UN RIFUGIO PER NOI

CAPITOLO I:
APPICCICOSO OSSESSIVO POSSESSIVO

Finalmente Ricardo si decise a sedersi e appena il suo delizioso fondoschiena si incontrò con il sedile dell’aereo privato del club su cui stavano viaggiando, un borbottio basso e rabbioso si levò dalla sua sinistra.
Alzando sorpreso le sopracciglia poiché non capiva proprio cosa avesse da seccarsi, osservò Cristiano ricambiarlo con uno sguardo truce ed un broncio infantile delizioso.
- Che c’è? - Chiese Ricardo allibito spegnendo subito il suo gran sorriso che aveva dispensato a destra e a manca per tutto il tempo.
- La pianti di andartene in giro per l’aereo a farti firmare la maglia da tutti? - Grugnì infatti senza preoccuparsi di mascherare il proprio umore ed il motivo per cui era tanto nero.
Del resto nasconderlo perché? Aveva ragione ad essere scocciato, di questo ne era assolutamente convinto.
- Perché? Che c’è di male? - Fece ingenuamente non arrivando davvero al motivo delle sue sparate.
- Niente, figurati! È solo che da quando sei salito non ti sei ancora fermato e a momenti arriviamo! - Per Cristiano era chiarissimo quale fosse il problema, infatti lo fissava sempre più seccato ed arrogante.
Ricardo però ancora non ci arrivava e stringendosi nelle spalle alzò la propria maglietta di riserva e l’appoggiò al sedile anteriore, la lisciò e la mostrò con orgoglio tornando a sorridere felice come una pasqua!
- Guarda qua che bello! Ho fatto firmare a tutti i ragazzi così ho un ricordo personale di questo compleanno… con tutti loro ho vinto il primo titolo al Real Madrid! Ogni volta che la guarderò me lo ricorderò! -
Cristiano a quello non poté frenarsi e sbottò brusco ed offeso:
- Manca il più importante! -
- Infatti, cosa aspetti a firmare, invece di lamentarti? - Cristiano accentuò il broncio che lo fece apparire ancora più piccolo di prima e prendendo il pennarello indelebile che il ragazzo gli porgeva insieme alla maglia, gli lanciò un’occhiata permalosa per poi porre sulla stoffa bianca da titolare il suo autografo.
Con un ben visibile ’con amore’ che nessuno aveva fortunatamente avuto l’inaugurata idea di scrivere al loro affettuoso amico.
L’idea era stata davvero bella specie perché dimostrava quanto bene stava lì con loro e quanto unico fosse nella sua specie.
Nessuno facendo gli anni aveva fatto una cosa simile coinvolgendo tutti i compagni di squadra, anche perché bene o male delle simpatie ed antipatie c’erano. A quanto pareva Ricardo era l’unico veramente amico di tutti, quello che stava a genio a tutto il club. Tirando fuori un’idea simile aveva dimostrato quanto tenesse a tutti loro e questo era stato inevitabile motivo di fastidio per Cristiano che non era più il solo e unico privilegiato.
Non che non avesse mai legato con gli altri, però a conti fatti stava vita natural durante con lui e questo lo indicava come un privilegiato. Ora si faceva addirittura firmare la maglia da tutti, come un ragazzino delle medie!
Questo gli faceva capire molte cose, fra cui che non era affatto cresciuto ma soprattutto che non era più speciale.
Non gli aveva chiesto un gesto specifico a lui che era il suo ‘migliore amico’ -per così dire-. Gli aveva semplicemente fatto firmare insieme a tutti gli altri. Per ultimo per giunta!
Ricardo continuò a guardarsi la maglia in lungo ed in largo ammirando ogni firma con un sorriso ebete sulle labbra, quindi l’altro infastidito soprattutto dai suoi occhi particolarmente luminosi, sbuffò e appoggiò la nuca allo schienale rimettendosi le cuffie sulle orecchie. La musica ripartì ma poco dopo si fermò nuovamente.
