NOTE: non poteva mica mancare la fic di auguri per Cris. Naturalmente da parte dell'amore suo. Mi sono chiesta 'chissà se Riky fa uno strappo alla regola e manda un messaggio a Cris su twitter?!' Non ha mai messo messaggi su twitter né per lui né per gli altri suoi amici, le cose le dice direttamente a loro senza passare per social network. Nemmeno, per dire, a fare gli auguri ai suoi migliori amici. Così mi sono risposta... 'e che bisogno c'è di scrivergli le congratulazioni su twitter? Di sicuro l'aspettava in camera d'albergo!' E così ecco la fic. E' in seconda persona, ovvero Riky mentre aspetta Cris ripensa a lui e gli dice delle cose come l'avesse davanti a sé. Non serve dire quanto sono felice per lui.
Ok, adesso buona lettura. Baci Akane

TI RICORDI?



Ti ricordi dove tutto ha avuto inizio, amore mio?
Si potrebbe dire sui campi da calcio, dove tutte le cose dei ragazzini iniziano.
È vero, in effetti.
I sogni dei piccoli iniziano lì e poi proseguono mano a mano che crescono e con loro il talento. Per qualcuno i sogni restano tali, ma per altri si realizzano.
E anche per noi il sogno è cominciato lì, proprio su un campo da calcio. Ti avevo demolito nella semifinale delle nostre due squadre.
Demolito è dir poco, visto che sono stati i miei goal a buttarvi fuori.
Contro di te ho segnato il goal più bello della mia carriera.
Li ho riguardati tutti pochi giorni fa, in onore del mio centesimo in rossonero, e c'era quello contro il tuo Manchester United.
E' lì che è cominciata... tu mi hai guardato giocare in quel modo e nella tua mente devi aver pensato da dove fossi spuntato, dove ero stato prima.
Avevi già sentito parlare di me? Mi avevi notato? Mi avevi guardato davvero?
Non lo so, sono consapevole di essere diventato famoso in quell'anno, per la Champions, però chi lo sa.
Quella sera tu sei uscito dal campo piangendo come un bambino, le ricordo così bene le tue lacrime. Mi hanno colpito, mi hanno stretto il cuore.
Io ti ho colpito per come giocavo, tu mi hai colpito per le tue lacrime. Ho visto gente piangere dopo una partita, capisco quanto possa essere importante vincere o perdere. Però tu... non lo so, non ho potuto evitare di cercarti, dopo, e di abbracciarti e farti i miei complimenti.
Mi hai stretto così forte... così tanto forte... disperato, addolorato, sincero.
Ho avuto una botta emotiva, ho capito che qualunque cosa avessi mai sentito di te in giro, sarebbe stata falsa perchè tu eri quel ragazzo capace di piangere per una semifinale persa.
Però posso dire senza ombra di dubbio che la nostra storia sia veramente iniziata quando ho ricevuto il Fifa World Player of the Year 2007.
Era Gennaio 2008, ricevevo il premio per l'anno appena passato ed ero il più quotato perchè avevo vinto la Champions. Io ripetevo che quello era un premio individuale e non di squadra e che potevate vincerlo anche tu o Messi, lì sul podio con me... ma poi è andata che ho vinto davvero io.
Di quel pomeriggio ricordo la sorpresa nel rendermi conto di quanto simpatico e coinvolgente fossi. Mi sono trovato immediatamente in sintonia con te. Ci capivamo al volo, scherzavamo scioltissimi, parlavamo su ogni livello. C'è stata subito intesa.
Entrambi siamo molto loquaci e sciolti e molto aperti, anche se diversissimi.
Ricordo quanto mi sono trovato bene con te, ci guardavamo, ci capivamo senza bisogno di dirci nulla e ridevamo come se fossimo vecchi compagni di squadra.
Non è stato così con Messi, lì con noi.
Non è sempre così fra tutti, io sono molto socievole, ma non ho quest'intesa al primo colpo con chiunque.
Ricordo molto bene come mi sono sentito.
Volevo rimanere lì per sempre. Poi ho desiderato... sì, è vero... ho desiderato, per un istante, poter giocare con te.
