CAPITOLO
XIV:
CE
L’ABBIAMO
José
era in piedi immerso nelle sue scartoffie relative alla squadra e al
programma del ritiro, quando Cristiano gli era arrivato da dietro e
passandogli accanto gli aveva sussurrato all’orecchio, senza fermarsi:
- Ce l’abbiamo! -
Solo
questo e José capì immediatamente cosa intendesse. Alzò le sopracciglia
con aria incredula e guardando la sua ala raggiungere gli altri in
campo che a tre quarti si girava lanciandogli uno sguardo complice
eloquente, sorrise con una tale compiacenza enigmatica che quelli che
lo videro non poterono chiedersi cosa Cristiano gli avesse detto.
Su
una cosa doveva ricredersi… quel Ricardo era pieno di sorprese!
Se
avesse dovuto scommettere su una cosa, sarebbe stato sul pudore di quel
ragazzo ed invece, non aveva proprio idea di come, Cristiano era
riuscito nel loro intento di convincerlo e deviarlo. Del resto solo lui
avrebbe potuto riuscirci.
Quel
demone cominciava a piacergli decisamente!
Eppure
non sfruttarono subito il momento, lasciarono passare un po’ di giorni
prima di attaccare sapendo che Ricardo ormai se l’aspettava incombente.
Anche
quello faceva parte del loro soggiogarlo. Quando gli avrebbero rimesso
le mani addosso e avrebbero portato avanti la cosa, sarebbe stato
decisamente più disposto a ‘seguirli’.
Quella
sera Cristiano si era accontentato del bar dell’albergo per bere
qualcosa, anche se sapeva che avevano ancora il divieto di puntare a
qualcosa di alcolico. In ritiro c’era un rigore severo… bè, in realtà
c’era anche durante tutto il campionato, con o senza ritiro… quello era
il rigido regime Mourinhano, ormai lo sapevano e si erano più o meno
rassegnati… a fare le cose di nascosto!
Insieme
a loro c’erano alcuni altri della squadra che erano venuti a bere
qualcosa per digerire, non che avessero un’alimentazione pensante,
anzi, però il digestivo del dopo cena, anche se non alcolico, era una
sorta di rito. Un paio di cavolate in compagnia e poi a dormire per
riposarsi a dovere prima di cominciare a sgobbare come matti il giorno
dopo.
Occasionalmente
si univa a loro anche il mister con qualche altro membro dello staff,
anche quella sera era successo e fra una cavolata allusiva e l’altra,
tipo scommesse sulle volte che l’avrebbero fatto quella notte, uno ad
uno si diradarono lasciando alla fin fine magicamente soli nella sala
relax dell’albergo proprio Cristiano, Ricardo e José.
Tre
a caso, naturalmente.
“Non
lo faranno dove chiunque può passare e beccarci…” Pensò terrorizzato
Ricardo non più per cosa forse l’aspettava ma per il fatto di essere
effettivamente visto apertamente.
Fu
comunque distratto dalle cavolate che stavano sparando, tanto per
cambiare. Si trattava di una specie di gara di posti stravaganti o
qualcosa di simile, non ci era stato molto dietro visto che poi non
aveva partecipato, ma ad un certo punto avevano cominciato a dirle
grosse. Poteva essere vero?, si chiedeva…
-
Campo da calcio prima dell’allenamento. - Stava dicendo Cristiano
ridacchiando ironico.
-
Classico… - Rispose José provocandolo a fare di meglio. L’altro si
sistemò meglio e pensandoci cominciò ad impegnarsi cercando nella sua
mente quale fra le mille cavolate che aveva fatto, poteva essere quella
in grado di scandalizzare l’impassibile Mourinho che sembrava sempre
averne fatte di peggio.
-
Spogliatoi. In gruppo. - Chiaro a cosa alludesse persino a Ricardo che
alzò le sopracciglia già scandalizzato anche per José che continuava
invece a sminuire l’ammissione.
-
Normalissimo anche quello… i ragazzi dopo una bella partita sono
profondamente dementi e tirano fuori dei modi per festeggiare che non
hanno freni! - Spiegò allora il più grande al brasiliano che cominciava
a colorarsi. Doveva ammettere che un paio di volte aveva intravisto
qualche scena strana negli spogliatoi del suo vecchio club, ma non
aveva avuto certezza assoluta che fosse proprio quello. Si stava
ricredendo.
