NOTE:
ecco un altra fic su questi tre tennisti carini carini. Oggi vediamo
come se la passa Rafael. Tocca a lui ripensare a Roger e alla loro
storia, come si sono evoluti i suoi sentimenti e quanto sono seri.
Perchè dire che per lui Roger viene primo è una cosa, ma perchè? A
parte che loro si conoscono da moltissimi anni e che gareggiano
davvero da un'infinità di tempo, Rafa è cresciuto nel mito di Roger
ed ogni volta che vinceva contro di lui, lo guardava sempre
dispiaciuto, correva sempre a consolarlo come se fosse
importantissimo che Roger non ce l'avesse con lui. Anche poi quando
vinceva Roger contro Rafael, questi era comunque felice e
l'applaudiva al settimo cielo. E' anche vero che come ride e parla
con Roger, Rafa lo fa con pochissimi.
Ce
ne sono altre di fic, non so quando le pubblicherò perchè ho
problemi di pc, connessione e poi partirò per le ferie... in ogni
caso la storia non è per niente finita qua perchè ci sono
evoluzioni cruciali... ed ho ancora molto da scrivere. Nel frattempo
ho tentato di fare un sondaggio per capire quale coppia viene
preferita, non so se ci sono riuscita, voi provate ad aprire questo
link e a farlo... vediamo se capisco come funziona! (certo, l'ho
fatto io e non so come funziona... eh no!!!!)
https://www.sondaggio-online.com/s/538420a
Ed
ora... buona lettura! Baci Akane
LET
Let
= Indica la ripetizione del punto stabilita dall'arbitro a causa di
una interruzione del gioco per vari motivi
"Mi
sento più vicino e connesso a Rafa"
-
Roger su Rafael -
“Mi
odia, mi odia davvero. Adesso mi odierà per il resto della mia
esistenza! Ogni volta che ci vedremo mi fisserà con l'intenzione di
uccidermi, non mi parlerà più, non mi sorriderà più.
Ed
io che invece volevo solo essere qualcuno per lui, essere notato,
fare amicizia, conoscerlo, avere un rapporto.
Lui,
il mio Dio... ma come ho fatto a sbagliare tutto?
Come
farò adesso? Non posso, non posso proprio concepire il tennis con
lui contro. Certo, sapevo saremmo stati rivali nelle mie rosee
aspettative, ma non pensavo rivali in senso negativo. Nei miei sogni
eravamo rivali ma amici, di quelli che si ammirano e si stimano a
vicenda, che si considerano i migliori a vicenda. Volevo essere
guardato da lui!”
Rafael
si trovò a ripensare a quei primi momenti con Roger, inevitabile
dopo quanto successo.
Era
stato traumatico realizzare che invece dell'ammirazione, suscitava in
lui irritazione.
Glielo
aveva letto nel viso semplice e gentile. Gentilezza che davvero non
c'era più.
La
prima volta era stata sorpresa, Rafael si era sentito al settimo
cielo.
Già
incontrarlo dal vivo era stato eccezionale, intravederlo al torneo,
camminare sui suoi stessi campi, respirare la sua stessa aria.
Affrontarlo,
addirittura, era stato sensazionale.
Batterlo
era stato da svenire.
Era
cosciente di essere bravo e di avere buone occasioni, sapeva chi era.
Per
cui era arrivato forte di sé.
Roger,
impreparato ad uno tanto talentuoso, era stato battuto.
Il
numero uno migliore di tutti i tempi, battuto da un ragazzino di
cinque anni meno di lui che imitava chiaramente il suo look e cercava
di assomigliargli.
Certo
il modo di giocare era completamente diverso ed anche come si faceva
prendere dal gioco, Rafael si accendeva, bruciava, per poi calmarsi e
chiudersi appena i giochi finivano.
Roger
era invece aperto ed espansivo, alla mano sempre e comunque con
tutti, ma calmo anche sul campo, padrone di sé.
Oltre
che gli atteggiamenti, anche i tipi di giochi erano agli antipodi,
bastava pensare che Rafael era mancino, uno che usava entrambe le
braccia come gli pareva.
La
volta dopo era andata diversamente, Roger non l'aveva sottovalutato e
gli aveva mostrato tutti i suoi limiti. Limiti che Rafael aveva
appreso bene per poi eliminarli uno dietro l'altro.
