CAPITOLO IV:
TROPPO PULITO
Il caos generale scoppiò prevedibilmente appena dopo le
prime dichiarazioni dell’allenatore
del Real Madrid su alcuni dei suoi giocatori, alcune delle quali misero
molto subbuglio in tutti, specie uno dei suoi calciatori.
Ricardo si mordeva il labbro con fare incessante
increspando la fronte in un chiaro gesto di impazienza ed
incomprensione.
Non riusciva proprio a capire cosa significassero quelle
parole che avevano catalizzato tutta la sua attenzione da quando le
aveva ascoltate.
Le notizie si spargevano ovunque a macchia d’olio
e nonostante lui non fosse uno che le ascoltava, specie inerenti al
calcio, quella proprio non poteva farne a meno. Era più o meno su tutti
i giornali ed i notiziari sportivi.
Tormentandosi per trovare qualche risposta, si era chiesto
se non dovesse andare dal diretto interessato a chiedere spiegazioni.
Prima gli diceva di fidarsi di lui e poi lo metteva fra i
cedibili dicendo che non sapeva come impiegarlo poiché era un tipo
troppo pulito?
Cosa mai poteva voler dire un’uscita
del genere?
Troppo pulito in che senso?
Arrovellandosi a tutto andare senza buoni risultati, alla
fine decise di evitare il mister nella speranza che qualcun altro dall’alto
lo illuminasse.
E come evocato dalle sue preghiere, ecco che qualcuno
effettivamente arrivò!
- Sapevo di trovarti qua a lambiccarti il cervello! - Il
poter parlare in portoghese fra di loro era di conforto.
Ricardo girò la testa senza alzarsi dalla sua postazione
solitaria, seduto ad un tavolino della sala relax del ritiro, con uno
di quei famosi giornali aperti davanti a sé. Questa volta non aperto su
un articolo inerente al Milan ma su sé stesso.
Cristiano non si sedette nemmeno, quella volta, e prendendo
il giornale lo buttò in un altro tavolino come faceva sempre, con il
solito gesto di prepotenza.
- Avanti! - Disse quindi deciso e determinato, quasi che lo
stesse rimproverando. Ricardo lo guardò alzando le sopracciglia per
cercare di capire che avesse, quindi l’amico
si decise ad essere più chiaro prendendolo per un braccio ed alzandolo
prepotentemente: - Su, andiamo da qualche parte! Ti devi distrarre, tu!
-
A queste parole, il brasiliano sgranò incredulo gli occhi
color cioccolata fondente, quindi lo guardò convinto che lo prendesse
in giro:
- Ma non possiamo uscire…
il mister l’ha
vietato! Ha detto che abbiamo avuto già troppa vacanza, non vuole che
ci distraiamo ma anzi che ci concentriamo solo sul riprendere la nostra
forma! - Ripeté quasi completamente a memoria tutti gli ordini che
Mourinho aveva sbraitato circa ogni santo giorno del loro ritiro appena
iniziato.
Cristiano ridacchiò divertito ma come se non avesse detto
niente, lo tirò più convinto di prima senza dargli possibilità di
scelta:
- Ma chi se ne importa, ti serve un po’
di sana distrazione o diventerai un matusalemme in pensione prima di
raggiungere i trent’anni!
- Lui e le sue uscite erano sempre originali e sebbene normalmente le
apprezzasse, quella sera gli pareva d’avere
davanti solo un matto completo. Cercò di resistere ma venne
letteralmente trascinato fuori dall’edificio
piuttosto silenzioso e deserto in quel momento, ovviamente fra i
lamenti meno convinti di questo mondo.
Certo che aveva bisogno di distrarsi, ma non voleva certo
farlo a discapito della sua pace in quella squadra!
