CAPITOLO I:
NEL CAOS COMPLETO
“E' il mio primo sostenitore. Mi scrive sempre dopo la partita ed è molto felice per me.”
- Stanislas su Roger -
Roger continuò a pensare ossessivamente alle parole di Rafael.
Non
poteva nascondere che ci era rimasto male per come si erano messe le
cose alla fine, non che volesse andassero diversamente. Gli andava
razionalmente bene così, però dentro di sé aveva sperato in qualcosa di
diverso.
La delusione era stata netta, ma l'aveva ingoiata stoicamente senza fargli vedere e capire nulla.
Amava Rafael, aveva ragione.
Amava
Rafael in un modo che non lo sapeva spiegare, era un amore alto, che
andava al di là di tutto, che non necessitava di rinforzi fisici o di
altro genere, ci sarebbe sempre stato.
Era un prendersi cura uno dell'altro, un proteggersi a vicenda, un ascoltarsi, rilassarsi, ridere insieme.
Era un po' tutto.
“Ma
è anche attrazione perchè tutte le volte che mi ha fatto quelle cose, a
me è piaciuto eccome ed ho passato le notti a ripensarci... però lo
controllo, più che altro lo soffoco, mi limito a non soddisfare quel
lato... ma c'è. Non lo posso negare. Se non fossi stato sposato e con
famiglia, avrei vissuto a 360 gradi questa storia con lui. Avrei dato e
preso tutto. Forse se fossi stato disponibile da subito in modo
assoluto, sarebbe stato diverso. Ma adesso è così e devo accettarlo.
Stanno bene insieme, sono perfetti uno per l'altro perchè si
completano... un po' come io e Rafa, ma lui e Nole si completano in
modo diverso. Nole è quell'uragano che gli porta via tutte le nubi
tempestose che spesso lo attraversano. Insieme fanno scintille, me ne
sono sempre accorto. Nole accende Rafa come io non riesco. Certo, io
gli tiro fuori altri lati, dolci e... non so, umani... però fa parte
del sentimento che c'è.”
Quello
che gli era rimasto impresso a Roger, era stata una frase che Rafa gli
aveva detto prima di andare via, quando l'aveva accompagnato per
tornare a casa.
'Con
tua moglie è un'altra cosa, o non ti saresti lasciato tanto andare con
me fino a quel punto. Ma sono sicuro che c'è. Quello con cui vivrai
questa storia che ti manca, quello che hai sempre soffocato per delle
regole auto imposte. Sicuramente quella storia c'è.'
Secondo loro con Rafa era bene o male riuscito a frenarsi quasi sempre perchè non era lui LA storia.
Se
si fosse lasciato andare con la persona giusta, non si sarebbe mai più
frenato, non avrebbe potuto, sua moglie e la sua famiglia non l'avrebbe
fermato.
Roger
un po' ne era spaventato, non voleva diventare quel tipo di uomo,
quello che tradiva. A modo suo amava sua moglie, l'amava come poteva
fare con la sua migliore amica, colei che non avrebbe mai tradito e
fatto soffrire.
Però
doveva ammettere che l'esperienza con Rafa gli aveva aperto molto gli
occhi, quel genere di cose gli piacevano eccome. Erano un po' il suo
ambiente.
Il
problema era che ora pensava incessantemente alle cose provate con lui,
quanto gli era piaciuto fare quasi l'amore con lui. E poi si chiedeva
ripetutamente se Rafa avesse ragione a dirgli che la persona destinata
a lui c'era davvero.
Ci pensava senza sapere chi fosse, consapevole che probabilmente lo conosceva già.
“E'
qualcuno con cui ho già un rapporto particolare. Ne sono certo.
Qualcuno a cui mi affido molto, a cui sto molto attento, a cui tengo
tanto. Non potrei perdere la testa per nessun altro. Se questa persona
c'è, la conosco già. Uno di cui mi fido, a cui racconto tutto, che
tengo in modo speciale...”
