CAPITOLO
II:
CHI
E’ MIO E’ MIO
/Partì
tutto con uno slancio eccessivo d’affetto nei confronto di Ricardo.
Cristiano non ci aveva nemmeno pensato a trattenersi e affiancatolo gli
aveva carezzato la testa spettinandogli i capelli. Lo faceva spesso,
era un gesto tipico del portoghese, adorava farlo a Ricardo, lo
rilassava e poi riteneva che così non ci fossero dubbi su come stessero
le cose fra loro, per cui tutti gli stavano alla larga.
Ricardo
si irrigidì e guardò dritto davanti a sé, quindi strinse le labbra e
con fare inequivocabile pensò che avrebbe dovuto davvero parlargli.
Cristiano
non lo notò -o magari si sforzò di non notarlo-, quindi lo superò e
continuò gli allenamenti come niente fosse, osservato da un pensieroso
e leggermente turbato Ricardo.
Che
covasse qualcosa era evidente a tutti tranne che probabilmente al
diretto interessato, ma lui era ottuso per volontà, non per natura,
quindi se sembrava che non arrivasse a qualcosa era solo perché non gli
andava di affrontare la situazione.
Tendenzialmente
preferiva farlo sempre senza perdere tempo, ma se annusava nell’aria
qualcosa che non gli garbava, fingeva di non captare niente.
Era
un semplice opportunista, uno dannatamente furbo.
Ricardo
non si chiese se Cristiano ci fosse arrivato o meno al proprio
malcontento interiore, passò direttamente al domandarsi come fosse il
caso di dirglielo.
Se
non sarebbe stato chiaro non avrebbe capito, quindi doveva essere
diretto ma al tempo stesso delicato o si sarebbe solo arrabbiato e
basta.
Sospirò
mentre Iker lo affiancava dandogli un’amichevole pacca sulla schiena,
il giovane si girò e gli lanciò un’occhiata confusa che il portiere
parve comprendere al volo, infatti con un sorriso d’incoraggiamento,
disse:
-
Lo sa, lo sa che esagera… aspetta solo che tu arrivi al limite e che lo
fermi. - Ricardo aveva sospettato che le cose stessero così, ma per
coscienza non aveva osato pensarlo.
Sospirò
di nuovo come se non sapesse fare altro e senza aggiungere altro
ripresero ad allenarsi insieme agli altri, ognuno facendo i propri
esercizi.
Pareva
proprio che quel limite fosse arrivato.
Negli
spogliatoi entrambi rallentarono perdendo più tempo possibile per poter
avere un po’ di privacy, naturalmente per motivi diversi.
Uscendo
sarebbero andati ognuno a casa propria dove le rispettive famiglie li
aspettavano, non potevano fare, come le chiamavano gli interessati, le
‘loro cose’, per cui spesso e volentieri facevano in modo da rimanere
soli nello spogliatoio dopo l’allenamento giornaliero.
Quando
la condizione fu a loro congeniale, ovvero la stanza si svuotò,
Cristiano fu il primo e più veloce ad arrivare dietro a Ricardo e a
prenderlo per i fianchi. Con le mani scivolò in fretta sul suo ventre
piatto che si tese all’istante, non soddisfatto risalì il torace nudo
giungendo ai capezzoli che si eccitarono subito.
-
Cris… - Mormorò Ricardo emettendo involontariamente un suono più simile
ad un miagolio che ad un nome. Il compagno sorrise soddisfatto posando
la bocca sul suo orecchio, vi lasciò un leggero bacio che lo fece
rabbrividire, poi mugolò a sua volta per chiedergli cosa volesse e
senza preoccuparsi di ascoltare la risposta, scese con le labbra sul
collo dove cominciò a succhiare una piccola porzione di pelle nel punto
più visibile di tutti. Ricardo se ne rese vagamente conto e spingendosi
all’indietro contro di lui cercò di farlo smettere, ma il risultato fu
tutto l’opposto visto che sembrava tanto che gli si stesse spalmando
ancor di più per dargli un accesso migliore.
Fu
quando cominciò a sentire anche la sua erezione spingere contro i
propri glutei, -e a separarli c’erano solo gli slip, che si rese conto
di doverlo fermare per potergli parlare, o non ci sarebbe più arrivato.
Già,
come se ora invece fosse possibile!
