NOTE:
ecco qua il capitolo conclusivo della serie su Rafa, Nole e Roger. E'
lungo, quindi diviso in due. Qua si risolve definitivamente tutto, si
sceglie la coppia definitiva. Vi avverto subito che la parte più
interessante è nella seconda parte, ma non dovrete aspettare molto
perchè la metterò presto, pochi giorni. E comunque ci saranno altre one
shot che seguiranno, ma su 'come procede la vita', perchè una volta che
il match point è presto, è preso! Bene, adesso buona lettura. Baci
Akane
MATCH POINT
Match Point = palla del match, con quel punto, si vince l'intera partita.
PARTE I:
BACKSPIN
Backspin
- Particolare effetto che si imprime alla palla quando la si colpisce
con la racchetta dall'alto verso il basso, imprimendo così alla palla
una rotazione contraria, dal basso verso l'alto. Viene usato nella
maggior parte dei casi per colpi difensivi e molto spesso con il
rovescio, preferito al diritto per la torsione più complicata del polso
necessaria ad imprimere la rotazione, perché la palla con una rotazione
di questo tipo frena molto più marcatamente rispetto ad altri colpi.
Quando tocca terra, invertendo la sua rotazione, la pallina può frenare
a tal punto da rimanere ferma a pochi passi, mentre in alcuni casi può
addirittura tornare nella direzione da cui è venuta
Non era stato facile farsela andare giù, ma un gran contributo l'aveva dato proprio Roger, come sempre.
Appena
tornato a casa, aveva chiamato il suo amico, sempre che tale potesse
definirsi, ed aveva passato le ore al telefono cercando di farsi
convincere che non partecipare agli US non era una tragedia come Rafael
era convinto.
In realtà era una gran brutta cosa, ma ci poteva fare obiettivamente poco.
La realtà era quella ed andava accettata.
-
Goditi un buon tennis come ti piace, senza la tensione di dover vincere
e dimostrare chi sei. Tifa chi ti piace, applaudi le buone novità e
fatti una vacanza! -
La sua frase migliore era stata quella, Rafael era scoppiato in una fragorosa risata.
- Lo sai chi tiferò! Lo stesso che tifo ogni sempre! -
Roger si era fermato a guardare il ricevitore allibito.
- Di solito tifi per te stesso perchè adori vincere! - Rafael aveva alzato il dito indice come se lui fosse lì presente.
-
Sì, certo. Amo vincere. Però parlando di tennis puro io sono un tuo
grande tifoso e lo sai bene! Se tu vinci io faccio i salti di gioia! -
Roger aveva scosso il capo sorridendo contento.
-
In questo caso sarò proprio costretto a dare il duemila percento e a
far di tutto per vincere... - Rafael aveva trattenuto il fiato
emozionandosi perchè era una cosa seria ed importante fatta spacciare
per gioco.
- Perchè? - Aveva chiesto con un filo di voce.
-
Perchè dovrò vincere anche per te che non puoi partecipare ma che tifi
per me... - E lui l'aveva detto con uno strano modo, indecifrabile. Gli
era entrato dritto dritto dentro.
Aveva
sospirato come un idiota perso in un altro pianeta, l'aveva guardato
con gli occhi nella mente in quel sorriso consapevole che la sapeva
lunga, dolce come sempre, e gli era mancato.
-
Se vengo a trovarti ora ti distraggo? - Gli aveva chiesto, gli mancava,
aveva una grandissima voglia di vederlo, avere per sé quegli occhi
gentili. Ma non aveva una vera e propria spinta sessuale. Se pensava
'ora lo vedo e gli salto addosso' non era una cosa spontanea come lo
era per un certo Novak.
Per lui sì che era spontaneo. Però aveva voglia comunque di vederlo, passare del tempo con lui.
Alla fine l'aveva digerita solo grazie alla chiacchierata con lui.
- Se vai in finale ancora giuro che vengo a vederti! - Roger non aveva di certo avuto dubbi.
- Ti aspetterò. -
- Ho già prenotato il jet! - I due avevano sorriso allo stesso modo, soddisfatti.
Poi si erano salutati.
In
prossimità del torneo, Roger era poi stato intervistato e gli avevano
chiesto molte cose, fra cui cosa pensava dell'esclusione del suo grande
rivale di sempre, Rafael, fuori dai giochi per l'infortunio al polso.
Roger
aveva sinceramente risposto che gli dispiaceva sia da tifoso di tennis
che da giocatore, perchè con lui ogni torneo era più bello tanto da
vedere quanto da giocare. Poi in realtà non poteva dire che fosse più o
meno facile partecipare senza di lui, perchè in ogni caso in dieci anni
i due non si erano mai scontrati lì agli US per cui il discorso era un
po' diverso.
A Rafael aveva fatto molto piacere sentirlo, aveva letto la sua intervista col sorriso ebete sulle labbra.
Era unico, come poteva non adorarlo?
Però giorno dopo giorno, piano piano, si stava delineando la sua situazione. Sia verso di lui che verso Novak.
Era
vero che verso Roger non provava vero e proprio istinto sessuale, cosa
che invece aveva per Novak. Ma certe cose le permetteva solo allo
svizzero. Certe cose riuscivano solo a lui. Era Roger che era il suo
Dio. Adorava lui e adorava passare il tempo con lui e se non poteva
vederlo, il telefono era doveroso. Non ne faceva a meno, specie se
aveva degli sfoghi o dei problemi.
Novak
era sesso. Era sesso puro. Gli bastava pensarlo o vederlo in
televisione e gli partiva l'ormone. Non riusciva a concepirlo nemmeno
da solo, come poteva fargli un effetto simile? Al di là di quello,
poteva fare a meno di lui.
Però,
ultimamente, era sempre più bello passare il tempo con lui. Era
divertente, rideva molto, era rilassante a modo suo. Non era filosofico
e profondo come Roger, e nemmeno un calmante naturale. Non aveva l'arte
di farlo riflettere. Insomma, le cose che riuscivano a Roger, a Novak
non riuscivano.
Però stava bene con lui anche se non ci faceva sesso.
Sentiva
che piano piano le cose stavano cambiando, si stavano evolvendo. Non ne
aveva paura, ma aveva un po' di ansia. In che altro modo sarebbero
cambiate?
Non era pronto a vederle cambiare anche verso Roger.
E se avesse scoperto di poterlo sostituire completamente con Novak?
Se si fosse reso conto di poter fare davvero a meno di lui?
Poteva sopportarlo?
Era in grado di staccare il cordone ombelicale con Roger?
Rafael, di questo non era per nulla convinto ma più che altro ne aveva paura.
Aveva
paura di rendersi conto di poter vivere senza Roger e di trovare in
Novak tutto, ma proprio tutto ciò di cui aveva bisogno. Che Novak non
gli facesse mancare niente. Al momento non era ancora così, ma vedeva
che le cose stavano cambiando. Novak si stava impegnando molto per
dimostrargli che era degno di... beh, tutto!
Stava pensando a tutto questo, da solo in camera.
Girava per i canali in televisione, steso nel letto, aspettando che il sonno sopraggiungesse.
Pensieroso cercava qualcosa che l'annoiasse al punto da farlo addormentare.
Purtroppo trovò qualcosa che decisamente fece tutto all'infuori dell'addormentarlo.
Uno speciale proprio sull'US Open di inizio il giorno dopo.
Sospirò seccato, stava per girare canale quando il dito si fermò sull'immagine di Novak che faceva uno dei suoi tiri.
Stavano analizzando i giocatori più attesi, lui era di certo il numero uno.
