“Sarò
felice se Stan si qualifica. Anche se significa che mancherò io,
onestamente non mi importa. Significa che lui è il miglior giocatore
dell'anno.”
-Roger
su Stan -
Rafa
e Roger rimasero a guardarsi come se si fossero scottati con
dell'acqua oltre i mille gradi.
I
cuori di entrambi andavano ancora fortissimo, il panico bloccava
tutti e due e alla fine fu Rafa a prendere Roger per il braccio e a
tirarselo in camera propria, lì dietro di loro.
Due
secondi dopo lo mollò domando a stento l'istinto fortissimo di
abbracciarlo. Voleva farlo, ma sapeva che non era il momento. Roger
rimase piantato dove era e Rafa a sua volta non si mosse da davanti
la porta. Le mani nelle tasche e gli occhi bassi per entrambi. Poi
Rafa li alzò su Roger e sospirò scuotendo il capo.
-
Perchè non me ne hai parlato? Mi hai detto un sacco di cose come se
nulla fosse successo, come se fosse tutto normale! Invece non era
niente normale! Perchè Rori? - Rafa era anche arrabbiato, com'era
nel suo stile, ma Roger si strinse nelle spalle smarrito e colpevole
e lo smontò in un attimo.
- Lo
so che dovevo parlartene, ma non volevo ammetterlo nemmeno a me
stesso. Stan me l'aveva detto che era così... che in realtà stavo
male per te, perchè mi avevi scaricato. Allora ho pianto il primo
giorno e poi basta, ho messo tutto via facendo finta di nulla...
perchè avevo paura di stare troppo male... - La voce gli morì
mentre finalmente si muoveva verso il letto col bisogno di sedersi.
Le gambe gli si piegarono e si lasciò andare sfinito. Era come aver
trattenuto un enorme peso per settimane ed averlo buttato via solo
ora. Si sentiva leggero ma stanco.
In
effetti, si sentiva passato sotto un tritacarne, il peggio era
proprio aver ferito tanto Stan.
Si
coprì il viso e se lo strofinò stralunato.
- Io
non... non volevo che uscisse in quel modo... Stan lo sapeva ma... ma
stanotte abbiamo rifatto l'amore e sicuramente deve aver pensato che
ci fosse qualcosa fra noi... io non so, volevo farlo e l'ho fatto,
non ho idea di cosa provo per lui, ho appena capito che dopotutto
speravo che tu scegliessi me, mesi fa! Ora non so a che punto sono,
se l'ho superato, se Stan è sempre il tuo rimpiazzo od è altro, che
tipo di amore è ora per te e che tipo per lui. Non so più niente,
ma avevo paura di rivederti, ora, e sentirmi ancora così perso per
te da non riuscire più ad andare avanti! - Lo disse tutto in una
volta, ogni dubbio, problema, remora. Tutto insieme. Lo sparò fuori
senza tenersi nessun colpo per sé e Rafa, boccheggiante, lo guardò
senza parole, senza saper come affrontarlo, cosa fare.
Aveva
giurato che per lui ci sarebbe sempre stato, che non l'avrebbe mai
fatto soffrire, che avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, ma ora forse
poteva aiutarlo di più standogli alla larga. Ma dopotutto era una
soluzione?
“E
quale sarebbe la soluzione? Siamo due tennisti, siamo due rivali, ci
incontriamo ad ogni torneo... come posso pensare di non incontrarlo?
Ma forse non è nemmeno questo... forse... “ Rafa si fermò e lo
guardò smarrito, incapace di dire e fare qualcosa di sensato e
utile.
Cos'era
meglio a quel punto?
Cosa
avrebbe davvero aiutato Roger?
Prendendo
tempo, si sedette accanto a lui e dopo un po' fece per mettergli la
mano sulla schiena, ma Rafa la rifiutò alzando la propria per
bloccarlo.
-
No... non è il momento... io ora... ora ho bisogno di tempo... -
Disse piano cercando di trattenere tutto. Rafa scosse il capo
rimettendo la mano giù. Però non mollò.
