NOTE: piccola fic omaggio a Rafa per questo momento difficile che sta passando, purtroppo è morto suo nonno e lui ci era legato. Ieri sera ci pensavo e mi chiedevo come l'avesse presa, poi ho letto una sua dichiarazione vecchia su Dio e la fede e diceva che lui non sa se Dio c'è o no, ma preferisce vivere essendo gentile col prossimo piuttosto che fare come chi crede in Dio ma poi è una pessima persona. E così poi quasi per caso mi è partita la canzone che poi ho messo il link sotto e... beh è partita l'ispirazione. E' venuta fuori così, ovviamente partecipa Nole che in quel momento giocava a tennis una partita dove si è visto distratto e nervoso. Ho fatto un piccolo banner, ma sono nuova del programma e migliorerò con questi affari! Intanto buona lettura. Baci Akane*

ESISTENZA



LOSING MY RELIGION - REM - PIANO

Le note del piano riempiono l’aria da non saprei dire quanto tempo.
Sono i suoi dischi. Sono tutto quello che ho chiesto.
I suoi dischi ed il suo strumento per ascoltarli. Non ho voluto altro.
Sono le sue opere preferite, classiche. Lui suonava il piano, era molto bravo ed appassionato di musica.
Io e lui non avevamo certo gli stessi gusti, ma ricordo da piccolo che mi faceva ascoltare queste cose e poi stavo lì ad ascoltare lui e credevo che fosse facile, ma quando mettevo mano io al piano suonavano oscenità.
Poi ho scoperto che ero più portato per lo sport che per la musica e l’arte.
Ero molto legato a lui, sapevo che stava male, ugualmente non sei mai pronto, per quanto tu possa provarci.
Questi giorni poi sapevo che potevano essere decisivi, forse hanno condizionato il mio tennis, ora che avevo ritrovato coraggio e sicurezza in me stesso.
Ripenso a questi ultimi giorni, ripenso a come sarà stato lui e ripenso a quando l’ho visto l’ultima volta, poi penso a quando l’ho sentito suonare, a quando mi ha parlato della sua musica preferita e a quel che pensavo quando ne parlava.
Quanto gli piaceva la musica, quanto viveva per lei.
E mi chiedo… è la stessa passione che io ho per il tennis?
Il disco finisce, mi alzo dal divano e vado a metterne un altro senza leggere l’artista.
Si passa da cose movimentate ed allegre ad altre tristi e depresse.
Forse queste rispecchiano più questo mio stato d’animo.
E forse non riesco a lasciar semplicemente andare perché non ho la minima idea di che cosa starà facendo ora, di dove sarà. Se si è semplicemente dissolto, se semplicemente non esiste più e basta, tutto quello che ho di lui, l’unica sua traccia, è quello che possedeva, quello che ha fatto, quello che ha realizzato.
Voglio andarmene, voglio smettere di esistere lasciando qualcosa di concreto, qualcosa che vivrà anche se io sarò dissolto.
Ho fatto abbastanza? Posso fare di più?
E’ tutto qua?
Un record di titoli e vittorie sulla terra rossa, un record  in seconda di Slam a tennis e basta?
Sarò ricordato come uno dei più grandi tennisti della storia del tennis e poi?
Beh, ho la mia fondazione, sta ingranando e ne son fiero, ho una serie di altri progetti più o meno realizzati od in realizzazione Ma non so se è esattamente questo quello che voglio, che intendo con lasciare traccia di me, in modo che anche se non esisto più, io ci sia comunque
E poi cosa conta, comunque?
Essere ricordati nei secoli per quel che hai fatto conta per chi resta, per le persone che vivranno dopo di te, ma per me che non ci sarò più, che non avrò pensieri, occhi, orecchi… cosa conta anche se qualcuno si ricorderà di me?
E’ così che è morto il nonno?
Pensando che tanto è stato tutto inutile anche se ha fatto qualcosa che qualcun altro ricorderà?
Scuoto la testa e mi stringo gli occhi contro i palmi.
Vorrei solo piangere a dirotto e buttare fuori questo enorme peso, questa bomba che mi schiaccia giù, ma non ci riesco perché sono troppo angosciato da questi pensieri e dal fatto che anche se ho la sua musica, le tracce del suo cammino, anche se lo ricordo, lui comunque non esiste più. Semplicemente non c’è, punto e basta.
