Anche
queste note le ho scritte al tempo che fu, ovvero a Giugno circa...
NOTE: ok, questa è più per me e per i miei profondi dubbi riguardo il
metodo incomprensibile di Mourinho, ma sicuramente anche loro si sono
fatti questa dolce promessa. Perché mi vengono così romantici? Non lo
capisco proprio… leggendo le fic su di loro potrebbe sembrare che io
sia una ragazza zuccherosa e stucchevole ma vi assicuro che non è così.
Sono loro ad esserlo. Di Riky si sa ma Cris… nascondeva dei lati
incredibili! Sono troppo dolci. Di sicuro qualunque cosa succederà al
futuro di Riky, comunque non cambierà niente di quello che conta.
Lasciate perdere i miei scleri. Buona lettura. Baci Akane
TE NE
ANDRAI
Che
uno se le sentisse le cose non era sempre inspiegabile, succedeva
spesso ed a tutti almeno una volta nella vita.
Certi
eventi particolarmente importanti per una persona, questa riusciva ad
anticiparli e prevederli.
Cristiano
da qualche settimana aveva quella sensazione ed era strano perché
Ricardo non ne aveva mai assolutamente parlato, non aveva dato alcun
cenno in tal senso, non sembrava nemmeno pensasse a niente, insomma…
appariva come sempre eppure Cris se lo sentiva.
Aveva
la certezza, di giorno in giorno, che Ricardo quest’anno se ne sarebbe
andato e non si poteva discutere altrimenti.
Rimaneva
il fatto che potevano essere le sue paure però non voleva nemmeno
spingerlo a parlarne scoprendo che magari era lui a mettergli la pulce
nell’orecchio…
Di
dubbi non ne aveva pochi però la certezza, fra questi, si stava facendo
sempre più pressante finché un giorno non fu più capace di tenersi
tutto dentro.
Successe
alla fine della partita di Liga contro il Siviglia, quando, vincendola,
si portarono momentaneamente a più dieci sul Barcellona in gioco quella
sera.
Ricardo
di nuovo non aveva giocato.
Il
brasiliano non pareva pensarci e nemmeno sembrava minimamente
preoccupato, esultò coi compagni per la vittoria della Liga ormai
vicina, fece a tutti i complimenti abbracciandoli con un gran sorriso
contagioso sulle labbra come faceva sempre, Karim se lo stritolò e
quando arrivò a Cristiano lo guardò con una strana espressione incerta.
Ricardo
capì subito che aveva qualcosa per la testa, una preoccupazione, e
chiedendosi cosa mai potesse essere lo esternò subito:
-
Mica penserai che il Barcellona può prenderci la Liga? - L’unica cosa
che avrebbe potuto preoccuparlo…
Cris
scosse il capo e sospirò stringendo le labbra in conferma che comunque
qualcosa c’era, subito dopo però arrivò José a complimentarsi con tutti
come di consueto e l’atmosfera cambiò diventando oltremodo gioiosa.
Avendo
giocato presto, a mezzogiorno, dopo la partita i soliti organizzarono
pomeriggio da Cris come succedeva spesso.
Siccome
la sua mega villa oltre ad essere mega era al centro del quartiere di
un paio di loro, fra cui Ricardo e Fabio, in quattro e quattr’otto si
trovarono tutti a tuffarsi in piscina approfittando del caldo che si
era sprigionato in quei giorni e che a quell’ora era particolarmente
intenso.
Così
mentre i vari Fabio, Pepe, Marcelo e compagnia erano a fare gli idioti
col labrador di Cristiano che prendevano e tuffavano con loro in acqua,
Ricardo, che non ci pensava minimamente a farsi il bagno, tirò in casa
Cristiano.
Doveva
parlare con lui perché a quel punto era chiaro avesse qualcosa per la
testa e non voleva che ci rimuginasse troppo perché sarebbe di certo
finito per divorarsi e non voleva.
Era
un buon momento nonostante la delusione di Champions… avevano comunque
la Liga, dopotutto. Vincevano, lui era il capo cannoniere del
campionato, per il momento, e non esistevano apparenti effettivi
problemi.
Alla
fine appena al sicuro in cucina, con la scusa di preparare uno spuntino
per tutti, Ricardo attaccò a modo suo. Serio, perentorio e pacato.
-
Cosa ti prende, Cris? - Cristiano che stava tirando fuori birre e
bibite a volontà non si fermò fingendo di non capire.
-
Perché? Non ho niente… - Solitamente era un bravo attore. Solitamente.
Se davanti non aveva il suo compagno.
Ricardo
sospirò e continuò a spalmare salsine sul pan carré.
-
Per chi mi prendi? -
Cristiano
attaccò coi bicchieri cercando di controllarsi consapevole che non ce
l’avrebbe fatta a lungo.