Cristiano si girò verso il compagno che gli tolse le cuffie.
- Insomma, che hai? Oggi faccio ventinove anni e due giorni fa abbiamo vinto la Coppa del Re, sei tu ad aver segnato per di più… perché sei così rabbioso? Anche durante i festeggiamenti… non ti sei praticamente dato da fare. Erano tutti lì che facevano i matti e cercavano di coinvolgerti mentre tu sorridevi appena e stavi come un ornitorinco - Al che Cris faticò a non ridere. - a guardare la folla dall’alto del pullman. Dovresti essere quello più contento di tutti perché con Iker sei stato praticamente l’eroe della partita! Grazie a te abbiamo battuto finalmente il Barcellona! - Il lungo discorso pareva tanto di paternale, ma aveva ragione.
Ad eccezione del dopo incontro dove Cristiano aveva addirittura pianto abbarbicato a Iker, successivamente non si era mostrato particolarmente contento al contrario di tutti gli altri che in compenso lo erano anche per lui. Certo sorrideva e faceva ogni tanto qualcosa, ma nulla di particolare, niente che fosse proprio da lui, soprattutto perché in molti avevano tentato di coinvolgerlo e lui era rimasto passivo. Non gli si era nemmeno mai avvicinato… chissà per paura di cosa, poi!
Solitamente Ricardo era piuttosto bravo a capirlo ma quella volta non ci riusciva e potevano passare le stranezze da festeggiamenti, ma lì quel broncio esagerato solo perché si era fatto firmare la maglia da tutti gli altri compagni proprio non poteva farglielo passare.
Cristiano corrugò la fronte e liberamente seccato non si preoccupò di nuovo di nascondere quello che gli prendeva.
- Ho che è da prima di quella dannata partita che non ci tocchiamo, in pratica! Ci evitiamo come la peste, limitiamo i contatti fisici al minimo… sai che queste cose non mi piacciono! Poi divento nervoso e mi irrito per ogni cagata! - Non si era nemmeno accorto di aver ammesso di essersi irritato per una ‘cagata’, ma Ricardo sì e cominciò a tirare i fili.
Lo guardò con aria di scuse e come al solito fu il primo ad ammettere le proprie colpe:
- Lo so, scusami, ma con le voci che hanno cominciato a girare non volevo fomentarle ulteriormente… sai che la nostra relazione deve rimanere solo nostra. -
Andò dritto al punto ma lo fece con discrezione e quasi delicatezza. Cristiano invece di arrabbiarsi di più si spompò realizzando che così non c’era nemmeno gusto ad infuriarsi.
Storse la bocca e disse contrariato:
- Chi se ne frega se ci sono voci? - Era vero che c’erano ma non certo ufficiali, tanto meno ufficiose. In realtà dicerie fra un certo tipo di ammiratori, però anche solo uno per lui sarebbe stato sufficiente.
- A me importa, ti ho detto che dovevamo stare attenti e tu hai capito, cosa c’è adesso che non ti và più? - Non era seccato ma ansioso, aveva davvero paura di mettersi a litigare seriamente con lui proprio il giorno in cui compiva gli anni. Era stato così felice fino a quel momento…
Cristiano però non poteva che essere sempre più insofferente. Da un lato capiva Ricardo ma erano così diversi che non riusciva a condividere la sua paura. Si era limitato ad accontentarlo solo perché lui ci teneva.
Sbuffò arrabbiato con sé stesso per averlo oscurato così proprio in quel giorno per lui speciale.
- Per me è difficile trattenermi quando voglio semplicemente venire da te e carezzarti i capelli o toccarti il culo! - Solo lui riusciva a dire una cosa dolce ed una da maniaco nella stessa frase. Ricardo ebbe un piccolo guizzo e sorrise appena, gli piaceva anche per quella sua capacità di unire due cose diverse,
- Lo so che lo è, ti sto chiedendo molto. Però non è che devi evitarmi così tanto, magari basta che ti limiti un po’… insomma, prima eri troppo… - Ma al momento di definirlo non trovò la parola giusta poiché quella che gli era venuta pensava l’avrebbe offeso. Però la espresse Cristiano per lui, convinto che la verità era sacrosanta e che non c’era mai niente di male nel dirla:
- Appiccicoso? Ossessivo? POSSESSIVO? -
Ricardo ridacchiò più rilassato vedendo che lo pensava lui stesso.
