CAPITOLO
III:
PURO
ISTINTO
“Mi
ha scritto prima della finale e ha cercato di incoraggiarmi subito
dopo. Ha fatto molto per me negli anni passati.”
-Stan
su Roger -
Stan
si protese verso di lui e intrecciando le gambe alle sue, lo baciò.
Arrivò alle sue labbra e gliele schiuse velocemente, poi piano e
senza irruenza, dopo averle intrecciate dolcemente, si propose con la
lingua. Roger dopo un attimo di titubanza durante la quale si chiese
se fosse giusto o sbagliato, accettò e ricambiò.
Alla
fine spettava a Stan scegliere e gli aveva spiegato tutto con enorme
sincerità. Era grande e consapevole per scegliere da solo.
Alla
fine era un uomo, aveva bisogno di quello, non c'era un perchè. Non
lì, in quel momento.
In
quel momento c'era solo voglia di calore e con la bocca di Stan sulla
sua, lo trovò.
Tutto
si accese come una miccia. Roger prese fuoco come non aspettasse
altro e gli salì sopra spingendolo fino a stenderlo sulla schiena.
Si mise sopra di lui, schiacciandolo sotto di sé, una mano si
reggeva al lato del suo corpo, l'altra gli carezzava il viso. Le
labbra ancora incollate, unite in una sola cosa.
Il
caos lentamente scivolò via lasciando spazio solo al desiderio e
all'istinto. Piano piano venne a galla tutto quello che aveva sempre
soffocato ed ignorato, piano piano ogni istinto, ogni desiderio, ogni
essenza più nascosta.
Stan
era lì steso sotto di sé totalmente abbandonato e disponibile e lui
improvvisamente voleva provare tutto, voleva fare tutto. Doveva. Era
quasi una necessità.
Non
voleva essere più quello che faceva sempre le scelte giusta in base
ad una coscienza che spesso lo portava a perdere le occasioni più
importanti. Non voleva essere quello incapace di agire, lottare e
prendersi quello che in realtà, sotto in profondità, voleva sul
serio.
Non
voleva essere quello messo da parte, quello che non doveva scegliere
perchè doveva solo sottostare al volere degli altri. Non voleva
dover sempre dire 'meglio così'.
Ripensò
a come era andata con Rafa, dall'inizio alla fine era stato un
abbandonarsi agli eventi fingendo di non capire, fingendo di non
vedere, fingendo di controllarlo, fingendo tutto.
Il
fuoco divampò ed incontrollato si alzò a cavalcioni su di lui,
sulle sue cosce. Si tolse la maglia del pigiama rimanendo a torso
nudo. Si erano visti miliardi di volte, Roger aveva sempre avuto
mille cose a cui pensare e forse indugiare su quel che vedeva aveva
un significato, col senno di poi.
Tutte
le volte che l'aveva visto aveva pensato che quel tatuaggio gli
stesse benissimo addosso... e che era davvero un bel ragazzo.
Cose
così, che forse era normale pensare. Ora non lo credeva più.
Stan,
steso e dal basso, lo guardò mentre se la toglieva ed inghiottì a
vuoto. Non poteva credere a quel che vedeva, quel che stava
succedendo. Quante volte l'aveva desiderato?
Ora
era lì. Finalmente si decise a mettere le mani sui suoi fianchi
nudi, la pelle liscia e calda. Roger rabbrividì a quel contatto
leggero.
Aprì
le labbra e trattenne il fiato, poco dopo si stese su di lui di
nuovo, alzandogli la maglia e scoprendogli il petto.
Continuò
ad alzarla, così Stan levò le braccia e l'aiutò a togliergliela.
Ridiscese coi palmi carezzandogli il torace, si fermò sui capezzoli.
Doveva provare, doveva provare tutto. Doveva provarlo con un'altra
mentalità, con quella consapevolezza.
Doveva
capire.
Ed
ora capiva.
Capiva
che era bello. Che non c'era imbarazzo. Che voleva ancora e di più.
Capiva
che era il suo mondo, quello.
Stan
aprì la bocca in attesa della sua, Roger l'accontentò e ben presto
si ritrovarono a giocare con le lingue in un piccolo crescendo che
faceva loro perdere sempre più il controllo.
