NOTE:
ecco qua dopo un po' il mio ritorno sul campo da tennis. Li abbiamo
lasciati con Novak in attacco deciso a conquistare il cuore di Rafa
con ogni mezzo, mentre Roger terrorizzato da quel che prova sempre
per lo spagnolo, incapace di rifiutarlo più. Nella vita reale, a
questo punto, ovvero siamo nella pausa estiva che hanno avuto di un
paio di settimane, a luglio, Rafael si fa male al polso destro, se lo
sloga e riceve uno stop per due settimane (che poi si protrae) ed il
divieto di partecipare al torneo master di Toronto e di Cincinnati (per
chi non lo sa, questi sono tornei minori...) mentre poi otterrà il
divieto di partecipare anche agli US Open (un torneo maggiore,
chiamato per questo Grande Slam, l'ultimo della stagione di tennis). Rafael, conoscendolo, era fuori di
sé. Qua come mi sono immaginata quel momento. Ci sono altre fic dopo
di questa, che metterò ad intervalli come sempre. Buona lettura.
Baci Akane
MANCINO
MANCINO
= il mancino, è un giocatore che gioca tanto con la destra quanto
con la sinistra, è considerato uno dei giocatori più forti perchè
è imprevedibile, capace di qualunque tiro in qualunque momento. Se
il mancino ha una tecnica perfetta, risulta un fuoriclasse.
Se
l'avesse saputo, quel giorno sarebbe andato via puntuale, ma aveva
fatto quelle due o tre cose in più, delle rifiniture che avrebbe
potuto fare anche il giorno dopo ed il risultato era stato
ritrovarselo lì.
Roger,
nell'imbattersi in Rafael, ebbe l'impressione d'aver subito uno
schianto con un meteorite caduto sulla Terra.
Il
paragone fu comunque azzeccato visto che i meteoriti a contatto con
l'atmosfera prendevano fuoco.
Rafael
era acceso proprio come uno di questi elementi devastanti che
schiacciavano qualunque cosa incontrassero.
Roger
si sentì schiacciato ed ustionato allo stesso tempo.
Lo
spagnolo non solo era lì senza alcun avvertimento... ma era fuori di
sé, di quel genere che poi si poteva solo pregare di finire integri!
L'ultima
volta che l'aveva visto in quello stato, era stato dopo wimbledon...
-
Rafa?! - Chiese senza fiato, con voce strozzata e cadaverico.
Rafael
non pareva intenzionato a provare pietà per il suo evidente stato di
imbarazzo e shock, infatti proseguì dritto per la sua strada
entrando nel campo da tennis privato di Roger, dove questi si
allenava.
Si
era trattenuto in vista del prossimo torneo, Toronto. Aveva
cominciato prima di tutti gli altri la preparazione, buttandosi anima
e corpo a tennis, era riuscito a non impazzire nel pensare a quel che
era successo con Rafael, ma Novak prima e lui ora gli stavano
presentando comunque il conto.
Il
giovane lo superò camminando spedito sul campo, poi si girò e si
fermò di scatto alzando il braccio destro.
Un
tutore rigido di colore nero faceva sfoggio di sé sul suo polso e
Roger mise tutto da parte impallidendo per quello e non per altro.
- Che
hai fatto? - Esclamò a gran voce, incredulo di vedere quello che
stava vedendo.
Qua
Rafael iniziò una lunga spiegazione in spagnolo, prima di rendersi
conto che stava parlando nella propria lingua madre era a tre quarti
e Roger lo stava fissando come fosse impazzito. Solo a quel punto
riuscì a fermarsi e prendere respiro, si strofinò il viso con la
mano sinistra e si prese i capelli spettinandoseli tutti, alla fine
lo guardò. Era sempre furente, ma almeno riusciva a ragionare in
inglese, lingua con cui comunicavano.
- Me
lo sono slogato. Devo stare fermo da due a tre settimane! Non è
sicuro che io ci sia per gli US, ma Toronto lo salto di sicuro! -
Roger fece l'espressione di dolore, per simpatizzare con la sua sorte
avversa. Ora sapeva perchè era venuto e sapeva cosa voleva
chiedergli. Anche se ovviamente avrebbe potuto farlo per telefono, ma
chiaramente aveva bisogno di calmarsi e distendere i nervi tesi come
corde di violino.
