CAPITOLO III:
FRA FLIRT E PROVOCAZIONI

Rimasti soli mi tuffai e mi misi a nuotare con lui, facendo finta di essere lì per puro caso.
Rafa si accorse in poco della mia presenza, ma non mutò l'andamento. Io avevo capito che per far breccia in lui non dovevo batterlo. Ormai nel tennis non potevo far altro che giocare per batterlo sempre, ma nel resto potevo essere meno pressante.
Gli rimasi dietro e nei paraggi, ma quando capì che non stavo gareggiando con lui e che non cercavo di batterlo, lo vidi nuotare più rilassato e meno teso.
La nuotata nervosa la riconosci, alza molta più schiuma del necessario.
Dopo un paio di minuti dove ci stavo per rimettere un polmone a stargli dietro -non so che razza di resistenza avesse quel pazzo- finalmente si fermò a bordo piscina e poco dopo lo raggiunsi.
Stavo chiaramente morendo, avevo il fiatone e pensavo non sarei mai riuscito a parlare, ma mi feci forza. Dovevo prendere io l'iniziativa o sarebbero stati guai. Lui di sicuro non mi avrebbe parlato per primo.
- Hai una resistenza mostruosa! - Dissi in difficoltà, appoggiando la fronte al bordo, fra le mani che stringevano. Lui mi guardò e si mise a ridere. Al suono della sua risata lo guardai a mia volta stupito e rimasi senza fiato. Quanto amavo il suo sorriso. Specie così coinvolto.
- Sono maiorchino, vivo in un'isola in mezzo al mare! Il mio passatempo è nuotare! - Rispose come se fosse ovvio... ed in effetti lo era!
- Vedi, se fossimo nuotatori non avrei speranze! Fortuna che siamo tennisti! - Dissi spontaneo vedendo che continuava a ridere.
Piano piano il fiato tornò e rimasi appoggiato con la testa lì e con gli occhi addosso a lui. Rafa invece aveva smesso di guardarmi per andare giù con la nuca all'indietro e pettinarsi i capelli corti che gli rimasero piatti. Continuavo a fissarlo senza riuscire a smettere.
Non sapevo cosa pensava, come aveva preso la cosa fra me e Stan e mi aspettavo mi facesse domande, ma ovviamente così non fu e potei solo sperare che comunque si fosse ingelosito.
E perchè avrebbe dovuto, dopotutto?
- Ancora un paio di vasche? - Chiesi sperando dicesse di no. Ora eravamo lì a nuotare insieme, con questa mia domanda lo eravamo.
Era stato naturale e facile, dopotutto. Così come i miei occhi addosso al suo viso. Si girò a guardarmi alla domanda che ritenne strana e rimase un attimo fermo, stupito di qualcos'altro.
Forse il modo abbandonato in cui lo guardavo.
Effettivamente dovevo risultare proprio abbandonato. In quel momento non volevo altro che rimanere lì. Solo questo.
- Io ne faccio ancora un paio, non so cosa vuoi fare tu... - Non era un invito, non era un divieto, non era nulla.
Così mi presi la libertà di farlo diventare un invito.
- Vedrò di starti dietro cercando di non annegare! - Con questo lui si mise a ridere, si mosse ed in posizione di ripartire si fermò con lo sguardo tagliente di sfida sul mio.
In quel momento, una frazione di secondo insperata, ci fu malizia nel suo sguardo, ed un inequivocabile invito.
- Se pensi di non potermi battere... - Poi partì veloce con uno scatto.
Non era un invito od una sfida.
O sì?
Mancava un pezzo alla sua frase, un pezzo che non aveva voluto dire.
Però era chiaro.
Seguimi!
Ed io ovviamente lo seguii col cuore che batteva impazzito nel petto, pensai mi sarebbe scoppiato.
Stavo gareggiando con Rafa su suo invito implicito.
Quello sguardo me lo sarei sognato di notte, lo sapevo.
Stavo letteralmente morendo, ma la gioia di quel che era appena successo, quel piccolo strano invito a seguirlo, mi dava la forza di non mollare. Alla fine per mia fortuna si fermò dove era partito e poco dopo arrivai anche io, questa volta si girò a guardarmi ridendo e per evitare di intrappolarlo e baciarlo sprofondai giù come se stessi annegando, giusto per fare un po' di scena sulla fatica fatta a stargli dietro.
