*Eccoci qua! Sascha è deciso ad affrontare Nick dopo aver scoperto che si fa Thanasi per non legarsi troppo a lui. Nick è in fase furiosa e di rifiuto verso tutto e tutti, ma Sascha che lo conosce non si fa spaventare. Hanno un modo totalmente opposto di affrontare le cose, uno è fuoco puro e l'altro è gelo e non sarà facile riconciliarsi. Nel mezzo finisce Domi che dopo aver malamente scoperto la verità, decide di non farsi scappare alcuna occasione. Certe scene le ho fatte correre più veloci di altre perchè di fatto i protagonisti sono Sascha e Nick. Buona lettura. Baci Akane*

2. ...SASCHA LO È DI PIÙ



Nick aveva cacciato dalla camera Thanasi dicendo che voleva stare solo e che per la sera gli sarebbe passata, di dargli solo un po’ di respiro.
Thanasi lo conosceva e sapeva che funzionava in quel modo, così non insistette.
Nick stava maledicendo il mondo intero, steso nel proprio letto a fissare il soffitto come se solo con uno sguardo potesse cancellare ogni cosa, quando qualcuno bussò.
Non rispose nemmeno. Il bussare si ripeté, sembrava calmo, nessuno che cercava di buttare giù la porta, ma non parlavano perciò continuò a non rispondere, non voleva vedere nessuno.
- Nick, apri. - Finalmente una voce. Impallidì fissando di scatto la porta come se fosse impossibile, doveva aver sentito male per forza! - Avanti. - Ordinò deciso Sascha.
Era davvero lui!
Nick saltò in piedi mentre cupo andava ad aprire, non sapeva nemmeno come sentirsi e cosa provare a quel punto.
Quando lo vide capì che era gelidamente furioso e di tutto si sarebbe aspettato, tranne che quello.
L’aveva quasi ignorato da quando erano lì ed erano lì dal giorno prima per la presentazione dell’evento e delle squadre.
- Non devi stare col tuo prezioso e adorabile compagno di stanza? Sai, per una volta che sei giustificato a stare in camera con lui pensavo dovessi approfittarne! - Disse Nick acido come uno yogurt andato a male.
Sascha finse di non esserne toccato, era molto bravo a trasformarsi in una statua di ghiaccio. Entrò e si chiuse la porta alle spalle rispondendo gelido:
- Non dovresti essere geloso, sei in buone mani, no? - Nick si aggrottò senza capire e si voltò a guardarlo, così Sascha inarcò le sopracciglia scettico, dimostrando finalmente un sentimento: - Il simpatico Thanasi non è qua? Come si chiamano ora? Scopamici? - Silenzio. Nick capì che in qualche modo l’aveva scoperto ed in un nano secondo realizzò di essere arrivato al punto che tanto voleva.
Si portava a letto Thanasi quando si sentiva troppo legato a Sascha proprio per poterlo respingere meglio e ridimensionare la loro relazione al momento giusto.
Quello era il momento giusto.
Nick alzò le spalle strafottente e si buttò sul letto, intrecciò le mani dietro la nuca e lo guardò menefreghista:
- Quindi l’hai scoperto, e allora? Sei venuto a farmi sapere che ora non ti farai più scrupoli a fottere l’austriaco? - Nick non era razzista ovviamente, visto che era stato preso di mira da razzisti a sua volta da sempre. E non era nemmeno in astio con Domi se non per il fatto che ne era geloso. Ma riuscì ad essere odioso e sprezzante, come sempre.
Sascha si sentì montare da un fastidio senza precedenti e si chiese se sarebbe stato in grado di domare quel desiderio di spaccargli la faccia. Doveva perché a tennis dovevi controllare tutto, quello era un ottimo test.
- No, sono venuto a chiederti una cosa. - Si avvicinò al bordo del letto e rimanendo in piedi con le mani ai fianchi si fece guardare, poi altero disse: - Quando pensavi di mettere fine al teatrino? Se non vuoi legarti è un tuo diritto, ma non puoi farmi sceneggiate di gelosia quando ho buoni rapporti con altri. - Nick a questo scattò come una molla, a lui non importava niente di controllarsi, anzi.
- Buoni rapporti? Tu sei schifosamente innamorato di lui e si vede così tanto che mi biasimi se mi sono munito? -
Sascha rise sprezzante:
- Munito? E da cosa, dai sentimenti? -
- Da una bruciante delusione! Quella di sentirti dire ‘io amo lui’ quando ti avrei detto che io amavo te. E indovina un po’? È tutto a posto, non me ne frega un cazzo se preferisci lui, solo smettiamola con questa sceneggiata di merda che ci fa solo perdere tempo! - Nick non pensava mai nemmeno una virgola di quello che diceva quando si arrabbiava, in quei momenti pensava solo a ferire per non essere ferito, perché per lui era sempre tutto una lotta.
