*Il nuovo capitolo. Abbiamo lasciato Rafa e Nole in un'apparente momento di grazia insieme, dove Rafa ammette che gli va di fare sesso con Nole e Nole ne approfitta dicendo che è disposto ad accettare qualunque cosa. Però le cose sono troppo complicate e piene di equivoci mai scoperti ed è ora di rendersi conto di cosa hanno interpretato sempre male, specie Nole. Peccato che forse è tardi. Il prossimo capitolo lunedì. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO X:

MANOVRE CONTROPRODUCENTI

Forse dopotutto sbagliai a forzare la mano, Roger me lo aveva detto, eppure non mi era chiaro il concetto del non esagerare.
Dopo aver fatto sesso con lui due volte nel torneo precedente ed un paio di settimane di pausa dal vederlo, non vedevo l'ora di rifarlo e non mi andava di perdere tempo dietro alle sue paturnie. Volevo solo proseguire in questa nostra relazione, mi resi conto che paturnie facevano rima con Rafa. Era il suo fascino, dopotutto. Perchè lui era complicato e non semplice.
Aspettai un giorno, quello successivo mi presentai in camera sua con la chiara intenzione di fare le nostre cose proprio come Roger e Stan facevano felicemente ogni notte nelle camere vicine.
Li invidiavo perchè loro si erano messi insieme innamorati, sapendo cosa provavano uno per l'altro. Ci avevano messo un po' a capirlo, ma una volta tradotto tutto il gioco era stato fatto.
Per me e per Rafa era diverso. Solo io avevo le idee chiare, lui no. Ed era uno che agiva solo con le idee chiare.
Quando mi vide davanti alla sua porta, mi guardò torvo.
- Beh, che hai? - Mi chiese sgarbato.
Io feci finta di non rimanerci di merda anche se già capii cosa intendesse con quella sparata. Ovvero niente ginnastica fra le lenzuola.
- Volevo un tuo parere... - Mi inventai sul momento con faccia tosta. Lui rimase lì piantato davanti alla porta senza farmi entrare. Alzò un sopracciglio.
- Ebbene? -
- Ecco... - Mi avvicinai entrando senza aspettare il permesso e lui rimase lì davanti senza sciogliere le braccia. Chiusi la porta da solo cominciando a camminare per la camera, poi fermo in mezzo e rivolto verso di lui mi sfilai la maglietta con un sorrisino malizioso. - Mi chiedevo se secondo te devo lavorare di più sul mio fisico... - Poi mi tolsi anche i pantaloni corti. - Su qualunque parte... -
Rafa rimaneva vicino alla porta, braccia conserte, sopracciglia alzate con scetticismo. Scetticismo?!
- Sul serio? - Fece poi senza sbilanciarsi. Io evitai di togliermi i boxer e lo guardai apparentemente a mio agio, sì beh lo ero, però cominciavo a pensare che Rafa non mi avrebbe dato quel che volevo.
- Sul serio! - Risposi sembrando sicuro di me. Non riuscivo a capire Rafa, volevo chiamare Roger e chiedergli spiegazioni, ma sapevo lo avrei interrotto col suo Stanley!
- Cioè tu pensi che visto che l'abbiamo fatto due volte adesso diventerà un appuntamento fisso perchè sì, perchè ti va, perchè si fa così? Cosa non hai capito della parte 'non so cosa voglio da te'? Perchè credevo fosse chiaro detto così! - In effetti me l'aveva detto così ed anche in tanti altri modi, in più di un'occasione. Ma pensavo eludesse dal sesso!
- Credevo che ti piacesse scopare insieme, che fosse la sola cosa chiara! - Esclamai diretto, senza più scherzare tanto.
Rafa sospirò e scosse il capo abbassandosi a prendermi i vestiti buttati a terra, me li lanciò e rimase a debita distanza, pronto ad aprire la porta quando sarei stato pronto.
- Odio concordarci per fare una cosa! -
- Ma non ci siamo concordati! -
- Nole, così non è spontaneo! - Lasciai perdere i vestiti e mi avvicinai a lui prendendolo per i fianchi, mise giù le braccia e non mi respinse, non scappò, ma non significava molto. Aveva sempre quell'aria da rifiuto.
- Vuoi scommettere quanto è spontaneo? -
- Nole, venire qua, spogliarti e scopare è come concordarlo, programmarlo! Vieni qua per questo! Non è spontaneo! - Capivo cosa diceva, ma mi stava sulle palle questo discorso, e glielo dissi subito indietreggiando e riprendendo i vestiti che indossai seccato, mentre indispettito rispondevo.