Risalii che stava ancora ridendo e la mia voglia di intrappolarlo fra le mie braccia, col mio corpo, era ancora grandissima, ma probabilmente sarebbe stato un attivo, non un passivo.
Anxhe se forse bisognava prendere l'iniziativa con decisione e baciarlo.
- Stavo per morire! - Rafa scosse il capo, era rilassato e divertito ed ero felice che lo fosse con me.
- Perchè, quello era gareggiare secondo te? - Allargai le braccia allibito.
- Ehi, amico! Non sono un pesce come te! - Poi fu più forte di me e guardando sotto l'acqua al suo corpo che mi faceva morire, commentai malizioso. - O una sirena per meglio dire! - Rafa inarcò scettico le sopracciglia.
- Sirena? - Così mi misi a ridere io gettando la testa all'indietro.
- Non so qual è il corrispettivo di sirena al maschile! Ma se ti immagino un animale acquatico, saresti uno splendido uomo con la coda di pesce al posto delle gambe! - Così ero davvero sfacciato, con tutti questi complimenti non poteva non capire che ci stavo provando.
Lui rise imbarazzato e senza saper come rispondere, uscì dall'acqua. Io feci altrettanto e quando fummo fuori il suo corpo fece reagire il mio.
Col costume rosa, il suo solito costume rosa comodo, tutto attaccato al culo che mi aveva gentilmente mostrato issandosi prima di me, il suo corpo splendido bagnato, le gocce che rigavano la sua pelle... così mi faceva secco!
Uscito io ero consapevole di non fare lo stesso effetto.
Mi reputavo un tipo, sapevo che potevo piacere, non ero brutto ma non bello come lui.
Il corpo poi aveva una certa differenza.
Io ero lungo, lui era... beh, un sogno!
Tanto che le mie zone basse reagirono. Mi guardai subito sperando che non si vedesse nulla. Ero con gli shorts bianchi. Poi ci pensai.
Avevo i maledetti shorts bianchi e sotto gli slip stretti sempre bianchi ed ero tutto bagnato fradicio.
Rafa, avvolto nell'asciugamano, si fermò scettico ed incredulo a guardarmi proprio lì, del resto era la sola cosa da vedere.
- Seriamente? - A questo vacillai.
Seriamente cosa?
Seriamente sono eccitato?
Seriamente ho gli shorts?
Seriamente si vede tutto sotto?
- Cosa? - Chiesi senza saper per la prima volta come orientarmi, mentre cercavo un asciugamano nel mio borsone che non era maledettamente provvisto di un costume colorato.
- Sei con gli shorts! - Disse quasi scandalizzato. Io lo guardai cercando di apparire tranquillo come non mai.
- Sei acuto! - Dissi ironico. Lui in risposta scrollò la testa come un cane bagnato. Le goccioline mi schizzarono tutte in faccia e penso lo fece apposta. Ovviamente ne fui orgoglioso. Feci finta di infastidirmi, ma poi dovetti far finta di non trovarlo da infarto coi capelli tutti bagnati e spettinati sulla faccia.
Quanto era bello, maledizione!
Dovevo andare a sfogare gli ormoni che ormai si vedevano troppo.
- Smettila, sei tu che vai in piscina senza costume e ti aspetti che la gente faccia finta di nulla! - Così apparentemente tranquillo alzai le spalle.
- Ma io non mi aspetto che tu faccia finta di nulla. - Poi realizzai cosa avevo detto, ma non potevo mordermi la lingua. Rimasi con la mia faccia tosta, malizioso, a guardarlo mentre mi asciugavo il torace, il collo, il viso e le orecchie ma lasciavo sapientemente perdere le zone basse. A questo punto volevo vedere che avrebbe fatto se avesse notato il mio rigonfiamento. L'avrei di sicuro capito. Insomma, era molto espressivo, Rafa!
Rafa mi guardò un attimo dubbioso e tornò a guardare inevitabilmente giù, laddove ancora non spuntava un costume.
- E perchè non hai preso il costume? - Chiese mentre raccoglieva le cose che aveva lì fuori per andare nello spogliatoio con le docce, dove ci si poteva cambiare completamente.
Io feci altrettanto mentre rispondevo.