Mano a mano che se la descriveva, gli veniva in mente una figura sempre più specifica.
Assaggiare Rafael aveva reso tutto possibile, ora non poteva più fare come aveva fatto per anni, ovvero ignorare.
Ora sentiva come una frenesia che lo costringeva a farlo.
In quel momento gli scrisse un sms Stan e lo lesse sovrappensiero.
'Io sono già arrivato!'
Roger sorrise istintivo e gli rispose subito.
'Alza la testa!'
Con
questo lo fece anche lui mentre varcava la soglia dell'albergo dove in
quei giorni avrebbero disputato la Coppa Devis con la nazionale
svizzera.
Appena
entrò, lo vide subito alla reception con gli altri della squadra
arrivati da poco. Vide il suo sguardo un po' perso che spesso non
capiva dove era e appena lo trovò, si illuminò in un gran sorriso
dolcissimo di chi era seriamente felice di vederlo.
Appena
lo vide, tutto il suo turbine interiore si calmò, venne scacciato via e
messo da parte e sorrise a sua volta felice alzando il braccio per
salutarlo.
Rimase solo Stan e la felicità nel rivederlo.
Gli andò incontro e lo abbracciò con spontaneità, stringendolo forte.
- Che tempismo! -
Disse Stan separandosi.
Roger con un'ondata di calore estremamente forte, gli prese il braccio per non lasciarlo andare.
-
Arrivo sempre quando devo arrivare! - Stan si mise a ridere, forse
senza notare la sua mano che indugiava. In ogni caso non se ne andò,
rimase lì rispondendo con la sua stessa allegria e semplicità.
- Quindi sei sempre puntuale? -
- Puntuale per quando tu chiedi dove sono... -
Continuarono
a scherzare insieme ancora un po', fino a che furono raggiunti dagli
altri che dissero che si poteva salire alle camere.
Roger, mentre distribuivano le chiavi, pensò che Stan fosse l'anti Rafa... era proprio diversissimo da lui.
Tanto complicato e particolare era Rafa, quanto semplice e normale era Stan.
Per
questo tutte le volte che passava del tempo con lui, poi di riflesso si
metteva poi a scrivere a Stan... era come un riequilibrio.
Dopo
quel giorno con Rafa, l'ideale era vedere Stan e calmarsi, tornare alla
calma e alla semplicità, alle cose normali. Niente sbalzi d'umore,
niente scatti, niente misteri e stranezze. Ma soprattutto un piacevole
costante tiepido venticello, né forte né debole, né caldo né freddo.
Piacevole. Perfetto.
Questo era Stan.
Stan che piaceva a tutti.
I
due si sistemarono insieme in camera e dopo aver posato le cose ed aver
fatto i convenevoli su come andava, si persero a parlare dell'ultimo
torneo disputato, gli US Open.
-
Però che salto di qualità che ha fatto quel Cilic! - Disse quindi Stan
mentre cercava qualcosa nel borsone. Stan al novanta percento delle
volte, cercava sempre qualcosa che all'89 non trovava mai!
- Secondo te è possibile? - Chiese Roger indagando mentre, concluso tutto quel che doveva fare, si sedeva ad osservarlo.
- Se l'ha fatto evidentemente lo è... - Rispose semplicistico Stan tirando fuori tutto quello che c'era dentro.
Roger fece un sorrisino divertito, ma non gli chiese cosa cercava, era una procedura standard.
- Per Rafa è sospetto... - Ma Stan non ci arrivò, com'era ovvio. Non era nel suo stile essere così sospettoso e machiavellico.
- In che senso? - Ancora che rovesciava tutto dal borsone senza trovare.
-
Beh, doping o qualcosa di simile... dopotutto in passato è successo
già, lui dice che ha trovato il modo per passarla liscia. Sai, che il
lupo perde il pelo ma non il vizio, che lui è sempre stato troppo
scarso per rispuntare ora così forte e che guardandolo bene tutto quel
che aveva era un servizio micidiale, tutto lì... - Roger spiegò il
fiume di parole di Rafa e Stan, che trovata la fine del borsone ma non
quel che cercava rimise tutto dentro col broncio, rispose alzando le
spalle.