-
Non capisco proprio di cosa parli, a me sembra di essere normale. Ti
sembro pensieroso? - domanda davvero idiota. Ricardo si fermò per
guardarlo scettico e alla fine Cristiano smise di trafficare per
posarsi sul mobile di lavoro dove il compagno stava preparando i
tramezzini. Vi si appoggiò col fondoschiena e tenendosi ai bordi con le
mani lo guardò scrutando il suo profilo intento a riprendere il suo
componimento culinario.
-
Avanti, sputa il rospo. Cosa ti impensierisce? -
Ricardo
dopo aver riempito un paio di fette di lattuga e affettato, li coprì e
cominciò a tagliarli a triangoli col coltellaccio lungo.
-
Stai meditando di andartene, vero? - Lo sparò quasi come avesse una
pistola carica in mano. Ricardo gli sembrò di venir colpito dal
proiettile e per poco non si tagliò, Cris gli prese subito le mani, gli
tolse la lama e la posò, quindi si voltò meglio verso di lui e
l’obbligò a fare altrettanto. Ora si guardavano bene in viso, si
scrutavano negli occhi entrambi scuri. Quelli di Riky erano più neri e
grandi e cercavano di domarsi ma nel tentativo divennero lucidi a
conferma che ci aveva preso.
Maledette
sensazioni, Cristiano faticò a non imprecare, si trattenne perché aveva
le mani di Riky nelle sue. Le strinse, non l’avrebbe fatto mai andare
via.
-
Non lo so, Cris. Cioè… non è che ci sto pensando ma vedo di volta in
volta che non mi fa praticamente più giocare… e sai, non capisco…
finchè non ero in forma e non giocavo bene potevo concepirlo ma in quel
momento mi metteva sempre, ora che ho recuperato gran parte e che ho
ripreso a segnare e fare assist, non mi usa più ed insiste su gente che
è in difficoltà e che deve riprendere la sua forma o migliorare… io
capisco questo discorso ma che senso ha che rimanga qua, dunque? Se non
mi usa perché ormai vado più o meno bene che senso ha? Io non capisco
cosa ha in mente, non capisco cosa… - Si fermò rendendosi conto d’aver
avuto molte cose dentro senza averci mai intenzionalmente pensato.
Non
era giusto vomitargliele addosso senza nemmeno averle mai filtrate.
Trattenne il fiato pentendosi e con gli occhi sempre più lucidi si
specchiò nei suoi castano caldo altrettanto spaventati. Spaventati
perché stava leggendo molto più in là.
-
Nemmeno io lo capisco e mi fa incazzare quando sento la formazione e
quando poi vedo che non ti usa. Non so, capisco che voglia recuperare
tutti, che voglia che siano tutti e venti fortissimi sempre, che
nessuno sia messo da parte, che nessuno sia scontato, che… che cazzo,
tutto quello che vuoi… ma non può metterti sullo stesso livello di
Esteban o di Sami, cazzo! E va bene che Angel fatica e deve ritrovare
la sua forma di prima e lo può fare solo giocando, è quello che ha
fatto con te… ma cosa pensa, che una volta che vi recupera poi può
scaricarvi così!? Non è giusto e non lo capisco! Anche con Gonzalo…
quest’anno è come innamorato di Karim ed usa praticamente solo lui
salvo qualche eccezione, quando magari Karim è stanco o che cazzo ne
so. Siamo in pochi quelli fissi, gli altri li ruota. E va bene, giocano
tutti. Ma perché con te no? È come se avesse qualcosa di preciso contro
di te, come se volesse spingerti ad andartene… perché se va avanti così
succederà, cazzo! Non sei un giocatore mediocre acquistato ad un cazzo
per cui già solo stare in panchina è prestigio! Sei Kakà! Ed hai
recuperato gran parte della tua forma! Perché diavolo deve fare così? -
Ora era stato Cristiano ad agitarsi ed aveva parlato concitato fin
quasi ad urlare, la vena del collo pulsava, il sangue circolava veloce
nelle vene e la voglia di picchiare José era imminente. Lo adorava ma
quando faceva così non lo sopportava… come poteva trattare Ricardo in
quel modo? Per lui era inammissibile ma lui non faceva testo e
rendendosene conto il brasiliano si ammorbidì sciogliendosi. Sorrise e
strinse a sua volta le sue mani placando il proprio animo.
-
Tu non fai testo, mi ami e vorresti che giocassi per sempre con te ogni
minuto delle nostre vite… e poi hai una considerazione di parte…
insomma, è bello da parte tua ma… - Cristiano sbuffò e avvicinandosi a
lui fino ad appoggiarsi al suo corpo, mormorò insofferente e
preoccupato:
-
Io non voglio che tu te ne vada ma… ma capisco che… io a queste
condizioni non rimarrei mai e non posso pretendere che tu lo faccia…
che tu rinunci alla tua carriera, a fare quel che ami e che hai sempre
amato… io non lo farei mai… però… - La voce gli morì in gola poiché
incrinata, sospirò e scosse il capo con gli occhi che gli bruciavano
brutalmente. - non voglio che te ne vada. - Alla fine lo disse ma si
capì che stava addirittura per piangere perché lo vedeva già via da
Madrid, via da lì, lontano da lui… a lasciarlo… vedeva già la loro
storia finita, vedeva già una dolorosa ed insostenibile fine.