Parlavano delle due precedenti delusioni di Toronto e Cincinnati e si chiedevano che Novak sarebbe stato ora.
-
Deficienti! Chiaro che sarà in perfetta forma! Si fanno fregare dal
fatto che era sottotono ora. Ma lui l'ha fatto apposta per non sprecare
le forze in vista del titolo che lo interessa di più. Se vince gli US
mi distanzia ancora di più e poi è un Grande Slam. Gli altri non lo
erano. Roger è in formissima, lui ha molto più da perdere rispetto a
Roger. Non può fare passi falsi. Sarà perfetto, ora! -
Parlando
da solo mentre mostravano i momenti di maggior nervosismo nei due
tornei precedenti dove era uscito subito deludendo, si riattivò
zittendosi nelle immagini vincenti degli altri tornei dove era andato
bene.
La
perfezione mostrata a Wimbledon era stata leggendaria. Lui e Roger
avevano fatto una partita stratosferica e li aveva invidiati
molto.
I
suoi occhi furono catalizzati dal movimento di gambe di Novak, le sue
lunghe gambe velocissime. Scattava da una parte all'altra arrivando in
un batter d'occhio ovunque. Come faceva nemmeno lui lo sapeva.
E quei movimenti ampi delle braccia, la sicurezza, la forza, spesso la cattiveria.
Quello
che gli piaceva di più era però quando aspettava il servizio, come si
piegava in due in avanti e dondolava su un piede e sull'altro, la sua
espressione.
Rafael partì con un'inquadratura posteriore, la sua schiena ed il suo sedere accentuato dalla videocamera posta dietro di lui.
-
Maledetti... - Disse a denti stretti facendo sparire la mano sotto le
lenzuola e sotto i propri slip. Si morse il labbro che finì per
succhiarsi, il respiro presto irregolare e corto, gli occhi socchiusi.
La mano veloce nel proprio inguine, a massaggiarsi veloce l'erezione.
Gli bastava vederlo per eccitarsi?
Aveva
un che nei suoi modi naturali, sia che giocasse, sia che non facesse
nulla. Trasudava sicurezza e forse non era nemmeno quello.
Forse
erano i suoi movimenti. Forse era la sua costante ironia e malizia,
quegli occhi vivi, accesi di una luce pericolosa e divertita, di chi si
prendeva gioco di tutto e tutti. Non sapeva dire cosa di preciso gli
piacesse tanto al punto da perdere il controllo appena lo vedeva. Ma
c'era.
Succedeva puntuale. Perdeva la testa, non ragionava.
Raggiunse
in poco l'orgasmo, fra sospiri sempre più forti, gli occhi poi chiusi a
ricordare quando lo prendeva e facevano l'amore.
Virile.
Forse era questo.
Novak era molto virile.
Non sapeva cos'era che gli piaceva tanto al punto da impazzire così, qualcosa c'era ed ormai era incontrollato.
Si
vergognò di sé stesso poco dopo la beatitudine raggiunta, tolse la
mano, chiuse seccato la televisione e si girò dall'altra parte.
Prima o poi avrebbe dovuto affrontarla seriamente.
Per
il momento si limitava a dirsi che lo voleva solo per il sesso, che da
lui non voleva altro. Mentre per tutto il resto c'era Roger.
Però sentiva che non era più così. Solo che era presto per ammetterlo. Era ancora presto.
Novak
doveva penare ancora un po', Rafael era infastidito da questo suo
prendere piede, non poteva accettarlo facilmente. Per cui no, per il
momento restava solo sesso.
Anche se piano piano era sempre meno SOLO sesso ed ANCHE altre cose...
Ma se il termine testardaggine era stato coniato per qualcuno, quello era Rafael. Non si sarebbe arreso facilmente.
Uno che diventava ambidestro o mancino che dir si volesse solo per essere più forte a tennis, come lo si poteva definire?
Rafael era mancino solo nel tennis, nella vita quotidiana era destro. Questo parlava e diceva tutto di lui. Proprio tutto.
Novak l'aveva ancora dura.
Rafael aveva spudoratamente tifato per Roger tutto il torneo.
Era un suo grande fan, non era un mistero che quando non giocava sperava che fosse lo svizzero a vincere.
Andava
in delirio tutte le volte che lo vedeva, il suo modo elegante di
giocare, così perfetto. Ogni tiro era una lezione sul tennis. Ora, poi,
che aveva cambiato leggermente modo di giocare e saliva più a sotto
rete, era anche più spettacolare. Insomma, un'autentica gioia per gli
occhi.
Novak era bravo, ma meno spettacolare. Tendeva ad essere più letale.
Roger era davvero un maestro.
Poteva passare le ore a guardarsi e riguardarsi i suoi match migliori.
Agli
US era stato favoloso, le prime partite impeccabile, poi aiutato da una
pausa temporalesca. Nei quarti aveva seriamente rischiato andando al
match point per ben due volte. Poi aveva vinto. Aveva annullato
entrambi i due match point ed aveva vinto la partita con un punto
dietro l'altro. Una partita bella da togliere il fiato, una lezione
importante per tutti.
A 33 anni si poteva ancora vincere contro un avversario forte una partita quasi del tutto persa.
Sotto di due set e tre quarti, il terzo stava per andare a completare la partita ed ecco il ribaltone.
Classe, esperienza e forza di volontà.
Roger l'aveva voluto con tutto sé stesso.
Vedendo
che in semifinale si doveva scontrare con Cilic, Rafael non aveva
reputato necessario raggiungerlo. Si era detto che sarebbe andato per
la finale. Sperava fosse Roger contro Novak. Sarebbe stata la rivincita
gloriosa di Wimbledon, certo che il suo Roger avrebbe poi vinto.
Tennisticamente
Rafael non aveva dubbi su chi considerasse il migliore. Anzi, non tanto
una questione di migliore, quanto di preferenza pura e semplice.
Per lui nessuno stava davanti a Roger. Stop.
Le statistiche di quel che aveva fatto in carriera parlavano, nessuno aveva ancora vinto come lui.
Cilic non aveva mai fatto grandi cose, non poteva pretendere di battere Roger.
Sicuro di questo, non andò da lui.
Vide
così la prima delle due semifinali, Novak contro Nishikori. Lui poteva
dare filo da torcere, era bravo, aveva avuto molti problemi fisici, ma
sembrava averli superati.
La partita scorreva davanti ai suoi occhi e mano a mano che vedeva, non ci credeva.
Primo set Nishikori.
Secondo set Novak.
Nemmeno
il tempo di pensare che Novak si fosse ripreso, che arrivarono le
sorprendenti imprese di Nishikori che si prese i due set successivi
mandando a casa niente meno che l'attuale numero uno al mondo,
Novak.
Cose che capitavano, ma non in quello che doveva essere il periodo migliore dell'anno migliore del campione.
Rafa superò brevemente lo shock con una forte risata.
-
Quello aveva un'occasione d'oro per distanziarmi, io non partecipavo al
torneo e lui che fa? Non arriva nemmeno in finale? Se ne pentirà!
-
Rafael
era un sadico e ci teneva al suo ormai ex primo posto, era combattivo
ed intendeva riconquistarlo quanto prima. Questo suo passo falso gli
piacque.
“Chissà se si aspetta che lo chiami...”
Si chiese poi mentre si chiedeva perchè non trasmettevano la semifinale di Roger.
Poco dopo gli scrisse un sms ignorando totalmente la questione Novak.
'Che succede, perchè non giocate?'
'Diluvia.'