Era
totalmente appoggiato con la schiena al suo petto mentre lui gli
strofinava impunemente contro l’inguine che cominciava a tendersi dal
desiderio.
La
sua mente cominciò ad atrofizzarsi, come se si stesse lentamente
immergendo in un bagno caldo pieno di oli profumati e rilassanti.
Sentiva
le energie abbandonarlo e la propria volontà schiacciarsi.
Ben
presto si dimenticò cosa voleva fare e dire e appoggiò la nuca alla sua
spalla.
Certo
poi stare appiccicati l’uno all’altro così com’erano, praticamente nudi
con sola la biancheria intima addosso, non aiutava di certo.
Anche
i capelli bagnati e spettinati che a contatto con la pelle umida e
accaldata li facevano rabbrividire, non aiutavano.
Quando
le mani di Cristiano scesero sull’erezione di Ricardo e cominciarono a
tormentarlo crudelmente attraverso la stoffa, quest’ultimo si lamentò
cercando disperatamente di riprendersi. Doveva, era importante quello
che aveva da dirgli.
Più
importante di quello?
Non
sapeva dirlo.
In
quel momento non era capace di giudicare il giusto e lo sbagliato,
sapeva solo quello che voleva basicamente.
Cris
e le sue mani ancora su di sé.
-
Cri… - Diminuì ancora il suo nome senza accorgersene in un modo più
intimo di prima e questo diede alla testa al ragazzo dietro che smise
di lasciargli segni sul collo per cercare la bocca.
Con
una mano gli girò il viso verso di sé e con prepotenza e decisione si
impossessò anche delle labbra. Erano sue di diritto, ne era convinto.
Ricardo
gliele cedette volentieri e quando le loro lingue si intrecciarono gli
parve di venir risucchiato in un vortice dove si rendeva solo vagamente
conto di essere totalmente alla mercede del suo ragazzo e che ora le
sue dita erano sotto l’elastico dei boxer e lo stavano toccando
direttamente sul proprio sesso eccitato.
Non
poteva più resistere e la memoria era ormai lontana.
Perché
doveva trattenersi?
Il
brasiliano non lo ricordava più e quando venne fra le sue mani gli
parve di svenire per un istante.
Si
sconnesse perdendosi e si ritrovò solo quando le braccia di Cristiano
rafforzarono la presa per reggerlo, sentendolo cedere al piacere
intenso che aveva provato.
-
Ehi… - Mormorò con voce bassa e roca il portoghese carezzandogli
dolcemente il petto, lieto di essere il suo sostegno e di poterselo
tenere in quel modo.
Ricardo
allora cercò le sue mani e trovatele intrecciò le dita in
quell’abbraccio che esprimeva a pieno tutti i sentimenti di Cristiano,
sentimenti pieni di un fortissimo senso di protezione e possessività.
Ricardo
lentamente tornò a respirare con calma, quindi girò di nuovo la testa e
cercò le sue labbra, una volta che le trovò riprese il bacio interrotto
bruscamente nell’apice del piacere di qualche secondo prima.
Fu
un bacio estremamente dolce e lento, di chi assaporava quel finale che
era solo loro, privato e perfetto.
Quando
si separarono rimasero in quella posizione a guardarsi da vicino, i
respiri sulla pelle e i battiti che si sentivano in maniera esagerata
nonostante avessero finito da un po’.
-
Devo parlarti… - Disse finalmente Ricardo ricordandosi ciò che per dei
minuti interminabili aveva completamente cancellato.
-
Sì? - Chiese nella pace dei sensi più totale, convinto che ora come ora
potesse affrontare qualunque cosa!
‘Ok,
ci siamo’ aveva pensato Ricardo ‘ma come glielo dico? Dopo quello che
abbiamo appena fatto…’
Dubbio
più che legittimo.
Quando
cominciò a mordicchiarsi il labbro incerto, Cristiano capì subito che
quello che gli avrebbe detto non gli sarebbe piaciuto per niente.
-
Cosa c’è che non va? - Fece infatti subito con un tono più ansioso che
andava indurendosi sul finale.
Ricardo
se ne dispiacque ma sapeva che sarebbe andata così, quindi sentendo che
voleva sciogliersi se lo tenne stretto mantenendo le sue braccia
attorno alla propria vita e le dita ancora allacciate, come per
ancorarlo a sé dimostrando una forza non da poco dal momento che
l’altro voleva separarsi.
