NOTE: in realtà doveva essere una sorta di parodia di Ghost Wishperers, però poi è venuto qualcosa che non sa nemmeno di parodia ma solo di follia, insomma leggere per capire!
Sostanzialmente il tema è: E se Riky vedesse gli spiriti? Ecco qua il punto di partenza, il resto è davvero delirante, nemmeno ci pensavo mentre scrivevo, andavo dritta e basta. Ed è uscito tutto questo che a rileggerlo nemmeno io credo di aver fatto. Ma c’è! Preparatevi a ridere sebbene un punticino serio in effetti ci sia, verso la fine.
Nota doverosa va all’inserimento di Omar Sivori: è un famoso e bravissimo calciatore argentino morto nel 2005 di cancro e tutte le caratteristiche che ho messo di lui sono vere. Spero che non si rivolti nella tomba.
Buona lettura. Baci Akane
DEDICHE SPECIALI: Visto che la sua presenza alla fine si è rivelata essenziale per la fic, dedico a lui il tutto sebbene sia un delirio comico. Quello che ho scritto non vuole essere la verità sotto nessun aspetto ma solo qualcosa di simpatico che gli dedico. Spero che si sia divertito vedendo quel che ho combinato con la sua collaborazione molto speciale.

SPIRITI

Le voci che giravano su Ricardo erano molte ma non certo paragonabili a quelle che giravano su Cristiano, per cui se ne era interessato solo fino ad un certo punto, preferendo di gran lunga quelle che lo riguardavano.
Sul suo futuro nuovo compagno di squadra aveva solo captato ‘uomo dalla profonda fede’, ‘angelo in Terra’ e ‘Bambino D’Oro’. Il resto l’aveva perso, convinto che fosse solo uno che ci marciava.
Questo fu lo spirito con cui Cristiano Ronaldo incontrò Kakà.
Il secondo, al contrario, aveva saputo da subito che non poteva dare retta alle mille dicerie sul suo conto, consapevole che nessuno poteva essere un vero diavolo come lo dipingevano tutti. Magari era un tipo particolare e discutibile, ma Ricardo era stato certo da subito che il resto erano cose gonfiate e che si sarebbe trovato bene.
Il primo giorno che si trovarono dalla stessa parte, fu per la loro presentazione.
Erano entrambi attesi in sala stampa nella sede del Real Madrid, il loro nuovo club, e il primo ad arrivare era stato Ricardo puntuale come un orologio.
Quando Cristiano arrivò per nulla trafelato anche se in ritardo mostruoso, anzi, giunse con una certa soddisfazione di essere risultato di nuovo quello più atteso, non pensò bene di scusarsi e quando mise piede nella saletta d’attesa antecedente alla sala stampa dove tutti erano già pronti con macchine fotografiche e domande a raffica, rimase basito sentendo una vocetta gentile che parlava.
A quel punto fece quello che di solito non faceva mai, si guardò intorno ed in un angolo notò l’altra stella appena approdata nella sua stessa squadra che parlava da solo rivolto al muro.
Cris si fermò alzando un sopracciglio, poi alzò anche le spalle: A: non parlava con lui quindi non gli interessava e B: probabilmente era al cellulare.
In ogni caso non aveva importanza.
Con un fischio brutale lo chiamò e alzando il braccio in segno di ‘Ave o Cesare’, salutò quello che non sapeva se sarebbe diventato suo amico.
Nel momento in cui il brasiliano si girò, sorrideva più radioso che mai e pensando che quella gioia incontaminata fosse tutta per sé, Cris mise Riky nel suo libro bianco poiché uno che solo al guardarlo sorrideva a quel modo di sicuro era in gamba. Solo perché sorrideva a lui, naturalmente, e per cos’altro?
Dimenticando subito il fatto che per un istante gli era parso che Ricardo parlasse proprio da solo, Cris allungò il braccio per richiamarlo -non è che poteva andargli lui incontro- ed una volta che l’ebbe davanti lo abbracciò salutandolo deciso ed allegro.
Alla fine fra tutti i ‘bravo buono e dolce’ che gli avevano inculcato su Riky, di lui ricordava solo che era bello e guardandolo da vicino poté appurare che era vero.
Anche se non quanto lui!
- Ehi, creatura, come va? È da tanto che aspetti? - Non si interessò al fatto che fosse stranamente solo in quella saletta minuscola ad aspettare di poter cominciare la conferenza, ma Ricardo lo prese come una gentilezza nei suoi confronti, un rispetto della sua privacy, e rispose di buon grado alla domanda non invasiva che gli aveva posto -chiunque gli avrebbe chiesto con chi parlava, lui invece si era limitato-:
- Bene grazie… no, non è tanto che aspetto sua maestà. - Fece con ironia che fu anch’ella apprezzata: - Possiamo andare, penso che stiano fremendo ad aspettarci! -
- E’ così che si comportano le star, si fanno aspettare! Che ne dici, stiamo ancora un po’ qua? - Cristiano rideva mentre lo diceva ma era anche piuttosto serio. Cominciare stando solo con quel bel visino solare e dolce non era di certo male.
