NOTE: Ecco, questa mouzema sta fuori dalle altre della serie. Diciamo che può essere considerata sicuramente un seguito di 'Da fuori a dentro', ma le altre successive non esistono in questa realtà. La fic mi è stata richiesta da una ragazza per la sua amica. Lei si chiama Martina.
Poiché oggi è il compleanno e le piacciono molto le mie mouzema, voleva farle una sorpresa ed io, anche se si sa che ultimamente ho problemini con José, ho deciso di metterli da parte per un'idea così dolce.
Ecco qua allora per le amanti di questa coppia un'altra versione. Siamo sempre in questo periodo presente, quindi uscita di Champions League.
Dedicata a Roberta. Buon compleanno. Spero che ti piaccia!
Buona lettura.
Baci Akane
PS: per contattarmi per farmi domande o richiedermi fic (a volte, come notate, esaudisco i desideri! ^_- ) questa è la mia pagina su facebook
PPS: ho invece aperto, sempre su facebook, football slash, una pagina sullo slash nel calcio. E' aperta da poco, ci metto dentro diverse cose di giorno in giorno, molte ne mancano ancora ma ben presto si riempirà di tutto! 

L'ULTIMO PROIETTILE


/rihanna - stay/

A volte ci pensava.

Cosa era andato storto in quell'ultimo anno?
Per Karim era un mistero, cercava di risalire la china, ma proprio non arrivava all'origine. Il punto era che José per lui era sempre stato un mistero, non si erano mai capiti davvero, si erano sempre fraintesi ed alla fine, dopo mille scontri, avevano deciso di mollare le armi.
Però nonostante i mesi passati separati a pensarci di continuo, non avevano mai smesso di chiedersi cosa era successo.
Erano troppo orgogliosi per parlarsi, preferivano far finta di niente fingendo una forza che poi non era proprio così.
Karim vedeva poi altri suoi compagni, le loro vite di coppia erano così facili. Ovviamente in tutte c'erano delle difficoltà, ma fondamentalmente era semplice.
Cristiano aveva rotto i rapporti con José dopo che lui aveva cominciato a trattare apertamente male Riky. Per lui era davvero lineare.
Così come lo era che non voleva rinnovare perchè continuavano a minacciare di far partire Riky ad ogni finestra di mercato.
Era stufo di tutto quello. Riky poteva essere trattato male, messo da parte e sacrificato per cercare di fare più soldi, però non capivano che era una mancanza di rispetto verso una persona che Cristiano adorava.
Quindi Cristiano si dimostrava scontento, non rinnovava e, soprattutto, discuteva col mister, cosa che per i due anni precedenti non aveva mai fatto. I due si erano piaciuti moltissimo, ma era stato quando José non aveva trattato male Riky.
Karim sospirò insofferente.
Era facile capire quei due, no?
Così come altri. Sami e Mesut escludevano tutti gli altri. Amici di tutti ma vivevano solo uno in funzione dell'altro. Sempre insieme, sempre a parlarsi, sempre a difendersi. Era facile capire anche loro.
Karim sospirò. Non sapeva proprio, cosa fare.
L'anno era passato nel peggiore dei modi, José per seguire le proprie assurde idee sul fatto che i calciatori dovevano avere le palle e quindi quelli gentili dovevano essere messi da parte, aveva trattato male le uniche due persone sbagliate. Riky ed Iker. Non gli avevano fatto la guerra, non loro due. Ben gli altri, però. I due elementi sacri. Riky era la mascotte da sempre, adorato e difeso da tutti, del resto come si faceva a non amarlo?, Iker il capitano che non potevi odiare, che era sempre vicino a tutti, che riappacificava chiunque.
Tutti uno dopo l'altro di erano schierati contro José e lui era rimasto quasi del tutto solo.
C'erano i cosiddetti neutrali, che preferivano andare d'accordo con tutti e non mettersi contro nessuno. Pochi. Gonzalo, Angel, Luka... e forse pochi altri.
José era rimasto solo, si era creato il gelo, avevano cercato di mantenere un po' di rapporti per giocare la Champions, ma quando era andata in malora anche quella, e principalmente per questa spaccatura netta fra allenatore e giocatori, forse bisognava chiedersi se non fosse il caso di smetterla con quella guerra.