-
Invece devi parlarne, Rori! Devi buttare tutto fuori! Devi dire ogni
cosa, hai sempre la mania di tenerti tutto dentro e poi magari
scoppi! Dillo... dillo tutto! - Roger esasperato ed ormai al limite,
allargò le braccia e guardò in alto scoppiando:
- E
cosa dovrei dire? Che sono andato con Stan per non pensare a quanto
mi avevi fatto stare male? Che per giustificarmi mi dicevo che dovevo
esplorare me stesso e per questo andavo con lui? Che prima ho pianto
e poi ho fatto come se non l'avessi mai fatto? Che mi chiedevo se
fosse lui la persona del mio destino? Che invece alla fine non era
altro che una consolazione, un modo per tirarmi su, per non pensare a
te? Che non riesco a rinunciare a te sul serio infatti ti sento
sempre al telefono, ma per vederti è tutto un altro discorso? Che
adesso che ti ho davanti io me ne rendo davvero conto? Ora sto male,
sto malissimo e vorrei solo aver lottato per te come ha fatto Nole
invece di essere rimasto passivo a sperare che tu scegliessi lui per
togliermi dal casino in cui ero! Non scegliere mi sembrava la strada
migliore, invece è stata la peggiore! Mi sto pentendo di tutto
quello che è successo, di tutto! Ma non posso rimediare, ormai è
tardi, non la posso cambiare! Mi deve andare bene così, non ho
scelta! Ed intanto di mezzo c'è andato un ragazzo d'oro che non
c'entrava nulla... non doveva andare così! Nascondergli che ti stavo
evitando lo ha ucciso, perchè così è chiaro che pensa che sono
andato a letto con lui di nuovo per distrarmi da te. Tutte le volte
che ho avuto bisogno di distrarmi dal tuo pensiero, sono andato a
letto con lui. Anche quando ci siamo qualificati per la finale di
Coppa Davis... sono andato con lui perchè in realtà volevo volare
da te e farlo con te, ho avuto una tale voglia di te da star male, ma
per fortuna c'era lui e lui è stato sufficiente. Lui è sempre
bastato! Stan ti estirpa da me, solo lui ci riesce e mi fa di nuovo
stare bene, mi rasserena, mi ridà la pace... se non ho lui in questi
momenti impazzisco! Dio, non capisco cosa provo per lui, perchè non
è amicizia, non lo è! Ma sto soffrendo per te, amavo te, volevo te!
Ed ora c'è lui che mi dà pace e mi calma e mi fa stare bene, così
bene che l'idea di averlo fatto soffrire mi fa odiare un sacco! Non
so cosa dire, cosa fare, cosa provo, cosa voglio, cosa penso! È
tutto un gran casino ed è solo colpa tua! Se tu non avessi mai
giocato con me in quel modo, se non mi avessi mai obbligato a
guardarmi dentro, a capire quali sono i miei veri sentimenti, i miei
istinti... se tu fossi rimasto sempre e solo mio amico come siamo
stati per anni... - Roger non aveva mai incolpato nessuno per le
situazioni complicate che viveva, non era nel suo stile, ma lì aveva
passato ogni limite, era un terremoto forza dieci che spazzava via
tutto e non lasciava nulla. Rafa lo ascoltava senza parole, incapace
di trovare un sistema per fermarlo. Quando lo sentì spezzarsi,
decise di abbracciarlo con o senza consenso e lo fece deciso. Roger
si tese ed oppose resistenza, ma poi si accasciò e si calmò
lasciandolo fare.
Dopotutto
era meglio così, dopotutto andava meglio così.
Averlo
detto. Aver detto tutto.
-
Perdonami... - Mormorò Rafa piano contro il suo orecchio. Roger
rabbrividì e nascose il viso contro il suo collo lasciando che
finalmente le lacrime scendessero libere, buttò fuori tutto fino in
fondo e lo fece per la prima volta.
Un
autentico terremoto che rivoluzionava tutto, mutando la morfologia
del paesaggio, devastando e basta.
Rafa
si sentiva fatto a pezzi, pieno di sensi di colpa e l'incapacità di
riprendere la propria vita come niente fosse.
Stan
dall'altra parte a piangere e star male con un Nole terrorizzato,
dentro di sé, di quel che sarebbe potuto succedere davanti ad un
Roger in crisi.
E lui
in quello stato. Lui così autenticamente morto, morto in qualche
modo.
Non
era rimasto nulla di sé, era cambiato tutto, era tutto diverso, non
si riconosceva nemmeno. Non sapeva come andare avanti, cosa pensare,
come reagire.