- Che
sfiga, ma come hai fatto? - Rafael allargò le braccia seccato.
-
Facendomi troppe seghe! Come diavolo potrei aver fatto? Allenandomi!
Sono scivolato male! - Roger arrossì, di norma rideva alle battute
sconce, ma ora lo mettevano incredibilmente in imbarazzo, infatti
indietreggiò irrigidendosi senza farlo di proposito.
Rafael
lo notò e si inalberò ancora di più andandogli incontro come per
sparargli con maggior precisione.
Fortunatamente
era disarmato!
-
Credi che non sappia controllarmi? Hai paura che ti salti addosso? Mi
sono controllato per anni! Io facevo sogni erotici su di te ancora
prima di incontrarti sul campo, sei sempre stato il mio idolo! Non
sai che facevo con le tue foto! - Anche queste erano cose che
solitamente Rafael evitava di sparare ai quattro venti, Roger infatti
divenne paonazzo e boccheggiò qualcosa in svizzero.
-
Avanti, Roger! Io sono qua perchè ho bisogno di sfogarmi e calmarmi
e tu pensi al sesso! Non ti violento! - Poi aggiunse con un tono più
calmo. - Se non vuoi. - Una frase detta non certo tanto per fare.
Roger
sgranò ancora gli occhi preoccupato e Rafael finalmente scoppiò
inaspettatamente a ridere.
-
Rafa, mi sembri matto! - Rispose finalmente il proprietario del
centro tennistico.
-
Perchè? - Questa non fu una domanda retorica e fu Roger a ridere
rilassandosi. Del resto quei due era matematico che finissero per
ridere insieme, non ci poteva essere altra scelta...
risero
entrambi insieme per un paio di minuti abbondanti, rendendosi
entrambi conto della propria assurdità. Uno imbarazzato per tutto e
l'altro folle oltre ogni dire.
Dopo
che ne ebbero dato abbastanza, si calmarono sospirando, asciugandosi
gli occhi dalle lacrime.
Un
gran bel modo per sciogliere i nervi tesi, anche se poi Rafael
avrebbe preferito altro.
-
Scusa se ti sono capitato qua così senza avvertire ma ero fuori di
me e sapevo che ti avrei trovato qua. Avevo bisogno di parlare, di
vederti... sei il solo che mi calma in questi casi! Io sono furioso,
furioso con me stesso e col destino e con qualunque cosa, mi mangio
tutti quelli che incontro... ho gridato anche a te! - Roger convenne
con lui, evitò di commentare il 'sei l'unico che mi calma' perchè
sarebbe stato scavarsi la fossa da solo.
Prima
Rafael cercava di contenersi, ora che era successo 'quella cosa' non
ci provava nemmeno. Per questo aveva paura che gli saltasse
seriamente addosso.
Se
fosse successo, temeva di non riuscire a fermarsi.
Come
faceva a spiegargli che aveva paura del proprio controllo e non di
quello di Rafa?
Era
meglio evitare.
-
Dai, sediamoci... stavo per andare a lavarmi, mi hai beccato per
poco... - Rafael si fermò dal seguirlo alle sedie a bordo campo e
alzò le braccia.
- Ma
fai pure quello che devi, non preoccuparti per me. Io ti aspetto qua
e poi magari andiamo a mangiare qualcosa... - Roger inarcò un
sopracciglio scettico.
- Da
quanto non mangi? - Se lui arrivava a pensare al cibo quando era
furioso, c'era da preoccuparsi.
-
Stamattina, ho saltato il pranzo... -
Ormai
il pomeriggio era finito, il sole stava calando ed era decisamente
ora di cena. Roger scosse il capo e gli tirò una pallina trovata per
terra, Rafael la prese con la sinistra e fece un sorrisino di scuse,
da vero monello.
Adesso
stava decisamente meglio, Roger non aveva fatto nulla di particolare,
non aveva nemmeno detto qualcosa di specifico per tranquillizzarlo.
Era solo stato lì.
Questo
il suo potere.
-
Allora aspettami che mi lavo ed andiamo, avverto mia moglie che non
vengo... - Rafael decise di non forzare la mano nonostante avrebbe
voluto e rimase fuori mentre lui entrava nello spogliatoio con la
doccia.