Nell'arco
di pochissimo tempo, il ragazzo aveva fatto un tale salto di qualità
da cominciare a vincere titoli su titoli, ma soprattutto a batterlo.
Scalò
la classifica mondiale in pochissimo tempo e quando le vittorie su
Roger cominciarono ad accumularsi, questi iniziò a guardarlo con
astio.
Ci
fu un momento in cui in effetti successe. Rafael era andato subito
nel panico nel realizzare che il suo idolo gli si era rivoltato
contro, proprio quello che ogni fan non potrebbe mai sopportare.
Aveva
resistito poco, poi era andato subito a sistemare le cose.
Chiaramente
col tennis non avrebbe mai potuto, per cui se aspettava di instaurare
un bel rapporto con lui sul campo, era un illuso.
Rafael
lo capì un po' di tempo dopo l'inizio della loro rivalità e riuscì
a correre ai ripari.
Aveva
fatto tutto in fretta e furia per riuscire ad intercettarlo prima che
se ne andasse dall'albergo, poi aveva raccolto tutto il suo coraggio
e gli era corso dietro fermandolo con una pacca sulla schiena.
Stavano
proprio scendendo le scale del piano delle camere. Roger, fermatosi,
lo guardò con stupore per poi salutarlo gentilmente. Si vedeva che
non aveva voglia di parlare con lui, ma era una persona educata e
doveva sforzarsi.
Rafael
si sentì decisamente male.
Fino
a quel momento gli era stato lontano perchè non aveva trovato la
forza di avvicinarlo e parlargli, ma aveva ardentemente pregato che
Roger lo facesse, che gli desse uno spiraglio.
Solo
quando aveva visto quell'occasione sempre più lontana, si era
deciso.
Il
cuore gli batteva impazzito nel petto e sicuramente era rosso come un
pomodoro.
Però
doveva farcela, era troppo importante.
-
Posso offrirti qualcosa da bere? Io ho un po' da aspettare... -
Roger,
che se ne doveva andare e che aveva già le valige pronte, lo guardò
sorpreso che glielo chiedesse.
Sapeva
che erano avversari?
Cosa
gli saltava in mente?
Guardandolo
bene realizzò quanto imbarazzato e pieno di speranze fosse e fu lì
che capì tutto.
Quel
ragazzino talentuoso che si infiammava in campo, era un suo fan prima
che un suo rivale.
Questo
cambiò immediatamente la prospettiva che Roger si era costruito di
lui, la demolì completamente e dal suo sorriso aperto e spontaneo
che lo fulminò paralizzandolo, questi capì che aveva appena
aggiustato tutto.
“Dopotutto
non è stato poi così difficile! Pensavo fosse più complicato!”
-
Volentieri! Tanto non ho fretta, in realtà! - Poi Roger fece mente
locale. - Conosco un posto adatto dove andare senza farci notare! -
Per Rafael era una novità dover andare per posti adatti per non
farsi notare. Stava ancora pensando a quanto strano fosse, quando
realizzò ben altro. Ovvero che stava seguendo Roger Federer per
andare a bere qualcosa con lui.
“Oh
mio Dio!” Pensò infatti agitato mentre si sentiva le gambe molli e
si appoggiava al muro. “Sto per andare a passare del tempo con
Roger! Con lui! Io penso d'aver fatto sogni erotici su di lui, non lo
so bene... ma è la mia ossessione ed ora andrò a bere qualcosa con
lui. Da solo! Non so nemmeno cosa pensavo quando gliel'ho chiesto.
Volevo solo che capisse che non sono qua per rubargli il posto, ma
solo per essere notato da lui!”
Con
una serie di pensieri agitati che sfociava nel panico, lo seguì
rossissimo in viso inciampando una decina di volte.
Roger
non si prese la briga di osservarlo bene, lo portato in un posto
tranquillo poco frequentato, ci andava ogni volta che faceva quel
torneo e che voleva uscire ma stare solo ed in pace.
-
Sai, ho imparato tutti i posti adatti. In ogni torneo ho il mio bar
dove nessuno mi nota! - Disse amichevole Roger sedendosi ad un
tavolino dentro. Rafael esitò sedendosi con lui, la mano gli tremava
e fece quasi cadere la sedia, quando Roger lo notò e lo guardò
bene, capì quanto imbarazzato fosse e lo trovò molto tenero.