- Ho deciso all'ultimo di venire. Ho visto che venivi qua ed ho detto 'bella idea!' e sono venuto! - Rafa andò ed io lo seguii, una volta nello spogliatoio, lasciò giù l'asciugamano e si tolse il costume sotto i miei occhi.
Lì per lì ebbi l'impressione che mi mettesse alla prova, che tenesse d'occhio il viso, ma anche le mie zone basse.
Se così fosse stato, allora flirtava con me.
Però era un ottimo poker face, infatti era famoso per giocare a poker per puro divertimento.
- E ti sei tuffato in shorts bianchi! - Volevo ridere, ma feci l'aria maliziosa che avevo più o meno dall'inizio.
- L'hai notato che sono bianchi! - E questo era il mio tono basso, quasi suadente. Lui si raddrizzò nudo rimanendomi davanti. Facile. Fin troppo facile.
Era capitato di cambiarci insieme, ovviamente. In tanti anni di partite e spogliatoi condivisi capitava.
Anche di vederci nudi, perchè si fa sempre la doccia insieme, dopo.
Ma lui era sempre molto veloce, non mi fissava mai in faccia e cercava di evitare di entrare nel box insieme a me. Vedendo le sue acrobazie per evitarmi e convinto che fosse odio, non ho mai infierito per non farmi odiare di più. Evidentemente non gli piacevo.
- Difficile il contrario! - Rispose poco dopo mentre con il suo famoso sopracciglio inarcato si dirigeva sotto la doccia per sciacquarsi dal fluoro. In mattinata si era allenato anche lui anche se non con me. Solo che poi si era messo il costume per nuotare, cosa a cui io non avevo pensato.
Rimasi solo una frazione di secondo col cuore che andava a trecentocinquantamila al secondo.
Ero eccitatissimo e nervoso per la prima volta.
Forse flirtava con me.
Forse voleva che ci provassi. O forse voleva provarci lui.
Mi feci mille scenari mentre mi spogliavo in fretta per poi seguirlo. La speranza che succedesse finalmente qualcosa fra noi non era alta, ma molto di più. Pensavo sarei morto, non sapevo se sarei sopravvissuto alla fine della doccia.

Mi misi in una di quelle vicine alle sue, non ce n'erano molte, lo spogliatoio della piscina non era pensato per grandi quantità di gente, era un'offerta extra dell'albergo.
Sentii subito il suo sguardo addosso, impossibile per me non percepirlo.
Era lava pura, mi scivolava addosso come se mi studiasse.
Perchè solo ora?
Perchè in tanti anni non aveva mai dato cenni prima?
Volevo chiederglielo, ma sapevo che si sarebbe chiuso a riccio, dovevo stare attento e tenermi il miracolo.
Iniziò ad insaponarsi la testa per poi passarsi le mani schiumate sul corpo.
Non veloce come faceva sempre, sembrava dovesse lavarsi con molta cura, troppa.
Io lo imitai, ormai ci guardavamo fissi e seri, gli occhi maliziosi ed illuminati di voglie sempre più evidenti, ma nessuno diceva nulla, non facevamo altro che lavarci in silenzio.
Era tutto così strano.
Ormai il mio gingillo era enorme. Ero ben dotato e quando mi eccitavo si notava. Non stava dritto, ma poco ci mancava.
Le mie mani arrivarono lì insieme a quelle di Rafa sul proprio, lo vidi rallentare ed allora guardai il suo viso.
Avevo visto il suo inguine molte volte, ottenendo risultati epici a sua insaputa.
Ma ora il suo viso era... era molto meglio.
Era imbarazzato, anzi no... era in uno stato pietoso!
A disagio!
Voleva fare una cosa e si stava trattenendo, trovava il mio capolavoro sconvolgente e forse fremeva per toccarlo.
Con questo ebbi la matematica certezza che era gay e che stava reagendo ad un bel cazzo, detta così cruda e pura.
Non che i gay reagissero a tutti i bei cazzi, ma li notavano e, nel caso ci fosse altro, li desideravano.
Lui il mio lo stava desiderando eccome.
Mi misi sotto l'acqua prima di lui che si era perso, non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso.
- Qualcosa non va? - Ebbi il coraggio di chiedere.
Lui avvampò e forse morì su due piedi rendendosi conto di quel che gli stava succedendo.
