NOTE:
ecco un'altra fic di questi tennisti che ormai han preso la mia testa
sul serio. E, sempre sul serio, io sono in crisi nerissima. Cioè,
quale sarà la coppia finale? Sul serio non so ancora quale la
spunterà, anche se ho una specie di ipotesi che però potrebbe
cambiare. Bando alle mie ciance... Nole ha deciso di attaccare e
conquistare seriamente Rafa, per cui si studia la tattica, come si fa
prima delle partite importanti e difficili. Così ecco cosa fa.
Prende il jet e va ad affrontare a viso aperto uno degli altri
giocatori con cui sta facendo i match. Volevo ringraziare chi sta
leggendo queste fic, vedo che piacciono sempre più e ne sono
orgogliosissima. Specie . Nella prossima shot che metto prima di
partire per le mie meritatissime ferie, per cui credo intorno a
lunedì, prosegue la preparazione tattica di Nole... anche se più
che proseguire... diciamo che inizia! Buona lettura. Baci Akane
PREPARAZIONE
TATTICA
Con
la scusa di doversi preparare ad iniziare gli allenamenti, dopo
essersi felicemente sposato con la sua fidanzata, Novak prese il
proprio jet e fece una veloce deviazione.
Non
che per allenarsi avesse bisogno di fare deviazioni, ma nel suo caso
se ne inventò.
-
Devo sistemare una cosa importante prima di dedicarmi come si deve al
tennis, altrimenti sono troppo distratto e gioco male. - Lei non
aveva la minima idea di quel che si agitava nel suo ormai marito.
Novak era sempre stato una persona solare, allegra ed aperta, ma fino
ad un certo punto. Certe cose, certi segreti, erano rimasti ben
chiusi in lui. Se ne era benissimo accorta, ma non aveva mai forzato
la serratura per non perderlo. Aveva sempre saputo che nel momento in
cui l'avrebbe forzata, lui se ne sarebbe andato.
Andava
lasciato libero, allora non se ne andava.
Fu
così che Novak prese il piccolo aereo per fare quell'inattesa
deviazione.
L'idea
di rimettersi a giocare con quel groppo sull'anima era inammissibile,
non poteva pensare al tennis, a tirare un dritto od un rovescio con
quei pensieri per la testa.
Non
dopo la telefonata a Rafael.
Aveva
composto il numero sotto il lieve effetto del bicchiere che si era
concesso alla propria festa, ma aveva parlato totalmente in sé. Solo
con una piccola spinta. Ormai l'aveva fatto, ormai ci stava parlando,
si diceva. Tanto valeva essere sinceri come era Rafael e dirgli tutti
i propri giri mentali estenuanti avuti in quei giorni di isolamento.
Dopo
quella chiacchierata e quella decisione, si era sentito relativamente
meglio, comunque libero.
Era
riuscito a sposarsi.
Amava
Rafael, non era chiaro il motivo per cui si finiva per amare
qualcuno. Novak era razionale e tentava di capire certi meccanismi,
ma a volte non si poteva.
Spiegare
i sentimenti era impossibile, specie se erano rivolti a Rafael.
L'aveva
accettato e basta.
Provava
un grande affetto anche per la sua ragazza, l'amava in un certo modo,
diversamente da Rafael, lui lo bruciava, lo mandava fuori, lo spediva
sulla Luna solo sentire la sua voce. Però poteva essere felice anche
con lei, fare una famiglia, ottenere qualcosa di diverso, di
piacevole, di sereno.
Lei
era la pace. Lei, il futuro figlio. Il suo posto sicuro dove tornare.
Rafael
era tutt'altro che pace.
Era
guerra, era inferno, era fuoco, era lotta.
Lo
teneva incatenato qualunque cosa facesse, non poteva raccontarsi
bugie. Era così e basta.
Guardando
il mondo dal di sopra, Novak sospirò appoggiandosi al sedile,
chiudendo gli occhi.
Non
poteva rinunciare a Rafael.
Era
ancora di quell'idea.
Era
vero che Rafael non aveva mai nascosto di amare Roger, non aveva mai
fatto mistero che per lui venisse primo lo svizzero.
Però
questo non era un motivo valido per arrendersi.
Quando
aveva iniziato a giocare a tennis, Rafael e Roger si contendevano i
primi due posti e giocavano come dei mostri, la differenza fra loro
due e gli altri al di sotto era a dir poco abissale, pensare di
intromettersi fra i due e addirittura superarli, era utopia.
