NOTE:
stavo scrivendo una long con l’intenzione di non farla troppo long, ma
avevo un’idea specifica per la testa… con protagonisti i fedal per
cominciare, e poi, in una certa maniera, i rafole e di fedrinka. Ho
iniziato, poi ho fatto un controllo perché mi sono ricordata di un
fatto di Rafa di cui non ho mai tenuto conto, ma lì ho detto… ma
vediamo quando è successo. Ed ho scoperto che mi rivoluzionava tutto
quello che avevo scritto fin’ora. Mi sono trovata ad un bivio. O
buttare via tutto e cambiarlo, o lasciare così, proseguirla com’era, e
scriverne un’altra con la versione ‘corretta’. Alla fine ho scelto
quest’ultima. Mi irrita sapere che quel fatto è andato in quel modo ed
io non l’ho mai scritto giusto. Lo so solo io, ma non riesco a far
finta di nulla. Allora il compromesso è questo: non l’ho mai scritto ed
ormai le fic che sto facendo continueranno come sono. Ma una versione
corretta c’è.
Di cosa parlo?
Nel 2009, subito dopo la
vittoria dell Australian Open di Rafa contro Roger, quella volta che
Rafa si è spucciato Rog… ecco lì suo padre, nel viaggio di ritorno, ha
detto a Rafa che stava divorziando da sua madre. La cosa ha colpito
molto Rafa, tanto che è diventato apatico, freddo e depresso, anche a
tennis non era più combattivo e non andava benissimo. Infatti proprio
in quel periodo gli è venuta la tendinite, con conseguente problema
alle ginocchia. La cosa hanno ritenuto fosse collegata allo stress che
provava, perché aveva interiorizzato tutto, la sua squadra non sapeva
più come aiutarlo, ha perso al Roland e non sapeva come uscirne. Rafa è
stato così influenzato da ciò che ancora ora, a quasi 30 anni, non
vuole saperne del matrimonio e di fare una famiglia, nonostante abbia
la ragazza da anni.
Poi è guarito dal problema
fisico e lavorando nel modo corretto a livello emotivo, è riuscito ad
uscirne ed alla fine dell’anno si è risollevato vincendo la Davis Cup,
ma ci è voluto un sacco di tempo.
Guardando le volte che in
quell’anno si è incontrato con Roger, spicca come con lui Rafa fosse
uno zucchero. Al che ho detto beh, ecco come è andata! E così ho
scritto la prima fedal pura e cruda, senza influenze rafole o fedrinka.
Tutto questo per dire cosa è successo nella mia testa.
Buona lettura.
Baci Akane
PS: è dedicata a Derret che con lei sclero sempre sui fedal!
Dalle stelle alle stalle.
Ci pensa mio padre a riportarmi alla realtà e lo fa scaraventandomi giù dal paradiso con un calcio brutale.
La vita è crudele, la vita è terribile.
E l’amore vero, non esiste.
Sto ancora pensando a Roger
e a come l’ho consolato, se sono stato convincente, se l’ho aiutato a
superare quel brutto momento… quando mio padre, in aereo, si siede
vicino a me e mi dice che deve parlarmi.
Gli dispiace dovermela dire
in quel momento, ma non posso arrivare a casa senza saperlo, perché ha
promesso che me l’avrebbe detto.
Dopo 30 anni di matrimonio i miei genitori si separano ed io dovrei capirlo.
Dio, ma come si fa?
Mi spiega che l’amore è
finito, che non è colpa di nessuno, ma che hanno deciso di comune
accordo di non continuare. Non litigavano mai, andavano sempre
d’accordo, sembravano la coppia perfetta e poi ora viene fuori che non
si amano.
Questo mi porta bruscamente alla realtà.
Le apparenze ingannano, l’amore non esiste, tutto prima o poi finisce.
E, improvvisamente, tutto perde d’importanza.
Sono adulto, quel che
succede dentro di me nel sentire che i miei si separano dopo tanti anni
di matrimonio perfetto, è diverso da quello che succede in un
adolescente.
Ok, ho poco più di 20 anni. Sono giovane, ma è diverso.