Rafa
l'abbracciò e lo cullò, sconvolto da quella sua reazione ritardata
a quanto successo fra loro. Non aveva idea di che cosa dirgli, non
sapeva da dove cominciare e sapeva che c'era poco da dire.
-
Devi prenderti del tempo. Hai bisogno di riflettere con calma e
lucidità. Nessuno ti corre dietro. Anche con me... se non vuoi, non
serve che mi vedi... ma ok, se vuoi ci sono. Io spero di poter
continuare a vederti e sentirti, non riesco a fare a meno di te.
L'idea di chiudere per un po' con te mi fa impazzire e tremare, penso
che non ce la farei e dopo un po' ti obbligherei a vedermi, però se
tu dici che ti sentiresti meglio così, posso provarci a starti
lontano... - Rafa e la sua sincerità fecero sorridere un po' Roger.
- Non
voglio che esci dalla mia vita sul serio, né per un po' né per
sempre. Non riusciremmo a stare lontani. - Disse infatti. Rafa
sospirò sollevato e Roger rise smettendo di piangere, dopo poco si
separò e si pulì il viso dalle lacrime, gli occhi gonfi e rossi. I
due si guardarono tristi, dispiaciuti, smarriti.
- Non
so cosa posso fare per te... - Ma Roger, più calmo perchè svuotato
dopo lo scoppio trattenuto troppo a lungo, disse:
-
Niente, va bene così. Continuiamo come sempre e piano piano le cose
torneranno nella loro giusta dimensione, come lo sono state per anni.
Piano piano tutto andrà a posto da solo. Non facciamo nulla, non
serve fare nulla. Con calma andrà a posto da solo, fra noi... - Non
erano davvero due ex, non erano mai stati sul serio insieme. Era una
situazione particolare, ma loro davvero potevano stare meglio solo
continuando a vedersi, confidarsi, sostenersi a vicenda come avevano
sempre fatto. Piano piano Roger avrebbe retto, piano piano sarebbe
tornato come prima. Rafa era irrinunciabile. Non si poteva mettere
via Rafa, però poteva rimetterlo dove era stato per tanti anni.
Quello poteva farlo. In un posto speciale, ma non nel primo gradino.
Chi
c'era in quel primo gradino, realmente? Per un po' ancora ci sarebbe
stato Rafa, poi piano piano sarebbe tornato al suo.
Ma
poi?
Il
viso dilaniato di Stan lo tornò a calpestare.
-
Dio, cosa ho fatto a Stan... mi aveva detto che mi amava ed io ho
fatto sesso con lui lo stesso per rimpiazzarti... mi sono detto un
sacco di bugie e giustificazioni ed ora... ora come posso guardarlo
ancora negli occhi, parlarci come sempre, giocare la finale di Coppa
Davis fra un mese? L'ho usato, illuso e fatto a pezzi... - Rafa a
quel punto si fece attento e pensieroso.
-
Devi pensarci bene, Roger... - Esordì improvviso. Roger alzò gli
occhi al cielo.
-
Certo, col senno di poi... -
- No,
intendo ora! Inizialmente era un rimpiazzo, una distrazione... un
chiodo scaccia chiodo... ma poi hai passato un po' senza fare nulla
con lui ed io penso che fosse perchè bene o male la stavi superando.
Non avevi più bisogno di lui per non pensare a me. Ci siamo parlati
per telefono... -
- Ma
ora per paura di rivederti sono andato con lui... -
- Sei
sicuro che fosse per paura di rivedermi? Abbiamo parlato per
settimane e tu non sei tornato con lui. Sì, ora avevi l'ansia di
rivedermi, ma era normale. Io penso che il confronto fosse doveroso e
poi non è del tutto superata, ma non credo che sia male come pensi
tu. Secondo me se stanotte sei tornato a letto con lui, non è
collegato a me. Secondo me no... - Rafa aveva le sue idee su di loro
e voleva assolutamente aiutarli a finire insieme, per lui erano
perfetti uno per l'altro anche perchè vedeva come Roger proteggeva
Stan da sempre. I due oltretutto si conoscevano davvero da una vita.
Roger,
confuso, lo guardò chiedendosi se potesse avere ragione.
- E
perchè mai l'avrei fatto? - Rafa si strinse nelle spalle.
