*Ecco un altro capitolo, avevamo lasciato Nole e Stan a spiare Rafa con Roger ed avevamo lasciato anche Nole furioso verso Rafa che, preso dal sacro furore, si trascina Stan in albergo. Cosa combinerà questa volta? Quale piano tirerà fuori? E riuscirà a portarlo a termine? Il prossimo capitolo vedremo come prosegue la scena cruciale interrotta alla fine. Lo metterò giovedì. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO VI:

PIANI DI VENDETTA



Portai Stan in albergo, rientrai dall'entrata secondaria, meno sorvegliata.
Infine, con lui, mi infilai in camera lieto che la parola tranquillità regnasse in quell'hotel.
Nessuno ci vide ed una volta dentro mi tolsi occhiali e cappello e li buttai a terra iroso, pieno di rabbia, delusione ed un bruciante fastidio generale.
Stan rimase fermo a guardare, in piedi davanti alla porta, gli occhiali appuntati sulla testa fra i capelli biondi spettinati.
- Quegli stronzi. Fanno i santarellini e poi... 'no, non c'è mai stato niente, Roger mi ha rifiutato ed io mi sono messo il cuore in pace, ora sto meglio, me ne sono fatto una ragione...' ah, vedo come! - A Stan mancavano molti pezzi.
Io e lui avevamo un bellissimo rapporto, ma non di quelli che ci si raccontava tutto ogni giorno. Potevamo passare mesi senza calcolarci e cercarci e poi rivederci e dirci vita morte e miracoli. C'era anche una certa alchimia e partecipazione, solo che avevamo fatto sesso una volta e nel ricordarlo capii cosa sarebbe successo.
E lo volli.
Lo volli con estrema intenzione.
- Cosa ci dobbiamo fare, noi? Evidentemente si vergognano di dirlo... è un loro diritto fare quello che vogliono, come vogliono! - Rispose Stan semplice. Lui era sempre così l'opposto di Rafa, che invece era così complicato...
Lo guardai infuocato, lo sguardo fiammeggiante, e lui si fermò irrigidendosi non sapendo come prendermi. Ero veramente fuori di me e gesticolando teatrale continuai a brontolare quasi urlando.
- Cosa ci dobbiamo fare, dici? Possono fare quello che vogliono? Certo, ma non può prendermi in giro! Quella volta ero stato onesto, se non voleva rispondermi poteva starsene zitto o grugnirmi che non sono cazzi miei! Invece mi ha detto che non c'è niente con Roger e che se l'è messa via! Io... io non so come fai a stare così calmo dopo che li hai visti! Non sei perso per Roger? - Ero davvero allucinato e gli camminavo avanti ed indietro come un diavolo.
- Io... sì... - Rispose incerto, mi fermai di scatto davanti a lui fissandolo torvo.
- E allora come fai ad essere così calmo? Io sono fuori di me! - Stan fece un risolino.
- Lo vedo... - Poi si grattò la nuca, con quella sua aria stralunata che non sapeva in che parte del mondo era. Aveva sempre quell'aria, sapeva di tenerezza, lo adoravo per quello. E mi piaceva. Solo che mi piaceva di più Rafa!
- Non lo so, sono fatto così... mi altero e dico quello che penso senza filtrarlo solo quando sono sotto pressione od ubriaco. - Scossi il capo sbuffando incapace di trattenermi, mi sembrava di esplodere.
- Io sto impazzendo dalla rabbia, non posso starmene così senza fare nulla! Non ci stai male? Non vorresti spaccargli la faccia? -
- Roger non mi deve nulla, non sa nemmeno che gli muoio dietro... - Rispose sempre calmo stando fermo mentre io mi muovevo tutt'intorno.
- Ma come fai! Come fai a non fare nulla!? - Davvero non capivo, non era normale, non poteva essere...
- Cosa dovrei fare? - Chiese sempre del tutto in sé mentre io impazzivo.
A quella domanda tornai a fermarmi, ma non davanti a lui, però allargai le braccia sempre furioso ed allucinato.
- Non lo so, piangere, urlare, dirgli di tutto! Boh! - Stan sospirò stringendosi placido nelle spalle.
- Non è nel mio stile... -
- Ma non stai male? - Ripetevo incapace di capire.
- Sì... - Ma non sembrava convinto.
- Beh, non sembra! - Ruggii girandomi dall'altra parte continuando a torcermi le dita delle mani mentre mi rivedevo loro due a parlare al bar da soli.