Quel che mi chiedo ora è come è possibile che sia successo?
Che non me ne sia accorto?
Che l’amore finisca così?
Forse non c’è mai stato.
Può finire?
Può finire davvero?
Da quanto l’hanno capito?
Erano in crisi da un po’,
ci hanno provato, ma non funzionava, non erano felici ed essere
infelici per sforzarsi a fare una cosa per altri, non ha senso.
Per altri.
Io e mia sorella siamo ‘altri’?
quando mi chiede di dire qualcosa, scuoto la testa e sto zitto.
- Non so, non so che dire. Non so dire nulla. -
La vittoria dello Slam Australiano, uno di quelli che mi mancava, va nel cesso.
Così come io ed il mio Roger abbracciati durante la celebrazione. Il mio Roger…
E’ assurdo come ora che ho
saputo del divorzio dei miei, io pensi a lui e mi chieda se è vero il
sentimento che provo o solo un’infatuazione.
Se, dopotutto, conta qualcosa o no.
Se è solo un’ammirazione, attrazione momentanea, qualche sentimento a casaccio.
Perché tanto finirà, se è finita fra i miei, finirà per tutti.
Non dovrebbe esistere il matrimonio, i figli si illudono di qualcosa che non è reale e poi ci stanno male.
Se le persone non si
sposassero, non ci sarebbero inutili promesse, i figli saprebbero che
sono semplicemente nati da due che gli vorranno sempre bene, ma la loro
relazione potrà durare, come no, ma non ci sono promesse di una vita
insieme eterna, di un amore che li nutre, di qualcosa che non è
duraturo.
I figli saprebbero che prima o poi i genitori possono lasciarsi e non starebbero male quando succede comunque.
Che senso ha il matrimonio?
Che senso ha innamorarsi?
Avere relazioni che prima o poi finiscono?
Io non so… non lo so proprio…
Non è solo l’amore a non avere più senso.
Lentamente tutto diventa grigio, tutto si perde, tutto sfuma. Tutto perde d’interesse.
A tennis non riesco a
concentrarmi, se vinco non mi importa, senza motivazioni non gioco come
prima, non sono combattivo. Piano piano affondo, affondo senza via
d’uscita. Me ne rendo conto ma non so cosa farci.
Non riesce ad importarmene e si vede, da fuori.
Passo i tornei ad evitare Roger, come se avessi paura di lui, ma so che ne ho solo di quel che provo.
Nemmeno quando ho scoperto di essere gay, sono andato tanto in crisi.
Non è un pensiero fisso, la separazione dei miei genitori, ma ha ripercussioni a livello personale.
Emotivamente sono a pezzi, mentalmente è anche peggio.
Quando incontro Roger nel
circuito, durante un allenamento, faccio uno dei miei grandi sorrisi,
lui è molto felice di vedermi, sembra abbia voglia di parlare un po’,
ma appena si avvicina troppo scappo dicendo che devo proprio andare.
Lo evito in modo plateale altre volte, non so di cosa ho paura, in realtà.
Forse che capisca, forse
che io non resista e ci provi, forse di una relazione che potrebbe
distruggermi. Non so di cosa ho paura, scappo e non ne ho idea.
Ma Roger non me lo permette
una terza volta. Quando mi ferma, lo fa perché mi cercava e mi mette
praticamente le spalle al muro.
Sì, perché mi bussa in camera.
Siamo a Madrid, è un torneo
che sono quasi obbligato a vincere, ma che soprattutto dovrei essere
felice di fare perché lo adoro, è uno dei miei preferiti.
E sono qua con la faccia depressa, sempre che mi sforzo e che evito tutti.
Quando me lo ritrovo davanti, indietreggio istintivamente, come terrorizzato.
Non avevo paura di quel che
provavo per lui fino alla separazione dei miei, non è una cosa che
controllo razionalmente, succede e basta.
- Ok, adesso noi due parliamo! - Esclama deciso entrando senza il mio permesso.
Chiude la porta e mi punta col dito, poi scuote la testa e allarga le braccia.