- Ne
avevi voglia. Avevi voglia di lui. Lui ti fa stare bene, al contrario
di me che ti rivoluziono, ti distruggo, ti riempio di dubbi... lui è
così pacifico, calmo, fermo... - Roger sorrise pensando a Stan e a
come lo faceva sentire. Il suo cielo, la sua quercia.
-
Però averlo fatto proprio mentre avevo paura del confronto visivo
con te è strano... - Rafa si strinse nelle spalle.
- Non
poi così tanto... è una coincidenza che le due cose si siano
accavallate. Ma Stan è importante per te indipendentemente da me.
Eri agitato per colpa mia e lui ti ha calmato. Ma lui ti ha calmato,
capisci? - Roger iniziava a comprendere la sua visione delle cose e
non poteva certo dargli torto. In qualche modo era stato proprio Stan
il fulcro. - Avrai avuto mille occasioni di andare con chiunque altro
per distrarti da me, no? - Roger annuì, di gente che sperava e ci
provava ne era pieno. Era adorato da tutti. - Ma alla fine è sempre
Stan che ti fa stare bene. - Roger non disse nulla, rimase a pensarci
e sospirò. In effetti non poteva dargli torto, ma ora era ancora
troppo confuso per capire bene come stavano le cose. Doveva prendersi
del tempo e staccare davvero da un po' tutti, magari concentrarsi
unicamente sul tennis e su quel finale di stagione, poteva aiutarlo.
Oltretutto
di sicuro Stan non avrebbe voluto vederlo, doveva dargli tempo anche
a lui per riprendersi. Adesso avrebbe potuto dirgli mille cose, mille
teorie e mille parole, ma ormai lui era convinto di essere stato
usato per non pensare a Rafa. Ancora una volta. Non gli avrebbe fatto
cambiare idea.
Una
volta entrato nella sua camera, lo vide seduto sul letto, le gambe
tirate su, le ginocchia contro il petto ed abbracciate strette, il
viso nascosto sopra.
Stan
tremava mentre piangeva, le scosse erano talvolta violente. Nole
rimase immobile a guardarlo, sembrava un bambino che aveva subito la
delusione più cocente della sua vita.
In
effetti era così.
“Soffre
con la stessa intensità dei bambini... è dilaniante!”
Pensò
Nole incredulo.
Rimase
un istante a guardarlo, poi lo chiamò piano e lo raggiunse sul
letto, si sedette accanto a lui nella stessa posizione, appoggiandosi
alla spalliera, lo cinse col braccio e l'attirò a sé. Stan,
silenzioso, accettò quel conforto e si accoccolò contro,
nascondendo il viso sul suo collo.
-
Ssst... - Cominciò dolcemente Nole con le labbra sul suo orecchio.
Stan
non sentì nulla, continuò a piangere disperato e si abbandonò a
lui, come fosse la sua ancora di salvezza.
- Non
devi prenderla così... - Mormorò dopo un po' con la stessa
dolcezza. Stan scosse il capo.
- E
come dovrei prenderla? Mi ha illuso, mi ha usato per distrarsi da
Rafa... sapevo che era così all'inizio, ma stanotte era diverso,
pensavo fosse un'altra cosa... - Iniziò a lamentarsi a ruota libera,
la voce rotta e singhiozzante, era ancora così disperato da
stringere il cuore.
-
Avete continuato a fare sesso per tutto questo tempo sin dalla
semifinale di Coppa Davis? - Chiese Nole per capire meglio la
situazione, Rafa lo aggiornava su tutto, ma le ultime novità non le
sapeva nemmeno lui.
-
No... - Stan alzò la testa e lo guardò rimanendo abbracciato a lui,
per cui molto vicini. Il contatto fisico lo aiutava. - Dopo la Coppa,
non ci siamo visti, ci sentivamo ma non parlavamo di quel che era
successo, abbiamo fatto come se nulla fosse accaduto. Quando ci siamo
rivisti abbiamo continuato così, amici come sempre, senza parlare di
quel che è successo, senza rifarlo mai. Poi stanotte abbiamo avuto
quella cena a base di champagne, eravamo un po' su di giri ma in
albergo eravamo ormai a posto. E abbiamo fatto l'amore come se fosse
naturale e ovvio, come se fossimo una coppia e se facessimo sempre
l'amore di notte... è stato bellissimo... è stato... così intimo,
profondo... e lui sembrava lì per me... io ho davvero pensato che
l'avesse fatto per me, perchè voleva me. Invece stava scappando da
Rafa... è sempre stato Rafa nella sua testa. Sempre! Io non conto
nulla per lui, anzi... sono come... - Nole gli mise il dito sulla
bocca per non farglielo dire.