Rafael non trattenne l'incoraggiamento.
'Ti guardo da casa, tifo per te! Forza campione!'
Rise pensando che se il mondo avesse scoperto della sua dedizione a Roger ne sarebbe rimasto shockato.
Roger
rispose con uno smile, Rafael non ebbe il tempo di fare altro che si
ritrovò il nome di Novak lampeggiare nel display del cellulare che
aveva fra le mani!
Impallidito, guardò per alcuni secondi.
-
Mi chiama?! - Sconvolto per qualche motivo da questo fatto, rispose
senza saper se dovesse sostenerlo o fare lo stronzo come voleva.
- Se aspetto te sto fresco, eh? - Disse Novak seccato. Rafael decise in un istante il proprio tono e attaccò super seccato.
-
Eh, ma dammi il tempo, no? So che adesso ti fai la doccia e ti prepari,
aspettavo che fossi almeno in albergo da solo a raccogliere le tue
cose! Avrai delle interviste da fare! - Poi Rafael realizzò la cosa più
importante ed infiammandosi sbraitò più forte: - E comunque non stiamo
insieme! Non ho l'obbligo di fare nulla! - A questo punto la risata di
Novak risuonò nell'orecchio, cosa che prima lo sorprese e poi lo fece
arrabbiare, ovviamente. - Se tu non fossi così idiota forse riuscirei
anche a digerirti! - Novak rise anche più forte. - Non mi sembri molto
sconvolto o depresso dalla sconfitta! Ti sei rincretinito perdendo? -
La sua solita dolcezza. Novak smise di ridere convulsamente e tornò
alla parola sempre però ironico e divertito.
- Il solito raggio di sole! - Ormai aveva preso a chiamarlo così, Rafael aveva sempre una gran voglia di picchiarlo.
- Zitto, perdente! Potevi sfruttare il torneo in cui mancavo ed invece non l'hai fatto! -
Anche questa era una delle cose che lui si era aspettato.
-
Ehi, ma ho fatto comunque la semifinale, il punteggio salirà lo stesso!
È il tuo che andrà indietro! - Rafael chiuse la conversazione premendo
il tasto rosso nello schermo. Stava per spegnere il telefono e
cominciare a tirare calci ai mobili per la voglia impellente di
ucciderlo, quando tornò a suonare.
Rispose solo per poterlo insultare ancora.
-
Se questo è il tuo modo di tirarti su il morale, sappi che è un modo di
merda! Non capisco cosa diavolo vuoi da me, perchè mi cerchi e mi
chiami se poi ti auto celebri come una merda! Pensi di ottenere
qualcosa da me? Qualcosa che non siano insulti? Ti sbagli! Così non mi
conquisti! - La risata fastidiosa di Novak riecheggiò ancora. Stava per
chiudere di nuovo il telefono, quando smise e si scusò.
Sì, si scuso.
- Dai, è che io reagisco così quando sono giù... -
- Prendendo per il culo chi è più sfigato di te? -
-
Sì... scusami... - Rafael non si era aspettato proprio quella risposta
sincera, quindi spiazzato smise di ringhiare e si calmò.
- Allora smettila o non ti rispondo più! - Novak tornò a scusarsi.
-
Dai, la smetto davvero. Però ci tenevo a vincere o ad arrivare almeno
in finale. Non mi aspettavo di perdere. Sapevo che contro Kei era
difficile, ma comunque mi aspettavo di vincere! - Così andava meglio.
Rafael tornò ad accasciarsi nel divano fra i cuscini e diede il suo contributo alla causa sforzandosi di fare l'amico.
-
Anche io mi aspettavo che tu vincessi e andassi in finale. Però
purtroppo capitano quando non si pensa... vedi io, a Parigi ero senza
forze e totalmente fuori forma, ero sicuro di uscire ad ogni partita
che facevo ed invece ho vinto lo Slam. Poi a Wilmbledon che mi sentivo
in forma smagliante, sono uscito a metà torneo! Pazzesco! - In un modo
o nell'altro finiva sempre per parlare di sé, ma a Novak piaceva quel
suo egocentrismo involontario.
-
Già... capita... per questo non bisogna basare la propria esistenza
solo sul tennis, perchè altrimenti quando capitano, non ti rialzi più e
ci stai troppo male. - Rafael si sorprese nel sentirlo così bene.
Dopotutto aveva totalmente un altro carattere.
- Io me la prendo, divento un demonio... odio perdere! Non è che il tennis sia la mia vita ma... -
- In pratica lo è... - Concluse Novak. Rafael si strinse nelle spalle con un'aria d'ammissione.
-
In pratica lo è... ed è vero, quando perdo per me è insostenibile. Ci
sono volte in cui partecipo ad un torneo minore senza impegnarmi, per
puro allenamento. Lì non mi importa perdere. Però ci sono quelli che
invece ci tengo e quando invece perdo senza nemmeno arrivare in
finale... uh, non lo sopporto! - Novak rise.
- Ne so qualcosa! - Rafael si ritrovò a sorridere a sua volta per poi ridere con lui di sé stesso.
- Ho un carattere di merda... - Il fatto che lo ammettesse non lo rendeva più leggero, ma a Novak piaceva tanto per quello.
Era un fuoco in ogni cosa.
- Ti va se adesso che torno a casa passo da te? Posso? - Che Novak glielo chiedesse era strano, di solito veniva e basta.
Rafael pensò che stesse male, in realtà, solo che non volesse ammetterlo e dimostrarlo.
Gli venne spontaneo dire che era lì e che lo aspettava fra una decina di ore o poco più.
Se
avesse saputo l'esito della seconda semifinale avrebbe forse risposto
diversamente, ma lì sul momento non poteva immaginare che anche Roger
avrebbe perso contro un incredibilmente potenziato Cilic.
Rafael
nell'attesa si guardò la partita iniziata in ritardo, quando assistette
alla sconfitta anche di Roger, tentò di cavarsi gli occhi incredulo.
-
COSA?! MA MI PRENDONO PER IL CULO?! ESCONO TUTTI E DUE? Ma poi scusa
capisco Kei Nishikori, è anche in alto in classifica e si sa che è
bravo, ma Cilic! CILIC! MA SUL SERIO?! Con la forza che aveva nei
servizi non mi stupisce che si fosse fatto di qualcosa! Andiamo! Non
era nessuno, aveva deluso tutti gli altri tornei! Com'è che adesso
appare improvvisamente fortissimo?! Non ci credo! Non è possibile! -
Rafael andò avanti sconvolto ed inviperito nonché proprio offeso per la
sconfitta del suo idolo.
La prima cosa che fece fu chiamarlo, ma non gli rispose. Attese pochi secondi e tornò a chiamarlo, ma ancora non rispose.
Poco dopo il suo telefono risultava spento.
-
Ok, così mi fa preoccupare! - Esclamò Rafael sempre parlando da solo. -
Mi risponde sempre e comunque non lo spegne mai, nemmeno dopo una
sconfitta bruciante! Cazzo, se sapevo ci andavo! - Passò il resto del
tempo come un'anima in pena in attesa che Roger riaccendesse il
telefono.
Aveva perso contro Cilic in semifinale degli US Open. Come poteva essere?
Stava
male di sicuro, ogni volta che quell'anno aveva perso si era chiesto se
fosse la fine, Roger era molto autocritico ma soprattutto emotivo,
ingigantiva tutto per poi, davanti agli altri, apparire filosofico e
sereno.
La verità era che non prendeva nulla con filosofia, anche se faceva finta.
