NOTE: dalla foto che ammirerete di seguito (dove sono Riky e José che si abbracciano) e con la versione al pianoforte di Hands held high dei Linkin Park ho scritto in meno di un’ora questa breve cosa dal punto di vista di Mister Mou che io amo anche se non quanto Riky. Credo che leggendo questo breve pezzo si capisce che li adoro e che venero soprattutto Kakà. Si colloca al momento attuale, dopo l’eliminazione dalla Champions del Barcellona. Sono durante gli allenamenti soliti settimanali. Non ho specificato gli intrecci personali di Riky, quindi può essere che segua il filone delle mie altre fic e quindi stia con Cris oppure no, leggendo capirete perché non ha importanza specificarlo. Ognuno la veda come preferisce. Grazie a chi leggerà e commenterà. Buona lettura.
Baci Akane
PS: cliccando sul titolo della canzone in teoria (molto in teoria) dovrebbe aprirsi l'mp3 per ascoltarla...
SORRISO
riky jo

/Hands held high - Linkin Park/
I ragazzi si stanno allenando, la vita ha ricominciato a scorrere come sempre, sembra quasi che non sia successo niente, nessuna eliminazione, nessuna vittoria, nessuna sconfitta. Come un giorno qualunque. Poi scruto con più attenzione le espressioni di quelli che sono come figli in seconda e noto su ognuno un piccolo segno che denota ciò che hanno passato. Le delusioni su quasi tutti, non c’è uno che non finisca per pensarci almeno un istante durante la giornata, è comprensibile. Io stesso alla fine lo faccio.
Però poi uno di loro mi stupisce ed ultimamente è quasi sempre lo stesso.
Da quando è ‘tornato’ non fa altro che sorprendermi ed è questa capacità innata che ha che voglio diventi una delle forze motrici della mia squadra del prossimo anno.
Avvicino Ricardo che come ultimamente accade sempre, è l’unico a sorridere.
Anche prima della semifinale di ritorno di Champions col Barcellona, lui era sempre lì a sorridere. Sorrideva prima di salire in pullman, sorrideva quando è sceso, quando ha salutato la folla, quando si allenava, quando è entrato in campo. Era sempre l’unico a sorridere e tutti si chiedevano, me compreso, che cazzo avesse da sorridere.
Non glielo abbiamo certo chiesto, lui è un mistero ma al di là di tutto per qualunque motivo lo faccia, incoscienza o motivo fondato, meglio che lo faccia perché uno incazzato nero, teso e cupo come la morte che si scontra con un sorriso radioso sul suo bel visetto angelico, sicuramente finisce per schiarirsi involontariamente. Almeno un po’.
Difatti mancava, questo elemento.
Uno che sorridesse sempre anche se non c’era proprio un cazzo da sorridere.
Perché le cose che affrontiamo noi sportivi sono cagate confronto alle vere disgrazie, ma pare che mentre ci siamo dentro ce ne scordiamo e facciamo tutti queste facce serie e nere. Però se almeno uno arriva a sorridere perché si ricorda, in fondo, che le cose brutte sono ben altre, allora dovrebbe finire per trascinare gli altri.
- A cosa pensi con quella faccia? - Chiedo diretto come mio solito, lui non si sorprende della mia domanda ed anzi allarga il sorriso lieto che glielo abbia chiesto.
- A mia figlia! - Lo dice quasi di getto e si capisce dalla luce che sprigiona che è davvero la cosa migliore che potesse capitargli, che al di là del suo rapporto con sua moglie e di ciò che fa fuori casa, ama i suoi figli più di ogni altra cosa perché saranno sempre la sua parte migliore. Lui è puro ma pur sempre uomo, con certi difetti ed alcune cadute, come è normale che sia. Ma i figli, che sono una sua parte, sono semplicemente puri e basta, senza null’altro che non vada. E gli ricordano che c’è qualcosa di buono anche in sé stesso. Che c’è un motivo per sorridere.
Non serve che mi spieghi nulla, quando ha detto ‘mia figlia’ ho già capito.
Vorrei che tutti diventassero padri almeno una volta all’anno, che poi facciano le loro porcate come gli pare chi se ne importa!
- Come sta Isabella? - Chiedo per vederlo sorridere ancora di più. Quando pensa alla risposta gli occhi diventano addirittura lucidi e capisco anche come mai quel sabato, quando è nata, ha fatto una partita splendida. Chi non l’avrebbe fatta?
- Benissimo! - Credo sia commosso dal fatto che l’ho chiamata per nome, come se fosse una parte di noi. Ma lo è visto che è una parte di lui. Ricordo i nomi di tutte le compagne ed i figli dei miei ragazzi. Ogni cosa riguardi le loro vite io le conosco ed anche se non sempre mi intrometto, voglio sapere tutto. Per essere pronto in caso di bisogno.
A questo gli metto la mano dietro al collo e l’attiro a me, lui si abbassa e mi circonda la schiena con un braccio stringendosi contro, voleva farlo ma non osava, così eccomi qua a leggergli nel pensiero. Poi all’orecchio e con questo contatto pieno, gli dico a lui e solo lui:
- Tua figlia è la miglior vittoria di quest’anno, per te. Non importa quanto e cosa abbiamo perso e quante partite hai sbagliato, il trofeo più grande è stato lei. Nient’altro conta. - Che lui lo sa è ovvio, che io voglio dirglielo è un altro.
Rimane colpito dalla mia frase -e lo sapevo che ci rimaneva- e mi abbraccia anche con l’altro braccio premendosi contro di me, sempre con la testa piegata contro la mia che va ad incastrare fra la spalla ed il collo. Io sorrido perché lo sento emozionato, ha un’ondata di calore che è tenerezza pura, così me lo tengo un po’. Lui il suo sorriso silenzioso e la sua commozione.
Voglio che sia la nostra energia del prossimo anno.
Lui e l’esplosiva potenza di Cristiano, come la fermezza e la stabilità di Iker, l’allegria contagiosa e folle di Marcelo e Pepe, la capacità di andare dritto come un treno di Sergio ed ogni altra dote di tutti gli altri che nel corso di questo anno sono riuscito a tirare fuori e rafforzare.
Quest’anno ho fatto la squadra, il prossima la squadra si farà le vittorie!
Gli lascio un fugace bacio sul collo, subito sotto l’orecchio, perché questo è il mio modo di fare, adoro i contatti fisici e le dimostrazioni d’affetto, così come se mi fanno arrabbiare userei una frusta se l’avessi… sono un uomo che esterna tutto sempre e comunque e mi hanno nominato ‘capitano della nave’ anche se le cose non sono andate sempre bene.
Riuscendo a conquistare la loro totale fiducia ho trovato la vittoria di quest’anno.
Proprio come avevo progettato venendo qua.
Più tardi sistemerò i miei appunti, devo cancellare la voce ‘fare squadra’.
Quello ormai è completato.
Ora manca il resto.

FINE