Poteva
seguirlo e continuare a parlare con lui mentre si lavava, però in
quel caso l'avrebbe visto nudo e si sarebbe attivato decisamente
troppo.
Non
era saggio.
Roger
sospirò nel non trovarselo dietro, quindi si spogliò tenendo la
porta socchiusa. Chiudersi dentro sarebbe stato da sciocchi, erano
grandi e vaccinati. Di norma non l'avrebbe fatto ed ora non sapeva se
comportarsi come 'di norma' o no.
Rafael,
rimasto fuori con la pallina in mano, sospirò seccato per la propria
condizione, cosa che aveva fatto un centinaio di volte. Prese la
racchetta che Roger aveva appoggiato vicino alla porta socchiusa,
sbirciò dentro e nel non vederlo andò in campo.
La
racchetta nella sinistra, bassa dietro di sé, la pallina nella
destra, poteva tenerla con la punta delle dita perchè il tutore
gliele lasciava libere, però non riusciva a stringere la presa
perchè gli faceva male, tanto meno a dare direzione e forza precisi.
Stringendo
i denti e con una smorfia l'alzò e provò a tirare, il tiro non
arrivò oltre la rete poiché l'aveva alzata male. Rafael imprecò ed
andò a prendersi un paio di altre palline dalla scorta dietro di sé,
se ne mise una in tasca come faceva in partita e alzò l'altra.
L'alzò ancora male per il dolore, quindi la colpì altrettanto male.
Anche
la terza andò male. Sembrava una cavolata, ma alzare bene la pallina
nel servizio era importante, poi per il resto poteva anche rispondere
con la sinistra, ma questo limitava molti colpi, tanti lui li
ribatteva con entrambe le mani per dare più forza ed imprimere alla
palla un effetto particolare. Oltre a questo, il suo gioco era famoso
per essere un alternanza perfetta fra un braccio e l'altro, quella
sua imprevedibilità di scelta era la sua carta vincente, gli
avversari più che la sua tecnica e la sua forza, odiavano il suo
essere ambidestro o mancino che dir si volesse!
La
quarta andò ancora male e Rafa prese una quinta e la colpì sempre
con la racchetta, ma buttandola alle proprie spalle in un gesto
furioso e stizzito. La pallina però colpì proprio lo stipite della
porta degli spogliatoi ed entrò rimbalzando dentro. Poco dopo un
lamento inconfondibile lo fece correre all'interno senza rifletterci.
Rafael
entrò negli spogliatoi con aria colpevole e preoccupato, chiamando
Roger e scusandosi, lo trovò nudo e senza l'asciugamano. La pelle
umida, appena un po' più asciutta rispetto a quando uscito di
doccia. I capelli spettinati e bagnati. Teneva il telo in mano con la
destra e con la sinistra di massaggiava la natica.
Rafael
si coprì spontaneo la bocca, si fermò e poco dopo scoppiò a
ridere:
-
Proprio lì ti ho preso? - Roger era arrabbiato, anche se non sul
serio, e dimenticandosi i loro precedenti si indicò il punto esatto
che gli doleva, blaterando inalberato.
- Mi
pare che il tuo polso goda di ottima salute, molto più della mia
chiappa! Ora ti chiedo i danni! Sai che male che fa una pallina sul
culo? Specie se tirata da te! - Rafael continuò a ridere
avvicinandosi disinvolto a lui.
-
Andiamo, l'ho tirata all'indietro senza nemmeno guardare, quanto
forte può essere stata? Certo che davvero, entrare e beccare te...
sei sfigato! - Roger che non gradiva essere messo in discussione,
continuò ad indicarsi il punto leso sulla natica, totalmente
dimentico di quello che inizialmente aveva voluto evitare. Ovvero
situazioni equivoche come quelle.
-
Guarda se non c'è il livido! - Rafael si piegò dietro di lui, il
viso davanti al suo sedere e a quel punto, pensò, era legittimo
approfittare.
“Insomma,
se l'è cercata!”
Così
dicendo, oltre che guardarsi per bene il suo sedere, glielo prese con
la mano sana. La posò sul lato e vedendo il punto rosso e gonfio
dove l'aveva colpito, sempre ridacchiando ma più malizioso e
decisamente non più arrabbiato, lo carezzò col pollice.
