CAPITOLO
XV:
NON
FERMARTI ORA
José
li vide baciarsi e li lasciò fare, quindi silenzioso e con la medesima
aria da predatore che aveva Cristiano, gli andò dietro e con una certa
delizia finalmente si appropriò del suo piacente fondoschiena sodo su
cui bene o male tutti avevano fantasticato almeno una volta, specie
quando faceva quei suoi dannati palleggi con quella sua parte
anatomica… porca miseria, c’erano le ginocchia, la testa, i piedi, le
spalle, il petto… che bisogno c’era di usare anche il sedere per far
rimbalzare una palla?
Lo
sapeva ben lui… quando lo faceva era un invito ad essere guardato,
provocava chiunque a rimaner indifferente davanti a quello spettacolo
che offriva con tanta nonchalance.
Ora
era fra le sue mani e toccandolo constatò che la sua ‘fama’ era più che
meritata.
Dopo
essersi assicurato sulla sua forma e solidità, risalì sui fianchi a
prendersi di proposito le mani di Ricardo ancora lì, gliele alzò
infilandole sotto la maglietta attillata e sentendolo finalmente
arrendevole capì che davvero l’unico modo per fargli fare qualcosa era
tirare dentro ai giochi anche il suo compagno.
Oh,
si sarebbe sacrificato volentieri!
Spostandole
sulla schiena gliele bloccò con il proprio torace mentre le proprie le
fece scivolare in avanti, ad assicurarsi che anche i pettorali del
portoghese fossero cesellati come apparivano alla vista. Sentì Ricardo
premersi a sua volta e fu il turno delle sue labbra di sperimentare il
sapore della pelle abbronzata del giovane che stava loro in mezzo.
La
base del suo collo reagì scaldandosi e pulsando immediatamente
invitandolo implicitamente ad approfondire il suo assaggio, spingendolo
a succhiare avidamente.
Cristiano,
dal canto suo, non si era minimamente aspettato di essere il primo a
finire in mezzo, si era figurato la scena sempre con Ricardo fra loro
due ed invece inaspettatamente era lui.
La
cosa naturalmente gli piaceva ed anzi sapeva quanto potesse essere
piacevole avere due bocche e due paia di mani su di sé che lo frugavano.
Le
sue andarono sul compagno davanti che si era messo a baciarlo
candidamente dando il via proprio lui a tutte le danze.
Ricardo
sapeva stupirlo e di volta in volta se ne rendeva sempre più conto.
Raggiunto
il suo sedere, si infilò dentro ai pantaloni e se ne appropriò
attirando a sé il suo bacino.
L’eccitazione
continuava a salire fortemente in tutti e tre e loro non avevano la
minima intenzione di bloccarla.
Separandosi
dalla sua bocca, Cristiano si spostò, seppure a malincuore, salendo a
sua volta sul letto e mettendosi di lato a Ricardo; si sistemarono
seduti, quindi si tirò giù anche José che si mise dall’altra parte, a
riprendere ancora una volta possesso dei lobi del giovane brasiliano.
Entrambe le loro lingue tornarono a leccarlo mentre le mani vagavano
sul suo corpo, prendendosi le sue e portandosele addosso. Non le ritirò
e nemmeno le fermò ma con timidezza ed una lentezza quasi esasperante,
esplorò ciò che trovava sotto il suo tatto, febbrile, senza credere a
quel che stava facendo. Senza comunque pensarci davvero.
Lasciandosi
trasportare da quella specie di trance.
Eppure
se su Cristiano non aveva grossi problemi a toccarlo quasi con
dolcezza, su José era più complicato ed osava di meno, come avesse
paura di scottarsi.
Però
le loro lingue sulle sue orecchie erano così piacevoli, quella sera le
aveva sperimentate ed era andato già allora in estasi, ora che poteva
lasciarsi andare si rendeva conto che quelle ondate di calore presto
gli avrebbero tolto di nuovo ogni remora e sarebbe finito per esagerare
e fare qualcosa di strano e troppo ardito.
Da
un lato non voleva ma dall’altro sapeva che era inevitabile e dopotutto
era bello.
Era
bello fare tutto ciò che non si sognava nemmeno di fare per il pudore o
chissà cos’altro.
Era
bello, per una volta, dimenticarsi di tutto e togliere ogni freno ed
ostacolo e permettere che le cose andassero e basta.
Perché,
ora che c’era dentro, non poteva più negarlo, lo voleva eccome.
