CAPITOLO
XVI:
VALEVA
LA PENA
Quando
la mattina successiva giunsero tutti e tre in mensa insieme e si
separarono andando ai loro soliti tavoli, gli sguardi di tutta la
squadra furono ferocemente e maliziosamente puntati su di loro. Si
spaccavano in due, un paio ce l’aveva a morte con loro per aver fatto
tutta la notte casino a quel modo e aver impedito a quelli nelle
vicinanze di dormire, il resto invece capendo che avevano fatto sesso
tutti e tre insieme erano curiosi di sapere i dettagli dal momento che
su Cristiano e José di sicuro ci avrebbero scommesso che prima o poi
l’avrebbero fatto, ma su Ricardo di sicuro mai e poi mai.
Il
modo interrogativo e curioso in cui li guardarono parlava chiaramente:
oltre a sapere che l’avevano fatto, voleva anche conoscere i dettagli e
come erano riusciti a convincere il più pulito dei tre!
-
Ma dico, voi porconi come siete è comprensibile… - Disse Marcelo sotto
voce a Cristiano riferendosi a lui e all’allenatore. Naturalmente
l’obiettivo era non farsi sentire da quest’ultimo visto che comunque
rimaneva sempre quello con potere di vita e di morte su di loro.
-
Anzi, ci chiedevamo tutti quando l’avreste fatto… - Si aggiunse sempre
a bassa voce Pepe.
-
Ma come avete fatto a spingere nel mucchio anche Riky? - Replicò
spiccio Karim. Era la cosa che più di tutte non riuscivano a spiegarsi
nemmeno usando la loro fervida immaginazione!
Cristiano
rise mentre Ricardo arrossiva violentemente, quindi con baldanza e
presunzione, disse:
-
Ah, non è mica stato facile come sembra… ci ho lavorato sodo per tutto
il ritiro! - Come avesse chissà quale merito.
- E
com’è stato? - A quel punto Marcelo e company volevano sapere anche il
resto.
-
Non potreste immaginarlo nemmeno impegnandovi! - Effettivamente ogni
fantasia era ben lontana dalla realtà visto che lui stesso era rimasto
stupito.
A
questo gli altri divennero più serrati nella loro crociata per
conoscere i dettagli, ma Cristiano, imbarazzo di Ricardo a parte che
voleva morire, sapeva di avere poco più in là una creatura anomala che
sapeva essere feroce come un rottweiler incattivito.
-
Dai, un’idea… - Supplicò il difensore cappelluto che sapeva essere
davvero stressante una volta che iniziava, così per farlo tacere almeno
un attimo decise di dargli il contentino e si abbassò il colletto della
maglietta che indossava rivelando un morso al collo.
Gli
amici al tavolo cominciarono a ridacchiare e fischiare ammirati.
-
Riky? - Chiesero senza osare nominare l’ininnominabile che per quanto
scherzasse con loro era comunque un campo minato.
-
Sì, questo sì… - Tutte le paia d’occhi disponibili in quel momento lo
fissarono sgranati, la curiosità e lo stupore alle stelle.
- E
lui che ricordi ti ha lasciato? -
Cristiano
ripercorse velocemente la notte appena passata e con fare da attore
consumato, ammise:
-
No, lui no… io a lui… - Ricordò il momento in cui l’aveva morso perché
si era fermato nel momento migliore e nel frattempo tutti i componenti
del tavolo si girarono in perfetta sincronia verso il mister che
imbronciato cercava di non crollare dal sonno. Puntarono tutta la loro
attenzione su di lui ma il segno fu subito evidente sul labbro
inferiore. Decisamente non ci era andato leggero.
Fischiarono
di nuovo stupiti ed ammirati:
-
Mordere a quel modo il mister… tu non sei normale… sai cosa ti farà,
quello, da oggi? -
Fece
il più realista Karim. Cristiano smise improvvisamente di ghignare e si
rese conto che Mourinho era effettivamente un tipo vendicativo e non
poco, che anche se si concedeva dimostrazioni d’affetto -per lui quello
era affetto…- poi le faceva pagare di certo e anche se in un primo
momento sembrava che le facesse passare lisce, alla fine non era per
niente così!