In
piena crisi per colpa dello stato d'animo di Roger, Rafael si ritrovò
ad accogliere un Novak non propriamente felice come suo solito, ma
nemmeno troppo tetro.
-
Che è successo? - Chiese subito capendo che Rafael era più nero del
solito. - Non dirmi che sei così dispiaciuto per me, mi commuovi! Così
piango! - Disse poi buttandola sullo scherzo per alleggerire una
situazione potenzialmente pesante.
Rafael scrollò le spalle e lo piantò all'ingresso tornando in casa per recuperare il telefono.
-
Non hai saputo di Roger? - Novak sgranò gli occhi capendo, del resto
con quel tono, con quello sguardo, c'era poco da fraintendere.
- Cosa? Anche Roger ha perso?! - Rafael annuì grave, le rughette sulla fronte. Chiamò ancora, ma senza successo.
-
E non risponde, ha chiuso il telefono e non risponde! Non l'ha mai
fatto! Mi fa preoccupare! Lui è emotivo, è catastrofico quando perde,
sempre, in ogni caso! Sembra che la prenda bene, sembra che prenda bene
tutto, ma non è così! - Novak rimase immobile a guardarlo in quella che
sembrava quasi una crisi isterica. Quasi.
In
ogni caso molto più di quello che si sarebbe mai aspettato. Sapeva che
teneva molto a Roger, che l'amava in un modo suo tutto particolare e
puro, ma non aveva capito forse fino a che livello, fino a che punto.
Non aveva visto davvero quanto.
- Ed è inutile che prendo e vado, prendo e vado dove? Non so nemmeno se è ancora là! -
-
Ma dai, sarà in aereo di ritorno... sarà con la famiglia, vedrai che
sta bene... - Disse Novak cercando di non essere troppo facilone e di
convincerlo. Rafael storse la bocca e si massaggiò il collo per dietro
annuendo poco convinto, sembrava ancora un'anima in pena e con la testa
era totalmente a Roger.
-
Sì, sarà in aereo, però poteva chiamarmi, sa che lo chiamo sempre dopo
le sconfitte o le vittorie importanti... - Novak non aveva idea che
fosse così preso, ci rimase male. Non era nel suo stile fare piazzate,
mai, specie di gelosia, però lì non poté rimanere impassibile e far
finta di nulla e proprio mentre Rafael stava riprovando a chiamare
Roger, lui riprese le proprie cose appoggiate.
-
Beh, vedo che non è il momento migliore... è stata una brutta idea
venire, ma non immaginavo che anche Roger perdesse... se avessi saputo
mi sarei risparmiato la deviazione... - Rafael si fermò rimanendoci di
sasso, per un momento pensò stesse scherzando e lo stava per mandare a
quel paese dicendo che non era il momento, ma vedendo che era
mortalmente serio -e per questo faceva davvero impressione visto che
lui non era mai serio- e che se ne stava per andare, chiuse il telefono
che tanto non ottenne risposta e allargò le braccia alzando la voce.
- Ma dai, stai scherzando spero! - Novak si fermò sulla porta non ancora aperta, la mano sulla maniglia.
-
Ti sembro che scherzo? So che lo faccio sempre, ma ti sconvolgerà
sapere che ogni tanto sono serio! Che ci vuoi fare? Quando lo senti
digli che mi dispiace e che lo capisco. - Fece poi riferendosi a Roger.
Detto questo, aprì la porta. Rafael in due falcate veloci fu lì e
gliela richiuse quasi sulla faccia.
-
Piantala di fare il coglione! - Novak si girò sempre tenendo la
maniglia con quella di riaprire la porta, lo guardò torvo, altra
espressione mai vista su di lui.
-
Io faccio sempre il coglione, ma credimi che non è questo il caso! -
Questa risposta lasciò di stucco Rafael che comunque non mollò. - Ma
stai facendo il geloso? - Rafael poi aveva il solito tatto da elefante
e Novak, che non aveva tempo e voglia di sostenerlo ora visto che stava
molto peggio di prima, rispose freddo:
-
No, ma figurati! E perchè dovrei? Non siamo niente, dopotutto. Scopiamo
e basta. - Rafael voleva dirgli che era proprio così e che non aveva
senso se la prendesse, ma si infilò abilmente fra lui e la porta per
impedirgli di aprirla.
-
Smettila! Sai benissimo! Lo sai! Te l'ho detto apposta affinchè fosse
molto chiaro! Cosa ti lamenti? Cosa sono queste uscite? Se non te
l'avessi detto e mi fossi limitato a scoparti avevi il diritto di fare
così, ma non ce l'hai perchè appena l'ho capito ho fatto dieci ore di
volo e sono venuto a dirtelo di persona! Affinchè fosse chiaro e lo
sapessi! - Novak bruciava per la prima volta, si stava odiando, voleva
picchiarsi da solo. Aveva ragione Rafael, si era permesso di illudersi
come un ragazzino che quelle dieci ore di volo non fossero solo per
dirgli una cosa simile, ma anche per vederlo. Si era illuso che
dopotutto Rafael potesse dirsi quello che voleva, ma poi non riusciva
mai ad estirparlo dalla sua vita.
-
Ok. Ora posso andarmene o devo chiedere un permesso scritto? - Rafael,
rimanendo piantato con la schiena alla porta d'ingresso, allargò le
braccia e rispose incredulo.
- No! -
- No? - Fece Novak sorpreso.
-
No! Anche tu ti sei fatto dieci ore di volo, saresti stupido ad
andartene! - Novak non sapeva nemmeno cosa fosse stupido e cosa
intelligente, in quel momento voleva stare solo e leccarsi le
ferite.
- Pensavo di poter reggere. - Disse spontaneo prima ancora di pensarlo.
- Tu sei pazzesco, lo sai? - Fece allora Rafael mentre la furia ingigantiva pericolosa.
- E perchè lo sarei? -
-
Perchè?! - Rafael a quello sgusciò via per camminare in giro per casa
come un treno spacca ghiaccio. Novak era il ghiaccio, ovviamente. Ma in
quel momento sembrava capace di triturarlo.
Novak non l'aveva mai visto così furibondo.
-
E' la stessa identica cosa che mi hai detto quella volta, ricordi? Sei
un pezzo di merda, sei! Io sono sempre chiaro, subito! Tu ti
intestardisci, non mi dai retta e fai di testa tua, ti convinci di
quello che ti pare, non mi ascolti e poi crolli e non ce la fai e te ne
vai! Sei un completo idiota! La pianti di ascoltare solo quello che ti
pare, di vedere solo quello che ti pare e inizi a dare retta anche a
quello che dicono gli altri? Sembro io quello stupido ed egoista ed
egocentrico che non guarda in faccia nessuno, ma tu guardati! Guardati!
Hai sempre ignorato quello che dicevo, sempre! Anche all'inizio, quando
ti insultavo perchè mi stavi antipatico e tu insistevi nello scherzare
con me e mi stuzzicavi perchè credevi che in realtà tu mi piacessi! No,
come pare a te! Sempre come pare a te! Non ascoltare nessuno! E poi
demolisci, demolisci senza pietà! Solo perchè tu non ce la fai e non
potevi darmi retta! Vaffanculo, Nole! Vaffanculo di cuore! Mi hai rotto
le palle! Sono io che ti mando via, non ne posso più di te e di questi
tuoi modi! Sei un egocentrico egoista del cazzo! Vattene! - Rafael era
davvero partito, Novak lo conosceva da molto, ma non l'aveva mai visto
fuori di sé a quei livelli.