Eppure
ci si era messo. Aveva provato. Partita dopo partita, dando il
massimo, tenendo duro, ingoiando un sacco di sconfitte brucianti. Ma
ce l'aveva fatta. Prima dando filo da torcere, poi prendendosi
qualche vittoria fino ad averne di più.
Ora
era primo, forse per poco, ma dannazione, era sopra entrambi.
Rafael
era secondo e Roger terzo.
Come
pensare di arrivare a questo punto?
“Se
sono riuscito ad arrivare primo nel tennis, riuscirò a conquistare
anche Rafael! È questo dopotutto. Una questione di conquista. Lui va
conquistato. Stop. È l'osso più duro di tutti. Non basta quel che
ho fatto, sono appena all'inizio. Quando ci riuscirò, quando fra me
e lui sceglierà me, ne varrà la pena. So che ci posso riuscire. Ho
mollato troppo presto, è che mi ha preso impreparato. Però adesso
so e posso prepararmi meglio.”
Novak
si concentrò su Rafael e su quei momenti in cui aveva avuto la
certezza di essere ricambiato, di non essere un semplice rivale
ostico.
A
volte aveva avuto il dubbio di essere odiato da lui, Rafael era molto
competitivo e sorrideva poco e nulla in campo o nelle relazioni
pubbliche. Ad eccezione di Roger.
Però
da quando avevano iniziato quella relazione insieme, Rafael aveva
cominciato a ridere e scherzare anche con lui, pure in pubblico.
Quando
si salutavano prima o dopo le partite, se lui faceva una battuta,
Rafael ricambiava e rideva, avevano scambi comici, cosa che fino a
poco tempo prima aveva avuto solo con Roger.
Per
questo aveva cominciato a credere di potercela fare.
Poi
il dirottamento. Un momento di debolezza. Però doveva sempre tenere
a mente quei momenti, quegli attimi dove Rafael ed il suo bellissimo
viso si illuminavano solo per lui, per qualcosa che diceva o faceva.
Una
volta gli aveva anche tirato un calcio per finta, si era davvero
sbilanciato per i suoi canoni.
Che
dire poi dei momenti in cui si abbracciavano? I primi tempi una
stretta di mano a fine partita, una pacca sportiva e basta. Ora
c'erano abbracci veri e propri, ora si appoggiavano uno all'altro, a
volte addirittura con le teste.
Come
facevano Rafael e Roger.
Tutte
quelle volte Novak era morto di invidia per i due, per quel modo di
aggrapparsi fisicamente uno all'altro.
Invidia
pura.
Quei
due, in quei momenti, quando si guardavano così vicini, così
complici, così sorridenti... o quando appoggiavano la fronte alla
tempia dell'altro... quei due erano così belli in quei casi.
Novak
li aveva invidiati, aveva sperato ardentemente di poter essere così
con Rafael. Così intimo.
Negli
ultimi tempi era successo.
Avevano
avuto anche giornate ed eventi insieme al di là del tennis,
partecipato a spettacoli o beneficenze ed erano sempre stati insieme,
vicini, ridendo, scherzando, parlando. Era stato bene e a suo agio,
Rafael, con lui.
Doveva
ricordarsi di quei momenti.
C'era
vicino, era vicino tanto così da quello stato.
Dallo
stato di Rafael e Roger.
Novak
lo sapeva, dentro di sé, per questo nonostante quanto successo, non
poteva ancora mollare.
Rafael
era ancora comprensibilmente sotto l'influenza di Roger, il primo
grande amore.
L'avrebbe
sempre amato, ma non era impossibile superarlo anche nella vita
privata, oltre che sul campo.
Roger
era una persona fantastica, era impossibile non amarlo, Novak capiva
bene Rafael.
Però
lui sapeva che Rafael era in bilico.
“E'
stata colpa mia, ho fatto io un passo falso. Se a Wimbledon
quest'anno gli avessi detto subito che mi sposavo perchè lei era
incinta, lui non se la sarebbe presa in quel modo sapendolo dalla
televisione... e non avrebbe chiamato Roger che, triste e scosso per
la propria sconfitta, non sarebbe andato da lui. Nello stato in cui
erano, è stato ovvio quello che è successo. Certo, significa che
Roger lo ricambiava anche se lo reprimeva, però me ne ero benissimo
accorto, infatti ero geloso. Ma se Rafael l'avesse saputo da me, non
avrebbe chiamato Roger e non avrebbero fatto nulla. Ora Rafael
sarebbe ancora solo mio. Era rassegnato con Roger, ora sa che ha
possibilità e non se le vuole precludere. Però deve sapere, deve
capire, deve ammettere che ci sono anche io. L'ha detto. Vuole sia me
che lui anche se prova cose diverse per entrambi. Però ci vuole
entrambi. Devo portarlo a volere solo me. Ci posso riuscire. È dura,
ma ci posso riuscire.”