- Ho capito che tipo sei! Ami scherzare! - Rise Ricardo trovando la sua uscita chissà come mai estremamente divertente. - Mi piaci, andremo d’accordo! - Vista l’allegria di cui disponeva era facile capire perché lo dicesse. Amava la gioia in ogni sua forma, tutto lì. Solo Cris interpretò la frase come un ‘sono già innamorato di te’ e si guardò bene dal mollarlo mentre veniva condotto dall’altra parte dove altra gente li aspettavano per cominciare.
Al momento di separarsi la sua mano scese volenterosamente sul fondoschiena del nuovo compagno che rise più istericamente che mai, ma sempre con gentilezza si guardò bene dal dirgli qualcosa o guardarlo male e accettando di buon grado il suo gesto d’affetto, si sedette sorridendo contento come una cinciallegra.
Quell’inizio fu solo un vago assaggio di come si sarebbero poi messe le cose.


Era un pomeriggio caldamente soleggiato, quello che si presentò loro quel giorno di Settembre.
Cris si era fermato oltre gli allenamenti regolari per fare un po’ di attrezzi nella palestra adiacente al campo, ci teneva spropositatamente al suo fisico, per cui quando giunse dopo tutti gli altri negli spogliatoi convinto di essere solo, si stupì di trovare dello strano fresco. Si chiese quando mai avessero acceso così forti i condizionatori senza arrivare al fatto che in un pidocchioso spogliatoio non ce lo mettevano nemmeno ad implorarli. Alzò le spalle e si godette quell’arietta deliziosa, dopo di ché saltò di lato sentendo di nuovo la voce gentile di Ricardo parlare.
Aspettandosi di essere solo non aveva nemmeno controllato e preoccupato più per aver fatto una figuraccia che di non averlo salutato, si voltò verso di lui in tempo per vederlo parlare di nuovo rivolto verso il muro.
Aveva le mani congiunte all’altezza del cuore ed era con solo l’asciugamano alla vita, ormai asciutto, solo coi capelli neri un po’ umidi spettinati sul capo e sulla fronte.
Di schiena non poteva vedere bene la sua espressione e quando tese le orecchie per capire che diavolo avesse, cominciò ad impallidire captando la parola Dio nei suoi discorsi.
- Segui la luce, vedrai che andrà tutto bene. Dio ti aspetta. - La voce commossa ed il tono intensi non colpirono tanto Cris quanto le sue parole inequivocabilmente strane.
Il portoghese, che non era per niente capace di mascherare le proprie reazioni e farsi gli affaracci suoi, assunse subito l’atteggiamento da ‘è completamente pazzo’ e senza il minimo rispetto per qualunque cosa Riky pensasse di star facendo -anche nel caso che fosse effettivamente svitato meritava rispetto in linea teorica-, lo interruppe brutalmente e come se stesse parlando con uno psicotico, esclamò bruscamente tenendosi i sacri gioielli fra le gambe in segno scaramantico:
- Ma vaffanculo! ‘Dio ti aspetta’ un paio di palle! - Riky saltò sul posto e si voltò di scatto spaventato dalla sua presenza, quando lo vide con quell’espressione da ‘sto parlando con uno sciroccato, capì che si era appena giocato l’amicizia di Cris, cosa che teoricamente sarebbe dovuta essere l’ultima sua preoccupazione visto che prima c’erano un paio di altre cosucce tipo ‘ora mi rinchiude in un manicomio’.
- Cris, non ti avevo sentito… - In quel momento il fresco svanì e tornò il caldo solito dello spogliatoio, per non parlare dell’odore rilasciato dai ragazzi dopo gli allenamenti di cui le mura erano pregne. - Non era rivolto a te, cosa hai capito? -
- Ma con chiunque tu parlassi, non puoi raccontargli palle simili! ‘Dio ti aspetta’! Cos’è, sei mai stato di là? L’hai mai incontrato? Sai che Dio è là ed aspetta? E se magari si sta giocando una partita di calcio e non ha tempo di ricevere proprio nessuno? Che ti metti ad illudere a destra e a manca? -
Ricardo lo vide infervorato parlargli a macchinetta sventolando le mani in segno di follia e rimase basito a bocca aperta.
Fra tutte le cose che si sarebbe aspettato, quella di certo non era la più probabile.
Innanzitutto non sembrava spaventato e tanto per cominciare non metteva in dubbio che parlasse con qualcuno che non era lì e poi per concludere discuteva su Dio come fossero argomenti all’ordine del giorno, della serie ‘cosa ha fatto quello stronzo del Barcellona ieri?’ e via dicendo.
Dopo averlo fissato come se il matto fosse l’altro, il brasiliano trovò la forza di dire qualcosa e sbigottito come in teoria avrebbe dovuto essere Cris, disse:
- Ma… ma che stai dicendo? - Non che fosse qualcosa di particolarmente intelligente, ma non sapeva proprio da cosa cominciare. Magari poi veniva fuori che stava scherzando, lui scherzava sempre.
