DISCLAMAIRS:
i personaggi non sono miei ma di loro stessi poiché reali, io scrivo
immaginando e basta!
NOTE:
lo so, metto José praticamente con tutti ma secondo ma questa è una
delle ultime coppie di maggior certezza perché si vede che questi due
in realtà non si odiano per niente ma anzi oltre a stimarsi e
rispettarsi si vogliono tanto ma tanto bene, solo che José è un sadico
e si diverte a torturare gli altri e soprattutto a giocarci. Insomma,
se è un Classico la partita Real Madrid-Barcellona, è un Classico anche
José e Pep insieme, ne sono convinta, perché è evidente quanto finga
José di non sopportare Pep il quale, invece, non ha mai fatto mistero
del suo apprezzamento. Specie in virtù di tutte le volte che i due si
abbracciano e sbaciucchiano con la scusa di salutarsi prima degli
incontri. Per non dire quando poi José si fa sfuggire i complimenti a
Pep. Si ambienta dopo il Classico d’andata dei quarti di Coppa del Re
giocata a Madrid che è finita a mezzanotte, 1 a 2. Ho pensato che a
quell’ora fossero rimasti a dormire a Madrid, quelli del Barcellona. E
poi leggete.
Grazie
a chi leggerà e commenterò. Buona lettura. Baci Akane
PS:
la fic l’ho scritta quella sera stessa anche se riesco a pubblicarla
solo oggi!
UN ALTRO
POST CLASSICO
Nell’aprire
la porta della camera d’albergo, Josep non si stupì nel vedere il suo
viso, se l’era aspettato di trovarselo davanti e dall’aria seccata
aveva capito al volo che tutte le proprie previsioni erano corrette
come sempre. Era davvero nero ma una luce particolare nello sguardo
deciso e affilato indicava uno strano e complesso stato d’animo.
Cos’era?
Ironia? Persino dopo una serata simile?
-
Perché non mi stupisce vederti qua? - Era tanto calmo quanto divertito
e gli occhi gli ridevano con discrezione.
L’altro
esponendo un broncio dei suoi estremamente comici ed infantili,
rispose:
-
Perché sai sempre tutto, tu! - La polemica era fin troppo eclatante ma
Josep se l’aspettava anche quella.
-
Come hai fatto ad arrivare fin qua senza farti arrestare per
schiamazzi? - Chiese divertito mentre l’altro lo metteva da parte per
entrare senza aspettare il suo invito. Una volta dentro la camera aprì
le braccia seccato e con ovvietà rispose:
-
Li ho minacciati! -
Josep
rise di gusto immaginandosi il genere di minacce, preferendo non
approfondirle per non essere complice di chissà quale crimine, prese
dal piano bar della stanza due bicchieri e scegliendo dal mini frigo
qualcosa da bere, disse ridacchiando:
-
Non mi stupisce nemmeno questo! -
-
Bene, visto che nessuno è stupito di niente, spiegami tu una cosa! -
Cominciò l’ospite togliendosi la giacca e buttandola su una sedia.
-
Dimmi tutto, José. - Fece calmo porgendogli il bicchiere con del cognac
di non identificata origine. José lo prese e l’alzò guardandolo
scettico e poco convinto, alle risa dell’altro gracchiò seccato:
-
Che diavolo è questo? Non forniscono alcolici di prima categoria negli
alberghi, anche se sono a cinque stelle! -
Josep
si appoggiò con la spalla alla parete e quindi tutto storto per
guardarlo bene, rispose pacato:
-
L’ho ordinato io. È uno dei privilegi di un allenatore da due volte
pallone d’oro nel giro di tre anni. -
La
frecciata l’aveva tirata e a José non era piaciuta per niente, ma
liquidandolo con un poco fine dito medio gli alzò il bicchiere per un
brindisi che non avrebbe mai pronunciato, dopo l’occhiolino complice
del proprietario della camera bevvero insieme un sorso per poi mettere
giù i bicchieri su dei ripiani.
