NOTE: non poteva mica mancare la fic di
auguri per Cris. Naturalmente da parte dell'amore suo. Mi sono
chiesta 'chissà se Riky fa uno strappo alla regola e manda un
messaggio a Cris su twitter?!' Non ha mai messo messaggi su twitter
né per lui né per gli altri suoi amici, le cose le dice
direttamente a loro senza passare per social network. Nemmeno, per
dire, a fare gli auguri ai suoi migliori amici. Così mi sono
risposta... 'e che bisogno c'è di scrivergli le congratulazioni su
twitter? Di sicuro l'aspettava in camera d'albergo!' E così ecco la
fic. E' in seconda persona, ovvero Riky mentre aspetta Cris ripensa a
lui e gli dice delle cose come l'avesse davanti a sé. Non serve dire
quanto sono felice per lui.
Ok, adesso buona lettura. Baci Akane
TI RICORDI?
Ti ricordi dove tutto ha avuto inizio,
amore mio?
Si potrebbe dire sui campi da calcio,
dove tutte le cose dei ragazzini iniziano.
È vero, in effetti.
I sogni dei piccoli iniziano lì e poi
proseguono mano a mano che crescono e con loro il talento. Per
qualcuno i sogni restano tali, ma per altri si realizzano.
E anche per noi il sogno è cominciato
lì, proprio su un campo da calcio. Ti avevo demolito nella
semifinale delle nostre due squadre.
Demolito è dir poco, visto che sono
stati i miei goal a buttarvi fuori.
Contro di te ho segnato il goal più
bello della mia carriera.
Li ho riguardati tutti pochi giorni fa,
in onore del mio centesimo in rossonero, e c'era quello contro il tuo
Manchester United.
E' lì che è cominciata... tu mi hai
guardato giocare in quel modo e nella tua mente devi aver pensato da
dove fossi spuntato, dove ero stato prima.
Avevi già sentito parlare di me? Mi
avevi notato? Mi avevi guardato davvero?
Non lo so, sono consapevole di essere
diventato famoso in quell'anno, per la Champions, però chi lo sa.
Quella sera tu sei uscito dal campo
piangendo come un bambino, le ricordo così bene le tue lacrime. Mi
hanno colpito, mi hanno stretto il cuore.
Io ti ho colpito per come giocavo, tu
mi hai colpito per le tue lacrime. Ho visto gente piangere dopo una
partita, capisco quanto possa essere importante vincere o perdere.
Però tu... non lo so, non ho potuto evitare di cercarti, dopo, e di
abbracciarti e farti i miei complimenti.
Mi hai stretto così forte... così
tanto forte... disperato, addolorato, sincero.
Ho avuto una botta emotiva, ho capito
che qualunque cosa avessi mai sentito di te in giro, sarebbe stata
falsa perchè tu eri quel ragazzo capace di piangere per una
semifinale persa.
Però posso dire senza ombra di dubbio
che la nostra storia sia veramente iniziata quando ho ricevuto il
Fifa World Player of the Year 2007.
Era Gennaio 2008, ricevevo il premio
per l'anno appena passato ed ero il più quotato perchè avevo vinto
la Champions. Io ripetevo che quello era un premio individuale e non
di squadra e che potevate vincerlo anche tu o Messi, lì sul podio
con me... ma poi è andata che ho vinto davvero io.
Di quel pomeriggio ricordo la sorpresa
nel rendermi conto di quanto simpatico e coinvolgente fossi. Mi sono
trovato immediatamente in sintonia con te. Ci capivamo al volo,
scherzavamo scioltissimi, parlavamo su ogni livello. C'è stata
subito intesa.
Entrambi siamo molto loquaci e sciolti
e molto aperti, anche se diversissimi.
Ricordo quanto mi sono trovato bene con
te, ci guardavamo, ci capivamo senza bisogno di dirci nulla e
ridevamo come se fossimo vecchi compagni di squadra.
Non è stato così con Messi, lì con
noi.
Non è sempre così fra tutti, io sono
molto socievole, ma non ho quest'intesa al primo colpo con chiunque.
Ricordo molto bene come mi sono
sentito.
Volevo rimanere lì per sempre. Poi ho
desiderato... sì, è vero... ho desiderato, per un istante, poter
giocare con te.