Sicuramente non erano Riky ed Iker a volerla portare avanti, non erano dei tipi 'violenti' come, ad esempio, Sergio o Cris.
Karim era confuso e dispiaciuto riguardo tutto.
Alla fine anche se quello era un enorme testardo stronzo che non guardava in faccia nessuno per le sue idee, ora era solo.
Lo vedeva in panchina quando loro tornavano dagli spogliatoi per allenarsi. Prima entrava negli spogliatoi con loro.
E non organizzava più le grigliate a casa sua, prima lo faceva regolarmente, con tutta la squadra. Quest'anno non ne aveva fatta nemmeno una.
Non si univa alle loro serate, prima lo faceva sempre.
Negli intervalli delle partite andava, diceva i cambi che avrebbe fatto, dava qualche consiglio strettamente tecnico e basta, non li motivava più. Lui era forte nelle motivazioni.
Ed era per questo che erano usciti dalla Champios. Per quella mancanza di motivazione reciproca, per l'incapacità di non ascoltarsi a vicenda.
Iker aveva fatto del suo meglio per sostenerli al posto del mister, Riky aveva giocato e dato tutto, insieme a lui, negli ultimi venti minuti.
Eppure bruciava che fosse andata così.
Bruciava ancora di più a lui perchè gli mancava quello che avevano avuto l'anno scorso, quando usava tutti i giocatori a turno per far sì che fossero tutti allenati, forti e pronti e che non ci fosse qualcuno che si adagiasse sugli allori.
E gli mancava ancora di più il suo uomo.
Dopo l'ennesimo litigio si erano lasciati, ma l'avevano mai fatto veramente?
Lui stesso era andato sempre più a fondo, per carattere aveva cercato di reagire sempre e comunque, ma non ci era riuscito bene. La tegola della patente era stato l'esempio di come si sentiva. Nervoso oltre ogni limite, e lui nervoso era un problema.
Erano passati alcuni giorni dalla grande batosta di Champions League.
È che andavi in un club come il Real Madrid solo per vincere quella coppa, non c'erano altre motivazioni.
Perchè con la Liga non c'era soddisfazione, avevi da tenere a bada solo un'altra squadra, il Barcellona. A volte lo prendeva lui a volte loro. Anche nel vincerlo non c'era vera felicità. Sì, era bello, però il vero premio ambito, la vera motivazione per cui si sceglieva il Real -o il Barça- era vincere quella coppa.
Ed era il terzo anno che uscivano. Doveva essere quello decisivo. Il primo erano lontani dalla vera forma, erano stati buttati fuori in semifinale dal Barcellona. Poi il secondo anno erano stati maledettamente bravi, un rigore, la differenza fra la vittoria e la sconfitta. Non avevano veramente sbagliato, coi rigori c'era fortuna o sfortuna. Avevano tenuto botta contro il Bayern Monaco. Questo anno sarebbe dovuto essere quello decisivo. Doveva essere il loro.
Specie perchè il prossimo sarebbe stato tutto diverso. José se ne andava, no? L'aveva programmato già dall'estate scorsa, lo sapeva, gliene aveva parlato. Era anche per questo che avevano litigato furiosamente.
Come poteva prepararlo a lasciarsi già un anno prima? Che senso aveva allora stare insieme lo stesso? Solo perchè erano ancora nella stessa squadra?
'Se pensi che andandotene mi lascerai, allora lasciami subito.'
'E' sempre stato così! Con tutte le relazioni che ho avuto negli altri club, appena me ne andavo o io o loro, non continuava la storia.'
'Ma sei tu che lo impedisci! Basta volerlo! I soldi per un aereo l'abbiamo!'
'Non è il tipo di relazione che mi piace!'
'Questo perchè tu non hai relazioni ma solo passatempi!'
'Se è questo che pensi...'
'Sì, è questo! Me lo hai appena detto tu!'
'Non capisci un cazzo Karim!'
E così si erano mollati.
Quindi l'orologio correva, il grande piano di José di conquista e quindi di entrare nella storia era fallito miseramente e tutto era andato nel peggiore dei modi.
Voleva lasciare il segno e di sicuro l'aveva fatto. Non come aveva voluto, però.