- Non è sempre una guerra, vorrei che un giorno lo capissi. E non è sempre tutto una competizione, un ‘ti ferisco prima che tu ferisci me’, ‘ti lascio prima che tu lasci me’ o ‘ti tradisco prima che tu tradisca me!’ A volte le cose possono andare bene, ma se ti boicotti da subito è impossibile! - Sascha non si era fatto cogliere impreparato, sentire il discorso fra Thanasi e Jack era stata la fortuna migliore che gli sarebbe potuta capitare, ora sapeva cosa faceva Nick e perché, ma il saperlo non lo rendeva meno furioso ed ora davvero voleva sotterrarlo per quel suo atteggiamento da soldato in prima linea con il coltello fra i denti.
Nick però non scoprì il fianco o così almeno fu convinto. Quello che contava era non mostrarsi ferito ed allora era come non esserlo stato.
Ti colpivano, ma non era una vittoria dell’avversario finché non vedeva che sanguinavi.
Ed era quello ciò che contava, non cedere per primo. Perché così funzionava la vita. Dovevi rimanere in piedi ad ogni costo e non importava il resto.
- Senti, Sascha, ci siamo divertiti, ci siamo presi ciò che volevamo quando volevamo, ora è chiaro che tu vuoi andare verso altre esperienze. Mi sta bene, non me ne frega. Solo non prendermi per il culo. Non si tratta di me, si tratta che tu odi perdere. Vuoi fare finta che sia colpa mia? Va bene. È tutta colpa mia! Ora va pure dal tuo Domi e sii felice! - Con questo Nick tornò a stendersi sul letto dopo che si era alzato di scatto a sedere. Tornò alle mani dietro la nuca e a guardare in alto il soffitto come se fosse interessante.
Non disse più nulla e Sascha di certo non intendeva perdere lì un secondo del suo tempo. Voleva quello? Peggio per lui! Ci aveva provato, ma non ne valeva la pena, era evidente.
Prima di aprire la porta ed andarsene, però, si fermò e lo guardò con sguardo sottile.
- Quando vorrai vivere le cose in modo normale, bussa alla mia porta! Sarò lieto di mostrarti come si fa a dire ‘ti amo’ quando sei innamorato davvero! -
Con questo se ne andò.
Era chiaro che per Nick il problema era scoprirsi deboli e che era convinto che i sentimenti fossero debolezza. Ed era chiaro che aveva paura di essere ferito, perciò feriva per primo. Ma questo non impediva comunque di stare male e sapeva che ora, solo nella sua stupida stanza, lo stupido ragazzo piangeva, magari. Ma se preferiva quella strada, andava bene.

Quella notte, dopo una serata passata a guardarsi da lontano e cercare di ferirsi tanto bene per dimostrare la propria ragione, Sascha affondò il colpo figurativamente baciando Domi.
Quando Domi ricambiò il bacio capì d’aver fatto uno di quei casini senza precedenti, ma perdersi in lui, nella sua dolcezza e timidezza fu balsamo e si rese conto che la passione bruciante e l’erotismo puro provato sempre con Nick era lontano anni luce da quella delicatezza con cui Domi si perdeva in lui e si scopriva senza paura di nulla.
Sascha si trovò sconvolto nel sciogliersi fra le sue braccia che lo stringevano premurose, mostrandogli senza riserve e vergogna tutto quello che aveva soffocato per timidezza.
Nascondere quando potevi avere fra le mani la tua unica occasione, a cosa serviva?
Domi si diede ad un rabbiosamente freddo Sascha e lo sciolse bacio dopo bacio, carezza dopo carezza, mentre non aveva remore a fargli sentire e vedere tutto quel che provava e che stava liberando per lui, solo per lui.
Perché dopo la paura di averlo perso, dopo lo shock d’aver capito cosa provava per lui, non valeva la pena rischiare ancora; cogliere l’attimo, forse l’unico, era tutto ciò che rimaneva.
Tutto.
Per Sascha sperimentare come ci si sentiva ad essere amati senza paura e difficoltà, fu la chiave di volta.
Fu lì, mentre le labbra di Domi lo facevano sentire amato e prezioso, che capì come poteva aiutare Nick.
La domanda a cui doveva rispondere era una, però, e dopo l’orgasmo che lo fece svuotare in Domi, se la fece ansimante, col cuore in gola.