L'ho detto in un'intervista dopo una delle partite di Champions, mi fecero una domanda su di te ed io dissi senza esitare che mi sarebbe piaciuto poter giocare con te, perchè eri un giocatore fantastico.
Lì ho capito che eri anche una persona fantastica.
Solare, spigliato, brillante, divertente, alla mano.
Non mi sei più uscito dalla testa.
Quella volta ho vinto io e tu eri sentitamente felice per me, ti ho visto sorridere contento, mi hai fatto mille volte i complimenti ed io ero al settimo cielo. Ero euforico anche se composto.
E tu... tu, mio tesoro, mi hai fermato, alla fine della cerimonia, mentre stavo andando in camera a recuperare le mie cose per poi andare subito a Milano, e mi hai abbracciato fortissimo per farmi ancora i complimenti, mi hai stretto così forte che mi hai trasmesso i brividi.
Mi hai chiesto se potevo fermarmi per un bicchiere insieme ed io ho detto che potevamo bere qualcosa mentre raccoglievo le mie cose.
Non è successo niente, alla fine nessuno dei due ha bevuto perchè tu sei astemio ed io anche. Abbiamo parlato del motivo per cui non beviamo.
Io non lo faccio perchè non mi piace, tu mi hai parlato di tuo padre, morto per alcolismo.
Hai parlato di te, ti sei messo a nudo facilmente, ma capivo che non era una cosa che facevi con tutti. L'ho capito perchè il mondo non conosceva questo tuo segreto, i giornalisti ti dipingevano come un arrogante che pensa solo ai soldi ed al successo ed ai divertimenti, per cui alla fin fine è ovvio che queste cose profonde di te le hai sempre tenute segrete e le hai condivise subito con me.
Abbiamo continuato a parlare anche quando ho finito ed abbiamo spaziato su diverse esperienze personali, io della mia fede e del mio miracolo, tu della tua infanzia difficile.
Ci siamo aperti a vicenda ed è stato sconvolgentemente facile e bello.
Quando è arrivata l'ora di lasciarci per andare uno a Milano e l'altro a Londra, è stato triste. Ricordo d'aver desiderato di vederti ancora.
Ho dovuto aspettare l'anno successivo, quando ti ho visto alla stessa premiazione... quando, questa volta, sei stato premiato tu.
Mi sono sentito felice allo stesso modo in cui tu, l'anno prima, lo eri stato per me.
Ricordo tutto in maniera così vivida.
Avevo sperato in qualche scontro delle nostre due squadre, avevo sperato di rivederti, avevo sperato che le nostre squadre tornassero ad incrociarsi, eppure niente, non è successo se non prima di quella sera.
Ancora un pomeriggio in conferenza insieme ed io che fremevo per poterti rivedere in privato e fare una bella chiacchierata.
Eravamo seduti distanti, ogni tanto ci sporgevamo per parlare insieme in portoghese e ridevamo... solo poi abbiamo potuto salutarci come si deve e fare delle foto insieme. È stato così bello, ricordo l'euforia che mi ha messo fuori uso. Per un po' non capivo niente, solo sorridevo con tutto me stesso e non riuscivo a staccare il braccio da te, dalla tua schiena. Ero elettrizzato, accaldato, emozionato. Ti rivedevo.
Si sapeva che vincevi tu, avevi avuto tu la Champions e mi sentivo alle stelle. Davvero.
Siamo saliti insieme per prepararci e mangiare un boccone prima della cerimonia e abbiamo ripreso a parlare come se non ci fossimo mai separati, come se non fosse mai passato un anno.
Sono rimasto sconvolto.
Ci siamo aggiornati sull'anno trascorso, gli ho fatto i miei complimenti per la vittoria in Champions e abbiamo parlato a ruota libera.
Posso dire che mi piace parlare, ma a certi livelli lo faccio solo con poche persone. Con Roby, ad esempio, parlo tantissimo. Con altri no anche se sono amici miei.
Con te parlavo come facevo con Roby.
Mi sconvolgeva. Era come se dovessi recuperare tutto il tempo perso.