Ci ero legato, forse se non ci ero tanto legato sarebbe stato diverso.
O forse sono in una fase di cambiamento della mia vita ed allora ci penso più di quel che ho fatto in passato in situazioni simili.
Non è il primo lutto, ma forse sono io troppo delicato e fragile, ora.
Perché mi sto reinventando, riscoprendo, devo riprendermi in mano dopo essermi perso e sono qua ad ascoltare le canzoni preferite di mio nonno, cercando una sua traccia, la traccia della sua esistenza, chiedendomi se gliene sarebbe importato. Perché tanto ora non ha nemmeno più sentimenti, non ha nulla, non c’è. Semplicemente non c’è.
O sì?
O forse quelli che ci credono hanno ragione, c’è un Dio e c’è un Paradiso?
Il telefono suona e mi riscuoto rendendomi conto che sono anche anchilosato per la posizione sempre uguale.
Abbasso la musica e prendo il telefono. Nole.
Dio Nole! Chiudo gli occhi e impreco.
Porca puttana, aveva la partita dei quarti stanotte!
Non l’ho nemmeno guardata!
Mi strofino la fronte ed i capelli e poi rispondo cercando di apparire tranquillo.
Lui mi risponde. La sua voce arriva calma, credo abbia smesso di giocare da un po’ e vedendo che non mi facevo vivo, mi ha chiamato.
- Ehi, tesoro. - Sorrido alla sua dolcezza, non si vergogna ad usare certi termini ed io non mi imbarazzo a sentirli.
- Ciao, scusa se non ti ho chiamato subito, ma mi sono perso ad ascoltare della musica e… -
-Musica? - Chiede sorpreso. - Che musica? - Sa che non sono uno che si perde proprio nella musica anche se mi piace.
- Del nonno. - Spiego senza aggiungere altro. Vorrei capire come è andata la sua partita senza fare la figura di quello che se ne è dimenticato.
- Quella che suonava lui o quella che ascoltava? - Nole sa tutto quello che si potrebbe sapere del nonno del proprio ragazzo, ho passato una notte intera con lui a parlarne, quando è successo.
Mi è arrivata la notizia e gli ho scritto che avevo bisogno assolutamente di lui.
Mi ha consolato, coccolato ed è stato con me tutta la notte. Non ho pianto e non mi sono disperato, ma ho parlato di lui. E lui è rimasto lì a sentire tutto, a carezzarmi e cullarmi fino a che non mi sono addormentato.
La persona più adatta ad affrontare queste cose, i lutti. Ha fatto esattamente quello che speravo facesse, mi è stato vicino con discrezione raccogliendo quello che avevo bisogno di dargli.
Ma non ho pianto e mi sembra che finché non ci riesco, non avrò dimostrato il mio rispetto e l’affetto per il nonno, quello che merita.
Ma poi servirebbe?
Lui lo saprebbe?
Forse no… non credo… non lo so…
- La sua preferita. Sono dischi di musica classica originali. Sai quel suono… quel suono che fa il disco vecchio, con la puntina che scorre e riproduce la melodia? C’è una specie di graffiato di sottofondo… più che la musica, sto ascoltando quel suono. Non so perché. Mi ricorda lui. Mi ha ipnotizzato. -
E Nole continua ad ascoltare anche se non gli ho detto niente sulla sua partita e non so ancora quanto ha vinto, perché andiamo… avrà di certo vinto!
- Alza il volume? - chiede. Ed io lo faccio. Alzo il volume e la musica aumenta, accosto il telefono alla cassa e si sente perfettamente il suono che dico.
Dopo un po’ abbasso e torno al telefono.
- Hai ragione si sente. E’ un suono particolare. - Annuisco.
- Sa di lui… forse perché è un suono antico. Adesso le canzoni hanno suoni puliti. - Mi rendo di nuovo conto d’aver divagato e scuoto la testa chiudendo gli occhi, mi appoggio di lato sul divano. - Scusa, sto dicendo cose senza senso. Non ti ho nemmeno chiesto come stai e… - Nole non mi fa finire.