-
Discoteca, pista da ballo in mezzo ad un sacco di gente… - Allo sguardo
carico di shock di un Ricardo che cercava di capire come fosse
possibile, il compagno lo illuminò divertito: - Bè, questa era una
donna… ogni tanto mi è capitato… comunque lei era avvinghiata a me con
quella fascetta inguinale, io mi sono tirato giù la cerniera ed
insomma, non è che fosse complicato poi infilarlo dove sai… - Il suo
modo di spiegarlo però peggiorò la situazione del fin troppo casto
ragazzo che per il momento aveva sperimentato solo il classico ‘letto
di notte con sua moglie‘.
-
Bè, ormai è frequente… - Disse allora José normalizzando qualcos’altro
che per Ricardo non lo era affatto.
Cristiano
guardò il mister imbronciato, quella era un’autentica sfida,
considerando che gli faceva dire di tutto senza rivelare niente di sé.
Chissà che porcate aveva fatto quello che lo fissava con un’aria così
esperta e da vissuto!
Si
impuntò ancora una volta impegnandosi come non mai, quindi
scartabellando nella sua mente alla ricerca della più anormale,
finalmente la trovò. In realtà non si trattava di una fuori dal comune
per stranezza di posto o di ‘cosa’, ma per un fattore più specifico…
sapeva che questa l’avrebbe fatto incazzare!
Sorridendo
sbieco disse trionfante, sicuro di sé:
-
Sul cofano della tua auto! - A quell’uscita José da divertito ed
ironico era diventato repentinamente serio e schifato, come avesse
appena sentito una bestemmia.
-
DOVE?! E QUANDO? - La prima era retorica la seconda pretendeva una
risposta ed anche immediata. Cristiano nella sua incoscienza era
contento di essere riuscito a far uscire dalle staffe il ‘ho già visto
e fatto tutto’ Mourinho, quindi fregandosene altamente delle
conseguenze, continuò a spiattellare allegramente eventi di poche sere
prima.
-
Sei tu che hai voluto a tutti i costi qua la tua auto per muoverti
liberamente e fare quel cavolo che ti pareva! - Facendola addirittura
apparire come fosse colpa sua, che poteva fare quello che voleva! -
L’altra sera eravamo fuori, ho voluto farglielo all’aperto… eravamo
dietro, nel parcheggio dove sapevamo non c’era nessuno e semplicemente
gli ho fatto provare l’ebbrezza di un po’ di sesso orale all’aperto! Ci
serviva un appoggio e la tua macchina era la più adatta! Era anche
quella che mi piaceva di più! -
Il
fatto che lui avesse provato a fare sesso completo e che Ricardo non
aveva voluto per ovvi motivi, anche se doveva ammettere che era stato
interessante farlo fuori, col pericolo di essere beccati -cosa che al
tempo stesso continuava a terrorizzarlo-, non serviva nemmeno
specificarlo.
José
divenne momentaneamente livido e lo bruciò con lo sguardo,
nullificandolo. La sua sacrosanta auto che si era addirittura fatto
portare al ritiro per potersi muovere come e quando voleva… profanata
da quell’idiota sesso-dipendente…
Spostò
gli occhi assatanati su Ricardo che pietrificato lo fissava seriamente
timoroso per la propria vita:
- E
tu hai fatto una cosa simile? - C’era ancora una vaga speranza che
quello stronzo lo stesse prendendo pericolosamente per il culo -al che
non si poteva immaginare cosa fosse peggio!-
Ricardo
provò il fortissimo desiderio di sprofondare ma si fece forza e si
affrettò a negare con vigore, dicendo comunque solamente la verità.
-
No no… figuarsi se lo sapevo… non l’avrei mai fatto altrimenti! - E
dall’occhiataccia che lanciò al suo compagno doveva proprio essere
vero.
José
pensò immediatamente a tutte le punizioni più atroci che poteva
infliggere a quel pazzo suicida che ridacchiava trionfante, non gli era
più cara la pelle.
Fu
così che senza nemmeno più pensarci, agendo d’istinto con il solo
obiettivo di ferire mortalmente quell’idiota, si alzò e prendendosi per
mano Ricardo se lo trascinò di forza via senza dire niente se non un
‘me la paghi’ con lo sguardo più assassino che possedeva.
E
di sfida.
Cristiano
li guardò sparire allibito ma non si stupì che Ricardo lo seguisse…
aveva un terrore di quell’uomo che probabilmente avrebbe fatto
qualunque cosa gli avesse ordinato.
Smise
di ridere e di compiacersi, quindi alzandosi di scatto uscì anch’egli
dalla sala relax cercando di seguirli. Invano, visto che quello se
l’era evidentemente già portato ovunque lo stesse portando.
