CAPITOLO
XII:
DUE
VOLTE E MEZZA
Quando
la mattina successiva i loro compagni li raggiunsero sul campo,
trovarono Ricardo e Cristiano già ad allenarsi da un’ora abbondante, da
questo tutti ne dedussero un paio di cose, fra cui che dovevano averne
combinata un paio delle loro e fatto incazzare il facilmente
incazzabile mister.
Naturalmente
sapevano che era colpa di Cristiano che aveva trascinato Ricardo in
chissà cosa.
Le
altre deduzioni furono espresse tranquillamente ad alta voce, senza il
minimo problema:
-
Vi ha svegliati prima per farvi smettere di fare tutto quel casino? -
Ricardo
all’udire ciò diventò un peperone e non disse nulla, limitandosi ad
aumentare la velocità dell’esercizio che stava compiendo, Cristiano
invece ridacchiò divertito rispondendo a tono con spavalderia tipica
sua:
-
Scommetto che è la prima volta che l’avete benedetto! -
-
Puoi giurarci! Dannazione, una volta possiamo anche sopportarla, ma
due! -
-
Due!? - Fece Pepe inserendosi scandalizzato nel discorso: - Io pensavo
fossero tre! -
-
Io ero convinto due e mezzo! - Se ne uscì Marcelo preso dallo scoprire
quante fossero alla fine.
Cristiano
rideva estremamente divertito mentre Ricardo cercava di fare
l’indifferente senza riuscirci per nulla.
- E
come diavolo sono, due e mezzo? - Chiese Pepe -ormai la discussione era
di dominio pubblico-
- E
che ne so… due complete è sicuro, ma la terza volta per me non l’hanno
finita… - Replicò Marcelo convinto.
-
Ma come è possibile? Voglio dire… o lo fai o non lo fai… -
-
Ragazzi, un po’ di fantasia… - Si inserì nuovamente Cristiano, volendo
illuminarli prima di farli scervellare troppo.
-
Ah, quella non ci manca… con tutto quello che avete gridato si capiva
perfettamente cosa avete fatto, il resto era facilmente intuibile. -
Rispose Iker che gli passava di fianco in quel momento.
-
Ma insomma, quante erano? - Sbottò insistente Marcelo come suo solito.
Alla fine bisognava saperlo proprio e la stella del Real Madrid si
decise a svelare il mistero che sembrava essere diventato il tormentone
estivo della squadra.
-
In effetti ha ragione lui, due e mezzo! - Alcuni si fermarono di botto
fissando la schiena di Cristiano che avanzava allegramente per il campo
come niente fosse.
-
Cioè? - Questo proprio non riuscivano ad immaginarselo… - Che sarebbe
quella mezza? - Gracchiò Pepe convinto che lo prendesse in giro mentre
invece Marcelo saltellava trionfante per averci azzeccato!
L’altro
rise ancora, quindi affiancando un imbarazzatissimo Ricardo gli
spettinò la testa affettuoso per sdrammatizzare quella che per lui era
una situazione drammatica.
-
Chiedetelo a lui! - Detto ciò aumentò il proprio ritmo di andatura
distanziandoli di proposito, sebbene fosse già da un’ora in campo.
Gli
altri dunque guardarono prima Cristiano ormai lontano, quindi fissarono
straniti ed estremamente incuriositi Ricardo e senza nemmeno mettersi
d’accordo lo circondarono, sempre continuando a correre, guardandolo
pressanti ed insistenti:
-
Cosa significa? - Il giovane brasiliano ricambiò i loro sguardi con uno
confuso e carico di vergogna, quindi decisamente non intenzionato a
parlare di quella notte sgusciò da quei ficcanaso con uno scatto che
gli fece raggiungere Cristiano.
Nel
giro di un istante furono naturalmente raggiunti dagli altri che
continuarono a tormentarli per tutta la corsa, fino a che la voce di
José non tuonò seccato:
-
MA ALLORA, LA FINITE CON QUESTE BOIATE? E CHE MAI POTRA’ ESSERE LA
MEZZA? QUEL CRETINO SI SARA’ ADDORMENTATO SFINITO SULLA TERZA, NO? -
E
così se qualcuno ancora non lo sapeva che Cristiano e Ricardo avevano
fatto sesso tutta la notte, ora era chiaro a tutti.
A
quell’uscita sbraitata ai quattro venti senza ritegno e cuore, Ricardo
inciampò e cadde rovinando sul ginocchio che cominciò a dargli i primi
atroci fastidi di una tremenda lunga serie.
