Le
voci che giravano su Ricardo erano molte ma non certo paragonabili a
quelle che giravano su Cristiano, per cui se ne era interessato solo
fino ad un certo punto, preferendo di gran lunga quelle che lo
riguardavano.
Sul suo futuro nuovo compagno di squadra aveva solo captato ‘uomo dalla
profonda fede’, ‘angelo in Terra’ e ‘Bambino D’Oro’. Il resto l’aveva
perso, convinto che fosse solo uno che ci marciava.
Questo fu lo spirito con cui Cristiano Ronaldo incontrò Kakà.
Il secondo, al contrario, aveva saputo da subito che non poteva dare
retta alle mille dicerie sul suo conto, consapevole che nessuno poteva
essere un vero diavolo come lo dipingevano tutti. Magari era un tipo
particolare e discutibile, ma Ricardo era stato certo da subito che il
resto erano cose gonfiate e che si sarebbe trovato bene.
Il primo giorno che si trovarono dalla stessa parte, fu per la loro
presentazione.
Erano entrambi attesi in sala stampa nella sede del Real Madrid, il
loro nuovo club, e il primo ad arrivare era stato Ricardo puntuale come
un orologio.
Quando Cristiano arrivò per nulla trafelato anche se in ritardo
mostruoso, anzi, giunse con una certa soddisfazione di essere risultato
di nuovo quello più atteso, non pensò bene di scusarsi e quando mise
piede nella saletta d’attesa antecedente alla sala stampa dove tutti
erano già pronti con macchine fotografiche e domande a raffica, rimase
basito sentendo una vocetta gentile che parlava.
A quel punto fece quello che di solito non faceva mai, si guardò
intorno ed in un angolo notò l’altra stella appena approdata nella sua
stessa squadra che parlava da solo rivolto al muro.
Cris si fermò alzando un sopracciglio, poi alzò anche le spalle: A: non
parlava con lui quindi non gli interessava e B: probabilmente era al
cellulare.
In ogni caso non aveva importanza.
Con un fischio brutale lo chiamò e alzando il braccio in segno di ‘Ave
o Cesare’, salutò quello che non sapeva se sarebbe diventato suo amico.
Nel momento in cui il brasiliano si girò, sorrideva più radioso che mai
e pensando che quella gioia incontaminata fosse tutta per sé, Cris mise
Riky nel suo libro bianco poiché uno che solo al guardarlo sorrideva a
quel modo di sicuro era in gamba. Solo perché sorrideva a lui,
naturalmente, e per cos’altro?
Dimenticando subito il fatto che per un istante gli era parso che
Ricardo parlasse proprio da solo, Cris allungò il braccio per
richiamarlo -non è che poteva andargli lui incontro- ed una volta che
l’ebbe davanti lo abbracciò salutandolo deciso ed allegro.
Alla fine fra tutti i ‘bravo buono e dolce’ che gli avevano inculcato
su Riky, di lui ricordava solo che era bello e guardandolo da vicino
poté appurare che era vero.
Anche se non quanto lui!
- Ehi, creatura, come va? È da tanto che aspetti? - Non si interessò al
fatto che fosse stranamente solo in quella saletta minuscola ad
aspettare di poter cominciare la conferenza, ma Ricardo lo prese come
una gentilezza nei suoi confronti, un rispetto della sua privacy, e
rispose di buon grado alla domanda non invasiva che gli aveva posto
-chiunque gli avrebbe chiesto con chi parlava, lui invece si era
limitato-:
- Bene grazie… no, non è tanto che aspetto sua maestà. - Fece con
ironia che fu anch’ella apprezzata: - Possiamo andare, penso che stiano
fremendo ad aspettarci! -
- E’ così che si comportano le star, si fanno aspettare! Che ne dici,
stiamo ancora un po’ qua? - Cristiano rideva mentre lo diceva ma era
anche piuttosto serio. Cominciare stando solo con quel bel visino
solare e dolce non era di certo male.
- Ho capito che tipo sei! Ami scherzare! - Rise Ricardo trovando la sua
uscita chissà come mai estremamente divertente. - Mi piaci, andremo
d’accordo! - Vista l’allegria di cui disponeva era facile capire perché
lo dicesse. Amava la gioia in ogni sua forma, tutto lì. Solo Cris
interpretò la frase come un ‘sono già innamorato di te’ e si guardò
bene dal mollarlo mentre veniva condotto dall’altra parte dove altra
gente li aspettavano per cominciare.
Al momento di separarsi la sua mano scese volenterosamente sul
fondoschiena del nuovo compagno che rise più istericamente che mai, ma
sempre con gentilezza si guardò bene dal dirgli qualcosa o guardarlo
male e accettando di buon grado il suo gesto d’affetto, si sedette
sorridendo contento come una cinciallegra.
Quell’inizio fu solo un vago assaggio di come si sarebbero poi messe le
cose.
Era un pomeriggio caldamente soleggiato, quello che si presentò loro
quel giorno di Settembre.