-
Ti dicevo, pallone gonfiato che non sei altro, - Riprese scorbutico
José slacciandosi la camicia e sedendosi stanco direttamente sul letto
matrimoniale della camera. - di spiegarmi una cosa. -
-
Tutto quello che vuoi. - Fece sempre con un piccolo ghignetto sul viso
che sembrava tanto un contagio di quello solito di José. Questi infatti
si fermò e alzò un sopracciglio, poi solo in quel momento notò la mise
di Josep che consisteva solo in un accappatoio e basta. Fece finta di
niente fingendo di non cogliere l’allusione e proseguì spedito con la
sua solita verve focosa:
-
Perché diavolo hai tutta questa padronanza di te? - Josep rimase
interdetto, fra tutte le domande che si sarebbe immaginato di ricevere,
quella non era fra le quali.
-
Sicuro che non vuoi chiedermi quando vado a farmi fottere? - Chiese in
una perfetta imitazione volgare dell’uomo che aveva davanti che fece
finta di nulla ancora una volta. Lo stava provocando e si vedeva ma
voleva essere lui a decidere quando attaccare.
-
Così potevi rispondermi ‘quando vuoi tu?’ - Non si stupirono di
conoscersi così bene da poter anticipare tutte le battute altrui, si
stupirono del fatto che non avessero fatto veramente quella
conversazione.
-
Qualcosa del genere. - Rispose sorridendo sempre con la sua calma,
ancora appoggiato al muro in totale scioltezza e sorseggiando il suo
cognac invecchiato mentre se lo scaldava nella mano.
-
Non far finta di nulla e rispondi! - Fece sbrigativo facendo alzare di
nuovo un sopracciglio a Josep che non poteva che chiedersi a quel punto
perché invece lui potesse far finta di niente eccome!
Suo
malgrado si decise a dargli retta, lo conosceva e poteva rimanere fisso
in quella domanda per tutta la notte senza combinare nulla. Anche se
non sapeva bene né perché glielo chiedesse né cosa dovesse dirgli di
preciso… che razza di domanda era? Era così e basta!
Pensando
che comunque quell’uomo non si smentiva mai, rispose:
-
Cosa posso dirti? Sono fatto così… non mi scaldo mai e se proprio devo
lo faccio nel modo giusto… o per lo meno quello che ritengo io sia il
modo giusto… - sapeva che poi erano solo punti di vista, ma non ci
vedeva niente di male nel precisarlo. Conosceva il suo interlocutore e
sapeva giocare d’anticipo non solo sul campo ma anche nella vita
privata.
Il
broncio di José lo fece apparire ancor più un bambino capriccioso
seppure fosse anche più grande di lui e di sicuro fosse decisamente
adulto ormai. A volte non sembrava proprio.
-
Va bene, lo capisco, quello che non capisco è come tu riesca a
trasmettere questa tua modalità anche ai tuoi giocatori! - Ed ecco
arrivato il punto. Josep rise, questa volta l’aveva presa larga!
-
Era questo! - Esclamò fra le risate, José se ne risentì non poco e
piantandogli di nuovo il broncio bevve tutto d’un fiato il
cognac del proprio bicchiere.
-
Quando pare a te la finisci! - Grugnì tirandosi fuori la camicia dai
pantaloni dopo essersela slacciata tutta e aperto i polsini. Era chiaro
quali erano le sue intenzioni ma altrettanto chiaro era che voleva
essere lui a condurre, come sempre.
-
Josè, lo fai anche tu coi tuoi! - Rispose alla fine rimanendo sempre
con l’espressione ridente ma facendo più o meno il serio. Solo con lui
riusciva a divertirsi tanto.
L’altro
sospirò seccato.
-
Non dire palle! Se così fosse vincerebbero contro di voi! -
L’esclamazione del secolo, questa volta Josep non resse e piegandosi in
due sparì sul pavimento per ridere fino a tenersi la pancia e a
piangere.
Che
si considerasse un vincente era materia di leggenda, ormai, ma che
pensasse che i suoi non lo erano solo perché le partite dirette con il
Barcellona non le vincevano, era davvero comica. Lui che difendeva i
suoi sempre a spada tratta!
-
Se non la finisci ti faccio volare! -
Faticò
non poco a tornare su e ricomporsi, quindi di nuovo con gli occhi
lucidi per il troppo riso sospirò un paio di volte cercando qualcosa di
serio e convincente da dire. Era la conversazione più assurda che
avessero mai avuto e con lui se ne avevano proprio di pazzesche…
peccato che per José era una cosa sacrosanta ed era più serio e
convinto che mai.
