CAPITOLO XI:
LO VOGLIO

- Forse dovremmo dormire… - Esordì così Ricardo in un debole tentativo di rimandare ciò che ormai di certo c’era in quella serata strana.
Cristiano si svuotò le tasche distrattamente mentre il compagno chiudeva a chiave la camera già sapendo la sua risposta:
- E perché? - Come a dire ‘non bestemmiare!’.
- Il mister ha detto che ci sveglia alle cinque… e poi coma fa a beccarci sempre? - Si lamentò non pensando affatto a quello che invece aveva costantemente in testa Cristiano.
- Penso che ci pedini… - Al resto non si degnò nemmeno di rispondere visto che senza perdere il minimo tempo gli era già dietro con l’intenzione più chiara del mondo. Anche se Ricardo non era un tipo sveglio per certe cose, con le sue mani ai fianchi che gli alzavano la maglietta, c’era poco da fraintendere!
Lo sentì premersi contro la schiena ed ebbe chiaro sentore che quello che schiacciava contro il proprio didietro fosse qualcosa che quella sera era stato ampiamente stimolato. Forse anche troppo in effetti!
Ricardo mise il cellulare sul comodino in mezzo ai due letti, quindi rimase appoggiato al mobile sentendosi le gambe già molli al trattamento che gli stavano facendo le dita di Cristiano sul suo petto, sotto l’indumento sottile.
Dopo essersi accertato che ogni parte del suo torace fosse a posto, capezzoli compresi, si appropriò possessivamente del suo orecchio che evidentemente gli piaceva parecchio. Quello che era stato concesso a José solo pochi minuti prima.
Le mani invece scesero al di sotto della cintura e senza infilarsi dentro ai jeans, né slacciarglieli, cominciò a controllare che anche da quelle parti fosse tutto regolare.
Lo era eccome visto che cominciava a farsi sentire anche il suo…
Con un sorrisino compiaciuto uscì dall’orecchio proseguendo sul collo che Ricardo gli porse candidamente e avere uno di norma così pudico che gli si concedeva di già, anche se solo con un piccolo gesto come quello, fu come accendere una miccia.
Il giovane brasiliano aveva un enorme potere e non se ne rendeva nemmeno conto.
Solo volendo avrebbe potuto fare impazzire Cristiano più che mai, l’esperto di quel genere di cose.
Solo offrendosi in maniera esplicita o dicendogli qualcosa di più audace.
Ma al momento, a comando, non gli venne nulla.
Ben dopo, però, avrebbe compensato…
Mordicchiando e succhiando quella parte che gli aveva concesso, Cristiano gli lasciò presto il segno facendogli quindi venire solo più ‘fame’ e mentre continuava a torturare le parti basse di Ricardo attraverso i pantaloni ancora crudelmente chiusi, questi non ce la fece più e senza ragionare se li slacciò da solo indicandogli con questo secondo piccolo gesto che voleva andasse oltre.
Ecco che la miccia cominciava a bruciare sempre più intensamente.
Ancora poco e sarebbe giunta all’esplosivo…
Cristiano con un’idea dell’ultimo minuto, una maligna sotto un certo punto di vista ma molto eccitante per il proprio, invece di accontentarlo subito girò bruscamente il compagno e prima di prendersi le sue labbra carnose, disse languidamente su di esse:
- Spogliami… - A questa richiesta, che non era poi tanto richiesta, Ricardo arrossì violentemente ma guardandolo coi suoi grandi occhi scuri, ora totalmente liquidi d’eccitazione, non se lo fece ripetere e prendendogli i lembi della maglietta attillata l’alzò sfilandogliela da sopra. Nell’operazione Cristiano dovette separarsi momentaneamente dal ragazzo ed invece di riappropriarsene immediatamente, lo lasciò continuare lo strip su di sé abbandonando le braccia lungo i fianchi.
Ricardo allora inghiottì con un certo imbarazzo misto ad eccitazione per quello che stava facendo, ma proseguì incitato da quell’atteggiamento autoritario del portoghese in grado di accenderlo sebbene in vita sua non avrebbe mai immaginato di riuscire a fare certe cose.
Le sue dita timide slacciarono il bottone dei jeans attillati che gli stringevano ormai troppo l’inguine, come glielo liberò Cristiano trattenne a stento un sospiro, poi però dovette mordersi il labbro per non mugolare già di piacere quando lo sentì tirargli giù pantaloni e boxer insieme, scendendo con essi fino ad abbassarsi davanti a lui con un tale candore da mandargli i bollenti spiriti alle stelle, mentre si immaginava un paio di cose che poteva fargli fare in quella posizione.