Ti ho conosciuto meglio di quanto già non avessi potuto l'anno prima.
Ora ero convinto di quanto fosse bello stare con te, di quanto in gamba fossi e di quanto meritassi quel premio.
Quando l'hai vinto ero così contento che ho applaudito un sacco e volevo alzarmi e buttarti le braccia al collo.
Ho dovuto aspettare la fine della cerimonia e del banchetto finale, per poterlo fare.
Eri circondato da un sacco di gente, tutti a farti i complimenti.
Sarà così anche ora.
Appena ti ho visto solo, ti ho abbracciato così forte che forse ti ho fatto male. Mi è scappato un bacio sul collo, dove era appoggiata la mia bocca. Abbiamo rabbrividito entrambi ed è stato come capire qualcosa, come il fulmine che illumina il cielo in piena notte e ti mostra tutto il paesaggio che non vedevi.
Ricordo quei momenti come fossero ieri.
L'appuntamento in camera, tu che mi dicevi di farti compagnia mentre radunavi le tue cose, io sul tuo letto che ti guardavo mentre ti cambiavi, il caldo improvviso che ho sentito quando ti ho visto nudo.
L'anno precedente non ci siamo cambiati, io infatti ero vestito come da serata.
Tu però stranamente ti sei cambiato.
È stata la prima volta che ci hai provato con me, ma lo so solo ora. O meglio l'ho capito molto dopo.
Lì ero ammaliato dal tuo corpo, naturalmente non ti avevo mai visto nudo e ti sei spogliato quasi del tutto. A fuoco, come un marchio, mi sei rimasto impresso nella mente. Ogni volta che ho chiuso gli occhi tu sei sempre stato lì, dopo quella sera. Nudo, coi boxer bianchi stretti che mostravano tutto. Il tuo corpo divino ed il tuo sorriso bello, accattivante, il tuo sguardo ammaliante e diretto. E la mia lingua che sciolta ti raccontava qualunque cosa, come se fossi il mio migliore amico.
Ero sempre più sconvolto da tutto.
Non hai fatto niente, mi hai solo studiato. Hai visto le mie reazioni mentre ti spogliavi e basta.
Però quando sono tornato a casa dopo quella volta, non ero più lo stesso.
Ero diverso, mi sentivo rivoluzionato sin nel profondo di me.
Quello a cui non riuscivo a smettere di pensare, più di ogni altra cosa, non era il tuo corpo, il tuo sorriso, il tuo sguardo ed il modo in cui parlavamo di tutto. Cioè anche, ma dopo quella volta pensavo a come avevo potuto chiederti il numero di telefono.
Era un gesto normale, dopotutto. Avevamo parlato così tanto e ci trovavamo così bene, che era impossibile non pensare di risentirci ogni tanto per telefono.
È che il modo in cui è successo mi ha sconvolto.
Dopo il tuo spettacolo, dopo che hai radunato tutto, dopo la nostra infinita chiacchierata ci siamo salutati, mi hai abbracciato, le mie ginocchia sono diventate molli ed io non capivo niente, niente.
Ricordo come ero nel panico, emozionato come un ragazzino alla prima cotta. Ero senza fiato.
E la delusione nel vedere che uscivi davvero senza lasciarmi niente in mano, senza... senza nulla.
Ho proprio pensato... 'e mi lascia così?' non potevo permetterlo. Ho sentito un vuoto, nel panico che ho provato; ti ho preso il braccio, ho tirato con una forza eccessiva per assicurarmi che ti fermassi e ti ho chiesto, ebete, se mi davi il tuo numero.
Beh, non te l'ho chiesto, te l'ho detto.
'Dammi il tuo numero!' Mi era uscita malissimo, me ne sono reso conto dopo. Balbettando ho detto, rosso in viso, 'se ti va...'
Tu ridendo hai preso il mio cellulare di mano e me lo hai scritto e salvato sotto 'Cris'. Poi mi hai detto 'Chiamami!'
Mi sentivo come il ragazzo rimorchiato che aveva cercato goffamente di rimorchiare.
Non stavo capendo nulla e pensavo d'aver fatto un'emerita figuraccia.