- Si può sapere cos’hai? Che ti ho fatto? Prima tutto abbracci e dolcezze e poi mi eviti come la peste? -
Roger va subito al sodo,
senza perdere tempo. Non è da lui, non l’ho mai visto così diretto e
seccato. Mi stringo nelle spalle e cerco di tergiversare, mi passo la
mani nei capelli che ho un pochino accorciato, i suoi si sono allungati.
Melbourne mi tuona nella
mente. Tuonano le mie parole di conforto, il mio abbraccio, la mia
fronte appoggiata alla sua. Davanti a tutti. Con mille persone che
guardavano, fotografi a riprendere ed io lì su di lui a consolarlo.
Ed ora, dopo due mesi, non gli parlo.
- Ho problemi personali. -
- Noi due abbiamo un bel rapporto, siamo amici. Il mondo non sa quanto lo siamo! Tu… -
- Andiamo, Roger, siamo
anche rivali! Non esagerare con l’amicizia! - Lo dico stizzito, ma dopo
averlo detto me ne pento. Non ci ho pensato, volevo solo scaricarlo,
però il suo sguardo ferito è la cosa peggiore della mia vita e appena i
suoi occhi mi fissano così, come un cucciolo calpestato, il mio mondo
va in frantumi di nuovo.
Inesorabilmente.
Tutto si spezza.
La mia corazza ha una crepa e lo vedo. Lo vedo lì che ci rimane così male, ma così male che gli occhi gli diventano lucidi.
- Scusa, ho capito male io.
- Con questo mette la mano alla porta e fa per andarsene, ma io per
quella crepa infilo la mia, lo prendo per il braccio e lo fermo.
- Scusami tu, sono fuori di me… - Roger scuote la testa e si divincola, vuole andarsene.
- No, tu hai il diritto di
mettermi a posto! Ho passato i limiti! Credevo che avessimo un altro
rapporto! Tolgo i disturbo! - Apre la porta ma mi ci appoggio con tutto
il corpo, investendolo. Lo schiaccio con metà del mio corpo, con un
braccio lo avvolgo intorno alla vita e si ritrova con il petto contro
la porta, io che lo premo sopra e la mia fronte appoggiata vicino alla
sua spalla.
Tutto si ferma così.
Noi. Il mondo. Il tempo.
Roger non respira, io piango.
Perché quando cerco di dirgli cosa ho, non ci riesco.
E piango.
Non ne ho parlato con nessuno, alla mia squadra non ho dovuto dirglielo, lo sapevano. Non lo sa nessuno, nemmeno i media.
Il mondo non sa nulla, così nessuno mi chiede ed io sto bene.
Ma forse è un bene per finta.
Roger gira la testa verso
la mia, lo sto schiacciando col mio corpo, mi appoggio alla sua
schiena, ma piano piano preme e si volta verso di me. Con dolcezza mi
circonda con le sue braccia e con un’infinita delicatezza mi carezza la
testa, nascondendomi il volto contro il suo collo, cullandomi mentre
singhiozzo contro di lui, mentre cedo, mentre mi arrendo ed alzo le
braccia in alto.
Mio Dio, scappavo da lui per paura che, se ci mettiamo insieme, poi un giorno finisca.
Perché ora come ora è la persona che amo, o che sono più vicino ad amare.
Perché lui ha il potere di cambiare la mia vita, il mio umore, la mia motivazione.
- Va tutto bene… - Mormora
piano sul mio orecchio. Rabbrividisco, mi aggrappo a lui e piango come
un bambino, perché è brutto quello che mi è successo e non so perché mi
faccia tanto male, ma è così.
- No, non va tutto bene. - Dico io singhiozzando. Mi bacia l’orecchio, i brividi aumentano, stringo gli occhi.
- Andrà a posto. - Dice
allora. Io scuoto la testa e la alzo, trascinandola contro la sua bocca
che, intanto, continua a baciarmi.
Cristo Santo, cosa sta succedendo?
- No, perché è tutto un
disastro… - Mi prende il viso fra le mani, me lo guarda stravolto di
pianto, me lo asciuga con i pollici, mi guarda da vicino, così da
vicino. Le labbra che si sfiorano ed io avevo paura di questo.