-
José, scherzi a parte sono così anche i tuoi… tu non te ne rendi conto
ma hanno il tuo temperamento focoso. Quando la tensione sale invece di
calmarsi, i tuoi si infiammano e perdono la testa come fai tu. Sei tu
quello che si fa espellere per proteste e cose simili. Loro prendono da
te così come i miei da me… insomma, non è che è una cosa volontaria e
cercata, succede a tutte le squadra. Se guardi gli allenatori di
qualsiasi club vedrai una certa somiglianza di fondo fra i due. - José
sbuffò, se accettava questo discorso doveva accettare anche il fatto
che parzialmente fosse colpa sua e del suo caratteraccio di cui era
sempre andato fiero. Però era vero, comunque, e non poteva negarlo.
Sospirando
si aprì come solo con lui alla fin fine riusciva a fare, facendosi più
cupo e pensieroso, quasi che in realtà parlasse con sé stesso.
Nell’immediato calò tutt’altra atmosfera e Josep riuscì a smettere di
ridere ad ogni suo respiro.
-
Lo so che è come dici tu ma non me ne ero mai seriamente reso conto
prima di stasera. Perché l’ho notato con te, non con me. Però è vero.
Cazzo, è comunque il mio carattere di merda che risucchiano i miei… e
dire che ne sono sempre andato fiero! Ho sempre cercato di
trasmettergli le mie fisse che ritengo positive, non pensavo di averlo
inavvertitamente fatto anche con quelle negative. Cazzo, non gli ho
mica dato il permesso di prendere i miei lati di merda! - Era uno sfogo
vero e proprio e forse il primo che gli fosse mai venuto da quando
quella storia dei Classici era cominciata. Dal suo arrivo a Madrid, in
pratica.
Josep
se ne dispiacque perché sapeva che tipo era in realtà José e sapeva
anche cosa provava, sapeva che per lui quello era un dispiacere anche
se a guardarlo non sembrava e che poi in pubblico non sarebbe mai
apparso come tale. Davanti agli altri andava sempre avanti dritto per
la sua strada in ogni caso, ma passava comunque il tempo a pensarci da
solo.
-
José, non è una brutta cosa. E’ normale, sai… e poi guarda le cose
positive che hanno preso da te i tuoi… sono fedeli compagni, si
difendono a spada tratta sempre e comunque, sono compatti in un modo
che non si vede facilmente nelle altre squadre. E poi sono un diesel
che migliorano di partita in partita. Pensa se siete partiti così bene
come potete finire. Potete fare solo meglio. E poi vanno avanti a tutti
i costi e non si voltano indietro, sono tutte cose positive. Sono
tenaci. La tenacia serve tantissimo a calcio. Non hanno solo i tuoi
lati negativi. È vero, si infiammano facilmente e tendono
all’aggressività, cosa che non aiuta nei momenti difficili. Però
un’unione come quella che hanno loro non la si può insegnare di
proposito. - Si era impegnato molto per tirare fuori qualcosa di
soddisfacente da quel discorso, era un campo minato. Con lui bisognava
sempre misurare bene le parole, anche perché la sua autostima
solitamente non soffriva di alcuna malattia inibitrice. Era proprio
strano dirgli quelle cose.
Colpito
da quello che gli aveva detto ma fino ad un certo punto, si sentì
meglio nel sapere che Josep non lo deludeva mai. Venendo lì aveva
saputo dall’inizio che sarebbe finito per tirarlo su a modo suo e
nonostante non fosse veramente deluso, depresso o abbattuto, aveva
voluto essere tirato su ugualmente perché era lui e come lo faceva lui
non lo faceva nessuno.
Era
quella sua bontà ma soprattutto correttezza di fondo che lo mandava
tanto fuori di testa. In senso positivo, chiaro.
Alzato
lo sguardo sul suo gli si agganciò senza dargli la possibilità di
distogliersi con facilità. Josep comunque non ne avrebbe mai avuto
l’intenzione, gli piaceva essere guardato da lui e da quello sguardo
penetrante ed estremamente comunicativo.
-
Sei un libro aperto, José. Non serve che parli e comunque nel dubbio
anche le tue parole confermano quello che già esprimi con gli occhi o
gli atteggiamenti. Sei deciso, sicuro, sferzante, aggressivo, ribelle,
non ti sottometti mai dovesse cadere il mondo. Sai sempre cosa vuoi e a
costo di rischiare grosso cerchi sempre di prenderlo. Non hai paura.