Impallidì
realizzando che avevano ragione e che di sicuro gli sarebbe aspettato
qualcosa non da poco. Rimase in modalità depressa per un attimo
brevissimo al termine del quale la sua mente gli rimandò tutto il
piacere di quella notte e tornando incoscientemente a riaccendersi,
ammise con pazza convinzione:
-
Valeva la pena! - Ricardo composto più che mai non poté che dargli
ragione.
Shock
per ciò che aveva ed avevano fatto a parte, tornando indietro avrebbe
di certo ripetuto tutto… anche se per questo probabilmente sarebbe
finito definitivamente all’inferno!
Gli
allenamenti scorsero più o meno normali, ad eccezione delle continue
domande sotto voce a Cristiano, l’unico che sapevano avrebbe risposto.
Domande
sulle posizioni, sulle combinazioni, sul modo di farlo, su quello che
era stato più impetuoso, su quale gli era piaciuto di più… e su un
sacco di altre cose.
Giunti
a: - Ma come mai questa volta Riky non si è addormentato? Eravate in
tre, avrebbe dovuto essere sfinito dopo la prima… invece tre volte… -
fatta proprio vicino a Ricardo durante un esercizio particolarmente
complicato, Cristiano rispose apertamente e con orgoglio marcato:
-
Ma Riky ormai è una macchina da sesso! Non si sarebbe più fermato! - il
brasiliano si mise a tossire mantenendo un labile equilibrio. - La
prossima volta invertiamo i ruoli! - Di nuovo minacciò la caduta, di
nuovo si fermò in extremis. - Magari partecipate anche voi, se vi va! -
Qua cadde ed anche bene. Con un gran botto. Proprio sul ginocchio che
era già sulla brutta strada.
Uscendo
dalla stanza imprecando in portoghese a più non posso, parole che
Cristiano capì perfettamente con un certo allarme, José lo guardò come
un killer in pieno raptus omicida sbraitando in dialetto stretto in
modo da farsi capire solo da lui e pochi altri connazionali:
-
IO OPERO TE AL CERVELLO! TI SEMBRAVA IL MOMENTO DI DIRE QUELLE CAGATE?
LO CONOSCI! E’ UNA PIAGA SE SI TRATTA DI SPIATTELLARE I CAZZI SUOI
INTIMI AI QUATTRO VENTI! E TU GLI VAI ADDIRITTURA A PROPORRE UN ORGIA
CON GLI ALTRI?!?!?!?! MA ASPETTA CHE SIA GIA’ SEDUTO! IMBECILLE CHE NON
SEI ALTRO! -
Dopo
la sfuriata che non tutti capirono nel dettaglio ma servì a dare l’idea
dello stato d’animo dell’allenatore, venne a tutti comunicato dal
secondo di Mourinho:
-
Ricardo deve operarsi al menisco. Sarà un’operazione che lo terrà fermo
per tre o quattro mesi… -
-
Ma… ma dai, non è mica per la mia sparata… cioè, non è per la caduta di
quando gli ho proposto l’orgia… - Si difese cauto Cristiano rendendosi
conto che un’operazione del genere prima dell’inizio dei campionati
significava fargliene perdere una buona metà…
-
Certo, ma continuare a parlare di quello anche durante la partita
d’allenamento non è stata una mossa vincente! - Continuò ancora
profondamente seccato il mister frenando a stento l’istinto di
prenderlo a pugni.
Cristiano
rimase in silenzio riconoscendo che forse aveva esagerato nel parlare
di quelle cose nei momenti sbagliati, ma quello era comunque matto.
L’istinto
di dirgli che non gli tagliavano mica il pene ma solo il ginocchio era
forte, ma quella volta riuscì stranamente a trattenersi e si morse la
lingua per non darsi la zappa sui piedi da solo.
Non
era comunque colpa sua, e che diamine!
-
Quando imparerai a stare zitto sarà sempre troppo tardi! - Concluse
furente José girando sui tacchi e andandosene da solo.
In
breve anche gli altri lo imitarono sentendosi dire che non potevano
vedere Ricardo perché lo stavano già preparando per l’operazione che
prima sarebbe stata e meglio era, tutti tranne Cristiano che
imbronciato perché quell’orco lo reputava responsabile di tutte le sue
cadute e quindi di quell’operazione, entrò di nascosto lo stesso
pensando che comunque lui era lui e poteva fare sempre quello che gli
pareva!
Sgusciato
dentro in un momento in cui non c’era nessuno, raggiunse adagio il
letto in cui era steso.