-
Mah... sai com'è fatto lui... è protettivo con te... può essere che si
è specializzato nell'unica cosa che è riuscito ad imparare... non tutti
pur impegnandosi riescono ad acquistare tecnica... però magari se si
concentrano sull'unica cosa che gli riesce... beh, perchè no, trovano
un sistema di gioco vincente! - Roger sorrise, quello era Stan:
l'opposto di Rafa. Semplice, uno che si fidava, che non vedeva fra le
righe, per lui le cose erano come apparivano e se non gli veniva detta
una cosa, non ci arrivava!
- Sì può sapere cosa cerchi? - Chiese alla fine Roger visto che la sua risposta gli andava più che bene.
Stan si grattò la nuca spettinandosi i capelli corti e biondi.
-
Il caricabatteria per attaccare il telefono... - Roger a quel punto
dovette scoppiare a ridere, anche se era certo che cercasse una cosa
che era già fuori.
-
L'hai già attaccato al cellulare... - Stan sgranò gli occhi convinto
che lo prendesse in giro, ma guardando proprio sul comodino, si
ricredette e si nascose il viso buttandosi all'indietro in un misto fra
la risata e la disperazione.
Roger
si sedette nel letto con lui e gli battè la mano sulla coscia sempre
ridendo un sacco in quel suo modo caratteristico.
-
Se non fossi così sarebbe un peccato! - A Roger piaceva davvero molto
quel suo modo di fare fra le nuvole, in effetti forse era proprio
quello a piacere a tutti... oltre alla sua onestà e alla sua
spontaneità.
Quando
aveva vinto gli Australian Open contro Rafael, gli aveva detto che era
stata colpa della sua schiena e che se non si fosse fatto male durante
l'incontro, avrebbe vinto lui.
Quale avversario l'avrebbe fatto?
Magari
avrebbero detto che gli dispiaceva per la schiena, ma ammettere che
senza quello il risultato sarebbe stato opposto... beh, nessuno.
In quel momento a Rafael era piaciuto molto. Prima gli era stato un po' indifferente, ma lì si era conquistato il suo amore.
Nole
lo aveva amato da subito a prescindere, a lui era piaciuto quel suo
fare da disperso. Gli piacevano anche i suoi sorrisi e le sue
espressioni che erano un misto fra lo stralunato e la tenerezza più
innata.
A
Roger piacevano moltissime cose, si conoscevano da anni ed essendo
entrambi svizzeri e di buon livello, avevano gareggiato spesso insieme,
si erano interessati uno all'altro anche per la questione nazionalità.
Al di là dei tornei, vivevano molto vicini uno all'altro e instaurare
un rapporto d'amicizia era stato facile da subito.
Roger
si era preso a cuore Stan sin dai primi incontri, gli aveva dato
consigli, aveva iniziato a chiamarlo alla fine delle partite e poi
prima di quelle importanti e difficili. Era stato come un secondo
allenatore, spesso vicino, a volte lontano, ma sempre presente.
Stan
era diventato come la sua mascotte, in un certo senso. Roger aveva
cominciato lentamente a tenerci molto ai suoi risultati, ai suoi
pareri. Ai suoi sorrisi spontanei.
Finito
di ridere, Stan rimase steso mentre Roger seduto accanto a lui. Lasciò
qualche istante di assestamento in un silenzio che divenne particolare,
il preludio di qualcosa e come sempre quando erano da soli e
tranquilli, arrivò la domanda fatidica di Stan.
Perchè lui sapeva anche se Roger non gli diceva niente, sapeva quando aveva qualcosa da raccontare.
Gli mise una mano sulla schiena e con quella sua dolcezza che invogliava la confidenza, disse:
-
Che ti è successo? - Roger ci rimase di stucco e si girò a guardarlo
steso. Di solito gli chiedeva 'cos'hai da raccontarmi?' ma ora era
chiaro che qualcosa fosse successo.