Era come averlo in suo potere, in un certo senso. Avrebbe potuto chiedergli di fare qualunque cosa e lui completamente soggiogato l’avrebbe fatto.
Era solo l’idea di ciò che Ricardo abbassato davanti a sé rappresentava, ad eccitarlo violentemente, non voleva certo umiliarlo davvero, non era quel tipo di persona. O meglio con qualcuno l’aveva fatto, ma Ricardo era tutta un’altra cosa.
Gli mise allora due dita sul mento e l’accompagnò mentre si rialzava, dopo di ché gli prese le mani e gliele mise sul proprio corpo, facendogliele scivolare dietro, sul proprio sedere sodo.
Lo sentì trattenere il respiro mentre sempre con incertezza iniziale e poi via via con più decisione, lo accarezzava come non aveva ancora osato fare.
Il suo corpo era come un invito al proibito, era forte e muscoloso ma anche caldo e morbido nonostante la durezza di certe parti.
Realizzando che poteva esplorarlo senza remore, cominciò a percorrere delicatamente ed ingenuamente la schiena per poi tornare in basso.
Questo fu un nuovo incentivo per Cristiano che gli tolse svelto la maglietta spingendolo infine sul letto, privando il compagno del suo nuovo giocattolo.
Decise che se lo sarebbe preso con calma, gustandosi ogni minima cosa di lui, quindi lo ricoprì senza ancora togliergli il resto che comunque era già slacciato.
Quando fu su di lui finalmente gli concesse le proprie labbra e inizialmente piano finì poi per divorarsele con bramosia e quasi ferocia, Ricardo senza pensarci andò dietro al suo ritmo tenendosi a lui per le spalle con il timore che potesse staccarsi di nuovo improvvisamente.
Col desiderio che aumentava insieme al calore, continuarono a baciarsi fino ad uscire dalle loro bocche ma senza staccarsi, succhiandosi vicendevolmente le lingue e le labbra, scivolando poi sul mento, impossessandosi di ogni centimetro che finiva sul loro percorso.
Fu Cristiano allora a proseguire giù, di nuovo sul collo, alla base delle clavicole, ricoprendolo di piccoli morsi che lo marchiavano in maniera erotica, facendogli provare nuove sensazioni e non certo dolore.
Violò allo stesso modo anche i suoi capezzoli che si indurirono sotto la sua lingua e con la medesima prepotenza giunse più sotto, al ventre e quando fu il turno dei pantaloni e dei boxer che ancora indossava, con le mani gli tolse i primi mentre coi denti i secondi, strattonandoli con una carica sensuale che era praticamente la sua caratteristica.
Ricardo respirava veloce sapendo che a momenti avrebbe sentito certe cose violente che l’avrebbero sbalzato fuori dal mondo e forse anche da sé stesso.
Cominciava a scoprire ciò che gli piaceva e corrispondeva tutto col modo di trattare il proprio corpo che gli riservava Cristiano.
Ed ebbe la sua lingua sulla punta del proprio membro. Glielo assaggiò appena e mentre reagiva nell’immediato, si separò di nuovo mantenendo un crudele controllo sulla situazione.
Ricardo ebbe la certezza di impazzire e senza rendersene conto, spinse il bacino verso la sua bocca che l’aveva provocato a quel modo.
Cristiano sorrise accattivante e seducente, profondamente contento e soddisfatto di quella reazione, quindi l’accontentò tornando a leccarlo, ma senza completare l’opera. Si staccò di nuovo spingendolo a fare come prima e all’ennesimo trattamento simile, Ricardo che non ce la faceva più, si lamentò con voce roca:
- Ti prego… -
Ma Cristiano aveva certe idee che non gli avrebbero reso la vita tanto facile.
Sempre col sorriso quasi maligno ma allo stesso tempo erotico di prima, con gli occhi da predatore di quella sera, gli disse:
- Cosa? - Pretendendo che lo dicesse. Voleva sentirglielo dire e il compagno non sentendo nemmeno una parte di sé toccata da lui e soffrendo per questo, abbandonò la testa all’indietro e mugolò:
- …prendilo… - Ma non sapeva veramente quel che diceva.