Lentamente
cominciò a muoversi su di lui, sentendo le rispettive erezioni a
contatto che si sfregavano attraverso le stoffe leggere che
indossavano ancora.
Infastidito,
Roger smise di baciarlo e scivolò giù dalle sue gambe sfilandogli i
pantaloni ed insieme i boxer. Poco dopo fece fare la stessa fine ai
propri. L'imbarazzo di essere nudi uno sull'altro durò un istante,
poi gli era di nuovo steso addosso. Faceva leva con le braccia e si
muoveva su Stan carezzandolo con tutto il corpo, facendosi sentire
in ogni sua parte.
Stan
si eccitò subito e quando Roger lo sentì duro contro di sé, si
leccò le labbra e scendendo succhiandogli il collo, proseguì sui
capezzoli e poi via via sul resto fino a raggiungere il suo inguine
che stuzzicò un po', poi senza fermarsi a guardare e riflettere,
convinto che aveva passato abbastanza tempo della sua vita a farlo e
a perdersi le cose importanti, andò avanti diretto.
L'assaggiò
con la lingua per poi farlo suo con la bocca, l'avvolse e lo succhiò
sempre con più decisione. Era sempre più bello ed eccitante, il
calore cresceva anche dentro di sé all'idea di quello che stava
facendo.
Stan
ovviamente era convinto che quella fosse la morte. Una morte
meravigliosa. Di sogni erotici con lui ne aveva fatti, ma mai così
veritieri.
Il
fatto era che adesso non stava sognando. Era vero.
Era
davvero la sua bocca addosso, era davvero la sua lingua che lo
leccava nelle parti più erogene. Era davvero lui che se lo teneva
addosso e che gli si strofinava sopra.
Stan
dopo aver abbandonato le braccia larghe come tendeva a fare quando si
eccitava, affondò le mani sulla sua nuca, prendendogli i capelli
senza tirarglieli. Spinse il bacino nel culmine del desiderio e
sentendo che stava per venire, lo staccò volendo averlo dentro.
Volendo morire con lui dentro.
Lo
voleva assolutamente, ma prima voleva anche un'altra cosa.
Per
Roger fu tutto veloce, l'unico scatto di pretesa avuto da Stan, così
lontano dai suoi soliti modi.
Fu
così che lo spinse sotto di sé e ricambiò sparendo con il viso nel
suo inguine. Si prese la sua erezione, imprimendosi bene la
sensazione di averlo in bocca, di succhiarlo, di farlo suo
inevitabilmente. Inesorabilmente.
Roger
gradì enormemente, ritrovandosi a sospirare di piacere e a spingere
il bacino per averne di più. Si sentiva pulsare fino ad impazzire,
capì che presto non ne avrebbe potuto davvero più e dopo aver
goduto di quel piacere, decise di prendersi il resto.
Adesso,
a quel punto, voleva tutto. Voleva ogni cosa.
Voleva
entrargli dentro, voleva prenderselo del tutto, voleva farlo suo e
sentire cosa si provava. Perdersi. Sconnettersi. Bruciare fino a non
connettere più e a non ricordare la sua vita fino a quel momento.
Tornò
alle posizioni di prima e dopo averlo baciato, gli sussurrò sulle
labbra, guardandolo negli occhi col suo magnetismo:
-
Girati... - Stan bruciò immediatamente. Gli sarebbe bastato quello.
Un piccolo ordine, una pretesa.
Stan
si eccitò ancora di più e si girò incredulo che andassero davvero
così oltre. Non ci aveva sperato sul serio. Si mise a pancia in giù
per poi sentirsi alzare il bacino da Roger che lo prendeva con le
mani. Mani che scivolarono fra le sue natiche, insieme al viso ed
alla lingua.
Lo
sentì alternarsi alle dita e non volle immaginare come mai fosse
così esperto.
Alla
fine l'aveva forse fatto sul serio con Rafa? Oppure erano cose che
aveva a sua volta fatto in generale nella sua vita? Magari con sua
moglie.
Stan
si insultò nel trovarsi a farsi queste domande in quel momento
topico.
“Comunque
non me li vedo lui e sua moglie... mi vedo più lui e Rafa... giuro
che se l'hanno fatto sul serio e non me lo ha detto, non gli parlo
più!”