Ho paura che mi molli, ho paura che non vada bene, che poi un giorno mi dica ‘eh che vuoi, l’amore è finito’.
- Ho immaginato tutto
quello che c’era fra noi? - Chiede d’improvviso, come se piangessi per
questo. Perché cerco di negarlo, perché mi tormento per non accettarlo.
- No, non l’hai immaginato… - Rispondo per chiarire che non è lui in dubbio, ma io!
Io e la mia paura di lasciarmi andare ai sentimenti.
Perché le coppie deludono, l’amore finisce.
Il suo respiro sulla mia pelle, sulle mie labbra. Mi guarda le mie, gli guardo le sue.
- E allora cosa succede? - Chiede piano, sempre senza muoversi. Io mi tengo alla sua maglia.
- Ho perso la testa per te dal primo giorno che ti ho visto. - Dico allora, come se il punto fosse questo.
- Credo di poter dire la
stessa cosa. Anche se eri troppo giovane perché potessi ammetterlo. Non
che ora tu sia tanto più grande, ma almeno sono 22 e non 18… - Roger la
mette giù leggera e simpatica. Un problema d’età.
Mi sarei venduto un rene per avere con lui questa conversazione due mesi fa.
- Sei il mio idolo, ti
adoro ed ora la cosa è andata ben oltre… da quando tu sei così dolce
con me, così simpatico, da quando ci parliamo e stiamo così bene
insieme… è tutto cresciuto. Ed io ti voglio in ogni modo. - Spiego
sempre con la voce rotta e l’aria tragica, questo senso d’oppressione
che mi schiaccia.
- Se far finta che non sia niente ti fa stare male, sono pronto ad affrontarlo. -
Dice piano, con un sorriso pieno d’affetto e al tempo stesso serio.
Il cuore comincia ad andarmi veloce. Comincio a provare caldo. A respirare male.
E’ felicità?
E’ gioia?
Sono di nuovo vivo.
Ero freddo, insensibile, così apatico e depresso… non volevo nulla, rifiutavo tutto, ogni rapporto.
Ed ora lui è qua, mi dice
queste cose ed io provo di nuovo qualcosa. La vita torna a scorrere e
gli occhi si riempiono di nuovo di lacrime.
- Il problema è che ora non
credo più che l’amore duri per sempre. E quando finisce, si sta solo
male. Si creano solo casini. Ed io non posso sopportarlo. -
Roger aggrotta la fronte senza capire, continua ad accarezzarmi il viso e ad asciugarmi le lacrime.
- Cosa è successo che ti ha fatto avere questa visione tragica dei rapporti? -
Così lo dico davvero per la prima volta a lui, non poteva essere diversamente.
- I miei si sono separati. Dopo 30 anni di matrimonio. - Dico solo questo. Non dico altro.
Ha l’effetto di uno sparo.
Roger si fa zitto, non risponde nulla, così si limita a stringermi forte, nascondendo il viso contro il suo collo, come prima.
- Mi dispiace molto, Rafa… - Non dice altro, mi abbraccia e mi carezza e io torno a piangere.
L’ho detto ed è strano. Forse era questo, forse dovevo dirlo.
- Io fra qualche mese mi sposerò, stiamo per avere dei gemelli. -
Anche questo ha l’effetto di uno sparo.
E’ qualcosa di tremendo, di orribile.
Smetto di respirare, spalanco gli occhi e non scendono nemmeno più le lacrime di botto.
Mi separo da lui
respingendolo con le mani contro il petto, lui mi lascia andare ed io
vado sul letto dove mi siedo perché le gambe non mi reggono.
Non è successo nulla.
- Perché mi hai detto cosa
provi per me? Potevi fare finta di nulla, lasciare che ti evitassi per
i cazzi miei e fare la tua vita. Perché mi dici cosa provi, mi
rivoluzioni l’esistenza e poi mi dici che ti sposi? -
Roger scuote la testa, si
strofina le mani sul viso e poi se le passa sui capelli mossi che
ritornano sulla fronte e ad incorniciargli il viso che tanto amo.