E di nuovo la miccia di prima si avvicinò al famoso esplosivo che ormai era sempre più incombente.
Cristiano stesso stava giocando col fuoco, col suo, in effetti, e lo faceva credendo di conoscersi ormai troppo bene.
Si sbagliava.
All’udire quella parola si avventò con ben poca calma, dimenticandosi le idee iniziali di goderselo piano piano. Fece propria la sua parte intima con voracità, partendo subito al massimo, dando alla propria bocca e alla lingua che succhiava e assaggiava un ritmo immediatamente alto ed incalzante, premendosi il bacino a sé con le mani e sentendo quelle di Ricardo fra i suoi capelli corti che lo attiravano a sé.
All’aumentare del vigore, i sospiri si levavano nell’aria più forti gettando pericolosamente benzina sul fuoco, fino quasi a non capire già più niente se non fosse stata per una minuscola parte non ancora andata di Cristiano che si rese conto di non poter farlo già venire. Fu così che si staccò bruscamente facendo più che altro violenza su sé stesso.
Ricardo si lamentò e l’altro ebbe di nuovo l’istinto di avventarsi nuovamente sul suo sesso, ma si controllò e girandosi a lui contrario, sistemandosi sul fianco, prese le sue gambe e tirandole su ottenne un perfetto accesso alla sua apertura. Prima di occuparsi di essa, prese la mano del compagno che si lasciava fare inerme e se la mise sul proprio membro eccitato, chiedendogli per lo meno di ispezionare in quel modo. Non avrebbe mai pensato che dopo un primo momento di massaggio esplorativo, egli avrebbe continuato incuriosito con la bocca.
Avendo ben in mente il modo in cui l’aveva appena fatto Cristiano e le sensazioni pazzesche che aveva provato, si disse che voleva almeno ricambiare un po’. Il resto lo fece la stessa curiosità di provare a toccarglielo e assaggiarglielo.
Glielo aveva visto molte volte ma non si erano di certo mai toccati, nemmeno per gioco. Figurarsi farci altro con la bocca!
E mentre quella di Cristiano aiutato dalle dita e dalla sua saliva cominciava a penetrarlo per bene, preparandolo ed eccitandolo fino all’inverosimile per rendergli il passo successivo più piacevole che possibile, quella di Ricardo si chiuse delicato sul suo sesso. Dapprima leccò leggero, poi decidendo che gli piaceva e che meritava di più, succhiò fra un sospiro e l’altro di entrambi, provando ondate di dolore miste a piacere.
Una miriade di sensazioni nuove si susseguivano in lui ma fu quando Ricardo si staccò dal suo nuovo giocattolo per gemere più forte, aggrappandosi con le unghie alle sue gambe tese e piegate, che Cristiano decise che era ora e non poteva più resistere.
Si spostò di nuovo e con agile esperienza si sistemò sopra di lui, si mise le gambe della sua piacevole preda sulle proprie spalle e assicurandosi un miglior ingresso, si appoggiò con il proprio membro eccitato sulla sua apertura ormai decisamente pronta. Quindi fermo un istante, lo guardò con attenzione, con la sua aria da predatore sensuale, carico di desiderio e malizia. Ricardo fremeva, respirava corto e non ce la faceva più ad aspettare, un misto fra lo spaventato e l’eccitato. Voleva che andasse avanti ma al tempo stesso ne aveva timore visto che era la sua prima volta con un ragazzo.
Cristiano si chinò su di lui senza ancora entrare, quindi gli sfiorò le labbra senza toccargliele, lo fece di nuovo e l’altro gli andò incontro cercando il contatto, quindi prima di concederglielo, disse con erotica autorità:
- Lo vuoi? - Anche se avesse detto di no, l’avrebbe fatto lo stesso, ma il sentirglielo chiedere era qualcosa di incredibilmente appagante.
Ricardo non sapeva cosa dire e accaldato e rosso esitò, fu allora che Cristiano crudelmente fece per ritirarsi e lasciarlo, in quello il compagno che stava sotto lo afferrò per le spalle e affondando le unghie lo attirò a sé con forza cominciando a scollegarsi del tutto:
- Si, lo voglio… entra ti prego… -
Il portoghese non se lo fece ripetere e dimenticandosi di dover fare piano perché era la sua prima volta, per colpa di quella famosa miccia che Ricardo sapeva far bruciare tanto bene, scivolò prepotentemente in lui lasciando il compagno senza fiato ed irrigidito. Affondò le unghie nella sua carne istintivamente ma fu quando Cristiano cominciò a muoversi in preda al piacere più assoluto già solo per quel piccolo gesto, che il brasiliano senza il minimo contatto con sé e la realtà trovò il proprio mondo di libidine scoprendo cosa gli piaceva fare e come.
