CAPITOLO X:
DIVERTITEVI

Cercando invano di trattenere una risata, Ricardo ascoltò l’ennesima uscita demenziale di Cristiano sussurrata a mezza voce, ma alla fine non era riuscito a rimanere serio.
Si girarono a guardarli un paio dei loro compagni lì vicino, quindi incuriositi chiesero cosa mai avesse detto quel pagliaccio che ultimamente era davvero di buon umore, ma all’idea di rivelare il commento poco lusinghiero che il portoghese chiacchierone aveva fatto su uno di loro, le risate aumentarono, quindi si tuffò a terra per fare uno stretching particolarmente impegnativo, rispondendo un vago ‘niente’ che comunque aumentò la voglia di sapere degli altri.
Attaccato a lui come fosse la sua ombra, anche Cristiano lo imitò iniziando gli stretching un po’ isolati dai loro compagni.
Era un rituale.
Correvano insieme, facevano stretching insieme, ogni altro esercizio era svolto, naturalmente, sempre insieme.
E rigorosamente ridendo.
O meglio Cristiano parlava a macchinetta sparando boiate e Ricardo rideva rivelando finalmente una certa luminosità che da qualche tempo il giovane brasiliano aveva perso.
Guardandoli José non poteva che sorridere fra sé e sé e sebbene detestasse quando i suoi ragazzi si perdevano in cose frivole durante i suoi allenamenti, in quelle occasioni chiudeva un occhio visto che Ricardo aveva di certo bisogno di ridere.
Giorno dopo giorno, notando il lento ma evidente cambiamento del trequartista un tempo depresso e spento, si rendeva conto che aveva avuto perfettamente ragione nel dire che non ci sarebbero stati problemi a farlo tornare il Kakà di un tempo.
Così era anche se non proprio per merito suo.
Quell’ormone vivente alla fine, oltre ad alzare il livello della squadra, era servito anche a qualcos’altro!
Era vero, in poco sarebbe tornato quello di sempre, Ricardo, e lui sapeva bene quanto potesse essere importante un Kakà in piena forma.
Gli tornò alla mente la specie di promessa che gli aveva fatto, che sarebbe riuscito a farlo tornare in Italia, e si rabbuiò improvvisamente sbuffando.
Certo glielo aveva detto poiché sulle prima non aveva pensato che qualcosa potesse sollevargli il morale così sotto i tacchi, però non aveva fatto i conti con una certa ala in forma smagliante.
Quando aveva reso Ricardo cedibile l’aveva sicuramente fatto perché lo pensava. A quel livello era cedibile eccome, al di là del ‘pulito’ o no. Però ora era diverso.
Non c’era solo la prospettiva di farlo tornare come prima, ora era una certezza, si stava finalmente riprendendo e lasciarsi sfuggire uno così -quando sarebbe tornato quello di un tempo- era da idioti e lui non lo era.
Sapeva cosa si erano detti il primo giorno in cui si erano incontrati, ma da allora le cose erano decisamente cambiate e la successiva decisione più sensata era naturalmente quella di non cedere Ricardo per nulla al mondo!
Con sguardo determinato e penetrante guardò Ricardo che rideva ad una delle ennesime cavolate che gli stava dicendo Cristiano e con loro si proiettò con sicurezza all’anno successivo, convinto che in così poco tempo sarebbero riusciti a vincere tutto quello in cui si sarebbero imbattuti.
E sorrise accattivante.
“Il cucciolo non se ne va proprio per un cazzo!”
Fece infine fra sé e sé decidendo che nella prossima conferenza stampa avrebbe sparato in qualche modo la frase che Ricardo era incedibile.
“E poi se se ne va, mi devo sorbire un altro depresso… Ricardo è la fonte d’ispirazione di Cristiano, ormai!”


La musica house ingigantiva tutt’intorno facendo tremare pareti e pavimenti al ritmo di un David Guetta padrone dell’estate.
Le luci intermittenti facevano l’effetto del nascondere più che rivelare e la folla numerosa creava un muro rendendo possibile l’atto del passare inosservati.