Cris si era fermato oltre gli allenamenti regolari per fare un po’ di
attrezzi nella palestra adiacente al campo, ci teneva spropositatamente
al suo fisico, per cui quando giunse dopo tutti gli altri negli
spogliatoi convinto di essere solo, si stupì di trovare dello strano
fresco. Si chiese quando mai avessero acceso così forti i
condizionatori senza arrivare al fatto che in un pidocchioso
spogliatoio non ce lo mettevano nemmeno ad implorarli. Alzò le spalle e
si godette quell’arietta deliziosa, dopo di ché saltò di lato sentendo
di nuovo la voce gentile di Ricardo parlare.
Aspettandosi di essere solo non aveva nemmeno controllato e preoccupato
più per aver fatto una figuraccia che di non averlo salutato, si voltò
verso di lui in tempo per vederlo parlare di nuovo rivolto verso il
muro.
Aveva le mani congiunte all’altezza del cuore ed era con solo
l’asciugamano alla vita, ormai asciutto, solo coi capelli neri un po’
umidi spettinati sul capo e sulla fronte.
Di schiena non poteva vedere bene la sua espressione e quando tese le
orecchie per capire che diavolo avesse, cominciò ad impallidire
captando la parola Dio nei suoi discorsi.
- Segui la luce, vedrai che andrà tutto bene. Dio ti aspetta. - La voce
commossa ed il tono intensi non colpirono tanto Cris quanto le sue
parole inequivocabilmente strane.
Il portoghese, che non era per niente capace di mascherare le proprie
reazioni e farsi gli affaracci suoi, assunse subito l’atteggiamento da
‘è completamente pazzo’ e senza il minimo rispetto per qualunque cosa
Riky pensasse di star facendo -anche nel caso che fosse effettivamente
svitato meritava rispetto in linea teorica-, lo interruppe brutalmente
e come se stesse parlando con uno psicotico, esclamò bruscamente
tenendosi i sacri gioielli fra le gambe in segno scaramantico:
- Ma vaffanculo! ‘Dio ti aspetta’ un paio di palle! - Riky saltò sul
posto e si voltò di scatto spaventato dalla sua presenza, quando lo
vide con quell’espressione da ‘sto parlando con uno sciroccato, capì
che si era appena giocato l’amicizia di Cris, cosa che teoricamente
sarebbe dovuta essere l’ultima sua preoccupazione visto che prima
c’erano un paio di altre cosucce tipo ‘ora mi rinchiude in un
manicomio’.
- Cris, non ti avevo sentito… - In quel momento il fresco svanì e tornò
il caldo solito dello spogliatoio, per non parlare dell’odore
rilasciato dai ragazzi dopo gli allenamenti di cui le mura erano
pregne. - Non era rivolto a te, cosa hai capito? -
- Ma con chiunque tu parlassi, non puoi raccontargli palle simili! ‘Dio
ti aspetta’! Cos’è, sei mai stato di là? L’hai mai incontrato? Sai che
Dio è là ed aspetta? E se magari si sta giocando una partita di calcio
e non ha tempo di ricevere proprio nessuno? Che ti metti ad illudere a
destra e a manca? -
Ricardo lo vide infervorato parlargli a macchinetta sventolando le mani
in segno di follia e rimase basito a bocca aperta.
Fra tutte le cose che si sarebbe aspettato, quella di certo non era la
più probabile.
Innanzitutto non sembrava spaventato e tanto per cominciare non metteva
in dubbio che parlasse con qualcuno che non era lì e poi per concludere
discuteva su Dio come fossero argomenti all’ordine del giorno, della
serie ‘cosa ha fatto quello stronzo del Barcellona ieri?’ e via dicendo.
Dopo averlo fissato come se il matto fosse l’altro, il brasiliano trovò
la forza di dire qualcosa e sbigottito come in teoria avrebbe dovuto
essere Cris, disse:
- Ma… ma che stai dicendo? - Non che fosse qualcosa di particolarmente
intelligente, ma non sapeva proprio da cosa cominciare. Magari poi
veniva fuori che stava scherzando, lui scherzava sempre.
Cris però era convinto di ciò che diceva e deciso a metterlo in chiaro,
riprese più acceso che mai e questa volta prendendolo per le spalle
nude:
- Riky, tu puoi credere in quello che vuoi ma non puoi predicare
all’aria, al muro o a chiunque abbia la pazienza di ascoltarti che Dio
è là ed aspetta! Dio, ammesso che ci sia, avrà di certo di meglio da
fare. Come guardarmi giocare, ad esempio! Non puoi essere così
presuntuoso da sapere cosa fa Dio da Lassù. Sempre che sia là e non in
tribuna ad aspettare la prossima partita del Real Madrid! - Sì, perché
che tifasse Real non c’erano dubbi, così come che a Dio piacesse
Cristiano e che nella sua lista di priorità in cima c’era ‘rifarsi gli
occhi guardando quel pezzo di gnocco di Cris!’
Ma soprattutto questo per lui non era presunzione ma semplice verità!
Ricardo era sempre più stranito, pensava che fosse seriamente matto e
l’idea che lo prendesse in giro ormai era lontana. Aprì la bocca non
sapendo proprio cosa dire, poi fissando i suoi convintissimi occhi
castani capì che per lo meno poteva cogliere il momento per
controbattere alle immense boiate che aveva appena sparato. Tanto
assurdo per assurdo…
- Ma Cris, non puoi essere così egocentrico da pensare che Dio
preferisca guardarti giocare piuttosto che accogliere i poveretti che
trapassano, insomma, ha dei doveri più importanti di te! -
A quello un urlo dilaniante uscì dal giovane davanti che si accasciò
fra le sue braccia come se gli avessero appena trapassato il ventre e
squarciato le budella.