Ovviamente
sapeva di mentire a sé stesso, ma ogni pensiero venne troncato e
spazzato via nel sentirlo scivolare dentro.
Qualunque
fosse il motivo per l'esperienza di Roger, andava bene in quel
momento.
Per
Stan non era la prima volta e fu spettacolare avere lui, proprio lui
dentro.
Le
volte in cui l'aveva sognato non era stato così.
Così
lui. Così virile nonostante si mostrasse sempre gentile e a modo.
Roger
entrò fino a metà e si fermò per uscire e rientrare, ogni volta
più a fondo, ogni volta più deciso. Ogni volta gemendo di più.
Lo
teneva per i fianchi, lui era piegato in avanti sulle ginocchia,
Roger affondava da dietro, la schiena dritta, eretta, la testa
all'indietro, la voce riempiva la stanza insieme a quella di Stan.
Ogni volta più a fondo, ogni volta più incredibile. Ogni volta
morire. Ogni volta più elettricità. Ogni volta distaccarsi di più
dal mondo.
Ogni
volta sfiorava quel punto. Ogni volta più vicino. Quel punto, quel
momento, quell'attimo.
Stan
si ritrovò a chiamarlo e a gridare eccitato di andare di più, più
a fondo, più dentro. Lo fece senza trattenersi, senza il minimo
controllo, totalmente preso nel piacere che cresceva e questo spinse
Roger a volerlo di più.
Stan
raggiunse l'orgasmo quando Roger stimolò il punto di massimo
piacere, venne inarcandosi tutto, tirando ogni muscolo della schiena,
allungando in avanti le braccia come un gatto.
Gli
occhi chiusi, il viso totalmente abbandonato.
Roger
capì che era venuto e lo trovò incredibilmente erotico, gli
piacque. In qualche modo funse da accelerante. Lo prese con più
decisione lui stesso e quando Stan si alzò appoggiando la schiena al
suo petto, alzando le braccia all'indietro agganciandolo in quel
modo. A quel contatto maggiore, stretto di più nella parte intima,
anche lui raggiunse l'orgasmo.
Ci fu
un momento in cui non riuscirono a muoversi e respirare. Un momento
in cui non capirono nulla, nemmeno di essere inginocchiati sul letto
uno dentro l'altro, in bilico e barcollanti.
Quel
momento in cui sentirono i loro corpi, il piacere intenso, il mondo
svanire e il passato dissolversi.
Solo
quel momento, solo quel piacere.
Il
momento scivolò via lentamente per riportarli sulla Terra, nei loro
corpi sudati ed ansimanti. Stanchi si stesero di nuovo, separandosi
brevemente.
Roger
si mise sulla schiena e avvolse Stan con un braccio, appoggiandoselo
sopra con dolcezza. Gli baciò la testa mentre Stan faceva
altrettanto col petto. Gli si accoccolò sopra e Roger pensò che era
quella la sensazione tanto cercata. Quella che gli impediva di
fermarsi al momento giusto per fare la cosa giusta.
La
sensazione che non avrebbe potuto fare altro. Che non aveva avuto
scelta. Che tornando indietro, avrebbe rifatto tutto.
Diverso
dalle volte con Rafa che ne usciva pieno di rimpianti, dubbi e spesso
lacrime.
Sapeva
razionalmente che non era giusto quello che stava facendo con Stan,
forse non lo era nemmeno per Stan stesso. Ma gli piaceva, stava
troppo bene per rinnegarlo.
Lo
tenne a sé e non disse nulla, lasciò che il sonno lo prendesse,
mentre la domanda gli si formava nella mente sibillina:
“Presto
ti toglierai Rafa dalla testa. Cosa farai a quel punto con Stan?”
La
mente di Roger per un momento si raggelò.
Lo
stava davvero solo usando per dimenticare Rafa?
Passò
gran parte della notte a sognare tutte cose inerenti a questo, senza
trovare risposte. Al mattino, la sola cosa in grado di dargliene, fu
il sorriso splendido con cui Stan l'accolse. Il suo buongiorno sereno
senza nemmeno una nuvola. La sua gioia incontaminata.
Non
aveva alcuna importanza quello che stava facendo e perchè.
Quel
suo sorriso, la sua presenza, i suoi modi ingenui e spontanei.