Per questo anche se perdi non ti fermi ma vai avanti. Perché pensi che
non sia la fine di qualcosa ma l’inizio di un’altra. Un inizio
migliore. È questo che sei tu. E venendo qua sapevi che ti avrei detto
queste cose e non è che non le sai da te e non le pensi ed hai bisogno
di essere convinto, è solo che ami quando te le dico io. È solo che
riesci a manovrarmi come ti pare. Godi in questo. Nell’avere gli altri
nelle tue mani e non sai quanto sia così in realtà. - Ammettere che era
manovrabile non era da tutti ma lo fece con una tale calma e
tranquillità che piacque enormemente a José e con un sorrisino
enigmatico dei suoi si alzò dal letto. Aveva sempre quell’aria
magnetica ma in quei momenti era davvero caldo. Cioè più di sempre.
Josep
rimase immobile ad osservarlo venirgli davanti e quando l’ebbe a pochi
centimetri di distanza non si oppose alle sue dita che gli sciolsero
l’accappatoio. Come sempre.
Aveva
solo deciso che era abbastanza soddisfatto e che poteva prendersi il
resto.
Nonostante
lo sapesse Josep non esitò a darglielo e non perché fosse sottomesso o
manovrato, bensì semplicemente perché piaceva anche a lui.
Piaceva
come per anni non aveva saputo ammettere.
-
Ma che belle parole che hai per il tuo rivale sportivo. - Disse
provocante e sussurrando nell’avvicinarsi sempre più pian piano.
Josep
sorrise ma senza malizia, proprio all’opposto dell’altro.
-
Rivale? Non vedo nessun rivale, solo un valido collega! - Ecco la più
eclatante differenza dei due. Il modo di considerarsi. Uno vedeva
l’altro un rivale, l’altro invece lo vedeva un collega e basta.
Era
diversa proprio la base, la sostanza stessa e a José piaceva
profondamente soprattutto per questo.
Perché
era così diverso da lui, così opposto… colmava tutte le sue mancanze e
anche se si piaceva così com’era, poteva convivere con sé stesso così
bene soprattutto grazie alle persone di cui si circondava che erano il
suo opposto.
-
Il solito schifosissimo educato Josep Guardiola! -
Questi
accentuò il suo sorriso divertito e prendendogli i lembi inferiori
della camicia, l’attirò ulteriormente a sé per poterlo toccare col
corpo che ormai era liberamente esposto.
-
Il solito pessimo maleducato José Mourinho! - La malizia si accentuò in
quest’ultimo e quando rimase che un soffio fra le loro labbra, si fece
desiderare quel tanto che bastò per far sì che l’un percento rimasto lo
colmasse proprio Josep e quando si incontrarono, si unirono in un bacio
che avrebbero voluto darsi dall’inizio dell’incontro.
Riuscire
ad essere tanto rivali professionalmente parlando e poi tanto uniti
privatamente non era da tutti ma era ciò che stimolava tanto José e se
lui lo era di conseguenza anche Josep lo era.
Infilatosi
con le mani sotto il suo accappatoio, sulla vita, se lo premette
addosso obbligandolo a staccarsi dal muro, quando l’ebbe completamente
contro di sé salì sulle spalle per fargli scivolare giù l’accappatoio
che fluì via dalle braccia abbandonate per un istante dritte lungo i
fianchi. Quando le tirò di nuovo su fu lui a fare la stessa cosa con la
camicia già aperta di José e dopo aver raggiunto i pantaloni, glieli
sbottonò. Josè non gradì, come al solito, la sua iniziativa e decidendo
di dettare lui il ritmo gli prese i polsi e glieli tenne alzati per
poterlo trascinare fino a raggiungere il letto. Si girò e lo spinse a
sedersi sul materasso, quando gli fu posizionato in piedi, davanti, si
mise le mani ai fianchi e guardandolo vittorioso fu chiaro l’ordine
implicito. Josep non se lo fece ripetere a parole e sorridendo nel modo
di chi la sapeva lunga sul proprio compagno, finì l’opera cominciata
prima. Chissà perché da in piedi no e da seduto sì…
Poi
lo capì dal suo sguardo bruciante, era un modo per stargli sopra in più
di un senso e José era fatto così. Lo eccitava soprattutto per questo.