- Ho vinto. Faticando, ma ho vinto. E sto bene, non sono io quello che ha bisogno di parlare. - Sorrido di nuovo amareggiato.
- Sono contento che hai vinto, sapevo che ce l’avresti fatta. Volevo vederla, davvero, però sono arrivato a casa e c’erano tutti quanti che parlavano delle cose del nonno e della funzione e di mille robe e mi hanno cominciato a fare domande ed io… io non capivo nulla di quello che dicevano. Ho trovato la scatola con il giradischi ed i dischi ed ho detto se potevo avere quelli, mi hanno detto di sì. Li ho salutati e sono andato via. Non potevo restare. -
Continuo a spiegare cose di cui non gliene frega. Continuo a parlare come se avesse senso.
- Sei a casa? - Annuisco.
- Sì, sto ascoltando i dischi e non riesco a smettere. - E vorrei chiedergli di lui e della partita, ma non riesco. Perché dalla mia bocca esce di tutto e non sapevo nemmeno di avere questo tutto. E’ come se non aspettassi che lui per tirarlo fuori, dargli voce. Come se lui fosse l’unico, il solo in grado di ascoltarmi e capirmi.
Il solo con cui voglio farlo.
- Xisca, tua madre, qualcuno? - Chiede per capire quanto solo sia.
- No, solo io. - Faccio poi. - Pensavo a quello che conta quando una persona a cui vuoi bene ti lascia. Conta la sua traccia, una traccia che parli di lui, che quando la vedi ti permetta di ricordarlo. -
- Come una lapide, come quando vai al cimitero. Lo fai per fermarti a ricordarli, perché altrimenti non lo faresti. La vita è frenetica, si dice ‘rimarrai nei miei ricordi’, ma non hai tempo per ricordare. Allora si va al cimitero e si guarda la lapide. - Questa considerazione mi toglie il fiato. E’ semplicemente perfetta. E’ semplicemente una delle cose che avevo lì. E’ come se i nervi cominciassero a sciogliersi Li avevo tesi?
- Sì… è così… e si tiene un oggetto della persona per lo stesso motivo. Per ricordare. Io odio i cimiteri e le lapidi, inutile spesa e spreco di materiale, tempo e denaro che ha lo scopo di farti ricordare qualcuno che potresti ricordare allo stesso modo con una foto appesa in casa oppure tenendo un oggetto suo personale che metti in mostra per poterlo vedere spesso. - Ecco qua che parto, il tono si anima ed io mi sento vivo, il cuore batte, l’indignazione riprende. - A casa discutono di cosa avrebbe voluto il nonno, ma cosa dicono? Lui non avrebbe voluto morire, quel che facciamo coi suoi resti cosa cazzo vuoi che gliene freghi? - E non so fermarmi. Ma lui silenzioso e paziente ascolta.
Ed io mi fermo, sospiro e mi strofino il viso di nuovo calmandomi.
- Scusa. - Nole dolcemente.
- E di cosa? Sono qua per te, anzi… mi brucia essere così distante! Vorrei solo essere lì con te… abbracciarti… ascoltare i dischi con te ed i tuoi ricordi… - Di nuovo il potere di addolcirmi, sciogliermi, alleggerire i nervi. E se me li togliesse del tutto? Forse piangerei?
- Sai, forse finché uno non piange per una persona, non gli dimostra l’affetto sincero e profondo. - Di nuovo cose a ruota libera.
- Io penso che conti il modo in cui decidi di ricordarti di lui. Secondo me conta più l’atto del fare in modo che tu pensi sempre a lui, che il piangerlo. -
- Come il prendere i suoi dischi? - Lo sento sorridere e la sua voce calda, roca per il sonno e la stanchezza, mi risponde.
- Come il prendere i suoi dischi. E’ stato un pensiero bellissimo. Ed ascoltarli. - Ci penso, sospiro, chiudo gli occhi e mi lascio prendere da una canzone particolarmente triste. Mi metto la mano libera sul viso e lui paziente è lì che ascolta anche i miei silenzi.