- Però è la sola cosa che so che ti va, per cui me la prendo! Ti ho detto che mi sarebbe stato bene quello che potevi darmi, non ti avrei chiesto di più e so che questo ti va, quindi me lo prendo! Se tu fossi disposto ad una vera storia mi chiameresti, faremmo altre cose insieme... ma tu non vuoi ed io cosa devo fare? - Rafa sospirò e si mise di lato alla porta, mano alla maniglia, pronto a darmi il benservito.
- Io te lo avevo detto che non sapevo cosa volevo... tu hai insistito dicendo che ti andava bene lo stesso ed ora non ti va bene! - Mi piazzai davanti a lui braccia larghe, aria stizzita.
- No, non è esattamente così! È che tu non cerchi di capire cosa vuoi! Dici che vuoi cose spontanee, ma se non sono io a cercarti mi eviti e spiegami come fai a capire cosa vuoi! Come possono venire spontanee le cose? Ovvio che faccio in modo che succedano! È così che agisco! Voglio una cosa? Combatto per averla! Io... - Mi fermai strofinandomi il viso mentre lui rimaneva impassibile davanti a me. Scossi il capo e lo guardai stralunato. - Io non so cosa fare con te! Sembra che tutto quel che faccio sia sbagliato, poi dopo dieci passi sbagliati ne azzecco uno per caso e mi illudo! Poi tac, si torna al normale sbagliare! Tu non hai le idee chiare, ma non mi aiuti proprio a chiarirtele! Non me lo permetti! - Rafa, in risposta, rimase rigido lì nella sua posizione e mi fissò con un broncio che mi piaceva da morire.
- Non so cosa pensavi che sarebbe stato, io te lo avevo detto. - Il peggio era che aveva ragione e sospirando insofferente scossi il capo di nuovo mettendo la mano sulla maniglia al suo posto, lui sfilò svelto la propria per non farsi toccare e questo mi imbestialì.
- Non lo so, Rafa! Non so! Mi sono illuso! Ci ho sperato! È che sono proprio un maledetto stupido del cazzo! Tutto qua! Che palle! -
Sperando che Rafa mi fermasse, aprii la porta e me ne andai. Ci rimasi male quando non fece nulla. Non so nemmeno che sguardo avesse.
Alla fine bisognava accettare la realtà.
A volte, semplicemente, non si poteva vincere.
Tutto qua.
Non c'erano altri segreti.

A quel torneo io e Rafa uscimmo entrambi presto, non giocammo per niente bene e non ci chiarimmo. Io intestardito e sicuro di aver perso la mia personale battaglia con lui, lui troppo orgoglioso o confuso per cercarmi e chiarire. Forse non lo voleva e basta. Gli era stato bene togliersi lo sfizio dello scoparmi, ora non gli serviva più.
In compenso, al contrario di Miami, Roger e Stan fecero scintille ed arrivarono in finale al nostro posto e, con somma sorpresa mondiale, Stan vinse proprio contro il suo adorato Roger.
Prova che contro di lui giocava sempre meglio perchè era lui a caricarlo. Lui il suo sostentamento vitale.
Li invidiai molto, da morire, ma a volte la vita era così. Credevi di aver perso ed invece vincevi ed al contrario, pensavi di essere ad un passo dalla vittoria ed ecco che perdevi tragicamente.
Dovevo solo accettarlo!

Fu quello a spingermi a farlo.
Per allontanarmi da lui e iniziare una delle mie solite vendette, mi impegnai con la mia ragazza.
Prima stavo con lei da un po' ma senza serie intenzioni, lì decisi di avvicinarmi, renderla pubblicamente seria, insomma. Forse un po' volevo anche chiudere con Rafa, per cui mi concentrai molto su di lei. Comunque la misi incinta e quando me lo disse le chiesi di sposarmi.
Le volevo molto bene e l'avere un bambino mi spinse ad accasarmi. Non pensai alle vendette con Rafa, anche se ormai il danno per così dire era fatto.
Forse fu questo, non lo so.
Ma quando mi trovai a sentire discorsi matrimoniali, mi trovai a ripensare a me e Rafa insieme, a tutte le volte che ci eravamo avvicinati tanto da sembrare sul punto di metterci insieme.
Però di cose fra noi erano sempre state, solo mai chiarite, sempre fraintese.
Nell'ultimo periodo -quanto era? Un anno? Avevo perso il conto- mi ero avvicinato molto, ma la verità era che ci stavo provando seriamente.
Io ce l'ho sempre avuta la fissa di Rafa. Dal primo giorno che lo vidi in campo giocare contro re Roger.
Feci da subito in modo di farmi notare da lui, la storia era quella.