L'ho detto in un'intervista dopo una
delle partite di Champions, mi fecero una domanda su di te ed io
dissi senza esitare che mi sarebbe piaciuto poter giocare con te,
perchè eri un giocatore fantastico.
Lì ho capito che eri anche una persona
fantastica.
Solare, spigliato, brillante,
divertente, alla mano.
Non mi sei più uscito dalla testa.
Quella volta ho vinto io e tu eri
sentitamente felice per me, ti ho visto sorridere contento, mi hai
fatto mille volte i complimenti ed io ero al settimo cielo. Ero
euforico anche se composto.
E tu... tu, mio tesoro, mi hai fermato,
alla fine della cerimonia, mentre stavo andando in camera a
recuperare le mie cose per poi andare subito a Milano, e mi hai
abbracciato fortissimo per farmi ancora i complimenti, mi hai stretto
così forte che mi hai trasmesso i brividi.
Mi hai chiesto se potevo fermarmi per
un bicchiere insieme ed io ho detto che potevamo bere qualcosa mentre
raccoglievo le mie cose.
Non è successo niente, alla fine
nessuno dei due ha bevuto perchè tu sei astemio ed io anche. Abbiamo
parlato del motivo per cui non beviamo.
Io non lo faccio perchè non mi piace,
tu mi hai parlato di tuo padre, morto per alcolismo.
Hai parlato di te, ti sei messo a nudo
facilmente, ma capivo che non era una cosa che facevi con tutti. L'ho
capito perchè il mondo non conosceva questo tuo segreto, i
giornalisti ti dipingevano come un arrogante che pensa solo ai soldi
ed al successo ed ai divertimenti, per cui alla fin fine è ovvio che
queste cose profonde di te le hai sempre tenute segrete e le hai
condivise subito con me.
Abbiamo continuato a parlare anche
quando ho finito ed abbiamo spaziato su diverse esperienze personali,
io della mia fede e del mio miracolo, tu della tua infanzia
difficile.
Ci siamo aperti a vicenda ed è stato
sconvolgentemente facile e bello.
Quando è arrivata l'ora di lasciarci
per andare uno a Milano e l'altro a Londra, è stato triste. Ricordo
d'aver desiderato di vederti ancora.
Ho dovuto aspettare l'anno successivo,
quando ti ho visto alla stessa premiazione... quando, questa volta,
sei stato premiato tu.
Mi sono sentito felice allo stesso modo
in cui tu, l'anno prima, lo eri stato per me.
Ricordo tutto in maniera così vivida.
Avevo sperato in qualche scontro delle
nostre due squadre, avevo sperato di rivederti, avevo sperato che le
nostre squadre tornassero ad incrociarsi, eppure niente, non è
successo se non prima di quella sera.
Ancora un pomeriggio in conferenza
insieme ed io che fremevo per poterti rivedere in privato e fare una
bella chiacchierata.
Eravamo seduti distanti, ogni tanto ci
sporgevamo per parlare insieme in portoghese e ridevamo... solo poi
abbiamo potuto salutarci come si deve e fare delle foto insieme. È
stato così bello, ricordo l'euforia che mi ha messo fuori uso. Per
un po' non capivo niente, solo sorridevo con tutto me stesso e non
riuscivo a staccare il braccio da te, dalla tua schiena. Ero
elettrizzato, accaldato, emozionato. Ti rivedevo.
Si sapeva che vincevi tu, avevi avuto
tu la Champions e mi sentivo alle stelle. Davvero.
Siamo saliti insieme per prepararci e
mangiare un boccone prima della cerimonia e abbiamo ripreso a parlare
come se non ci fossimo mai separati, come se non fosse mai passato un
anno.
Sono rimasto sconvolto.
Ci siamo aggiornati sull'anno
trascorso, gli ho fatto i miei complimenti per la vittoria in
Champions e abbiamo parlato a ruota libera.
Posso dire che mi piace parlare, ma a
certi livelli lo faccio solo con poche persone. Con Roby, ad esempio,
parlo tantissimo. Con altri no anche se sono amici miei.
Con te parlavo come facevo con Roby.
Mi sconvolgeva. Era come se dovessi
recuperare tutto il tempo perso.