“E
ora dove li pesco? Cioè, cosa vuole fare con Riky senza di me? No,
dico, ora che abbiamo il permesso vuole ciucciarselo da solo? Che razza
di punizione è? Io peno per convincerlo e lui si diverte?”
Seriamente
intenzionato a ribellarsi, tanto per cambiare, a quella crudeltà
gratuita ed esagerata, andò di corsa al piano delle loro camere, dove
sperava avesse portato il suo Ricardo.
Giunto
davanti alla stanza del mister fece per aprire senza bussare ma
trovandola ovviamente chiusa a chiave bussò facendo un gran fracasso.
Dopo un paio di maledizioni di alcuni compagni nelle stanze adiacenti,
José gli aprì appena, ma solo per dirgli con perfidia:
-
Te la sei cercata! Adesso subisci! Ora me lo faccio da solo! -
Detto
questo prima che Cristiano potesse infilare il piede nella fessura ed
impedirgli di chiudere, gli sbatté la porta in faccia, tornando a
girare la chiave.
Il
giovane portoghese rimase impalato a fissare il legno impossibilitato a
crederci.
-
MA NON E’ LA STESSA COSA! - Rispose urlando senza controllarsi,
tornando a battere come un matto.
-
CRISTIANO, VAFFANCULO! - Dalla camera accanto Iker si affacciò
tirandogli una scarpa che lo colpì dritto sulla nuca zittendolo.
Rimase
allora zitto e fermo a fissare la porta ancora crudelmente chiusa,
cercando di essere positivo sperando di vedersela aprire e di poter
entrare a far festa anche lui.
Non
poteva essere… cioè, Ricardo senza di lui non l’avrebbe mai fatto,
glielo aveva detto qualche giorno fa… anche se subiva il fascino di
quel bastardo di José non gli si sarebbe mai concesso senza il
sottoscritto!
Per
lo meno doveva sperarlo.
Fu
così che piazzato davanti alla loro stanza serrata, rimase impalato ad
aspettare che aprissero le danze anche a lui.
Aspettò
un bel po’.
-
M-ma… - Provò a lamentarsi Ricardo senza saper cosa dire di preciso
trovandosi di nuovo solo con José nella sua camera. - Cris… - Continuò
con un filo di voce convincendosi che non l’avrebbe violentato.
-
Quell’idiota subisce le conseguenze delle sue cazzate! - Sembrava
davvero inferocito il mister e sapeva bene quanto non ragionasse quando
succedeva. Era capace di qualunque sciocchezza… in campo poteva anche
farsi espellere per insulti all’arbitro… ma cosa doveva pensare, ora?
Fermo
imbambolato in mezzo alla camera con un’aria da funerale, Ricardo
fissava interdetto José convinto che a quel punto potesse anche
ucciderlo se solo avesse nominato la sua macchina.
Ma
ci teneva così tanto?
In
fondo ci si erano solo appoggiati sopra…
-
Visto che lui ha osato profanare la mia auto di proposito… ora io
profano la sua! - Disse José cominciando a slacciarsi la camicia con
aria maligna e non più feroce.
“Deve
essere impazzito del tutto!”
Constatò
Ricardo sgranando gli occhi come avesse un pluriomicida davanti. Da lui
alla porta chiusa alle sue spalle, lo sguardo correva cercando di
immaginare come fare per arrivare ad essa e farsi salvare da quel
demente che per una volta avrebbe dovuto tenersi la boccaccia chiusa.
-
Ma… io non sono la sua auto… - Provò a ribattere debolmente, sembrava
poco convinto, come non fosse sicuro di non essere una macchina. Era
l’effetto dello sguardo di quell’uomo che smise di occuparsi della
propria camicia per attirare a sé Ricardo immobile ed esterrefatto.
Afferrandolo
per il colletto della maglietta lo costrinse ad inginocchiarsi sul
letto per giungere alla medesima altezza e fissarsi diretti da vicino.
José
manteneva quel sorrisino sbieco carico di quanto di più negativo ci
potesse essere sulla Terra.
-
E’ come se lo fossi… - Disse dopo con un tono basso e penetrante.
Doveva ammettere che non era male con quell’aria da generale di tutti i
Satana, incuteva terrore ma al tempo stesso soggiogava ed affascinava.
Uno ‘pulito’ come Ricardo lo subiva tutto, il suo fascino, sebbene
sperasse che colui che lo faceva sentire al sicuro arrivasse presto.