Quando
si rialzò cercando un po’ di contegno, riprendendo gli allenamenti con
minor intensità, Ricardo vide che quelli che non pensava potessero
essere così impiccioni e soprattutto dementi compagni, guardando meglio
il viso ed il collo di Cristiano avevano cominciato una nuova crociata
per i segni che aveva di morsi e graffi.
All’uscita
del suo compagno: - E non avete visto il resto… - la curiosità crebbe e
assalendolo per sapere il resto, Ricardo lo guardò supplichevole
sperando che non gli mostrasse la schiena che era un campo da guerra,
quasi.
Non
aveva idea che facendo sesso con un ragazzo finiva per perdere talmente
il controllo ed essere più passionale lui, quasi, dell’altro di norma
apertamente maniaco.
Evidentemente
sopprimere i bassi istinti per seguire la strada del bravo ragazzo,
faceva poi succedere quelle cose!
Cristiano
notò la sua supplica ed ebbe pietà.
-
Usate ancora l’immaginazione… - Ma dalle loro espressioni, la loro
immaginazione era peggio della realtà!
- E
COSA SARA’ MAI, ORA, UN RICARDO MANESCO A LETTO?! COS’E’ NON AVETE MAI
FATTO SESSO VIOLENTO? SE NON VI CONCENTRATE NEGLI ALLENAMENTI VIOLENTO
LO DIVENTO IO! - Ancora una volta la ‘delicatezza’ di José fece cadere
per una seconda volta Ricardo. Sempre sullo stesso ginocchio.
-
PORCO CAZZO, NON PUOI ESSERE COSI’ PUDICO E FARE CERTE PORCHERIE PER
TUTTA LA NOTTE! SU RIKY, DATTI UNA MOSSA E SVEGLIATI! -
Lo
rimproverò ancora il mister andandogli davanti cominciando a battere
brutalmente le mani.
Sembrava
tutta un’altra persona rispetto alla sera prima, quando aveva tentato
di farselo.
Il
trequartista era più confuso che mai, al momento, e a suo favore c’era
da dire che effettivamente aveva dormito poco, quella notte… non
potevano stupirsi che fosse così sottotono!
-
Se non la smette di spararle così forte, gli si spacca il ginocchio! -
Disse sfacciatamente Cristiano senza collegare il cervello.
Quello
bastò per triplicargli gli allenamenti, considerando che lui li aveva
già raddoppiati.
-
Così almeno stanotte farai meno casino perché sarai sfiancato! -
Asserì
seccato José convinto che nessun essere umano che stava sotto di lui
potesse dirgli cosa fare.
E
lui di certo ci sarebbe stato sotto in più di un senso… molto presto…
Quando
tornarono tutti più o meno in riga non intenzionati a prendersi un
raddoppio come il loro poco intelligente compagno di squadra,
quest’ultimo affiancando un dolorante ed imbarazzato Ricardo gli disse
a bassa voce nel pieno di un esercizio in coppia.
-
Vedrai che gli piace a lui, poi, che io sia in forze! - Questo ebbe la
capacità, ovviamente, di far scoppiare a ridere il ragazzo nella prima
volta di quella giornata in cui tutti ci tenevano a spiattellare i
fatti suoi più intimi e delicati, sebbene volesse dare una parvenza di
sé seria visto quanto gli altri ci avessero dato dentro per demolire la
propria immagine!
Del
resto l’unico che riusciva a rovesciare tutti i suoi buoni propositi,
di qualunque tipo fossero, era proprio Cristiano!
- E
soprattutto vedrai se non gli piaceranno anche le tue urla, poi! -
Questo però lo fermò di colpo facendolo inciampare. Non cadde grazie al
pronto intervento dell’altro accanto che lo resse ridacchiando. -
Tieniti da conto il tuo prezioso ginocchio o non potrai più fare certe
acrobazie per un po’! - Lo ammonì con ironia. Ormai era in modalità
demenziale, si disse il brasiliano, e sapeva bene che quando ci finiva
era impossibile togliercelo ed in quei casi anche se non voleva,
passava tutta la giornata a ridere indecentemente alle sue cavolate.
-
Ma voi siete troppo convinti di quella cosa… - Fece allora riferendosi
al sesso a tre che gli avevano esplicitamente proposto la sera prima.
-
Perché, tu no? - Gli chiese sconcertato il portoghese notando che non
rideva più ma che era di nuovo carico di disagio. Per lui ormai era
ovvio che l’avrebbero fatto!