Ti ho conosciuto meglio di quanto già
non avessi potuto l'anno prima.
Ora ero convinto di quanto fosse bello
stare con te, di quanto in gamba fossi e di quanto meritassi quel
premio.
Quando l'hai vinto ero così contento
che ho applaudito un sacco e volevo alzarmi e buttarti le braccia al
collo.
Ho dovuto aspettare la fine della
cerimonia e del banchetto finale, per poterlo fare.
Eri circondato da un sacco di gente,
tutti a farti i complimenti.
Sarà così anche ora.
Appena ti ho visto solo, ti ho
abbracciato così forte che forse ti ho fatto male. Mi è scappato un
bacio sul collo, dove era appoggiata la mia bocca. Abbiamo
rabbrividito entrambi ed è stato come capire qualcosa, come il
fulmine che illumina il cielo in piena notte e ti mostra tutto il
paesaggio che non vedevi.
Ricordo quei momenti come fossero ieri.
L'appuntamento in camera, tu che mi
dicevi di farti compagnia mentre radunavi le tue cose, io sul tuo
letto che ti guardavo mentre ti cambiavi, il caldo improvviso che ho
sentito quando ti ho visto nudo.
L'anno precedente non ci siamo
cambiati, io infatti ero vestito come da serata.
Tu però stranamente ti sei cambiato.
È stata la prima volta che ci hai
provato con me, ma lo so solo ora. O meglio l'ho capito molto dopo.
Lì ero ammaliato dal tuo corpo,
naturalmente non ti avevo mai visto nudo e ti sei spogliato quasi del
tutto. A fuoco, come un marchio, mi sei rimasto impresso nella mente.
Ogni volta che ho chiuso gli occhi tu sei sempre stato lì, dopo
quella sera. Nudo, coi boxer bianchi stretti che mostravano tutto. Il
tuo corpo divino ed il tuo sorriso bello, accattivante, il tuo
sguardo ammaliante e diretto. E la mia lingua che sciolta ti
raccontava qualunque cosa, come se fossi il mio migliore amico.
Ero sempre più sconvolto da tutto.
Non hai fatto niente, mi hai solo
studiato. Hai visto le mie reazioni mentre ti spogliavi e basta.
Però quando sono tornato a casa dopo
quella volta, non ero più lo stesso.
Ero diverso, mi sentivo rivoluzionato
sin nel profondo di me.
Quello a cui non riuscivo a smettere di
pensare, più di ogni altra cosa, non era il tuo corpo, il tuo
sorriso, il tuo sguardo ed il modo in cui parlavamo di tutto. Cioè
anche, ma dopo quella volta pensavo a come avevo potuto chiederti il
numero di telefono.
Era un gesto normale, dopotutto.
Avevamo parlato così tanto e ci trovavamo così bene, che era
impossibile non pensare di risentirci ogni tanto per telefono.
È che il modo in cui è successo mi ha
sconvolto.
Dopo il tuo spettacolo, dopo che hai
radunato tutto, dopo la nostra infinita chiacchierata ci siamo
salutati, mi hai abbracciato, le mie ginocchia sono diventate molli
ed io non capivo niente, niente.
Ricordo come ero nel panico, emozionato
come un ragazzino alla prima cotta. Ero senza fiato.
E la delusione nel vedere che uscivi
davvero senza lasciarmi niente in mano, senza... senza nulla.
Ho proprio pensato... 'e mi lascia
così?' non potevo permetterlo. Ho sentito un vuoto, nel panico che
ho provato; ti ho preso il braccio, ho tirato con una forza eccessiva
per assicurarmi che ti fermassi e ti ho chiesto, ebete, se mi davi il
tuo numero.
Beh, non te l'ho chiesto, te l'ho
detto.
'Dammi il tuo numero!' Mi era uscita
malissimo, me ne sono reso conto dopo. Balbettando ho detto, rosso in
viso, 'se ti va...'
Tu ridendo hai preso il mio cellulare
di mano e me lo hai scritto e salvato sotto 'Cris'. Poi mi hai detto
'Chiamami!'
Mi sentivo come il ragazzo rimorchiato
che aveva cercato goffamente di rimorchiare.
Non stavo capendo nulla e pensavo
d'aver fatto un'emerita figuraccia.