- Cris, perché siamo venuti? Abbiamo ancora il divieto come tutti… - Si lamentò Ricardo mentre veniva tirato dal suo compagno fra le molte persone troppo occupate a ballare e bere per curarsi degli altri.
Non ricevette risposta fino a che non giunsero al tavolo della volta precedente, un po’ isolato rispetto alla bolgia che si scalmanava nel resto del locale.
- Dovevamo festeggiare… - Disse sedendosi, tirandosi giù il brasiliano con la paura -forse- che scappasse.
- Cosa? - Ancora non capiva.
- Che ora sei mio! - Lo disse con convinzione ma anche con malizia mentre gli ammiccava facendolo arrossire. Fosse stato per lui avrebbe fatto anche certe altre cose seppure in pubblico, ma sapeva che Ricardo non avrebbe retto, quindi cercava di frenarsi un minimo.
E per lui frenarsi, forse, significava limitarsi a stargli appiccicato come un polipo invece che sbaciucchiarselo e fare un sacco di altre porcherie.
- Ma se il mister… - Iniziò per poi essere subito interrotto dall’ordinazione di altri due alcolici spacciati per analcolici. Ricardo lo guardò sospettoso, detestava dubitare ma quello non era certo un Santo… - Non mi avrai mica preso una di quelle robacce che bevi sempre tu… -
Cristiano lo guardò con aria ovvia dicendo un lungo ‘no’ che ovviamente indicava ‘naturalmente sì’, Ricardo lo capì e sospirò decidendo che per sicurezza non l’avrebbe toccato.
- Ehi, guarda che se non bevi che festeggiamento è? -
Incalzò allora il furbo portoghese. Aveva una sua logica…
- Ci sono tanti modi per festeggiare senza bere in pieno ritiro! Già non dovremmo essere qua! - L’altro però faceva di tutto per rimanere ben saldo sulle regole… erano solo tentativi vani. Girando con Cristiano cosa mai poteva finire per fare, se non cose discutibili?
Eppure la sua presenza comunque riusciva davvero a frenare un po’ l’incosciente portoghese che accendendosi più che mai avvicinò il viso fino quasi a baciarsi, dicendo carico di malizia e seduzione:
- Ma bastava dirlo subito che volevi passare direttamente al resto! Ti accontentavo… - Con la mano infatti sgusciò sulle cosce di Ricardo e poi direttamente a palpeggiare le delicate parti basse in maniera decisamente sfacciata ma, l’ingenuo doveva ammetterlo, piacevole.
Arrossì ma rimase immobile incerto se dovesse fermarlo o continuare a provare quelle cose nuove a cui non si era mai esposto.
Cristiano sapeva decisamente usare le mani, del resto.
Quando sentì la bocca giungere sul suo orecchio per sussurrargli un erotico: - Puoi toccarmi anche tu, sai… - e si sentì spostare la propria mano dalle stesse parti di Cristiano che già cominciavano a reagire anche se strette dai jeans attillati, fra un candido imbarazzo e l’altro una voce sussurrò penetrante nell’orecchio libero:
- Puoi toccare anche me, se vuoi… - E lì anche l’altra mano venne presa e spostata sulle parti basse di questo terzo individuo.
Ricardo si irrigidì immediatamente drizzandosi sulla panchina morbida e circolare, quindi girandosi di scatto si ritrovò a palpeggiare nientemeno che un José Mourinho appiccicato a lui quasi quanto lo era Cristiano.
Lo guardò con l’aria più scandalizzata e piena di vergogna che era capace di avere, quindi simile ad una statua di ghiaccio cercò di balbettare qualcosa che non riuscì ad essere sensata.
- M-m-ma l-lei… lei… - L’educazione era troppo radicata in lui per mandarlo semplicemente a quel paese e chiamarlo pervertito o qualcosa di simile, quindi lo fece per lui il suo ragazzo che, seppure con un certo divertimento ed una luce pericolosamente maliziosa negli occhi scuri, disse:
- Porco! - Nessuno sarebbe sopravvissuto dicendogli una cosa simile, ma bisognava considerare che in certi casi José semplicemente era il demente per eccellenza, solo in quei casi si poteva osare all’incirca di tutto.