Capendo
il freno che aveva con l‘uomo più grande, questi decise di dargli
dimostrazione pratica che non mangiava nessuno mentre faceva sesso,
anche se forse poteva sembrare e a volte magari voleva; avrebbe fatto
aprire la strada a quel perverso e sfacciato di Cristiano.
Con
sicurezza si separò dall’orecchio, prese per il colletto della
maglietta stretta il suo connazionale e staccandolo poco gentilmente
dall’antipasto, l’attirò quasi brutalmente a sé davanti a Ricardo che
guardava stralunato.
Si
impossessò della sua bocca con avidità e desiderio, sentì l’altro
assecondarlo subito di buon grado con una piccola punta di sorpresa
iniziale, senza fare poi complimenti. Il suo modo ardente e pieno di
baciarlo gli ricordò immediatamente quello di qualcuno che gli era
rimasto dentro e con un tocco di turbamento si alzarono in ginocchio,
rimanendo rigorosamente davanti a quello più impacciato che li fissava
con tanto d’occhi, pieno di imbarazzo ma eccitato al tempo stesso. E
ammirato. Sì perché che quella fosse anche ammirazione non ci pioveva
proprio.
Da
un lato si vedeva che era proprio impressionato e che pensava quanto
tutto quello fosse sbagliato, dall’altro lo voleva sempre più anche lui
e forse li trovava semplicemente belli. Non belli fisicamente. Belli
nel loro esternare e vivere tali passioni senza freni di alcun genere,
lasciandosi andare a tal punto, colmi di sensualità e sicurezza.
Li
vide afferrarsi per i vestiti e soprattutto le mani di Cristiano
frugare in José cominciando a spogliarlo facendogli scivolare la maglia
con la cerniera che cadde dietro di sé, giunto ai pantaloni si infilò
dentro prepotentemente senza nessun timore o riguardo, quindi glieli
abbassò facendosi sfilare a sua volta la maglietta.
Prima
di tornare ad avventarsi l‘uno sull‘altro, istinto estremamente forte
provocato dall’aver scoperto quel modo così impetuoso e similare di
farlo, tornarono a sedersi come prima e mentre Cristiano riprendeva
possesso della bocca del suo ragazzo ridandogli quasi ossigeno, José
gli prese le gambe piegate e gliele spostò mettendolo più comodo, dopo
di che gli tirò via i pantaloni della tuta che prima aveva già cercato
di far fuori senza riuscirci. Tenendo poi con le mani la maglia alzata,
si occupò dei suoi capezzoli che al contatto con la lingua divennero
subito rigidi, mano a mano che si spostava la pelle andava a fuoco e
solo lontanamente Ricardo riusciva a capire quali fossero le mani di
Cristiano e quali quelle del mister.
Quando
gli venne tolto l’indumento si dovette separare di nuovo dalla bocca
del suo compagno per ritrovarsi subito dopo, nel caos più completo, a
due centimetri da quella di José.
I
due si guardarono un istante fermi, il cuore di Ricardo probabilmente
stava per uscire, gli occhi erano liquidi e più grandi che mai, il
fiato completamente trattenuto, ma le labbra gli pulsavano calde e
umide, desiderose di avere anche le sue.
Assurdamente.
Con
peccato.
Vergognosamente.
Fu
così che l’attesa ebbe il potere di annullare di nuovo la sua ragione e
fare spazio a quel suo lato passionale ed istintivo che i due tanto
aspettavano.
Silenziosamente
annullò la distanza che era rimasta e si premette sulle labbra
dell’uomo più grande che l’accolse compiaciuto e sorpreso.
Aveva
immaginato cosa dovesse essere quando aveva questi scatti
incontrollati, ma viverli era tutta un’altra cosa.
Accontentandolo
e baciandolo instaurando subito un ritmo crescente che di casto e di
scoperta aveva ben poco, lanciò un’occhiata eloquente a Cristiano
davanti che stava deliziando il collo di Ricardo, a pochi centimetri
dal suo viso.
Entrambi
i loro occhi carichi di malizia brillarono comunicando il medesimo
desiderio di proseguire e spingerlo oltre l’indecente e a dire il vero
sarebbe bastato uno dei due a farlo, in due altro che indecenza…
Intrecciò
le loro lingue e con la mano raggiunse il suo inguine senza entrare a
contatto diretto, limitandosi ad aggirarlo.
Ci
fu poco tempo prima che José stesso sentisse i propri pantaloni, o quel
che gli rimaneva addosso, venir sfilati definitivamente.
Ricardo
si staccò prendendo fiato ma il fatto che non ne avesse non era
determinato dal bacio col suo allenatore, bensì dall’idea stessa che lo
aveva baciato e che stava per fare sesso con lui.