Prima pensavo di dover diventare competitivo per essere considerato, poi visto che iniziai a batterlo credetti di essere odiato da lui, poi negli ultimi anni le cose cambiarono. Mi resi conto d'avere chance, che quanto meno ci potevo sperare.
Gli ultimi anni erano stati infatti quelli in cui avevo cambiato strategia, ma c'erano stati tanti episodi ad alimentarmi e stavo ripensando a quelli mentre si parlava di matrimonio.
I vari contatti, spesso anche piuttosto equivoci ed intimi... mi era capitato di beccarlo con l'erezione proprio mentre mi guardava o gli ero nudo davanti, l'avevo pure palpato alcune volte. Avevo sempre pensato che fossero i primi approcci di qualcuno che si scopre omosessuale in quei momenti, ma che non l'aveva mai saputo davvero. Poi ad un certo punto avevo capito che erano reazioni di uno che sa bene di essere gay, reazioni fisiche a qualcosa di piacevole provocato da me, nella fattispecie. Ovviamente ad un certo punto erano stati sospetti confermati solo a gennaio 2014, quando avevo avuto la faccia tosta di dirglielo in modo diretto. La sua reazione non era stata dolce, però avevo potuto avere un dialogo, cominciare la nostra cosa, finalmente, scoprendo le carte.
Con me era diventato molto aperto e disponibile, rideva e scherzava un sacco, si fermava a parlare, ne dicevamo molte, ci perdevamo. Accettava anche i contatti fisici che io cercavo ad ogni occasione.
E ricordai il doppio di beneficenza del 2013 in Argentina che accettò subito di fare, dove demmo spettacolo, quanto ci divertimmo... ogni occasione era buona per finire uno sull'altro, toccarci, abbracciarci, incitarci.
Impallidii nel ricordare un momento preciso in cui mi venne un crampo alla coscia e lui mi aiutò a farmelo andare via. Di norma si doveva stendere la gamba e tirare il muscolo, non serviva fare altro, ma lui si mise anche a massaggiarmi la coscia, per sotto, dove mi faceva male. Infilò la mano sotto al pantaloncino. Rimasi di stucco e per poco non morii.
Non è che l'avevo dimenticato, è che era stato così incredibile che probabilmente pensai fosse solo un sogno, una cosa a parte.
Però in generale quello segnò un momento preciso, perchè dentro di me realizzai d'avere terreno fertile e speranze.
C'era intesa, fra noi. Un'intesa particolare.
Era agguerrito quando giocavamo uno contro l'altro, ma si comportava da amico al di là delle competizioni. C'era dell'altro, c'era sicuramente dell'altro e ripercorsi con la mente tutti i momenti dopo i nostri scontri dove ci si consolava a vicenda, ci siamo sempre abbracciati stretti e fermati a parlare. Di solito basta una stretta di mano, lui stesso non lo faceva con tutti. Era spesso sbrigativo. Ma con me si soffermava molto, io gli dicevo qualcosa e lui mi si attaccava come se non sentisse, ma io sapevo mi sentiva. Era come se volesse tutti quegli avvicinamenti fisici, la mia bocca sul suo orecchio, le mie mani intorno al suo corpo, sulla sua nuca. E lui uguale. Anche lui aveva questi atteggiamenti intimi verso di me.
E rideva.
E parlava.
Non lo faceva con tutti. Non era uno che dava tanta confidenza a tutti. Era gentile, ma non era uno da ridere a destra e sinistra, era molto selettivo.
Sentendo parlare Jelena di matrimonio mi resi conto che qualcosa non tornava.
Avevo interpretato male qualcosa, dimenticato, forse...
Poi ricordai quando si era messo a palpeggiare il suo amico Juan Monaco e quando mi aveva rivelato che effettivamente aveva avuto altre esperienze omosessuali.
Non era confuso riguardo all'essere gay o al fare cose da gay. Lui aveva le idee chiare.
Lui era confuso su di me.
Non sapeva se era solo attratto fisicamente da me o se voleva altro.
Ma mentre ci pensavo, la sua risata risuonava nella mia mente.
Rafa rideva con me. Rafa parlava con me.
Rafa avvicinava il viso al mio per ascoltarmi o per dirmi delle cose.
Rafa mi toccava quando non era necessario.
Rafa non era solo attratto da me.
Rafa voleva tutto il pacchetto, come me, solo che era troppo testardo per ammetterlo. O si vergognava. A volte pensavo fosse timido e non sapesse affrontare le cose emotivamente importanti.
Non era proprio timido, ma si vergognava.
Insomma, non so cosa fosse. Però era così.
Ne ero certo.
Rafa voleva da me quello che volevo io da lui.
Non potevo lasciar cadere tutto così, non potevo proprio. Era fuori discussione.