Riky impallidì preoccupato pensando a qualche spirito vendicativo che
lo stava ferendo fuori, quindi lo abbracciò chiedendogli preoccupato
cosa succedesse. Dopo un paio di minuti il ragazzo alzò il suo bel viso
contratto in una smorfia atroce e a pochi centimetri dal suo disse:
- Non dirmi più una bestialità simile! È ovvio che a Dio io piaccia!
Posso concederti che abbia tante cose da fare, ma non che io non sia in
cima alla sua lista! È buono e giusto guardare il suo capolavoro
migliore! Dico, ma mi hai visto giocare a calcio o fai solo finta di
stare in squadra con me? -
Il delirio sarebbe continuato se qualcosa non avesse in quel momento
davvero colpito il cranio duro come la roccia di Cris facendogli
perdere i sensi e accasciare senza forze fra le braccia del compagno.
Lo sistemò a terra e alzò lo sguardo non più preoccupato ma già di
rimprovero, come sapesse di cosa si trattasse:
- Omar! Ma non si fa così! - Sbottò il ragazzo guardando una strana
presenza davanti a loro. Si trattava di un uomo pallido con un cesto di
capelli inguardabili sul capo ed una divisa argentina addosso con tanto
di calzettoni da calciatore ma abbassati alle caviglie e senza
parastinchi. Il suo fiato si condensava a contatto con l’esterno e non
aveva un gran bell’aspetto non perché non fosse bello, bensì perché si
capiva che non aveva proprio una bella cera.
- Stava sparando cagate, non riuscivo più a sentirlo! Dovevo farlo
smettere! - Disse l’uomo seccato mettendosi a sparire e riapparire in
diversi luoghi dello spogliatoio come niente fosse.
Riky sospirò contrariato chino su Cris ancora privo di sensi, lo mise
meglio sul suo braccio e cominciò a muovergli appena il viso cercando
di svegliarlo. Prendendogli il mento fra le dita lo scuoteva con
delicatezza chiamandolo con dolci e tenui sussurri.
- Seee.. Così rimane addormentato di proposito, chi glielo fa di
svegliarsi se tu continui a coccolartelo a quel modo? - Esordì l’amico
volteggiante avvicinandosi bruscamente a loro: - Guarda come si fa! - E
con quello cominciò, con un gran ghigno malefico, a far volare tutti
gli oggetti nei dintorni facendoglieli finire addosso con una brutalità
traumatica.
Riky si mise ad urlare:
- OMAR PIANTALA, COSI’ LO UCCIDI! -
- E che male c’è? - Chiese l’altro fermandosi per non colpire il suo
protetto che faceva da scudo umano a quel pallone gonfiato svenuto.
- Non è la sua ora! - Rispose alzando lo sguardo battagliero
-e per lui battagliero era un vago rimprovero comune a quello di tutti
gli altri.-
- Ah, perché la mia invece lo era! - Rispose piccato lo spirito
incrociando le braccia e piantando il muso.
- Ma tu ormai sei morto, lui è vivo e tanto vale che ci rimanga ancora!
- Logica inoppugnabile persino per uno polemico come Omar.
Finalmente le palpebre di Cris si mossero e con una lentezza quasi
esasperante si aprirono. La prima cosa che videro furono il bel viso
dolcissimo e preoccupato di Riky che lo guardava da vicino reggendogli
il capo e carezzandogli il volto con sentita gentilezza. Molto
apprezzata in effetti.
Dopo aver capito che era Ricardo e che erano ancora soli, corrugò la
fronte e disse cercando di comporre un puzzle incasinatissimo:
- Ma con chi diavolo parlavi? -
- Ah, Omar Sivori… - Rispose con noncuranza Ricardo come fosse la
risposta più ovvia.
- Chi? - Cristiano era convinto di aver capito male.
- Omar Sivori! - Ma no, era tanto semplice, invece!
- Ma è un calciatore argentino morto non so quanto tempo fa! -
- Nel 2005, porca puttana, mica un secolo fa! Che cazzo! - Sbraitò
l’interessato che però non poteva essere sentito dal malcapitato a
terra fra le pronte braccia di Ricardo.
- Sì, credo che mi abbia preso in simpatia, non mi lascia più! -
Rispose invece facendo finta di nulla, usando anche una certa
indulgenza marcata nella voce. Continuavano comunque a stare uno steso
sul pavimento e l’altro chino a sorreggerlo con delicatezza e non è che
pensassero di alzarsi. Del resto il bell’addormentato e appena
svegliato ci stava così bene lì… perché mai spostarsi?
- Cos’è, mi vuole rubare il posto? - Fece poi dopo aver contemplato a
fondo il suo volto così vicino al proprio -e già solo perché gli stesse
tanto vicino doveva essere un onore, naturalmente!-
- Che posto? - Chiese Riky senza capire e continuando ad accarezzarlo
come fosse un gattino.