Quando
realizzò che la mano sul proprio inguine era addirittura sua, arrossì
ma si sentì togliere i boxer da entrambi i due. Fu quando si ritrovò
completamente nudo che Cristiano gli mise le sue sugli slip di José e
gli disse all’orecchio con voce arrochita dal desiderio e dalle idee
che aveva:
-
Togligli tu quelli del mister. - Non una richiesta, di certo più una
specie di ordine che oltre a mandarlo in confusione per aver detto la
parola ‘mister‘ ricordandogli di nuovo chi aveva davanti, lo eccitò per
poi tranquillizzarlo, in un certo senso. Eseguì istintivamente senza
pensare a cosa e come fare, lo fece e basta e questo gli risparmiò un
sacco di ragionamenti inutili.
Prima
di realizzarlo, stava finendo lui stesso di spogliare José che godeva
nel vedere il cucciolo agire così timidamente ma in qualche modo
intraprendente.
Quando
ebbe le sue parti intime ben visibili, il cucciolo in questione si
irrigidì ritraendosi impercettibilmente.
Di
nuovo la confusione lo colse. A quel punto cosa avrebbe dovuto fare?
Di
nuovo l’essere più disinvolti con Cristiano che con il mister. Era
comprensibile.
Di
nuovo il fermarsi e il non saper che fare. Attese che qualcuno dei due
glielo indicasse.
Andò
momentaneamente in blackout ma quando le braccia forti, familiari e
sicure del suo compagno l’avvolsero da dietro prendendogli le mani
ancora una volta ed indirizzandolo nella giusta direzione, ovvero sul
sesso dell’altro fermo ad osservare deliziato la scena che si consumava
fra le sue gambe, nell’imbarazzo per ciò che stava facendo e a chi, si
sentì paradossalmente meglio.
Venir
guidato ed istigato quando non poteva e non doveva pensarci lui da
solo, era tutta un’altra cosa.
Cristiano
lo sapeva e l’uomo più grande che al momento si limitava ad osservarli,
non se ne stupì poi molto anche se doveva ammettere che quei lati di
loro non li avrebbe mai individuati se non in un’occasione simile.
Erano
davvero nascoste, in loro, certe cose.
Sorrise
compiaciuto ma fu subito allietato, oltre che dal massaggio di Ricardo,
anche dalla bocca di Cristiano che tornò sulla propria.
Era
decisamente esperto in quelle cose, si capiva subito che ne aveva fatte
in abbondanza e senza remora, di certo di ogni tipo possibile.
Gli
piaceva l’inesperienza ma anche l’esperienza era appagante. Quando non
ti rimaneva che godere e potevi osare di tutto perché l’altro ne era
all’altezza.
Poi,
senza che dovesse invitarlo e spiegarglielo, Ricardo cominciò a
leccarlo da solo, assaggiando quanto di più proibito per lui potesse
esserci.
Sentendo
la sua bocca e la sua lingua sul proprio membro, José smise di baciare
il ragazzo staccandosi brevemente da lui e abbassò lo sguardo con
sorpresa, successivamente la malizia prese il posto in entrambi i due
che osservavano il giovane intraprendente e di nuovo il mister capì
cosa intendesse Cristiano quando alludeva alle sorprese che il
brasiliano nascondeva…
Via
via che il suo ritmo procedeva si rendeva conto che era sempre più
difficile resistere e senza controllarsi, per un momento, gettò la
testa all’indietro facendo un profondo sospiro di piacere. Quando
riemerse dall’estasi che l’aveva colto di sorpresa, vide quella specie
di pantera occuparsi della schiena china del loro cucciolo fissandolo
con un ghigno sadico, di scherno, e di nuovo un’ondata intensa di
piacere lo invase. Qualcosa a cui, nonostante fosse meravigliosa, si
ribellò staccando brutalmente il ragazzo da sé per mostrare un po’ ad
entrambi come si proseguiva da lì in poi.
Spinse
lo sfacciato portoghese fino a stenderlo, quindi slacciandogli i jeans
che aveva ancora sfrontatamente addosso, glieli tirò via con poca
delicatezza, lasciandogli su i boxer neri che non lasciavano nulla
all’immaginazione. Lui aveva le sue preferenze anche in fatto di
intimo.
Boxer
sempre rigorosamente neri e stretti, costume sempre rigorosamente
bianco e un po’ più largo, ma non troppo… per dare il giusto spazio a
certe dimostrazioni impreviste ma al tempo stesso non lasciare troppo
all’immaginazione!