-
Cavolo, è davvero rosso! Chissà che male! - Roger ora realizzò
cosa aveva appena fatto e zittendosi si irrigidì di nuovo. Evitò
anche di respirare. Il cuore iniziò a battergli forte e si ritrovò
accaldato come prima di fare la doccia. Si morse il labbro e guardò
in alto insultandosi.
Quel
contatto lo stava bruciando ed il peggio era che non voleva si
staccasse.
-
Come si fa coi bambini? Un bacetto e passa? - Rafael fu più veloce
del suo 'no Rafa!' ed il secondo successivo era lì con le labbra sul
suo gluteo.
Fortunatamente
non fece altro. Un semplice bacio. Per quanto potesse essere semplice
un bacio proprio lì.
In
ogni caso non si rialzò, rimase accucciato dietro di lui, il viso
ancora vicino alla sua pelle ora sensibilissima, la mano sempre lì,
col pollice che continuava ad accarezzarlo modellandogli tutta la
natica.
- Va
meglio? - Roger inghiottì, non sapeva dove sbattere la testa, era
eccitato e sapeva che si sarebbe visto. Aveva anche paura di parlare,
poteva dire cose compromettenti.
Non
si era mai ritrovato in situazioni simili e ricordò proprio in
quell'istante le parole di Novak, quando gli aveva detto di non
tirarsi indietro e di provarci con Rafael perchè doveva poter
scegliere liberamente fra loro due.
Si
era detto che in ogni caso non avrebbe mai potuto, per rispetto verso
sua moglie ed i suoi figli. Però ora che era in una situazione tanto
assurda, frenarsi pareva utopia. Specie perchè in ogni caso, per
quanto potesse controllare tutto di sé, c'era una parte con cui non
poteva proprio fare nulla.
-
Cosa dici? - Quasi che gli parlava toccandolo con le labbra, il suo
respiro gli solleticava la pelle gonfia e arrossata sul punto
colpito. Era una situazione a dir poco assurda e provò ad immaginare
cosa sarebbe successo se qualcuno di quelli che aveva accesso a quel
posto, fosse entrato ora.
Si
sarebbe ritrovato Rafael Nadal accucciato dietro a Roger Federe, con
il suo sedere fra mano e bocca.
A dir
poco da manicomio.
Eppure
invece di scoppiare a ridere, dovette coprirsi l'inguine con
l'asciugamano che ancora aveva in mano. Questo gesto fu una chiara
risposta e a Rafael piacque più di mille parole.
Ovviamente,
sadico com'era, non lo lasciò andare ma passò la punta della lingua
tutt'intorno alla parte dolorante, scivolando di proposito fra le
natiche che allargò col pollice dell'unica mano funzionante. L'altra
era obbligatoriamente ferma.
Roger
nascose il viso nell'asciugamano, morendo d'imbarazzo ed eccitazione.
Non ci poteva credere, non voleva che smettesse, però razionalmente
capiva quanto sbagliato fosse. Era come se si stesse suicidando. Non
lo poteva fermare, era impossibile e nemmeno voleva.
Era
come aveva detto Novak.
Una
volta che lo provavi, lo volevi anche tutte le altre, non potevi più
rifiutarlo, perchè ormai aveva sentito sulla pelle quanto bello
fosse.
E
niente era paragonabile a quello.
Dopo
essersi occupato del dietro, che con una mano risultava complicato
rispetto a ciò che avrebbe voluto fare, se lo rigirò fra le mani
obbligandolo a mettersi davanti al viso, l'inguine coperto con il
telo col quale si copriva anche la faccia.
Roger
non stava guardando e forse non l'avrebbe fatto, ma non l'avrebbe
nemmeno fermato e sebbene Rafael sapeva che se voleva aiutarlo doveva
fermarsi, non ci pensava proprio ad essere tanto altruista.
Scostò
il pezzo di stoffa che lo copriva, gli prese l'erezione sempre più
dura e sentendolo sussultare a quel contatto, mosse la mano su e giù,
stringendo la presa mentre lo sentiva eccitarsi con una facilità
sconcertante.
Dopo
che l'ebbe lavorato a dovere, con la punta della lingua gli disegnò
sulla cappella fino a scendere tutt'intorno facendoci dei cerchi.