Non esisteva che José Mourinho se ne andasse da una squadra odiato, non era mai successo nella sua carriera. Se ne era sempre andato da eroe o comunque amato. Inteso, dai giocatori, perchè i tifosi erano sempre finiti per fischiarlo, visto il suo carattere discutibile.
Questa volta tutti inneggiavano la sua partenza.
Cosa aveva fatto?
Come aveva permesso di affondare fino a quel punto?
Quel giorno era venuto al club molto prima del solito, non c'era ancora nessuno, nemmeno Cris che veniva prima degli altri per degli esercizi extra.
Si dedicò al suo passatempo preferito, i videogiochi.
Soliti passatempi da calciatori.
Il pensiero fosso su José e su quello che aveva fatto per arrivare a quel punto così solo e disprezzato.
Anche gli abbracci che dava agli altri, ormai erano così vuoti e privi di verità ed entusiasmo. O forse erano sinceri tentativi impacciati e venuti male di sistemare le cose.
Probabilmente José odiava l'idea di andarsene via in un clima simile.
Voleva mettere le cose a posto ma non sapeva come, il suo orgoglio era troppo grande.
Karim scosse il capo ed imprecò seccato per aver subito un goal al gioco.
- Sei la solita schiappa! - La voce inconfondibile di José lo fece saltare e mancò la palla col suo giocatore che si fece dribblare.
Altra imprecazione. Altro goal.
Karim disse l'ennesima parolaccia in francese, poi decise di mettere in pausa e si girò seccato verso José che era alle sue spalle. Erano nella sala relax del club, c'erano divani, poltroncine, un mega televisore, la play e diverse altre cose. Sembrava la camera dei giochi di un bambino!
- Mi hai distratto! Sono forte a questo gioco! - José fece un ghigno tipico e lo prese ancora in giro.
- Sì certo, ogni volta che arrivo ti fai sempre infilare. Fortuna che giochi meglio dal vivo! - Karim non sapeva se dovesse considerarlo un complimento o cosa, poi scosse il capo e con un gesto lo mandò a quel paese tornando al gioco.
José si sedette accanto a lui nel divano e questo naturalmente fece giocare ancora peggio Karim che, sempre deriso dall'allenatore, decise di chiudere tutto e brontolare come una pentola di fagioli.
Alzò le mani dietro la nuca e sbuffò ancora un po'.
- Hai finito? Fai corrente! - Esclamò José ironico. Karim ridacchiò e gli diede un colpo col ginocchio. Era bello essere così e dimenticarsi, per un momento, di tutti i brucianti fallimenti.
Ma si poteva scordarli e basta?
- Come mai così presto? - Chiese poi José. Karim alzò le spalle.
- Ho visto male l'ora... -
- Sì... come no... - José lo conosceva e l'altro decise di evitare stupide scuse, era sciocco dopotutto.
- Avevo bisogno di pensare. -
- E qua pensi meglio? - Parlavano vicini ma non si guardavano, ognuno fissava qualcosa. José una rivista che non leggeva ma sfogliava, Karim la televisione spenta.
- Dovevo pensare alla squadra. Ci pensavo meglio qua. -
José non perse tempo, forse era quello che voleva sapere da tempo.
- Lascerai? - Chiese infatti. Karim fece il suo tipico broncio.
- No, non penso, vorrei rimanere se posso. Pensavo a te che te ne andrai in questo modo... - Silenzio.
Un silenzio pesante.
José si ricordò perchè Karim gli piaceva tanto.
Karim era diretto come lui. Per questo si erano sempre scontrati tanto.
Sospirò e appoggiò la testa all'indietro, sullo schienale del divano, buttando via la rivista. Amarezza.
- In questo modo come? - Era stanco. Era maledettamente stanco.
- Male! Male con tutti! Forse due o tre sono ancora dalla tua parte e saranno quelli che chiederai al Chelsea... ma per il resto... penso che ti bruci andartene così. Da perdente e da antagonista. - No, decisamente i peli sulla lingua non li aveva. José si sentì come picchiato ripetutamente allo stomaco, solo Karim poteva riuscirci. Si morse il labbro con un moto di ribellione, poi lo guardò alzando la testa di scatto. Voleva dirgli di tutto ma poi non sapeva bene cosa dire.
- Ho il diritto di non piacermi alcuni giocatori! Perchè questo non può essere rispettato?! - Forse era quello che pensava da molto tempo.