- Ho già deciso che tu sarai mio, quindi che quell’Omar volteggi
nell’oltretomba e non rompa le palle! - Esclamò infatti più diretto che
mai facendo scivolare una mano a sua volta sulla sua guancia e l’altra
sulla nuca, fra i capelli mossi.
- Ora gliele rompo davvero le palle! - Esclamò un ringhiante Omar
mentre stava pensando se usare una panca oppure un appendiabiti. Riky
alzò la testa per vedere cosa stesse facendo l’amico che poteva vedere
solo lui, quindi prima di riuscirci si sentì strattonare e senza un
secondo per realizzare cosa succedesse, si ritrovò con le labbra su
quelle dell’altro ancora fra le sue braccia.
Cristiano l’aveva attirato a sé in un momento di distrazione e senza
aspettare un secondo di troppo aveva approfittato immediatamente.
Ci mise poco a favorire della sua bocca e a farlo suo, tanto più che
Riky era troppo sconvolto per rifiutare o gridare o anche solo
rispondere, magari.
Rimase immobile a farsi fare come una statua e solo quando la mano
svelta di Cris dalla nuca scivolò sul torace e giù alla vita a
slacciargli l’asciugamano che lo copriva ancora per miracolo, il getto
della doccia aperto al massimo li investì improvvisamente fermando
tutto prima che potesse proseguire oltre.
Non riuscirono nemmeno a gridare, ma si sentirono scaraventati uno di
qua e l’altro dall’altra parte dello spogliatoio e dopo un lunghissimo
minuto l’acqua fu placata. Quando questo successe Ricardo poté gridare
-e questa volta davvero arrabbiato-:
- OMAR, PIANTALA! -
- MA ANCORA CON QUESTO OMAR! PIANTALA TU! LA MIA ATTENZIONE L’HAI
ATTIRATA, TI HO PUR BACIATO, FINISCILA CON QUESTI AMICI IMMAGINARI! E
NON SPARARE CAZZATE! -
Ecco la reazione altrettanto isterica e stufa di Cristiano che, bagnato
fradicio e ancora vestito, notando l’altrettanto fradicio pulcino
completamente nudo perché l’asciugamano gli era stato tolto dalle
proprie mani da polipo, smise di sbraitare tornando su di lui come una
ventosa, riattraversando tutta la stanza velocissimo.
Ricardo se lo ritrovò addosso in un attimo e cercando di staccarselo
senza troppi buoni risultati, o forse la buona volontà di levarselo
davvero di dosso, cercava di dire:
- Ma tu sei matto, cosa pensi che ci abbia bagnato e staccato così? -
Chiese infatti con le mani che invece di spingerlo via se lo tenevano
ben ancorato a sé. Del resto se lo stava accarezzando così bene che
interromperlo era un peccato.
- Un tubo rotto! - Ma che ci credesse davvero alle boiate che sparava
-come se le sue risposte fossero più facili da credere, invece- Ricardo
si rifiutava di accettarlo.
- Così forte?! - La risposta si perse nelle labbra di Cris che
cominciarono a succhiare un punto sul suo collo, visto tutto il suo
impegno Riky non se la sentì di nuovo di interromperlo ma ci pensò ben
Omar che strattonandolo per i capelli lo staccò brutalmente.
Cris, che continuava a non vedere lo spirito, rimase premuto contro il
nudo ed invitante corpo del suo nuovo giocattolo e guardandolo con una
certa soddisfazione, disse:
- Mi piacciono quelli focosi. Ma se mi tiri di nuovo i capelli ti
stacco la testa a morsi. - E lo disse con un misto fra il sorriso
compiaciuto e la minaccia più raggelante del mondo.
Ricardo rimase basito, per un momento credette di essere lui il pazzo,
cosa che in ventisette anni non gli era mai capitato di pensare.
Certo vedere gli spiriti sin dalla tenera età avrebbe fatto dubitare
chiunque della propria sanità mentale, ma evidentemente lui era il tipo
che in nome di Dio tutto era verità. Il resto era follia.
Cristiano, infine, tornò imperterrito sull’occupazione di poco prima,
il collo, e mentre succhiava e mordicchiava provocandogli un certo
piacere, le carezze sul suo inguine libero e alla sua mercede si
intensificarono. Così come si intensificò l’ovvia risposta
d’eccitazione.
Riky, fra un gemito e l’altro che ormai non riusciva nemmeno più a
contenere, notò Omar dietro di loro che alzava una vera e propria panca
con la telecinesi e seccato lui stesso per l’ennesima interruzione,
disse deciso indicandolo col dito come un padre arrabbiato:
- Piantala Omar, la scenata di gelosia la fai dopo, ora facci finire! -
Via libera migliore non avrebbe potuto dargli, a Cris, che prendendo
questa stravaganza come un modo originale per far colpo su di lui, si
alzò dal collo riprendendo possesso della sua bocca che questa volta
rispose più che volentieri al bacio. Il ritmo crebbe anche fra le sue
gambe e con la sensazione di impazzire imminente, Ricardo gli morse il
labbro inferiore, anche se non forte, preda del piacere più intenso che
avesse mai sentito.
Appena Riky fu venuto fra le mani di Cris, Omar tornò a colpire il
cranio di quest’ultimo, come da permesso del suo protetto che gli aveva
detto di aspettare che finissero.