Poi il giorno dopo ti ho scritto subito con la scusa di lasciarti il mio numero.
Da lì è finita.
O cominciata.
Non saprei.
Forse in effetti è decollata.
Perchè abbiamo cominciato a scriverci impazziti ogni secondo, condividere tutto e anche a telefonarci, come se fossimo due grandissimi amici. Beh, lo siamo diventati, però era strano il modo in cui era capitato e come stavamo lì a parlare di tutto per ore.
Poi nel periodo delle grandi firme, ci siamo sentiti davvero ogni giorno, ci aggiornavamo di continuo su come andava ed alla fine nel dolore che ho provato nel lasciare i miei compagni e la mia adorata squadra, l'unica nota positiva, l'unica vera forza per non cedere completamente, sei stato tu.
Il pensiero che avremmo giocato insieme.
Quell'idea mi ha dato la forza di andare avanti.
Tu mi hai aiutato e l'hai fatto ogni giorno della nostra vita insieme.
Ci siamo messi quasi subito insieme, non è stato facile per me, ma il desiderio che era nato era così forte, ma non era solo quello. Era molto di più.
Era amore, era dipendenza, era bisogno, era quello che tu già significavi per me.
Era quel trovarci bene sin dal primo giorno in cui siamo stati insieme, in quella conferenza stampa del lontano 2008... era quel poter parlare di tutto sin dal primo sguardo... era quel numero che ho quasi implorato d'avere... quel pensare a te e lo stare meglio nel sentire la tua voce.
La nostra storia è cominciata a distanza ed ora prosegue a distanza, per questo so che andrà avanti comunque e che non finirà solo per due ore d'aereo.
È cominciata molto prima di riunirci a Madrid.
È esplosa lì, però è iniziata laggiù.
Quest'anno per te è stato particolare, hai passato molte prove.
Dalla guerra spietata con Mourinho -quello che prima tu adoravi e che poi ti aveva deluso rivelando la sua vera faccia, ferendoti-, alla bruciante sconfitta in Champions ed in Liga.
L'arrivo di Ancelotti ha portato una ventata di aria fresca, ti ho visto rinascere, ti ho visto sperare in tempi migliori di quelli passati, ti ho visto tornare ad adorare il calcio con tutto te stesso ed ho capito che anche se avessi continuato per la mia strada, pensando al mio di calcio, tu ce l'avresti fatta.
Non è stato facile digerire la mia partenza, tu speravi che ora che c'era Ancelotti, sarei rimasto fino alla fine. Potevo. Ma sapevo che potevo trovare il calciatore che ero solo al Milan.
Tu hai capito, non mi hai mai ostacolato, mi hai sempre appoggiato.
Ti ho visto stare male, quei giorni, appena l'hai saputo, appena me ne sono andato.
Ti sforzavi con me e poi appena eri solo avevi quella faccia così triste, non segnavi, eri distratto.
Per un momento ho avuto paura che tu non ce la facessi, che ti avessi fatto così male da rovinare il tuo calcio.
Ma lentamente grazie ad Ancelotti e a tutti i tuoi compagni che ti sono stati vicini, sei rinato di nuovo.
Perchè quello che sei, al di là di chi ami, è questo.
Il calciatore più forte e completo del mondo e del momento.
Sono orgoglioso di te, amore mio, perchè ho visto la tua risalita, ma cosa ancor più importante ho visto tutte le tue lotte. Con Mourinho non sono state poche, solo noi lo sappiamo perchè abbiamo vissuto in prima persona, dietro le quinte.
Non è stato facile, ma non ti sei mai piegato. Sei andato avanti ed hai vinto tutto.
Anche quando la tua squadra rischiava di uscire dai Mondiali, hai lottato. Hai lottato col Real le volte in cui sembrano persi per i grandi cambiamenti. Hai lottato tutte le volte che ti mancavo, in attesa di prendere l'aereo e vedermi. Hai lottato quando eri stanco e non ne avevi più. Hai lottato contro i media e la moltitudine di ignoranti che ti criticano e ti demoliscono senza conoscerti. Hai lottato contro il concetto assurdo che in ogni caso Messi sarà sempre meglio di te.