- Non
sei uno zerbino... - Lo precedette.
-
Volevo dire la sua puttana! - Disse comunque con durezza e amarezza.
Nole si sorprese per il termine così lontano dal suo solito
linguaggio e lo guardò stupito. I suoi occhi castani pieni di
lacrime, piccoli e gonfi. Nole gliele pulì dalle guance continuando
a tenerlo avvolto col braccio.
- Non
lo sei. Devi credere in quello che hai sentito facendolo con lui. -
Stan sospirò e scosse la testa sconsolato, tornando ad appoggiarla
alla sua spalla. Nole sapeva che non era capace convincerlo dopo
quanto successo poco prima, ma voleva tirarlo su in qualche modo e
così gli venne in mente l'unica esperienza valida per fargli capire
di non gettare la spugna.
- Se
io mi fossi arreso dopo Wimbledon ora non starei con Rafa... - Stan
cadde dalle nuvole, Roger gli aveva raccontato, ma l'aveva detta solo
dal proprio punto di vista. Quello di Nole era effettivamente
diverso, più utile a Stan. Il ragazzo alzò gli occhi senza alzare
la testa, non lo poteva guardare da lì, ma era attento a quel che
stava dicendo. Non piangeva nemmeno più.
-
Cosa è successo dopo Wimbledon? -
-
Durante il torneo io volevo mollare, sapevo che Rafa non mi amava,
scopavamo e basta. Avevo la speranza di poterlo far innamorare, ma
quando ho capito che amava Roger ed avrebbe amato sempre e solo lui,
volevo chiudere. Lui non ha voluto. Ha insistito per rimanere con me
e continuare. Non abbiamo parlato di sentimenti e definizioni, però
abbiamo fatto l'amore, è stato bellissimo, l'abbiamo sentito molto,
era intenso e profondo. Io so cosa ho sentito quella volta, ho
percepito l'amore di Rafa nascosto da qualche parte dentro di lui. Ho
vinto il torneo contro Roger, sono salito in prima posizione ed ho
aspettato un giorno per poi chiamare Rafa. Lì mi ha detto che lui e
Roger erano stati insieme, mi ha detto che non avevano fatto sesso ma
quasi. In pratica è come se l'avessero fatto. -
Qua
si fermò, era brutto ricordare quei momenti, era stato davvero male.
Stan
alzò la testa e tornò a guardarlo sorpreso, senza respirare. Non
aveva idea che fosse andata così.
- E
poi? Come hai fatto? - Chiese preso.
- E
poi non volevo saperne di lui, poi ho pianto tutte le lacrime della
mia vita, poi ci ho ripensato e l'ho implorato di vedermi... ho
passato tutte le fasi. -
-
Come è andata? - Nole sorrise dolcemente.
- E'
andata che mi sono aggrappato a quella volta che abbiamo fatto
l'amore insieme, io avevo sentito i suoi sentimenti, sapevo che li
provava. Per cui mi sono rialzato ed ho deciso di lottare con tutte
le mie forze per quello che volevo, come faccio col tennis. Volevo
Rafa, l'amavo e lo volevo. Ho sfidato Roger ed ho fatto di tutto per
vincere, per fargli capire che in realtà mi amava, per farlo
innamorare di me. Ho lottato, ho tenuto duro, ho fatto tutto quello
che potevo, ho sopportato di tutto. Quando pensavo d'aver perso,
perchè anche quando eravamo insieme lui pensava a Roger, me ne stavo
per andare, lo stavo per lasciare, stavo per gettare la spugna e lì
lui ha capito che mi amava, ha fatto di tutto per tenermi con sé e
si è deciso, finalmente. Si è deciso a dirmelo, ad ammetterlo e a
mettersi con me. Ho lottato un sacco per arrivare fin qua, ma alla
fine ce l'ho fatta ed ho vinto io. - Stan, ammirato e colpito da
quanto ascoltato, lo guardò coi suoi grandi occhi stupiti.
-
Dovrei tenere duro? - Nole alzò le spalle sorridendo con dolcezza.