Non so nemmeno come mi sento, in realtà. Cosa sto provando.
E’ solo un macello!
- Non dovevo, infatti. Non
dovevo fare niente, mai, per tutta la mia vita! Ma quando ho visto che
mi evitavi io… non ci ho capito nulla! Ti ho cercato e poi non ho più
pensato, ho fatto solo quello che mi sentivo. Ma la verità è che mi
sposo e avrò due gemelle. -
Lo guardo stanco, mi
asciugo il viso e tiro su i piedi sul letto dove mi appoggio alla
spalliera e mi raggomitolo abbracciandomi le ginocchia.
- Non so cosa vuoi da me.
Ora ci siamo detti cosa proviamo e dunque? - Cerco di essere duro, ma
in realtà sono un misto fra l’arrabbiato, il deluso ed il non so.
Roger si siede sul letto, davanti a me, mi prende una caviglia con la mano e me la massaggia dolcemente. Io stringo gli occhi.
- Non lo so. Stiamo vedendo insieme… - Aggrotto la fronte e lo guardo.
- Non credo nei rapporti,
non voglio nulla, Roger! L’amore esiste ma non dura e quando finisce fa
solo male. Nel caso di un amore clandestino è anche peggio perché fa
male a più persone! Non c’è niente da fare. Non dovevamo dircelo. Io
non voglio nessuno, vicino a me. Non voglio nulla. - E lo ripeto finché
lui sale in ginocchio sul letto, al contrario di me, mi prende il viso
fra le mani come prima, si protende e mi bacia.
Di nuovo la sensazione di non respirare, la sensazione di sospendermi, la sensazione di tornare alla vita.
Sento, provo di nuovo.
Sentimenti, calore, emozioni.
Voglia di fare, di provare, di salirgli sopra e spogliarlo.
Voglie che non ho più avuto dopo Melbourne. Quando mio padre me lo ha detto.
E’ come se piano piano Roger mi stesse curando.
Lentamente.
Apro la bocca contro la
sua, piego la testa e gli vado incontro con la lingua. Ci intrecciamo,
i sapori si mescolano e tutto si confonde. L’emozione è così alta che
come può finire?
Eppure è finita. Coi miei è finita.
Stringo gli occhi e mi aggrappo alla sua maglia per non pensare a loro.
Perché non voglio tornare ad essere vuoto ed insensibile.
Mi aggrappo a Roger e a questa sensazione vitale che mi fa stare bene.
Così mi tolgo la maglia da
sopra la testa, poi prendo la sua e faccio lo stesso, infine senza
farlo respirare, col ritmo che sale, il mondo che gira velocissimo,
impazzito, con frenesia, lo spingo steso e mi metto sopra, a
cavalcioni, tornando a baciarlo.
Alla faccia di quello che non voleva saperne.
Roger mi prende per i fianchi e accetta il mio bacio irruente, di chi non vuole proprio tornare a sentire quel dolore.
Mi devo riempire di lui, devo riempirmi di quel che provo.
Scivolo sul suo collo, me
lo divoro. Mi divoro tutto il suo corpo, mentre la mano scende fra le
sue gambe e lo tocco. Lui sospira e apre meglio per darmi. Credo che
stia di nuovo agendo d’impulso ed io non mi lascio pregare. Se mi fermo
sono perduto.
Se mi fermo tornerò a sentirmi freddo e vuoto.
Lui è l’unico che dà un senso alla mia vita, ora come ora.
Gli piace da morire.
Mi infilo sotto i pantaloni
di tuta e gli slip, gli prendo l’erezione che avevo disegnato con le
mani e lo massaggio con intensità, stringendo finché non geme sul
serio.
Quando è abbastanza duro,
mi chino e lo lecco. Quando la lingua arriva sulla sua punta, Roger
apre la braccia ai lati del viso, prende il lenzuolo sotto di sé e geme
ancor più forte.
- Oh Rafa… - Quando dice il mio nome con voce roca, mi manda fuori di testa.