Ed era evidente che la cosa piacesse a tutti e due, anche se era stato comunque uno scherzo.
Si separò da Ricardo vedendolo in piena sincope, quindi appoggiandosi al tavolino si prese il mento fra le mani e comodo comodo li osservò interessato e accattivante, per nulla serio, provocandoli a fare quello che avevano cominciato. Cristiano totalmente rilassato circondò Ricardo con un braccio come a dire ‘proprietà privata’, quindi lasciando che il suo peluche si riprendesse dall’infarto che aveva avuto, disse:
- Ci becca sempre, come diavolo fa?! - Sapeva che questo gli sarebbe valsa una sonora punizione, però non gliene importava molto al momento… la situazione era decisamente piacevole mentre gli si faceva strada un’idea perversa che non poteva proprio respingere.
- Talento naturale… - Rispose il mister ghignando come faceva spesso quando si pregustava uno spettacolo assicurato.
Il diavolo e l’acqua santa… interessante davvero… non saprei chi scegliere!”
- Cosa si festeggia? - Chiese José conoscendo benissimo la risposta.
- Che lui è mio! - Lo disse subito con orgoglio, come non fosse già chiaro da come se lo stringeva contro.
Fortunatamente intorno a loro c’era davvero un sacco di caos e nessuno faceva caso ad un tavolino quasi nascosto, però se se ne fossero accorti, avrebbero potuto assistere a qualcosa di poco equivoco.
- Non si capiva… - Disse ironico José allungando poi una mano a spettinare Ricardo ancora sotto shock per aver toccato i ‘gioielli’ dell’allenatore. - Dai che era solo un brutto scherzo… - Fece poi rivolto a lui ridacchiando divertito dal suo candore più che dalla scena in sé. Ricardo si voltò a scatti, quindi come se avesse paura di essere colpito con un manganello -chissà perché, poi- abbozzò un sorriso tirato che si rivelò più conforme ad una smorfia.
- N-non fa nulla… - Certamente era così imbarazzato anche perché si stava mostrando apertamente per la prima volta a qualcuno che conosceva. Finché si trattava di certe cose non completamente esplicite in mezzo alla confusione estranea, era una cosa, anche se comunque faticoso da affrontare, ma davanti all’allenatore, per di più, era decisamente complicato, per uno come lui.
- Se dovessi fare una cosa a tre moriresti… - Lo disse così tanto per dire, José, solo con l’intenzione di rilassarlo, ma ebbe invece il potere di raddrizzare le antennucce di Cristiano e far ulteriormente impallidire Ricardo, i due infatti lo guardarono con espressione encomiabili.
Uno stralunato e l’altro acceso.
José si tirò su dal tavolo rotondo in vetro, quindi li fissò meglio cercando di capire quanto sul serio l’avessero preso. Alla fine constatò che credevano fosse davvero una proposta e che tanto uno ne aveva il terrore, tanto l’altro era intenzionato a farlo veramente.
A Cristiano brillavano letteralmente gli occhi mentre con chiara aria da maniaco si gustava il momento in cui l’avrebbero fatto loro tre. Perché da quel momento in poi per lui fu ovvio che sarebbero finiti per farlo!
- Io scherzavo ancora ma dopotutto non sarebbe mica una brutta idea! -
- No! - Ed i due ‘no’ arrivarono in perfetta sincronia, solo che uno era in senso ‘no che non è una brutta idea!’, l’altro invece ‘no, non lo farò mai!’.
José sghignazzò volendo giocare ancora un po’ con il cucciolo che sapeva ingenuamente svegliare tutte le voglie più perverse di ogni essere umano, quindi si avvicinò di nuovo a lui come prima e facendo scivolare la mano sulla schiena, scese fino a quel che riusciva ad avere del suo sedere su cui era già da un po’ appollaiata la mano di Cristiano… che però gli fece spazio.
Gli occhi di Ricardo si sgranarono carichi di scandalo e voglia di volatilizzarsi, suo malgrado rimase rigido ed immobile a lasciare che facessero quello che volevano. Cercando spasmodicamente di non urlare.