Poi il giorno dopo ti ho scritto subito
con la scusa di lasciarti il mio numero.
Da lì è finita.
O cominciata.
Non saprei.
Forse in effetti è decollata.
Perchè abbiamo cominciato a scriverci
impazziti ogni secondo, condividere tutto e anche a telefonarci, come
se fossimo due grandissimi amici. Beh, lo siamo diventati, però era
strano il modo in cui era capitato e come stavamo lì a parlare di
tutto per ore.
Poi nel periodo delle grandi firme, ci
siamo sentiti davvero ogni giorno, ci aggiornavamo di continuo su
come andava ed alla fine nel dolore che ho provato nel lasciare i
miei compagni e la mia adorata squadra, l'unica nota positiva,
l'unica vera forza per non cedere completamente, sei stato tu.
Il pensiero che avremmo giocato
insieme.
Quell'idea mi ha dato la forza di
andare avanti.
Tu mi hai aiutato e l'hai fatto ogni
giorno della nostra vita insieme.
Ci siamo messi quasi subito insieme,
non è stato facile per me, ma il desiderio che era nato era così
forte, ma non era solo quello. Era molto di più.
Era amore, era dipendenza, era bisogno,
era quello che tu già significavi per me.
Era quel trovarci bene sin dal primo
giorno in cui siamo stati insieme, in quella conferenza stampa del
lontano 2008... era quel poter parlare di tutto sin dal primo
sguardo... era quel numero che ho quasi implorato d'avere... quel
pensare a te e lo stare meglio nel sentire la tua voce.
La nostra storia è cominciata a
distanza ed ora prosegue a distanza, per questo so che andrà avanti
comunque e che non finirà solo per due ore d'aereo.
È cominciata molto prima di riunirci a
Madrid.
È esplosa lì, però è iniziata
laggiù.
Quest'anno per te è stato particolare,
hai passato molte prove.
Dalla guerra spietata con Mourinho
-quello che prima tu adoravi e che poi ti aveva deluso rivelando la
sua vera faccia, ferendoti-, alla bruciante sconfitta in Champions ed
in Liga.
L'arrivo di Ancelotti ha portato una
ventata di aria fresca, ti ho visto rinascere, ti ho visto sperare in
tempi migliori di quelli passati, ti ho visto tornare ad adorare il
calcio con tutto te stesso ed ho capito che anche se avessi
continuato per la mia strada, pensando al mio di calcio, tu ce
l'avresti fatta.
Non è stato facile digerire la mia
partenza, tu speravi che ora che c'era Ancelotti, sarei rimasto fino
alla fine. Potevo. Ma sapevo che potevo trovare il calciatore che ero
solo al Milan.
Tu hai capito, non mi hai mai
ostacolato, mi hai sempre appoggiato.
Ti ho visto stare male, quei giorni,
appena l'hai saputo, appena me ne sono andato.
Ti sforzavi con me e poi appena eri
solo avevi quella faccia così triste, non segnavi, eri distratto.
Per un momento ho avuto paura che tu
non ce la facessi, che ti avessi fatto così male da rovinare il tuo
calcio.
Ma lentamente grazie ad Ancelotti e a
tutti i tuoi compagni che ti sono stati vicini, sei rinato di nuovo.
Perchè quello che sei, al di là di
chi ami, è questo.
Il calciatore più forte e completo del
mondo e del momento.
Sono orgoglioso di te, amore mio,
perchè ho visto la tua risalita, ma cosa ancor più importante ho
visto tutte le tue lotte. Con Mourinho non sono state poche, solo noi
lo sappiamo perchè abbiamo vissuto in prima persona, dietro le
quinte.
Non è stato facile, ma non ti sei mai
piegato. Sei andato avanti ed hai vinto tutto.
Anche quando la tua squadra rischiava
di uscire dai Mondiali, hai lottato. Hai lottato col Real le volte in
cui sembrano persi per i grandi cambiamenti. Hai lottato tutte le
volte che ti mancavo, in attesa di prendere l'aereo e vedermi. Hai
lottato quando eri stanco e non ne avevi più. Hai lottato contro i
media e la moltitudine di ignoranti che ti criticano e ti demoliscono
senza conoscerti. Hai lottato contro il concetto assurdo che in ogni
caso Messi sarà sempre meglio di te.