Arrivò alla base e risalì dritto, poi ridiscese dall'altra parte e
tornò su prendendoglielo fra le labbra da un lato, lo fece anche
dall'altro fino poi a metterglielo completamente in bocca. A quel
punto Roger iniziò a sospirare sempre più forte per poi gemere.
Poco dopo l'asciugamano finì per terra e le sue mani fra i suoi
capelli ad accompagnargli la testa che si muoveva sempre più
velocemente.
Fu la
cosa più bella ed eccitante mai fatta. Pari a quella notte, sempre
con Rafael.
Lo
desiderava sul serio, ormai negarlo era sciocco.
Questo
non toglieva che andasse bene, che si potesse fare ciò che si voleva
solo perchè era bello.
Si
ripeteva che era sposato, ma non era più un repellente adeguato e
poco dopo raggiunse l'orgasmo, le ginocchia gli si piegarono e
dovette appoggiarsi al muro per non andare giù. Tremando si sedette
su una panca e ansimante si appoggiò all'indietro prendendosi il
viso fra le mani, pentito e disperato, ma con una pace dei sensi mai
avuta.
Rafael
rimase seduto sui talloni, le ginocchia a terra, a guardarlo. Ora non
sapeva cosa fare, dove sbattere la testa. L'aveva rivoluzionato
completamente, gettato nel caos. Come poteva fargli quello?
Eppure
non poteva evitare.
Roger
era importante per lui, l'amava e su questo non aveva dubbi.
Ma si
guardò da solo.
Era
eccitato ma non a livelli incredibili.
Non
come quando lo faceva con Novak. Non era la stessa cosa.
Rafael
si strofinò la fronte con il braccio cercando di apparire naturale,
non voleva fargli capire cosa stava succedendo.
“Nole
mi manda fuori di testa eroticamente, lo violenterei e farei sesso
con lui in mille posizioni dalla mattina alla sera, ma è con Roger
che vorrei passare il resto della notte e del giorno, dopo. Non mi
accende sessualmente come Nole, potrei fare a meno di farlo con lui,
non è un fattore fisico. È un fattore più interiore, è sempre
stato così. È un sentimento a livello di anima, testa, cuore. Ma
non fisico, non necessariamente. Cioè lo posso fare e se succede mi
piace, ma mi piace come potrebbe essere con qualcun altro. Nole...
Dio Santo, Nole mi manda fuori di testa ogni volta che lo vedo, ho
voglie che nemmeno pensavo di avere! Solo che se guardo i sentimenti
puri e semplici... non ci sono paragoni. Ora col polso slogato e
furioso com'ero son venuto di volata da Roger, non ho avuto dubbi!
Non ho cercato Nole, non ho nemmeno avuto un'indecisione.”
Rafael
si alzò e si sedette accanto a Roger, gli mise il braccio intorno al
collo nel loro tipico gesto, l'attirò a sé e gli mise la testa
contro la propria. Roger scivolò nell'incavo e si nascose lì, con
gli occhi stretti.
“Amo
Roger, ma è un amore puro, profondo. Sono attratto sessualmente da
Nole come non lo sono mai stato con nessun altro. “
Questo,
comunque, non lo portava ad un'effettiva soluzione. Non aveva idea di
che punto fosse, chi era in vantaggio e verso chi pendeva la partita.
Anzi. Le partite.
Però
sapeva d'aver gettato Roger ancor più nel caos.
- Ti
avevo detto che non ti avrei forzato mai, che avrei aspettato una tua
mossa... scusami... è che non ho ragionato... ero lì e... - Roger
sospirò scuotendo la testa che però non alzò.
-
Come tuo solito. Se ragionassi non faresti tre quarti delle cose che
fai! Ma è questa la tua bellezza... sei istintivo! - Rafael gli
baciò la testa.
-
Scusami comunque. - Roger annuì.
- Non
so cosa devo fare. Non voglio tradire mia moglie, ferire la mia
famiglia. Ormai l'ho fatto, ma non volevo rifarlo. Non voglio
rifarlo. Però se ricapita io... tu mi... ero riuscito a soffocare
tutto, a non vedere quel che eri, quel che provavo. Per anni ci sono
riuscito. Poi tu... tu hai aperto quel coperchio ed io non ho potuto
non guardarci dentro. Cosa dovrei fare, ora? So cosa va fatto, ma
tutte le volte che ti vedo, tutte le volte che mi tocchi... e se ci
provi in quel modo, se fai quelle cose... non riesco a mandarti via.