Se il mister sarebbe venuto a sapere di quella scappata
clandestina, li avrebbe scuoiati vivi, ne era certo. Lui lo conosceva
meglio di Cristiano e sapeva bene che con lui non si poteva scherzare
sugli ordini che dava ai suoi ragazzi…
e guarda caso loro erano proprio fra questi ultimi!
- Ma Cris, ti devo ricordare che noi siamo fra quelli a cui
ha vietato di uscire per andare a divertirsi? -
- Ed io ti devo dare uno specchio? -
- Eh? -
- Per farti vedere la tua faccia da super depresso per la
serie latte alle ginocchia? -
- Che serie sarebbe? - E mentre lui addirittura gli
spiegava con una certa convinzione, si trascinava Ricardo dove voleva
continuando a tenerselo per il braccio come se fosse il suo cagnolino!
- E poi avevo delle cose da fare…
- Cercò di inventarsi qualcosa per farlo desistere rendendosi conto che
ormai erano ben lontani dal ritiro e che erano a rischio linciaggio
ugualmente!
Cristiano lo guardò scettico, quindi senza peli sulla
lingua ed il minimo tatto, disse schernendolo:
- Cosa, pregare? - Non era un vero e proprio prenderlo in
giro, però se Ricardo non fosse stato lui -ovvero la persona più buona
sulla faccia della terra- si sarebbe profondamente offeso. Invece di
prendersela, decise di concedergli il beneficio del dubbio e credere
che non dicesse sul serio.
- Che c’è
di male? - Chiese senza avere scelta che seguirlo.
- Puoi farlo prima di dormire o in uno degli altri mille
momenti della giornata in cui di solito lo fai già! Ora c’è
altro, che è ugualmente importante! - Lo diceva con la sua consueta
sicurezza, convinto di quel che diceva, senza curarsi di ferirlo o
meno. Sapeva che Ricardo non se la prendeva.
- Cosa ci può essere di più importante che ringraziare Dio?
-
Cristiano si fermò e mentre nella mente gli passavano
trecentocinquantamila cose che per lui erano decisamente più importanti
di Dio, si autocensurò quando lo fissò negli occhi candidi che
attendevano una risposta, convinto che non potesse esserci nulla di
meglio dell‘Altissimo!
Trattenendo a stento una luce piena di malizia, cominciò a
capire il profondo senso delle parole del mister a quella famosa
intervista, quindi rispose divertito:
- Occuparsi del proprio spirito! Ecco cosa c’è
di più importante! - Cercò all’ultimo
una risposta che sarebbe potuta andare bene per uno di fede come lui,
quindi lo vide arricciare la bocca in maniera infantile e oscurare per
un attimo il suo volto alla ricerca di una contro risposta:
- Dio cura anche quello…
- Però la vera genialata, al portoghese, venne a quel punto e fu una
delle sue uscite migliori per cui si sarebbe congratulato con sé stesso
per sempre:
- Certo, e lo fa dandoti dei mezzi terreni che se
rifiutassi, sarebbe peccato! - A quello Ricardo ebbe l’istinto
di ribattere subito, ma sebbene fosse convinto che Cristiano era nel
torto, rimase a bocca aperta incapace di dire mezza parola. Anche se
forse la motivazione per cui diceva quelle cose non erano molto giuste,
le parole sì e non poteva certo negarlo.
Era vero che Dio dava all’uomo
mezzi terreni per curare il proprio spirito, oltre che con la
preghiera, quindi a rigor di onestà non poteva negare uno che si
prodigava tanto per aiutarlo.
Anche se non ne capiva affatto il motivo né il modo in cui
intendeva farlo.
Sospirò sconfitto e si decise ad entrare in quello che
ormai era il locale scelto dall’altro
che girava ormai con un’aria
trionfante da un po’!
- Mi spieghi come mai vieni con me? Di solito preferisci
altre compagnie. - Erano amici ma era vero che non uscivano molto
insieme, era proprio una questione di preferenza di luoghi…
a Cristiano piacevano quelli caotici, affollati ed alla moda dove
poteva rimorchiare gente che gli interessava, a Ricardo, invece, tutt’altri
lidi… ben più
tranquilli e sani!