Ma non è Messi che ha portato una
nazione ai Mondiali. Sei stato tu. Non è Messi che tiene con unghie
e con denti la squadra a galla anche quando gli altri non sono in
partita, sei tu. Non è Messi che non ha un solo calo, ma tu. Non è
Messi che ha avuto un allenatore contro che con i media faceva buon
viso a cattivo gioco osannandoti e che poi negli spogliatoi ti andava
contro e ti criticava, ma tu. Non è Messi che ha subito le critiche
ingiuste del suddetto allenatore appena questi se ne è andato, ma
tu. Non è Messi che ha sempre avuto media e gente contro per partito
preso, ma tu.
E sei tu che, alla fine, non sei mai
calato, hai sempre tenuto duro, sei andato avanti per la tua strada a
testa alta ad ogni costo, senza cambiare, senza schiacciarti, senza
darti per vinto, senza ascoltare chi ti voleva affondare.
Hai fatto tutto quello che dovevi.
Ed io sono onorato di essere il tuo
compagno, di ricevere il tuo amore, di sapere che tornerai sempre da
me, mi cercherai sempre, avrai sempre addosso tutti i miei regali.
Ti amo e forse non ho più modi per
dirtelo, ma spero di potertelo far sentire nella pelle, quando ti
vedrò.
Guardo l'ora, la cerimonia che ho
seguito dalla televisione è finita da un po', dovresti essere
riuscito a venir via.
Sospiro guardando dalla finestra
impaziente mentre strofino fra le mani il telefono in attesa, il
cuore batte forte, non vedo l'ora di poterti dire quanto sono
contento per te. Ti ho detto, prima che tu uscissi, che lo sapevo che
l'avresti vinto tu. Che quest'anno era tuo.
Tu non volevi crederci.
So che hai pianto perchè questa volta
era lì e so quanto ci tenevi. Gli anni passati hai cercato di
mascherare la tua cocente delusione ed volta dopo volta, mentre
sapevi di essere cresciuto ancora e vedevi che i tuoi sforzi non
venivano mai premiati, hai ingoiato tutto.
Ora l'hai visto lì davanti ai tuoi
occhi ed hai pianto liberando tutta quell'emozione che penso si sia
vista in poche persone a quel modo.
Le tue lacrime mi hanno ingroppato, son
finito per piangere davanti alla televisione. Quanto sono felice per
te. Quanto lo desideravi, quanto a lungo ci hai sperato. Quanto hai
cercato di non illuderti. Ed ora è tuo.
Quando la porta si apre giro la testa
di scatto e la prima cosa che vedo è quell'enorme pallone d'oro che
risplende.
Poi alzo gli occhi e c'è qualcosa che
risplende molto di più e sono i tuoi occhi, il tuo sorriso. La tua
gioia.
Mi alzo in fretta, chiudi la porta alle
tue spalle, appoggi il premio al tavolino e mi prendi al volo mentre
ti butto le braccia al collo e ti bacio premendo la bocca sulla tua,
senza respirare, senza muoverci. I nostri cuori battono impazziti, io
sento il tuo e tu senti il mio. Ci stringiamo con tutte le nostre
forze. Tratteniamo i respiri e le mie mani salgono sulla tua nuca,
fra i tuoi capelli duri e perfetti.
Il tuo viso nascosto contro il mio
collo si contrae, lo sento come mi bagni la pelle ed io rabbrividisco
al tuo pianto che si trasmette così facilmente a me.
- Come volevo essere lì a farmi le
foto con te e con Junior... - E' il primo pensiero che ti viene fra
le lacrime e se prima ero commosso ora non smetterò più di
piangere.
Il primo pensiero è per me. - Sarebbe
stato perfetto. - Scuoto la testa.
- Ero lì lo stesso. Non hai sentito
quanto ho pianto mentre lo facevi anche tu? - A questo punto mi
prendi bene fra le braccia e mi sollevi. Io ho una tuta comoda e mi
avvolgo a te agevole. Le gambe intorno alla tua vita, le braccia
intorno alla tua testa.
