NOTE:
eccomi qua con un'altra fic su questi tre.... oggi passiamo al caro
Nole e vediamo come se la passa, si comincia subito con una cosa
'interessante'. Cioè non è una fic di riflessi8oni e ricordi, ma
capita qualcosa. Nole prende posizione come si deve. Allora... le fic
procedono, non ho ancora deciso la coppia finale, sono seriamente
dilaniata, per cui può essere che il parere degli altri mi aiuti
nella decisione. Per vui fate il sondaggio, un piccolo aiuto. Poi non
è detto che farò vincere la coppia che vince il sondaggio, ma
magari sì, chi lo sa! Sono imprevedibile.
https://www.sondaggio-online.com/s/538420a
Da
dire c'è che le cose interessanti arrivano dopo questa fic, nelle
due successive!
Come
sempre delle foto che aiutano a rendere l'idea di quel che c'è scritto,
un po' per mostrare quel che pensa Nole, un po' per far capire cosa
intendiamo con 'dolcezza'.
Intanto
buona lettura. Baci Akane
LOVE
LOVE
= Termine
usato dall'arbitro per indicare lo zero nel punteggio
in un game o addirittura in un set di un giocatore.
-
Io non sono una persona dolce, Nole... hai sbagliato a vedere della
dolcezza e delle doti positive in me. Tu sei dolce, Rori è dolce.
Siete delle persone buone, altruiste, di cuore. Io no. Io sono
competitivo, agguerrito, saccente, altezzoso, egocentrico, narcisista
e di certo non dolce. Mi sforzo di non dire e non fare certe cose,
appaio come una persona chiusa, a volte scherzo, a volte rido... sono
forse miracoli, non so. Cerco di passare per una persona normale e
comune agli altri, ma la verità chi mi conosce la sa. Io non sono
una bella persona. Ed è meglio che tu stia lontano da me o rischio
di farti soffrire di nuovo. Non sai quanto vorrei venire da te. Però
so anche che se ora mi si presentasse Rori davanti a me io... non
capirei più niente... ho sbagliato una volta, ti ho fatto un sacco
di male. Non lo farò più. Credimi Nole... è meglio per te se mi
stai alla larga... -
Il
telefono gli tremò, chiuse gli occhi e li riaprì risoluto. Durò
poco, si piegò l'istante successivo in un'espressione di sofferenza,
implorante.
-
Ma come faccio? Ora che mi hai chiamato Nole io... come faccio? - Il
silenzio dall'altra parte. Novak sapeva che Rafael stava trattenendo
il respiro e stringendo forte gli occhi.
-
Io voglio entrambi e voglio tutto da voi. Perchè appena sono rimasto
solo ho pensato a te e a Rori e... avrei voluto solo un modo per
essere con entrambi. È per questo che non posso farti questo. Potrei
dirti sì, al diavolo. Arrivo! Ma non è giusto! Non te lo posso fare
Nole! Non lo meriti! - Non poteva proprio essere più onesto di così.
Novak
amava troppo la sua crudele onestà, quell'onestà a tutti i costi.
Era
impossibile non capire tutto di lui, la gente che non ci riusciva,
non lo guardava con attenzione.
Guerra
aperta in partita, silenzio in pubblico, risate con pochi. Si capiva
subito chi piaceva a Rafael, se odiava qualcuno, se gli stava
indifferente, se voleva schiacciarlo con un piede.
Per
quanto si sforzasse perchè era un personaggio pubblico e sapeva che
certe cose non si potevano fare... si capiva, in quello sguardo di
circostanza, cosa pensava davvero. Cosa provava.
Non
l'aveva mai chiamato Nole anche se era il suo soprannome più comune.
Ora che doveva lasciarlo sul serio lo usava... un modo per legarlo a
sé comunque. Perchè era vero quello che stava dicendo... Rafael
voleva entrambi, lui e Roger. Non poteva scegliere. Però stava
cercando di fare le cose nel modo giusto, per una volta. Forse la
prima.
-
Se questa è una partita, questa volta ho fatto un love. - Mormorò
improvviso Novak. Rafael rispose poco dopo.