- Non
so cosa dovresti fare, non conosco Roger così bene da dirti cosa
prova. Però io non mollerei mai. - Stan sospirò e scosse la testa
tornando ad accasciarsi su di lui.
- Ma
tu sei tu, io sono diverso. Non sono uno così accanito e testardo.
Io mi abbatto e quando penso sia finita, mollo. - Nole non seppe cosa
dire, rimase a carezzargli il braccio con la mano che lo circondava,
appoggiando anche la testa sulla sua.
-
Devi saperlo tu se ne vale la pena. Devi sentirtelo dentro. Se
stanotte hai sentito che lui provava qualcosa, devi aggrapparti a
quello. - Stan scosse il capo.
- Non
so più cos'è che ho sentito, non so più niente. - Non disse altro,
ma riuscì a calmarsi, sebbene fosse visibilmente a pezzi.
Tutti
lo videro depresso e seriamente triste, fu evidente lo stato d'animo
con cui affrontò allenamenti e sfide.
Giocò
come un principiante, la testa da tutt'altra parte, l'emotività se
lo mangiò e perse uscendo presto sia da questo torneo che da quello
dopo, a Pechino. Non parlò più con Roger, non lo incontrò, lo
evitò senza la forza di rivederlo.
Conscio
che tanto prima o poi avrebbe dovuto farlo ed allora non aveva idea
di che cosa avrebbe potuto fare.
Roger
cercò di parlare con Stan e chiarire, ma non sapeva bene nemmeno
cosa dirgli. Rafa era sicuro che provasse qualcosa per lui, ma in
quel momento era ancora troppo confuso, dopo aver rivisto Rafa di
persona, dopo lo scoppio, dopo aver affrontato tutto per lui era
impossibile ragionare con lucidità.
Rafa
era sempre stato importante, lo capiva in profondità, si confidavano
tutto, il rapporto che avevano era unico.
Con
Stan era diverso.
L'aveva
sempre visto come il suo fratellino, avevano 4 anni di differenza,
avevano iniziato a gareggiare insieme per la Svizzera da
giovanissimi, avevano legato subito. Roger in lui aveva visto
l'enorme potenziale ed aveva lavorato sodo per aiutarlo a migliorare
e a tirarlo fuori. Ad ogni passo in avanti personale, era stata come
una sua stessa vittoria.
Erano
cresciuti insieme, l'aveva aiutato in tutti i modi possibili. Oltre
che col tennis, anche ad aprirsi. Stan era molto timido e chiuso, per
non dire emotivo e fragile. Per colpa di questo non era mai riuscito
a migliorare con costanza. Aveva lavorato molto sulla sua emotività,
sulla sua personalità, aiutandolo ad aprirsi e a rilassarsi.
Roger
era stato un po' il suo personal trainer, anche se a conti fatti non
lo era.
Pensare
di definire Stan nella propria vita era utopia.
Era
stato qualunque cosa per lui.
Il
fratello maggiore, il confidente, l'allenatore, il maestro di vita,
l'amico... ed ora era stato quasi naturale far di lui il suo amante.
Ma era successo in un momento topico della sua vita, delicato ed
incasinato.
Rafa
l'aveva aiutato a guardare agli altri anche in altra maniera, oltre
che come conoscenti od amici, però l'aveva anche reso così confuso
da non capire più quali fossero i suoi sentimenti.
Aveva
passato il tempo a nascondere la testa sotto la sabbia e a ripetersi
che per Stan era una forte amicizia e per Rafa un amore platonico,
quando invece era tutto diverso. In ogni caso il caos era stato epico
e Stan era arrivato in quel momento, l'aveva aiutato in qualche modo
a guardarsi dentro e questo l'aveva scombussolato ulteriormente.
Si
era aggrappato a lui come ad un salvagente ed improvvisamente era
diventato lui la sua ancora di salvezza. Lui il fratello che aiutava,
lui l'amico indispensabile, lui quello che aiutava e sosteneva.
Ma
l'aveva usato.
Stare
con Stan era stato fin troppo facile. Sconvolgentemente facile. Quasi
come che non aspettasse altro da sempre. Quasi come che fossero
destinati a quello.
Quasi
che aspettassero, inconsciamente, di esserne consapevoli per poterla
vivere davvero.