Ma non è Messi che ha portato una nazione ai Mondiali. Sei stato tu. Non è Messi che tiene con unghie e con denti la squadra a galla anche quando gli altri non sono in partita, sei tu. Non è Messi che non ha un solo calo, ma tu. Non è Messi che ha avuto un allenatore contro che con i media faceva buon viso a cattivo gioco osannandoti e che poi negli spogliatoi ti andava contro e ti criticava, ma tu. Non è Messi che ha subito le critiche ingiuste del suddetto allenatore appena questi se ne è andato, ma tu. Non è Messi che ha sempre avuto media e gente contro per partito preso, ma tu.
E sei tu che, alla fine, non sei mai calato, hai sempre tenuto duro, sei andato avanti per la tua strada a testa alta ad ogni costo, senza cambiare, senza schiacciarti, senza darti per vinto, senza ascoltare chi ti voleva affondare.
Hai fatto tutto quello che dovevi.
Ed io sono onorato di essere il tuo compagno, di ricevere il tuo amore, di sapere che tornerai sempre da me, mi cercherai sempre, avrai sempre addosso tutti i miei regali.
Ti amo e forse non ho più modi per dirtelo, ma spero di potertelo far sentire nella pelle, quando ti vedrò.
Guardo l'ora, la cerimonia che ho seguito dalla televisione è finita da un po', dovresti essere riuscito a venir via.
Sospiro guardando dalla finestra impaziente mentre strofino fra le mani il telefono in attesa, il cuore batte forte, non vedo l'ora di poterti dire quanto sono contento per te. Ti ho detto, prima che tu uscissi, che lo sapevo che l'avresti vinto tu. Che quest'anno era tuo.
Tu non volevi crederci.
So che hai pianto perchè questa volta era lì e so quanto ci tenevi. Gli anni passati hai cercato di mascherare la tua cocente delusione ed volta dopo volta, mentre sapevi di essere cresciuto ancora e vedevi che i tuoi sforzi non venivano mai premiati, hai ingoiato tutto.
Ora l'hai visto lì davanti ai tuoi occhi ed hai pianto liberando tutta quell'emozione che penso si sia vista in poche persone a quel modo.
Le tue lacrime mi hanno ingroppato, son finito per piangere davanti alla televisione. Quanto sono felice per te. Quanto lo desideravi, quanto a lungo ci hai sperato. Quanto hai cercato di non illuderti. Ed ora è tuo.
Quando la porta si apre giro la testa di scatto e la prima cosa che vedo è quell'enorme pallone d'oro che risplende.
Poi alzo gli occhi e c'è qualcosa che risplende molto di più e sono i tuoi occhi, il tuo sorriso. La tua gioia.
Mi alzo in fretta, chiudi la porta alle tue spalle, appoggi il premio al tavolino e mi prendi al volo mentre ti butto le braccia al collo e ti bacio premendo la bocca sulla tua, senza respirare, senza muoverci. I nostri cuori battono impazziti, io sento il tuo e tu senti il mio. Ci stringiamo con tutte le nostre forze. Tratteniamo i respiri e le mie mani salgono sulla tua nuca, fra i tuoi capelli duri e perfetti.
Il tuo viso nascosto contro il mio collo si contrae, lo sento come mi bagni la pelle ed io rabbrividisco al tuo pianto che si trasmette così facilmente a me.
- Come volevo essere lì a farmi le foto con te e con Junior... - E' il primo pensiero che ti viene fra le lacrime e se prima ero commosso ora non smetterò più di piangere.
Il primo pensiero è per me. - Sarebbe stato perfetto. - Scuoto la testa.
- Ero lì lo stesso. Non hai sentito quanto ho pianto mentre lo facevi anche tu? - A questo punto mi prendi bene fra le braccia e mi sollevi. Io ho una tuta comoda e mi avvolgo a te agevole. Le gambe intorno alla tua vita, le braccia intorno alla tua testa.
