveva buone
possibilità di farcela.
Quando finì di mangiare e
di bere a volontà, Iker si appoggiò alla spalliera del lettino ed
intrecciò spavaldo le mani dietro la nuca.
- Bene, dottore... ora che
mi sono rimpinzato che cura mi consiglia? - Lo faceva apposta. Lo
provocava, gli piaceva farlo e David non chiedeva di meglio.
Come poteva non adorare il
suo piccolo provocatore?
Sorridendo malizioso si
leccò le labbra.
- Mm... il tuo dottore ti
prescrive una cura che di energie ne dà molte... - E chinandosi su
di lui lo baciò mentre la mano scese fra le sue gambe a carezzargli
una certa zona erogena.
- Ma questa le energie le
toglie... - Mormorò ironico sulle sue labbra. David rise spontaneo.
Stava imparando a ridere
in quel modo sempre più.
- Ma tu devi stare fermo.
- Fu il turno di Iker di ridere. Poi però il riso si prolungò in
sospiro ed alla fine in gemito.
La bocca di David ci
sapeva fare su molti fronti, decisamente.
Uscendo dall'infermeria,
David gli stropicciò i capelli affettuoso capendo ciò che stava
facendo per lui.
- Sei proprio capriccioso!
- Esclamò facendo così girare Iker sorpreso mentre ancora
camminavano insieme per raggiungere gli altri.
- Io?! E perchè mai? -
- Punti i piedi finchè
non ottieni ciò che vuoi! - Era una cosa strana da dirgli.
- Io voglio molte cose...
-
David gli toccò il sedere
pizzicandoglielo.
- Eh, lo so! Spero che non
ti scotterai... - Fu un dialogo davvero strano, effettivamente. Ma
perfettamente comprensibile per loro.
Iker ce l'avrebbe messa
tutta per aiutarlo.
Il secondo prima di uscire
alla luce del sole David mormorò il suo piccolo grazie che sciolse
il ragazzo accanto.
Era perfetto così.
Dire
di rallentare era una parola.
David
conosceva la teoria e sebbene di norma non avesse problemi ad attuare
le sue teorie, quella volta con Iker ne ebbe non pochi.
A
conti fatti non aveva idea di come si rallentava poiché non ne aveva
mai avuto bisogno, non si era mai legato tanto a nessuno. Non si
reputava legato ad Iker però si sentiva troppo bene con lui.
Al
mattino lo baciava per il buongiorno, alla sera lo baciava per la
buonanotte, prima facevano l'amore. I pasti sempre insieme, gli
allenamenti nei limiti del possibile sempre insieme, nei momenti
relax sempre insieme.
Non
c'era un momento in cui facevano a meno uno dell'altro ed Iker
lasciava che a gestire tutto fosse David che voleva rallentare. Si
sforzava di non cercarlo, si faceva sempre raggiungere e puntuale
David arrivava incapace di stargli lontano.
Un
giorno, mentre si stavano spostando dallo spogliatoio all'hotel, Iker
glielo chiese.
-
Ma non dovevi rallentare? - lo disse scherzando per dargli la
possibilità di scherzare a sua volta e rendergli più facile la
vita.
David
sorrise contenuto, quando era all'aperto cercava sempre di
controllare le sue facce.
-
Mica sto correndo! -
Iker
rise e lo colpì sulla spalla con un pugno poco aggraziato.
David
si lamentò.
-
Sei di una delicatezza unica! -
-
Il principe si offende se gli faccio una domanda? - disse prendendolo
in giro. David abbassò la guardia convinto che giocasse ancora.
-
Gliela concedo. Servo! -
Iker
ridacchiò, poi con quel l'aria da bonaccione disse:
-
In che modo pensi di rallentare? Sai, fare l'amore ogni notte, stare
insieme ogni secondo, baciarmi al risveglio e prima di addormentarmi
non mi pare molto segno di rallentamento... Ma potrei sbagliarmi! -
sembrava effettivamente una presa in giro ma era una cosa seria e
vera quella che stava dicendo.
David
pensò alla risposta sperando in una battuta brillante ma non gli
venne nulla ed il sorriso gli si spense
-
Sto solo improvvisando. È la prima volta, potrei sbagliare tutto...
- Iker si girò verso di lui sorpreso senza credere a ciò che
sentiva.
-
Stai dicendo che ti stai lasciando andare? - era una cosa pazzesca...
Se fosse stato vero significava molto...
David
guardò in basso le proprie mani, per la prima volta era imbarazzato
ed era una sensazione strana.