Cristiano
adorava mostrare di sé quanto più poteva, dopotutto, e José era il tipo
che, invece, adorava guardare.
Ma
anche toccare e possedere.
Sistemandosi
sopra di lui senza appoggiarsi, premette il ginocchio sul suo inguine e
cominciò a strofinare con decisione, quasi cattiveria, stimolandolo
subito senza nemmeno averlo ancora liberato del tutto e toccato come si
doveva.
Un
ginocchio.
E
uno sguardo.
Ma
non uno sguardo normale.
Una
sfida.
Quel
tipo di espressione a cui tutti crollavano soggiogati privi di volontà.
Proprio
quella che faceva tanto impazzire Cristiano.
Successivamente,
senza dargli altre soddisfazioni, alzandosi, continuando col ginocchio
il suo lavoro, attirò a sé Ricardo incantato a fissare i due predatori
che lottavano in quel modo anomalo per la supremazia. Si lasciò baciare
ma ben presto si accorse che le loro lingue erano unite al di fuori
delle bocche e quando sentì quella di Cristiano aggiungersi alle loro
capì perché l’aveva fatto, per permettere al terzo di partecipare.
In
breve si rese conto che si stavano baciando tutti e tre e realizzandolo
successe di nuovo.
Andò
in tilt e ci andò così bene che cominciò ad affondare le dita fra i
loro capelli corti e afferrarli come poteva, impedendogli di scappare.
Con
frenesia crescente le lingue cominciarono ad assaggiare altrove
impossessandosi della pelle accaldata, mescolando i respiri sempre più
corti, aiutati dalle mani che viaggiavano svelte sui corpi.
Avendo
addosso quelle inconfondibili di Cristiano, decisamente quelle più
audaci, José si ricordò del proposito di prima e smettendo improvviso
quel piacevole assaggio erotico, lo tornò a schiacciare giù
bruscamente. Il giovane lo fissò alzando un sopracciglio scettico,
provocandolo a mostrargli di cosa fosse capace e lo sfidato rispose di
buon grado strofinando il proprio bacino sul suo, sempre però
attraverso la fastidiosa stoffa dell’intimo che continuava ad avere
addosso.
Seccato
da essi, Cristiano fece per toglierseli da solo, ma José gli bloccò le
mani ai lati del suo bel viso contrariato e non potendo ribellarsi
-cioè non volendo rovinare le interessanti intenzioni del comandante-
guardò supplichevole Ricardo che dopo i suoi esploà finiva per
imbambolarsi momentaneamente.
Il
giovane brasiliano capì e naturalmente impietosito, si posizionò sopra
di loro in modo alquanto acrobatico, quindi afferrando i lembi dei suoi
boxer schiacciati dal bacino del mister che sorrideva maligno senza
intenzione di muoversi da quel punto strategico interessante, tirò
riuscendo nell’intento di toglierglieli seppure con fatica. Dovette
strofinare non solo la stoffa che provocò un certo piacere ad entrambi
gli uomini sotto, ma anche una precisa parte di sé.
José
gradì mordendosi il labbro ma quando ebbe il membro del ragazzo sotto
di tutti che si stava eccitando contro il proprio, liberò un forte
sospiro di piacere che fu identico a quello del soggetto in questione.
I
due allora si guardarono di nuovo complici e capendosi al volo senza
bisogno di comunicare, si separarono decidendo che avrebbero continuato
la sfida personale utilizzando anche l’inesperto che aspettava
pazientemente di ricevere altre attenzioni, cercando di capire come ci
si potesse districare da quel curioso intreccio di gambe e braccia.
I
portoghesi ci riuscirono perfettamente e prima che l’altro potesse
chiedersi come avessero fatto, se li ritrovò addosso.
José
andò deciso sul suo inguine mentre Cristiano sulla sua bocca.
Non
seppe come ma prima di capire che quello sul suo membro era la lingua
del suo allenatore e che la stava usando in modo decisamente
convincente, si trovò ad accogliere quello del suo compagno fra le
labbra e con un certo piacere.
Si
rese conto di cosa succedeva quando senza ragionarci su si era trovato
ad andare in perfetta simbiosi con la bocca sul proprio sesso,
cogliendo il medesimo ritmo che crebbe a vista d’occhio; trovandolo
oltre che fisicamente piacevole anche interiormente devastante, si
aggrappò alle natiche di Cristiano che si sistemò in ginocchio, a
cavalcioni, davanti al viso. Ricardo se lo premette contro la bocca
alla ricerca di un maggiore contatto e prima che se ne accorgesse aveva
di nuovo perso la testa, facendola a sua volta perdere agli altri due
deliziati di queste sue prese di posizione decise.