Finito avevano finito e se così non era, ormai era tardi!
Quando Cristiano riaprì per la seconda volta gli occhi, la testa cercò
di esplodergli dal dolore che quella volta non poteva ignorare, quindi
rimase immobile prima anche solo di pensare qualunque cosa.
Il neurone era traumatizzato e non si muoveva ed in quello stato di
semincoscienza gli parve quasi di intravedere una strana figura
teoricamente familiare ma comunque mai incontrata davvero.
Quando però il neurone riprese ad attivarsi, tutto svanì e davanti a
lui rimase solo l’angelo caduto dal Cielo che aveva cercato di farsi
prima. No, un momento. Che si era proprio fatto!
Era ancora chino su di sé e lo guardava in un modo mortificato e
seriamente preoccupato, questa volta era stato adagiato su una panchina
e Ricardo era vestito, lo stava di nuovo carezzando mentre con un
asciugamano bagnato gli tamponava la fronte nella speranza di farlo
riprendere.
- Cris? - Chiese titubante non sapendo cosa sperare, ovvero se si fosse
dimenticato di tutto oppure se ricordasse.
Cris lì per lì non ricordava proprio niente e di fatto non riusciva
proprio a spiegarsi come mai era finito di nuovo svenuto con una botta
micidiale in testa, ma quando incrociò quei meravigliosi occhi neri che
sembravano vivere per lui -o così lui era convinto- si sentì subito
meglio ed ogni cosa cominciò a perdere di importanza.
Infatti con aria estremamente intensa seguì, tanto per cambiare, il suo
regale istinto e senza pensarci fece come al solito solo quello che gli
pareva.
Quello che gli pareva era prendersi la medicina per quel dannato mal di
testa senza preoccuparsi di come fosse finito di nuovo a terra.
La medicina furono le labbra dolci e morbide di Ricardo che gli
concesse senza la minima opposizione, anzi, l’accarezzarono a sua volta
senza trovarci niente di male se non addirittura tutto il bene
possibile.
Quando cominciò a delinearsi il Paradiso stesso con tutti gli angeli
-un paio avevano la faccia di Ricardo ed un paio quella di Cris ma
questi ultimi avevano anche delle corna sospette-, e le mani di
entrambi erano in piena esplorazione vicendevole, il borsone di uno dei
due volò in pieno stomaco sul ragazzo steso. Il bacio fu così di nuovo
interrotto bruscamente e questa volta non ci furono lamentele di dolore
ma solo una forte reazione seccatissima:
- Ma insomma, Riky, che problema hai? O vuoi o non vuoi, deciditi! -
Al che il brasiliano con gli occhi lucidi e l’aria di chi stava per
mettersi a piangere, disse:
- Ma non sono io, devi credermi! E’ Omar! -
- Ancora con Sivori! - Esclamò alzandosi di scatto Cris e tornando giù
per un forte giramento di testa.
Dopo una breve lotta fra volontà a mente, vinse lui e riuscì a mettersi
seduto, giusto perché nemmeno i dolori potevano metterlo al tappeto. Da
seduto guardò il ragazzo meglio e solo mentre lo stava fissando vide un
paio di altri oggetti sospesi tutti dietro a Ricardo.
Fu allora che non poté che credere ai suoi occhi e ci credette solo
perché erano i suoi, a sentirselo raccontare comunque non avrebbe dato
retta a nessuno.
Rimase a bocca aperta e con la faccia di un baccalà fissò per un paio
di minuti abbondanti tutte le scarpe, i vestiti, le palle da calcio, i
borsoni e quanto di più c’era svolazzante davanti al naso. Immobile,
senza respirare e nemmeno pensare.
Ricardo seguì il suo sguardo e si girò, quindi vedendo al centro di
tutti questi oggetti sospesi proprio Omar, lo guardò come avesse dei
fulmini al posto degli occhi e capendo che prima di tutto doveva
davvero risolvere la cosa con lui, lasciò Cris al suo shock per
occuparsi dell’amico.
- Omar devi capire che non c’è storia fra noi. Insomma, tu sei morto,
io sono vivo e per quanto questo sia doloroso e orribile… bè… tu puoi
apparirmi con l’età che vuoi, ma rimane che tu sei del ‘35 mentre io
dell’82... Capisci che abbiamo un po’ troppi anni di differenza, oltre
che la consistenza fisica, il fatto che non possiamo toccarci e che tu
sei di Lassù mentre io di quaggiù… -
- Ma io non voglio saperne di andarci, di là! -
- Ma perché no?! È così bello… sai, Dio ti aspetta e non vede l’ora di
averti con sé. Devi solo seguire la luce… -
- Non vedo nessuna luce! -
- Devi voler andare, se non vuoi non la vedrai mai. È come… -
- Un goal. Devi volerlo fare, per riuscirci! - Intervenne Cristiano
capendo vagamente il punto solo da quello che sentiva, ovvero i
dialoghi di Ricardo. Questi si girò stupito che ora ci credesse e non
fosse più sconvolto, ma del resto anche prima aveva avuto una reazione
strana!
Omar stringeva gli occhi minaccioso verso Cris, pareva infuriato con
lui ma non lo attaccava.