E
dire che il tipo ‘sicuro’ era Cristiano, era tutto un programma!
José
allora cominciò a toccarlo, partì dal viso, sfiorò delicatamente i suoi
lineamenti latini ma al tempo stesso dolci di natura, come se non
conoscesse altro che quelle inclinazioni gentili nonostante la
situazione difficile.
Incatenandosi
con sguardi espressivi, supplichevoli per uno e lussuriosi per l’altro,
le dita dell’uomo più grande delinearono le labbra carnose
facendogliele dischiudere per potersi infilare abilmente fino a
raggiungere la sua lingua calda e umida.
Il
giovane era ancora immobile ma non riusciva a respingerlo e non perché
ne avesse paura, tutto sommato sapeva che non gli avrebbe fatto davvero
del male e poi in teoria sapeva difendersi, era un uomo, bensì perché
non riusciva più a capire cosa dovesse fare.
Si
erano detti che per una volta si sarebbe potuta fare quell’esperienza a
tre, ma come doveva considerarla questa?
Cristiano
era fuori dalla camera ed anche se sapeva quali erano le intenzioni
perverse e malefiche di José, cosa mai doveva fare?
Oltre
a questo, era lo sguardo risoluto ed i modi di fare ipnotici a
sbalzarlo così fuori da sé.
Quell’uomo
sapeva incantare.
Mentre
con il dito prendeva confidenza con la sua bocca, avvicinò il viso al
suo e senza remore riprese il discorso del suo orecchio da dove l’aveva
interrotto quella sera al locale.
Sapeva
che non si sarebbe mai sciolto senza il suo Cris, non perché lui non ci
sapesse fare, sapeva bene che era capace di sedurre chiunque, bensì
perché Ricardo era Ricardo.
Sebbene
avesse imparato a seguire la sua natura, era comunque l’acqua santa in
mezzo a tanti diavoli.
Era
questo suo lato corretto e buono a renderlo così speciale e appetibile.
Sapeva
che gli piaceva sentire la lingua nell’orecchio, le labbra che gli
lambivano il lobo, il dito nella bocca e farsi alzare la maglietta per
raggiungere i capezzoli e tormentarglieli.
Sapeva
che gli piaceva che fosse lui a farglielo con Cristiano fuori ad
aspettarlo.
Sapeva
anche che questo era al tempo stesso quello che lo frenava impedendogli
di lasciarsi andare davvero.
L’aveva
sentito gridare, aveva visto i segni che aveva lasciato sul corpo del
suo ragazzo, sapeva di cosa fosse capace preda della passione più acuta
ed era consapevole di essere in grado anche lui di stimolare quelle
reazioni.
Realizzando
che quello sarebbe stato capace anche di non fare nulla senza il suo
cavalier servente, José controllò il tempo in cui aveva lasciato
Cristiano fuori, quindi separandosi improvvisamente constatò che poteva
essere sufficiente per una punizione.
In
realtà aveva voglia di cominciare a fare sul serio, visto che quel
piccolo assaggio gli aveva fatto venire un insano e potente languore.
-
Direi che è abbastanza… - Disse allora con voce roca carezzandolo con
uno sguardo carico di promesse. Ricardo lo guardò interrogativo e
quando lo vide dirigersi alla porta e aprirla si rese conto di aver
ripreso a respirare rilassato; rimase fermo in ginocchio sul letto con
la maglietta mezza alzata a guardare Cristiano entrare con un aria
tetra carica di rimprovero -un subordinato che rimprovera il proprio
capo… una berzelletta!-
Il
sorriso sincero di sollievo che gli riservò, rischiarò anche la sua
espressione che finalmente tornò luminosa e carica di malizia come
sempre. Adoravano vicendevolmente quei rispettivi lati e il brasiliano
strisciando con le ginocchia sul materasso, raggiunse l’estremità
arrivando a lui, si appoggiò con le mani ai suoi fianchi e si tese in
alto porgendogli le labbra, cercando le sue che trovò con liberazione.
Il
bacio inizialmente superficiale divenne presto più profondo grazie a
Cristiano che schiuse le loro labbra allacciandosi con le lingue.
Davanti
a José che li fissava con piacere vivo sapendo cosa finalmente stava
succedendo senza che si fossero nemmeno messi d’accordo o che
l’avessero organizzata.
Colpito
dall’atteggiamento fedele che Ricardo aveva avuto nei confronti di
Cristiano, non aveva voluto forzarlo ma adesso che lui stesso si stava
tranquillamente lasciando andare, la musica cambiava.