Cris però era convinto di ciò che diceva e deciso a metterlo in chiaro, riprese più acceso che mai e questa volta prendendolo per le spalle nude:
- Riky, tu puoi credere in quello che vuoi ma non puoi predicare all’aria, al muro o a chiunque abbia la pazienza di ascoltarti che Dio è là ed aspetta! Dio, ammesso che ci sia, avrà di certo di meglio da fare. Come guardarmi giocare, ad esempio! Non puoi essere così presuntuoso da sapere cosa fa Dio da Lassù. Sempre che sia là e non in tribuna ad aspettare la prossima partita del Real Madrid! - Sì, perché che tifasse Real non c’erano dubbi, così come che a Dio piacesse Cristiano e che nella sua lista di priorità in cima c’era ‘rifarsi gli occhi guardando quel pezzo di gnocco di Cris!’
Ma soprattutto questo per lui non era presunzione ma semplice verità!
Ricardo era sempre più stranito, pensava che fosse seriamente matto e l’idea che lo prendesse in giro ormai era lontana. Aprì la bocca non sapendo proprio cosa dire, poi fissando i suoi convintissimi occhi castani capì che per lo meno poteva cogliere il momento per controbattere alle immense boiate che aveva appena sparato. Tanto assurdo per assurdo…
- Ma Cris, non puoi essere così egocentrico da pensare che Dio preferisca guardarti giocare piuttosto che accogliere i poveretti che trapassano, insomma, ha dei doveri più importanti di te! -
A quello un urlo dilaniante uscì dal giovane davanti che si accasciò fra le sue braccia come se gli avessero appena trapassato il ventre e squarciato le budella.
Riky impallidì preoccupato pensando a qualche spirito vendicativo che lo stava ferendo fuori, quindi lo abbracciò chiedendogli preoccupato cosa succedesse. Dopo un paio di minuti il ragazzo alzò il suo bel viso contratto in una smorfia atroce e a pochi centimetri dal suo disse:
- Non dirmi più una bestialità simile! È ovvio che a Dio io piaccia! Posso concederti che abbia tante cose da fare, ma non che io non sia in cima alla sua lista! È buono e giusto guardare il suo capolavoro migliore! Dico, ma mi hai visto giocare a calcio o fai solo finta di stare in squadra con me? -
Il delirio sarebbe continuato se qualcosa non avesse in quel momento davvero colpito il cranio duro come la roccia di Cris facendogli perdere i sensi e accasciare senza forze fra le braccia del compagno.
Lo sistemò a terra e alzò lo sguardo non più preoccupato ma già di rimprovero, come sapesse di cosa si trattasse:
- Omar! Ma non si fa così! - Sbottò il ragazzo guardando una strana presenza davanti a loro. Si trattava di un uomo pallido con un cesto di capelli inguardabili sul capo ed una divisa argentina addosso con tanto di calzettoni da calciatore ma abbassati alle caviglie e senza parastinchi. Il suo fiato si condensava a contatto con l’esterno e non aveva un gran bell’aspetto non perché non fosse bello, bensì perché si capiva che non aveva proprio una bella cera.
- Stava sparando cagate, non riuscivo più a sentirlo! Dovevo farlo smettere! - Disse l’uomo seccato mettendosi a sparire e riapparire in diversi luoghi dello spogliatoio come niente fosse.
Riky sospirò contrariato chino su Cris ancora privo di sensi, lo mise meglio sul suo braccio e cominciò a muovergli appena il viso cercando di svegliarlo. Prendendogli il mento fra le dita lo scuoteva con delicatezza chiamandolo con dolci e tenui sussurri.
- Seee.. Così rimane addormentato di proposito, chi glielo fa di svegliarsi se tu continui a coccolartelo a quel modo? - Esordì l’amico volteggiante avvicinandosi bruscamente a loro: - Guarda come si fa! - E con quello cominciò, con un gran ghigno malefico, a far volare tutti gli oggetti nei dintorni facendoglieli finire addosso con una brutalità traumatica.
Riky si mise ad urlare:
- OMAR PIANTALA, COSI’ LO UCCIDI! -
- E che male c’è? - Chiese l’altro fermandosi per non colpire il suo protetto che faceva da scudo umano a quel pallone gonfiato svenuto.
- Non è la sua ora! -  Rispose alzando lo sguardo battagliero -e per lui battagliero era un vago rimprovero comune a quello di tutti gli altri.-
- Ah, perché la mia invece lo era! - Rispose piccato lo spirito incrociando le braccia e piantando il muso.
- Ma tu ormai sei morto, lui è vivo e tanto vale che ci rimanga ancora! - Logica inoppugnabile persino per uno polemico come Omar.
Finalmente le palpebre di Cris si mossero e con una lentezza quasi esasperante si aprirono. La prima cosa che videro furono il bel viso dolcissimo e preoccupato di Riky che lo guardava da vicino reggendogli il capo e carezzandogli il volto con sentita gentilezza. Molto apprezzata in effetti.
Dopo aver capito che era Ricardo e che erano ancora soli, corrugò la fronte e disse cercando di comporre un puzzle incasinatissimo:
- Ma con chi diavolo parlavi? -
- Ah, Omar Sivori… - Rispose con noncuranza Ricardo come fosse la risposta più ovvia.
- Chi? - Cristiano era convinto di aver capito male.
- Omar Sivori! - Ma no, era tanto semplice, invece!
- Ma è un calciatore argentino morto non so quanto tempo fa! -
- Nel 2005, porca puttana, mica un secolo fa! Che cazzo! - Sbraitò l’interessato che però non poteva essere sentito dal malcapitato a terra fra le pronte braccia di Ricardo.