Il portoghese si girò di nuovo a guardarlo per capire il
senso con cui l’aveva
detto -certo, lo conosceva, però a volte non era sicuro che fosse
davvero così ingenuo. Poi diceva certe cose e lo sbalzava del tutto
fuori carreggiata. Ma capire il suo stato d’ingenuità
a volte era un impresa…-
quindi lo vide sereno e senza la minima malizia nello sguardo e
comprese che quella era né più né meno la frase che appariva. Si
accorse di tenerlo ancora per il braccio come se fosse al guinzaglio,
quindi lo mollò sicuro che ormai non sarebbe scappato, poi rispose
mettendoci la furbizia che all’altro
invece mancava:
- Di solito preferisco altre compagnie perché punto ad un
certo tipo di piaceri…
questa sera il mio piacere sei tu! - Perfettamente consapevole del
senso doppio e forse pure triplice e multiplo di quella frase, la disse
con la sicurezza matematica che comunque Ricardo non avrebbe colto
nemmeno uno di quei famosi sensi ben evidenti.
E così fu, visto che il giovane sorrise piacevolmente
sorpreso dal complimento che secondo lui gli aveva fatto.
- Grazie, che gentile…
non pensavo che la mia compagnia ti piacesse tanto…
- E lì, l’istinto che
ebbe Cristiano fu quello di stringerlo forte a sé come da piccolo
faceva col suo cockerino nero!
Ma si trattenne sapendo che non avrebbe comunque capito
quel gesto, quindi si limitò a circondargli le spalle con un braccio
sentendosi ancora una volta più grande di lui, anche se invece non lo
era affatto.
Ricardo si fece condurre ad un tavolino fra la folla troppo
indaffarata per notarli, colpa anche della musica forte che stordiva e
delle luci intermittenti che non permettevano una gran visione di volti
altrui.
La tipica musica da discoteca che a Ricardo non andava giù
e che invece Cristiano adorava, cominciò la sua opera di stordimento,
quindi giunti in un angolo un po’
più tranquillo, ad un tavolino tondo in vetro circondato da panche
circolari imbottite in pelle bianca, il brasiliano fu ben lieto di
sedersi e provare a ritrovarsi in mezzo al caos che aveva appena
attraversato.
Cristiano ordinò per entrambi dei drink alcolici facendoli
passare per analcolici, quindi fissando l’amico
per bene, trovando tutte le sue insolite ombre che detestava, decise di
affrontare sfacciatamente il discorso subito.
- E’ una
sua strategia… -
- Cosa? - Ricardo non riusciva più a stargli dietro…
- Mourinho e il suo ‘è
cedibile’… ‘non
so come inserirlo’… ‘è
troppo pulito’… - Dall’espressione
sofferente capì di essere andato dritto al segno, quindi aggiunse
stringendogli amichevolmente il polso sul tavolino: - Ti dico che è una
sua strategia… ha
detto di fidarti, no? Ti ha rimesso indirettamente sul mercato, anche
se non è lui a decidere i cedibili della squadra…
è per provocare chi è già molto affezionato a te…
e poi non so cos’altro,
non sono esperto di strategie, ma di sicuro ha in mente qualcosa!
Fidati, se il diavolo ti ha detto di fidarti! -
Ricardo rimase pensieroso fissando Cristiano senza vederlo
davvero, sospirando di continuo, corrucciandosi e rilassandosi in un
contrasto interiore che si esprimeva perfettamente anche all’esterno.