-
Sono io che l'ho fatto. Non sto segnando un solo punto nel game e lo
sto facendo di proposito. Vorrei correre da te o da Rori ma mi
obbligo a stare qua. Questo è il mio love. Il mio game a zero. -
Questa
volta era finita?
Era
finita davvero?
Novak
aveva staccato alcuni giorni concentrandosi sulla sua ragazza, i
preparativi del matrimonio, un sacco di cose. Si era obbligato a
tenersi il più occupato possibile, ma all'addio al celibato dove si
era concesso appena un bicchiere a fatica, visto che la sua dieta era
completa e severa, era facilmente partito.
Non
si era certo ubriacato, ma il non bere mai l'aveva portato ad
allentare decisamente i propri freni.
Aveva
subito sentito la mancanza di Rafael, la voglia di aggiustare tutto,
mettere le cose da parte, dimenticare e riprendere come si erano
interrotti.
Perchè
la verità era che dopo la delusione, la rabbia e la sofferenza, gli
era mancato enormemente. C'era stato solo un dolore sordo.
-
Non avevamo una vera storia, tu non mi volevi dare niente e quel che
ti ho strappato è stato con molta fatica. Non ti dovevo forzare
tanto... era per questo che non volevi andare oltre... - Chiamarlo
era stato inevitabile. Continuare anche. Non riusciva a chiudere
quella conversazione, non ce la faceva proprio.
-
Nole... tu sei un giocatore d'attacco, ti devi sforzare per stare in
difesa e tenerti le forze per resistere in un match lungo... era
normale che avresti agito così! Anche io dovevo... dovevo fermarmi,
riflettere... capire che se non ero in grado di allontanare Rori,
dovevo smettere con te. Sono io che ho deciso di continuare. Non
esiste che qualcuno mi obblighi... - Novak rise.
-
Questo è vero, nessuno potrebbe obbligarti... però se non ti
chiedevo di più, non me l'avresti mai dato ed ora... non avrebbe
fatto così male... -
Rafael
rimase in silenzio, non sapeva proprio cos'altro dire.
Sicuramente
non era completamente in sé anche se non lo poteva certo definire
ubriaco.
Forse
fu per questo che decise di dirglielo.
-
Ti voglio bene Nole... è per questo che devo chiudere con te. Non
posso chiederti altro. Ti ho preso troppo, non ne avevo il diritto. -
Gli sfoghi sessuali erano stato il primo passo, il rimpiazzo di Roger
il secondo. Poi aveva semplicemente capito che Roger non si poteva
rimpiazzare.
Novak
si mise una mano sugli occhi e se li strofinò mentre si sedeva per
terra su un marciapiede del locale in cui gli amici l'avevano
trascinato. Fortunatamente era il retro, non c'era nessuno e l'aria
era anche fresca perchè aveva piovuto tutto il giorno.
Il
primo momento che non veniva giù niente dal cielo nero.
-
Io sono arrivato ad amarti, Rafa... come si fa a smettere così di
punto in bianco? Se nemmeno il dolore di quello che posso considerare
un tradimento, mi ferma... - Novak una cascata inarrestabile.
Trattenere sempre, dire quello che poteva quando poteva, ingoiare il
resto. Fare le cose con razionalità e logica.
Ora
aveva tolto tutti i freni, ora veniva giù tutto.
L'odore
di terra e asfalto bagnato l'aiutarono a tornare in sé, cominciò a
respirare a fondo per non piangere sul serio, anche se aveva una
grandissima voglia di farlo, si sentiva strappare da dentro.
-
Come fai ad amare uno come me? Capriccioso, egoista, stronzo come
sono... come fai? - Rafael puntava tanto sui propri difetti, ma Novak
in quel momento vedeva solo i pregi, quelli che non riusciva proprio
a dimenticare nonostante tutto.