- Ecco, come un goal. La fede è così, se non credi in quello che fai
non ottieni risultati, ma c’è comunque. Dipende solo da te, da come la
vivi. - Le parole di Ricardo sapevano sempre essere meravigliose e
toccanti, in quei momenti, ma per quanto ne dicesse non c’era verso di
convincere lo spirito.
- Sono tutte palle! Qua non c’è niente punto e basta! -
Ricardo sospirò insofferente e da quello Cristiano capì che l’intruso
non se ne era andato e prima di tornare a scocciarsi, chiese con un
certo basso controllo:
- Che problema ha? -
- Non vuole andare di là… -
- L’avevo capito… ma perché?! -
Ricardo si strinse nelle spalle spaesato sedendosi accanto a lui.
- Non credo che ci sia nessuno dall’altra parte. Non c’è nessun Dio,
qua. Io non lo vedo e quindi non c’è. -
- Non crede in Dio quindi non riesce a vederlo e lasciarsi andare. Ma è
un cane che si morde la coda perché per vederlo deve crederci,
altrimenti rimarrà bloccato qua per sempre. - Spiegò allora Ricardo che
combatteva dal 2005 con Omar per farlo andare di là. E poteva dire
tutte le belle parole di fede che voleva, non l’aveva mai convinto,
cocciuto come la morte che l’aveva preso nonostante tutti i suoi sforzi
per combattere il cancro. Alla fine aveva semplicemente trovato in
Ricardo l’unico punto di comunicazione, era un modo per ritenersi
ancora esistente ed anche se era in una dimensione dove lui vedeva
tutti ma era visto solo da Ricardo, proprio per questo egli era
diventato tutto per l‘argentino. Non se ne sarebbe mai separato ed il
ragazzo stesso non vedeva più vie.
- E’ ovvio che sia così, cazzo! Lo credo bene che non ci va perché non
ci crede! Te lo dicevo prima! Tu che dici che esiste e che aspetta i
morti, l’hai mai visto, Dio? Sai che è davvero di là e non a guardare
me che gioco a calcio? Voglio dire, potendo scegliere chi si
guarderebbe i morti al mosto dei bei pezzi di fighi vivi che fanno
spettacolo? E guarda che Dio può scegliere! La sua è una paura fondata.
Se va di là e non lo trova rimane deluso e che fa completamente solo?
Almeno qua ha te che lo caghi! -
Era il ragionamento più assurdo che Ricardo avesse mai sentito e
sebbene prima glielo aveva accennato, l’aveva comunque preso per un
momento di delirio. Ora era anche peggio!
Eppure come lo espresse con così tanta cura di dettagli, Omar
finalmente si illuminò e perdendo parte del suo pallore spettrale,
esclamò contento:
- Oh, finalmente uno che mi capisce! Cazzo, è proprio come dice lui!
Chi mai sceglierebbe i morti piuttosto che i vivi? - Ricardo rimase a
bocca aperta. In tutta la sua esistenza non avrebbe mai pensato di
sentirsi davanti motivazioni simili, eppure erano quelle che bloccavano
quello spirito lì. Guardò meglio Omar mettere giù gli oggetti volanti
ed anche Cris si rilassò capendo di aver centrato il punto, quindi
continuò a parlare a ruota libera, sempre con la sua famosa convinzione
che qualunque cosa venisse da sé andava più che bene per il semplice
fatto che… bè, veniva da sé!
- Ma ti capisco, sai?! Per un grande campione come te non è facile
accettare la morte. Se poi non hai fede o comunque è così fragile…
cioè, Riky, tu devi conoscere i morti prima di rifilargli le tue solite
boiate da prete! - Al che Riky avrebbe avuto un paio da dirgliene ma se
le tenne per sé notando la luce di Omar continuare a cambiare
nell’ascoltare il suo delirio di onnipotenza e blasfemia. - Sivori era
uno che giocava coi calzini abbassati e senza parastinchi per provocare
gli avversari a fargli male! Capisci che tipo era? Come puoi pensare
che semplicemente una volta morto segua la luce come tutte le pecore?
Lui era diverso dagli altri, il suo gioco lo era, è quello che ha
perfezionato la tecnica del tunnel, come la usava lui non la usava
nessuno. Veniva chiamato ‘Angelo dalla faccia sporca’ per l’aria da
impenitente che aveva, era un ribelle! Non può semplicemente seguire la
luce perché tutti lo fanno. Lui era quello che faceva di proposito
proprio l’opposto degli altri. Ed ora tu gli dici di fidarsi e
andarsene? Ma chi ti dice dove va poi? No, mio caro… non funziona così!
-
Ricardo era ormai a bocca aperta colpito dal suo discorso convinto. Si
capiva che non sparava cavolate tanto per farlo ma che questa volta lo
pensava davvero. Soprattutto era colpito da tutto quello che sapeva su
Omar, dettagli che nemmeno lui sapeva così bene. Poteva anche capire il
senso del suo discorso, ma la soluzione qual era? Non poteva nemmeno
rimanere lì così…
- E cosa suggerisci, allora? Guarda che è una sofferenza per lui
rimanere in questo stato. -
- Ne sei certo? - Chiese Cris con una punta di provocazione. Riky non
colse la luce strana nei suoi occhi nonostante fosse vicino, quindi
cascandoci guardò Omar smarrito senza sapere cosa dire a quel punto.