L’avvolgo con le labbra, lo
faccio mio con impeto e lui si rende conto di quanto quel che provasse
fosse reale. Spinge col bacino nella mia bocca, puntando i piedi sul
letto, e mi chiama ancora fino a che dice che non ce la fa più ed
allora mi fermo, mi abbasso gli shorts ed i boxer, mi giro e mi metto a
carponi. Mi bagno il dito che infilo dentro di me, la mano fra le
gambe, lo rifaccio per prepararmi sufficientemente, poi lo chiamo.
- Dai… - Roger rimane spaesato. - Dai, scopami che impazzisco altrimenti! -
No, essere gay non è stato un problema tanto quanto lo è ora accettare il divorzio dei miei. O, quanto meno, elaborare la cosa.
Dopo settimane di freddo,
torna il calore. Un calore immenso, potente, che mi investe. La vita
torna a scorrere ed ha il nome di Roger.
Si mette dietro di me, mi prende per i fianchi ed entra senza complimenti, assecondando di nuovo i propri istinti.
Lo sento duro dentro, mi inarco e lo chiamo a rifarlo.
Roger esce e rientra meglio
ed ancora ed ancora finché i movimenti diventano fluidi e veloci. Mi
abituo subito, perché non è il primo.
Mi fa suo ed i nostri gemiti si levano insieme nella camera, mentre i nostri corpi si muovono all’unisono.
Gli vado incontro mentre
aumenta le spinte e la mia eccitazione sale, con la mia mano che
l’accompagna in una concomitanza di emozioni incredibili.
Incito ad andare più forte
e quando tocca il mio punto, gli dico di continuare lì, proprio lì.
Roger va più a fondo, più forte, fino a che io vengo tendendomi tutto
fra le sue mani. Poco dopo Roger, sconvolto da quanto può essere
eccitante l’orgasmo del proprio partner, viene anche lui, dentro di me.
Si accascia su di me dopo quel momento in cui tocca il paradiso, mi cinge la vita e posa le labbra fra le mie scapole.
Brividi mi riportano di qua, così insieme ci muoviamo e ci sciogliamo.
Finisco di spogliarmi, lui
fa altrettanto, poi ci stendiamo nel letto e mi abbraccia da dietro,
come se fosse un cucchiaio che prende su della cioccolata.
Il mio cucchiaio, la sua
cioccolata. Le labbra mi baciano la spalla, mi giro verso di lui col
capo e rimanendo stretto, le ritrovo.
Ci baciamo questa volta più dolcemente, più delicatamente. Assaporiamo questo bacio che prima è stato caotico ed impulsivo.
Adesso so quanto è splendido, so quanto è meraviglioso e quanto lo amo.
Sta solo da capire quanto durerà e come starò quando finirà.
Quando mi separo da lui, glielo chiedo brutale.
- Mi pianterai perché c’è lei e non puoi tradirla? - Roger mi guarda sorpreso della domanda a bruciapelo.
- Non so cosa farò. - Mi indurisco e mi indispettisco, ancora emotivamente troppo instabile.
- Io devo saperlo, non puoi
lasciarmi nell’incertezza in un momento simile! O stiamo insieme o non
stiamo insieme! Ma lo devo sapere subito! - Roger mi guarda sconvolto
di questo mio atteggiamento contrariato e aggressivo.
- Come posso saperlo ora su due piedi? Abbiamo appena fatto l’amore, non ti direi mai no ora! -
Mi sciolgo dalle sue braccia e mi tiro su sul gomito per guardarlo meglio.
- Significa che a mente fredda mi scaricherai? - Roger si mette sulla schiena e si chiude gli occhi con le mani insofferente.
- Rafa, non possiamo parlarne ora, abbiamo gli ormoni a palla! Non capiamo nulla! -
- Lo so cazzo! Ma io devo
saperlo, me lo devi dire! Io non posso rivederti chissà quando e sapere
il verdetto! Non volevo nemmeno scopare, non volevo cedere! Perché so
che non andrà, non funzionerà e se non vuoi dirmi che non puoi beh,
guarda, già ne sono convinto! - Parto come un toro, mi siedo e
gesticolo quasi urlando e Roger allora torna ad alzarsi seduto e con
una mano sulla mia nuca, fra i miei capelli ingarbugliati, mi tira a sé
e mi bacia. Mi chiude la bocca così tutte le volte e comincia a non
dispiacermi. Ha il potere di staccarmi la spina.