- Ma…
cosa intende con la frase che sono troppo pulito? - Quando lo chiese,
Cristiano stava bevendo il suo cocktail che per poco non gli andò di
traverso. Tossicchiò battendosi il petto, quindi lo guardò sperando
scherzasse, così non era e quando lo vide serio e preoccupato per la
risposta, capì che era importante. Però così gli rendeva la vita
davvero difficile… un
conto era assorbire la sua ingenuità ogni tanto, un altro così di
continuo. Lui non resisteva a quel genere di cose…
- Che sei puro, ingenuo, semplice, gentile, a modo…
vergine sia fisicamente che spiritualmente! - Si sentiva strano a
spiegare quelle cose, ma non gli venne poi troppo difficile.
Ricardo sorseggiò il suo drink dal nome stravagante e tossì
subito chiedendo se fosse davvero analcolico. Al sì allungato di
Cristiano si chiese se lo stesse prendendo in giro, ma non poteva certo
dubitare di un amico. E poi si stava impegnando tanto per tirarlo su di
morale…
- Ma penso che il mister intendesse a livello calcistico…
- Non gli dava fastidio che si parlasse della sua risaputa verginità al
momento del matrimonio avvenuto solo pochi anni prima.
- Sì…
forse… - Ammise l’ala
del Real Madrid pensando a come girare la frase in senso calcistico. -
Allora intendeva che hai un gioco pulito, classico, elegante…
-
Qualunque altra cosa sarebbe stata meglio!
Ricardo sgranò gli occhi mostrandosi iper sensibile all’argomento,
quindi capendo perfettamente cosa intendesse, esclamò preoccupato:
- Vuoi dire che sono prevedibile in campo? - Messa sotto un
certo punto di vista in effetti poteva sembrare così ma non poteva
lasciarlo in quello stato. Cristiano si rese conto di star peggiorando
la situazione quindi affannandosi a sistemarla, si affrettò ad
aggiungere con una certa furbizia:
- Essere prevedibili è una cosa, riuscire a fermare uno che
lo è, è un’altra. -
Questo effettivamente lo placò e come se si sciogliesse -continuando
pericolosamente a bere con mille smorfie- disse:
- Cioè anche se sono prevedibile…
-
- …chi
ti ferma? Voglio dire, quando sei in forma…
- E appena lo disse si morse la lingua. Lui ed il suo dannato essere
diretto! Perché doveva sempre dire tutto quel che pensava senza pensare
quello che diceva? Quando cercava di migliorare le cose ecco che le
peggiorava in un attimo!
Lo vide impallidire di nuovo e preoccuparsi a vista d’occhio
per l’ennesima volta.
- Bè, è vero che non sono in forma…
- Eppure doveva ammetterlo anche se quello era di nuovo motivo di
depressione. Era giù perché non aveva superato il trasferimento, perché
sua moglie non riusciva a tirarlo su e a capirlo, perché pensava di
aver sbagliato qualcosa a livello di fede e quindi giocava male. E più
giocava male, più si deprimeva. E più si deprimeva, più giocava male.
Non poteva più uscire da quel circolo vizioso.
- Con quel diavolo d’allenatore
vedrai che presto ti riprenderai! - Associare il signor Mourinho ad un
diavolo provocò un improvviso scoppio d’ilarità
in Ricardo che rise in modo eccessivo senza controllarsi. In un primo
momento questo spiazzò l’amico
che lo guardò allibito, poi notando il bicchiere ormai a tre quarti
capì che il suo sistema aveva funzionato e che almeno per quella sera
non si sarebbe più disperato. Ridacchiando soddisfatto, gli batté una
mano sulla spalla sigillando quel discorso per lui troppo noioso.
- Devo avere fede…
- Concluse anche il brasiliano sentendosi improvvisamente più fiducioso
che mai, come da mesi ormai non era più.
- Bravo, abbi fede…
vedrai che il tuo Gesù non ti abbandona! - Rincarò Cristiano cercando
di adocchiare qualche tipo interessante per puro passatempo.
- Non è mica solo mio…
Gesù non abbandona mai nessuno! - La sua immensa fede era risaputa,
quindi ormai non stupiva più qualunque discorso facesse su di essa.