Quel che provo per te va al di là dell'amicizia, è un sentimento
devastante, fortissimo. E c'è anche l'attrazione, ormai. Però resto
una persona con dei valori, sono sposato, sono padre. Questo è
imprescindibile. -
- Ed
io non voglio che tu smetti di essere chi sei. Questa tua onestà ti
rende ciò che sei. Devi fare quel che ti senti, quel che vuoi. Io
non voglio obbligarti... anche se ovviamente quel che ho fatto ora
non è proprio ortodosso... - Roger fece un piccolo sorrisino.
- Non
saresti tu se non facessi quel che ti senti sul momento. Io però non
sono così. Non faccio ciò che mi sento, faccio ciò che è
giusto... -
- A
volte non si può... -
-
Però quel che sono, resto. Sono momenti. Posso avere dei momenti, ma
io sono io. Quello che fa ciò che è giusto. -
- Non
voglio che cambi. Cercherò di non forzarti più. Non posso
prometterti nulla, perchè io ti amo e non te l'ho mai nascosto. Ti
adoro. Il sentimento che provo per te va al di là di tutto.
Qualunque cosa. Ci sarà sempre, in ogni caso. Tu sei... l'unico che
sa come prendermi, che riesce a calmarmi, che mi può dire di tutto.
Tu sei tu. - Roger sospirò, alzò la testa e lo guardò con
gratitudine, sperando di riuscire a fare quel che doveva e non quel
che voleva. Non vedeva altre soluzioni. Se avesse continuato a fare
quelle cose con Rafael, se si fosse arreso a vivere quella relazione,
non si sarebbe più potuto guardare allo specchio. Non poteva.
Rafael,
perso in quella sua espressione dolce, smarrita, speranzosa e
morbida, non capì più nulla e lo baciò di nuovo. Dopo che aveva
appena detto di non forzarlo.
Roger
non si tirò indietro, rimase un secondo immobile e quando la sua
lingua lo raggiunse, non poté rifiutarlo.
Si
intrecciò a lui arrendevole, riscaldato, calmo.
L'amava
e lo desiderava. Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse stato
sposato e non avesse avuto una famiglia. Perfetto.
Eppure,
la realtà era ben diversa.
Dopo
qualche istante si separò e senza la capacità di guardarlo in viso
per paura di tornare a baciarlo, si alzò e si rivestì in fretta.
Rimasero in silenzio per un po', poi Roger iniziò a parlare di
tennis rassicurandolo, dicendogli che non era detto che Nole reggesse
ancora dopo un anno passato a spingere al massimo in quel modo. Che
il suo cedimento era quasi tassativo e che probabilmente a Toronto e
Cincinnati non avrebbe fatto molto.
-
Saltare un torneo non è la fine del mondo, l'importante sono gli US
e se anche quelli andranno male, punterai sul prossimo anno e quello
dopo ancora. Io ho quasi 33 anni e sto ancora gareggiando, perchè tu
non dovresti andare avanti bene ancora per altrettanto tempo? -
Con
questo Rafael trovò la pace, sorrise e si sentì leggero.
-
Sapevo che eri il solo in grado di aiutarmi! Sei unico! - Con questo
lo cinse ancora, uscendo dallo stabilimento, e appoggiò la fronte
alla sua tempia, in uno dei loro modi.
L'amava,
era un amore diverso da quello che legava una coppia canonica. Era un
amore che non sarebbe mai morto in ogni caso e che non necessitava
dell'aspetto fisico. Era quel tipo di amore.
Un
amore assoluto, puro.
Una
specie di quercia solida e secolare.
“Mentre
Nole è più... il fuoco dell'inferno! Non smetterà mai di
bruciarmi!”
Pensando
a lui, capì che giocando o meno, a Toronto ci sarebbe andato. Di
nascosto.
Per
rivedere Novak.
A
quel punto era assurdo nascondere la testa sotto la sabbia e rimanere
in uno stupido zero nel punteggio. Era anche lui uno dei giocatori,
doveva tirare il suo servizio. Era ora di farlo.
FINE