Karim scosse il capo.
- Ma non di trattarli male in quel modo. È questo che ti rimproverano. E lo sai. - José si innervosì e diede un calcio al tavolino davanti a loro, Karim allora si voltò a guardarlo ma non era molto stupito.
- Li tratto come voglio! Mi sono limitato ad essere sincero! Lo sono sempre e sempre lo sarò! Questo è quello che penso, se sta bene ok, altrimenti non devo piacere! Tanto sono io l'allenatore, io che decido! - Esplose rabbioso, Karim rise amaro.
- E' questo che ti rimproverano. Il modo. Il modo in cui li metti da parte, questo sistema da dittatore. Non dai spiegazioni vere, non lasci spiragli, non permetti di rimediare, non lasci chiarimenti. Decidi così e basta e se uno ti contrasta tanto peggio! - José però non poteva accettarlo.
- Questo sono io! Prendere o lasciare! È ora di finirla di cercare di cambiarmi! Non possono volermi come allenatore e lamentarsi delle mie idee e dei miei metodi! -
Karim non si mosse, ma continuò a guardare il suo profilo deciso ed i lineamenti adulti e selvatici.
- E così sei rimasto solo ed andrai via da perdente ed antagonista. Ti piace? - Karim era molto calmo ma crudelmente onesto. José aveva un fuoco dentro che lo stava divorando, voleva ancora gridare e strepitare, per lui era impensabile che qualcuno venisse a sindacare sulle sue scelte o cos'altro!
Però come lo stava demolendo Karim ancora non ci era riuscito nessuno.
Si piegò in avanti ed appoggiò nervoso i gomiti alle ginocchia, si coprì il viso e cercò di calmarsi. Non voleva discutere ancora. Era sfinito!
- Non piacerebbe a nessuno! -
- Sei egocentrico e narcisista ed anche molto egoista, è ovvio che non ti può piacere! Però non puoi lamentarti! Raccogli quello che semini! - Karim, ancora spietato, insistette.
José aveva un'immensa voglia di gridare e piangere insieme.
- La gente forse pensa che non mi piaccia il mio lavoro ma che lo faccio perchè amo comandare e vincere. Ma io amo il mio lavoro, amo i rapporti con la squadra e sì, amo vincere! Che male c'è se uso metodi diversi? - Karim lo guardò ridendo incredulo, non capiva.
- Niente. Se però non ti interessa quando finisce male. - José non sapeva più cosa ribattere. Era ovvio che non gli piacesse, ma lui era forte, poteva sopportare tutto, la gente poteva andare a quel paese, non rincorreva nessuno.
- Solo perchè non mi capiscono non significa che io sbagli! - Brontolò fra i denti in un disperato tentativo di non sembrare patetico e schiacciato.
Karim gli mise una mano sulla schiena ricurva.
- Se ti piace stare solo è così che devi continuare... -
Con questo andò agli spogliatoi, intendeva cambiarsi e cominciare con la palestra.
Era già senza maglia, quando la sua voce tornò a sorprenderlo alle spalle, era tesa e bassa.
- Non mi piace cazzo! Solo perché faccio le cose a modo mio e non mi piego mai perché penso fortemente a quello che faccio...non significa che mi piace essere odiato e stare solo! -
Karim si girò e lo guardò, strinse le labbra e sospirò scuotendo la testa.
- Allora fa in modo che non ti odino! -
José allargò le braccia esasperato e stralunato, era stanco... Psicologicamente stanco. E la sua soglia di sopportazione era alta.
- Devo rimanere fedele a me stesso, non mi tradirò mai! -
Karim però sbottò come era normale anche per lui, si avvicinò di corsa e contrastandolo in altezza, lo fissò seccato e truce.
- A loro manca la guida, il mister! Non chiedono altro che poterti apprezzare di nuovo! Ti difendevano tutti fino all'anno scorso, sempre! -
- L'anno scorso non avevo altre alternative a loro e li ho usati! Quest'anno avevo alternative che mi piacevano di più! Sono io il mister, non possono rimbeccarmi! Devono accettare le mie scelte! - Karim sospirò insofferente ed alzò gli occhi al cielo. Di nuovo quel discorso!
