TROPPO PULITO

CAPITOLO I:

NON FARTI MALE

Chiuse il giornale con un sospiro dispiaciuto, il medesimo stato d’animo che si leggeva a caratteri cubitali nel viso dai lineamenti dolci. Piegò le labbra in un’espressione sinceramente nostalgica, quindi fece correre i grandi occhi neri in sincronia con la sua malinconia, sul resto del locale nella speranza che nessuno lo notasse, non in quel momento.
Quello era l’attimo della giornata in cui si concedeva di piangersi addosso, andava di proposito nel solito bar deserto, leggeva il giornale e senza nessuno, né sua moglie con il figlio, né gli altri della squadra, poteva vederlo sospirare pieno di rimpianti.
Fu allora che una voce lo distrasse chiamandolo, contraddicendo la sua speranza.
- Ehi, Riky, eri qua! -
Riconobbe subito la sua voce allegra, quindi mordendosi il labbro carnoso rimase in dubbio se rilassarsi o meno. Anche se era lui, non voleva mostrarsi sempre così depresso, gli pareva di approfittare delle sue premure, ma quando lo raggiunse al tavolino e vide il giornale sportivo davanti a sé, capì ancora prima di guardarlo in viso che cosa stava facendo.
- Ciao Cris. Come va? - Glielo chiese prima che lo facesse lui, anche perché sapeva che appena l’avrebbe guardato in faccia non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di parlare.
- Il solito… e vedo che anche per te è così! - Disse sedendosi davanti a lui buttandosi il giornale alle spalle, facendolo scivolare nella sedia dietro di sé. - Tu piuttosto… dovresti smetterla di farti così male… - La seconda frase la brontolò severo, i suoi occhi scuri lo penetrarono passandolo ai raggi X in un istante facendolo arrossire poiché colto in flagrante. Del resto quando aveva sentito la sua voce, aveva capito subito come sarebbe finita.
Ricardo sospirò per l’ennesima volta, quindi appoggiando il mento al palmo, fece scorrere lo sguardo apertamente malinconico oltre l’amico, a pensare a ciò che aveva appena letto sul calcio estero.
- Cosa c’è scritto sul Milan, questa volta? - Chiese bruscamente seccato, sapendo che farlo parlare era l’unico modo per aiutarlo. Quel piccolo testone -che comunque aveva tre anni più di lui- si ostinava a tenere le sue depressioni per sé stesso, cercando di non condividerle con gli altri per non infastidirli e rattristarli. Non è che ci riusciva bene visto che praticamente tutti, poi, se ne accorgevano lo stesso!
- Hanno mandato via Leonardo… è stato il secondo allenatore per molti anni, è stato lui a suggerire alla società di acquistarmi. Dopo solo un anno nel ruolo di primo già l’hanno mandato via… che peccato… -
- Non ti fa bene continuare a seguire i fatti del tuo vecchio club, non te ne staccherai mai, così. - Rispose Cristiano sempre severo, incrociando le braccia sul tavolino.
- Lo so ma… - Mormorò con un filo di voce senza saper come finire la frase. Aveva ragione, doveva smetterla di seguire tutto quel che riguardava il suo vecchio club, però non era facile.
- Se non la smetti questa tua insoddisfazione si rivelerà sempre nel gioco… - Non era certo un tipo che aveva peli sulla lingua, lo sapeva ormai e lo apprezzava proprio per quello, oltre che per il fatto che forse si sentiva più grande di lui e quindi in dovere di prendersene cura… era buffo che invece il maggiore fosse Ricardo. Del resto avrebbe sempre avuto quell’aria da ragazzino, anche a quarant’anni, probabilmente!
L’osservò amichevole, grato delle attenzioni che gli porgeva, quindi si sforzò e cambiò discorso:
- Allora, perché mi cercavi? - Non si trovavano spesso la mattina a fare colazione insieme, quello non era certo l’ambiente di Cristiano che preferiva i luoghi più alla moda e affollati, dove il suo ego poteva nutrirsi per bene. I locali isolati e tranquilli li cercava solo Ricardo…
- Hai il cellulare spento… - Disse allora cambiando discorso e ricordandosi del motivo per cui l’aveva cercato venendo addirittura in quel posto.
- Oh, sì… mi sono dimenticato di accenderlo… - Se ne rese conto dopo aver tirato fuori il suo telefonino rigorosamente spento. Lui e la tecnologia non erano proprio un tutt’uno… meno poteva essere rintracciato e più stava in pace.
- Cambio di programma… viene oggi lo Special One, ha anticipato tutta l’organizzazione. Credo sia impaziente di iniziare… -
Ricardo comprese di chi si trattava cercando di mostrarsi incuriosito, quindi con gentilezza tipica sua, disse:
- Bene… sarà interessante averlo come allenatore… - Cristiano alzò il sopracciglio scettico, quindi con ironia disse schernendolo:
- Detto da uno che riesce a trovare interessante tutto… - Era vero, ma non lo faceva come posa, era proprio un suo modo di fare. Peccato che la cosa che considerava più interessante di tutti era l’unica che non poteva avere assolutamente.
Questo ebbe il potere di fargli strappare un piccolo sorriso che inorgoglì l’amico fautore di quella specie di progresso.
- Però è vero, Mourinho è un allenatore stimolante… - Si difese senza sentirsi davvero offeso.
- E non è solo un allenatore stimolante… - Disse con malizia il portoghese visualizzandosi mentalmente il volto affascinante di José, il loro nuovo allenatore.
- Che intendi? - Fece invece l’altro con ingenuità sincera.
Cristiano ridacchiò divertito, adorava quando faceva così… poterlo scandalizzare era una di quelle cose impagabili:
- E’ davvero un gran bel tipo, no? - Ed il modo in cui lo disse non ebbe davvero bisogno di ulteriori spiegazioni nemmeno per il super ingenuo Ricardo che dalla sua espressione imbarazzata, era evidente che avesse capito benissimo cosa diceva.
- Ah, se stai chiedendo il mio parere a riguardo non so risponderti, ma se mi chiedi un parere sull’allenatore, allora possiamo parlarne… - Cristiano rise di gusto… era anche per questi atteggiamenti pudici che considerava Ricardo più piccolo di lui, anche se non lo era davvero.
- Dimmi, dimmi… - Però non aveva la crudeltà di infierire troppo, con lui. Con chicchessia sì e senza il minimo problema, anche in pubblico se era per quello, ma con il trequartista si tratteneva anche se a volte gli veniva una gran voglia di esagerare alla grande.
- Bè, lui allenava l’Inter quando io ero al Milan, quindi ho avuto modo di farmi un’idea su di lui, è molto bravo nel suo lavoro e so che in questo ultimo anno si è superato. È un uomo che ha una grande passione e la mette in tutto quello che fa senza riserve. È capace di farsi espellere dal campo per difendere i suoi ragazzi. Dà tutto e non gliene importa niente delle conseguenze. Certo, è altero e ambizioso, nonché senza peli sulla lingua - al ché Cristiano commentò che si diceva arrogante e presuntuoso e che non erano insulti ma dati di fatto, quindi poteva dirli. - però sa il fatto suo. Quest’anno la società ha fatto un ottimo affare, ne sono convinto. Quel che mi impressionava di più era come riusciva a domare i ribelli. Nell’Inter soprattutto c’erano molti elementi del genere e lui era l’unico che riusciva a gestirli. -
A queste parole Cristiano si drizzò nella sedia mostrando un certo interesse e cercando di immaginare come fosse possibile, chiese:
- E come faceva? -
Ricardo si visualizzò l’uomo portoghese sui quarant’anni, giovanile, ben tenuto, di bell’aspetto e di bassa statura, quindi rievocò i suoi modi e rabbrividì:
- Lui terrorizza! - Lo disse incisivo e senza altre spiegazioni, non avrebbe saputo dirlo in altro modo.
- Ma dai! Se è basso! - La sua statura traeva molti in inganno, specie uno come Cristiano che non si interessava molto al resto del mondo che non avesse direttamente a che fare con lui.
- Non farti abbindolare da questo dettaglio… lui riesce a incutere terrore anche ad uno di due metri per due spalle per qua! -
- Lo vorrei conoscere… - Disse subito l’amico con un sorrisino sbieco e l’aria di chi assaporava qualcosa di suo gradimento.
- Chi, l’allenatore? - Chiese senza capire Ricardo.
- Anche, ma io intendevo quello alto due metri con due spalle per qua! - La sua omosessualità dichiarata non era più un mistero per nessuno ed ormai anche il brasiliano riusciva a capire le sue battute a doppio senso, anche se non del tutto. In realtà riusciva solo a comprendere che alludeva a qualcosa di poco pulito, per i dettagli ci voleva qualcuno che glieli spiegasse.
- Ad ogni modo se ha domato uno come Balotelli, domerà anche te! - L’uscita gli venne spontanea; anche se erano lì da solo un anno, ormai lo conosceva bene, sembrava infatti che Cristiano l’avesse preso sotto la sua ala protettiva.
- Io sono un angioletto! - Esclamò ridacchiando dell’assurdità che aveva appena detto. Questo fece divertire anche Ricardo che finalmente si distese in una deliziosa risata. - Dai, andiamo ad incontrare questo mostro… - Fece infine alzandosi per primo, contento di essere finalmente riuscito a distrarre il malinconico compagno di squadra.
Ricardo lo seguì facendosi forza. Sperava di essere riuscito a nasconderlo, ma anche il fatto di rivedere uno che allenava la squadra opposta alla sua, era motivo di forte nostalgia e sapeva che specie all’inizio sarebbe stata molto dura quel nuovo giro di boa.
“Ma magari i suoi modi brutali sono quelli che mi ci vorranno…”
Si disse uscendo dal suo piccolo bar deserto, cercando di lasciarsi indietro il suo Milan.