Stan
aveva sempre avuto quel potere, a prescindere da Rafa. Farlo stare
bene. Farlo stare bene e basta perchè con lui stava così. Stava
bene.
Per
cui Roger sorrise a sua volta e lo salutò baciandogli la fronte.
Non
importava come stavano le cose e le motivazioni con cui le faceva.
Contava
solo che con lui stava bene, stava così bene da non volerne fare a
meno.
Era
questo tutto ciò che contava ora.
Stan
era il suo cielo terso, la sua quercia secolare, le acque chete
protettive, il letto del fiume che accoglieva le acque più
tempestose, gli argini di una cascata impetuosa.
La
polvere leggera che ricopriva la Terra intera.
Stan
era imprescindibile da lui. Era la sua certezza, non importava in
qualità di cosa. Lui ci sarebbe sempre stato. Era tutto ciò che
contava.
Le
semifinali di Coppa Devis andarono alla grande, la Svizzera vinse
contro l'Italia senza problemi. La gran parte dei match li fecero
Stan e Roger dimostrandosi in forma smagliante. Per tutto il tempo i
due rimasero insieme, ma non fecero di nuovo sesso né altre cose.
Roger lo cercava affettuosamente, lo abbracciava in privato ed in
certe occasioni scapparono dei baci, ma non era uno stare davvero
insieme. Non erano proprio una coppia e Stan sapeva che non lo erano
perchè nel cuore di Roger c'era ancora Rafa. Ma sapeva anche che
c'era perchè si ostinava a non ammettere la sua presenza.
Rifiutandolo, non affrontava la situazione e quindi non lo lasciava
andare. Quando gli mancava, si limitava ad andare da Stan e baciarlo
come se fosse normale. Stan sapeva cosa c'era dietro tutti quei
gesti, ma nei primi giorni decise di fare finta di nulla, non gli
interessava minimamente. Aveva Roger, aveva i suoi baci ogni tanto.
Non contava niente altro.
Roger
si dimostrava via via sempre più affettuoso, più del solito e già
di solito lo era molto.
Trovava
Stan rilassante, lo distraeva da qualunque pensiero ed ansia. Era
come un calmante naturale e si sentiva abbastanza allucinato da
averne bisogno.
A
volte gli bastava anche solo toccarlo, era arrivato a massaggiargli
le spalle davanti a tutto il pubblico, in attesa di giocare una
partita.
Per
lui non c'era niente di male. Erano amici, tutti lo sapevano. Ed
erano molto affettuosi.
Quando
vinsero e si qualificarono, non si risparmiarono.
Stan
ed il capitano Seve alzarono Roger sulle spalle sedendoselo sopra per
ringraziare colui che per tutti era il Re e li aveva portati in
finale.
Roger
ebbe occhi, mani e sorrisi solo per lui.
Stan
era al settimo cielo, voleva baciarlo davanti a tutti, la gioia non
aveva paragoni, specie perchè sentiva quanto Roger fosse rivolto
verso di lui, era come se nessun altro esistesse.
La
mano sulla sua testa, il chinarsi su di lui, il ringraziarlo,
l'abbracciarlo ripetutamente.
Stan
toccò il cielo con tutta la mano intera per tutto il tempo e quella
volta, prima di salutarsi ed andare ognuno a casa propria per una
brevissima tappa prima del prossimo torneo asiatico, fecero di nuovo
l'amore.
Anche
se, Stan doveva ammetterlo, c'era da pensare che fosse più che altro
sesso ed euforia per il momento...
Passarono
alcuni giorni ed approdarono ai tornei asiatici dove entrambi
parteciparono, in quell'occasione non dormivano in camera insieme,
erano ognuno per conto proprio, per rappresentare sé stessi.
Ugualmente le camere erano vicine ed ugualmente non mancarono le
occasioni per stare insieme nel tempo libero ed addirittura allenarsi
in coppia, cosa di cui approfittarono senza il minimo problema.
Non
avevano più parlato di quello che era il loro rapporto, quello che
era successo e tanto meno avevano accennato di rifarlo.
Roger
trovò difficile approcciarsi a lui al di là dell'amicizia e Stan
non lo obbligò a fare altro, né a parlarne.