-
Mica tanto… - Ma quello non era affatto un ‘no’, quindi attaccando di
nuovo, gli si avvicinò meglio cominciando la sua opera di convincimento
fitta fitta e sotto voce, facendo finta di essere lui il serio mentre
l’altro che voleva esserlo davvero non ci riusciva affatto…
-
Ma guardalo bene, è un bell’uomo… lascia perdere che è stronzo… quando
ci ricapita un’occasione simile? Lo conosciamo, è più o meno a posto,
lo sa fare -è evidente che è esperto in quel genere di cose…-, lo
vuole… meglio di così! Guarda che bel faccino che ha, così attraente e
affascinante… ed in più è portoghese come me… - Al che Ricardo non capì
cosa quello dovesse c’entrare…. - immaginatelo nudo, deve avere un bel
corpo. Certo non come il mio ma di sicuro è in forma. E poi ci sa fare,
dai… ricordi ieri sera come… - E quando cominciò a rimembrare la sera
precedente al locale, Ricardo che si sforzava immane di rimanere
compunto e che era riuscito a limitarsi ad un alzata di sopracciglio
scettica, divenne di mille colori e quasi non gli venne un infarto, con
un’espressione che era tutta un programma.
Decisamente
ricordare certe cosa non era proprio la fine del mondo, in un momento
simile!
-
Cris ti prego smettila… non adesso… - Disse a denti stretti sperando di
farlo tacere.
-
CRISTIANO, CHIUDI QUELLA CIABATTA E SMETTILA DI IMPORTUNARE QUEL
POVERACCIO O PRESTO SARA’ DEL TUTTO INSERVIBILE! - E sebbene José era
stato occupato a mangiarsi altri della squadra -doveva avere il piede
storto quell’oggi- riuscì anche a notare che Cristiano non aveva smesso
di far penare quel disgraziato del suo ragazzo che davvero fra il
ridere e gli infarti precoci non sapeva più come fare.
-
Lo vedi che ci pensa anche lui? Per cosa mai potresti essere
inservibile se non per QUELLO? -
- A
parte il calcio, vuoi dire? - Rispose esasperato Ricardo.
Ma
l’idea di Cristiano era ormai fissa e fregandosene altamente dei mille
rimproveri del mister che non sapeva proprio come disciplinare la
troppo esuberante ala del Real Madrid, continuava a dirne una dietro
l’altra sempre sotto voce al compagno che ora si mordeva addirittura le
labbra per non ridere, sapendo che se l’avesse fatto sarebbe stata
anche la sua fine.
Come
se José l’avesse sentito effettivamente, cosa impossibile teoricamente,
arrivò sulla sua testa una pallonata non da poco lanciata direttamente
dalle mani violente del suddetto allenatore inferocito.
Il
brasiliano lo guardò ignorare la pallonata e far finta di riprendere
l’esercizio seriamente e sebbene dall’esterno sembrava l’avesse capita,
lui sapeva perfettamente che stava pensando che quell’orco non
l’avrebbe mai avuta vinta su di lui!
“Ho
già capito… oggi starà tutto il giorno in campo a correre!”
Si
rassegnò capendo perfettamente l’antifona che poi si sarebbe
magicamente avverata.
Uscendo
dagli spogliatoi, alla fine della dura giornata d’allenamento, tutti i
suoi compagno batterono le mani sulla schiena di Ricardo che era
entrato dopo degli altri, trattenuto dal massaggiatore per il ginocchio
un po’ troppo ammaccato.
-
Grande! -
-
Non ti facevo così! -
-
Finalmente ti sei dato anche ad altro oltre che a Dio! -
-
Una volta voglio provare anche io… - Questo Marcelo, chi
altri?
-
Ottimo! -
-
Continua così, miraccomando! -
All’udire
tutti i complimenti carichi di malizia, alcuni comunque sinceramente
convinti, il brasiliano si era bloccato all’ingresso rigido come un
manichino sapendo che avrebbe dovuto pregare affinché José
quadruplicasse gli allenamenti di Cristiano senza concedergli un solo
istante solo con quelle scimmie curiose di compagni di squadra.
Ormai
il danno era fatto e sotto la doccia quell’idiota aveva sicuramente
dato sfoggio di sé e della sua schiena trincerata dalle unghie.
Forse,
si disse, doveva imparare a controllare i propri bollenti spiriti…
Rassegnato,
anche se ancora rosso come un pomodoro, entrò notando il compagno che
usciva dalla doccia con addosso solo un asciugamano intorno alla vita.