-
Come fai a sapere che c'è qualcosa? - Stan si alzò sui gomiti e si
strinse nelle spalle con la sua aria semplice ed un po' svanita.
-
Quando ci siamo visti nella hall, appena appena ho alzato la testa e ci
siamo incrociati... avevi un'aria cupa, testa. Poi ti sei rischiarato
in un bel sorriso, ma lì eri buio. -
Roger
ci rimase di stucco e a quel punto, denudato improvvisamente, si guardò
le mani rimanendo in una via di mezzo fra il rivolgersi a Stan e il
dargli le spalle. Si fece serio nonostante avesse cercato di mantenere
il suo sorriso, ma si spense e si strofinò le labbra trovando quella
cosa molto difficile. Forse troppo.
Sospirò e tentò di iniziare senza saper come. Stan capì che forse non voleva parlarne con lui e si alzò mettendo avanti le mani.
-
Scusa, non devi parlarne se non vuoi... è che di solito mi dici
tutto... - Roger capì che ci era rimasto male, si capiva subito, e
volendo rimediare immediatamente si buttò e cominciò a parlare senza
pensarci più.
-
C'è una cosa che non ti ho mai detto di quest'anno... - Iniziò a tirare
fuori quel rospo enorme. Stan l'aveva notato tutte le volte che l'aveva
visto di persona. In fondo ai suoi gran sorrisi, c'era qualcosa che non
aveva il coraggio di dirgli, ma ormai era diventato così grande da non
poterlo ignorare.
Stan
rimase seduto accanto a lui, un po' a guardarlo in viso in attesa, un
po' le sue mani, un po' le proprie. Roger si prendeva molte pause.
-
E' una cosa bella grande, trattandosi di me... forse ti sconvolgerà.
Non so come potresti prenderla, in effetti... - Stan allora lo guardò
ancora incoraggiante.
- Mi conosci, non metto in croce nessuno... - Roger pensò che fosse vero, quindi proseguì seppure con fatica.
-
Mi dispiace davvero non avertene parlato, ma è stato improvviso quando
mi è successo e poi avevo bisogno di pensare, mi sono isolato molto
senza trovare delle soluzioni, ma mi vergognavo molto. - Stan cominciò
a preoccuparsi.
- Mica ti fai di qualcosa anche tu? - Roger spalancò gli occhi sorpreso dalla sua conclusione.
- No no che ti viene in mente? Non potrei mai! - Stan si sentì sollevato e gesticolando si difese:
- E che ne so! Hai fatto una premessa da paura! - Roger si rese conto che stava apparendo ridicolo, quindi si decise sul serio.
-
Insomma, dopo Wimbledon fra me e Rafa è successo qualcosa. In quel
senso. - Stan a quel punto lo guardò aggrottando la fronte. Roger
imprecò alzando gli occhi al cielo. - Stan, ci siamo fatti! Come te lo
devo dire? Vuoi un disegno? Ci siamo baciati ed abbiamo avuto un
orgasmo insieme! - Stan a quel punto capì e divenne di mille colori,
super imbarazzato.
-
Ah! - Fece effettivamente sconvolto, rigido e senza sapere che dire.
Roger si odiò per avergliene parlato, aveva sperato in un'altra
reazione, ma se non altro Stan era spontaneo.
-
Ecco, sapevo che ti sconvolgevo! Ma non potevo più tenerlo nascosto! -
Stan era ancora molto rosso e non osavano guardarsi in viso, ma provò a
dargli una mano.
-
No beh, mi hai preso impreparato, non avrei mai pensato... anche se
ovviamente avete un rapporto molto particolare... anche se pure Nole...
cioè pensavo che ci fosse qualcosa anche fra Rafa e Nole e... - Roger
sgranò lui gli occhi sorpreso.