E prese fra i denti il labbro inferiore del giovane che gli stava sopra, tirando senza mordere davvero.
Questo ebbe il potere di devastare il ragazzo la cui miccia raggiunse finalmente il carico esplosivo e cominciò a giungere in profondità, alla polvere da sparo più pericolosa.
Iniziò a muoversi senza curarsi del dolore naturale che faceva al giovane sotto di sé e raggiungendo subito un ritmo incalzante, caricava il proprio corpo dentro il suo che ormai se lo tratteneva dentro, stringendoselo più che mai.
Ricardo cominciò a gridare incontrollato scoprendo anche questo lato passionale e quando Cristiano ebbe la piacevole sorpresa di trovarsi davanti ad una creatura così delicata eppure rumorosa e ardente, non capì più nulla e andò sempre più forte, sovrastandolo anche con la sua voce, inarcandosi con la schiena per riuscire ad andare più in profondità.
Fu con le dita di Ricardo che lo graffiavano sulla schiena risalendo sulle spalle senza rendersene conto e i denti che trovavano la sua guancia, a provocare una di quelle esplosioni che avrebbe giurato di non raggiungere mai, non in quel modo violento e terribile, non con una tale intensità da spaventarlo, quasi, perché non riusciva più a trovare il controllo affondando in lui ed impazzendo.
E venne premendosi con forza su di lui, sulla sua bocca che lo mordeva ancora, chiedendo che dimostrasse il suo piacere misto a dolore ancora in quel modo impetuoso.
Nell’orgasmo di entrambi fu accontentato, quando si rese conto che la propria mano era andata da sola senza alcun comando ad occuparsi del sesso di Ricardo ed oltre a sentirsela bagnata, udì la sua voce gridare il nome ’Cris’ senza più farcela.
Tremando e tendendosi con ogni senso impazzito, nel caos più completo e con quelle ondate devastanti ed improvvise, si svuotarono anche delle loro anime, per un istante; rimasero immobili cadendo l’uno sull’altro, ansimanti, sudati, caldi, pulsanti e sfiniti.
Il primo a riprendersi fu Cristiano che si spostò leggermente tirando su la mano che alla fine si era occupata del piacere di Ricardo e leccandosela sensualmente come non ne avesse ancora abbastanza e avesse riserve di energia nascoste da qualche parte, la porse poi al compagno che, timidamente e senza più capacità di un minimo ragionamento, l’accolse allo stesso suo modo, succhiandogli le dita e sentendo il proprio sapore che sebbene lo imbarazzasse, lo riaccese di nuovo solo per l’idea di quello che gli stava facendo fare.
Scambiandosi sguardi liquidi carichi di una voglia che evidentemente non si era ancora del tutto esaurita, le loro labbra si incontrarono di nuovo sancendo quella che a quanto pareva era solo una pausa.
Cristiano si rese conto di una cosa, mentre ripensava brevemente a quello che era appena successo, sentendosi i graffi bruciare e il morso arrossarsi.
“Quelli che riservano sempre più sorprese sono gli angioletti… dannazione, questo potrebbe uccidermi accendendomi ancora a questo modo. Nessuno ci era riuscito, non così violentemente e senza controllo. “
E se da un lato lo lasciava allibito, dall’altro gli piaceva dannatamente.
Ricardo allora si separò dalle sue labbra e gli guardò la guancia dove il segno dei suoi denti era decisamente evidente e sgranando gli occhi si rese conto che doveva essere stato lui.
Il dispiacere salì immediato nel suo sguardo sinceramente colpevole, quindi mormorò:
- Scusami, non sapevo che… - Bè, non aveva idea di come finire la frase, ma questo bastò a far riaccendere definitivamente Cristiano che ebbe conferma dell’ultimo sospetto.
Il suo angioletto troppo pulito aveva un potere devastante… riuscire a staccargli la spina in quel modo così totale e polverizzante ed era qualcosa che fin’ora era riuscito a fare solo lui, per lo meno in quella maniera.
Allora, ne dedusse, ne sarebbero uscite proprio delle belle!