- Ti ho detto che è stato il modo, non che l'hai fatto! -
- Sono stato onesto! Non dirmi che devo cominciare a mentire! -
- Ah, per comodità però l'anno scorso mentivi! -
Karim non sapeva tenere la bocca chiusa e José era ormai incapace di smettere. Accesi entrambi come ogni volta che parlavano, si gridavano uno contro l'altro.
- Non ho mentito, non ho mai detto la verità, ma non ho mentito! Senti, se in loro calcisticamente penso che c'è qualcosa che non va cosa ci posso fare? -
Karim scosse di nuovo il capo e lo guardò incredulo che glielo chiedesse di nuovo.
- Non lo so, magari smettere di dire 'gioca chi lo merita?' Loro sono comunque dei grandi giocatori, non è che non lo meritano, a te non piacciono, è diverso! José sei stato ipocrita! -
José si mise le mani fra i capelli e si spettinò irrequieto, ancora la voglia di gridare, non ci poteva credere!
- Cercavo di essere meno stronzo! -
Karim a quel punto rise di gusto e lo fece così tanto che si piegò in due.
- Ma davvero?! Tu che cerchi di essere meno stronzo?! Che comico! E quello è il modo? - José gli tirò un calcio sapendo di non fargli male poi lo spinse e lo ammonì, allora Karim smise di ridere, lo prese per i polsi e lo fermò prima che lo demolisse ancora. A quella vicinanza, poi, parlò tornando serio ed incisivo:
- Hai una bilancia, mettici sopra le due cose e vedi dove pende! Andartene via da antagonista o da allenatore apprezzato? -
Finalmente tutto si fermò, José stesso smise di lottare contro tutto e tutti, sé stesso per primo. E Karim, vedendo che si era calmato, guardandolo dritto negli occhi, mormorò:
- E poi so che ti sei pentito. Lo so che pensi che Iker in campo avrebbe dato una spinta in più alla squadra, perché è il capitano e lo adorano, inoltre non avrebbe preso 4 goal, perché a Iker non segni 4 volte in una partita! E Riky... Beh, l'hai visto. Ha dato un risvolto a dir poco decisivo! Può non piacerti perché non è fisicamente forte e non tiene 90 minuti, ma quello che fa è prezioso. Tu stesso ti sei pentito di tutto. E se vuoi aggiustare almeno un po' sai bene cosa devi fare. Loro aspettano solo questo. -
Karim concluse ma non lo lasciò andare. Tenne i suoi polsi stretti fra le mani e lo guardò serio, intenso, convinto. Dispiaciuto.
José capi che in tutti quei discorsi non lo coinvolgevano direttamente, era come se Karim parlasse per i suoi compagni ma non per sé. José se ne rese conto solo lì, nei suoi occhi scuri e penetranti, occhi di chi rimpiangeva qualcosa che cercava. Cercava un punto. Una pace. Una risoluzione finale.
- E per te? - Karim si irrigidì ma non lo lasciò.
- Io cosa? -
- Tu... Cosa vuoi invece? Questo è quello che pensano gli altri. Ma tu? -
- Lo penso anche io! -
- Tu, Karim! Non tu giocatore, tu persona! Cosa pensi! -
Karim capi cosa intendeva, si morse il labbro carnoso e si maledì. Beh, ormai era al punto. Tanto valeva...
- Io penso che sia stupido farla finire in questo modo di merda! -
Continuò a tenerlo, ci stava pensando un sacco. A lui ed alla loro storia. Non erano mai riusciti a farla andare bene e basta, avevano litigato un sacco ed in squadra era un macello. Però era sempre stato là a pensare a lui e a quanto l'anno prima era andato tutto alla grande.

Come era possibile ora fare finta di niente?
- Lo sai che me ne andrò, c'è solo un modo in cui può finire. - Disse José cercando di divincolarsi, voleva fare il duro, non voleva cedere, era convinto delle proprie scelte eppure Karim era altrettanto testardo, gli aveva sempre tenuto testa.
Non lo mollò, aumentò la forza della stretta.
- No, non c'è un solo modo, cazzo! Non sei solo tu! Porca puttana! - Ruggì stufo tirando fuori la famosa tigre che José stesso era riuscito a far emergere in lui.