- Sì, credo che mi abbia preso in simpatia, non mi lascia più! - Rispose invece facendo finta di nulla, usando anche una certa indulgenza marcata nella voce. Continuavano comunque a stare uno steso sul pavimento e l’altro chino a sorreggerlo con delicatezza e non è che pensassero di alzarsi. Del resto il bell’addormentato e appena svegliato ci stava così bene lì… perché mai spostarsi?
- Cos’è, mi vuole rubare il posto? - Fece poi dopo aver contemplato a fondo il suo volto così vicino al proprio -e già solo perché gli stesse tanto vicino doveva essere un onore, naturalmente!-
- Che posto? - Chiese Riky senza capire e continuando ad accarezzarlo come fosse un gattino.
- Ho già deciso che tu sarai mio, quindi che quell’Omar volteggi nell’oltretomba e non rompa le palle! - Esclamò infatti più diretto che mai facendo scivolare una mano a sua volta sulla sua guancia e l’altra sulla nuca, fra i capelli mossi.
- Ora gliele rompo davvero le palle! - Esclamò un ringhiante Omar mentre stava pensando se usare una panca oppure un appendiabiti. Riky alzò la testa per vedere cosa stesse facendo l’amico che poteva vedere solo lui, quindi prima di riuscirci si sentì strattonare e senza un secondo per realizzare cosa succedesse, si ritrovò con le labbra su quelle dell’altro ancora fra le sue braccia.
Cristiano l’aveva attirato a sé in un momento di distrazione e senza aspettare un secondo di troppo aveva approfittato immediatamente.
Ci mise poco a favorire della sua bocca e a farlo suo, tanto più che Riky era troppo sconvolto per rifiutare o gridare o anche solo rispondere, magari.
Rimase immobile a farsi fare come una statua e solo quando la mano svelta di Cris dalla nuca scivolò sul torace e giù alla vita a slacciargli l’asciugamano che lo copriva ancora per miracolo, il getto della doccia aperto al massimo li investì improvvisamente fermando tutto prima che potesse proseguire oltre.
Non riuscirono nemmeno a gridare, ma si sentirono scaraventati uno di qua e l’altro dall’altra parte dello spogliatoio e dopo un lunghissimo minuto l’acqua fu placata. Quando questo successe Ricardo poté gridare -e questa volta davvero arrabbiato-:
- OMAR, PIANTALA! -
- MA ANCORA CON QUESTO OMAR! PIANTALA TU! LA MIA ATTENZIONE L’HAI ATTIRATA, TI HO PUR BACIATO, FINISCILA CON QUESTI AMICI IMMAGINARI! E NON SPARARE CAZZATE! -
Ecco la reazione altrettanto isterica e stufa di Cristiano che, bagnato fradicio e ancora vestito, notando l’altrettanto fradicio pulcino completamente nudo perché l’asciugamano gli era stato tolto dalle proprie mani da polipo, smise di sbraitare tornando su di lui come una ventosa, riattraversando tutta la stanza velocissimo.
Ricardo se lo ritrovò addosso in un attimo e cercando di staccarselo senza troppi buoni risultati, o forse la buona volontà di levarselo davvero di dosso, cercava di dire:
- Ma tu sei matto, cosa pensi che ci abbia bagnato e staccato così? -
Chiese infatti con le mani che invece di spingerlo via se lo tenevano ben ancorato a sé. Del resto se lo stava accarezzando così bene che interromperlo era un peccato.
- Un tubo rotto! - Ma che ci credesse davvero alle boiate che sparava -come se le sue risposte fossero più facili da credere, invece- Ricardo si rifiutava di accettarlo.
- Così forte?! - La risposta si perse nelle labbra di Cris che cominciarono a succhiare un punto sul suo collo, visto tutto il suo impegno Riky non se la sentì di nuovo di interromperlo ma ci pensò ben Omar che strattonandolo per i capelli lo staccò brutalmente.
Cris, che continuava a non vedere lo spirito, rimase premuto contro il nudo ed invitante corpo del suo nuovo giocattolo e guardandolo con una certa soddisfazione, disse:
- Mi piacciono quelli focosi. Ma se mi tiri di nuovo i capelli ti stacco la testa a morsi. - E lo disse con un misto fra il sorriso compiaciuto e la minaccia più raggelante del mondo.
Ricardo rimase basito, per un momento credette di essere lui il pazzo, cosa che in ventisette anni non gli era mai capitato di pensare.
Certo vedere gli spiriti sin dalla tenera età avrebbe fatto dubitare chiunque della propria sanità mentale, ma evidentemente lui era il tipo che in nome di Dio tutto era verità. Il resto era follia.
Cristiano, infine, tornò imperterrito sull’occupazione di poco prima, il collo, e mentre succhiava e mordicchiava provocandogli un certo piacere, le carezze sul suo inguine libero e alla sua mercede si intensificarono. Così come si intensificò l’ovvia risposta d’eccitazione.