Cammini e mi conduci sul letto dove ti lascia cadere, mi ricopri ed io frenetico comincio la lotta coi tuoi vestiti. Sarà una lunga lotta e mentre entrambi ci spogliamo, attorcigliati uno all'altro, dipendendo dai nostri tocchi e sguardi, parliamo.
- Sono così contento di te, amore mio... così tanto... - Mentre parlo, ci baciamo a di intervalli regolari senza che le mani si fermano dallo spogliarci.
La giacca, la camicia e la cravatta sono a terra.
- Sapevo che l'avresti vinto. La tua forza è la perseveranza. Non hai mai mollato davanti a niente. È questo che ti rende speciale. Ne puoi passare di tutti i colori, non smetti mai, lotti, vai avanti, non ti fermi. È questa la tua vera dote, amore mio... e me l'hai trasmessa... perchè senza di te io avrei mollato tante di quelle volte. - I pantaloni ed ora i boxer. - Non avrei gioito per il mio centesimo goal con la mia squadra del cuore, se non mi avessi trasmesso la tua forza di lottare. Perchè non sarei nemmeno riuscito a farlo, senza di te che mi spingevi a tenere duro e continuare. Ho continuato per te che mi dicevi di farlo. Ti devo tanto. - I corpi sono nudi, le mani scivolano sulla pelle liscia, la mia bocca parla mentre scende sul tuo collo e l'accarezzo delicatamente, tu ti protendi verso di me e vado giù, assaggio la tua pelle profumata fino a succhiare il capezzolo.
Ti giro e ti stendo sotto di me, ti salgo sopra e sempre continuando a parlare fra un tocco e l'altro, arrivo all'inguine che tormento un po' prima di avvolgerlo.
- Lo senti tutto quello che provo per te? - Stai per rispondermi, ci provi, ma poi ti esce un sospiro. Ti tendi tutto, ti inarchi come un felino splendido e sinuoso e spingi nella mia bocca che ti avvolge, succhio e ti faccio mio.
Lo senti il piacere? È una piccola parte di quello che mi fai provare tu...
Spingi il bacino nella mia bocca ed aumenti il ritmo dei movimenti mano a mano che l'eccitazione cresce. Quando ti sento duro e pulsante, mi separo e continuo a carezzarti con la lingua sul resto del tuo corpo, ogni più piccola parte, le cosce, le caviglie, i piedi che so sono tanto sensibili. Non mi importa se certe cose di solito non le faccio, so che piacciono a te.
Ti faccio tutto mio e tu ti abbandoni alle mia labbra, alla mia lingua, al piacere che spero di riuscire a trasmetterti.
Risalgo e torno sul tuo viso che ricopro di piccoli baci umidi, mentre ripeto che ti amo e sono orgoglioso di te, ti meriti tutto quello che hai... e poi scendo giù ancora, ti giro di schiena e mi occupo anche del resto del tuo corpo.
La spina dorsale, le scapole, tutte le linee muscolose e le tue deliziose fossette, fino ai tuoi glutei dove sparisco e mi perdo con la bocca e le dita. Tutto di te viene curato da me, con delicatezza, mentre mi strofino su di te e tu sospiri e gemi sentendo quanto ti desidero.
Poi ti inarchi e ti dai in modo da aprirti di più a me, le tue curve si accentuano ed è una cosa che ti viene così bene che mi fa impazzire. Il modo in cui mi chiedi di entrare e farti tuo.
Pieghi una gamba di lato e inarchi la schiena ed è un accesso così facile e perfetto.
Mi adagio su di te, risalgo col le labbra fino al tuo collo, succhio il tuo orecchio, giri la testa e mi carezzi con la lingua, le nostre si intrecciano e dopo il tuo - Entra, amore... - io sento quell'ondata unica che mi dà alla testa ed anche se preferisco averti dentro, scivolo in te con un movimento fluido e deciso, esco e lo rifaccio e ripeto fino a che non vado fino in fondo, fino a che la strada è liscia e comoda. Fino a che il piacere comincia e tu apri la bocca nel pieno del godimento. Gli occhi chiusi, il busto attorcigliato per potermi baciare ed io che ti guardo, mi riempio del tuo piacere intenso che si materializza nel tuo bellissimo viso. Fino a che... fino a che i baci e le spinte aumentano, tutto si confonde ed i brividi sono sempre maggiori, sempre di più. Così infiniti. Così perfetti.