Accettò
le cose come vennero, non costrinse nessuno a far nulla, non disse
nemmeno mezza parola. Anche se naturalmente sperava in qualcosa,
dentro di sé la delusione era in atto.
Aveva
saputo sin da subito che cosa sarebbe successo una volta tornati alle
loro vite... era così che andavano le cose.
Roger
aveva avuto il tempo necessario per rendersi conto che Stan non era
la persona che amava e aspettava, ma solo un rimpiazzo per Rafa.
Dentro di sé l'aveva capito quando era tornato a casa il giorno dopo
la Coppa Davis. Non se l'era ancora detto, non l'aveva ancora
ammesso, ma di fatto era così.
Per
questo aveva ripreso a scrivergli e telefonargli senza più accennare
a nulla, come se non fosse successo nulla. Anche l'argomento Rafa era
tabù, lo era per Roger stesso. Si costringeva a non pensarci e a non
dire niente a nessuno nemmeno a livello professionale.
Però
quando Rafa gli scriveva o lo chiamava, lui rispondeva subito e non
si negava mai.
Vederlo
no, inventava delle scuse per non vederlo. Sapeva che comunque si
sarebbero visti in qualche torneo asiatico, Rafa stava cercando di
recuperare in tempo per quelli e conoscendolo ce l'avrebbe fatta.
Di
fatto Roger non parlava più con nessuno di nessuno, se non di cose
generiche, di tutto un po', ma non di ciò che poi gli premeva
davvero nel profondo.
Si
era pentito d'aver complicato le cose con tutti e quando Rafa gli
aveva chiesto di Stan, aveva abilmente glissato dicendo che andava
tutto bene e che quella pausa fra un torneo e l'altro era capitata a
fagiolo.
Rafa
non aveva insistito, pensando che fosse il solito lento di
comprendonio. Roger era sveglio per tutto tranne che per le cose che
riguardavano i sentimenti, gli istinti ed il privato.
Però
Roger in realtà ci pensava di continuo. Pensava a Rafa e a Stan e li
sovrapponeva di continuo chiedendosi cosa fossero, cosa provasse e
cosa dovesse fare.
Era
riuscito a complicare molto le cose ed ora non aveva proprio idea di
come uscirne.
Il
giorno prima di rivederlo a Shangai, Roger decise esasperato.
“Stan
è il mio migliore amico e lo è da anni, lo adoro e non voglio che
cambi nulla. A Geneva è stato un scivolone, stop! Stavo male, ero
fuori di me per Rafa, dovevo capire delle cose di me. Lui mi ha
aiutato. Non sono proprio come credevo di essere, sono un'altra
persona. Ho istinti, voglie, tendenze. ok. Appreso. Afferrato. Ma
questo non deve rovinare le cose con Stan. Siamo amici e continueremo
ad esserlo, come abbiamo sempre fatto.”
Con
questo stato d'animo, Roger andò a Shangai al torneo in cui
finalmente si sarebbe rivisto con Stan. In effetti c'erano anche Rafa
e Nole. Li vedeva per la prima volta, ma con un po' di fortuna
avrebbe potuto evitarli.
Fra
tutti, l'unico che poteva pensare di vedere ed in effetti il solo che
aveva voglia di riabbracciare, era Stan.
L'aveva
trascurato e lui non aveva mai fatto scenate od insistito. Se lo
meritava. Stan era speciale, non era giusto metterlo da parte per
delle stupide paturnie.
Rafa
era un'altra cosa.
Lui
sicuramente aveva tutti i minuti liberi programmati per stare con
Nole, nemmeno volendo sarebbe riuscito a vederlo. Meglio così, anzi,
perfetto!
Stan
aveva la testa da tutt'altra parte, si era pentito d'aver permesso a
Roger di andare a letto con lui, ma era anche vero che forse si
sarebbe pentito del contrario, nel non farlo. Non c'era un modo in
cui ne sarebbe potuto uscire intero e non a pezzi come piano piano si
sentiva.
Ora
nelle loro telefonate Roger era teso e parlava di tutto ma anche di
niente. Rafa non lo nominava e non parlava nemmeno di loro due e di
sentimenti. Era come se nulla fosse successo. Era il suo modo di
affrontare il problema. Ovvero fingere che non fosse mai successo
nulla sotto nessun fronte.