-
Onesto, Rafa... così onesto da uccidere. Mi hai sempre detto che
prima di tutti veniva Roger. Che lo amavi e sempre sarebbe stato. Io
sapevo di non essere davvero al primo posto. Eppure ci ho provato lo
stesso. -
Rafael
lo lasciava parlare quando aveva le sue crisi, la telefonata durava
da un'ora e forse più. Passavano da lunghi silenzi a una cascata di
parole in libertà. Quando sentiva che stava per piangere si fermava.
Rafael
lo sentiva.
-
Non c'è una soluzione. Le cose stanno così. Non posso chiederti di
essere un secondo, di stare con me quando non sto con Roger... se mai
ci starò! Non mi ha più chiamato, per cui... ma in ogni caso ci
ricadrei, succederebbe ancora se avessi l'occasione. Non puoi essere
il mio ragazzo intanto che lui non c'è! Non te lo chiederò mai! Non
è giusto! -
-
Me lo hai detto subito! Non me lo hai nascosto! - Per Novak aveva
senso dirlo. Rafael rimase spiazzato.
-
Non te l'avrei mai nascosto. -
-
A modo tuo sei giusto. Sei onesto e giusto. -
-
Nole... cosa vorresti fare? Eh? Il secondo? Quello che occupa il mio
letto mentre lui non c'è, in attesa che torni? -
Novak
non voleva questo. Voleva solo poter cancellare Roger, voleva
eliminarlo.
Chiudeva
gli occhi e li vedeva mentre ridevano e scherzavano sempre così
luminosi, intimi, vicini. In un modo tutto loro, dove nessuno,
nessuno ci poteva entrare.
Si
incontravano ovunque e parlavano di tutto, tantissimo. E ridevano. Si
guardavano negli occhi, stavano vicini e si perdevano uno nell'altro.
Voleva
poter cancellare queste immagini che aveva visto di persona mille
volte.
Rafael
rideva tanto solo con Roger.
Ed
ora con lui, negli ultimi tempi, da quando stavano insieme.
Anche
lui adesso aveva quel dono. Anche con lui Rafael stava bene, aveva
preso a parlare...
scosse
il capo confuso stringendo gli occhi, strofinandosi ancora il viso.
-
Non so cosa voglio... solo vederti. So cosa voglio adesso, stanotte.
Voglio vederti. Mi sembra di impazzire da quando ci siamo lasciati
per telefono. Nemmeno di persona! - Rafael sospirò.
-
Vorrei venire anche io, ma se lo facessi sai cosa succederebbe. -
-
Non chiedo altro. -
-
Non sarebbe giusto. -
-
Lascialo decidere a me! - Ora Novak non ragionava più, aveva
un'altra crisi.
-
Nole. Lo sai che non sarebbe giusto. Torneremmo insieme, torneremmo
come prima e poi? E se Roger torna? E se ricapita? Che fai? Aspetti
il tuo turno? Lo sai che è assurdo? Non ti permetterò mai di
calpestarti a questo modo. Non te lo meriti! -
Il
nodo salì immensamente insieme al calore, come una vampata. La
voglia di gridare, di rompere qualcosa. Perchè non si poteva
cancellare tutto? Perchè non si poteva cancellare Roger? I
sentimenti di Rafael? Perchè?
Certo
che aveva ragione. Certo che stava facendo finalmente la cosa giusta,
quella che non aveva avuto il coraggio di fare dall'inizio. Ma
all'inizio non provava niente per Novak, perchè avere riguardi per
uno che magari gli stava anche antipatico? Era buono per sfogare gli
ormoni che non poteva sfogare con chi voleva davvero.
Però
da quello era lentamente nato il resto.
Un
resto non sufficiente, evidentemente.
Roger
era sempre il numero uno.
Il
record. Il record era suo ancora.
Il
giocatore con più settimane in prima posizione, con più grandi slam
vinti. I numeri parlavano, Rafael l'aveva ribadito senza vergogna.
Roger
era il giocatore migliore della storia del tennis.
Era
il re.
E
lo era anche nel suo cuore.
Si
era illuso di poter cambiare le cose, ma non poteva.
Tutte
le volte che li guardava e li invidiava, sperando di poter essere
anche lui, così con lui un giorno.