Cammini e mi conduci sul letto dove ti
lascia cadere, mi ricopri ed io frenetico comincio la lotta coi tuoi
vestiti. Sarà una lunga lotta e mentre entrambi ci spogliamo,
attorcigliati uno all'altro, dipendendo dai nostri tocchi e sguardi,
parliamo.
- Sono così contento di te, amore
mio... così tanto... - Mentre parlo, ci baciamo a di intervalli
regolari senza che le mani si fermano dallo spogliarci.
La giacca, la camicia e la cravatta
sono a terra.
- Sapevo che l'avresti vinto. La tua
forza è la perseveranza. Non hai mai mollato davanti a niente. È
questo che ti rende speciale. Ne puoi passare di tutti i colori, non
smetti mai, lotti, vai avanti, non ti fermi. È questa la tua vera
dote, amore mio... e me l'hai trasmessa... perchè senza di te io
avrei mollato tante di quelle volte. - I pantaloni ed ora i boxer. -
Non avrei gioito per il mio centesimo goal con la mia squadra del
cuore, se non mi avessi trasmesso la tua forza di lottare. Perchè
non sarei nemmeno riuscito a farlo, senza di te che mi spingevi a
tenere duro e continuare. Ho continuato per te che mi dicevi di
farlo. Ti devo tanto. - I corpi sono nudi, le mani scivolano sulla
pelle liscia, la mia bocca parla mentre scende sul tuo collo e
l'accarezzo delicatamente, tu ti protendi verso di me e vado giù,
assaggio la tua pelle profumata fino a succhiare il capezzolo.
Ti giro e ti stendo sotto di me, ti
salgo sopra e sempre continuando a parlare fra un tocco e l'altro,
arrivo all'inguine che tormento un po' prima di avvolgerlo.
- Lo senti tutto quello che provo per
te? - Stai per rispondermi, ci provi, ma poi ti esce un sospiro. Ti
tendi tutto, ti inarchi come un felino splendido e sinuoso e spingi
nella mia bocca che ti avvolge, succhio e ti faccio mio.
Lo senti il piacere? È una piccola
parte di quello che mi fai provare tu...
Spingi il bacino nella mia bocca ed
aumenti il ritmo dei movimenti mano a mano che l'eccitazione cresce.
Quando ti sento duro e pulsante, mi separo e continuo a carezzarti
con la lingua sul resto del tuo corpo, ogni più piccola parte, le
cosce, le caviglie, i piedi che so sono tanto sensibili. Non mi
importa se certe cose di solito non le faccio, so che piacciono a te.
Ti faccio tutto mio e tu ti abbandoni
alle mia labbra, alla mia lingua, al piacere che spero di riuscire a
trasmetterti.
Risalgo e torno sul tuo viso che
ricopro di piccoli baci umidi, mentre ripeto che ti amo e sono
orgoglioso di te, ti meriti tutto quello che hai... e poi scendo giù
ancora, ti giro di schiena e mi occupo anche del resto del tuo corpo.
La spina dorsale, le scapole, tutte le
linee muscolose e le tue deliziose fossette, fino ai tuoi glutei dove
sparisco e mi perdo con la bocca e le dita. Tutto di te viene curato
da me, con delicatezza, mentre mi strofino su di te e tu sospiri e
gemi sentendo quanto ti desidero.
Poi ti inarchi e ti dai in modo da
aprirti di più a me, le tue curve si accentuano ed è una cosa che
ti viene così bene che mi fa impazzire. Il modo in cui mi chiedi di
entrare e farti tuo.
Pieghi una gamba di lato e inarchi la
schiena ed è un accesso così facile e perfetto.
Mi adagio su di te, risalgo col le
labbra fino al tuo collo, succhio il tuo orecchio, giri la testa e mi
carezzi con la lingua, le nostre si intrecciano e dopo il tuo -
Entra, amore... - io sento quell'ondata unica che mi dà alla testa
ed anche se preferisco averti dentro, scivolo in te con un movimento
fluido e deciso, esco e lo rifaccio e ripeto fino a che non vado fino
in fondo, fino a che la strada è liscia e comoda. Fino a che il
piacere comincia e tu apri la bocca nel pieno del godimento. Gli
occhi chiusi, il busto attorcigliato per potermi baciare ed io che ti
guardo, mi riempio del tuo piacere intenso che si materializza nel
tuo bellissimo viso. Fino a che... fino a che i baci e le spinte
aumentano, tutto si confonde ed i brividi sono sempre maggiori,
sempre di più. Così infiniti. Così perfetti.