Ora
che aveva raggiunto il suo grande sogno, anche solo sotto forma di
ripiego di Rafa, come poteva rinunciare a Roger? Come poteva
dimenticarlo, far finta di nulla come faceva Roger, rivederlo come
amico e metterselo via?
“Sono
sentimentale ed emotivo, sapevo che sarebbe successo. Ma se non
l'avessi fatto, sarei stato comunque male. Il punto è che io non ho
la forza di fare le cose come vanno fatte e lui... lui sembra così
convinto nel suo nascondere la testa sotto la sabbia.”
Rivedersi
fu, come da entrambi previsto, una rimpatriata fra amici.
Apparentemente la solita. Apparentemente tutto cancellato.
Apparentemente nulla era mai successo.
Roger
si era impegnato molto per riuscire a ricreare quella falsa
atmosfera, Stan se l'era aspettato e l'aveva solo assecondato con
semplicità.
Per
cui si rividero, si abbracciarono felici, si misero a parlare di
tutto e si allenarono insieme tornando ai soliti modi. I modi di chi
escludeva il resto del mondo e non gli importava cosa esso potesse
pensare di loro. Un modo in cui stavano benissimo nello stare insieme
ogni momento.
Questo
aiutò Roger ad evitare Rafa e Nole e a stare meglio di quanto
sarebbe stato nel rivederli.
Certo
evadere da Rafa versione mastino, non fu facile, ma complice Nole che
aveva capito meglio di tutti che Roger stava chiedendo indirettamente
tempo per superare la piccola delusione che non voleva comunque
ammettere d'avere avuto, alla fine ce la fece. Per lo meno i primi
giorni.
Quella
sera approfittarono di una cena ufficiale a cui erano stati invitati
entrambi per un evento che riguardava il torneo a cui partecipavano,
qualcosa che riguardava lo champagne non poteva che vederli subire
almeno un minimo gli effetti.
Erano
due professionisti seri in pieno torneo, non bevvero davvero molto,
però il fatto di essere sempre astemi e di dover almeno bere un paio
di bicchieri per la partecipazione all'evento e alla cena, fece sì
che i freni saltassero almeno un poco.
Non
che fossero trattenuti quando erano insieme, ma non superavano un
certo limite. Il limite di quando si presentavano in pubblico
comprendeva il non provarci uno con l'altro. Non in modo palese per
lo meno.
Che
Stan e Roger fossero amici era risaputo a livello mondiale, però
vederli andare via insieme dal ristorante fu una cosa strana.
Come
strano fu cosa successe appena usciti.
- Che
dici, ce lo facciamo un giro in auto per la città prima di andare a
dormire? - Disse Stan allegro, era particolarmente euforico e non
aveva voglia di far smettere tutto. Stan era il genere timido,
riservato ed addormentato di norma, che quando beveva un pochino
diventava allegro, euforico e attivo. Oltretutto, passare la serata
fuori con Roger era una cosa da vera coppia anche se non avevano più
fatto nulla e non ne avevano nemmeno parlato. Avevano fatto finta di
niente, ma per lui era un concretizzarsi del sogno quella serata da
soli, anche se lucidamente non aveva fatto altro che pensare che era
solo uno sciocco e che doveva smetterla perchè Roger era innamorato
di Rafa.
Roger
rise.
- E'
una bella idea, adoro Shangai di notte! - L'aveva vista molte volte,
sapeva che era bella.
Stan
si illuminò all'idea di fare una passeggiata con lui di notte e
quando si mossero verso la sua macchina, l'autista assegnato a Roger
che l'aveva seguito a debita distanza in attesa di essere chiamato,
disse:
-
Signore, prego, da questa parte. - Fece educato indicando l'auto a
disposizione di Roger, quella con cui era venuto. I due, infatti,
avevano due auto e due autisti, entrambi in attesa di adempiere ai
doveri per cui erano stati assunti.
Roger
lo guardò seccato, la testa un po' annebbiata ed i freni da bravo
ragazzo arrugginiti. A volte era semplicemente stanco di essere
educato per partito preso.
- Ma
voglio andare in macchina con lui... - Stan lo guardò con l'aria da
cucciolo che aveva perennemente, nemmeno impegnandosi poteva averne
una diversa.