Tutti
i suoi cattivi pensieri erano scemati via in un attimo, era un
ragazzino, un suo ammiratore, che cercava di emularlo. Questo, a
differenza dei molti altri, aveva il talento per riuscirci.
Non
disse di rilassarsi perchè sarebbe stata la volta che sarebbe
svenuto sul serio, decise di rifilare una serie di battute divertenti
per farlo ridere. Riuscito nell'impresa, ammirò la sua bella risata
luminosa. I suoi occhi brillavano e poté vedere quanto carino fosse,
oltre che giovane.
I
capelli ancora lunghi fino alle spalle, il cappellino sulla testa con
la visiera al contrario.
-
Ora che ci penso non ti ho mai visto ridere! - Disse Roger
improvvisamente.
-
Cosa? - Chiese infatti Rafael colto di sorpresa.
-
Tu! Non ridi molto! A parte quando vinci, ma lì più che altro
esulti. Poi quando vinci dei titoli sorridi ma sarebbe strano il
contrario. Però al di là di queste cose, non ridi molto! - Rafael,
completamente inceppato ed incapace di intendere e volere, rispose.
-
Ora ho riso! - Roger scoppiò a sua volta.
-
Appunto! - Lo spagnolo rimase fermo a fissarlo ebete, imbarazzato di
nuovo, ma in una specie di paradiso terrestre. Non voleva svegliarsi.
-
Intendevo che ora hai riso ma di solito non lo fai molto! Era
un'osservazione! - A quel punto capì e rimase imbarazzato.
Roger
si disse che se voleva scioglierlo doveva farlo parlare.
-
Sono molto concentrato su quel che faccio e... -
-
Non si tratta di quello, penso sia carattere. C'è chi ride sempre e
chi ride quando si sente di farlo. - Rafael capì cosa intendeva e
diretto com'era sempre stato, superò la timidezza dell'essere lì
col suo idolo e disse quello che doveva.
-
Sono abituato a focalizzare gli obiettivi e a non rilassarmi finchè
non li raggiungo. - Roger inarcò le sopracciglia senza capire cosa
c'entrasse. - Ora ho raggiunto uno dei miei obiettivi e posso
rilassarmi! - Roger capì subito che intendeva lui e sorrise, per non
essere lui quello imbarazzato decise di sdrammatizzare con una
battuta.
-
Ti vedo comunque teso! - Che poi non era proprio battuta, ma nei suoi
intenti doveva esserlo. Rafael, colto di nuovo in fallo, ammise anche
quello con la sua tipica onestà.
-
Sfido io a non esserlo davanti al proprio idolo! - Roger non nascose
la sorpresa davanti a quella sincerità.
-
Mi hai già incontrato! -
-
Sul campo, ora è diverso, stiamo bevendo qualcosa insieme,
chiacchierando... e da soli! - Il 'da soli' era d'obbligo.
-
Non ti farò nulla, quindi rilassati! - Roger aveva capito bene
quello che aveva inteso, ma aveva fatto finta di capire male per
togliere entrambi da probabili imbarazzi.
Rafael,
ottuso, lo corresse.
Senza
attivare la capacità di ragionare prima di parlare.
-
Oh, ma sentiti libero di fare tutto quel che vuoi! - Poi capendo cosa
aveva appena detto, si mise la mano sulla bocca diventando di nuovo
di mille colori, rigido ed imbarazzato.
La
risata di Roger scoppiò di nuovo fragorosa e contagiosa.
-
Sei fortunato che sono una brava persona, altrimenti approfitterei
malamente di te! Devi imparare a porti con meno ingenuità! - Rafael
non sarebbe certo più stato capace di spiccicare altra parola e
annuendo fissò il bicchiere, incapace di guardare ancora il suo
viso. Il suo dolcissimo viso ammirato nei poster in camera propria.
Era
cresciuto nel suo mito, come poteva non adorarlo?
Roger
capì che si era chiuso ed incapace di lasciarlo in quel tragico
stato pieno di vergogna, pensò bene di toccargli le mani per
calmarlo. Questo lo fece sussultare e si ritrassero istintivamente
entrambi, guardandosi con occhi sgranati ed aria incerta.
-
Scusa, non volevo spaventarti... - Disse calmo Roger riprendendo il
controllo di tutto. Rafael scosse il capo, ma non disse nulla. -
Perchè non ricominciamo da capo? Ti va? Mi sa che ti ho messo così
in imbarazzo che non potresti avere una normale conversazione. -
Questa dolcezza, questa dolcezza Rafael non l'avrebbe mai dimenticata
e Roger l'avrebbe alternata spesso a battute e risate.