Cristiano
alla fine dovette arrendersi e smise di lottare trovandolo estremamente
delizioso mentre insisteva tanto per continuare a stare fra le sue
braccia. Del resto gli piaceva stringerlo così da dietro, magari
avrebbe affrontato meglio qualunque cosa gli stava per dire.
Ricardo
così agganciò i suoi occhi castano scuro estremamente caldi ed intensi,
infine con dolcezza e pacatezza si decise:
-
So che questo ti farà arrabbiare ma devo chiederti un favore. So anche
che ti costerà tantissimo, ne sono consapevole, ma io ho bisogno che tu
mi accontenti. - Come se Cristiano fosse capace di dirgli di no… sapeva
benissimo che chiedendoglielo in quel modo, con quell’espressione
comprensiva e zuccherosa, avrebbe vinto lui.
Cristiano
abbassò il capo e posò le labbra sulla sua spalla per evitare di
guardarlo in viso, non sapendo che reazione avrebbe potuto avere e
volendo invece tentare di controllarsi almeno un po’.
-
Quando siamo all’aperto ed in pubblico, potresti cercare di limitare un
pochino le tue manifestazioni d’affetto? Sai, quelle più evidenti… tipo
quando mi accarezzi i capelli… -
Come
da copione, Cristiano si irrigidì come una statua di ghiaccio e tentò
nuovamente di separarsi, ma la presa di Ricardo si dimostrò davvero
ferrea, per cui dovette rinunciare nuovamente e rimase ad abbracciarlo
cingendolo per dietro.
-
Non ti piace? -
Chiese
subito stizzito e indurito. Aveva alzato infatti la testa e guardava
dritto davanti a sé evitando lo sguardo che invece il compagno gli
porgeva da quella vicinanza insostenibile.
Sentiva
già la rabbia montargli dietro e da una parte non voleva fare una
sfuriata con lui, però sapeva che non avrebbe resistito molto.
-
No, non è che non mi piace, li adoro. Sai, a me le manifestazioni
d’affetto fanno impazzire, mi ricaricano… sono molto importanti, lo
sai. Però ho paura che la cosa ci sfugga di mano e che la nostra
relazione trapeli fuori da qui, sai che non deve succedere. Sarei più
tranquillo se cerchiamo di trattenerci in pubblico, fuori dai luoghi
sicuri e chiusi, almeno per quel che riguarda un tipo di
manifestazioni. Sai, quelle più plateali… tipo quando mi hai messo la
cuffia perché prendevo freddo… - Arrossì al ricordo, gli era piaciuto
da matti quando l’aveva fatto ma poi non si era visto che quella foto
ovunque, per lungo tempo. Stesso discorso per quando gli carezzava i
capelli, piuttosto spesso in effetti, o magari lo abbracciava in pieno
allenamento senza apparente motivo.
Erano
cose che in realtà gli piacevano molto ma lo spaventavano al contempo…
chiunque avrebbe potuto interpretarle per quello che erano e allora la
pace sarebbe finita. Quella pace appena raggiunta, finalmente, perché
stava di nuovo bene e stava recuperando la sua forma in campo.
Era
contento di tutto, di come stavano andando le cose all’interno della
squadra, di come si era ripreso, dei rapporti di complicità e
d’amicizia che aveva con gli altri… e come se non bastasse con
Cristiano andava fantasticamente. Sembrava non ci fosse niente che non
andava. Tranne che quando gli veniva l’ansia a pensare che forse
qualcuno potesse capire troppo bene ciò che erano in realtà. Chi non
poteva arrivarci, vedendo gli atteggiamenti troppo affettuosi nei suoi
confronti?
Sapeva
che lo faceva perché quelli erano i suoi modi di stare con chi gli
piaceva, era oltretutto proprio per marchiare il territorio, per dire a
tutti di stare alla larga dalla persona a cui lui teneva poiché la
considerava solo sua.
Lo
conosceva bene, ormai, e se da un lato gli piaceva quando faceva così,
dall’altro riconosceva che era pericoloso.
Con
sua moglie aveva ritrovato una specie di equilibrio… non poteva
permettere che tutto si spezzasse, specie la propria serenità attuale.