- Sì, io penso che… insomma… come si può stare bene in quel modo? -
- Naaa… secondo me sta alla grande così! È un’eterna vacanza! Nessuno
che gli rompe i coglioni, che gli dice cosa fare, niente regole, può
fare quel cazzo che gli pare a vita senza sentire un solo bisogno
specifico. Spia chi vuole, parla con te… che c’è da volere di più?
Perché volere di più? Chi gli dice che quel di più sia meglio di
questo, per lui? Che gli piaccia davvero? E se ne rimane deluso? No,
meglio non rischiare! -
Ma fu esattamente qua che Omar prese la parola e sebbene lo sentisse
solo il brasiliano, dalla faccia allibita che fece e dall’aria fredda
che si alzò di nuovo, Cris capì che lo spirito se la stava prendendo e
che aveva centrato il punto con grande abilità.
Del resto era un attaccante, no?
- MA CHE DIAVOLO SPARA, ORA, QUESTO COGLIONE? MI CONOSCE E POI DICE CHE
IO NON VOGLIO RISCHIARE? CHE SONO UN CAGASOTTO? E’ QUESTO CHE STA
DICENDO, IN PRATICA! MA COME PUO’ DIRLO? E SOPRATTUTTO COME PUO’ DIRE
CHE IO COSI’ STO BENE? CHE CAZZO NE SA DI COME SI STA DI QUA? NON E’
MICA MORTO, LUI! E’ VIVO, PORCA PUTTANA! PUO’ FARE TUTTO QUELLO CHE GLI
PARE, HA UNA GLORIOSA CARRIERA DAVANTI, AVRA’ TUTTI AI SUOI PIEDI COL
BEL FACCINO CHE HA! CAZZO! MA COME PUO’ DIRE CHE COSI’ STO BENE? NO CHE
NON STO BENE! NON HO NIENTE, NIENTE! TU SEI TUTTO E SEI UNO CHE NON HO
MAI CONOSCIUTO IN VITA MIA! E’ DAVVERO TUTTA QUA, L’ESISTENZA? VIVI UNA
VITA, PRENDI LE FORTUNE SE NE HAI O LE SFIGHE CHE TI SCHIACCIANO E POI
SOFFRI E MUORI E QUANDO SUCCEDE COS’HAI? UN’ETERNITA’ DI RIMPIANTI! A
GUARDARE GLI ALTRI CHE VIVONO AL POSTO TUO, CHE FANNO QUELLO CHE
VORRESTI TU! BELLO COSI’! MA CHE CAZZO DICI? E NON C’E’ DI PIU’? NON
C’E’ DI PIU’? MA VAFFANCULO! CI DEVE ESSERE DI PIU’! UNA FOTTUTA
RICOMPENSA PER AVER ROTTO IL NOSTRO CULO! PER ESSERE MORTI! PER AVER
RISCHIATO! CI DEVE ESSERE QUALCOSA, NON E’ POSSIBILE CHE SIA TUTTO QUA!
NON CI CREDO, NON E’ POSSIBILE, NON E’ COSI’, CAZZO! -
Ricardo che ora era più pallido dello spirito infuriato che alzava un
gran vento intorno a loro provocando una piccola tempesta all’interno
della stanza, non sapeva cosa dire ed aveva le lacrime agli occhi,
mentre capiva cosa aveva fatto di proposito Cristiano rivelandosi -e
non avrebbe mai pensato di pensarlo- geniale!
Era esattamente quello lo stato per vedere la luce. Crederci.
Mettendoci la motivazione che voleva, ma crederci che comunque ci fosse.
Dopo quella tremenda sfuriata dove persino il portoghese aveva finito
per tenersi alla panca per non volare via -non avrebbe mai ammesso di
avere un certo qual timore nel sentire e vedere tutto quello- Omar
cominciò lentamente a calmarsi. Il vento freddo divenne caldo e
finalmente l’aria spettrale divenne una luce aurea che cominciò
lentamente a circondarlo. Fu qualcosa che solo vedendolo si poteva
credere e Ricardo che l’aveva davanti, che viveva il suo mutamento
repentino, che lo sentiva scaldarsi e lo vedeva illuminarsi e placarsi,
capì cosa stava succedendo dopo tutti quegli anni di tentativi falliti.
Le lacrime questa volta uscirono.
Non riusciva a respirare, aveva la bocca aperta ed il fiato sospeso ma
il pianto che era partito non poteva più placarsi.
Cris, vedendo di tutta la scena fantastica che si stava consumando in
quel momento solo le sue lacrime, lo circondò con un braccio con
dolcezza e sicurezza, immaginando cosa probabilmente stesse succedendo,
seccato solo di non aver potuto sentire la sua risposta furiosa che
doveva essere stata estremamente divertente.
Gli bastò comunque l’espressione sconvolta e commossa di Ricardo per
averne un’idea e se lo godette per la prima volta.
La prima di una lunga serie.
- La vedi? - Chiese Ricardo senza bisogno di sentirselo dire
chiaramente.
Naturalmente lui non vedeva la luce poiché era una cosa che poteva solo
chi stava per andarsene dall’altra parte, ma la sua fede gli permetteva
come di sentirla nel momento in cui appariva.