José
si accorse del suo stato e preferendo aiutarlo, si staccò per
raggiungere l’inguine di Cristiano che al momento reagiva già più che
bene. Naturalmente reagì ancora meglio quando vide il più grande dietro
al brasiliano che lo schiacciava allacciando i loro corpi, infilandosi
con la testa oltre la spalla fino ad aiutarlo con la lingua.
Li
sentì entrambi sulla sua intimità e una violenta scossa gli diede alla
testa, mentre le dita di Ricardo affondavano sui suoi glutei sodi e
quelle di José riprendevano il lavoro interrotto poco prima su
quest’ultimo.
Si
mise a gemere gettando il capo all’indietro, cominciando a dare spinte
col bacino contro le loro bocche.
Lontanamente
si rese conto che probabilmente stava cominciando a fare quel famoso
casino per cui il giorno dopo sarebbero stati bersagliati dagli altri
della squadra e assurdamente questo gli diede una carica di piacere in
più.
Che
tutti sapessero cosa stava facendo… ancora meglio, per lui ed il suo
ego…
Poco
prima che venisse si separò con molta fatica, volendo raggiungere
l’orgasmo insieme a loro, quindi ridiscese pulsante ed eccitato,
tornando ad entrambe le loro labbra, baciando a pieno prima uno e poi
l’altro, accarezzandoli con frenesia piacevolmente ricambiato.
Il
ritmo cresceva d’intensità e via via che proseguivano diventava sempre
più sconvolgente per Ricardo che non si era nemmeno mai immaginato
niente di simile, viverlo in quel modo frenetico e senza remora,
completamente scollegato, e realizzare comunque che era la cosa che in
assoluto gli aveva trasmesso più piacere, era shockante.
Un
emozione più forte dell’altra si susseguivano e prima di realizzare
cosa faceva, ecco che si ritrovava già a scoprire quel mondo d’erotismo
dove non si poteva far altro che godere.
Si
lasciava guidare dagli altri due più esperti e dal suo stesso istinto
che messo sotto pressione lo faceva agire più spinto che mai, gli
sembrava più di essere in un sogno, specie quando, dopo aver riservato
il medesimo trattamento di Cristiano anche a José, se li era infine
ritrovati ancora addosso, con entrambe le loro lingue e le loro bocche
sul suo inguine, a succhiarlo e leccarlo dandogli scosse talmente
terribili da sbalzarlo fuori fino a farsi aggrappare a loro con le
unghie, affondando nelle loro spalle, tirando per chiedere di più.
E
ancora nella confusione di quella miriade di sensazioni violente e
incredibili, sgranò gli occhi ritrovandosi rivoltato come una bambola
nelle loro mani, gestito senza opporsi a nulla, anche alla cosa di
norma più imbarazzante.
Con
le dita e la bocca di Cristiano fra i suoi glutei a prepararlo al
fatidico passo successivo, quella di José era di nuovo sul suo sesso
mentre lui, a sua volta, senza sapere come fosse finito in quella
posizione da film porno, si stava occupando di quello del mister steso
al contrario sotto di sé.
E
lentamente, una dopo l’altra, le dita del suo compagno lo penetrarono
portandolo dal dolore iniziale ad un piacere via via sempre più
intenso, dovuto certamente anche alla lingua di José sul proprio membro
eccitato e al limite, ormai.
Smise
di succhiare per gemere ma sentendo la sua voce troppo forte, per
controllarsi finì mordendo il fianco del portoghese sotto di sé che
gradì esplicitamente senza farsi problemi ad abbassare la voce.
Ormai
ogni parte di sé andava a mille e girandosi verso il ragazzo dietro di
sé le cui mani erano riconoscibili fra mille -probabilmente per l’uso
che ne faceva spesso…- lo guardò con una supplica troppo chiara,
accompagnata da una specie di miagolio che faceva: - Ti prego… - che
diede una violenta scarica ad entrambi.
Sentirglielo
chiedere, averlo così fremente fra loro, vederlo spaesato e sconvolto
ma pieno di desiderio, eccitato fino all’inverosimile, era quanto di
più erotico ci fosse.
Cristiano
si piegò su di lui combaciando col petto sulla sua schiena, bacino
contro glutei tormentati a dovere fino a quel momento, gli mordicchiò
il lobo, poi con voce roca ed una finta durezza, lo provocò:
-
Cosa vuoi? -
Era
un gioco che faceva sempre arrivato a quel momento. Lui adorava
comandare e sentirselo dire, l’altro ad un certo punto semplicemente
non sapeva più quel che faceva, talmente era preso dal piacere più
acuto.