Sfilatigli
pantaloni e biancheria intima, senza aspettare lo prese per le gambe
attirandolo fra le proprie aperte che l’agganciarono possessivo almeno
quanto le dita che risalivano sui suoi glutei afferrandoli non con
cattiveria ma con sicurezza delicata allo stesso tempo. Si faceva
sentire senza essere brutale. Tipico suo, pensò compiaciuto José
nell’avere finalmente la sua bocca sulle proprie parti intime. Provò
del sollievo quasi immediato e sentendolo caldo oltre ogni ricordo
precedente, si morse il labbro sforzandosi di non salirgli subito sopra
e andare già al sodo.
Solo
nell’averlo su di sé realizzò quanto gli era mancato: tanto fisicamente
quanto interiormente.
Gli
era mancato il privato di Josep, quello che nessuno immaginava perché
li ritenevano rivali e basta ed era contento che nessuno sapesse e
nemmeno ponderasse lontanamente che loro invece erano tanto legati
nell’intimo.
Era
contento perché era davvero la cosa più loro e personale ed unica e
segreta che potesse esistere sulla faccia della Terra e per uno che
aveva ogni parola, pensiero, tattica o sguardo spiattellato in pieno
pubblico e senza ritegno o riguardo, quello era il regalo più
meraviglioso di tutti.
Avere
qualcosa di speciale e bellissimo con qualcuno e averlo solo con lui,
tenerlo segreto fino al punto che nessuno nemmeno lo immaginava… questo
era il suo modo di amare.
Quando
si sentì troppo scosso dal piacere e percepì lontani i propri stessi
gemiti, si staccò bruscamente e con fatica. Seccato da sé stesso lo
spinse giù facendolo risalire in su sul letto, gli si mise sopra e
cominciò a strofinarsi con foga e decisione schiacciandolo sotto di sé
tornando ad impossessarsi della sua bocca, divorandola come il resto
del suo corpo che, nel scendere sempre più giù, si prese allo stesso
modo.
Gli
lasciò molti segni, era uno che amava marchiare ciò che considerava
solo suo e per dimostrarlo aveva sempre dei modi discutibili. Bè, non
per Josep che invece ci si sentiva benissimo ad essere marchiato da lui.
Mano
a mano che scendeva i morsi furono sempre più consistenti e quando
arrivò al suo inguine si mise istintivamente a succhiarsi l’indice per
trattenere gemiti troppo forti. Non voleva che smettesse e che facesse
piano ma non poteva lasciarsi andare a quel modo, non erano soli
nell’albergo e nella camera vicina c’era qualcuno dei suoi ragazzi… se
l’avessero sentito… ma il pensiero precauzionale si perse quando si
trovò a succhiarsi anche il medio, sempre per tenere la propria bocca
occupata alla stessa maniera in cui lo era quella di José che lo stava
risucchiando in sé a quel modo.
Spingendogli
il bacino contro diede ulteriore conferma di quanto gli piacesse quello
che il compagno gli stava facendo e anche se non aveva di certo bisogno
di saperlo perché ne era pienamente consapevole, si alzò sul più bello
torturandolo nello stesso modo che aveva fatto con sé stesso.
Il
piacere però fu destinato a proseguire perché sceso dalla sua erezione
si prese anche la sua apertura dopo avergli tirato su le gambe ed
ottenuto il suo accesso.
Leccando
sé stesso e le proprie dita, cominciò a penetrarlo con esse facendosi
strada con sicurezza senza troppi complimenti, quasi con brutalità.
Lo
sentì gemere e volendolo sentire gridare aumentò l’intensità fino a
sentirlo come un fascio di nervi che chiedeva il colpo di grazia
dall’eccitazione.
Quando
alzò lo sguardo seccato per capire come mai non gemesse ad alta voce la
malizia si impadronì di nuovo di lui e abbandonando quella parte di sé,
risalì sul viso premendosi sopra. Ghignando con sadismo accentuato gli
tolse la mano dalla bocca e lieto dello sforzo che stava facendo per
contenersi, gli mise la propria al suo posto e ordinando: - Mangiati
questa. - si occupò anche del suo orecchio facendolo rabbrividire come
se di più fosse possibile.
Gli
fece succhiare prima un dito e mano a mano che proseguiva gliene
aggiunse altri e quando ritenne d’averlo ampiamente a sé, non
resistendo più a giocare ancora con lui poiché era dal primo Classico
che non si vedevano ed ora ne aveva una voglia snodata, sostituì la
bocca alla mano per un bacio preparatore che gli tolse il fiato, dopo
di che, seguendo quel crescendo assoluto, si alzò, lo girò con poca
gentilezza e sistemandoselo a piacere in modo da avere un accesso
perfetto, lo prese per i fianchi e con un sospiro liberatore e
un’espressione in totale abbandono, entrò in lui.