Ricardo
lo capì e l’abbracciò subito con fare protettivo e dolcissimo, lo
nascose contro di sé e gli carezzò la nuca baciandogli la sommità del
capo, fra i capelli bagnati per il tuffo che aveva fatto prima. Ora era
in accappatoio per non ammalarsi ma era asciutto.
-
Non ho ancora pensato a niente, lo sto facendo ora per la prima volta.
Mi ero imposto di giocarmi tutta la stagione e poi solo dopo decidere
una volta per tutte. Però voglio che tu ricordi una cosa, prima che io
mi ci metta a rifletterci seriamente. - Cristiano sospese il fiato, non
voleva piangere come un bambino ma faticava, stringeva gli occhi ed il
compagno togliendogli a tratti il respiro.
Quando
lo sentì respirare regolarmente, Riky gli prese il viso fra le mani e
l’alzò dal suo collo, lo guardò di nuovo da vicino con calma e serenità
e sorridendo come se non esistesse il minimo problema al mondo, alzò il
polso davanti a loro e prendendogli il suo intrecciò le dita delle
mani. Era un gesto romantico ma che da Ricardo uno si aspettava. Non ci
si aspettava poi le lacrime di Cris capendo cosa intendesse.
I
braccialetti identici che avevano ai polsi tintinnarono toccandosi in
quella posizione e fu chiaro cosa stesse dicendo.
Ricardo
sorrise ancor di più al suo pianto di commozione e con la mano libera
gli carezzò il viso, poi con dolcezza adulta e fermezza assoluta,
mormorò:
-
Questa è una promessa che per me non è stata vuota. E voglio che te la
ricordi ogni giorno della nostra vita, perché non l’avrei mai fatta con
nessun altro che te. E quando faccio promesse non sono vuote. Non se le
faccio per il motivo giusto. E non ho mai incontrato un motivo più
giusto di te. - Cristiano a quel punto non resistette e di slancio lo
baciò. Dapprima si limitò a premergli le labbra sulle sue, poi Ricardo
rispose aprendogliele per andargli incontro con la lingua in una
conferma ulteriore di quella che per loro era stata una promessa
solenne a cui non sarebbero mai venuti a meno. Era stato quello il
senso della promessa fatta al compleanno di Cristiano, a febbraio.
Per
poter assicurarsi di rimanere quel che erano nonostante ogni probabile
futuro. Sia che Ricardo rimanesse, sia che se ne andasse.
Ben
presto il bacio si fece più profondo e quando Riky lo sentì aggrapparsi
con la mano libera alla sua spalla e stringere per poi risalire sul
viso, si emozionò capendo quanto, quanto, quanto ci tenesse a lui, a
quella promessa e a rimanere ciò che erano per sempre.
Dopo
un lungo intreccio di lingue, dopo aver fuso le loro bocche ed i loro
sapori, Riky scivolò fuori per percorrergli la guancia con tanti
piccoli baci umidi fino a raggiungere l’orecchio, una volta lì gli
mormorò piano sempre stringendo le loro mani:
-
Non ti lascerò mai. - E non era inteso fisicamente ma con una parte di
loro ben più importante. - Le cose materiali possono finire ogni
momento, può succedere di tutto, ma quel che conta veramente sono
queste promesse, questi nostri cuori, queste nostre anime. Non lo
capisci che la mia è intrecciata alla tua indissolubilmente? - solo lui
avrebbe potuto dire una cosa simile senza sembrare stucchevole,
eccessivo o zuccheroso. O meglio, magari lo fu, però per Cris fu la
cosa più bella a cui potesse agognare e non gli parve né stucchevole,
né eccessivo, né zuccheroso. Gli parve dolce e perfetto. Gli parve suo.
Allora
riprese a respirare e rilassarsi, a crederci e a tranquillizzarsi.
-
Qualunque cosa tu scelga andrà bene, ce la farò. Voglio solo che tu sia
felice, tesoro. Ti amo. - Ed anche lui sapeva essere molto tenero e
romantico, se voleva, ma sapeva nasconderlo bene perché amava il suo
stile da ragazzo apparentemente insensibile che non si guardava mai
indietro. Amava poter dire e fare quello che voleva e poi essere in
privato con chi amava una persona emotiva e sensibile che viveva quasi
esclusivamente per l’altro.
L’amava
profondamente.
-
Di quello che conta non cambierà mai niente. -
Così
sarebbe stato.
FINE