PARTE II:
TOPSPIN
Topspin
- Formalmente è il contrario del backspin: l'effetto che si imprime
alla palla comporta una rotazione dall'alto verso il basso, colpendo la
palla con la racchetta dal basso verso l'alto. Il topspin è l'effetto
principale che si utilizza sui campi da gioco, sia per la naturalezza e
relativa semplicità con cui può essere eseguito sia per la sua grande
efficacia. Quando la pallina tocca terra il verso di rotazione si
inverte tanto bruscamente quanto è efficace il topspin ed in questo
modo la traiettoria risultante diventa assolutamente imprevedibile e
difficile da gestire per l'avversario.
Rimase paralizzato ad ascoltarlo, gli sfuggiva il punto della questione, perchè era tanto furioso con lui?
Aveva ragione nel dire quelle cose, ma perchè se l'era presa tanto?
Ok, faceva e disfaceva tutto lui senza dare ascolto a nessuno, ma dunque?
Perchè arrivare a quei livelli di furia?
Vedendo
che lo guardava esterrefatto e che non si muoveva, Rafael lo afferrò
per la maglia, aprì la porta e lo spinse fuori, poi prese il suo
borsone e lo tirò facendolo rotolare nel vialetto. Novak rimase in
piedi, zitto e ancora senza parole.
-
VATTENE TI HO DETTO! - Gridò ancora più forte mentre ancora gli andava
incontro e lo spingeva. - E SE TI AZZARDI A TORNARE ANCORA UNA VOLTA,
SE TI AZZARDI AD INSISTERE CON ME DI NUOVO, GIURO CHE TI DO TANTI DI
QUEI PUGNI CHE NON POTRAI GIOCARE A TENNIS PER UN ANNO! -
Fortunatamente erano isolati e fortunatamente viveva solo.
Nessuno
vide, nessuno sentì e a Novak fu chiaro che a quel punto gli importava
di lui, forse all'inizio no, ma con le sue varie insistenze aveva
finito per farsi in qualche modo amare. Non come amava Roger, ma
probabilmente Rafael non avrebbe mai amato nessuno come amava Roger.
Poteva vivere per lui, fare di tutto per lui, senza il bisogno di farci
l'amore. Era un rapporto molto particolare, non poteva categorizzarlo,
ma non poteva nemmeno superarlo o cancellarlo o rimpiazzarlo. Era
impossibile.
Solo che potevano convivere.
O
ci provava, o lo perdeva, perchè Rafael non avrebbe mai rinunciato a
Roger, però a quel punto appariva chiaro che era disposto ad
accoglierlo comunque nella sua vita.
“Se me ne vado ora è davvero finita!
Pensò Novak tornando in sé e ritrovando il proprio sangue freddo e la ragione.
Vedendo
che Rafael tornava alla carica, invece di accompagnare le spinte per
non farsi male, si piantò per terra e lo afferrò per le braccia, lo
prese bene con le mani sugli avambracci, Rafael iniziò a strattonare
per liberarsi, ma lui non glielo permise. Lo spingeva e lui lo teneva
muovendosi, andandogli incontro senza dire nulla.
-
VATTENE VATTENE VATTENE! - Ripeteva sempre arrabbiato. Novak non lo
lasciò, le braccia gli facevano male a forza di incassare le spinte,
Rafael aveva una forza mostruosa e lui era ancora stanco, ma non si
arrese e quando lo sentì calare, lo abbracciò forte togliendogli il
respiro.
Il vulcano si quietò e sebbene Novak si fosse ustionato nello stargli così vicino, non aveva mollato.
Lui,
l'acqua, avvolse la lava che era Rafael ed insieme diedero vita alla
roccia vulcanica. A quel punto, sentendolo più calmo, lo spinse verso
casa. Una volta dentro gli prese il viso fra le mani e senza perdere
tempo a guardarlo, respirare, dire qualcosa, lo baciò subito rubandogli
il fiato.
Anche
Rafael ansimava, il cuore scoppiava nel petto, il sangue ribolliva
dentro di sé. La frenesia. Cercò di respingerlo, ma Novak lo riprese
continuando a baciarlo. Premette la bocca sulla sua per poi succhiargli
il labbro inferiore. Rafael cercava di scuotere la testa, ma via via
era sempre meno convinto.
Lo
spingeva con le mani sui fianchi, Novak gli teneva il viso, camminavano
in giro per il salone alla cieca, senza guardare, senza fare caso,
provando a respingersi e a riprendersi.
Alla fine Rafael, stanco di lottare, parlò così, col labbro fra i suoi denti.
-
Devi smetterla... smetterla... - Mormorò. Novak lo lasciò per
rispondere, gli occhi ancora chiusi come quelli di Rafael, la fronte
sulla sua.
- Lo giuro... - Rafael scosse il capo.
-
Tu non puoi fare di tutto per entrare nella mia vita contro la mia
volontà e poi, una volta dentro, scappare perchè sono troppo difficile!
Perchè ogni volta mi uccidi! Non te lo permetterò di rifarlo, Nole. Non
te lo permetterò! - Continuò Rafael roco e scosso, la voce tremava, era
sull'orlo del pianto. Un altro dei suoi tanti cambi d'umore repentini e
sconvolgenti.
-
Non lo farò più, lo prometto. Resterò a qualunque costo e basta. -
Rafael continuò a scuotere la testa, questa volta aprì gli occhi, lo
afferrò per la maglietta, sul collo, e disse a denti stretti, deciso:
-
Guardami! - Novak aprì gli occhi anche lui, lo guardò e attese. - Roger
c'è, è parte della mia vita da quando ero bambino, lo sarà sempre
finchè crepo! È importante! E lo amo! Di quell'amore che non cambia e
che non morirà mai. Non importa quel che faremo, con chi staremo, che
vite faremo, noi ci saremo sempre uno per l'altro, saremo sempre in
cima ai nostri pensieri. Ma questo non toglie nulla a ciò che proviamo
per gli altri. Lui per sua moglie e la sua famiglia, io per te, brutto
stronzo di merda! - Novak si bloccò, lo guardò corrugando la fronte,
raddrizzò la testa. Attento. Gli occhi lucidi.
-
Ma non era solo sesso fra noi? - Rafael si morse il labbro, prese un
respiro profondo, chiuse gli occhi, cercò una calma che non aveva mai,
appoggiò la fronte alla sua e riaprì gli occhi. Uno sguardo penetrante
che Novak non avrebbe mai dimenticato, mentre le mani passavano dal
tenergli la maglia al prenderlo per i fianchi.
-
Pensi che mi sarei infuriato tanto per uno con cui scopo e basta? Ti
avrei aperto la porta e ti avrei detto 'ciao'! - Novak l'aveva pensato
per tutto il tempo, ma si ripeteva le sue parole molto chiare e dirette
e quelle non conciliavano con i suoi atteggiamenti. Ed in tutto quello,
Roger nel mezzo.
Normale che ad un certo punto Novak fosse esploso e non ci avesse capito più niente.
-
Ma non hai fatto altro che dire... - Rafael sospirò e staccò la fronte
dalla sua, ma non si separò. Novak scivolò con le mani dal volto alle
spalle.
- E tu perchè insistevi sempre nonostante tutto? - Novak capì.
-
Perchè sapevo che l'avrei spuntata, che dietro le tue parole di cui eri
fortemente convinto, c'era altro. C'era il sentimento per me. Io sapevo
che c'era, lo vedevo, lo sentivo anche se non lo ammettevi. - Rafael si
strinse nelle spalle.