- Ma poi che senso ha? Lui non esiste più, non gli importa se uno lo ricorda o piange. Perché lui non c’è, non sta a guardare da nessuna parte. Uno può anche insultarlo, lui non sa, non sente, non conta. - E quando lo dico è come se il mondo si fermasse un attimo, un solo attimo.
Trattengo il fiato per sentire la sua risposta e non so perché mi interessa tanto improvvisamente.
Però sto qua e l’ascolto.
E lui, paziente e dolce, parla dopo un po’.
- Anche se non credi in Dio non significa che non esista. - Perché lui invece ci crede ovviamente. Diversi anche in questo.
- Io non so se c’è o no, è diverso dal non crederci. -
- Ma hai detto che tuo nonno non esiste più, non c’è, non sa cosa fate. E questo è come dire che Dio non esiste, ma non puoi sapere. Non puoi sapere com’è di là. Se c’è Qualcuno che accoglie le anime dei morti o no. Non puoi… vivere con angoscia questo istante perché sei convinto che non ci sia niente. Perché non sai. - Non è agitato, parla sempre con la sua perenne dolcezza, è come se sapesse cosa stavo macinando e volesse esserci quando l’avrei tirato fuori. E gli brucia non esserci per questo. Per guardarmi negli occhi e stringermi.
E quindi chiudo gli occhi e immagino i suoi, dolci, che mi guardano.
- Non lo so, non so cosa credere ora. Se credessi in Dio ora sarebbe per comodità. Perché così mio nonno c’è ancora. Perché così quando moriremo, ci saremo ancora, anche se non qua, non così. -
- E’ questo che ti angoscia tanto. Il non esserci più un giorno. E ti colpisce ora perché sei in un periodo delicato, di cambiamento, sei fragile. - Ovviamente mi legge dentro, sa quello che pensavo e quello che provo. Non serve discutere con lui!
- E’ normale pensare alla morte quando un caro muore. - Dico secco. - Però non ne sono angosciato. Semplicemente ci penso. Come penso a quanto sia giusto piangere o meno. -
- Anche se non riesci a piangere non significa che non gli vuoi bene. - Ma come fa? Come diavolo fa a leggermi dentro?
Non gli avevo detto nello specifico questa cosa, che mi sentivo in colpa perché non piangevo per lui!
Scuoto la testa ed alzo gli occhi al cielo, mi bruciano.
Perché lui non è qua e vorrei ci fosse, ma mi capisce così tanto che è come se mi stesse abbracciando.
E ad un certo punto un pensiero mi passa per la testa e lo dico.
- Forse è il bene che ci vogliono a farci esistere ancora. - Nole non dice nulla ed io continuo aggrappandomi al pensiero fugace. - Perché tu non sei qua, ma il bene che mi vuoi, il fatto che mi capisci e sai cosa dire per aiutarmi, mi fa sentire come se ci fossi. E mi sento come se mi stessi abbracciando. E quindi penso che forse… forse è questo, no? E’ il bene che vogliamo che ci fa esistere anche quando ce ne saremo andati. Al di là di Dio o non Dio! - Il suo respiro è alterato e da questo piccolo segno capisco che è lui che sta piangendo e quando realizzo che lo sta facendo, quando sento la sua voce rotta che dice che vorrebbe solo poter volare qua da me e stringermi davvero, io finalmente lo faccio.
Finalmente libero le mie lacrime. Perché lui sta piangendo per… Oh Dio, non so nemmeno cosa!
Però lo fa ed io che ci provavo da tutta la sera sono qua ebete e penso… ‘ma è così facile!’
Ed eccole qua, le lacrime.
Perché se io sento l’amore di Nole a distanza, allora il nonno può sentire il mio, ovunque sia, che ci sia o no.
E sto qua a piangere come una fontana, come uno sciocco. Per quanto?
Non saprei proprio. Piango e Nole  sta al telefono a piangere con me e non so perché lo fa, però è così che succede.
E poi, semplicemente, sto meglio.
Non so se Dio esista o no, so che voglio essere una persona gentile col prossimo indipendentemente dall’esistenza di Dio.
E ovunque andremo poi, qualunque cosa sarà di noi, conterà solo se saremo stati in grado di farci amare.
E almeno in questo so che ci sto riuscendo.
-Grazie Nole. Ora sto bene. -

FINE