Con
questi eterni pensieri ossessivi, il jet di Novak atterrò a
destinazione.
Affittata
un'auto dall'aeroporto, inserì nel navigatore l'indirizzo che si era
fatto dare prima di partire.
L'aveva
chiamato per sapere se c'era e dove poteva raggiungerlo. Gli aveva
gentilmente chiesto di farsi trovare che doveva urgentemente
parlargli.
Aveva
capito che era importante, del resto sapeva che era inevitabile.
Sicuramente lo sapeva.
Sicuramente
l'aveva aspettato di persona.
Non
gli aveva dato appuntamento a casa, come sapendo che era meglio
vedersi in privato, in un posto neutro dove poter avere più privacy.
Il
locale era probabilmente il suo preferito, tranquillo e a posto.
Forse di un amico che gli faceva il favore di tenergli lontano la
gente quando c'era lui. Del resto poteva permetterselo.
Non
doveva chiederlo.
Quando
entrava, il posto magicamente si svuotava e fuori c'era l'insegna
'chiuso'.
“Alla
faccia!” Si disse. “Evidentemente essere il re ha i suoi chiari
vantaggi... che poi se fosse Rafa ci crederei che lo chiede, ma
essendo Roger probabilmente è una cosa che fanno a prescindere.”
Roger
era già al bar, un tavolino nell'angolo, lontano da vetrine e
visuali troppo in mostra.
Si
alzò quando lo vide entrare e lo fece accomodare.
Sorrisi,
strette di mano, cordiali.
Era
molto strano vedersi così, del resto era un faccia a faccia giusto.
Novak
l'aveva a lungo evitato, ma alla fine si era deciso. O così o
avrebbe giocato con la testa da un'altra parte.
Dopo
i convenevoli durante i quali si erano trovati a ridere insieme come
due bambini, Roger introdusse il discorso con una strana tensione
nella voce.
-
Mi ha stupito molto la tua chiamata... - era la prima volta che si
vedevano al di fuori del campo e di un albergo del torneo.
Novak
sorrise diversamente da prima, rimaneva rilassato ma si sforzava. Era
molto teso dentro di sé. Fare il discorso che doveva fare, non era
certo facile. Non a lui.
-
Non sai il giro che ho fatto per avere il tuo numero...
fortunatamente ho trovato degli amici in comune... - Roger impallidì
spontaneo.
-
Mica te l'ha dato Rafa... - Novak scoppiò a ridere.
-
Oddio, non arriverei a tanto! - A questo anche Roger rise rilassato.
Anche se non del tutto.
-
Appunto... non oserei immaginare la sua risposta se glielo chiedessi!
- Novak si prodigò in una delle sue perfette imitazioni di Rafael,
secco, altezzoso e spontaneo.
-
Scordatelo! - Roger rise dicendo che era perfetto. - Come se tu fossi
una sua proprietà... - Ed ecco che aveva introdotto con una certa
abilità il discorso. Roger rise ancora per poco facendosi via via
sempre più serio, come Novak. Dopo poco sospirarono e il silenzio
lasciò spazio allo sloveno. Non aveva potuto aspettare di vederlo al
prossimo torneo.
-
Rischiavo di allenarmi male, la preparazione è essenziale. - Roger
annuì mantenendo una calma apparente. Era ancora molto teso ed a
disagio. Sapeva che quel che avevano fatto lui e Rafael era sbagliato
nei suoi confronti, ma immaginava anche che era lì per quello.
Doveva averglielo detto ed ora Novak voleva insultarlo,
probabilmente.
-
Non pensavo succedesse e non succederà più. - Disse allora tutto
d'un fiato ed improvviso Roger, poteva scoppiare se avesse atteso
ancora. Novak inarcò le sopracciglia preso in contropiede.
-
Cosa? -
Roger
si morse le labbra e guardò in basso, con le mani tormentava il
bicchiere di thé alla pesca.
