CAPITOLO XVIII:
CHIEDIMELO

 


I capelli al vento in quel giorno ormai d'inizio estate, selvaggi, spettinati, mossi. Un po' di barba trascurata sul viso dai lineamenti affilati e morbidi in certi punti.
Lo sguardo torvo, scuro, un delizioso broncio, la fronte corrucciata. Gli occhiali da sole in una mano ed il cappellino nell'altra per essere riconoscibile da me e sicuramente nascosto poco prima di varcare la soglia del cancello esterno.
Aveva suonato e gli avevo aperto senza guardare perchè ero sicuro fosse uno dei miei amici.
Vedermi lui mi fece mancare dei battiti e mozzare il respiro.
Mi sentii rigido, non potevo muovere un solo passo.
- Posso entrare o facciamo un barbecue fuori? - Non sapeva nemmeno se ero solo o cosa, come poteva chiedere di entrare?
Mi riscossi sconvolto, ma la gola era secca e tossii per dire:
- Prego... siamo soli... - Volevo spiegare perchè, cosa succedeva e come, ma non mi venivano le parole, non riuscivo a ragionare.
Mi era mancato fino a piangere e non riuscivo a fare nemmeno quello perchè l'avevo già fatto ed ora lo shock era tale che era tutto bloccato, in me. Funzioni mentali e fisiche. Mi trascinai di lato per farlo entrare e lasciai a lui il compito di chiudere la porta.
Lui si mosse dentro nell'ampio e spazioso ingresso e da come si guardava intorno imbarazzato, capii che era la prima volta che veniva. Più che altro lo realizzai.
- Ti... ti faccio vedere casa? - Era una domanda talmente stupida quanto sensata. Sensata in quanto di solito si faceva così con gli ospiti, stupida perchè di sicuro non era qua per quello.
Rafa mi guardò corrucciato senza capire perchè gli facessi quella domanda, poi allargò le braccia e polemico come suo solito attaccò agitato:
- Non sono qua a farti una visita di cortesia, né a farti le congratulazioni per il matrimonio o a darti il regalo di nozze! Sono qua per parlare, perchè pare che tu ti sia scordato della mia esistenza! Aspettavo che ti facessi sentire, che venissi da me, ma non mi hai nemmeno chiamato! Cosa diavolo dovevo fare, secondo te? -
Ero confuso e a fatica capivo quel che diceva, non che io fossi del tutto cosciente di me stesso, ma almeno la sua sfuriata mi aiutò a capire che non potevamo stare impalati in ingresso e strofinandomi il viso cercai di riprendermi.
- Ok... vieni, andiamo in salotto. -
Era una casa enorme che adoravo, anche molto originale ovviamente. Ma nessuno dei due si fermò a farci caso.
Avanzai facendogli strada e lui mi seguì in silenzio mentre io raccoglievo le idee. Cosa dovevo rispondergli?
Io non capivo perchè fosse qua, era ovvio che io non mi ero fatto vivo perchè di certo ora ce l'aveva con me.
Arrivati in salotto dove un divano lunghissimo di color blu scuro faceva sfoggio di sé per tutta una parete, pensai se fosse il caso di sedermi, ma lui mi agguantò il braccio e mi girò verso di sé. Era così furioso che per un momento temetti che mi colpisse sul serio.
Trattenni il fiato ed impallidii mentre mi preparai all'impatto, ma lui si mise a parlare concitato, quasi urlando.
- Si può sapere cosa ti passa per la cazzo di testa? Capisco il non farti vivo durante Wimbledon per non distrarti, è stata la mossa migliore per rimanere focalizzato, però poi quando hai vinto? Perchè dopo non mi hai cercato, dannazione? Hai passato settimane a dirmi che ce l'avresti fatta, che non mi avresti deluso, che avresti realizzato i tuoi sogni, i tuoi obiettivi, che saresti stato di parola e quando finalmente ce la fai, non ti fai vivo? Allora non contavo? Avevo ragione a non fidarmi? Vincere Wimbledon e salire in prima posizione ti ha già fatto cambiare idea? Non ti interesso più? Perchè io le ho pensate tutte mentre aspettavo la tua chiamata od il tuo arrivo, ma non ho risposte ed ora le pretendo! Dimmelo in faccia se è così! Ti sei accorto che non mi amavi davvero e mentre ti concentravi sul tennis ti è passata la cotta per me? Perchè lo devo sapere, ho il diritto! Io ho aspettato solo che tu realizzassi quella maledetta promessa, che diventassi un uomo di parola ed ora che lo sei... - Era un treno, Rafa era sempre un treno. Mi sembrava una delle nostre partite di tennis quando partiva piano e poi prendeva la marcia e tanti saluti mondo. Schiacciava e spazzava via qualunque cosa.