- Non volevo dirlo per non offenderti ma… -
- E’ la verità! Quando va detto va detto! Io lo so di essere così ma è il mio modo di stare con chi mi piace! E mi secca che invece a te non vada bene… -
Ricardo se ne dispiacque e lo dimostrò con un’ombra di scuse negli occhi estremamente espressivi di natura. Cristiano si diede dell’idiota per l’ennesima volta: proprio al suo compleanno dovevano parlarne?
- Siamo così diversi… - Disse facendola sembrare una propria colpa. Abbassò lo sguardo mortificato incapace di dire che poteva tornare a fare come gli pareva. L’idea che potessero venir scoperti lo angosciava troppo, ma d’altra parte non poteva fare a meno di lui. Ci aveva provato ed era stato peggio.
Cristiano si insultò ancora e prendendogli la maglia di mano gliela buttò in faccia per distrarlo, quindi lo spettinò e posò la fronte alla sua attraverso la stoffa bianca e firmata che ancora lo copriva.
- E’ questo che ci ha unito! Quindi va bene così! - E solo per lui riusciva a sforzarsi per fare qualcosa che non gli andava, come trattenersi in pubblico dalle dimostrazioni d’affetto -o di marchiatura di territorio- e dal tirarlo su di morale dimostrandosi ottimista e morbido.
Ricardo si tolse la maglia di dosso e rimasero così vicini per qualche secondo, si guardarono con le stesse espressioni di prima, uno serio e preoccupato e l’altro deciso e concentrato.
Era vero che non stavano così vicini ed insieme da molto, questo alla fine non aveva innervosito soltanto Cristiano. Solo che Ricardo era più bravo a controllarsi e a nascondere le cose, l’altro nemmeno ci provava.
- Io non ho una coscienza, tu sei la mia, quindi va bene che ogni tanto mi ricordi cosa va bene e cosa non va bene perché altrimenti mi faccio prendere la mano e ne combino una delle mie! Fregatene dei miei momenti di sclero, va avanti per la tua strada. Fra noi quello che sa cosa è meglio sei tu! Fosse per me metterei i manifesti in giro della nostra relazione. - E sentire chiamarla così fu per Ricardo un gran bel regalo, infatti sorrise spontaneo istantaneamente come se niente fosse successo ma solo qualcosa di estremamente bello.
Cancellò subito tutto e il suo cielo tornò sereno e splendente.
Cristiano si quietò e si complimentò con sé stesso per esserci riuscito, quindi avvicinando la bocca al suo orecchio gli disse basso e sensuale, pieno di malizia che si rispecchiava anche nello sguardo:
- Non vedo l‘ora di darti il mio regalo! -
Non disse nient’altro di particolarmente sconcio e poco pulito, ma dal rossore che coprì subito le guance di Ricardo sembrò che gli avesse detto chissà cosa.
Certamente sentirselo dire in quel modo fece il suo effetto!
Suo malgrado ricambiò rispondendogli sempre all’orecchio, ma non con un tono così smaccatamente sensuale:
- Non vedo l’ora. - Bensì con il suo solito candore che per Cristiano era grandemente meglio della seduzione.
Per contenere l’ondata di desiderio che lo colpì, il portoghese si rimise le cuffie sulle orecchie e accese di nuovo la musica, appoggiò quindi la testa all’indietro, sul sedile, e chiuse gli occhi provando a rilassarsi prima dell’arrivo a Valencia dove avrebbero giocato la prossima partita della Liga.
Certo, magari se avesse evitato di ripensare a quella famosa discussione citata poco prima da Ricardo, forse ci sarebbe riuscito meglio.