Riky, fra un gemito e l’altro che ormai non riusciva nemmeno più a contenere, notò Omar dietro di loro che alzava una vera e propria panca con la telecinesi e seccato lui stesso per l’ennesima interruzione, disse deciso indicandolo col dito come un padre arrabbiato:
- Piantala Omar, la scenata di gelosia la fai dopo, ora facci finire! -
Via libera migliore non avrebbe potuto dargli, a Cris, che prendendo questa stravaganza come un modo originale per far colpo su di lui, si alzò dal collo riprendendo possesso della sua bocca che questa volta rispose più che volentieri al bacio. Il ritmo crebbe anche fra le sue gambe e con la sensazione di impazzire imminente, Ricardo gli morse il labbro inferiore, anche se non forte, preda del piacere più intenso che avesse mai sentito.
Appena Riky fu venuto fra le mani di Cris, Omar tornò a colpire il cranio di quest’ultimo, come da permesso del suo protetto che gli aveva detto di aspettare che finissero.
Finito avevano finito e se così non era, ormai era tardi!

Quando Cristiano riaprì per la seconda volta gli occhi, la testa cercò di esplodergli dal dolore che quella volta non poteva ignorare, quindi rimase immobile prima anche solo di pensare qualunque cosa.
Il neurone era traumatizzato e non si muoveva ed in quello stato di semincoscienza gli parve quasi di intravedere una strana figura teoricamente familiare ma comunque mai incontrata davvero.
Quando però il neurone riprese ad attivarsi, tutto svanì e davanti a lui rimase solo l’angelo caduto dal Cielo che aveva cercato di farsi prima. No, un momento. Che si era proprio fatto!
Era ancora chino su di sé e lo guardava in un modo mortificato e seriamente preoccupato, questa volta era stato adagiato su una panchina e Ricardo era vestito, lo stava di nuovo carezzando mentre con un asciugamano bagnato gli tamponava la fronte nella speranza di farlo riprendere.
- Cris? - Chiese titubante non sapendo cosa sperare, ovvero se si fosse dimenticato di tutto oppure se ricordasse.
Cris lì per lì non ricordava proprio niente e di fatto non riusciva proprio a spiegarsi come mai era finito di nuovo svenuto con una botta micidiale in testa, ma quando incrociò quei meravigliosi occhi neri che sembravano vivere per lui -o così lui era convinto- si sentì subito meglio ed ogni cosa cominciò a perdere di importanza.
Infatti con aria estremamente intensa seguì, tanto per cambiare, il suo regale istinto e senza pensarci fece come al solito solo quello che gli pareva.
Quello che gli pareva era prendersi la medicina per quel dannato mal di testa senza preoccuparsi di come fosse finito di nuovo a terra.
La medicina furono le labbra dolci e morbide di Ricardo che gli concesse senza la minima opposizione, anzi, l’accarezzarono a sua volta senza trovarci niente di male se non addirittura tutto il bene possibile.
Quando cominciò a delinearsi il Paradiso stesso con tutti gli angeli -un paio avevano la faccia di Ricardo ed un paio quella di Cris ma questi ultimi avevano anche delle corna sospette-, e le mani di entrambi erano in piena esplorazione vicendevole, il borsone di uno dei due volò in pieno stomaco sul ragazzo steso. Il bacio fu così di nuovo interrotto bruscamente e questa volta non ci furono lamentele di dolore ma solo una forte reazione seccatissima:
- Ma insomma, Riky, che problema hai? O vuoi o non vuoi, deciditi! -
Al che il brasiliano con gli occhi lucidi e l’aria di chi stava per mettersi a piangere, disse:
- Ma non sono io, devi credermi! E’ Omar! -
- Ancora con Sivori! - Esclamò alzandosi di scatto Cris e tornando giù per un forte giramento di testa.
Dopo una breve lotta fra volontà a mente, vinse lui e riuscì a mettersi seduto, giusto perché nemmeno i dolori potevano metterlo al tappeto. Da seduto guardò il ragazzo meglio e solo mentre lo stava fissando vide un paio di altri oggetti sospesi tutti dietro a Ricardo.
Fu allora che non poté che credere ai suoi occhi e ci credette solo perché erano i suoi, a sentirselo raccontare comunque non avrebbe dato retta a nessuno.
Rimase a bocca aperta e con la faccia di un baccalà fissò per un paio di minuti abbondanti tutte le scarpe, i vestiti, le palle da calcio, i borsoni e quanto di più c’era svolazzante davanti al naso. Immobile, senza respirare e nemmeno pensare.
Ricardo seguì il suo sguardo e si girò, quindi vedendo al centro di tutti questi oggetti sospesi proprio Omar, lo guardò come avesse dei fulmini al posto degli occhi e capendo che prima di tutto doveva davvero risolvere la cosa con lui, lasciò Cris al suo shock per occuparsi dell’amico.
- Omar devi capire che non c’è storia fra noi. Insomma, tu sei morto, io sono vivo e per quanto questo sia doloroso e orribile… bè… tu puoi apparirmi con l’età che vuoi, ma rimane che tu sei del ‘35 mentre io dell’82... Capisci che abbiamo un po’ troppi anni di differenza, oltre che la consistenza fisica, il fatto che non possiamo toccarci e che tu sei di Lassù mentre io di quaggiù… -
- Ma io non voglio saperne di andarci, di là! -
- Ma perché no?! È così bello… sai, Dio ti aspetta e non vede l’ora di averti con sé. Devi solo seguire la luce… -
- Non vedo nessuna luce! -
- Devi voler andare, se non vuoi non la vedrai mai. È come… -
- Un goal. Devi volerlo fare, per riuscirci! - Intervenne Cristiano capendo vagamente il punto solo da quello che sentiva, ovvero i dialoghi di Ricardo. Questi si girò stupito che ora ci credesse e non fosse più sconvolto, ma del resto anche prima aveva avuto una reazione strana!