Dolcezza
nel consolarlo dopo le sconfitte e allegria nel farlo ridere e
parlare.
-
No niente, io ti ho invitato a bere qualcosa perchè volevo chiarire
una cosa che mi sta a cuore. Non sono arrivato per rubarti il posto.
È solo che volevo emularti, essere come te. Sai, con gli idoli è
normale e quando ti rendi conto che hai buone possibilità ci provi.
Quando ci riesci, quando gli arrivi vicino e addirittura gareggi bene
con lui è... beh, non so descrivere la gioia che ho provato e che
provo ogni volta. E mi dispiace quando ti rubo un titolo perchè io
sono il tuo tifoso numero uno e vorrei tu vincessi sempre tutto, per
cui quando invece vinci tu ed io perdo, nonostante tutto, sono
contento. Insomma, non so se è mai stato chiaro, sono un po'
impacciato a dimostrare quel che provo al di là del tennis, cioè se
vinco o perdo. Per cui volevo chiarirlo. Perchè tu non mi guardassi
male. Sarebbe orribile per me! - Alla fine aveva aperto le porte e
non era più stato capace di chiuderle. Stupito lui per primo per
tutta quella parlantina e quelle ammissioni che erano così poco
convenienti fra rivali, parlò sperando di non aver di nuovo
peggiorato la situazione.
Roger
l'ascoltò incapace di fermarlo, deliziato dalla sua sincerità ed
intenerito dalle belle cose che gli stava dicendo.
In
molti gli avevano detto cose simili, fra le più disparate,
complimenti di ogni tipo. Il carattere genuino che aveva lo portava
ad essere una persona molto amata.
Ma
lì, davanti ad un imbarazzato Rafael Nadal dei primi anni che si
dichiarava suo grande ammiratore in quel modo, qualcosa era stato
diverso.
Qualcosa
rispetto a tutte le altre volte.
L'aveva
trovato dolce a modo suo. Ma altri lo erano stati prima di lui. In
lui qualcosa era diverso.
“Non
è un tipo dolce, è abituato a nascondere e ad esplodere solo a
tennis, per questo brucia. Eccome se brucia! Eppure c'è
dell'altro... come... come se...” Roger sorrise piegando la testa
di lato, mentre l'ascoltava. Lo sguardo intenerito, quella sua
morbidezza.
-
Per me tu sei grandioso! - Conclusione di Rafael, sorriso di Roger.
-
Grazie. - Fu tutto quello che seppe dire, rendendosi conto d'essere
colpito, quasi commosso dalle sue parole.
“Mi
adora sul serio, non è solo un mio fan come altri, non è solo un
giovane tennista che tifa per me. Lui... credo che mi adori sul
serio... ed è un talento così grande che potrebbe benissimo fare lo
spaccone, invece fa il suo, gioca, vince, brucia e grida, ma poi sta
zitto e va avanti a testa bassa, quasi come un toro. Investe chiunque
incontri sul suo cammino, lo demolisce, lo incenerisce. Questo ha un
talento pazzesco e tutto quello che vuole non è arrivare in cima al
mondo e farsi ammirare, ma non farsi odiare da me. Io sono la sua
priorità. Il tennis viene dopo.”
Ora
aveva centrato il punto.
Era
proprio questo il fatto.
Rafael
aveva messo primo Roger e poi il tennis e le proprie molte ambizioni.
Ne aveva, solo che non superavano il suo amore per lui.
-
Farai molta strada, vedrai. Se continui ad applicarti così e a
migliorare con questa costanza... arriverai in alto. - Disse Roger
con semplice onestà, dolcezza, calma.
Rafael
andò a fuoco e con spontaneità rispose.
-
Lo spero! So di avere ottime possibilità! Da quando ho scelto il
tennis per seguire le tue orme, non ho mollato un secondo. C'è stato
solo questo. Ho grandi aspirazioni e so di poterci arrivare. - Ora
l'aveva detto con seria convinzione e Roger si era messo a ridere.