-
Hai capito tutte queste cose? Tu?! - Fu spontaneo il suo stupore, Stan
non era sveglio per questo era strano che l'avesse capito. Stan non se
la prese e si grattò la nuca alzando timido lo sguardo sul suo, Roger
ora lo fissava da vicino per capire se era vero o se faceva finta. No,
non ne era capace.
-
Beh, vivo nel mondo, eh? Mi ero accorto di qualcosa, ma non pensavo che
tu e lui alla fine vi sareste decisi... pensavo che Nole avesse preso
le cose in mano, si capiva da sempre che a lui piaceva un sacco Rafa...
- Stan si era fatto tutti i film e Roger lo fissava ancora sconvolto
della cosa.
-
Ed infatti è andata così! Nole ci ha provato con Rafa, i due hanno
iniziato una storia di sesso, poi nel mezzo Rafa ci ha provato con me,
io ero confuso e ci sono stato, poi ho cercato di tirarmene fuori, lui
voleva continuare, ma nel frattempo Nole è tornato alla carica con Rafa
per conquistarlo sul serio ed eravamo un po' tutti in sospeso... ma
alla fine Rafa ha scelto Nole, si sono messi insieme davvero ed ha
detto che per me prova un fortissimo sentimento, mi adora, ci sarà
sempre però è diverso. - Il riassunto di mesi di caos apocalittico fu
encomiabile e Stan riuscì a star dietro a tutto.
-
Alla larga quel che avevo notato io... cose con Nole, cose con te...
insomma... Rafa è Rafa! Spagnolo DOC! - Stan si mise a ridere per
smorzare la tensione e Roger rimase un po' interdetto. Era strano che
l'avesse notato, secondo lui non erano cose che si vedevano se non eri
in qualche modo nel settore.
-
Perchè le hai notate? Non abbiamo messo i manifesti. Dall'esterno i
rapporti risultavano come sempre... - E poi non era sconvolto da tutte
queste cose omosessuali, gli stava dicendo che aveva avuto
un'esperienza con un altro uomo e non batteva ciglio.
Fu
il suo turno di essere in difficoltà a parlare e dopo un po' di tosse e
grattate alla nuca, si decise anche lui, fissando rossissimo le
mani.
-
Se giochi lo stesso sport, te ne rendi conto! - Roger sbiancò. Per
essere uno semplice e diretto era stato sorprendentemente contorto ed
indiretto!
Ma poi... cosa?
-
Davvero!? Lo sei anche tu?! Ed in tutti questi anni... - Stan si
strofinò il viso molto ma molto imbarazzato, si vergognava molto e non
voleva che Roger pensasse di essere stato preso in qualche modo in
giro, si voltò a guardarlo piegando una gamba fra loro due e mise le
mani avanti.
-
Non sono cose che si dicono facilmente, l'hai visto anche tu, no? Da
Wimbledon ad adesso son passati dei mesi, eh? - Roger capì cosa
intendeva e annuì toccandogli il ginocchio piegato fra loro due.
-
Rilassati, non ti sto accusando di nulla, lo capisco. È solo che sono
stupito. Lo sarai anche tu di me... - Stan si strofinò la bocca non
sapendo che pesci prendere a quel punto, ma facendosi forza provò ad
indagare cercando di essere discreto.
- Lo sei? Sei proprio gay? - Roger avvampò.
-
Non posso dire di esserlo, ho avuto questa cosa con Rafa... e poi sono
sposato e voglio molto bene a mia moglie, ma mi ha fatto capire che se
l'amassi, Rafa non mi avrebbe messo tutto questo subbuglio. Non ci
sarei proprio stato, né una né due volte... - Stan sgranò ancora gli
occhi.
- E' risuccesso? - Roger annuì.
- Finchè non ha scelto per Nole, penso si sia divertito con entrambi! - Stan rise.
- E' così che me lo immagino! - Anche Roger rise a quel punto capendo che era vero, era così che era Rafa.