-
Che esagerazione… - Irruppe così con la sua solita spavalderia che non
era certo sinonimo di mancanza di sentimenti ma solo di non coraggio
nell’affrontare le proprie colpe.
Naturalmente
il mister l’aveva ingrandita parecchio, dando la colpa solo a lui, però
non ne era totalmente esente come cercava di convincersene.
Ricardo
spostò lo sguardo dalla finestra a lui e sorrise sforzandosi di essere
gentile e sereno come sempre. Non gli riuscì bene ed in lui Cristiano
vide di nuovo quell’ombra di tristezza che solo settimane prima avevano
albergato nel brasiliano. Aveva con fatica estirpato quella sua crisi e
tiratolo su ed ora sembrava che tutto il suo bel lavoro fosse andato a
quel paese.
-
Dai, non fare quella faccia… - Disse quindi sedendosi al bordo del
letto, guardandolo indeciso lui stesso sul proprio atteggiamento.
-
Mi spiace… - Mormorò con voce flebile come se fosse colpa sua.
Cristiano imbronciò le labbra, detestava quando faceva così. - Non ci
voleva proprio, ora… stavo faticosamente riacquistando la mia forma,
sembrava che le cose si stessero lentamente sistemando ed ora… fermo
per quattro mesi! - Era vero che era un brutto colpo, ma ridursi così
non serviva a nulla, era proprio assurdo, per lui.
- E
su, ormai il danno è fatto, non è colpa di nessuno… è successo… sei
caduto un po’ troppe volte su quel ginocchio che era già fragile di suo
ed infiammato… - Consolare in quel modo normale non era da lui che di
solito privilegiava qualcosa di più fisico, capiva però che per quello
non era proprio il momento…
Ricardo
rimase perplesso e decisamente poco convinto, fortemente demoralizzato
per quello che l’aspettava.
-
Direi che se non fossi caduto così tanto non si sarebbe rotto un bel
niente! - Lo disse quasi seccato ma il portoghese capì che lo era verso
sé stesso.
-
Se proprio devi dare la colpa a qualcuno magari la devi dare a me che
continuavo a parlare dei cazzi tuoi… specie quando gli ho detto com’era
il mio culo tutto graffiato. - Sbottò allora non resistendo più a
vederlo incolparsi di qualcosa che comunque non era sicuramente dipesa
da lui. Solo lì, mentre lo sparò senza rifletterci, capì il motivo per
cui Mourinho glielo aveva sbraitato contro e si rese conto che non
aveva completamente ragione, ma in una buona parte sì. Il suo ginocchio
era già in una fase delicata, lui sapeva che Ricardo si imbarazzava e
perdeva il controllo di sé quando si parlavano di certe cose ed aveva
comunque continuato su quella strada imperterrito. Dopo la prima caduta
avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa ma era assurdo pensare che si
sarebbe potuto aggravare tanto in quel modo così idiota… però in
effetti doveva ammettere che sparare la frase ‘e non hai visto com’è il
mio culo!’ mentre il trequartista saltava in un avvitamento
spettacolare insieme ad altri difensori che cercavano di fermarlo, era
stato probabilmente idiota da parte sua.
-
Ma no, dai… cioè forse potevi risparmiartela ma sono proprio caduto
male io, non dovevo farmi distrarre così, non è stato serio da parte
mia. - Alla fine stufo di fare quella stupida gara per la corsa alle
colpe, Cristiano sbuffò sapendo che non ne sarebbero mai venuti a capo
e dicendosi che era comunque seccante parlare di quelle cose, tagliò
corto chinandosi a baciarlo con riguardo, come per scusarsi.
Il
giovane steso accolse le sue labbra di buon grado e lasciò che entrambi
si calmassero scacciando le insoddisfazioni reciproche.
Ormai
era andata, era solo un’altra prova da affrontare… o magari una
punizione per le porcate che aveva fatto e per i peccati che aveva
commesso in quel ritiro!
-
Per un po’ niente acrobazie… - Disse lui stesso cercando qualcosa che
facesse sorridere Cristiano, frase che gli aveva detto lui stesso dopo
la prima notte insieme.
Il
portoghese con la fronte appoggiata sulla sua sorrise ritrovando il
vigore e la naturalezza, quindi scendendo con la mano fra le sue gambe,
asserì dimostrando una ripresa molto veloce:
-
Però ci possiamo arrangiare lo stesso! -
Bè,
era più che vero…