Omar stringeva gli occhi minaccioso verso Cris, pareva infuriato con lui ma non lo attaccava.
- Ecco, come un goal. La fede è così, se non credi in quello che fai non ottieni risultati, ma c’è comunque. Dipende solo da te, da come la vivi. - Le parole di Ricardo sapevano sempre essere meravigliose e toccanti, in quei momenti, ma per quanto ne dicesse non c’era verso di convincere lo spirito.
- Sono tutte palle! Qua non c’è niente punto e basta! -
Ricardo sospirò insofferente e da quello Cristiano capì che l’intruso non se ne era andato e prima di tornare a scocciarsi, chiese con un certo basso controllo:
- Che problema ha? -
- Non vuole andare di là… -
- L’avevo capito… ma perché?! -
Ricardo si strinse nelle spalle spaesato sedendosi accanto a lui.
- Non credo che ci sia nessuno dall’altra parte. Non c’è nessun Dio, qua. Io non lo vedo e quindi non c’è. -
- Non crede in Dio quindi non riesce a vederlo e lasciarsi andare. Ma è un cane che si morde la coda perché per vederlo deve crederci, altrimenti rimarrà bloccato qua per sempre. - Spiegò allora Ricardo che combatteva dal 2005 con Omar per farlo andare di là. E poteva dire tutte le belle parole di fede che voleva, non l’aveva mai convinto, cocciuto come la morte che l’aveva preso nonostante tutti i suoi sforzi per combattere il cancro. Alla fine aveva semplicemente trovato in Ricardo l’unico punto di comunicazione, era un modo per ritenersi ancora esistente ed anche se era in una dimensione dove lui vedeva tutti ma era visto solo da Ricardo, proprio per questo egli era diventato tutto per l‘argentino. Non se ne sarebbe mai separato ed il ragazzo stesso non vedeva più vie.
- E’ ovvio che sia così, cazzo! Lo credo bene che non ci va perché non ci crede! Te lo dicevo prima! Tu che dici che esiste e che aspetta i morti, l’hai mai visto, Dio? Sai che è davvero di là e non a guardare me che gioco a calcio? Voglio dire, potendo scegliere chi si guarderebbe i morti al mosto dei bei pezzi di fighi vivi che fanno spettacolo? E guarda che Dio può scegliere! La sua è una paura fondata. Se va di là e non lo trova rimane deluso e che fa completamente solo?
Almeno qua ha te che lo caghi! -
Era il ragionamento più assurdo che Ricardo avesse mai sentito e sebbene prima glielo aveva accennato, l’aveva comunque preso per un momento di delirio. Ora era anche peggio!
Eppure come lo espresse con così tanta cura di dettagli, Omar finalmente si illuminò e perdendo parte del suo pallore spettrale, esclamò contento:
- Oh, finalmente uno che mi capisce! Cazzo, è proprio come dice lui! Chi mai sceglierebbe i morti piuttosto che i vivi? - Ricardo rimase a bocca aperta. In tutta la sua esistenza non avrebbe mai pensato di sentirsi davanti motivazioni simili, eppure erano quelle che bloccavano quello spirito lì. Guardò meglio Omar mettere giù gli oggetti volanti ed anche Cris si rilassò capendo di aver centrato il punto, quindi continuò a parlare a ruota libera, sempre con la sua famosa convinzione che qualunque cosa venisse da sé andava più che bene per il semplice fatto che… bè, veniva da sé!
- Ma ti capisco, sai?! Per un grande campione come te non è facile accettare la morte. Se poi non hai fede o comunque è così fragile… cioè, Riky, tu devi conoscere i morti prima di rifilargli le tue solite boiate da prete! - Al che Riky avrebbe avuto un paio da dirgliene ma se le tenne per sé notando la luce di Omar continuare a cambiare nell’ascoltare il suo delirio di onnipotenza e blasfemia. - Sivori era uno che giocava coi calzini abbassati e senza parastinchi per provocare gli avversari a fargli male! Capisci che tipo era? Come puoi pensare che semplicemente una volta morto segua la luce come tutte le pecore? Lui era diverso dagli altri, il suo gioco lo era, è quello che ha perfezionato la tecnica del tunnel, come la usava lui non la usava nessuno. Veniva chiamato ‘Angelo dalla faccia sporca’ per l’aria da impenitente che aveva, era un ribelle! Non può semplicemente seguire la luce perché tutti lo fanno. Lui era quello che faceva di proposito proprio l’opposto degli altri. Ed ora tu gli dici di fidarsi e andarsene? Ma chi ti dice dove va poi? No, mio caro… non funziona così! -
Ricardo era ormai a bocca aperta colpito dal suo discorso convinto. Si capiva che non sparava cavolate tanto per farlo ma che questa volta lo pensava davvero. Soprattutto era colpito da tutto quello che sapeva su Omar, dettagli che nemmeno lui sapeva così bene. Poteva anche capire il senso del suo discorso, ma la soluzione qual era? Non poteva nemmeno rimanere lì così…
- E cosa suggerisci, allora? Guarda che è una sofferenza per lui rimanere in questo stato. -
- Ne sei certo? - Chiese Cris con una punta di provocazione. Riky non colse la luce strana nei suoi occhi nonostante fosse vicino, quindi cascandoci guardò Omar smarrito senza sapere cosa dire a quel punto.