-
Prendimi… - Fu un sospiro e l’altro glielo fece ripetere. Ricardo lo
ridisse a voce più chiara ed udibile, vogliosa e tesa, mordendogli il
collo. - Ti prego, prendimi… -
José
spostandosi li vide e li sentì e capì come faceva Cristiano a fargli
perdere talmente il controllo fino a ridurre il suo corpo ad un campo
di concentramento. Capì anche perché lo faceva, portandolo ad
un’esasperazione da farlo impazzire…
Però
lo capiva bene, era un piacere impagabile anche solo il sentirglielo
chiedere in combutta con sé stesso e la sua parte pura che non voleva
osare.
José
pensò in un lampo che però sarebbe stato magnifico anche sentir
implorare a quel modo il deciso Cristiano, così crudele ed egocentrico.
Ricardo
non ce la faceva ed alla fine vinceva sempre il desiderio di fondersi
all’altro, quasi che fosse un bisogno impellente inconcepibile, lo
stesso che provò lui vedendolo in quelle condizioni.
Scambiandosi
uno sguardo eloquente e soddisfatto con Cristiano, questi si spostò
mettendosi davanti al viso del brasiliano che rimaneva piegato in
avanti appoggiato sulle mani, quindi lasciando il posto principale a
José lo vide posizionarsi a sua volta con quell’aria da predatore.
Alternando lo sguardo a loro e alla schiena arcuata del cucciolo in
attesa, uno gli scivolò nella bocca mentre l’altro lo prese da dietro
con calma, gustandosi il momento speciale.
Non
l’aveva mai fatto con uno così pudico eppure passionale al tempo
stesso, metterlo alla prova ed esplorarlo era un piacere che non aveva
mai sperimentato ma ciò che superava tutto quello era il poterselo
prendere e basta, così come era nel suo stile, senza troppi riguardi,
possedendolo senza remore incitato dalla sua stessa schiena che si
arcuava come a chiedere di più e dall’espressione provocatoria di
Cristiano.
A
questo invece piaceva guardarli, piaceva avere la bocca del suo ragazzo
che godendo senza riserve, senza più controllarsi, senza sapere cosa
diceva e faceva, finiva quasi per morderlo provocandogli in quella
strana dimostrazione di piacere, ulteriori violente scariche
devastanti; piaceva vedere il viso in estasi e sotto sforzo del suo
allenatore che normalmente gli urlava dietro e cercava di
disciplinarlo, piaceva sentirli godere.
Piaceva
gridarlo insieme a loro fregandosene degli altri nelle camere accanto.
Aumentando
sempre più il ritmo, Ricardo si trovò a star loro dietro e quando si
abituò a José e cominciò a provare un piacere sempre più feroce,
sapendo che era provocato proprio dall’allenatore e che le mani sul
proprio sesso erano le sue, si sentì strappare via da sé di nuovo.
Di
nuovo cercò di rimanere saldo lì e stringere le lenzuola non era certo
sufficiente, confuso, preda di un godimento inaudito si aggrappò di
nuovo ai glutei sodi di Cristiano e affondando lo graffiò senza
rendersene conto.
Raggiunto
il culmine vennero tutti e tre insieme, tendendosi e irrigidendosi
mentre il piacere più acuto scemava via da loro inondandoli
nell’estasi.
Sfiniti
in un primo momento, ci misero un po’ a ritrovarsi e quando i loro
sensi tornarono, si trovarono sciolti, stesi l’uno sull’altro.
Rimasero
fermi ad ascoltare i loro respiri affannati, consapevoli che di sicuro
avevano di nuovo goduto ’rumorosamente’ e che ne era dannatamente valsa
la pena.
José
roteò allora gli occhi mettendo a fuoco i due al suo fianco, Ricardo
era completamente sopra a Cristiano, entrambi ansimanti, e sembrava
quasi fosse su un salvagente e che non sapesse nuotare.
Cosa
mai ci trovasse di sicuro in quel pervertito inaffidabile stronzo
risaputo, per lui era un mistero, ma se uno pulito e buono come Ricardo
lo reputava a posto, evidentemente un lato buono doveva averlo.
I
loro occhi si incrociarono, quelli scuri di Cristiano erano ancora
carichi di malizia e provocazione e a quello si rispose alla sua stessa
domanda.
“Bè,”
si disse, “escludendo il lato erotico, naturalmente… “
Poco
dopo che le sue famose mani inconfondibili ripresero a carezzare
leggere la schiena di uno sfinito e probabilmente sotto shock Ricardo,
il più grande si ricordò della loro impune sfida di poco prima.