Del
resto riconosceva i propri doveri ma non poteva negare, come gli diceva
sempre Cristiano, che era un essere umano e che come tutti aveva dei
bisogno specifici che non poteva ignorare. L’aveva largamente fatto col
risultato di affondare in una maniera quasi imbarazzante.
Tornare
a combattere di nuovo quello che era equivaleva a sparire e nemmeno
quello era giusto.
La
sua natura era quella ed ormai non l’avrebbe più rinnegata, ma nemmeno
spiattellata in giro. C’era un limite a tutto!
-
Non me ne frega un cazzo se parlano di noi! A me piace dimostrare ciò
che provo! Se voglio toccarti lo faccio, ovunque io sia. È il mio modo
di fare, sono sempre stato così! - Rispose con fervore cominciando
inevitabilmente a scaldarsi.
Ricardo
che si aspettava una cosa del genere, appoggiò la testa alla sua e
gliel’accarezzò rispettando la sua volontà di non guardarlo in viso per
non risultare troppo duro.
-
Lo so ma tu la conosci la mia situazione ed anche se non fossi sposato
vorrei comunque evitare ogni possibile chiacchiera perché io sono fatto
così. Non mi piace che violino la mia intimità in quel modo. Se venisse
fuori che stiamo insieme la nostra pace sarebbe finita, io non lo
voglio. Dobbiamo solo stare un po’ più attenti, poi quando siamo soli
possiamo fare come vogliamo… - Continuava a parlare con calma
sforzandosi di mantenersi lucido per usare le parole giuste, ponderava
con molta attenzione.
Cristiano
sbuffò e questa volta riuscì a liberarsi dalla sua presa ma non per
aver usato maggiore forza, solo perché Ricardo aveva deciso di
lasciarlo andare.
Cominciò
a camminare come un’anima in pena per lo spogliatoio passandosi
nervosamente le mani sul viso e poi fra i capelli corti ancora bagnati,
se li spettinò tirandoseli su come di consueto, quindi continuò a
girare intorno ad un immobile Ricardo che lo seguiva con lo sguardo
apprensivo, spaventato dall’idea che decidesse di troncare tutto.
-
Non mi piace nascondermi e già questa è una cosa che sto facendo contro
la mia volontà. Lo faccio per te, perché capisco che sei in una
situazione difficile e che per averti posso fare solo in questo modo. -
Cominciò lo sfogo a ruota libera, il cervello totalmente disinserito,
non aveva effettivamente la minima idea di che cosa stesse dicendo, lo
diceva e basta. Con un tono sempre più concitato e seccato, sul
rabbioso tendente. L’espressione buia ed il broncio sempre più
visibile: - Se per di più mi limiti anche i miei soliti modi di fare,
che cazzo stiamo insieme a fare? - Ecco, l’aveva detto. Ricardo se
l’era aspettato e non era stato deluso.
Si
trovò a trattenere il fiato e a guardarlo con due occhi spalancati,
terrorizzato che non fosse tanto per dire. Non sapeva più come
rimediare, c’era un modo per sistemare tutto?
Cristiano
però continuò impietoso, alzando sempre più la voce scocciata ma mai
gridando.
-
A me piace toccare quello che mi piace! - Non si rese conto, nella foga
del momento, di aver detto qualcosa di buffo, nella sua mente
funzionava bene così e Ricardo non lo corresse di certo. - Mi piace
marchiare il territorio, far sapere coi gesti che chi è mio è mio.
Perché sono possessivo. E già il doverti condividere con qualcuno
perché c’era prima di me e tu hai tutta quella fede che ti impedisce di
lasciarla, mi manda in bestia. Ma so come sei fatto e ti amo anche per
questo. Lo posso accettare. Ce la posso fare lo stesso. Non voglio che
tu cambi. - Al che a Ricardo venne un colpo sentendogli dire una cosa
del genere, ovvero che nonostante certi suoi modi d’essere lo
mandassero in bestia lo accettava lo stesso perché lo amava anche per
quello. Rigido come una corda di violino limitò ancora al minimo ogni
funzione corporea e lo fissò speranzoso che finisse tutto bene, non
aveva proprio idea di che cosa fare, lo vedeva davvero arrabbiato,
stava buttando fuori tutto quello che per qualche assurdo miracolo era
riuscito a sopportare e trattenere. Ma sapeva che prima o poi sarebbe
successo, lui non era capace di tenersi niente dentro, non per troppo
tempo. - Però se mi togli anche questo mio modo di fare, cosa mi
rimane? Mi snaturi! -
Cristiano
non ragionava proprio più, però era vero quel che diceva. Lui era così
particolare proprio per quei suoi modi di fare spesso discutibili. Così
come ora diceva cose che nessun essere umano avrebbe mai detto perché
così era come rinfacciare cose che in realtà faceva per amore. Era
questo che lo distingueva da tutti.