-
Sono stato assegnato a lei per portarla ovunque desidera... - Stan a
quel punto intervenne con ovvietà.
-
Allora vengo io con te! - Esclamò prendendo a braccetto Roger
andando verso la sua auto.
Naturalmente
fu fermato lui, quella volta.
-
Signore, anche io ho l'ordine di portarla ovunque desidera. - Stan
sospirò imbronciato, visibilmente contrariato. Roger a quel punto si
ritrovò con l'umore totalmente girato.
- Mi
è passata la voglia di vedere la città! Andiamo in albergo, ci
vediamo in camera! - Avevano camere diverse per quei tornei, ma Roger
diede per scontato che Stan sarebbe venuto nella sua.
Era
vagamente alticcio, anche se non ubriaco, ed il suo carattere aveva
subito una brusca inversione a U. Cioè era più secco ed impaziente
del solito.
Nervoso.
Stan
non se lo spiegò, registrò solo che si sarebbero visti in camera e
avrebbero passato la notte insieme.
Nel
piccolo caos euforico che albergava nella sua testa, non capiva cosa
ci fosse di male, perchè gli risuonasse un enorme allarme rosso. Non
importava. Lui era felice. Incosciente e felice.
La
notte con Roger gli riportava dei bellissimi ricordi e non voleva
rinunciare alle occasioni preziose che poteva avere con lui, pur
fosse consapevole del suicidio a cui si stava sottoponendo.
Era
troppo poco lucido per capire bene che non andava a genio la cosa.
Fu
così che una volta che Roger fu in macchina, Stan bussò al vetro e
chiamandolo lo salutò allegro soffiandogli un bacio da fuori. Roger,
da dentro, rise e ricambiò. Tutto si rischiarò in un istante. Le
nuvole se ne andarono e qualunque motivo l'avesse innervosito, fu
spazzato via da quel gesto infantile e tenero insieme, così poco da
Stan che di solito era molto controllato.
Roger
si sciolse col suo sorriso che illuminava la notte a giorno, si
vedeva che era felicissimo di passare quelle ore con lui, era al
settimo cielo e improvvisamente tutto fu dimenticato.
Improvvisamente
contò solo lui.
Stan.
Il
suo piccolo Stanley.
Lui
che l'adorava, l'amava sul serio ed era evidente ormai. Lui che non
vedeva l'ora di passare altro tempo insieme.
Stan
ed il suo sorriso restituirono la serenità a Roger.
_________________________
Note finali:
Roger e Stan han davvero partecipato alla cena di cui parlo e
testimoni/fan hanno detto che i due erano un po' alticci (la serata era
a base di champagne) e che quando sono andati via, volevano andare con
la stessa macchina, ma i loro autisti li hanno separati, allora Stan ha
soffiato un bacio a Roger da fuori la macchina. Al che io sono partita.
Addio. LA
serata credo sia stata proprio all'inizio, probabilmente la prima
serata o qualcosa del genere. I partecipanti comunque arrivano in loco
qualche giorno prima dell'inizio delle partite perchè devono abituarsi
al campo.
In questi casi gli organizzatori dei tornei, danno a
disposizione lo stesso albergo ai concorrenti, che è riservato per
l'evento.
Altra cosa: Shangai si tiene dopo il torneo di Pechino, a cui partecipavano
Rafa e Nole ma non Roger e Stan. In contemporanea c'è Tokyo a cui ha
partecipato Stan, uscendo subito al primo turno, cosa incredibile per
il numero 4. Roger non ha partecipato a nessuno di questi, ma a Shangai
sì, insieme a Rafa, Nole e Stan, che ha 'visto' per la prima volta dopo
un bel po' di tempo (Stan dopo la semifinale di coppa Davis).
Una parentesi: nella Coppa Davis, la Svizzera ha vinto e durante i
vari lunghi festeggiamenti, una cosa è spiccata fra tutte: Roger che
carezzava di continuo Stan, lo guardava in qualunque momento della
festa fosse, e Roger se lo carezzava. In una di queste Stan era tipo un
gattino. Ho messo delle foto per farvi capire che tipo di rapporto
hanno i due, son così da sempre anche se ultimamente sono diventati
molto più coccoloni.