-
Quindi non lo so cosa sono, forse bisessuale. Rafa sostiene che lei non
è la persona della mia vita, quella destinata a me. Dice che si può
volere bene e provare un sacco di sentimenti diversi per molte persone,
ma che si ama sul serio e in modo deleterio solo una persona. Chiunque
essa sia, maschio e femmina, quando la si incontra, in qualunque
situazione sentimentale si è, non c'è Santo che tenga. Ci si dà e
basta. - A Stan piacque molto la teoria di Rafa ed in quel momento
provò l'istinto di andare ad abbracciarlo.
Sorrise intenerito e Roger si rilassò a quella sua espressione spontanea e dolce.
- Sono d'accordo. La penso anche io così. - Roger ci rimase.
-
Non pensavo vi sareste mai trovati d'accordo su qualcosa! - Esclamò
infatti un po' ridendo ed un po' facendo anche il serio. Stan fece
altrettanto per poi sospirare e tormentarsi le mani, rimanendo comunque
rivolto verso di lui.
-
Cosa pensi tu? Ci sei rimasto male? Ne eri innamorato? - Roger cominciò
a provare una strana sensazione nel parlare con lui di queste cose. Non
sapeva come definire quel che provava.
-
Il sentimento per lui è molto forte, l'amavo. Lo amo. Ma è più un amore
che trascende tutto. Non so come spiegarlo. Va al di là delle
definizioni. Ci siamo, ci proteggiamo, ci adoriamo... capisci? È quel
tipo di amore che in ogni caso non muterà mai. Certo, penso di essermi
un po' invischiato nel senso che quando lui voleva, mi faceva di
tutto... - Arrossì, poi dopo un po' rialzò lo sguardo su uno Stan che
era tornato a guardarlo a sua volta, era penetrante, lo stava proprio
assorbendo, era molto interessato a sentire il resto. Così, un po'
perso e turbato da quello sguardo, concluse: - Ma in conclusione mi
sono sentito sollevato dall'essere stato esonerato da questa scelta, mi
pesava molto. Non ero più sereno, mi sentivo sporco. Adoro Rafa, ci
sarò sempre, potremmo fare qualunque cosa insieme, ma obiettivamente mi
sento meglio così. - E fu a quel punto che Stan gli toccò la guancia
con quella sua dolcezza spontanea, delicato come nessun uomo sapeva
essere, non a quel livello.
- Mi dispiace. Vedrai che la supererai. - Roger si irrigidì e corrugò la fronte.
- Ma ti ho detto che sono sollevato. - Stan sorrise consapevole.
- Non serve che lo neghi. Né a me né a te stesso... -
Fu
così che Roger si ritrovò con gli occhi che bruciavano, preda di
quell'ondata improvvisa di calore che lo investì togliendogli il
respiro.
Roger
si sentì male in un unico momento, male come non si era permesso di
stare per tutto quel tempo e da lì alle lacrime, il passo fu breve. Il
tempo di uno sguardo a Stan. Le lacrime uscirono e si infransero sulla
sua mano calda. Poi l'amico l'avvolse e lui si nascose in lui sentendo
un sollievo che non aveva idea d'aver bisogno di provare. Non si era
sentito pesante fino a quando non si era sentito leggero. Non si era
accorto d'avere quel peso.
In
realtà gli era dispiaciuto essere stato in qualche modo scaricato,
anche se era la cosa migliore. Era vero quel che avevano detto tutti,
però a lui aveva fatto male. Forse provava più di qualcosa, per Rafa.
Ma le braccia di Stan furono quanto mai pace, per lui. Accolsero e si
portarono via tutto. Roger si aggrappò a lui e deciso a non mollarlo,
si lasciò andare spingendolo in avanti, fino a farlo stendere sulla
schiena e ad adagiarsi sopra. Gli si stese addosso in un modo tipico di
Rafa o Nole. Lo fece e si sentì meglio, gli piacque, quel calore lo
riscaldò immediatamente. Capì che a volte certi sistemi erano meglio di
quelli che si imponeva da una vita. Certi mondi erano più appropriati
al proprio essere.