- Sì, io penso che… insomma… come si può stare bene in quel modo? -
- Naaa… secondo me sta alla grande così! È un’eterna vacanza! Nessuno che gli rompe i coglioni, che gli dice cosa fare, niente regole, può fare quel cazzo che gli pare a vita senza sentire un solo bisogno specifico. Spia chi vuole, parla con te… che c’è da volere di più? Perché volere di più? Chi gli dice che quel di più sia meglio di questo, per lui? Che gli piaccia davvero? E se ne rimane deluso? No, meglio non rischiare! -
Ma fu esattamente qua che Omar prese la parola e sebbene lo sentisse solo il brasiliano, dalla faccia allibita che fece e dall’aria fredda che si alzò di nuovo, Cris capì che lo spirito se la stava prendendo e che aveva centrato il punto con grande abilità.
Del resto era un attaccante, no?
- MA CHE DIAVOLO SPARA, ORA, QUESTO COGLIONE? MI CONOSCE E POI DICE CHE IO NON VOGLIO RISCHIARE? CHE SONO UN CAGASOTTO? E’ QUESTO CHE STA DICENDO, IN PRATICA! MA COME PUO’ DIRLO? E SOPRATTUTTO COME PUO’ DIRE CHE IO COSI’ STO BENE? CHE CAZZO NE SA DI COME SI STA DI QUA? NON E’ MICA MORTO, LUI! E’ VIVO, PORCA PUTTANA! PUO’ FARE TUTTO QUELLO CHE GLI PARE, HA UNA GLORIOSA CARRIERA DAVANTI, AVRA’ TUTTI AI SUOI PIEDI COL BEL FACCINO CHE HA! CAZZO! MA COME PUO’ DIRE CHE COSI’ STO BENE? NO CHE NON STO BENE! NON HO NIENTE, NIENTE! TU SEI TUTTO E SEI UNO CHE NON HO MAI CONOSCIUTO IN VITA MIA! E’ DAVVERO TUTTA QUA, L’ESISTENZA? VIVI UNA VITA, PRENDI LE FORTUNE SE NE HAI O LE SFIGHE CHE TI SCHIACCIANO E POI SOFFRI E MUORI E QUANDO SUCCEDE COS’HAI? UN’ETERNITA’ DI RIMPIANTI! A GUARDARE GLI ALTRI CHE VIVONO AL POSTO TUO, CHE FANNO QUELLO CHE VORRESTI TU! BELLO COSI’! MA CHE CAZZO DICI? E NON C’E’ DI PIU’? NON C’E’ DI PIU’? MA VAFFANCULO! CI DEVE ESSERE DI PIU’! UNA FOTTUTA RICOMPENSA PER AVER ROTTO IL NOSTRO CULO! PER ESSERE MORTI! PER AVER RISCHIATO! CI DEVE ESSERE QUALCOSA, NON E’ POSSIBILE CHE SIA TUTTO QUA! NON CI CREDO, NON E’ POSSIBILE, NON E’ COSI’, CAZZO! -
Ricardo che ora era più pallido dello spirito infuriato che alzava un gran vento intorno a loro provocando una piccola tempesta all’interno della stanza, non sapeva cosa dire ed aveva le lacrime agli occhi, mentre capiva cosa aveva fatto di proposito Cristiano rivelandosi -e non avrebbe mai pensato di pensarlo- geniale!
Era esattamente quello lo stato per vedere la luce. Crederci. Mettendoci la motivazione che voleva, ma crederci che comunque ci fosse.
Dopo quella tremenda sfuriata dove persino il portoghese aveva finito per tenersi alla panca per non volare via -non avrebbe mai ammesso di avere un certo qual timore nel sentire e vedere tutto quello- Omar cominciò lentamente a calmarsi. Il vento freddo divenne caldo e finalmente l’aria spettrale divenne una luce aurea che cominciò lentamente a circondarlo. Fu qualcosa che solo vedendolo si poteva credere e Ricardo che l’aveva davanti, che viveva il suo mutamento repentino, che lo sentiva scaldarsi e lo vedeva illuminarsi e placarsi, capì cosa stava succedendo dopo tutti quegli anni di tentativi falliti.
Le lacrime questa volta uscirono.
Non riusciva a respirare, aveva la bocca aperta ed il fiato sospeso ma il pianto che era partito non poteva più placarsi.
Cris, vedendo di tutta la scena fantastica che si stava consumando in quel momento solo le sue lacrime, lo circondò con un braccio con dolcezza e sicurezza, immaginando cosa probabilmente stesse succedendo, seccato solo di non aver potuto sentire la sua risposta furiosa che doveva essere stata estremamente divertente.
Gli bastò comunque l’espressione sconvolta e commossa di Ricardo per averne un’idea e se lo godette per la prima volta.
La prima di una lunga serie.