-
Certo che non hai peli sulla lingua in nessun caso, eh? - Rafael di
nuovo rosso. - E' bello, la trovo una dote importante per arrivare in
alto! - Silenzio, uno scambio di sguardi particolare. Rafael
imbarazzato, col cuore in gola, e Roger pensieroso. Poi, dopo un po',
si decise a parlare. - Credo proprio che se ne vedranno delle belle
da qui in poi. Molto più di ora! - Rafael, capendo che si riferiva
alla loro rivalità, sorrise ancora illuminandosi tutto. Nemmeno
quando vinceva dei premi era tanto entusiasta.
“Difficile
fraintendere cosa prova per me, in effetti. Ammirazione e stima,
certo... ma questo mi sa che va seriamente oltre...”
Successivamente
i due avevano cominciato a parlarsi sempre, ovunque, per ogni
occasione.
Incontrandosi
fuori dai campi, negli spogliatoi, in albergo, i due erano sempre lì
a parlare insieme, a ridere e scherzare.
Roger
mostrò di Rafael un nuovo aspetto sorprendente.
Non
era solo l'essere più combattivo e competitivo che avesse mai
calpestato un campo da tennis, sapeva anche ridere e scherzare. Solo
con Roger, ok, però lo faceva.
Si
vedeva tutta la sua giovane età quando parlavano insieme. Il suo
ridere con lui con quella luce particolare negli occhi rivelava ogni
cosa.
Confidarsi
l'un l'altro, sostenersi, ridere e scherzare.
Tirare
fuori il soprannome Rogelio.
E
poi via via confidarsi sempre di più, parlare d'altro, parlare di
cose personali.
Aprirsi
sul serio solo fra di loro. Conoscersi così bene da poter parlare
uno per l'altro.
Ammirarsi
sinceramente.
Difendersi.
Sostenersi.
Dal
modo in cui aveva perso, Roger aveva immediatamente capito che Rafael
aveva qualche problema serio.
Fu
così che decise di invadere il suo mondo e per la prima volta andò
in camera sua, cosa che fino a quel momento non aveva ancora fatto.
Del
resto Rafael lo consolava con molta dolcezza quando perdeva, perchè
lui era emotivo e ci stava male nel perdere le finali.
Roger
ricambiava, ma Rafael ci stava meno male proprio perchè comunque a
vincere era lui, il suo idolo.
Roger
lo sapeva, per questo si sentiva protettivo con lui.
Quando
realizzò che doveva avere qualche problema davvero serio, si decise
ad andare in camera sua.
Rafael
si era appena cambiato e sistemato, i capelli lunghi erano bagnati.
Vederlo
alla porta, lo spiazzò totalmente e si dimenticò anche di
imbarazzarsi.
Si
perse.
-
Posso? - Chiese Roger calmo e pacato. Rafael, ebete, si fece da
parte. Il nodo che aveva avuto in fondo alla gola era rimasto a
schiacciarlo e ad affondarlo per tutto il torneo, ora che l'aveva in
camera, quel nodo si muoveva, saliva. Si sbloccava.
Capì
che avrebbe anche potuto pentirsi di sé stesso se non avesse fatto
attenzione.
Roger
entrò e si appoggiò al balcone della finestra, le braccia conserte,
l'aria seria, attenta su di lui.
-
Che ti è successo? - Chiese dopo un po' neutro. Rafael ebbe
l'istinto di chiudersi. Non ne poteva parlare con lui.
Parlavano
molto di tutto e scherzavano tanto, ma non erano arrivati alle
confidenze.
Forse
era troppo.
Era
felicissimo del rapporto che avevano, ma doveva ricordarsi che
c'erano dei limiti da non superare.
-
Niente, perchè? - Chiese evitando il suo sguardo e cominciando a
radunare tutto per fare le valige.
-
Perchè non è vero che non è niente! - Rispose serio e perentorio
Roger ancora senza muoversi. Rafael gli dava le spalle, la schiena
tesa, i muscoli rigidi, i movimenti nervosi, tremanti, secchi. Tutte
le cose a cadergli di mano e lui a raccoglierle ficcandole alla
rinfusa dentro.
-
Capita, sono stato sconfitto... - Roger scosse il capo e solo
all'ennesima cosa che gli cadeva, gli andò dietro e gliela prese di
mano.
Sfiorandogliela.
Rafael
si immobilizzò, non si girò, trattenne solo il respiro e strinse
gli occhi.