La
verità la potevi sentire dagli ubriachi e dai bambini. O da Cristiano
Ronaldo.
Ricardo
era sempre più mortificato, si rendeva conto di tutto quello che gli
stava dicendo in faccia con una certa ira, però era anche consapevole
che viverla così come voleva lui non ne era capace.
Non
avrebbe mai potuto.
A
quel punto Ricardo rendendosi conto che era vero che non poteva
chiedergli una cosa simile e che per lui era troppo, abbassò il capo
più amareggiato che mai, capendo che a quel punto solo una sarebbe
potuta essere la sua risposta.
Sentì
un’ondata bollente esplodergli dentro e la confusione lo colse più
tremenda che mai, lo stomaco preso in una morsa d’acciaio si contorse
in spasmi dolorosi e pensò che era solo l’inizio.
Aveva
rovinato tutto e quella volta con le proprie mani.
Cominciò
a mordersi il labbro nell’attesa dell’inevitabile rottura.
Non
poteva pretendere certe cose da Cristiano, non era giusto, sapeva
com’era fatto e pensare che accettasse era la presunzione più grande di
tutte.
Sorprendentemente,
proprio mentre era convinto di sentirsi dire un doloroso ‘è finita’,
due braccia calde e familiari lo avvolsero e questa volta per avanti.
Come
le sentì tornò istantaneamente a respirare.
Rimasero
così per qualche secondo e Ricardo gli si abbandonò contro facendo
scivolare le mani sui suoi fianchi. Erano ancora praticamente nudi,
sempre con addosso solo l‘intimo. Sentirono l’uno il calore dell’altro,
una sensazione fisica rigenerante in reazione ad un contatto davvero
prezioso.
-
Capisci perché non posso evitare di toccarti? - Mormorò poi Cristiano
parlando piano al suo orecchio. Era piuttosto brusco perché quello era
il suo modo di fare ma non più arrabbiato, solo convinto di avere
comunque ragione.
Ricardo
annuì con fare infantile e questo intenerì ulteriormente il compagno
che lo stringeva possessivo.
-
Sono queste cose che ci fanno stare bene. E non si possono comandare.
Nascono quando vogliono. - Non era come lo diceva ma ciò che diceva ad
essere dolce.
-
Hai ragione ma… - Cominciò flebile senza saper come andare avanti. Alla
fine come ribattere?
Eppure
lui voleva lo stesso che si limitassero…
-
Ma per te è importante anche questo quindi ci proverò. Solo che non ti
prometto niente. - Concluse Cristiano lasciandogli un insolitamente
tenero bacio sul capo, fra i capelli umidi tutti arruffati.
A
quello Ricardo alzò la testa con sorpresa, convinto che non sarebbe
potuta andare così bene. I due si guardarono e il portoghese sorrise
divertito da quella reazione spontanea. Aveva davvero creduto lo
lasciasse?
-
Ma senza poterti toccare quando cazzo mi pare divento intrattabile,
quindi preparati! - annunciò già sapendo come sarebbe andata!
Il
compagno che non avrebbe mai sperato in nulla di meglio, gli stampò un
entusiastico bacio sulle labbra che venne poi subito approfondito
dall’altro, non poteva certo farsi sfuggire le poche occasioni che
poteva prendersi…
Quando
le loro lingue si incontrarono entrambi si riappacificarono col mondo e
dimenticarono ogni tensione e promessa. Per il momento erano lì da soli
e andava ancora tutto bene.
Al
resto ci avrebbero pensato di volta in volta, quello era il modo in cui
avevano scelto di vivere la loro relazione e fino a quel momento aveva
circa funzionato.
Finché
sarebbe andata avanti, sarebbero andati avanti anche loro./