Il
suo viso seducente di natura sembrava dire ancora, mentre lo guardava
sfacciato, ‘vediamo cosa sai fare’, poi sembrò anche aggiungere ‘tutto
qua?’. A questo il portoghese più adulto -per l’anagrafe- si accese:
che quella pornostar non si credesse il vincitore proprio di un bel
niente!
Con
risolutezza e sul piede di guerra, arricciò le labbra come spesso
faceva lui per prendere in giro qualcuno, quindi si tirò di nuovo su e
sentendo l’ennesima ondata di stizza e di desiderio insieme, come
avesse l’elettricità dentro, scostò il loro cucciolo puntando diretto
alla bocca di Cristiano. Non la baciò ma se la mordicchiò così come
fece con la guancia, la mascella e poi giù sul collo. Continuò in quel
modo, seminando la pelle calda e umida del giovane di piccoli morsi
leggeri e risentiti, poco dopo con sorpresa si rese conto che laddove
lui passava coi denti, Ricardo invece passava con le labbra.
Alzò
gli occhi su entrambi e notò che Cristiano continuava a fissarlo
trionfante senza muovere un solo muscolo, non aveva bisogno di fare
nulla e stava scoprendo il piacere nell‘essere passivo… doveva
ammettere che invece di essere quello intraprendente, lasciarsi fare e
basta non era per niente male, ogni tanto.
José
seccato del suo ‘lavoro’ buttato, prese le gambe di Cristiano e le
piegò alzandole per concedersi un miglior accesso, quindi si fermò con
la bocca a pochi millimetri facendogli sapere dov’era giunto e come non
intendesse ancora dargli piacere. Si spostò mimando con la bocca, la
lingua e le dita tutto il trattamento ma non lo toccò davvero nemmeno
una volta, quando invece giunse lì anche Ricardo lo spinse via
infastidito per impedirgli di rovinarlo di nuovo. Il brasiliano non
capì l’antifona e pensando che lui volesse quella sua parte, si prese
l’altra poco più sopra.
Riprese
a stimolarlo con dolce lentezza, scoprendo il sapore che aveva dopo un
orgasmo -che comunque già conosceva ma evidentemente gli piaceva…-.
José
scosse la testa dandogli piccoli assaggi della lingua e delle dita, per
poi ritirarsi quando la cosa diventava più piacevole ed interessante.
Questo
in contrasto con quello che gli faceva Ricardo era una combinazione
devastante di piacere e mancanza continua, una tortura che mandò fuori
il destinatario di tante attenzioni diverse che non facendocela più si
tirò su sui gomiti a guardare cosa succedeva nei suoi bassi fondi.
Vide
il suo compagno gentilmente impegnato ad allietare il suo sesso mentre
l’altro orco che prima si proponeva in quel modo piacevole ed esperto e
poi si negava.
Era
una delle cose che faceva a Ricardo, ora sapeva quanto crudele potesse
essere.
Ma
il meglio sarebbe arrivato dopo.
-
Avanti! - Sbottò seccato a José che ridacchiò fissandolo da finto
innocente, pieno di ironia.
-
Ah sì? -
-
Dai, non fare lo stronzo… - E per chiamare il mister in quel modo
bisognava proprio aver scollegato il cervello alla grande, ma
trattandosi di Cristiano c’era da credere che forse non l’avesse mai
attaccato molto bene!
-
Ma io lo sono… - Disse suadente il più grande continuando a stimolarlo
e ad interrompersi sul più bello.
- E
su… - Però era davvero crudele visto il piacere che era in grado di
provocargli e che poi bloccava senza cuore. Con tanto di sospiri anche
per Ricardo.
Un’autentica
guerra atomica, quella che si stava consumando fra i tre, specie in
Cristiano!
-
Cosa vuoi? - Glielo chiese poggiando la lingua su di lui ormai pronto
per essere penetrato, desideroso di essere preso una volta per tutte.
Non
faceva nulla ma Cristiano lo sentiva desiderandolo alla follia.
No,
all’inizio si era giurato che non sarebbe stato lui quello ad essere
posseduto, però ora era lì a volerlo con tutto sé stesso e a fremere
che lo facesse.
Era
quello José Mourinho, dunque. Quello che riusciva a far fare la cosa
che più uno non voleva.