Col bacino mi muovo in un moto
perpetuo, spingo senza fermarmi, uso tutto me stesso, le braccia
avvolte intorno al tuo torace, le mani sul tuo viso che ti premono
verso di me, tu che gemi con me, le labbra che si toccano e si
baciano di tanto in tanto.
E noi che ci veniamo incontro e non ci
fermiamo in un erotismo che si intreccia all'amore.
Amore che è nostro e che sarà per
sempre. Segreto ma eterno.
L'orgasmo completa quest'istante
indimenticabile, questa notte così eterna. Tutto marchiato a fuoco
come quella di sei anni fa, quando parlammo e basta. E poi cinque
anni fa, quando ti vidi e ti desiderai per la prima volta sul serio.
E poi ancora quattro, quando stavamo già insieme ed in una camera
come questa, invece che parlare o guardarti nudo senza fare nulla,
abbiamo fatto l'amore come ora. Le altre non c'ero ufficialmente,
però ero qua ad aspettare che ti premiassero, di festeggiare con te.
Ed invece ti ho sempre solo consolato.
Ebbene ora eccoci qua, amore.
Quel giorno è arrivato.
Io che ti aspetto, tu che torni
vittorioso.
Noi che festeggiamo a modo nostro.
Ci sono sempre stato qua per te e
sempre ci sarò.
Ti amo.
I nostri corpi intrecciati, le braccia
le uno intorno all'altro, le mani allacciate, le labbra che ogni
tanto corrono a baciarsi. I cuori ora calmi, i respiri regolari, la
pelle meno sudata.
Gli sguardi corrono un po' su di noi ed
un po' sulla stanza a ricordare momenti passati, momenti della
serata. Momenti.
A condividerli.
- Però una cosa non la posso proprio
dimenticare con certezza... - Io incuriosito penso che sia qualcosa
di romantico e già mi immagino...
- L'emozione dell'attesa? - Dico. Lui
scuote la testa.
- Anche, ma non è quello... -
- La speranza che quel nome sia il tuo?
-
- Sì certo, però non mi riferisco a
quello... -
- Io che ti aspetto puntuale in camera
per festeggiare o consolarti? - Sorride.
- No... Messi ed il suo cattivo gusto
nel vestire. L'anno scorso aveva una tenda psichedelica, quest'anno
era un semaforo! Dio Santo, tutti vestiti eleganti e di nero, persino
Ibra che non è famoso per apprezzare l'eleganza seria e classica, lo
era stasera. E lui con quell'orrore color melanzana andata a male! Ma
com'è possibile che Dio gli abbia dato tanta bravura a calcio e
tanto poco buon gusto? - E' davvero sconvolto e convinto, mentre lo
dice. È una cosa che l'ha lasciato di sasso e penso che in effetti
non lo dimenticherà mai. A questo ovviamente non posso che scoppiare
a ridere e lui continua senza pietà. - Ogni anno penso che non possa
far di peggio ed invece mi stupisce! Riesce sempre a far di peggio!
Nemmeno diventare padre l'ha rinsavito! Come è possibile? Io proprio
non me ne capacito! - La mia risata si leva sonora e lo stringo così
forte che lui ricambia ridendo allo stesso modo. - Non sei d'accordo?
- Mi chiede alla fine.
Io fra le lacrime, ripensando a quanto
male era vestito Messi, non posso che concordare...
- In effetti vicino a te faceva un
brutto effetto... -
- Sì insomma... anche Ribery non è
dotato di bellezza, ma ha limitato i danni vestendosi almeno bene!
Messi no! Se non è capace perchè non paga qualcuno che lo è? Il
prossimo anno gli impresto uno dei miei vestiti! - Alla fine vorrei
dire qualcosa, ma non ce la faccio, continuo a ridere e lo facciamo
per il resto del tempo.
Come sempre.
Perchè fra noi le cose da dirci non si
esauriscono mai... proprio come quello che proviamo uno per l'altro!
Eh... che posso dire... lo amo!
FINE