Cristiano ne era addirittura divertito e di nuovo senza pensare a
quello che stava dicendo, fece la sua sparata con seria convinzione:
- Non mi accetterebbe mai, invece…
-
Ricardo lo fissò come avesse un extraterrestre che
bestemmiava… il che
non era chiaro cosa lo scandalizzasse maggiormente…
se il fatto che fosse un alieno oppure che insultasse Dio!
Forse la seconda…
- Perché? -
- Perché sono gay! - Lo disse convinto, finendo in un
attimo il suo cocktail ed ordinando altri due.
- Amare un altro uomo non è una colpa! - Nonostante fosse
un credente evangelista molto osservante, aveva raggiunto una sorta di
livello successivo a quella che poteva essere vista come la fede
comune. Il suo credo era più sviluppato, come ad una sorta di livello
successivo e questo perché molti dei suoi amici, anche al Milan, erano
gay.
E lui stesso, prima di sposarsi e prima che Andry se ne
andasse dall’Italia,
aveva provato sulla sua pelle la disperazione di amare un altro uomo e
dopo essersi sentito il peggiore degli esseri umani, aveva capito che
amare sinceramente non poteva mai essere peccato. Tuttavia non aveva
ugualmente mai osato sfogare questo suo sentimento, preferendo
opprimerlo. L’aveva
pagata cara, poi, visto che aveva perso Andry, incapace di resistere
ancora a quel ragazzino che non intendeva stare con lui per paura di
finire all’Inferno.
Per Ricardo era stato contrastante il discorso
omosessualità. Era sceso ad un compromesso. Amare andava bene ma per
cedere a certi istinti bisognava andarci molto piano ed essere più che
sicuri e pronti.
- Ma fare orge sì! - Cristiano lo sparò senza alcun tatto,
come dicesse una barzelletta, e questo fece quasi soffocare il giovane
brasiliano che cominciava a sentire troppo caldo.
Rosso in viso come non lo era da molto, cercò di rispondere
in modo da non allontanare il suo amico stravagante da Dio più di
quanto non lo fosse già di suo:
- Gesù accetta tutti quelli che non fanno male agli altri.
- Era giunto anche a quella conclusione, dopo che era stato sull’orlo
di cedere all’istinto
sessuale per Andry.
Ma fra il dire ed il fare c’era
di mezzo una galassia intera, per lui!
Cristiano lo guardò divertito, apprezzando sinceramente il
suo sforzo di avvicinarlo alla religione, ma vedendolo in tutta la sua
purezza si accorse che in realtà il più interessante di tutti ce l’aveva
davanti e che non trovava nessuno di suo gradimento proprio perché
quello più gradito l’aveva
seduto con sé!
- Mi piaci un casino quando fai così! - E lo disse come gli
venne, dicendo né più né meno la verità.
Il grazioso viso di Ricardo subì una nuova colorazione di
rosso, una gradazione più accesa di prima, e con imbarazzo chiese:
- Quando faccio cosa? - Perché Cristiano gli diceva quelle
cose?
- Quando parli di fede! - All’udire
ciò, il trequartista si illuminò:
- Allora è la mia fede che ti piace! - Dopotutto non era
una causa persa in partenza, no?
Peccato che l’amico
lo smontò all’istante:
- Non è cosa dici ma come ti fa apparire quando lo dici…
-
- Cioè? - Con lui era sempre meglio chiedere cosa
intendesse onde evitare equivoci…
- Come un angelo! -
E non sapendo come interpretarlo, indagò circospetto:
- Ti piacciono gli angeli? -
Ancora una volta Cristiano non pensò nemmeno per sbaglio e
rispose pieno di malizia e schiettezza:
- Me lo fanno venire duro! -
E forse Ricardo non avrebbe dovuto chiederlo ma non poteva
aver inteso davvero quello…
- Cosa? - La voce sottile e strozzata, l’aria
diffidente…
Anche quello aiutò il processo nel portoghese che gli fece
andare in palla il cervello rivolto ormai solo a quello e, come fosse
la cosa più naturale del mondo ed anzi lo facesse spesso -cosa vera
infatti- gli prese la mano e veloce come un fulmine gliela posizionò
sul proprio inguine teso, stretto dai jeans attillati che non lo
facevano ‘respirare’
bene.