- Non voglio lasciarti. Non
dovevo farlo, non dovremmo stare insieme. Ma non posso nemmeno
scaricarti e fare finta di nulla. Come non potevo lasciare che tu non
mi parlassi più. Io… so cosa andrebbe fatto, cosa sarebbe giusto. Ma so
anche che quando provo a fare la cosa giusta, mi ritrovo a fare quella
sbagliata. Perché è quella che voglio di più. -
Con questo sospiro e mi stendo senza forze, di nuovo.
Roger mi guarda affettuoso,
dolcemente, si stende appoggiandosi sul gomito, mi guarda e poi infila
un braccio sotto la mia nuca, mi tira su di sé e mi abbraccia. Mi
accoccolo e mi lascio fare.
- Non sei stanco di prendertela per tutto? -
- Sono stanco di non
provare nulla. Per settimane, da quando ho saputo dei miei, la vita si
è fermata. Non provavo niente per nulla e nessuno, anche il tennis
aveva perso il senso. non mi diverto più a giocare, non mi importa se
vinco o perdo, non sono combattivo. E non provavo nulla. Mi ci sei
voluto tu per farmi provare di nuovo qualcosa. - Quando lo dico è una
liberazione e mi guarda sorpreso.
- Davvero sei a questo punto? - Annuisco.
- Non ci penso di continuo,
ma questa è la mia reazione. Sto andando in depressione, sono
scostante, sulle mie, chiuso. Non lo faccio apposta, non me ne rendo
conto. Quando ti ho visto mi è venuto spontaneo scappare. - Mi carezza
i capelli giocandoci un po’.
- Ognuno reagisce a modo
suo. E’ stato uno shock la separazione dei tuoi. Da piccolo forse lo
capisci di meno, ma da adulto lavora in te, interiormente, e senza che
te ne accorga ti ritrovi a non credere nell’amore e a boicottare le
relazioni. Perché traduci quello che è successo a loro, anche senza
farlo di proposito. E ti dici ok, prima o poi finisce, prima o poi ci
stai male. -
Roger mi capisce come nessuno potrebbe e non mi stupisce.
Sospiro e cerco la sua mano, intreccio le dita e mi stringo a lui.
- Rimarrai con me anche se
ti sposi ed avrai figli? - Roger sta zitto, così alzo la testa di
scatto, con la paura che sia un no. - Se pensi di lasciarmi dimmelo
subito. Lo affronterò, ma non posso ora… - Così torna a carezzarmi la
nuca e stringe di più la mano.
- Non ti lascio. Non sarà facile per me, ma non voglio lasciarti. Più che altro non posso, non ci riesco. -
Sospiro sollevato e mi riappoggio a lui.
- Il matrimonio è
sopravvalutato. E’ una stupida istituzione con delle stupide regole
decise da stupida gente! Non ha senso che qualcuno decida che nel
matrimonio non puoi andare con altra gente e non puoi amare nessuno. Il
matrimonio tutela i figli, probabilmente, ma non dovrebbe stabilire che
se ami un altro, devi lasciare il marito o la moglie. Marito e moglie
sono un usanza, una cultura. Lo si fa e basta. Ma che senso ha? Se poi
comunque finisce, che senso ha? Non si possono fare i figli senza
sposarsi? Si sta insieme quanto si vuole, senza impegni solenni che
rovinano le persone. E poi, quando le cose cambiano, amen, se ne prende
atto. Ma non si illude la gente, i figli, gli altri che pensano che
sarà per sempre e sono tranquilli. Se sai che potrebbe finire è
diverso, se poi succede. Lo metti in conto. Ma se non ne hai idea, se
ti illudi che vada bene… sai, i miei non litigavano mai, andavano
d’accordo, sembravano la coppia perfetta. Ed in realtà non si amavano.