- Sto male, Nole, ma se mi lascio andare piango come un bambino, vuoi che pianga come un bambino? Non so cosa dovrei fare, cosa ti aspetti che faccia? Un piano diabolico come fai tu con Rafa? E che faccio, creo una pozione magica che lo faccia innamorare di me? Andiamo, dobbiamo accettare la realtà... - A quello mi resi conto che lui mi aveva appena dato la soluzione e lo guardai illuminato con la mia aria cattiva e risoluta. Stan capì subito che avevo qualcosa in mente ed impallidì iniziando a scuotere impaurito la testa, mentre alzava la mano per bloccarmi. - No, non mi piace quello sguardo... - Disse infatti allarmato.
Ma io ormai avevo deciso.
- E' un'idea fantastica invece! - Stan si mise in posizione di rifiuto, come se sapesse cosa voleva quel mio sguardo. Io però ormai ero sicuro della mia idea, era perfetta.
- No. Nole! Qualunque cosa sia no! -
- Sì! Li faremo ingelosire troieggiando insieme! - Stan divenne di mille colori mentre spalancava gli occhi dolci, tutto impaurito mi fece impazzire.
- N-non vedo proprio come, non intendo flirtare con te in pubblico! - Ma io avevo già composto tutto il mio piano nella mente e la mia espressione era sempre più preoccupante.
- Oh lo farai invece... e non farai solo quello! - Stan fece per indietreggiare, mi leggeva nel pensiero.
- OH no... - Disse preoccupato.
- Oh sì! - e con questo mi precipitai da lui, gli presi il viso fra le mani e lo baciai senza dargli tempo di rifletterci e respingermi.
La mia bocca sulla sua lo immobilizzò e nonostante la sua forza fosse notevole, decise per mia fortuna di non usarla per uccidermi.
Rafa l'avrebbe fatto.
Ma Stan era così buono... e forse più depresso di quel che dimostrava.
Appena premetti prepotente la mia bocca sulla sua, l'aprì senza farsi pregare. Dovetti forzare solo un po', ma una volta che lo violai con la mia lingua, lui mi accolse dapprima spaesato di questa mia veemenza, poi con più partecipazione e piacere.
In un istante rispondeva al mio bacio e lo faceva standomi perfettamente dietro.
Ci misi passione, rabbia e voglia di farla pagare a Rafa e lui si lasciò trasportare dalla mia foga.
Penso di essere uno dei pochi in grado di accenderlo così. Credo di avere un posto speciale dentro di sé, come lui lo ha per me. Non lo posso negare, anche se poi di fatto Rafa resta sempre al primo.
Ma davvero... davvero tutte le volte che sono finito con Stan sono state bellissime, non me ne sono mai pentito.
In un istante le nostre lingue si intrecciavano e volevo staccarmi per dire 'meno male che non volevi', ma non potevo perdere un secondo.
Dovevo averlo subito, bruciavo troppo e necessitavo di quello.
Forse non aveva senso visto che Rafa non ci stava guardando, però volevo fargliela pagare. Volevo fargliela pagare fra me e me. Non mi importava che lui non lo sarebbe venuto a sapere.
Lo sapevo io.
Non ero rimasto a pensare a lui e a disperarmi. Avevo fatto altro, mi ero divertito, avevo goduto senza di lui.
Questo, mi dicevo.
Le mani scesero dal suo viso prendendogli i lembi della maglietta, gliel'alzai separandomi dalla sua bocca che ripresi immediatamente senza nemmeno respirare.
I battiti accelerati e l'idea che con Rafa sarei morto, quando avrei fatto sesso.
Perchè ci sarei riuscito e lo sapevo.
Le mani di Stan erano rimaste giù fino a quel momento, poi le mise sui miei fianchi cercando impacciato di togliermi la maglietta. Senza rifletterci oltre me la presi da dietro il collo e me la sfilai oltre la testa facendola cadere giù da un lato. Ripresi possesso della sua bocca con la stessa prepotenza di prima, infilando prima la lingua come se fosse vitale averlo.
Stan mi accolse ancora e posò le mani sul mio petto cercando di spingermi. Non gli lasciai la bocca, ma mi parlò sopra.
- Sei sicuro? - Chiese febbrile. Ormai era eccitato e lo voleva.
Sogghignai mentre mi ritirai per pochi millimetri, i necessari per guardarlo malizioso.
- Mi stia chiedendo se sono sicuro di scoparti? - Chiesi incredulo. Stan arrossì imbarazzato e gli morsi il labbro mentre andavo a toccargli il sedere stringendo i glutei fra le mani, attraverso i jeans leggeri.
L'attirai a me premendomelo contro e gli feci sentire quanto ero eccitato. Il mio inguine contro il suo era già duro e lui aprì le labbra trattenendo un gemito.
Gli succhiai il labbro che avevo ancora fra i denti per poi scivolare sul mento a fare la stessa cosa e risalire la mascella raggiungendo il suo orecchio.