Mi sentii spazzato via.
Era questo che pensava, questo. Come poteva pensarlo?
Di nuovo ero frainteso, di nuovo non ci capivamo!
Eravamo così diversi, come potevamo pensare di farcela insieme?
Ognuno spedito per una strada di cui era convinto ed ecco poi che ci si accorgeva d'aver sbagliato solo alla fine.
Sempre così!
- No Rafa... -
- COME NO RAFA! TU NON TI SEI FATTO VIVO! SEI PASSATO PRIMO COME AVEVI PROMESSO E NON TI SEI FATTO VIVO! DOV'E' ORA IL 'SONO UN UOMO DI PAROLA, FIDATI DI ME NON TI LASCERO', FACCIO SUL SERIO CON TE'? DOV'E'? - Ora gridava e gesticolava e per poco i suoi occhi sembrarono quelli di un pazzo, le vene pulsavano, sicuro che gli sarebbe venuto un ictus usai la forza e lo presi per i polsi stringendo forte, lui cercò istintivamente di liberarsi, ma non ci fu verso, non lo mollai.
- RAFA ASCOLTAMI! - Gridai sovrastando la sua furia. Rafa finalmente si zittì ed io gli lasciai un polso per carezzargli il viso delicato guardandolo sciolto. Avevo capito male, era lì per me, perchè mi voleva con tutte le sue forze.
Ed ora, all'ennesima occasione, non avrei di nuovo sbagliato. Dio, non di nuovo.
Questa volta era davvero l'ultima.
Rafa era ancora deformato di rabbia, ma al mio tocco gentile sul suo viso, i lineamenti duri cominciarono lentamente a rilassarsi.
- Perdonami, come sempre rovino tutto perchè penso troppo e lo faccio coi miei ragionamenti. Non... non riesco a capirti, ad entrarti in testa. Mai. - Era questo il punto. Rafa scosse il capo.
- Tu non mi chiedi mai nulla! Rispondi a tutto da solo, non lo chiedi a me! Come fai a capire se non mi chiedi? - Era sempre sostenuto e furioso e non avrei mai trovato le parole giuste ed in un istante mi risuonarono le sue di settimane indietro.
Continuavo a sbagliare tutto perchè non consideravo che lui non voleva parole ma fatti.
Cercavo di trovare le cose giuste da dire, ma lui non le voleva sentire. Non gli interessava.
Voleva vedere una dimostrazione di quanto lo volevo, di quanto serio fossi.
Ed allora nel panico della paura di sbagliare, gli lasciai l'altro polso e gli presi il viso completamente fra le mani, poi lo baciai prendendogli il fiato, glielo tolsi, non respirammo e labbra contro labbra, il mondo si calmò.
Lo sentii tendersi contro di me per poi rilassarsi, aprire la bocca e venirmi incontro con la lingua. Poi, una volta intrecciati i nostri sapori, lui si riscosse ritirandosi e spingendomi, le mani contro il petto.
Non usò violenza ma era molto deciso. La testa bassa, gli occhi chiusi e poi le braccia tese per allontanarmi da sé ancora.
- No Nole, no. Non basta così. Non mi basta che tu dica che non hai capito e che hai sbagliato e che mi baci. Non si risolve così, io voglio capire cosa diavolo ti è successo, sono impazzito, sono diventato matto e tu continui a non essere affidabile. Devi darmi una ragione per non andarmene ed il sesso non è una risposta. -
Però la voleva. Voleva essere convinto, voleva stare con me e non lo nascondeva.
Aspettava disperatamente che io facessi qualcosa, che la facessi e lo convincessi.
Dovevo convincerlo, dovevo.
