EPILOGO:
E’ INCEDIBILE

I giorni del ritiro sembravano ormai molto lontani anche se di fatto non era passato così tanto dall’arrivo dello Special One a Madrid.
Sembrava ieri che il portoghese aveva detto a Ricardo di fidarsi e lasciarlo fare promettendogli di aiutarlo a tornare a Milano.
Asserzione indegna per uno come lui, portata per lo più dal semplice fatto che detestava allenare chi non sapeva apprezzare la fortuna che aveva nell’essere sotto le sue fila.
Ripensare a lui tutte le volte che nelle interviste gli chiedevano del giovane brasiliano che non giocava, su cui tutti parlavano dandolo per spacciato e di prossimo trasferimento, stimolava ogni volta in José certi ricordi contrastanti.
Inizialmente l’aveva mal giudicato, l’aveva ritenuto un depresso che sputava sulla sua grande fortuna, aiutarlo a cercare di andarsene era stato il minimo. La fortuna per altri era stato che anche se era convinto di poter fare qualunque cosa, alla fin fine non era proprio vero. L’averci comunque a che fare nel primo ritiro gli aveva permesso di scoprirlo meglio, era così venuto fuori tutto quello che c’era dietro al suo essere così spento e al non riuscire più ad essere la stella che tutti conoscevano. Altro che trasferimento non superato e nostalgia del vecchio club… bè, sicuramente all’inizio era stato quello, ma poi le cose erano evolute ed era stata una crisi personale, quella che l’aveva colto, un insieme di cose collegate fra loro come un domino. Caduta la prima tessera in precario equilibrio erano cadute tutte in fila una dietro l’altra.
Gli aveva fatto affrontare la realtà e doveva ammettere che gran parte del merito della sua resurrezione era andato a quella specie di puttana di Cristiano che tanto aveva fatto finché non era riuscito a fargli accettare la sua vera natura.
Tutto si era ridotto a quello, alla fine, e le cose erano repentinamente cambiate in un modo imprevisto perfino da lui.
Da che l’aveva giudicato troppo pulito, cedibile ed inutilizzabile, a che sapeva decisamente come utilizzarlo e il suo essere così pulito era diventata una forza.
Ora, dopo pochi mesi, si ritrovava ad affermare con fermezza e fastidio che Ricardo era semplicemente incedibile e che dovevano finirla di sparare storie su trasferimenti assurdi. Certo le cose erano partite male, ma poi si erano decisamente sistemate.
“Figurati se ora lo mando via!”
Pensava ogni santa volta che gli facevano la fatidica domanda sul suo trequartista.
La gente che tanto pensava di sapere tutto, decisamente non aveva idea di come stavano davvero le cose e naturalmente non l’avrebbero mai saputo.
Certe cose era meglio tenersele per sé, giusto per evitare nuovi infortuni del cavolo!

Seduto al solito tavolino del solito bar deserto e tranquillo, a leggere il solito giornale sportivo, Ricardo sorrideva radioso carico di una sorpresa che gli aveva piacevolmente risollevato l’altalenante umore.
Non era stato facile, per lui, affrontare il periodo subito dopo il ritiro e l’operazione.
Alla fine su suggerimento di amici fidati che esulavano dall’impulsivo e poco ragionevole Cristiano, aveva finito per non mandare ufficialmente a monte il suo matrimonio, visto anche che lui ci credeva a livello di fede, che c’era di mezzo un figlio e che voleva essere lasciato il più in pace possibile. Però gli avevano suggerito di separare drasticamente le due cose. La vita che faceva a casa come padre e quella che faceva fuori, come uomo, secondo la sua vera natura.
E comunque di viversela senza spiattellarla come faceva quell’esagerato di Cristiano.
- Ehi… - La sua voce familiare lo richiamò dalla piacevole lettura dell’articolo, Ricardo alzò lo sguardo sorridendo ricambiando con un’aria brillante che colpì il giovane portoghese mentre gli si sedeva davanti e domava a stento l’istinto di baciarselo come voleva.
- Cosa c’è che ti fa tanto felice? -
Chiese allegramente allungandosi sulla pagina aperta sul tavolino. Ricardo gliela girò per farlo leggere e mentre scorreva le righe dell’ultima intervista del loro mister, una maliziosa incredulità si accendeva sul suo bel viso sensuale di natura.
"Avevo promesso che non avrei parlato di Kakà fino al suo ritorno, così ora tutti si dimenticano che a questa squadra manca un campione come lui. Ricardo rimarrà con noi, ci garantisce tanta qualità: sarà il nostro grande acquisto di gennaio a costo zero. Il suo ritorno per noi sarà fondamentale, lo aspettiamo per gli ottavi di finale.”
Al termine alzò lo sguardo stupito su quello luminoso del compagno che gli accese di nuovo l’istinto di farselo seduta stante.
Avendo deciso di mantenere il più segreto possibile la relazione, ed essendo che Ricardo viveva comunque con la sua famiglia, lui dal canto suo doveva per forza continuare a fare quello che faceva prima, sapendo che altrimenti avrebbe destato troppi sospetti. Bè, non era un gran sacrificio non doversi consacrare ad uno solo anche se spesso era solo lui quello di cui aveva voglia, però avevano trovato un loro equilibrio e la vita che avevano guadagnato finiva per piacergli molto più di quella di prima.
Doveva ammettere che l’arrivo di quel giovane ingenuo troppo pulito aveva allietato non poco la sua vita.
- Dai… il mister? Ne ha fatta di strada da ‘è cedibile’ a ‘è incedibile’! - Fece Cristiano sorridendo più contento della gioia di Ricardo che per la dichiarazione in sé.
L’aveva sempre saputo che non l’avrebbe mai mantenuta, quella promessa. O per lo meno l’aveva sperato.
- Vero? Ne sono felice… - Era bello anche sentirgli dire una cosa simile, quando solo pochi mesi prima entrando lì dentro l’aveva visto piangersi addosso per voler andarsene dal Real Madrid. Ed ora era contento di rimanere.
In poco tempo con l’arrivo di una sola persona in più nelle loro vite, le cose erano decisamente cambiate per tutti, ma non solo per loro, anche per la persona in questione.
- Ci si aiuta a vicenda… - Asserì così Cristiano prendendo la tazza col cappuccino bevuta a metà di Ricardo e finendola al suo posto senza troppi complimenti.
- Già… è un tipo che riserva sempre molte sorprese… - Rispose sprizzando ingenuamente ancora luce da ogni parte.
- Decisamente molte… - Ma la malizia con cui lo disse l’altro fece capire chiaramente che il senso in cui lo intendeva lui, era sicuramente un altro. Ricardo arrossì realizzando a cosa si riferisse ma non poteva che esserne d’accordo.
- Andiamo, ho un po’ di tempo… - Concluse quindi afferrandolo per il braccio e trascinandoselo poco gentilmente via con una chiara intenzione.
Spesso i cambiamenti sono traumatici e sicuramente non facili da affrontare, spesso sono anche sbagliati e portano una serie di cose negative da cui non ci si risolleva facilmente, ma spesso sono quanto di meglio ci sia. Spesso bisogna solo lasciarsi andare, al cambiamento, ed aspettare di trovare il motivo per cui si è deciso di voltare pagina.
Spesso il cambiamento è la cosa migliore che possa capitare.

FINE