Se prima non era stato molto chiaro sul discorso, ora di
sicuro lo era e fraintendere cos’è
che gli fosse venuto duro non era proprio possibile.
L’espressione
di Ricardo fu un capolavoro da incorniciare, mentre nuovi colori
accendevano il suo viso imbarazzato e il suo corpo si irrigidiva a
vista d’occhio. E c’era
quello strano qualcosa che aveva cominciato a sentire bevendo quel
drink che lo tormentava…
cosa stava succedendo?
Il mondo girava un po’
troppo…
No, doveva stare ben saldo in sé stesso, qualcosa stava
scacciando la propria volontà ma lui doveva vincere e ragionare.
Ritirò all’istante
la mano come se gliel’avesse
messa in una fornace incandescente, quindi balbettando pieno di
vergogna, disse:
- Ma non possiamo…
- Evitò di dire che erano due ragazzi visto il discorso di prima e
visto anche che comunque l’altro
era effettivamente gay, quindi si concentrò sulle motivazioni,
cercandole con tutto sé stesso fra la nebbia che stava nella testa che
gli esplodeva: - siamo amici…
in un locale… in
mezzo ad un sacco di persone…
ed io sono sposato… -
Quest’ultima sarebbe
dovuta bastare ed anzi essere menzionata per prima, ma ora la
confusione era troppo grande e gli pareva che Cristiano gli si fosse
addirittura avvicinato. Ora lo circondava con un braccio attirandolo a
sé ed il suo corpo sembrava duro quanto quello che aveva toccato un
istante prima. E caldo.
E la testa gli girava troppo.
- Se non la smetti ti violento…
- Gli sussurrò all’orecchio
soffiandoci dentro, mille brividi gli partirono e non capì se era per
il gesto o per il suono roco e suadente della sua voce.
Ma ci stava provando con lui?
Non gli era molto chiaro, non gli era mai successo prima…
nessuno aveva osato tanto…
- E perché mai? - Chiese con un filo di voce sull’orlo
della disperazione, non riuscendo più a collegare mani e cervello e
quindi non facendo nemmeno il gesto di allontanarlo.
- Perché sei così pulito…
- La mano sulla sua spalla ora era scesa sul fianco.
- E che male c’è?
- Proprio non capiva…
e la musica così forte gli impediva ogni ragionamento…
- Oh, proprio nulla…
- E c’era da dire che
ormai anche Cristiano dopo il secondo cocktail non ragionava più
lucidamente come prima. Ma forse non era proprio colpa del cocktail
come per Ricardo.
- Ma tu non lo faresti mai…
- Tentò di giocare l’ultima
carta visto che ormai la sua testa era completamente vuota ed era
troppo intento a capire dove fosse finita quella famosa mano…
e cos’era, invece, a
provocargli quel simpatico e piacevole solletico…
ops, forse proprio quella mano?
Oddio, ma dove toccava?
- Lui forse no, ma io sì visto che posso tutto! - La voce
sconvolgentemente familiare arrivò ad interrompere i due e con sommo
stupore e shock di uno e fastidio dell’altro,
si girarono vedendo nel tavolino accanto proprio il loro allenatore,
José Mourinho, appoggiato allo schienale dei sedili, mento sul palmo,
volto pieno di interesse e di quella luce indecifrabile e pericolosa.
Era evidente che era lì da un po’…
e forse dall’inizio!