Col bacino mi muovo in un moto perpetuo, spingo senza fermarmi, uso tutto me stesso, le braccia avvolte intorno al tuo torace, le mani sul tuo viso che ti premono verso di me, tu che gemi con me, le labbra che si toccano e si baciano di tanto in tanto.
E noi che ci veniamo incontro e non ci fermiamo in un erotismo che si intreccia all'amore.
Amore che è nostro e che sarà per sempre. Segreto ma eterno.
L'orgasmo completa quest'istante indimenticabile, questa notte così eterna. Tutto marchiato a fuoco come quella di sei anni fa, quando parlammo e basta. E poi cinque anni fa, quando ti vidi e ti desiderai per la prima volta sul serio. E poi ancora quattro, quando stavamo già insieme ed in una camera come questa, invece che parlare o guardarti nudo senza fare nulla, abbiamo fatto l'amore come ora. Le altre non c'ero ufficialmente, però ero qua ad aspettare che ti premiassero, di festeggiare con te. Ed invece ti ho sempre solo consolato.
Ebbene ora eccoci qua, amore.
Quel giorno è arrivato.
Io che ti aspetto, tu che torni vittorioso.
Noi che festeggiamo a modo nostro.
Ci sono sempre stato qua per te e sempre ci sarò.
Ti amo.

I nostri corpi intrecciati, le braccia le uno intorno all'altro, le mani allacciate, le labbra che ogni tanto corrono a baciarsi. I cuori ora calmi, i respiri regolari, la pelle meno sudata.
Gli sguardi corrono un po' su di noi ed un po' sulla stanza a ricordare momenti passati, momenti della serata. Momenti.
A condividerli.
- Però una cosa non la posso proprio dimenticare con certezza... - Io incuriosito penso che sia qualcosa di romantico e già mi immagino...
- L'emozione dell'attesa? - Dico. Lui scuote la testa.
- Anche, ma non è quello... -
- La speranza che quel nome sia il tuo? -
- Sì certo, però non mi riferisco a quello... -
- Io che ti aspetto puntuale in camera per festeggiare o consolarti? - Sorride.
- No... Messi ed il suo cattivo gusto nel vestire. L'anno scorso aveva una tenda psichedelica, quest'anno era un semaforo! Dio Santo, tutti vestiti eleganti e di nero, persino Ibra che non è famoso per apprezzare l'eleganza seria e classica, lo era stasera. E lui con quell'orrore color melanzana andata a male! Ma com'è possibile che Dio gli abbia dato tanta bravura a calcio e tanto poco buon gusto? - E' davvero sconvolto e convinto, mentre lo dice. È una cosa che l'ha lasciato di sasso e penso che in effetti non lo dimenticherà mai. A questo ovviamente non posso che scoppiare a ridere e lui continua senza pietà. - Ogni anno penso che non possa far di peggio ed invece mi stupisce! Riesce sempre a far di peggio! Nemmeno diventare padre l'ha rinsavito! Come è possibile? Io proprio non me ne capacito! - La mia risata si leva sonora e lo stringo così forte che lui ricambia ridendo allo stesso modo. - Non sei d'accordo? - Mi chiede alla fine.
Io fra le lacrime, ripensando a quanto male era vestito Messi, non posso che concordare...
- In effetti vicino a te faceva un brutto effetto... -
- Sì insomma... anche Ribery non è dotato di bellezza, ma ha limitato i danni vestendosi almeno bene! Messi no! Se non è capace perchè non paga qualcuno che lo è? Il prossimo anno gli impresto uno dei miei vestiti! - Alla fine vorrei dire qualcosa, ma non ce la faccio, continuo a ridere e lo facciamo per il resto del tempo.
Come sempre.
Perchè fra noi le cose da dirci non si esauriscono mai... proprio come quello che proviamo uno per l'altro!
Eh... che posso dire... lo amo!

FINE