Era ugualmente qualcosa di nemmeno lontanamente immaginabile, quello
che poi era.
Omar che ora appariva come tutt’altra entità, di una bellezza
esorbitante anche se non era mai stato nulla di speciale, era
completamente diverso. Era calmo e con gli occhi lucidi a sua volta,
illuminati da quel qualcosa di meraviglioso che finalmente riusciva a
vedere.
- Non so cosa ci sia al di là, se dopotutto Dio sarà davvero lì ad
aspettare uno come me o a guardarsi quel gran figo di Cristiano
Ronaldo, ma sono certo che scoprirlo non sarà così terribile come
pensavo. Diglielo. E ringrazialo. - Disse lo spirito mentre andava via
via sempre più in trasparenza guardando prima uno e poi l’altro. Infine
allungò la mano e sfiorò la guancia intoccabile del suo amico, piegò la
testa di lato e dimenticando ogni altra preoccupazione, disse con
dolcezza: - Grazie per avermi sopportato tutto questo tempo. So di
avere un gran brutto carattere. Ci vediamo di là! -
Quando lo vide poi svanire proprio davanti ai suoi occhi, Ricardo non
riuscì a trattenersi dall’aggrapparsi al collo di Cristiano che se lo
strinse a sé capendo che doveva essere finito tutto.
- Ha… ha detto di ringraziarti, che anche se non sa cosa fa Dio, se
aspetta quelli come lui o se preferisce guardarsi i fighi come te, ora
non ha più tanta paura di scoprirlo. - Dopo di quello pianse a ruota
libera per dei lunghissimi minuti, senza il minimo freno, premendo il
viso nel suo collo caldo e accogliente, sentendo le sue carezze
rigeneranti e pazienti. Alla fine di quel lungo sfogo dove le lacrime
parvero esaurirsi, riuscì di nuovo a parlare seppure con un filo di
voce: - Credo che avesse solo bisogno di voler vedere la luce. Una
volta che ci è riuscito ha capito quanto bella e buona fosse e che al
di là non ci potesse essere altro che qualcosa di fantastico. È solo il
momento in cui ti aspetti di vederla, il problema. Se esiti e non la
vedi ti tormenti con atroci dubbi che poi ti divorano, quel che conta è
solo credere di poterla vedere, allora ci sarà. E quando la vedrai il
resto verrà da solo. Non ho dubbi che sia fantastico. -
Sentendolo crederci fermamente, nemmeno Cris ebbe dubbi e rimase in
silenzio a far sue quelle parole che dopotutto erano davvero belle.
Forse lo erano perché le stava dicendo in quel modo, forse perché erano
dirette a lui… chi poteva dirlo?
Sapeva solo che in quel momento non importava capire perché di preciso,
contava solo che erano belle e basta.
Rimasero a cullarsi per qualche secondo così, senza nemmeno pensare a
cosa avevano fatto e cosa avevano guadagnato. Solo sentirsi l’uno
contro l’altro e farsi del bene a vicenda per quello.
Dopo un tempo indefinito, il primo a parlare fu Cris che con una tale
serietà da essere quasi irriconoscibile, disse:
- Ma di preciso, cos’è che fai? No, perché prima pensavo fosse un modo
originale per attirare la mia attenzione, poi quando mi hai colpito la
seconda volta ho creduto fossi schizofrenico… ora me lo vuoi dire
davvero cosa combini? -
Ricardo rimase basito e per un lungo istante si chiese chi dei due
fosse il caso umano, poi sperando che Dio avesse pietà di lui e che
desse un po’ di sale in zucca a quel zuccone, sospirò e staccandosi il
necessario per guardarlo negli occhi glielo spiegò con le parole più
semplici che trovò:
- Vedo gli spiriti che sono bloccati e non riescono a passare di là,
così li aiuto ad andare. - Più semplice di così era solo una
dimostrazione in prima persona e nessuno dei due ci teneva a viverla,
per il momento!
- Ah… bastava dirlo! -
E lì Ricardo si chiese se facesse bene a contaminarsi con uno così
idiota, ma quando l’idiota in questione cominciò da dove era stato
interrotto, ovvero ad accarezzarlo più profondamente e a scendere con
le mani in mezzo alle sue gambe, nell’inguine che gli fu subito di
nuovo concesso in memoria della prima volta, si rispose che qualunque
idiozia delirante sarebbe valsa la pena per quelle mani… e quella
bocca!
Così pensando alzò le spalle e gli cinse il collo nuovamente,
rispondendo volentieri al suo bacio, lieto di non avere finalmente
disturbi del quarto tipo!
Per il momento!
E proprio lì il caldo fu sostituito ancora una volta dal freddo ormai
familiare, i fiati si condensarono e dei rumori sospetti li
interruppero.
- E no di nuovo, eh? Ora aspettano, cazzo! - Sbottò Cris tenendosi
stretto il suo compagno ed impedendogli di distogliere la bocca dalla
sua per parlare con qualunque dannato intruso. - Mettetevi in coda! -
Concluse secco sulle risa divertite di Ricardo.
Sicuramente sarebbe stata una relazione dove annoiarsi non era concesso!
FINE