Quando
uno dei due perdeva la finale o la semifinale, l'altro lo consolava
premuroso e si vedeva dai loro sguardi quanto erano dispiaciuti per
l'altro.
Fra
chi era così?
Chi?
La
loro relazione era incredibile, lo era sempre stata. Lui l'aveva
saputo al di là delle ammissioni chiarissime di Rafael.
Quando
lui era fuori di sé solo Roger lo calmava. Un abbraccio, un tocco,
la fronte sulla sua.
E
poi quel modo di guardarsi, intimo.
Quel
parlare vicinissimi guardandosi negli occhi, come se dovessero
baciarsi.
Era
sempre così fra loro.
Sembravano
sempre in procinto di un bacio.
E
vedere Rafael dispiaciuto per i titoli vinti al posto di Roger era
pazzesco. Lui così ambizioso e competitivo che si dispiaceva
onestamente per Roger. Impossibile non vederlo.
Certe
cose stavano così e basta. Li aveva visti insieme miliardi di volte,
l'ultima poche settimane prima, proprio in camera.
-
Amerai sempre Roger e basta? Non c'è spazio per altri? - Disse
ancora Novak piano, flebile, non avendo nemmeno idea di che cosa
diceva.
Rafael
lo sapeva che non era giusto, che in ogni caso Novak non doveva
rivolgergli più la parola perchè era stato usato e ferito.
Così
capendo che stava davvero male, con una dolcezza che tirava fuori
davvero di rado, disse:
-
Non lo so quali saranno i miei sentimenti da qui al futuro. Io penso
che ci siano tanti tipi di amore e che sia possibile provarli nello
stesso momento per persone diverse. Però il punto non è questo. Il
punto è che tu meriti una persona che ami solo te e che ti dia
tutto, senza condivisioni varie. Non accontentarti mai, Nole. Non
saresti tu se lo facessi. - Ovviamente, dopo di questo, fra il tono
dolce, le belle parole ed il 'Nole', Novak provò più forte il
desiderio di volare da lui.
-
Se parto ora sono da te in un paio di ore. - Disse alzandosi di
scatto, stava fisicamente bene, non poteva dare la scusa a quel
bicchiere perchè ormai l'effetto era bello che passato. Però aveva
bisogno di quello scoppio, di quelle dichiarazioni, di provarci
ancora e ancora. Perchè era fatto così.
Rafael
sorrise.
-
Stai lì. Avremo tempo di rivederci di persona, ma quando starai
meglio. Fra un po' di settimane andrà meglio, potremo vederci senza
conseguenze... -
Novak
sorrise amaro tornando a sedersi.
-
Se Roger ti dicesse che è stato un errore, un momento di debolezza,
e che non si ripeterà più? Tu tornerai da me? - Ma non lo voleva
davvero. O meglio lo voleva, ma non per essere ancora un suo
rimpiazzo. Voleva semplicemente essere lui a battere Roger. Come era
successo nell'ultima finale di wimbledon, una delle più belle mai
disputate. Novak aveva battuto Roger, ma sul campo.
Voleva
riuscirci nella vita.
Essere
lui la prima scelta di Rafael, diventarlo. Spingerlo a scegliere lui
al posto di Roger.
Sogni.
Forse sogni impossibili.
-
Nole. Fatti una dormita. Fatti le vacanze. Sposati. Quando ci
rivediamo, parliamo seri e lucidi. - Concluse Rafael. O per lo meno
tentò.
Novak
sospirò e scosse il capo.
-
Sta lì nel tuo love. Fai il game a zero. Non muoverti nemmeno per un
punto. Adesso attaccherò un po' io! -
Rafael
alzò un sopracciglio. Quanto lo poteva prendere sul serio, ora?
-
Cosa stai dicendo? -
-
Stiamo facendo una partita, no? Hai detto che ti stai sforzando di
non fare punti. Il game a zero. Il love. Bene. Rimani lì fermo. Ti
chiedo solo questo. Non fare niente ancora per un po'. Adesso mi
sposterò io sotto rete per attaccare e vediamo che succede. - In
altre parole, Novak intendeva scendere in campo sul serio, come forse
non aveva ancora fatto. Per prendersi cosa voleva, come faceva a
tennis.