-
Lo sai. Io e Rafa. È per questo che sei qua, no? Insultarmi,
chiedermi come ho potuto proprio io... certo, lui ha sempre detto che
provava qualcosa per me, ma io ero sempre stato fermo su questo
punto. Come ho potuto invece farlo? - Era molto imbarazzato, ma da
uomo affrontava il discorso senza nascondersi e senza indorare alcuna
pillola. Novak lo ammirò molto. Era unico. Nessuno al suo posto
l'avrebbe fatto così apertamente.
-
Non sono venuto ad accusarti e nemmeno a fare una piazzata. Io e Rafa
non stavamo davvero insieme, anche se ci eravamo legati molto solo
pochi giorni prima... del resto definire quel che eravamo è
difficile. Lui è fidanzato, io ora sono sposato. Al di là di questo
lui è sempre stato innamorato di te. Noi due andavamo solo a letto
insieme. Solo che lui lo faceva per distrarsi da te, io perchè
speravo che potesse innamorarsi di me. - Pausa. Novak, che aveva
parlato guardandolo dritto negli occhi con gran coraggio, abbassò lo
sguardo permettendo così a Roger di alzarlo. - mi ha fregato la sua
dolcezza. È riuscito ad esserlo, sai? Poco, un istante... ma lo è
stato... ed io... io ho pensato che provasse davvero qualcosa per me.
Qualcosa di abbastanza forte da reggere a te. Invece mi sbagliavo. -
Novak rimase con gli occhi bassi per un po', schiacciato per un
momento dal dolore che l'aveva dilaniato in quei giorni, prima di
decidere di lottare ancora.
Roger
si sentiva un verme, non sapeva cosa dire e cosa fare, di solito era
bravo con le parole ed era così dolce da saper prendere chiunque, ma
lì che era lui quello in difetto... lì cosa dire?
Alla
fine tentò qualcosa senza avere idea di cosa.
-
E' colpa mia. Sapevo che era fuori di sé e non dovevo andare. Ma in
quei casi è peggio se sta solo... e poi io... avevo bisogno anche
io... dopo la sconfitta con te io... ero fuori... - Infatti poi era
successo quello che ormai tutti e tre sapevano.
Novak
scosse il capo stringendo le labbra contrariato.
-
Non è questo. È vero, ma non è questo il fatto. - A questo puntò
il dito sul tavolo mettendo forza nelle proprie parole. - Il fatto è
che io sapevo cosa provava Rafa per te e sapevo di esserti secondo ed
ho accettato di rimanere con lui in quello strano modo poco definito
che eravamo. Non eravamo proprio solo amici di letto, ma nemmeno una
vera coppia. Questo è stato l'errore. Dovevo definire bene le cose,
mettere paletti ed in caso lasciarlo. Se a lui non sarebbe andato
bene, troncare. Perchè nelle relazioni se non parli chiaramente non
si va lontano. - Roger ascoltava quello che era probabilmente il suo
sfogo. Capì, mentre era lì, che non ne aveva ancora parlato con
nessuno. Tenersi tutto dentro non andava bene e sicuramente non era
lì per quello, ma alla fine quel che stava uscendo era uno sfogo a
tutti gli effetti e Roger si intromise con dolcezza.
-
Non sempre puoi definire tutto. - Ma Novak era razionale e doveva
farlo.
-
Invece bisogna farlo. Se quel giorno avessi parlato chiaro non
sarebbe successo questo. Dovevo dirgli che lo consideravo il mio
ragazzo e che a quel punto non poteva andare con altri, specie con
te. Che non mi andava più bene quella strana situazione indefinita.
Invece gli ho detto che stavo male così e che non potevo andare
avanti, ma quando lui è rimasto ci ho fatto l'amore e non l'ho
cacciato. Non ho avuto midollo, non ho mantenuto la mia linea, non
ho... non ho fatto nulla! Ho lasciato che facesse quello che voleva,
perchè stavo troppo male all'idea di perderlo. E lui mi diceva che
provava qualcosa per me, ma che amava anche te e che così sarebbe
sempre stato... ed io non l'ho mandato via. Ci ho provato ma non sul
serio, alla fine l'ho tenuto lì. Il risultato è stato questo. -
Roger non sapeva bene cosa dire a quel punto.
-
Però era una situazione complessa, ragionandoci dopo è facile, sul
momento era difficile capire la cosa migliore. -
-
No, io lo sapevo. Sapevo che stavo sbagliando, infatti gli ho detto
di rimanere sul serio o di andarsene. Lui è rimasto dicendo che quel
che provava per te sarebbe rimasto comunque, ma che non riusciva a
lasciarmi. - Silenzio.
Era
così strano dire quelle cose a lui. Proprio a lui.