Rafa mi lasciò vedendo che non cercavo di tornargli addosso, quindi si mise a camminare nervoso per il salotto, io rimasi un po' a guardarlo dispiaciuto ed in difficoltà su cosa potevo fare, poi aspettando che lui stesso si calmasse, andai sul bracciolo del divano e mi sedetti lateralmente, dando ad esso la schiena.
Lui mi passava davanti aprendo e chiudendo le mani e per quel che ne sapevo aveva un attacco di panico. Non sapevo come gestirlo, avevo sempre sbagliato tutto.
- Dì qualcosa, dannazione! - Sbottò allora.
Io lo guardai con occhi sgranati non avendo idea di cosa dire.
- Cosa dovrei dire? Hai sempre detto che non vuoi parole ma fatti ed io non so più come relazionarmi con te! Forse siamo incompatibili davvero! Troppo diversi, troppo in comando! - Mi venne in mente quando giocammo l'unico doppio ad un torneo, nel 2010. Altri furono amichevoli, ma lì fu un vero doppio ed uscimmo subito perchè non riuscimmo a gestirci. Entrambi comandavamo, facevamo di testa nostra, non comunicavamo ed anche se dicevamo qualcosa, l'altro aveva la propria idea.
Fu un disastro.
Quella era la fotografia della nostra relazione.
Rafa si fermò dal camminare come un toro per casa investendo cose e mi guardò a debita distanza.
- Quindi ti stai davvero tirando indietro? Per l'ennesima volta tu ti tiri indietro? È definitiva, l'accendiamo? - Mi faceva passare per una banderuola ma in realtà non era facile decifrarlo, non lo era mai stato.
- Rafa, non è colpa mia se non riesco a capirti! -
Rafa mosse un passo pestandolo bene per terra, mi puntò col dito e inferocito ringhiò.
- No Novak! - Ero Novak quando doveva sgridarmi o mettere le distanze. - Tu non mi hai mai chiesto niente, sei sempre stato sicuro di capire e sapere tutto! Salvo poi che non capivi un cazzo in realtà! È questo il problema fra noi! Che credi di sapere le cose quando non è così! - Messo in un angolo scossi la testa corrucciandomi, allargai anche le braccia ma non mi alzai.
- Andiamo, capire te non è facile! - Rafa mi venne ancora davanti ancora con passi pesanti e sempre puntandomi feroce.
- Ma tu non mi chiedevi, tu non mi hai mai chiesto cosa provassi, cosa volessi, perchè facevo una cosa! E anche quando ti ho detto che non ero innamorato di Roger tu hai pensato che lo dicessi tanto per dire! Sei tu che fai troppo di testa tua, ma è con me che hai a che fare, non con te stesso! - Capii che avevo sbagliato e continuavo a sbagliare, ora mi era chiaro quale fosse il punto nodale della questione, ma non vedevo soluzioni, era tutto nero in quel momento ed invece di continuare a gridargli e litigare, abbassai bruscamente il tono e piano mormorai perso, smarrito:
- E cosa dovrei fare, ora? Dopo l'ennesimo errore io cosa... cosa dovrei fare? Non ho sbagliato forse troppo? C'è davvero qualcosa che posso fare per poter stare con te? -
Rafa abbassò il dito che mi puntava e fu come se gli staccassi la spina. La furia scemò e fu lui quello disperato, una disperazione diversa dalla mia, più incisiva.
Infatti alzò le mani e tenendole verso di me come se mi stesse scuotendo con forza, disse picchiando sulle parole.
- Chiedimi come mi sento! Chiedimi cosa cazzo provo, cosa cazzo voglio, Nole! -
Era tutto qua? Era così semplice?
Non ci volevo credere, non potevo. Non mossi un muscolo, rimasi fermo seduto su quel bracciolo, di lato al divano, le braccia abbandonate in basso.
E col cuore in gola, gli occhi lucidi e la voglia di piangere, mormorai roco:
- Cosa provi, cosa vuoi, Rafa? -
Rafa a quel punto, come se gli avessi tolto un tappo pigiato sopra a forza per troppo tempo, mi prese la maglia e tirando verso di sé appoggiò la fronte alla mia con decisione.