Vide
allora tutti i segni che gli aveva lasciato e la colpa si fece strada
prepotente, sentendosi una specie di verme che feriva il proprio amico
senza ritegno.
Come
poteva fare certe cose?
Proprio
non se ne capacitava… forse era stato drogato… ma a quella prospettiva
si sentì ancora più male, quindi decise di accontentarsi di un semplice
temperamento passionale sotto le lenzuola.
-
Scusami… - Disse allora smontandosi dall’intenzione di rimproverarlo
per aver fatto vedere le prove del delitto a quei simpatici impiccioni.
Era
più forte di lui, prima di vedere le colpe altrui, vedeva le proprie.
Cristiano
si girò vedendolo e con stupore chiese di cosa dovesse scusarlo, così
continuò mite, avvicinandosi alla sua schiena bagnata dove goccioline
scendevano sulla pelle abbronzata, delineando meglio i muscoli
rilassati. Appoggiò le dita sulla pelle calda risalendo i vari graffi
che comunque non erano troppo profondi, quindi vi posò anche le labbra.
-
Per questi… non pensavo di essere così violento… è che mi hai acceso un
lato di me che non pensavo di possedere e non ero pronto… - Le sue
scuse candide e sinceramente sentite ebbero il potere di riaccendere la
miccia di Cristiano che, sebbene fosse sfinito, sapeva che continuando
così non avrebbe resistito ancora molto.
-
Non pensarci, a me piacciono molto queste dimostrazioni di passione…
non smettere mai… - Rispose senza girarsi, beandosi della sua bocca che
gli baciava leggero i segni della schiena, ma quando i brividi
cominciarono prepotenti a farsi strada in lui con l’idea di girarsi e
trascinarselo di nuovo sotto la doccia, una voce familiare li
interruppe alle loro spalle. L’unica voce che ormai li interrompeva
sempre.
-
Noi non possiamo mica andare avanti così… - Disse José stando alla
larga dai due e dalle loro dolci effusioni amorose.
Sospirando
Cristiano si girò e vide il mister appoggiato alla porta a braccia
incrociate ed un’espressione maliziosa che diceva tutto e niente.
-
Direi di no… - La sua voce era già roca, sintomo che il desiderio era
ormai alle soglie.
I
loro occhi si incatenarono per un istante e dicendo le medesime cose
senza bisogno di usare le parole, comunicarono la loro intenzione di
portare presto ai fatti il loro sogno erotico di quel ritiro. Un sogno
che era nato per scherzo e per caso e che ormai li stava tormentando un
po’ troppo.
Tutti
lo sapevano che sarebbe finita in quel modo. Una volta che
l’insinuazione si fa strada anche solo in uno di loro, la via era una.
Non
si parlarono ma Ricardo sebbene avesse una vaga idea di cosa
intendessero con quelle espressioni da predatori, fermi a debita
distanza, indietreggiò istintivamente non sentendosi pronto per una
cosa simile, nonostante il suo cuore pulsasse impazzito e l’eccitazione
cominciasse a farsi sentire.
-
Cosa… voleva? - Chiese interrompendo quel silenzio strano. José si
riscosse e staccando gli occhi verde nocciola da quelli neri del suo
giocatore, li posò in quelli altrettanto scuri ma più confusi
dell’altro ancora vestito.
-
Sapere del ginocchio. - E avrebbe potuto chiederlo direttamente al
massaggiatore, ovviamente, oppure aspettare la cena, ma entrare negli
spogliatoi mentre aveva visto tutta la squadra già fuori era meglio,
naturalmente!
Ricardo
però ci cascò e colpito da come ci teneva a lui, rispose sorridendo per
rassicurarlo:
-
Oh, nulla di ché… lo terremo d’occhio ma non penso sia nulla di
preoccupante. Solo un paio di botte… - Quel ginocchio aveva in realtà
preso a dargli fastidio già da un po’ di tempo ed anche se Ricardo non
l’aveva detto a nessuno, l’allenatore se ne era accorto eccome.
José
sorrise enigmatico senza fargli capire l’origine di quell’espressione
particolare che ebbe il potere di soggiogare il destinatario di tale
sguardo.
Cristiano
se ne rese conto subito. Prima l’aveva detto senza pensarci ma era vero
che quell’uomo aveva esperienza in certe cose. Sapeva bene come
assoggettare le persone, di qualunque tipo fossero.
Aveva
un talento non da poco.
Sarebbe
stata un’esperienza proprio interessante.
Ricambiò
con compiacenza lo ‘sbrigatevi’ dell’uomo che senza dire altro, uscì
dalla stanza.