-
Certe cose hanno bisogno di tempo per modellarsi. Sai come vengono
fatti i vasi ceramica? Da un pezzo informe che gira fra le mani
dell'artista, mentre lui lo modella, il vaso si crea. All'inizio non è
un vaso, è un pezzo di ceramica informe. Solo dopo è un vaso. Io ti
dicevo quello che provavo all'inizio, in quel momento, mentre avevo a
che fare con te in quel dato momento. Eri ancora ceramica informe. Poi
tu hai tanto fatto fino a diventare un vaso. - Novak, impressionato dal
paragone incredibile e dalle cose davvero sentimentali e belle che gli
stava dicendo, cosa non da lui visto quanto insensibile notoriamente
fosse, disse stupito:
- Che belle parole, Rafa! - Rafael ridacchiò.
-
Se sapessi da chi le ho rubate... - Novak capì che era Roger, in
effetti era il suo stile. A quel punto, pensando che tutto era
cominciato per lui, si mise a ridere capendo che Roger avrebbe sempre
fatto parte di loro, ma ora vedeva bene che lì c'era spazio anche per
lui, mentre prima non era riuscito a vederlo.
-
Io pensavo di dover superare Roger e quando ho visto che non sarebbe
mai stato possibile, ho capito che era una lotta persa in partenza. -
Disse alla fine tornando serio, sempre uno fra le braccia dell'altro,
ora dolcemente come raramente lo erano.
- Non puoi superarlo, non era quello il punto, non lo è mai stato! - Esclamò Rafael.
-
Ora lo so! Ma prima pensavo che fosse questo. Una partita fra me e
Roger e che in palio ci fossi tu. - Rafael inarcò ironico il
sopracciglio vedendosi come quello conteso.
- Ma per favore! Non sono la fanciulla! - Rispose schietto e schifato all'idea.
-
Cosa ti ha fatto capire? - Chiese poi Novak tornando a carezzargli il
volto con le mani, le dita sulle guance e poi fra i capelli mossi.
Nole e i suoi tocchi tipicamente dolci e delicati che a Rafael facevano morire.
-
Io l'ho capito da un po'. Quando all'idea di non partecipare a Toronto
e Cincinnati ho capito che non avrei passato il solito periodo con te.
Lì per lì mi son detto 'e vabbè, qualche scopata in meno non sarà la
fine!' Il momento dopo stavo facendo la valigia per venire a dirti che
eri solo delle splendide scopate. Non serviva dirtelo di persona.
Potevo farlo per telefono. - Alla fine lo ammise, Novak non aveva avuto
tutti i torti nel credere che dieci ore di volo solo per dirgli una
cosa che avrebbe potuto fare per telefono, era esagerato.
Ma poi era stato deragliato da Roger. Dopotutto, comprensibile anche quello.
Novak sorrise ironico.
- Alla fine non avevo torto, allora! - Rafael alzò gli occhi al cielo fingendo di non sopportarlo.
-
Ma l'ho davvero capito quando sei venuto da me che avevo appena saputo
che non avrei fatto l'US Open. Quella sera tu ti sei mostrato a me per
quel che eri. Un vaso e non ceramica informe. -
Novak
voleva piangere dalla gioia, alla fine stava ottenendo il suo premio,
aveva fatto il match point, aveva appena vinto la famosa partita che
giocava non sapeva nemmeno bene da quanto.
Come ci si poteva sentire più realizzati?
Quello era il podio?
Quello era il suo trofeo?
Rafael che ammetteva che alla fine aveva avuto ragione lui?
- Sapevo che non potevo mollare! - Rafael gli pizzicò il fianco visto che si stava gasando troppo.
-
Sì, ma se stasera non ero io ad insistere, tu avresti mollato e
rovinato tutto! Davvero se te ne andavi non ti avrei più fatto
rientrare! Era finita. - Novak smise di ridere e fare lo scemo per poi
tornare serio.
-
Lo so. Devo dire che tutto sommato siamo una gran coppia! Quando molli
tu insisto io, quando mollo io insisti tu. Più perfetti di così...
immaginaci in una partita di doppio... no, nessuno potrebbe batterci! -
Novak poi era partito sebbene aveva cominciato per dire qualcosa di
serio, ma quando tutto andava bene... ed anche quando andava male...
lui doveva poi scherzare in qualche modo. Doveva farlo e basta.
Rafael
si illuminò in una gran risata che rimase sorriso e che poi fu
catturata da Novak e dalle sue labbra, finalmente combaciavano con le
sue.
Finalmente tutto tornava a posto, anzi... finalmente il vaso si componeva.
Game, set e match a Novak Djokovic.
Non
gli avrebbe più restituito le labbra, Nole era seriamente intenzionato
a tenersele per sempre, solo quando respirare e muoversi in quel
crescendo dentro di lui divenne complicato, decise di prendersi
l'orgasmo e lasciare le labbra per qualche secondo.
Rafa,
totalmente abbandonato a lui, quando Nole lasciò la bocca per aumentare
la potenza e la velocità delle spinte in lui, spostò le braccia
cingendogli il collo. Nole faceva perno sulle mani ed aveva la parte
superiore del corpo alzata, la schiena inarcata per dare delle spinte
più possenti, ma Rafa sentiva quel bisogno profondo di averlo più
addosso, oltre che dentro.
Lottarono
un po' per la posizione, Nole continuava a rimanere staccato con la
parte superiore e Rafa ad attirarlo a sé. Quando lo graffiò, Nole provò
una stranissima scarica elettrica e sentendosi desiderato e voluto come
altre volte non era successo, si abbassò permettendo a Rafa di unirsi a
lui completamente, si tenne su solo con una mano mentre l'altro braccio
lo teneva a sé stringendoselo. Più forza ad ogni colpo, più in
profondità ogni volta, i loro respiri riempivano l'aria, i gemiti si
fusero come i loro corpi ed i loro sapori fino a che il calore e la
scarica fu devastante. Il piacere come lava incandescente invase le
loro teste, i sensi si mescolarono e tutto divenne rosso, di un rosso
vivo, acceso.
Fu come vincere una finale di 5 ore, partita massacrante ma che alla fine dava i suoi frutti grazie alla vittoria finale.
La sensazione fu molto simile.
Nole, dopo l'orgasmo, gli crollò addosso e Rafa se lo tenne invece di scrollarselo come faceva di solito.
Lo tenne a sé con entrambe le braccia intorno al collo e alle spalle, le labbra sul suo orecchio, ansimante.
Dopo
un paio di istanti dove i respiri andarono via via calmandosi, così
come i battiti dei loro cuori impazziti, Rafa lo disse piano piano.
-
Ti amo brutto stupido. Se te ne andrai, te ne pentirai amaramente! -
Nole rabbrividì un istante prima di lasciarsi prendere dalla
gioia.
Rafa
era passionale e vendicativo di natura, per non dire proprio cattivo.
Farlo arrabbiare non era mai una buona idea, questo glielo ricordò e
ridacchiando rispose:
-
Ci tengo alla vita... - Rafa rise e Nole si rilassò chiudendo gli occhi
per godersi il momento più perfetto di tutti, meglio della prima
posizione nel ranking mondiale. - Ti amo, Rafa. - Alla fine glielo
disse anche lui e non servì altro.
Rimasero
così per un po' fino a che scivolarono di lato, cambiarono posizione e
si accoccolarono uno sull'altro, abbracciati, sereni e realizzati.
La vetta era stata raggiunta, la partita conclusa, ma non c'era un perdente. Erano entrambi vincitori.