-
Nole, stai sragionando... - Rafael ora era allarmato e agitato. Novak
sorrise più deciso e sicuro, riprendendosi meglio.
-
No no senti tu! Sono lucidissimo! Sei sempre stato onesto, sapevo
cosa succedeva, cosa pensavi, cosa provavi. Sapevo tutto. Ho provato
lo stesso nonostante sapessi che poteva succedere quello che è
successo. Ma la partita non è finita! Il match è lungo! Questo è
un match a 5 set ed ogni set è infinito ed imprevedibile! -
-
Nole... - Tentò Rafael.
-
Se voglio qualcosa la ottengo. Ho vinto wimbledon, ho battuto il re.
Ho rimpiazzato il numero uno. Ho ottenuto tutto quello che volevo a
tennis. Per quanti anni ci ho provato? Finalmente ce l'ho fatta. Non
esiste, e dico, NON ESISTE, che mollo. Sapevo che era una partita fra
me e Roger. Ma se a wimbledon ho vinto, perchè non può succedere
ora? È finita? No che non è finita! -
Rafael
ora era confuso perchè passava da una cosa all'altra velocissimo.
-
Ma insomma, con chi la stai facendo la partita? Con me o con Roger?
Prima mi dici di rimanere a zero, quindi di non attaccare e non
rispondere. Ora dici che è una partita fra te e Roger... - Novak
rise e Rafael si sentì sollevato, stava meglio e al di là di tutto
era la cosa più bella.
-
Entrambi. La sto facendo con entrambi. Anche tu la stai facendo con
Roger... da un sacco di anni! Tutti stiamo giocando due partite
contemporaneamente. Tu ora stai fermo che io attacco. Attacco te
attaccando Roger. - Forse per lui aveva senso, ma per Rafael no,
oltretutto era tardi e provare a capire il senso di una cosa tanto
contorta, era utopia.
Rafael
brontolò liberamente, rilassato perchè adesso Novak sembrava più
sé stesso.
-
Tu sei svitato! Sicuro che hai bevuto solo un bicchiere? - Novak
rideva ancora, sembrava tutto a posto e Rafael non sapeva dire quanto
meglio lui stesse.
-
Vuoi venire a controllare? - E questa volta era malizioso. Rafael
imprecò e scosse la testa.
-
Buonanotte Nole. Vai a festeggiare ed evita di chiamare la gente a
queste ore con le tue paturnie! - La risata allegra di Novak
l'accompagnò mentre chiudeva la chiamata, questi continuò da solo
per un po', poi respirò a pieni polmoni aprendo bene il petto,
chiuse gli occhi, gettò la testa all'indietro ed allargò le braccia
verso il cielo.
In
quel momento, una promessa a sé stesso.
“Se
non mi sono mai dato per vinto in nessuna delle finali che ho
giocato, non lo farò nemmeno ora. Nell'ultima sembrava ad un certo
punto che la partita fosse di Roger, faceva un punto dietro l'altro,
come un cecchino. Eppure ce l'ho fatta. Non ho mollato. Sono rimasto
calmo e concentrato. Quindi sì. Lui è un mio rivale. Oltre che sul
campo, in amore. Ma se amo Rafael, se lo amo davvero, devo essere in
grado di lottare per lui come lotto per ogni titolo.
Ho
vinto wimbledon, sono primo in classifica.
Non
mollerò facilmente con Rafael. Lui è peggio di tutti i grandi slam
messi insieme, è la creatura più complicata e peggiore mai
esistita. Però ce la farò. Non mollerò facilmente. Lotterò per
lui.”
Del
resto, visto quanto aveva insistito per prendersi quel primo posto e
visto che alla fine ci era riuscito inaspettatamente, era inevitabile
quella presa di posizione.
Rafael
non gli aveva mai promesso niente, quel che era successo con Roger
era inatteso quanto normale. Ma sarebbe riuscito a cambiare le cose e
a far sì che fra i due, Rafael scegliesse lui.
Questa
ora era la sua missione.
FINE