Poi a denti stretti, disperato, lo disse:
- Ti amo, voglio stare con te, voglio che non mi lasci mai, che non cambi mai idea, voglio fidarmi di te, voglio che tu non ti stufi mai. Voglio che mi ami anche tu qualunque cosa succeda, qualunque cosa capiti intorno a noi. Voglio che ci sia un noi! E voglio che mi ascolti, cazzo! Non che faccia sempre di testa tua inventandoti cose che non esistono! Voglio te, voglio il tuo amore, voglio tutto! - Non so a che punto delle sue parole uscirono le mie lacrime, forse al 'ti amo'.
Non respiravo, avevo la sensazione di follia, quando tutti i sensi accelerano e si amplificano e senti così tanto che non capisci un cazzo.
Lo toccai, risalii sul suo viso per assicurarmi che fosse lui perchè non vedevo un cazzo, avevo gli occhi chiusi perchè pieni di lacrime e quando lo sentii davvero, potei solo cercare la sua bocca alla cieca. Trovai prima il suo viso e scesi febbrile arrivando alle sue labbra.
Erano già aperte, ci fondemmo immediatamente e senza aspettare altro le nostre lingue furono un tutt'uno.
Miliardi di scariche elettriche ci invasero fino a scollegarci completamente.
Lo potevo avere, lo voleva anche lui. Non so i dettagli, non li capivo, non immaginavo cosa l'avesse convinto, però eravamo lì e lo voleva anche lui e sentivo che non era tanto l'essere il numero uno del mondo, ciò che avevo desiderato tanto, quanto lui.
Avevo da sempre desiderato solo lui.
A tennis avevo fatto sul serio solo per lui ed ora eravamo lì insieme, l'avevo raggiunto e questa volta non me lo sarei perso per nulla al mondo, non avrei mai più fatto nulla di testa mia. Mai.
Rafa mi appariva incomprensibile per tre quarti di vita, poi arrivava il momento in cui faceva qualcosa non da lui e mi sorprendeva sconvolgendomi.
Come quando nelle partite di beneficenza mi cercava per abbracciarmi o scontrarsi con me petto contro petto. Oppure quando affondava il viso contro la mia spalla come se si aggrappasse a me per stare a galla dopo un'estenuante partita contro di me.
Ora fu così. In un bacio che avevo iniziato io, lui si fermò e sempre tenendomi la maglia mi fece alzare in piedi, una volta che fummo uno davanti all'altro fece quello che probabilmente aveva sognato da mezzo secolo.
Le mani scesero frenetiche e senza vergogna dietro di me e scivolarono in basso fino ad approdare sulle mie natiche, lì si fermò e me le strinse per bene premendomi a sé.
A questo punto tornò a divorarmi la bocca. Io le braccia ora larghe, spaesato da questo Rafa intraprendente, mi lasciai muovere per raggiungere una probabile posizione migliore sul divano che non fosse uno scomodo bracciolo. Nel mentre lo sentii togliersi le scarpe, le mani sempre sulla zona che, a quanto pareva, l'aveva fatto più dare di matto in tutto questo tempo.
Io ero morto dietro al suo culo, ma a quanto pareva non ero l'unico ossessionato.
Al momento di sederci, ci fermammo. Forse sarebbe stato un peccato e pensandolo lo presi a mia volta per il suo, come lui stava tenendo me.
Averlo sotto le dita fu una sensazione appagante, mi era mancato. Sodo, alto, rotondo e perfetto.
Ma non contento tentai di infilarmi sotto i jeans troppo stretti per i miei gusti. Corrucciato mi separai dalla sua bocca per capire come raggiungere la sua pelle e lui si lamentò facendomi ridere.
- Se vuoi avere altro dovrai staccarti dalla tua posizione tantrica preferita! - Ovvero il mio culo, appunto.
Rafa da contrariato si mise a ridere e si decise a lasciarmi il sedere per poi spingermi seduto. Mi salii sopra a cavalcioni come fosse un tutt'uno con me, poi avvolse la testa con le braccia e mi baciò ancora impedendomi quasi di respirare.
Spagnolo!”
Dissi fra me e me soddisfatto ricordando il video suo con Shakira che mi aveva fatto tanto masturbare.
In quel video Rafa era da stupro ed avevo invidiato Shakira così tanto.
Adesso finalmente era -di nuovo- il mio turno. E lo sarebbe stato per sempre.