Lo torturai con la punta della lingua e tirai il lobo coi denti, mentre le dita erano andate davanti a slacciargli i jeans per potermi infilare sotto. Tornai dietro, sul suo sedere dalla curva accentuata e così piacevole, così morbido, così fantastico da prendere, stringere, possedere.
Succhiai il suo collo e glielo morsi, lui passava dal lamentarsi al sospirare, mentre mi teneva a sé con le mani che vagavano sulla mia schiena risalendo sulla nuca. Mi teneva il viso contro di sé, gli piaceva quello facevo e gli piacque di più quando infilai le dita fra le sue natiche.
Mi strinse istintivo ed io sorrisi contro il suo collo scendendo a mordergli la spalla. Gemette un po' per quello un po' per le mie dita in lui. Lo sentivo appoggiato a me, la schiena inarcata per permettermi un accesso migliore dentro di lui, immaginavo il suo bel viso abbandonato al piacere che gli stavo provocando.
Penso che anche a lui facesse bene quello scambio di favori, dopotutto stava male ed al dolore si reagiva cercando piacere fisico. Quello glielo potevo dare.
E glielo diedi a dovere.
Scivolai in ginocchio abbassandogli tutto quel che gli rimaneva addosso e dopo che lo ebbi nudo davanti al mio viso, lo leccai stuzzicandolo nell'inguine fino a risalire l'asta che presi in bocca succhiandola deciso fino in fondo.
Stan morì, lo sentii mentre gemeva preso, le mani sulla nuca ad attirarmi di nuovo a sé, forse la testa all'indietro e gli occhi chiusi.
Poi la sua voce riempì l'aria col mio nome ed allora sentendo che stava per venire, smisi e mi alzai finendo di spogliarmi, poi indietreggiai fino alla porta dove mi appoggiai aspettandolo.
Stan mi guardò famelico, con aria vogliosa, ormai assorbito da me e dal mio corpo alto e snello. Si riempì gli occhi di quel che già aveva provato ed avuto e lo fece suo sparendo in basso.
Ricambiò il favore inginocchiandosi davanti a me e facendomi suo.
Io cominciai presto a muovermi nella sua bocca, spingendo sempre più frenetico, i gemiti forti. Era bravo, dannatamente bravo e lo sapeva fare.
Non potevo resistere oltre, ormai ero già su di giri per colpa di Rafa, farlo con lui poi era deleterio perchè c'era alchimia, scopavamo divinamente insieme e sapevo che sarebbe stato così.
Così mentre ero appoggiato alla porta con Stan che mi succhiava l'erezione, sentii nel corridoio delle voci, sentii la sua, ne ero certo.
La sua voce che rideva era inconfondibile, la sentivo a ripetizione nei video.
Così staccai Stan, lo alzai e lo girai mettendolo contro la porta a cui si appoggiò con le mani, io dietro di lui lo piegai in avanti e lo penetrai dopo aver velocemente lubrificato, quasi con fretta.
Lo presi ed entrai in lui trattenendo il respiro, pregando che là dietro fosse lui, che quelli in corridoio che parlavano erano Rafa e Roger. Del resto erano lì, erano proprio lì ed io potevo riconoscere la sua voce a miglia di distanza, ne ero ossessionato.
Con tale ossessione spinsi in Stan entrando fino in fondo, questo provocò un forte lamento che si sentì chiaro nella stanza e forse anche fuori.
Doveva urlare di più.
In un istante decisi che avrei fatto tutto il necessario per raggiungere il mio obiettivo che in ogni caso rimaneva lui.
Tenendo Stan per il fianco e per la spalla, mi mossi in lui uscendo ed entrando, ad ogni volta un colpo più forte e più veloce, il ritmo crebbe in fretta come la forza con cui lo prendevo e lo sbattevo contro la porta a cui si teneva. C'era il pericolo che si appoggiasse alla maniglia e l'aprisse per sbaglio. Non volevo certo arrivare a tanto, ma iniziai a gemere forte insieme a lui, a chiamarlo come lui chiamava me, a penetrarlo con più foga creando quanto più rumore potevo.
Quando si dice scopare forte, si intende questo.
E lo feci forte, estremamente forte. Così tanto che, anche se pensavo a Rafa e a farmi sentire da lui, mi piacque in modo smodato. Mi piacque da morire.
Non lo facevo da un po' ed in quel modo forse non l'avevo nemmeno mai fatto.
Avevo avuto molte relazioni, mi sapevo divertire, ma così non c'erano paragoni.
Forse con Rafa sarebbe stato ancora meglio, ancora più passionale, però quel sesso con Stan, quel giorno, mi piacque più delle altre volte e raggiunsi un orgasmo violento e splendido, mi svuotai completamente piegandomi poi su di lui che si appiatti sulla porta con me dietro. I nostri respiri mescolati, alterati.