Il portoghese cercava di sciogliersi ma non ci riusciva, quindi si muovevano avanti ed indietro, non c'era una vera violenza, solo le solite cose che erano sempre state fra loro. Proprio sempre quelle.
Immancabili.
- Sì che c'è! Perchè non credo in quelle stronzate a distanza! Fanculo! Sì, possiamo prendere aerei e jet e prenderci permessi e darci malati e approfittare dei riposi settimanali e... e Madrid - Londra è poca distanza... e che cazzo di relazione sarebbe? - José non intendeva cedere, parlava a denti stretti con forza, strepitava per poter andarsene ma non c'era verso, si sentiva ingabbiato e non poteva sopportarlo, tutto esplodeva. Tutto.
A Karim andò ancor più il sangue alla testa, com'era facile che succedesse.
- Sarebbe una relazione! Sarebbe almeno un tentativo! Cazzo! Non vale così poco da non provarci nemmeno! Perchè devi essere così stronzo?! Tu non vuoi esserlo, è solo che pensi di doverlo essere! Ficcati nel culo la tua immagine di bastardo! Tu vuoi me, vuoi stare con me e vuoi continuare a vedermi! Sei solo, triste, depresso e specialmente perdente! Non vuoi perdere anche me! Non lo vuoi! Ed io lo so! Perchè è vero che non ti capisco e non so cosa cazzo ti passa per la testa quando fai le tue stronzate e non so perchè diavolo quando capisci che sono cazzate non torni indietro! Non capisco un cazzo di te ma una cosa la so! Che non era una puttanata quella che ci è capitata! Non lo è, José! Puoi sforzarti quanto vuoi ma io so cosa avevamo. E so che c'è ancora! Perchè lo sento! - José aveva un nodo dentro così grande da non poter essere quantificato.
Aveva sbagliato molte cose, aveva perso molte altre importanti ed ora era lì schiacciato e solo. E Karim gli diceva quello che per tutto l'anno aveva sognato. Ma sapeva che era sbagliato.
- Così soffriremmo e basta! Dobbiamo lasciarci liberi! Non credo a queste stronzate a distanza! Non ci crederò! -
- Fanculo, conosco gente che la fa andare avanti! Sì, non è facile ma se c'è la volontà ed il sentimento è autentico, un modo lo trovano! - Karim era allo stesso livello di testardaggine di José e sentiva dentro che se avesse mollato sarebbe finita. Che ora o mai più. Che per ottenere ciò che voleva, almeno una delle mille cose, quello era il solo momento.
Un solo colpo.
L'ultimo proiettile.
Non poteva sbagliarlo.
Lo doveva prendere nel cuore.
Doveva.
José tornò ad aprire bocca per ripetere le sue convinzioni granitiche a denti stretti, furioso, dilaniato, combattuto.
- Lo sai che ho ragione! Soffriremmo e basta! - E visto che Karim non sapeva più cosa dire per non essere ripetitivo, usò un altro dei suoi metodi.
Uno che non usava da un po'.
Lo spinse contro la porta ormai chiusa e, sempre tenendogli i polsi alti ai lati del viso, lo baciò.
José avrebbe potuto girare la testa ed evitarlo, ma alla fine, Karim lo sapeva bene, era esattamente ciò che aveva sperato facesse.
Ed era lì per essergli superiore e mostrargli come, cedendo, si otteneva almeno un briciolo di quello che si aveva cercato da sempre.
Un briciolo.
Sperò che il proiettile lo penetrasse.
Le labbra si intrecciarono ed inizialmente rimasero così e basta, ferme in quel modo.
Poi però dopo un primo istante di lotta dove Karim cercò di aprirgliele, ne ebbe ragione e riuscì ad infilare la sua lingua dentro. José alla fine l'accolse e intrecciò la propria. Inevitabilmente si trovarono, naturalmente lottarono, dolcemente si arresero.
Era l'unica cosa che potevano far finire in modo decente.
Forse ormai con la squadra era tutto finito. Forse avrebbero sofferto in una relazione a distanza.
Forse mille se e mille ma.
O, forse, almeno qualcosa sarebbe andato bene.
Ormai non importava.
Quando si incontrarono sentirono l'elettricità di sempre e tutto si sciolse come lava incandescente che scorreva nelle vene. Non era più sangue, era un bollore che saliva e saliva e mentre le lingue lottavano nelle bocche unite ed aperte, lottavano furiosamente, la voglia mai spenta si riaccendeva.