Era
il primo sfogo vero, la prima volta che parlava di tutta quella
situazione con qualcuno. Non l'aveva mai fatto, mai. Ora era
un'autentica liberazione, anche se non era lì per quello.
Si
fermò e si obbligò a riprendere il bandolo della matassa. Si scusò
e bevve.
-
Non sono venuto qua per sfogarmi. -
-
Beh, pare ne avessi bisogno... è il minimo... - Novak fece un
sorrisino timido.
-
Sì. Penso di sì. - Silenzio. - Però volevo dirti di non tirarti
indietro. - Roger quasi si strozzò con il suo thè. Tossì per un
po', Novak ridacchiò per poi battere di colpo le mani davanti al suo
naso. Roger si spaventò e smise di tossire e singhiozzare.
-
Scusa. - La voce ancora un po' strozzata. - Non mi aspettavo una cosa
simile. -
Novak
sogghignò divertito.
-
Lo so. Però dovevo parlartene di persona. Voglio che non ti metti da
parte. Voglio continuare con Rafael sulla strada che avevo iniziato,
era buona, lentamente ci stavamo legando, lui ammette che prova
qualcosa per me, che gli manco e vorrebbe rivedermi. Ma dice che
vuole lo stesso con te. Insomma, è confuso. Chiaramente ti ha amato
per così tanto tempo che è difficile metterti da parte. Ma io penso
che ci possa riuscire. È vicino, insomma. Però se sparisci è
facile, ma se torna un momento come quella sera? Se io e lui ci
rimettiamo insieme seriamente, a lui scattano i cinque minuti, tu
stai male e tornate a fare i fuochi d'artificio? - Roger era
imbarazzatissimo a quel discorso, ma cercava di ascoltarlo con
serietà. In realtà voleva solo scappare.
-
Non succederà, per cui vivete la vostra storia come credete. Io ho
la mia famiglia, è stato un momento di debolezza, non succederà
più. - Novak però contrariato batté la mano sul tavolino e lo fece
sussultare.
-
No Roger! Non nascondere la testa sotto la sabbia! Tu hai sempre
provato qualcosa per lui, è per questo che è successo. Tu lo
volevi, ti costringevi a respingerlo e a considerarlo solo un amico,
ma io da fuori vi vedevo insieme ed era innegabile quanto l'amassi e
lo volessi anche tu! - Silenzio. Un silenzio pesante. Roger si perse
nel suo sguardo severo, convinto, diretto. Così penetrante ed
onesto. Onesto quanto quello di Rafael. I due si somigliavano a
volte.
Nella
loro testardaggine.
-
Sì che l'ho sempre amato. Ad un certo punto ho smesso di
considerarlo un ragazzino e l'ho visto come un rivale. Poco dopo come
un uomo. Come un ragazzo attraente, piacevole. Una persona preziosa.
Qualcuno essenziale. Sono arrivato a desiderarlo. C'è stato tutto.
Solo che sapevo che non andava bene e soffocavo senza ammetterlo,
senza pensarci, senza vederlo. Però c'era. Appena non ho avuto il
controllo di me è uscito tutto. Ma ormai la mia vita è un'altra e
non sono quel tipo di persona che inganna e tradisce. È stato un
momento, quello. Non si ripeterà più. - Novak ascoltando con
attenzione, concluse con una risata scanzonata delle sue, poi si
scusò.
-
Non voglio offenderti ma sai, fra il dire ed il fare c'è di mezzo...
beh, la realtà! Se ami qualcuno e lo desideri, una volta che ci vai
anche solo per errore... è finita! Succederà ancora! Anche se non
vuoi! Perchè ora sai come stanno le cose. Sai quanto è bello fare
quelle cose. Sai che ti piace. Sai che lo vuoi. Prima che facevi
finta di non sapere era diverso. - Era vero e Roger lo sapeva, però
non poteva semplicemente arrendersi così.
-
Un uomo deve saper distinguere il giusto dallo sbagliato e percorrere
la via migliore. - Era questo il suo modo di essere e di vivere, il
suo modo di pensare e Novak sorrise con ammirazione, morbidezza.
Capiva
cosa piaceva tanto a Rafael.
Quella
purezza.