Ad un secondo sguardo lo notai.
Voleva davvero saltarmi addosso.
Per noi uomini è complicato nasconderlo. Direi impossibile.
Quando siamo nudi e ci piace troppo chi stiamo guardando, la reazione è una e sola e non si può proprio sopprimerla.
Lo sentii imprecare in spagnolo, ma poi rispondere mentre si sciacquava cercando di non guardarmi lì sotto. Difficile.
- Perchè? - Chiese sperando di non essersi infossato.
Ovviamente era così. Ormai ce l'avevo in mano.
Avevo sempre frainteso tutto, tutto.
Non mi odiava.
Forse odiava il fatto che l'avessi superato nel 2011.
- Non mi stacchi gli occhi di dosso! Devo preoccuparmi? Sembra ci provi con me! - Cose che si dicevano per smorzare la tensione se poi si scoppiava a ridere.
Lui non scoppiò a ridere e nemmeno io, però si innervosì.
- Ci sarebbe qualcosa di male? - Sgranai gli occhi, ora era aggressivo. Se l'era presa per qualcosa e prima di capirlo mi stava verbalmente aggredendo, era repentinamente cambiato, sembrava un altro. - Perchè se uno ti guarda il cazzo è preoccupante? E tu che ti ecciti guardando un altro ragazzo non sei preoccupante? È preoccupante perchè sono cose da gay? Spiegati meglio! - Alzai le mani finendo di lavarmi, mi scusai per fermarlo totalmente spiazzato.
- Ehi, mi hai frainteso! Era tanto per dire! Non... non c'è niente di male nell'essere gay, nel guardarsi e nell'apprezzarsi... dopotutto mi sono eccitato per primo, si è visto bene! - Mi misi in vetrina esponendomi per primo per fargli capire che aveva capito male, a questo rimase imbarazzato, ma meno agguerrito. Chiuse l'acqua e non si mosse, rimase a fissarmi in un modo che non saprei proprio descrivere ed io più lo guardavo e meno potevo tornare normale. Mi piaceva da impazzire.
- Se... se racconterai ad anima viva... - Iniziò in difficoltà, in un misto fra l'attacco e la difesa. Mi fece tenerezza, voleva spararmi e nascondersi contemporaneamente.
Alzai di nuovo le mani, ma questa volta avvicinandomi piano, molto piano, verso di lui. Eravamo comunque già vicini e lui si mosse istintivamente indietro per allontanarsi, come un gatto pronto a scappare.
- A chi dovrei dirlo? E poi cosa? Che ci siamo guardati e ci siamo eccitati a vicenda? Non andrebbe a favore di nessuno. Insomma... per chi mi prendi? Non sono uno stronzo, non godo nel mettere a disagio la gente. Ho un senso dell'umorismo mio e mi diverto quando gli altri non ci riescono ma... beh, non ho niente contro nessuno. Specie te. - Quest'ultima cosa mi scappò, ma fui contenta di dirla. Rafa si ritrovò spalle alla parete liscia, fra i rubinetti delle docce chiuse. Il vapore intorno a noi rendeva l'aria ancor più irrespirabile e se ci fossimo guardati giù sicuramente saremmo stati ancora eccitati.
Ora gli ero davanti, ma non lo toccavo e non sapevo come muovermi, le braccia di entrambi lungo i fianchi, abbandonate giù. Però lo stavo imprigionando in un certo senso. Senza toccarlo.
Era una situazione tremendamente eccitante e stavo scoppiando di gioia.
- Non so che tipo sei, non ti conosco così bene... - Mormorò sulla difensiva. Così decisi di provarci. Alzai la mano e gliela misi sulla guancia. Lui si ritrovò a trattenere il fiato, ma aveva alzato le sue pronto a respingermi. Non mi toccava. Risalii fra i capelli bagnati e attaccati al viso, glieli staccai dalla fronte e lo guardai con tenerezza cercando di fargli capire che tipo ero.
- Non è successo niente di brutto, ok? È capitato e basta. Va bene comunque. - Non volevo esagerare, era impreparato alla cosa ed in quel momento pensavo che se avessi fatto una mossa di troppo l'avrei perso. Così quando annuì io lo lasciai e lui rimase così con le mani sospese senza toccarmi.
Fui il primo ad andarmene per lasciarlo respirare.