Ormai
era mattina ed i due erano ancora nella fase delle effusioni. Era
strano, per loro, visto che di solito litigavano o scherzavano, ma non
erano mai seri insieme... tanto meno in fase così amorevole!
Però
dopo aver realizzato che ormai erano una coppia ed essersi detti che si
amavano, fu inevitabile rimanere a godersi quel momento.
Fu il campanello di casa a far scattare Rafa sull'attenti, l'aria terrorizzata fece ridere Nole.
-
Non può essere Xisca! - Xisca era la sua ragazza, non aveva le chiavi e
non viveva con lui, non avevano nemmeno intenzione di sposarsi, nessuno
dei due l'aveva chiesto, non ne avevano parlato e stavano benissimo
così nonostante fossero da anni che stavano insieme...
-
Sei sicuro? - Chiese Nole mettendosi le mani dietro la nuca, comodo
comodo per godersi la scena che si prospettava leggendaria.
Xisca era un pepe, come Rafa, perchè Dio prima li faceva e poi li accoppiava.
Anche la moglie di Nole era un tornado come lui, mentre la moglie di Roger era dolce e posata.
Rafa si alzò infilandosi i boxer tutto agitato, cercando quelli di Nole nel caos dei loro vestiti ammassati.
-
No che non lo sono, non penso sia lei, a quest'ora... e poi senza
avvertire? Ma dove diavolo sono i tuoi boxer? Nole, porca puttana,
alzati e vestiti, cazzo! - Ma Nole non aveva la minima intenzione di
farlo e quando Rafa gli strappò di dosso il lenzuolo che lo copriva
fino alla vita fra le sue urla isterica, si mise anche a ridere. -
INSOMMA, CHE DIAVOLO HAI DA RIDERE? SAI CHE PIAZZATA FA SE TI VEDE QUA?
- Nole avrebbe pagato oro per assistere. - DOVE CAZZO SONO LE TUE
MUTANDE, PORCA PUTTANA! - All'ennesimo urlo tonante, Nole ebbe pietà di
lui e sempre in quella posizione principesca parlò:
- Ce le hai addosso tu, Rafa... - Rafa si guardò ed impallidì per poi arrossire.
-
Stupido, perchè non me lo hai detto prima? - Così se le tolse
tirandogliele in faccia. Nole le tenne con sé, ma non si mosse
ancora.
- Perchè eri maledettamente divertente... - Rispose con flemma divertita.
-
Vaffanculo! - Ma a quel punto si presentò il problema di trovare le
proprie e dopo aver buttato tutto all'aria, il campanello suonò ancora!
- Cazzo! - Ringhiò prendendosi il lenzuolo ed avvolgendoselo addosso
come nelle scene epiche dei film.
Nole
si leccò le labbra vedendolo correre verso il corridoio, avrebbe dato
tutti i suoi trofei per arrivare a casa sua in quel momento e farsi
aprire da Rafa in quelle condizioni. Si alzò a sedere e tese l'orecchio
per sentire la voce. Naturalmente se fosse stata davvero lei, si
sarebbe vestito di corsa per poi inscenare qualcosa di credibile, lui
la faccia tosta l'aveva!
Ci fu un po' di silenzio seguito da due voci inconfondibili, capendo chi era, Nole si rilassò.
-
Ma guarda che tempismo! - Così tornò alla sua posa da principe, mani
dietro la nuca, gambe incrociate... senza più lenzuola addosso!
Roger
non aveva l'umore migliore del mondo, in altre parole si sentiva
proprio uno straccio, per questo aveva chiuso il telefono dicendo che
aveva degli impegni e che sarebbe tornato dopo. Poi era volato subito
da Rafa, non serviva avvertirlo, sapeva che lo aspettava.
Quando
se lo ritrovò col lenzuolo alla vita e per il resto nudo ed arruffato
coi capelli peggiori mai visti, capì d'averlo invece interrotto.
Arrossì e indietreggiò.
-
Scusa, non immaginavo di dover avvertire, di solito non serve... io...
io vado, non importa, scusami! - Roger avrebbe continuato a scusarsi
arrossendo se Rafa non l'avesse afferrato per le braccia e con la
gentilezza di un elefante in una cristalleria, non l'avesse tirato
dentro. Una volta in casa gli si appese al collo e l'abbracciò stretto
mettendogli una mano sulla nuca, tutto ben spalmato su di lui.
Roger rimase di pietra, paralizzato, in attesa.
-
Mi dispiace un sacco, Rori, te lo meritavi tu! Quello là è sicuramente
dopato! Non esiste che quello scarso di Cilic possa batterti in quel
modo! L'ho visto bene, aveva solo la potenza di tiro, non aveva altro!
Quello è doping, come l'altra volta! - Rafa ne era proprio convinto, ma
Roger era ancora bloccato all'interruzione.
-
Rafa, forse non è il momento... - Provò a dire mettendogli le mani sui
fianchi. Ovviamente apprezzava quel suo interesse, ci aveva sperato
molto in quelle parole e si sentiva innegabilmente meglio.
-
Per te è sempre il momento! - Rafa era molto convinto, ma Roger aveva
problemi perchè non sapeva chi era con lui. Pensava alla sua ragazza.
Una scena simile sarebbe stata strana come minimo.
- Sì, ma con chi ti ho interrotto? - Chiese alla fine.
-
Ah, non importa! Ormai l'ha capito e se non l'ha capito sono cazzi
suoi! - Roger per un momento tremò pensando che parlasse davvero della
sua ragazza, la conosceva e sapeva che se le giravano i cinque minuti,
cosa che le venivano spesso, diventava davvero violenta. Terrorizzato
all'idea di ritrovarsi un coltello nella trachea, chiese
spaventato:
-
Sì, ma sei sicuro che vada bene che tu ti spalmi su di me con un solo
lenzuolino a separarci, che per inciso ti sta cadendo? - A quel punto,
la voce familiare arrivò alle loro spalle.
-
Non va proprio bene, ma lui gode nel rendermi geloso, quindi immagino
che si metterà a ridere e lascerà che il lenzuolo cada di proposito...
ma a quel punto si girerà, mi vedrà e mi tirerà il suddetto lenzuolo
affinchè io mi copra! - Con tutta questa presentazione, Roger guardò
Nole appoggiato allo stipite del soggiorno, braccia conserte ed una
nudità totale e perfetta.
Roger
avvampò, Rafa si girò e lo lasciò, il lenzuolo cadde e lo ignorò, vide
Nole nudo e, come da lui previsto, iniziò a sbraitare.
Roger,
ancor più rosso di prima, prese il lenzuolo a terra e lo rincorse. Una
volta raggiunto usò la stoffa matrimoniale per avvolgere entrambi
insieme, uno davanti all'altro, come due salsiciotti. Una volta
conclusa l'operazione copertura, sospirò e andò in cucina.
- Potevi dirmi che eri con lui... - Disse stando meglio.
Rafa, legato a Nole, si mise a camminare verso la cucina inseguendo Roger e tirandosi Nole.
Rafa
comunque ignorò la posizione assunta e tirò Nole fino in cucina, una
volta lì si mise a sbraitare anche contro Roger che stava facendo il
caffè per tutti.
-
Potevi dirmi?! POTEVI DIRMI?! MA SE TI HO CHIAMATO VENTI VOLTE ED IL
TUO CAZZO DI TELEFONO DEL CAZZO ERA SEMPRE SPENTO! POTEVI DIRMI COSA?!