-
Non è questo. Ti infuri quando succede, ma non sei così... così
perso, cupo... non so! Hai avuto la testa fra le nuvole per tutto il
torneo, sei stato davvero lontano anni luce, chiuso in te... -
Roger
gli parlava da vicino, da dietro, sulla sua nuca. Rispettava la sua
volontà di non girarsi.
Beh,
la rispettò poco.
-
Sono sempre chiuso. - Ma non era una risposta e Roger a quel punto lo
prese e lo voltò verso di sé, lo guardò da vicino com'era senza
allontanarsi e con le mani sulle spalle attese che alzasse lo sguardo
sul suo. Quando si decise, Rafael si sciolse di schianto davanti alla
sua dolcezza. Una dolcezza nel guardarlo, nell'aspettarlo. Una
dolcezza nell'incoraggiarlo.
Dolcezza
e gentilezza.
-
Cosa ti succede? -
A
quel punto, Rafael scoppiò a piangere silenzioso, quando Roger vide
le sue lacrime, con sorpresa e shock se lo abbracciò.
In
quel momento gli parve fragile e piccolo, era solo un ragazzino,
dopotutto.
Quel
senso di protezione si consolidò in lui, inspiegabile ed
incredibile.
L'abbracciò
e gli affondò il viso contro il proprio collo, la mano fra i capelli
mossi e lo cullò senza riempirlo di domande.
Rafael
si perse in quel gesto dolce e spontaneo, nei suoi modi così
incredibilmente teneri.
Tutto
quello che voleva, disperatamente, enormemente. Non poteva più
ignorare quel che provava per lui, non era solo una questione di
ammirare, adorare o tifare.
Era
molto di più.
Era
cresciuto tutto a dismisura ed adesso non era proprio capace di
gestirlo. Era troppo grande per lui e non aveva nessuno con cui
potesse parlarne.
La
sua famiglia lo adorava ma erano piuttosto chiusi, specie come
mentalità.
L'avevano
sempre trattato come gli altri, non gli avevano mai regalato nulla,
mai viziato.
Quello
che aveva se l'era dovuto conquistare con caparbietà e lotte.
Per
questo aveva un carattere molto forte e ambizioso.
In
quell'istante, però, Roger vide di Rafael un nuovo lato, molto più
fragile ed indifeso.
Accompagnò
silenzioso le sue lacrime sempre senza staccarselo di dosso, lo tenne
a sé e le carezze lentamente lo calmarono.
-
Ti va di dirmi cosa succede? - Rafael si rese conto che non poteva
dirglielo sul serio, ma aveva bisogno di parlarne, così prendendo
respiri profondi, si staccò coraggiosamente da lui, a malincuore, si
asciugò il viso e facendo finta di stare meglio e di potercela fare,
si voltò di lato imbarazzato all'idea di dirglielo guardandolo.
-
Ecco io... sto realizzando una cosa importante e... non so come
prenderla, come affrontarla... mi ha sconvolto molto più di quello
che potevo pensare... - Non poteva essere specifico e sperava che non
gli chiedesse altri dettagli, ma Roger non poteva aiutarlo se non ne
sapeva di più, quindi chinandosi per guardarlo, chiese:
-
E di cosa si tratta? Non posso aiutarti se non me lo dici. - Rafael
capì che Roger lo vedeva come una specie di fratellino, era
protettivo in quella maniera. Non esisteva proprio che glielo dicesse
sul serio.
Per
qualche motivo Roger se l'era preso a cuore e sotto la sua ala
protettiva, era sempre stato particolarmente disposto verso di lui.
Ora
non l'avrebbe lasciato perdere.
Continuò
a guardare per terra imbarazzatissimo. Dopotutto aveva bisogno di
parlarne e lui era il solo a cui poteva pensare di dirlo.
-
Sto seriamente perdendo la testa per un altro ragazzo. Non so se sono
gay. Alcuni ragazzi mi piacciono... ed ho fantasie... però non
tutti. Comunque il problema è che non è una cosa che posso vivere
ed in generale la devo soffocare e nascondere. Capisci? Trovarsi a
provare certe cose per altri ragazzi non è una passeggiata. Credo di
dovermi assestare, ma adesso ne sono scosso. Non è come realizzare
che mi piace una donna, specie perchè in quel caso ci proverei con
lei e forse andrebbe anche bene. In questo caso non andrà mai bene,
non potrò mai vivere davvero quel che provo... pensavo di potercela
fare. Mi sbagliavo. Mi sta divorando e non so bene perchè, non so
nemmeno come dovrei prenderla, non... - A Roger si strinse il cuore
davanti a quell'apertura totale, un'ammissione non facile da fare e
lui si trovava a farla ad un suo rivale. Davvero non aveva altri a
cui dirlo?