La vista tornò dopo essersi offuscata dal piacere e vidi per terra che anche lui aveva favorito col suo orgasmo. Sorrisi e gli bacia l'orecchio.
- E' stato pazzesco... - Ed ero sincero. Lui probabilmente arrossì come mi faceva sempre impazzire e piegò la testa verso la mia in un gesto tenerissimo tipico suo. Strinsi le braccia intorno alla sua vita tenendolo stretto a me, contro il mio corpo ancora piegato sul suo.
- Devo dire che ne avevo bisogno... - Capii quanto male stava da quello. Il suo bisogno di distrarsi, di provare piacere, di essere desiderato, di fare quel che probabilmente lui pensava non avrebbe mai potuto fare con chi voleva davvero. Mi rattristai per lui, mettendo da parte me stesso per un momento, e gli misi una mano sul viso voltandolo ancora un po' verso il mio fino a guardarci negli occhi e sfiorarci con le bocche. A quel punto dissi deciso, protettivo:
- Ce la farai. - A Stan brillarono gli occhi di malinconia.
- Grazie... - Ma il suo era un 'grazie ma non penso proprio'. Così lo ripetei più convinto e risoluto.
- No, non hai capito. Ce la farai con Roger. Vedrai. - Stan sorrise.
- Perchè il tuo piano geniale di farli ingelosire funzionerà? - Ridacchiai.
- Lo spero! - Ma poi aggiunsi rafforzando la presa delle mie bracia intorno a lui. - Ma ce la farai perchè è impossibile che non ti ami. - Poi lo baciai dolcemente, nulla a che fare col bacio passionale di prima. Mi presi cura delle sue labbra tremanti. - E se non avessi Rafa nella mia testa, farei di tutto per te, per averti, per farti mio... vorrei ti innamorassi di me... saresti mio... - Ero sincero e a Stan fece piacere. Lo vidi rasserenarsi e sorridermi senza malinconia.
- Grazie. - Strofinò le mani sulle mie. - Ma penso che se stessi con te uscirei pazzo! - Questo alleggerì la situazione, ci mettemmo a ridere e ci sciogliemmo raggiungendo il letto. Ci stendemmo e sospirando ci baciammo ancora una volta, come per sigillare questo nostro patto non detto, dove ci saremmo aiutati a vicenda a conquistare i nostri amori.
- Ce la faremo entrambi, quest'anno... - Dissi ancora. E ci credevo sul serio.

Quando uscimmo fu per andare a cena ed io e Stan eravamo ancora insieme.
Lo ammetto, l'avevo tenuta d'occhio.
La sua porta.
Avevo fatto in modo di essere pronti ad andare all'orario in cui lui di solito, orologio vivente, andava a mangiare.
Sempre tardissimo.
Essendo spagnolo mangia sempre ad ore impensabili.
Stan brontolava da molto, quando gli diedi il permesso di andare e non gli avevo nascosto che volevo andarci perchè volevo incrociare Rafa. Lui ormai era accondiscendente, non gli importava di contrastarmi, gli stava semplicemente bene.
Quando vidi che la sua porta si aprì, feci i gestacci a Stan di sbrigarsi e visto che era ancora comodamente steso sul letto, corsi da lui, lo afferrai per il polso e lo trascinai fuori in fretta e furia convinto che si fosse già avviato, ma con sorpresa me lo ritrovai proprio faccia a faccia davanti a me e mi fermai con Stan, che ancora tenevo per il polso, che mi venne addosso.
Mi sospinse poco finemente verso Rafa, non gli andai addosso e a quel punto tanto valeva che mi spingesse meglio.
- Ma che fai?! - Disse Stan senza vedere, io mi ripresi subito lasciando la mano di Stan fingendo di essere imbarazzato, in realtà grazie a quello lui mi notò e la mia faccia da attore consumato era già perfetta nel suo sorriso fintamente stiracchiato.
- Ehi... - Cercai di balbettare. Rafa aveva visto non solo che uscivano dalla stessa camera, ma che ci tenevamo per mano. Se l'avessi progettata così precisa non mi sarebbe venuta tanto bene.
- Ehi... - Fece lui altrettanto incerto.
Stan a quel punto non sapeva proprio cosa fare e quando mi girai a guardarlo velocemente visto che eravamo ancora imbambolati in mezzo al corridoio come dei deficienti, notai che lui era l'unico effettivamente imbarazzato visto che era di mille e dico mille colori!
Scoppiai inevitabilmente a ridere e lui mi guardò torvo, voleva insultarmi e dirmi di tutto, ma mentre ridevo per quello, mi resi conto che quella di Rafa non era vero imbarazzo... era... era altro... tornai a guardarlo ancora immobile davanti a me e me ne resi conto.
Era furioso, non era imbarazzato. Forse in un primo momento lo era, ma adesso era furioso e si vedeva molto bene...