STRONZO|! MI HAI FATTO PREOCCUPARE UN SACCO! SAPEVO CHE STAVI MALE E
NON SAPEVO DOVE ERI! NON FARLO MAI PIU'! SE CHIUDI SENZA AVVISARMI TI
UCCIDO! - Rafa era sbottato e Nole rideva abbracciato a lui, lo cingeva
con le braccia intorno alla vita e all'addome, il viso premuto
sull'incavo della spalla e del collo. - E TU PIANTALA DI RIDERE,
STRONZO! - Roger rimase a guardarli perplesso mentre uno cercava di
staccarsi dall'altro che invece voleva rimanere così perchè gli piaceva
troppo.
- Dai Rafa... cosa pensavi che facessi? Era ovvio che ero in volo... -
- SI' MA NON CHE STESSI VENENDO DA ME! -
-
Era anche ovvio che stavo male e avevo bisogno di tempo... - Rafa a
quello sospirò col broncio, non sapeva più cosa dire, per cui alla fine
brontolò imbronciato.
-
Però non rifarlo più! Mi chiami, mi dici che stai di merda e che stai
venendo da me ed io così mi rilasso! - Roger annuì capendo che l'aveva
fatto preoccupare molto, poi si perse ad osservarlo con Nole che si
accomodava su una sedia tirandoselo sopra, come una coppietta che si
siede uno sull'altro per amoreggiare.
Roger a quel punto ridacchiò cancellando la propria tristezza.
-
Vedo che hai trovato un modo per superare la preoccupazione... - Disse
allusivo. Rafa arrossì rendendosi conto di come si stava presentando a
lui, non gli aveva nemmeno parlato riguardo 'loro'.
- Io... sì ecco... è capitato qua così e... -
-
Capitato? Ti ho chiamato e ti ho chiesto se potevo venire e tu mi hai
detto di sì! Sapevi che sarei venuto! Non ti sono mica capitato! -
Precisò Nole, Rafa sbuffò girandosi verso di lui, sempre da quella
posizione particolare.
-
No Nole, tu capiti! Tu capiti sempre! Capiti fra capo e collo
inaspettatamente! Anche se avverti, uno non sa mai cosa aspettarsi! Sei
sempre una sorpresa! Tu capiti e basta! -
Nole
si mise a ridere orgoglioso prendendola come complimento e Roger fece
eco a loro mentre versava il caffè per tutti come se fosse casa
sua.
- Allora vedo che va tutto bene... Rafa ti ha consolato per la sconfitta? - Chiese a Nole sempre divertito.
-
Vedi bene! E visto che minacciavo di tagliarmi le vene ha avuto pietà
di me e ha ammesso che mi ama, però penso fosse solo per distrarmi...
probabilmente presto tornerà tutto come sempre, lui che scappa, io che
lo inseguo! - Rafa tornò a girarsi verso di lui inferocito, come ormai
capitava spesso.
-
Perchè devi essere così scemo? Ti pagano un tot al secondo? No, perchè
sappi che io ti pago di più per non esserlo! - Roger ormai stava
ridendo fino alle lacrime a vederli, erano davvero perfetti, come una
coppietta comica che però si amava sul serio, c'era alchimia di ogni
sorta, fra i due. Era evidente. Non potevano non piacere.
-
Mi spiace, è puro divertimento! - Rafa continuò a brontolare e Nole a
prenderlo in giro mentre bevevano il caffè, nel mentre Roger si perse
in loro e di punto in bianco, quando non c'entrava proprio per nulla,
disse:
-
State bene insieme, sapevo che sarebbe finita così... sono contento per
voi! - Con questo tutto si fermò, i fiati sospesi. Nole sorrise in
ringraziamento e Rafa, colpito e abbagliato, rimase totalmente bloccato
incapace di dire qualcosa. Sapeva cosa significava quel momento, quelle
parole, ne era consapevole e non sapeva cosa dirgli di preciso. Cosa
fare a quel punto?
La
partita era finita, il risultato era chiaro... forse Roger ci aveva
sperato, o forse era sollevato di quel risultato. Era giusto dire
qualcosa?
-
Ehi, mi va benissimo, eh? Sapevo che finiva così e ti dirò che ci
speravo. Tanto fra noi non cambia nulla, no? - Rafa scosse
violentemente il capo teso e commosso per qualche strano motivo, forse
perchè era una specie di fine, anche se niente cambiava. Non riusciva a
capire. Nole lo strinse da dietro e Roger gli mise una mano sulla sua,
sul tavolo. - Sto bene davvero. Sono contento. Se ti fossi intestardito
con me mi avresti messo in difficoltà, non avrei saputo respingerti, ma
sarei stato male, troppo male per il resto. Così la mia vita continua
come sempre, non ti perdo e tutto va bene. E poi tu sei felice, è
importante anche questo... - Alla fine Roger non sapeva più cosa dire
per convincerlo, per cui fu Nole a porre fine a tutto spostando la
propria sedia su cui stavano, la spinse verso Roger e con Rafa in mezzo
lo abbracciò. In pratica fu un abbraccio a tre, Rafa si aggrappò a lui
come ad un salvagente, non aspettando altro, e nascose il viso sul
collo di Roger che, sorridendo fraterno, ricambiò le loro braccia e si
rilassò. In qualche modo era finita e non poteva nascondere che quel
finale, quella sorta di sconfitta, fosse la migliore mai subita. La
soluzione più adatta, quella in cui aveva ardentemente sperato.
Amava
Rafa, forse proprio nel senso in cui Rafa amava Nole e da lui era
ricambiato. Però amava anche la sua famiglia, la sua vita. Ingannarli
mettendosi con lui di nascosto sarebbe stato atroce, ne sarebbe uscito
consumato, un giorno, e si sarebbe odiato.
Quella era la scelta migliore, una scelta che però lui non sarebbe mai stato in grado di fare.
Ma
forse, dopotutto, anche quelle erano cose che Roger si stava ripetendo
per non starci troppo male. Forse se ne stava solo convincendo per
sopportare quel momento dove lo stomaco era stretto così forte che
voleva piangere.
-
Ci sarò sempre, per te. - Roger annuì alle dolci parole sincere di
Rafa, un Rafa che l'aveva sempre adorato e sempre l'avrebbe fatto.
- Lo so. - Mormorò a sua volta.
Già...
forse erano cose che si stava dicendo per sopportare quel dolore
improvviso scaturito dalla perdita di Rafael. Perchè la verità era che
per lui avrebbe potuto farcela, cambiare e rivoluzionarsi, per Rafa,
per quel che provava per lui, così forte... forse ce l'avrebbe fatta,
alla fine.
Ma
era meglio così. Non dover distruggersi e ricomporsi, non dover
cambiare, non dover fare nulla. Era decisamente meglio così, si disse
mentre nascondeva il viso su Rafa e le loro braccia lo riscaldavano.
Anni di cambiamenti, si diceva in certi casi.
Roger ci pensò.
E pensò anche che comunque l'anno non era nemmeno finito.
“E cosa dovrei aspettarmi, ancora? Non è abbastanza quel che è successo fin qua?”
Ma la risposta sarebbe arrivata fra un po' di tempo, non molto.
-
Spero che esista un modo per scioglierci, perchè io ora devo fare la
pipì e visto che sono sotto di tutti, potreste rischiare grosso... - E
poi arrivò Nole, come arrivava sempre, spontaneo e scemo, ma
assolutamente indispensabile. E i dolori divennero sorrisi, i dubbi
vennero spazzati via e ogni peso fu leggero.
Si poteva ricominciare da capo. Per l'ennesima volta.
FINE