Era
così solo?
Colpito
da lui e rattristito, l'abbracciò di nuovo d'istinto e se lo tenne a
sé con più forza.
-
Vai benissimo come sei! Non sei sbagliato! Se lo vuoi nascondere fa
pure, ma vivilo con serenità! Sei come tutti gli altri! Non importa
chi ti piace! - Quelle, dopotutto, le parole che Rafael aveva sperato
e sognato di sentirsi dire in ogni caso.
Le
lacrime gli bruciarono di nuovo gli occhi e con quel fuoco ormai
divampato, si aggrappò con disperazione a lui, totalmente,
perdutamente innamorato di lui.
Ormai
per lui Roger era diventato molto di più di un idolo od un rivale...
e molto ma molto più di un amico.
Non
glielo avrebbe mai detto a patto di riuscire a superarlo, un giorno.
In quel caso glielo avrebbe detto, sentendosi abbastanza forte e
coraggioso. Altrimenti no.
“Sembra
così sicuro di sé, così focoso, a volte anche altezzoso...
addirittura arrogante! Dà di sé un'idea molto particolare... ma non
certo una così fragile. È incedibile e sconvolgente nelle mille
sfaccettature che ha. Mano a mano che lo conosco scopro cose nuove ed
incredibili. Ambizioso, combattivo, passionale in campo, chiuso
fuori, distante da tutti. Ma poi intransigente con sé stesso,
permaloso, si infuria per ogni sciocchezza... è un tipo che brucia,
se lo conosci un po' meglio. Non passa inosservato, non può proprio.
È pazzesco. E ha ancora un mondo infinito dentro! Questa fragilità
è sconvolgente. Bellissima. Unica. Lui è unico.”
Rafael
non avrebbe certo mai saputo di queste sue considerazioni e nel corso
degli anni, si trovò ad appoggiarsi a lui, ad aggrapparsi totalmente
a lui e a seguirlo come fosse il suo faro nella notte.
Roger,
per Rafael, divenne davvero tutto, lentamente.
Al
punto da non poter più separare il pensiero di sé da lui, come se
ormai la sua vita gli appartenesse e vivesse in sua funzione. In un
qualche modo.
Rafael
riemerse dall'ennesima nuotata nel suo mare spagnolo.
Nuotare
lo calmava e distendeva i nervi tesi.
Staccare
da loro ora andava bene, ma la voglia di vedere Roger dopo quello che
era successo era incredibile.
Eppure
Nole... eppure lui... eppure pensare a lui un secondo dopo che
pensava a Roger, lo turbava e lo incupiva facendolo ricominciare a
nuotare senza sosta.
Aveva
chiuso con lui, era giusto dopotutto. Legittimo. Pretendere altro era
sbagliato.
Forse
con Roger non sarebbe più successo ancora, ma ormai con Nole non era
solo qualche notte di sesso e basta. Per questo glielo aveva dovuto
dire, era stato giusto.
Ripensarci
a mente fredda gli aveva fatto capire che era semplicemente quello.
Rafael
aveva capito, dentro di sé, di dover lasciare andare Nole.
Ma
poteva, dopotutto?
Al
di là di Roger, poteva? Ce l'avrebbe fatta? Era quello che voleva?
Pensare
di vederlo e non toccarlo lo faceva impazzire e nuotare non era mai
sufficiente, a quei punti.
“Al
di là di Roger... sono proprio un idiota. È inutile che lo dico. Ho
iniziato con Nole pensando questo. Al di là di Roger. Però Roger
c'è. Con me o no non importa. C'è. Aveva ragione Nole quando me lo
diceva. Non posso pretendere che mi resti vicino, perchè? Cos'ho da
offrirgli? Che tengo a lui? Che mi piace? Che sto bene con lui? E
cosa sarebbe? Che appena posso se c'è l'occasione mi butto da Roger?
Che comunque lui è sempre primo, per me? Ma chi rimarrebbe, a queste
condizioni?
Ma
cosa cazzo devo fare? Cosa?”
Non
avrebbe trovato le risposte rimanendo a pensarci.
FINE