Del
resto aveva dei metodi che nessuno usava…
-
Dai scopami… - Lo disse a modo suo, volgarmente, brutalmente e diretto,
completamente eccitato di nuovo. Ricardo sentendolo si fermò e si alzò
stupito, quindi smise di fare ciò che faceva e attese che concludessero
da soli accanto a loro, convinto che questa volta lui non ci sarebbe
entrato in nessun modo.
Del
resto quello era una specie di bonus…
José
fece uno di quei suoi sorrisi trionfanti profondamente sadici e al
contempo erotici, quindi decidendo che era ora, spinse le sue gambe
piegate un po’ più in alto e premendosi col proprio corpo, scivolò
dentro senza remore ed attenzioni, fissandolo dritto negli occhi,
attento a cogliere il punto di massimo piacere per infliggere l’ultima
stoccata.
Cominciò
a muoversi subito forte, sapeva che con lui non servivano delicatezze,
non che prima ne avesse usate molte in effetti, ma ora era diverso.
Fu
quasi duro e lo fece perché sapeva che all’altro piaceva così.
La
parte dolce la poteva avere in Ricardo, lì voleva qualcos’altro e
glielo diede muovendosi addosso e dentro di lui, glielo diede vedendo
che non gli bastava perché si era attirato a sé il suo compagno alla
ricerca del suo sesso che ora succhiava avido anche se distratto. Si
spostò Ricardo sopra il viso mettendoselo a cavalcioni sulla bocca e
mentre si divorava la sua parte intima, il giovane a tratti faceva
altrettanto con quella dell’altro, ad altri risaliva sul suo ventre
preferendo sfogare i suoi insani istinti passionali affondando nella
sua pelle.
All’ennesima
scossa di piacere, mentre José lo sentì tendersi e schiacciare contro
di sé il giovane che si teneva sopra, si fermò e non si mosse più.
Rimase
in lui trattenendo a stento la voglia dallo spingere più a fondo fino a
possederlo completamente ed attese che Cristiano reagisse.
Il
tempo si fermò un istante, dopo di che capendo che quel bastardo non
avrebbe ripreso, capendo che era meglio non sfidarlo più, spostò
Ricardo da sopra di sé cercando di non scaraventarlo, quindi si tirò su
a fatica allargando le proprie gambe per vedere meglio José. Lo stava
fissando sfidandolo, provocandolo a fare qualcosa.
-
Dai… - Disse seccato.
José
alzò solo le sopracciglia interrogativo.
Il
più giovane si morse il labbro, poi con sforzo fece:
-
Avanti, non fermarti ora… -
Il
più grande sembrava proprio non sentirci da quel lato, evidentemente
voleva qualcos’altro, ma se non si sarebbe mosso sarebbe veramente
impazzito, Cristiano aveva l’incombente consapevolezza di non resistere
ancora con lui dentro a quel modo, fermo proprio sul culmine del
momento.
Teso,
incazzato e con sforzo immane, alla fine non si controllò più -cosa che
normalmente faticava a fare comunque- e alzandosi col busto lo
raggiunse gridando:
-
DAI, CAZZO, FINISCI DI SCOPARMI! - arrivando a morderlo lui, questa
volta, sul labbro. Non fu delicato ma paradossalmente diede una grossa
scarica elettrica a José che compiaciuto si decise a riprendere e con
spinte sempre più vigorose e forti, si unì alle sue urla di piacere che
impressionarono non poco il cucciolo accanto, grato di non dover far
parte di quel ‘casino’ per una volta!
Li
vide come impazzire, muoversi l’uno contro l’altro, premersi addosso a
vicenda, spingere sempre più veloci ed in profondità e alzare la voce
riempiendo la stanza dai loro gemiti eccitati e prima ancora di
accorgersene, si trovò talmente preso dalla loro fusione passionale e
violenta, bella dal suo punto di vista, da partecipare al loro piacere
stimolandosi da solo.
Fu
il secondo orgasmo per tutti e tre e li scosse in modo diverso.
José
non si capacitava, dopo averlo fatto di nuovo, di come due persone
talmente diverse come quei due, potessero dargli alla testa a quel modo
indecente e totale.
Per
Ricardo arrivare a fare certe cose non solo era impensabile, ma anche
profondamente imbarazzante nonostante gli fosse piaciuto da matti.
Per
Cristiano, semplicemente, farsi prendere a quel modo, oltre che
possedere a sua volta, era qualcosa che non sapeva ancora paragonare a
niente di ciò che fino a quel momento aveva fatto. E ne aveva fatte
parecchie.
Naturalmente,
dopo un rigenerante scambio di baci che sanciva il piacere appena
ottenuto, provarono anche la terza combinazione che non fu interrotta a
metà da nessun sonno improvviso!