Capisci? Le apparenze sono delle stronzate! La verità è che nessuno sa
cosa succede dentro di te! Ma vivi seguendo le regole che gli altri ti
impongono e lo fai solo per essere lasciato in pace, altrimenti faresti
scandalo! Ma non sta a credere che solo perché le metterai una fede al
dito, quello significherà chissà cosa. Magari anche lei ti tradirà e tu
non lo saprai mai! Magari divorzierete e ti ricorderai di questa
conversazione e sarai felice di non esserti negato una storia d’amore
che volevi solo perché qualcuno ha deciso che se metti incinta una, la
devi sposare e poi ti devi consacrare a lei. - Sono un fiume in piena,
non mi spengo più, Roger non mi interrompe, mi ascolta, continua a
carezzarmi, ogni tanto mi bacia, ma mi lascia parlare.
E’ così dolce.
Il mio Roger.
- E’ vero, i sentimenti
nascono contro la tua volontà nel momento più sbagliato, per la persona
più impensabile. Ma non puoi cancellarli. Però non puoi cancellare
nemmeno quel che hai fatto prima. Uno si fa i piani e li porta avanti
finché non succede qualcosa che cambia tutto. Credo che nella vita non
puoi mai dare niente per scontato, non puoi mai sapere cosa ti
succederà e cosa farai quando ti succederà. Per cui devi solo essere
pronto a tutto e aspettare. - La saggezza di Roger non mi stupisce.
- Ho paura che finisca anche fra noi. - Dico senza mezzi termini.
- Se succederà, l’affronteremo. -
- E perché dovremmo provare a viverla lo stesso? - Chiedo smarrito.
- Perchè nel mezzo ne vale
la pena. - Alzo la testa e lo guardo, lui sorride ed è così dolce che
non posso certo non ricambiare.
- Ho paura lo stesso. - Ammetto con voce tremante. Mi carezza ancora.
- Non sarai mai solo, non
allontanare gli altri per paura dei rapporti. Non sei solo e non sarai
mai solo. Ci sarà sempre qualcuno pronto a sostenerti, ad aiutarti. Ed
io non posso prometterti di esserci per sempre o che sarà una storia
facile, ma mi impegnerò per non deluderti e per non ferirti. E se lo
farà non sarà mai intenzionale. - Tremo ancora, dentro di me, ma con
Roger Federer che si impegna a starti vicino per quanto più possibile,
non posso certo non provarci.
Chino la testa su di lui e lo bacio, poi torno ad accoccolarmi.
- Sono nelle tue mani. - Dico alla fine senza fargli sentire quanto sono spaventato.
- So che la cosa ti terrorizza, perciò sono onorato di averti nelle mie mani! - Dice sorridendo. Lo faccio anche io.
Non andrà meglio subito e
forse un giorno comunque finirà. Spero che lui abbia ragione a dire che
ne sarà valsa la pena e che qualcuno mi aiuterà ad affrontarla.
Però se c’è una persona di cui so di potermi fidare, a questo
mondo, è lui.
So che mi fidavo anche dei miei genitori e guarda che è successo.
Se erano in crisi perché
non ne hanno parlato con me e mia sorella? Dovevano farci capire cosa
succedeva, darci la possibilità di aiutarli o comunque di prepararci.
Non certo vivere con delle maschere a questo modo.
Forse è parlarne. Forse è questa la chiave per non far soffrire gli altri troppo, o per non rovinare qualcosa di prezioso.
Parlarne con il diretto
interessato se ci sono problemi, esprimere quel che si prova, cosa
succede. E, se ci sono persone coinvolte, parlare anche con loro.
Far loro capire.
Forse è questo l’unico modo per vivere senza ferire troppo e stare troppo male.
Perché evitare di soffrire nella vita è impossibile, si può solo cercare di mitigare la cosa.
Ma sono le sue mani che mi
carezzano dolcemente, che mi fanno addormentare. E dormo
sorprendentemente bene dopo settimane che non lo facevo più.
FINE