Non poteva spegnersi una cosa del genere.
La si poteva bagnare ma poi tornava. Tornava sempre a bruciare.
Karim gli lasciò i polsi per alzargli la maglietta, José andò subito sul suo petto, l'accarezzò frenetico. Quanto aveva voluto farlo. Quanto gli era mancato.
Scese all'elastico della tuta che indossava e li abbassò. I pantaloni scivolarono lungo le gambe velocemente e la mano si infilò sotto ai boxer.
Quanto l'aveva sognato. Quanto l'aveva desiderato.
Karim, scalzo, si tolse dai piedi i pantaloni, poi separandosi dalla sua bocca gli levò del tutto la maglietta, tornarono ad avventarsi come ne andasse della vita.
Non si poteva smettere più.
La sua mano lavorava nel suo inguine eccitandolo, Karim però non poteva fermarsi per il piacere. Doveva averne di più e subito.
Non bastava quello.
Gli abbassò i pantaloni e José fece lo stesso del ragazzo togliendoseli del tutto senza staccarsi da lui, senza fermarsi.
Per un momento Karim fermò la lingua nella sua bocca, gemette.
Poi si riprese, si separò, si chinò e gli tolse gli slip. Rimase in ginocchio assaporando con la bocca la sua erezione. A lungo aveva potuto solo ricordare come fosse.
Ed ora era quasi come non avessero mai smesso.
Karim aumentò subito l'intensità e José accompagnò la sua testa con le mani, gemendo.
Il proiettile doveva aver colpito proprio nel posto giusto.
Ormai eccitato, Karim non perse molto tempo sul suo inguine, si rialzò, lo prese per la vita, l'alzò e si fece avvolgere con le gambe, poi, tornando a baciarsi, lo portò svelto ad un tavolino nell'angolo, era un tavolo dove appoggiavano cose di vario genere, oggetti, avvisi, documenti.
Una volta sopra, lo mise seduto nella posizione più congeniale, ovvero con la schiena stesa giù. Gli alzò le gambe e si accostò a lui per poi sparire col viso nella sua apertura.
Lo leccò e lo lubrificò usando anche le dita per prepararlo, la sua voce tornò a gemere e chiamarlo e quando pensò che non poteva aspettare oltre, si rialzò e senza troppi complimenti o dolcezze che non sarebbero state da loro, entrò.
José per un momento venne strappato da sé, provò un dolore lancinante perchè era da un po' che non lo faceva, poi però mano a mano che Karim si muoveva, riuscì a tornare in sé, a sentire. Sentire tutto. Sentire anche molto bene.
Ad ogni spinta una scossa elettrica più intensa, fino a che, negli affondi più profondi, José non tornò a gemere di nuovo. Era incontrollabile, si alzò e si aggrappò alle sue braccia circondandogli il collo, strinse e lo morse dal piacere, Karim lo strinse a sé e continuò a prenderlo ripetutamente.
- Non mi arrenderò. Sai che non mi arrendo. - José provò la stessa scarica incredibile di Karim ed alla fine, guardandosi negli occhi, raggiunsero l'orgasmo.
Un orgasmo sconvolgente in quanto non avevano idea se sarebbe stato l'ultimo o meno.
Poteva essere solo una fine migliore di quella sperata. O, magari, un altro inizio.
Incapaci di capire chi dei due avrebbe vinto, rimasero accasciati uno sull'altro, fermi immobili a sentirsi e respirarsi e cercare di tornare.
Lo fecero insieme, si sciolsero ma si abbracciarono di nuovo. Fu naturalmente Karim a prendere l'iniziativa ancora una volta, sulle sue labbra.
Lo baciò e questa volta con dolcezza.
- Se mi arrendessi, non ti piacerei più. -
Perchè era una cosa che gli diceva sempre José. Che gli piaceva proprio per la sua testardaggine, perchè non si arrendeva mai.
José decise di non dire niente per la prima storica volta nella sua vita.
Pensò che valeva la pena vedere a che livelli arrivava la sua volontà.
Così, semplicemente, accettò il bacio in silenzio.
Cosa sarebbe stato da lì in poi, sarebbe dipeso solo da loro.

FINE