Ricardo divenne uno stoccafisso color pomodoro maturo
mentre Cristiano rimase con la mano sul fondoschiena dell’amico,
appiccicato a lui, senza l’intenzione
di staccarsi.
Non mascherava proprio per nulla l’aria
seccata.
Poi il brasiliano si rese conto della frase che aveva detto
e capendo lontanamente cosa aveva insinuato -anzi, detto chiaramente-
si trovò a parlare senza ragionare, proprio come Cristiano aveva fatto
per tutta la sera -ed anzi faceva spesso-
- E’… per
il discorso che sono troppo pulito? - Era ormai una fissa, per lui, e l’amico
nascose il volto contro il suo collo ridendo divertito. Doveva farlo
bere più spesso.
- Certo! - All’udire
la risposta altrettanto sfacciata e sincera dell’uomo
più grande, ora seduto con loro comodo comodo colmo di malizia,
Cristiano lo fece salire immediatamente al primo posto nella sua scala
delle preferenze.
- Ma perché vi piacciono tanto i puliti? - Ricardo però
voleva capire una volta per tutte questo discorso, visto che prima
Cristiano non l’aveva
convinto molto bene. Ovvero nel senso calcistico era chiaro, ma quello
personale non molto…
- Perché noi siamo sporchi! - La risposta venne all’unisono
nella medesima lingua, col medesimo accento. I due portoghesi che l’avevano
sparata si guardarono e sebbene avessero sui venti anni di differenza,
in quel momento apparvero coetanei.
- Intendete…
pervertiti? - Lo chiese dubbioso cercando di non essere offensivo, alla
fine non sapeva se lo era stato o meno, non riusciva più a capire un
tubo di quel che stava succedendo!
- Sì… -
Alla conferma si sentì sollevato per un certo verso e contrariato per l’altro…
se erano tanto pervertiti, perché mettevano in mezzo proprio lui che
non voleva proprio saperne di quelle cose?
Aveva già un sacco di guai così senza aggiungere anche
quello…
- E fatelo fra di voi, allora! - Alla fine gli era uscita
la frase addirittura seccato!
Questo ebbe il potere di bloccare ogni cosa -a parte la
musica assordante e il tasso alcolico che gareggiava col desiderio di
saltare addosso all’angioletto
stufo di tutte quelle avances-
- Lo faremo ma non è la stessa cosa che con uno come te! -
Fu José ad illuminarlo ammettendo quella che ormai era una verità
innegabile e tangibile. Cristiano non si scandalizzò ma si compiacque
di sapere che comunque avrebbe avuto un altro piacevole passatempo,
quindi alla domanda titubante di Ricardo: - Come…
me? - i due non poterono non rispondere nuovamente all’unisono!
- Pulito! - Era ovvio, no?
E rendendosi conto che anche José, ora, gli si era
avvicinato tanto che ora riusciva a toccare fisicamente il suo corpo,
il giovane brasiliano si irrigidì e con una vampata storica di calore,
imbarazzo e shock, si alzò terrorizzato sgusciando via da lì più veloce
che mai, biascicando un vago: - Io vado…
-
Guardandolo scappare i due portoghesi rimasti seduti e
piantati in asso dalla loro preda, dissero di nuovo in modo
perfettamente simbiotico:
- Devo averlo! -
Poi lo videro barcollare addosso ad uno, poi ad un altro e
ad un altro ancora.
- E’
meglio che lo riporti in camera prima che qualcuno ce lo rubi! - Fece
infine il maestro al suo discepolo che senza farselo ripetere schizzò
via ad acchiappare il suo amico già nelle manacce di un gruppo di
ragazze dalle chiare intenzioni.
- Domani li sveglio alle cinque e li demolisco di
allenamenti! -
Si disse infine fra sé e sé, osservandoli uscire dal locale
con il braccio di Cristiano intorno alla vita di un Ricardo
tremendamente barcollante.
Di sicuro non l’avrebbero
rifatto due volte.
Forse.