Josep
stesso sospirò di piacere soffocando questa volta col viso fra le
lenzuola.
José
se ne accorse alla lontana e ghignando aumentò subito l’andatura
provocando in entrambi l’inizio di un piacere destinato ad
un’esplosione indimenticabile.
Non
era possibile contenersi. Seccato dal disperato tentativo di Josep di
non gridare soffocando fra le lenzuola, si chinò su di lui per
prenderlo per le spalle ed alzarselo. Strisciò le mani sul petto
attirandolo a sé in un abbraccio pieno e possessivo e quando furono
entrambi su in ginocchio riuscirono a muoversi insieme in perfetta
sincronia fino a fondersi in un tutt’uno. Come se tutto questo non
bastasse a farlo gemere, aggiunse le mani che crudeli erano scese sul
suo inguine a stimolarglielo con foga tipica sua, facendogli sentire su
quella pelle sensibile quanto eccitato fosse.
A
quel punto Josep non riuscì a trattenersi nella maniera più assoluta e
alzando le braccia le agganciò dietro immergendo le dita fra i suoi
capelli, afferrandoli nell’appoggiarsi totalmente a lui ed
accompagnarlo in ogni movimento fluido, in ogni onda creata insieme,
onda sempre più alta, sempre più spaventosa e maestosa.
Un’onda
che alla fine investì entrambi nello stesso momento perfetto.
Accaldati
e pulsanti, faticarono a riprendersi e fu comunque Josep a gestire
l’attimo successivo, quando sentendolo uscire dopo un istante senza
secondi, si era rimesso giù sistemandosi di schiena in modo da tirare
José su di sé.
Gli
si stese sopra senza troppi complimenti e lieto che lo facesse, si
rilassò con una delicatezza che nessuno gli avrebbe mai affibbiato.
L’espressione
soddisfatta e beata di Josep bastò per dare un’idea di come si
sentivano entrambi, ma se ancora ci potevano essere dei dubbi, ad essa
si aggiunsero le sue carezze leggere sulla schiena di José ed infine la
sua voce altrettanto calda e roca:
-
Ti amo anche io. - Non serviva che l’altro glielo dicesse, l’aveva già
fatto con quell’atto appena consumato e che mai avrebbero smesso di
prendersi volta dopo volta. Come se fosse tutto ciò che contava. Come
se non ci fosse altro da fare se non quello. Come se fosse la cosa più
giusta e vera.
Non
importava qual era invece la situazione vera, quello che importava era
ciò che potevano vivere in certi momenti delle loro vite.
José
non si vergognò di essere stato scoperto e capito, anzi, si sentì
meglio e nel non doverglielo dire si alzò per arrivare alle sue labbra.
Prima di prendergliele esitò per osservarlo, il volto rilassato e
sereno che tanto amava era ancora una volta suo e solo suo e nessuno lo
sapeva, nessuno lo immaginava, nessuno lo ponderava.
Con
un sorrisino enigmatico dei suoi che solo Josep riusciva a decifrare,
lo baciò di nuovo come avrebbe fatto fino all’alba, quando se ne
sarebbe andato per tornare alla vita di sempre.
Ma
prima di allora, poco prima di addormentarsi…
-
Vi stiamo per prendere! - Fu la voce di José ad interrompere sicura e
con una vena di sadismo il silenzio.
- A
me sembrava di essere appena stato preso da te… - Fu la risposta calma
e vagamente ironica di Josep.
-
Idiota. Hai capito cosa intendevo. - Fece sghignazzando divertito dalla
sua uscita a doppio senso che solitamente faceva lui.
Il
sorriso che aleggiò sulle labbra di entrambi non si spense per il resto
del tempo insieme.
Nella
stanza accanto, attaccati con l’orecchio alla parete e delle
espressioni in bilico fra il comico e lo shockato, stavano Alexis, Dani
e Thiago che si guardavano non poco sorpresi e senza parole.