Dovevo fargli capire a tutti i costi come stavano le cose e mi ricordai di quello che avevo pensato quel giorno di settimane prima.
Roma.
Roma sarebbe stata la città magica che l'avrebbe fatto innamorare di me.
Era stato uno di quegli stupidi pensieri che mi venivano quando mi annoiavo.
Ma Roma era il prossimo torneo, dove l'avrei rivisto.
E non gli avrei mai permesso di passarla liscia.
Era ora di metterci davanti ai nostri sentimenti.
Era ora.

Non ho idea di come visse Rafa quel periodo separati, penso di essergli mancato o almeno voglio avere questa presunzione.
Quando ci rivedemmo, eravamo a Roma ed io giunsi lì con grandi aspettative e speranze. Solo quando lo incrociai nella solita hall, per fare in modo di beccare le camere vicine, mi resi conto di cosa dovevo dirgli.
Dovevo.
Mi sarei sposato, sarei diventato padre.
Non era una tragedia, conoscevo miliardi di uomini che avevano storie extraconiugali con altri uomini. Dal matrimonio cercavano una copertura, una famiglia, una casa, quelle cose che non si potevano avere con la relazione complicata e difficile che si voleva vivere.
Quella dove si riversavano i veri istinti, i veri sentimenti.
Per cui era normale, quasi. Non dico bello, ma non una tragedia.
Ma forse volevo convincermene.
Io e Rafa ci incontrammo al banco delle chiavi e ci guardammo, nei suoi occhi un subbuglio evidentissimo, nei miei non c'era proprio la serenità che avrei voluto avere.
Conoscevo Rafa, l'avrebbe presa come una tragedia anche se non lo era.
Perchè era la sua bellezza.
A quel punto cosa avrei fatto?
Forse avevo rovinato tutto con le mie solite stupide vendette.
Perchè se lui mi feriva dovevo per forza cercare di ferirlo a mia volta?
Perchè non crescevo mai?
Se avessi pensato prima... se avessi capito meglio... ma lì era tardi e mano a mano che i minuti passavano, lo pensavo con sempre più convinzione. Non c'era molto da fare. Forse niente.
Ma nella testa il suo viso appoggiato alla mia spalla, quasi contro il mio collo.
Quella volta in finale degli US Open dell'anno scorso.
Quel gesto dolcissimo perchè mi aveva strappato la vittoria.
Che anno il suo 2013. Era partito quarto ed era finito primo.
Come non togliersi il cappello davanti ad uno che riusciva in un'impresa simile?
Potevo solo amarlo e amare le sue urla di vittoria, i suoi pianti dilanianti a fine incontro.
Potevo amare ogni sua reazione, anche quando si divertiva se lo imitavo davanti a millemila spettatori. Potevo amare tutto, di lui, e forse proprio quello che amavo più di ogni cosa sarebbe stata la mia fine.
Lui ed il suo modo di esagerare.
Ci salutammo tesi, facendo finta di essere normali. Salimmo verso il nostro piano con le rispettive compagnie e ci venne spontaneo sistemarci nelle camere vicine, come se ormai fosse un rito, come se lo volesse anche lui.
A questo punto dovevo chiarire subito, dovevo farlo, non potevo rimandare, non era giusto verso nessuno, specie lui.
Dirglielo subito era la cosa migliore.
Rafa, mi sposo, sarò padre, ma non cambierà nulla perchè so che ci vogliamo bene, che non è solo una questione fisica, perchè per il sesso troveremmo altri, ce ne sono altri per quello.
Dovevo dirgli questo.
Ciò che abbiamo noi due è diverso, va oltre il sesso.
Perchè noi ci troviamo troppo bene insieme, ridiamo, parliamo, c'è intesa, ci piace stare insieme.
Lo devi solo accettare, non te ne devi vergognare, è una cosa bella, va bene. Sono la persona giusta, io faccio sul serio, ti amo da morire da quando ti ho visto e non so più come dirtelo per farmi credere.
Sono degno dei tuoi sentimenti, io so che ci sono. Ricordo le volte che mi tocchi quando non servirebbe, i tuoi sorrisi verso di me, come ti piace scherzare con me, le cose che fai con me e non con altri.
Io lo so.
Devi fidarti.
Dovevo dirgli questo, ma chiuso nella mia camera scuotevo la testa e sospiravo sapendo che l'avrebbe presa male. Si sarebbe fermato al 'mi sposo', mi avrebbe tirato dietro tutta la sua valigia e mi avrebbe rotto un dente con un pugno.
Sarebbe stata la fine.
Eravamo già in bilico su un precipizio.
Questa in origine l'avevo vista come la mia vendetta ed improvvisamente mi resi conto che sarebbe stata la mia fine.