-
Fai come credi, ma sappi che la realtà è diversa dai buoni
propositi. Che tu lo voglia o no, i sentimenti e gli istinti sono la
cosa più forte che l'uomo abbia. Niente li batte. Ora che ne sei
cosciente, ci ricascherai. Ed io volevo dirti che in quel momento non
dovrai tirarti indietro. Non per me. Io voglio che Rafael scelga, che
scelga me. Ma può farlo solo se ha entrambi le tentazioni equamente,
capisci? Se tu ti neghi e lui ha solo me, è ovvio che poi sceglie
me, ma non è una vera scelta, perchè se tornasse l'occasione non ti
resisterebbe. Io voglio che lui scelga me pur potendo scegliere te.
Quindi non tirarti indietro. Naturalmente provaci. Cioè se pensi di
poterci riuscire... - Il suo tono era talmente chiaro che fu
impossibile non interpretarlo bene. Roger, serio ma con il velo di un
sorrisino divertito, concluse piano.
-
Ma tu sai che se ci provo davvero, Rafa ci ricasca... - Novak annuì
onesto, sicuro. Roger sospirò e si strinse nelle spalle senza saper
più cosa dire.
-
Io so di potercela fare. E comunque non mi arrendo, perchè non posso
accusare Rafa di avermi tradito se di fatto non stavamo davvero
insieme. Lui dentro di sé stava con te ed io lo sapevo. Solo che
ormai là sotto, da qualche parte, io so che c'è un posto anche per
me. Quel posto si sta ingrandendo, non mi può estirpare. Ormai sono
dentro. E non me ne andrò mai. Non così facilmente. - Roger vide
una determinazione assoluta nel suo sguardo e si ricordò quello che
aveva avuto nella finale di wimbledon di qualche settimana fa.
Uguale.
Sicuro,
calmo, deciso, determinato. Si era costretto a non agitarsi. Si era
costretto a rimanere coi piedi per terra.
Alla
fine ce l'aveva fatta senza mai mollare.
Roger
l'aveva ammirato sul serio solo in quel momento ed aveva onestamente
pensato che Rafael fosse fortunato ad avere uno così. Ma soprattutto
aveva pensato che fosse giusto per lui.
Ostinato,
determinato e tenace.
Con
Rafael erano le uniche doti utili.
E
la pazienza.
“Evidentemente
ne ha da vendere, per sopportare quell'eterno ragazzino!”
Un
ragazzino che aveva fatto girare la testa a fin troppe persone,
chiaramente.
-
Ti auguro di farcela, Nole. Sul serio. Perchè sei una persona
fantastica, una delle migliori che io conosca. E non so onestamente
se Rafa ti merita. Però davvero... penso che sei giusto per lui. -
Novak
rimase senza parole nel sentirglielo dire e negli occhi tranquilli e
gentili, capì che era sincero. Spiazzato, si chiese se sarebbe
riuscito a combatterlo come si era prefissato. Nel campo era un
conto, nella vita normale era diverso. Roger era un puro, era... era
alto, a modo suo. Era diverso da tutti loro.
Questo
suo carattere da buono unito a quel che aveva fatto a tennis, lo
rendevano una persona quasi sacra.
Ma
Novak aveva i suoi desideri da realizzare e non si sarebbe mai tirato
indietro. Mai. Davanti a nulla.
-
Ti ringrazio. Anche tu, per me, sei la miglior persona che io abbia
mai incontrato. E spero che al di là di Rafa, fra noi non si guasti
mai. - Roger sorrise ancora.
-
Pensi che potrei toglierti il saluto per una cosa simile? -
Novak
rise.
-
In realtà ho paura che lo togli a Rafa proprio per lasciarmi campo
libero con lui. No, voglio conquistarlo sul serio, non voglio
prendere ciò che resta. - A Roger piacque ancora di più quella
risposta e con un sorriso soddisfatto, si alzò e gli strinse la mano
augurandogli ancora un generico buona fortuna e gli fece le
congratulazioni per il primato a tennis ed il matrimonio ed il futuro
figlio.
Novak
se ne andò quasi lievitando.
Non
avrebbe mai immaginato un incontro così positivo e fruttuoso.
Sperava
che Roger non si tirasse indietro e che tornasse alla carica con
Rafael, per poterlo conquistare seriamente.
Era
sicuro di potercela fare.
Sul
jet, Novak guardò l'ora per fare mente locale sull'orario in cui
sarebbe arrivato.
A
sua moglie aveva detto che sarebbe probabilmente tornato il giorno
dopo, con Roger aveva impiegato la mattinata.
“Spero
che sia a casa, so che si sta allenando per cui dovrei trovarlo. Del
resto se l'avverto quello scappa all'isola vicina apposta!”
Con
questo, Novak sospirò e chiuse gli occhi.
L'attacco
cominciava.