- La vedi? - Chiese Ricardo senza bisogno di sentirselo dire chiaramente.
Naturalmente lui non vedeva la luce poiché era una cosa che poteva solo chi stava per andarsene dall’altra parte, ma la sua fede gli permetteva come di sentirla nel momento in cui appariva.
Era ugualmente qualcosa di nemmeno lontanamente immaginabile, quello che poi era.
Omar che ora appariva come tutt’altra entità, di una bellezza esorbitante anche se non era mai stato nulla di speciale, era completamente diverso. Era calmo e con gli occhi lucidi a sua volta, illuminati da quel qualcosa di meraviglioso che finalmente riusciva a vedere.
- Non so cosa ci sia al di là, se dopotutto Dio sarà davvero lì ad aspettare uno come me o a guardarsi quel gran figo di Cristiano Ronaldo, ma sono certo che scoprirlo non sarà così terribile come pensavo. Diglielo. E ringrazialo. - Disse lo spirito mentre andava via via sempre più in trasparenza guardando prima uno e poi l’altro. Infine allungò la mano e sfiorò la guancia intoccabile del suo amico, piegò la testa di lato e dimenticando ogni altra preoccupazione, disse con dolcezza: - Grazie per avermi sopportato tutto questo tempo. So di avere un gran brutto carattere. Ci vediamo di là! -
Quando lo vide poi svanire proprio davanti ai suoi occhi, Ricardo non riuscì a trattenersi dall’aggrapparsi al collo di Cristiano che se lo strinse a sé capendo che doveva essere finito tutto.
- Ha… ha detto di ringraziarti, che anche se non sa cosa fa Dio, se aspetta quelli come lui o se preferisce guardarsi i fighi come te, ora non ha più tanta paura di scoprirlo. - Dopo di quello pianse a ruota libera per dei lunghissimi minuti, senza il minimo freno, premendo il viso nel suo collo caldo e accogliente, sentendo le sue carezze rigeneranti e pazienti. Alla fine di quel lungo sfogo dove le lacrime parvero esaurirsi, riuscì di nuovo a parlare seppure con un filo di voce: - Credo che avesse solo bisogno di voler vedere la luce. Una volta che ci è riuscito ha capito quanto bella e buona fosse e che al di là non ci potesse essere altro che qualcosa di fantastico. È solo il momento in cui ti aspetti di vederla, il problema. Se esiti e non la vedi ti tormenti con atroci dubbi che poi ti divorano, quel che conta è solo credere di poterla vedere, allora ci sarà. E quando la vedrai il resto verrà da solo.  Non ho dubbi che sia fantastico. -
Sentendolo crederci fermamente, nemmeno Cris ebbe dubbi e rimase in silenzio a far sue quelle parole che dopotutto erano davvero belle. Forse lo erano perché le stava dicendo in quel modo, forse perché erano dirette a lui… chi poteva dirlo?
Sapeva solo che in quel momento non importava capire perché di preciso, contava solo che erano belle e basta.
Rimasero a cullarsi per qualche secondo così, senza nemmeno pensare a cosa avevano fatto e cosa avevano guadagnato. Solo sentirsi l’uno contro l’altro e farsi del bene a vicenda per quello.
Dopo un tempo indefinito, il primo a parlare fu Cris che con una tale serietà da essere quasi irriconoscibile, disse:
- Ma di preciso, cos’è che fai? No, perché prima pensavo fosse un modo originale per attirare la mia attenzione, poi quando mi hai colpito la seconda volta ho creduto fossi schizofrenico… ora me lo vuoi dire davvero cosa combini? -
Ricardo rimase basito e per un lungo istante si chiese chi dei due fosse il caso umano, poi sperando che Dio avesse pietà di lui e che desse un po’ di sale in zucca a quel zuccone, sospirò e staccandosi il necessario per guardarlo negli occhi glielo spiegò con le parole più semplici che trovò:
- Vedo gli spiriti che sono bloccati e non riescono a passare di là, così li aiuto ad andare. - Più semplice di così era solo una dimostrazione in prima persona e nessuno dei due ci teneva a viverla, per il momento!
- Ah… bastava dirlo! -
E lì Ricardo si chiese se facesse bene a contaminarsi con uno così idiota, ma quando l’idiota in questione cominciò da dove era stato interrotto, ovvero ad accarezzarlo più profondamente e a scendere con le mani in mezzo alle sue gambe, nell’inguine che gli fu subito di nuovo concesso in memoria della prima volta, si rispose che qualunque idiozia delirante sarebbe valsa la pena per quelle mani… e quella bocca!
Così pensando alzò le spalle e gli cinse il collo nuovamente, rispondendo volentieri al suo bacio, lieto di non avere finalmente disturbi del quarto tipo!
Per il momento!
E proprio lì il caldo fu sostituito ancora una volta dal freddo ormai familiare, i fiati si condensarono e dei rumori sospetti li interruppero.
- E no di nuovo, eh? Ora aspettano, cazzo! - Sbottò Cris tenendosi stretto il suo compagno ed impedendogli di distogliere la bocca dalla sua per parlare con qualunque dannato intruso. - Mettetevi in coda! - Concluse secco sulle risa divertite di Ricardo.
Sicuramente sarebbe stata una relazione dove annoiarsi non era concesso!

FINE