Entrambe le bocche dei due uomini al suo fianco tornarono sulle sue orecchie lambendo i lobi, quindi cominciarono a sussurrargli un paio di porcherie che vennero ad entrambi naturali. Per la serie…
- Dai che lo vuoi… -
- Non sai che piacevole che è… -
- Non saremo brutali… -
- Certe cose in due non si possono provare… -
E di nuovo a prendergli le mani e posizionarle fra le gambe di entrambi a fargli sentire l’eccitazione mentre le loro si infilavano sotto i suoi vestiti a bruciargli la pelle.
- Sei un invito allo stupro…-
- …ma se lo vuoi anche tu è ancora più bello… -
- Fatti sporcare un po’… -
- Non te ne pentirai… -
Fino a che boccheggiante Ricardo riuscì a dire con un filo di voce:
- Ah… possiamo… rimandare? - Il che comportava un ‘va bene ma non ancora…’
Cristiano e José si staccarono di scatto raddrizzandosi, rimanendo comunque attaccati a Ricardo, lo fissarono credendo di aver sentito male, quindi vedendolo davvero in profonda difficoltà nonché probabile crisi mistica -forse si stava rassegnando a finire all’inferno… e certo, in compagnia di due diavoli simili dove voleva finire?- decisero che il minimo era di permettergli di prepararsi psicologicamente a raggiungere il Nirvana, prima di finire dannato per sempre.
Forse non era iniziata seriamente e, almeno da parte di uno dei due, era stato un divertente scherzo di tortura, però poi la cosa aveva finito per prendere la mano ad entrambi (in ogni senso possibile). La prospettiva che sarebbe potuta accadere davvero non era per niente male, anzi… era quanto di meglio non avessero provato ancora ad immaginare.
- Prima ti preparo io, allora… - Disse quindi Cristiano cingendolo semplicemente alla vita. A quel gesto Ricardo gli si aggrappò come ad un ancora di salvezza, dimenticandosi del luogo, avendo solo bisogno di un po’ di conforto che il suo ragazzo poteva dargli.
Si sentiva in fiamme, oltre che pietosamente eccitato, ma al tempo stesso combatteva per non cedere a quello che aveva sempre considerato una cosa terribile.
José alzò un sopracciglio in direzione del portoghese:
- Non dirmi che non l’avete ancora fatto… - Era certo che sì, specie conoscendo l’elemento maniaco che c’era. Scoprire il contrario lo lasciò senza parole.
- Abbiamo fatto altro ma non posso prenderlo subito, credo che morirebbe… -
José piegò la testa di lato in un’espressione comprensiva:
- Effettivamente… - Poi osservò il brasiliano e tornò al suo ghigno originario.
Scherzo o no poteva davvero essere un’esperienza interessante, essendo che di simili ne aveva già fatte sapeva bene quanto valide fossero.
Poi improvvisamente, ricordandosi che erano membri di una squadra in ritiro e che soprattutto lui ne era il Commissario Tecnico e che quei due erano quelli che avevano infranto le sue sacrosante regole -anche se Cristiano aveva obbligato Ricardo la cosa non contava-, cambiò repentinamente espressione e diventando liberamente sadico, sbottò:
- Guardate che domani voi due avete la sveglia alle cinque! -
Gli altri due lo fissarono straniti:
- Che? -
- Credete che solo perché gioco con voi, non faccia il mio dovere di Satana? -
Ricardo fu immediatamente d’accordo col paragone che si era fatto da solo, come anche Cristiano che comunque rise all’uscita e alzandosi si tirò dietro il compagno ancora basito da quella strana serata sconvolgente, infine disse:
- Andiamo che prima di dormire dobbiamo concludere il festeggiamento! -
La malizia nemmeno servì.
- Se avete bisogno di una mano… - Disse con il suo solito forte senso dell’umorismo poco fraintendibile anche se carico di doppi sensi.
Ricardo lo fissò come avrebbe fatto con un clown impazzito, mentre Cristiano si girò ricambiando il suo occhiolino complice, dicendo:
- Intanto lo screo io come si deve… -
- Divertiti… - Augurò José incrociando le mani dietro la nuca e mettendosi comodo.
Serata decisamente interessante!