Il
primo a parlare deciso e sicuro fu Alexis:
-
Ok, il mister ha scopato. -
Il
secondo Dani con altrettanta decisione e curiosità:
-
Il punto è… -
A
finire Thiago:
-
Con chi? -
A
loro rispose Leo che seduto sul letto a gambe incrociate li fissava
mortificato e dispiaciuto ma soprattutto rosso ed imbarazzato fino al
midollo:
-
Ma ragazzi, non sono affari suoi? - Non è che ne fosse tanto sicuro…
I
tre ragazzi si girarono a guardare il compagno fin troppo corretto
seduto con le coperte fin sotto al mento e un’aria da furetto stampata
in viso. A rispondergli fu il più curioso ed attivo fra loro, Alexis:
-
Col cazzo! Sono anche affari nostri se grida in quel modo! -
- E
poi io voglio sapere chi è l’altro! - Dani a dargli man forte.
-
Come facciamo? Se ci affacciamo per vedere chi è quando esce potremmo
stare anche tutta la notte… e poi verremmo sgamati… - Thiago era il più
machiavellico e doveva arrivare alle cose con la testa.
-
Ci servirebbe un sistema sicuro ed insospettabile al tempo stesso… -
Fece di nuovo Alexis deciso a non mollare.
-
Qualcuno che nessuno additerebbe come sporco impiccione! - Asserì Dani
preso dalla missione.
-
Qualcuno che non farebbe mai niente di male! - Al che tutti e tre si
guardarono maligni e accendendosi nello stesso momento si voltarono
verso Leo ancora nel letto in attesa di quella grande genialità.
Conscio che qualcosa non andava.
Dopo
qualche istante capì e sgranando gli occhi allarmato quasi gridò:
-
IO?! - I tre gli furono addosso tutti seduti insieme sul letto intorno
a lui e assalendolo cominciarono a turno:
-
Certo! Chi mai sospetterebbe di te? -
-
Tu non sei impiccione e nemmeno curioso! -
-
Sei buono e tranquillo, non faresti mai niente con malizia! -
-
Se gli capiti là a bussare con una scusa qualunque e sbirci dentro non
ti dirà niente! -
-
Tu sei il suo pupillo, non ti torcerà un capello! -
- E
poi lui è Pep Guardiola, non farebbe del male ad una mosca! -
-
Lui no, ma chi lo sa con chi è? -
- E
chi vuoi che sia, un serial killer? - Se avessero saputo che l’altro
era José Mourinho non l’avrebbero detto con quel tono da umoristi!
Leo
era terrorizzato comunque e sperando che scherzassero chiese con un
filo di voce.
- E
cosa dovrei chiedergli? -
Alex,
Dani e Thiago si guardarono cercando una risposta valida e la mente
geniale fu la prima delle tre:
-
Se ha dei preservativi! - Ok, non era la più geniale, solo la più
demente e precipitosa…
-
Cosa dovrei fare con dei preservativi? - Domanda epica!
Risate.
-
No, ma soprattutto con che faccia glieli chiede! Dai, Alex, sii serio!
- Fece Thiago, seppure ridendo alla sua sparata.
- E
vabbè, li uso io che te ne frega? - Leo era ormai tipo statua di marmo
rosso…
-
No, senti un po’… gli dici che Alex ha preso troppi calci e che sta
male e sta vomitando l’anima! - Dani.
-
Certo, e se viene a controllare e mi vede in perfetta forma? -
-
Fingi di vomitare, no? -
Thiago
però funzionava meglio degli altri, come sempre, e prendendo in mano la
situazione risolse tutto:
-
Digli che ha il cagotto e che non smette più e che prima che si sciolga
gli serve qualcosa che lo tappi! Non entrerà mai a controllare temendo
di morire asfissiato! È giusto per essere credibili. Se ci andiamo noi
capisce subito che vogliamo impicciarci, con Leo non ci penserebbe mai!
-
- E
se ci manda un medico? -
-
Per il cagotto manda un tappo! - Alexis aveva sempre quella tendenza a
straparlare ed infatti guardandolo mezzi divertiti e mezzi scettici,
Leo piagnucolò:
-
Ma io non voglio disturbarlo… - Fu Dani a minacciarlo prendendolo per
le spalle.
-
Tu ci vai o ti do in pasto a Pepe di nuovo! - Minaccia molto
consistente, vista la partita…
Alla
fine ci misero gran parte della notte a parlarne, scegliere e
convincere Leo a farlo ma non ci fu comunque verso di farlo andare.
Fu
così che José poté andarsene indisturbato senza essere visto da nessuno!
FINE