Stan
lo tenne su di sé, gli carezzò la schiena e la nuca, fra i capelli
mossi. Non fece altro, ascoltò il suo pianto mentre Roger,
semplicemente, lo metteva via.
Metteva via Rafa.
Quando
si sentì meglio, si asciugò il viso con il dorso del polso e si tirò su
il necessario per guardarlo, rimasero in quella posizione, uno sopra e
l'altro sotto, si guardarono.
-
Grazie... non eri tenuto... non so come hai fatto a capire una cosa che
non capivo nemmeno io... mi conosci meglio di come mi conosca io... -
Stan sorrise ancora in quel modo che piaceva tanto a Roger.
E a quel punto, semplicemente, gli uscì.
-
E' che ti amo anche io, Roger. - Fu come il fischio d'inizio di un
incontro. Quando poi i giocatori cominciavano la partita.
Ecco, fu così.
Stan spalancò gli occhi rendendosi conto di quel che gli era scappato, non avrebbe mai voluto dirlo, non in quel modo di certo.
Roger si ritrovò catapultato in un nuovo match e dopo averne fatto uno estenuante, reagì di riflesso.
Un riflesso del tutto illogico.
Fu
strano sentirgli dire quelle parole in quel momento, in mezzo a
sentimenti tanto forti e tanto strani, gli fece perdere il controllo.
“Allora
è lui?” Roger se lo chiese d'impulso e senza rifletterci oltre avvicinò
il viso fino a sfiorargli più volte le labbra, ogni volta si ritirava
come sentisse una scarica elettrica per poi tornare ad avvicinarsi e
toccarlo di più. Fino a che quella scarica, invece di staccarlo, lo unì
del tutto, come se si tuffasse in lui, nella sua bocca che si aprì
immediatamente non aspettando altro, non credendoci nemmeno.
Fu
Roger a baciarlo. Fece sua la bocca di Stan e lui, dopo un primo
momento di stordimento e di incredulità, si abbandonò, si intrecciò e
si fuse anche con la lingua. Non aveva aspettato altro, non aveva certo
pensato di poterselo ritrovare così.
L'accolse
e non lo lasciò, l'ondata fu immediata, l'eccitazione da parte di
entrambi e l'emozione così forte, specie per Stan, che regalò un
turbine di sentimenti e sensazione incredibili.
Fu come trovare un pezzo di puzzle che mancava da una vita, un pezzo creduto perduto per sempre.
Baciare
Stan, fu così per Roger. Per questo invece di smettere sconvolto,
continuò annullando tutto il resto, rimandando ogni ragionamento a
dopo, ad un momento più lucido.
Stan
non ci poteva semplicemente credere ed appena quelle scariche
elettriche divennero un'ondata continua di calore, l'eccitazione salì
doverosa. Le sue mani sui fianchi, poi sulla schiena ad attirarlo a sé,
ancora steso sopra, ancora sul letto.
Era
stato tutto strano, a partire da come Roger si era abbandonato su di
lui fino a cercare quel bacio, un bacio che forse aveva voluto provare
dal momento in cui Rafa gli aveva detto che da qualche parte c'era la
persona destinata a lui. Quello che non avrebbe saputo respingere.
Stan
era perso per Roger, era innamorato di lui da sempre, ma non aveva mai
creduto possibile essere ricambiato, si era sempre messo il cuore in
pace, l'aveva osservato, aveva notato la 'cosa' strana con Rafa, ne
aveva sofferto molto e l'aveva guardato malinconico da lontano,
facendosi bastare quello che Roger gli aveva dato, una bella, forte e
disinteressata amicizia.
Ma adesso sembrava diverso, dopo l'esperienza con Rafa.
Roger era più consapevole, più aperto... più bisognoso di capire una volta per tutte.
Stan nemmeno ora che lo stava baciando voleva illudersi, però non poteva che goderselo come se fosse l'unico.
Risalì
con le mani sulla sua nuca, fra i suoi capelli, poi gli prese il viso
fra le mani e attese che Roger conducesse fin dove voleva.