“Lo voglio aiutare? Lui non vuole essere aiutato, ma non è questo il punto. Sono io che voglio farlo?”
Forse dopotutto inquadrare Nick era anche meno difficile dell’inquadrare sé stesso.

Non ci avrebbe parlato nemmeno un momento, l’avrebbe evitato e basta se non fosse stato per quelle lacrime nel finale, lacrime che Nick non riuscì a trattenere nemmeno con tutto sé stesso. Lacrime di rabbia e frustrazione per una sconfitta arrivata all’ultimo dopo una lotta estenuante contro Roger. Quella vittoria avrebbe potuto significare vittoria del torneo, ci aveva creduto alla fine e a lui bruciava questo, averci creduto.
Perché per una volta aveva lottato per la squadra che ci teneva davvero e non per sé stesso, il quale non ci teneva mai a sufficienza.
Si era fatto carico della squadra intera e aveva provato davvero a portarli alla vittoria e non ce l’aveva fatta, per poco, ma non ci era riuscito.
Nick pianse lacrime amare mentre i compagni colpiti dal suo comportamento straordinariamente diverso dal solito, lo consolavano.
A Jack dispiaceva molto e non sapeva proprio cosa fare per lui che sembrava inconsolabile nel suo pianto di rabbia e delusione.
- Non serve che ci creda, questo succede quando ci credo. Ci sto solo più male! A me non frega niente, non deve fregare niente di niente, così non ci sto male quando finisce in merda, perché tanto finisce sempre in merda! -
Stava dicendo in uno sfogo con lui mentre si svestiva negli spogliatoi per farsi la doccia, lì con lui era rimasto solo Jack perché Thanasi girava con loro solo in quanto membro sostitutivo d’emergenza, ma non aveva mai giocato e non era ufficialmente della squadra.
Jack aveva giocato molto, quel giorno, così come gli altri. Lui e Nick erano stati i due giocatori più utilizzati.
- Non devi dire così... sai che vale la pena perché a volte invece va bene! - Jack ci credeva, ma sapeva che Nick non ci avrebbe mai creduto.
- E come fa ad andare bene? Per ora non mi è mai andata bene! Niente! Di tutte le cose che volevo! - Ribatté Nick rabbioso, ormai nudo zoppicando verso la doccia. - Sono anche pieno di dolore e non è servito a nulla! Cazzo! - diede un colpo con il palmo contro la parete di piastrelle che schioccò sotto la doccia e al silenzio di Jack capì che doveva essersi arreso e si lavò silenzioso. Tutti si arrendevano con lui, gli amici, gli amanti, le fidanzate con cui provava qualcosa di normale.
“È quello che voglio, non sono fatto per stare con gli altri. Con gli altri dovrei cambiare e non ho voglia, sono fatto così, mi devono accettare invece che pretendere che cambi!”
Quando uscì dalla doccia col pensiero volato inevitabilmente a Sascha alle prese chiaramente con una love story nauseante con Domi, si stupì di trovare la porta chiusa e dentro un membro dei blu e non uno qualunque, proprio l’incarnazione di ogni sua maledizione.
Nick squadrò male Sascha e fece per gettargli la busta con le cose per lavarsi che invece buttò seccato sul proprio borsone aperto.
- Che diavolo vuoi, infierire? Non è aria, non riesco a sopportare i maestri saccenti che ne sanno più di me! Passiamo subito agli insulti, vaffanculo! - Sascha non si scompose, sembrava preparato a quella risposta e rimase seduto vicino al suo angolo a fissarlo mentre si toglieva l’asciugamano e se lo passava sul corpo atletico e bagnato.
Nick aveva un bel fisico, non troppo muscoloso ma nemmeno troppo magro, si era già sviluppato e si stava modellando sempre meglio. Per non parlare della sua pelle mulatta color cioccolato al latte. Aveva una gran voglia di leccarlo in quel momento, mentre lucida della doccia appena fatta gli sembrava più invitante del solito.
Tese i muscoli e trattenne il fiato mentre lo squadrava in silenzio, seduto vicino. La testa rivolta alla notte precedente con Domi. Non sapeva perché l’aveva fatto, era arrabbiato nero con Nick e convinto di poter solo lasciar perdere aveva voluto vendicarsi e l’aveva baciato, poi però gli era sfuggito di mano e ci aveva fatto sesso.
Forse l’aveva fatto apposta, forse ci aveva sperato perché così poteva dire a Nick:
- Siamo pari, ora. - E crederci davvero. Che il punto fosse solo che Nick andava a letto con altri mentre stava con lui.