-
Penso di sì. - poi si sentì stupido, si riprese, rialzò e lo
guardò come se non ci fossero più problemi. - la cosa ti dispiace?
Se vuoi mi allontano! - scherzare era meglio...
Iker
sorrise capendo che quella era la sua difesa e lo lasciò fare.
-
Fosse per me ti legherei un guinzaglio per tenerti sempre con me! -
ma lo disse ridendo e sebbene David capì che era serio, il fatto che
ridesse gli permise di non appesantire il momento.
-
Ehi sono un purosangue, non mi puoi imbrigliare... Al massimo
cavalcare! - usò molti sensi per dirlo, uno era significativo,
l'altro era erotico.
-
Sei un porco! Guarda che prima o poi ti scopo io! - David rise e lo
ringraziò mentalmente per l'ennesima volta per essere così semplice
e per niente pesante. Era così facile stargli vicino ed
affezionarsi.
Lo
guardò malizioso e gli fece l'occhiolino mentre con la mano gli
carezzava la coscia senza essere visto.
-
Era ora che lo dicessi! Spero anche che lo farai! -
Iker
rise.
-
Vedrai che ti ribalto un giorno! -
David
ricambiò salendo con la mano sull'inguine. Era comunque sicuro di
non essere visto.
-
Non vedo l'ora! -
Iker
decise che l'avrebbe fatto davvero.
La
questione che vivevano sempre più da fidanzati era ormai una cosa
molto evidente, Iker aveva deciso di non dire nulla e godersi David
ma quando il periodo magico e perfetto del ritiro ebbe fine e
cominciarono ad esporsi in pubblico di nuovo, qualcosa cambiò.
David
smise di fare il fidanzatino e tornò al suo composto controllo
costante.
Iker
un po' se l'era aspettata, un po' ci rimase male lo stesso.
Cercarlo
a fine partita per abbracciarlo per Iker era un gesto intimo perché
non lo faceva con gli altri, David la poneva invece come una cosa che
faceva anche con gli altri senza problemi. Anche se poi non era
proprio vero.
Cioè
non era mai stato uno che cercava gli altri per festeggiare ma
cominciò a farlo, per confondere le idee in campo.
Tuttavia
durante le partite non erano dei veri e propri problemi. Ognuno aveva
da fare ed il tempo che passavano ad esporsi era sempre
limitato.
Negli
spogliatoi tornavano Romeo e Giulietta, non li prendevano in giro
perché non ne avevano il coraggio. David incuteva un certo non so
che. David amava definirlo rispetto. Qualunque cosa fosse gli
piaceva. C'erano un po' di distanze in effetti fra lui e gli altri,
aveva vari buoni rapporti e tendenzialmente era amico di tutti ma
intimamente era con pochi. Insomma, solo Iker alla fine.
Iker
non pressava però lo studiava.
Lo
studiava con attenzione e mesi dopo mesi imparava l'arte del
controllo, cosa che inizialmente giovane com'era non aveva proprio
avuto.
Il
vero problema, dopo il ritiro, si presentò negli allenamenti ed in
tutte le varie occasioni pubbliche.
David
metteva le distanze, o per lo meno ci provava
Iker
non era per niente d'accordo. Inizialmente lo lasciò fare, convinto
che fosse una cosa passeggera, poi capi che sarebbe diventata una
cosa fissa e decise di ribellarsi. Come osava fare tante scene per
prenderselo e poi mollare così? Che poi negli spogliatoi tornava
quello di sempre, gli si attaccava come una cozza, nemmeno avesse
crisi d'astinenza.
Iker
era convinto che andasse ridimensionato e decise inizialmente di fare
il prezioso in privato.
Come
se fosse facile.
Per
loro il giorno iniziava e finiva dopo gli allenamenti ufficiali. I
due si trattenevano per allenamenti speciali, David ai tiri e Iker in
porta.
Finiti
si occupavano uno dell'altro negli spogliatoi, poi si tornava fuori;
in quei momenti erano completamente soli, non c'erano fotografi e
David cambiava radicalmente.
Se
prima era uno che badava all'immagine e si conteneva sempre apparendo
come un normale giocatore per bene, serio e professionale, poi quando
le porte al pubblico si chiudevano, la musica cambiava. David
diventava un bambino che amava giocare. In tanti modi.
Ad
Iker piaceva ma voleva fosse così anche a porte aperte, cioè un po'
di più.
Furono
pochi i giorni in cui riuscì ad ignorarlo e a far finta di nulla.
David sapeva molto bene il fatto suo.