Roger
passò molto tempo a rifletterci, tanto che usò il tennis per
evadere da quei problemi. Riuscì ad andare molto bene negli ultimi
tornei, alcuni anche li vinse. Purtroppo con Stan non c'era verso di
parlare ed ogni volta che lo vedeva perdere ed uscire presto dalle
competizioni, gli veniva voglia di imporsi ed aiutarlo, ma sapeva che
in quel momento aveva bisogno di tempo e doveva rispettare il suo
isolamento. Non lo poteva forzare. Si sentiva un verme all'idea di
obbligarlo a fare qualcosa.
Sapeva
che Nole l'aveva consolato e spronato a non mollare, sapeva anche che
Nole, come un po' tutti, adorava Stan e che era davvero indicato ad
infondere coraggio agli altri.
Però
poi Stan si era chiuso e non aveva più parlato nemmeno con lui.
In
effetti probabilmente andava così male a tennis proprio perchè
aveva ripreso a tenersi tutto dentro.
Negli
anni era migliorato molto anche perchè si era proposto come
confessionale. Stan aveva confidato ogni cosa a Roger, questo l'aveva
aiutato a rilassarsi sul campo e su ogni altro aspetto della sua
vita. E, di conseguenza, a migliorare.
Da lì
il suo gesto nei momenti vincenti delle partite. Stan si indicava la
tempia, come per dire che era tutto un fattore di testa e calma
mentale.
Che
se sbagliava non era per colpa di limiti fisici o tecnici o di
qualità.
Se
sbagliava era solo per colpa della deconcentrazione, dell'ansia,
dello stress.
Roger
l'aveva aiutato a concentrarsi, calmarsi, rilassarsi. Aprendosi con
lui, dicendogli tutto, sempre, viveva molto meglio le competizioni.
Adesso
che non lo faceva più e che inoltre aveva molti problemi in più ed
angosce emotive, era segnato il suo crollo.
Vederlo
uscire presto dai tornei rimanenti fu una sofferenza ed un'agonia più
per Roger che per Stan stesso, il quale non aveva la testa per capire
quel che gli stava accadendo.
Partecipò
a diversi tornei, dopo Shangai, ma uscì sempre subito, o al primo o
al secondo turno. Persino nel torneo svizzero a Basilea non riuscì a
far bene, nonostante la spinta di giocare in casa avesse dovuto
aiutarlo.
Lì
Roger capì che se non avesse fatto qualcosa, sarebbe stata la fine.
C'erano
le finali di Londra a cui si era qualificato e poi la finale di Coppa
Davis.
Non
poteva arrivare a quelle due importanti qualificazioni in quelle
condizioni.
Le
finali di Londra determinavano le posizioni finali, ci teneva che
finisse quarto nella classifica generale. E comunque era importante
il mondiale, la Coppa Davis, nella quale loro svizzeri erano in
finale.
Roger
ragionò in modo pragmatico pensando a questo discorso, Rafa
ovviamente rincarò la dose, in attesa dell'operazione d'appendicite
a cui si era finalmente arreso a sottoporsi.
Fra
loro due le cose erano lentamente tornate come prima, insomma, erano
migliorate.
Roger
dopo aver ammesso la propria delusione e aver buttato tutto fuori,
era riuscito a guardare di nuovo in faccia Rafa e a non soffrire
davanti a Nole.
Insomma,
piano piano le cose erano andate meglio, avevano ripreso a parlarsi e
a vedersi.
La
consapevolezza di essere il colpevole del crollo di Stan e della sua
crisi, sapere di averlo fatto soffrire al punto che non riusciva più
a rialzarsi, lo stava uccidendo molto più della delusione con Rafa,
ormai passata in secondo piano.
Stan
occupava ormai i suoi pensieri, costantemente nella sua mente,
cercava un sistema per aiutarlo senza costringerlo a nulla.
Rafa
era in attesa dell'operazione fissata per il 3 Novembre, fra Parigi e
Londra, gli ultimi tornei dell'anno, quando lo chiamò. Gli impegni
tennistici di Roger erano molto pieni, ma quelli di Rafa erano
improvvisamente vuoti. Grazie al fatto che non poteva proprio
partecipare per via dei problemi fisici, ora era libero come non lo
era mai stato. Non poteva nemmeno fare pratica da solo perchè stava
effettivamente male per via dell'appendicite. Doveva ammettere anche
dei dolori alla schiena, riminiscenze della finale in Australia,
persa proprio contro Stan.
Rafa
così si presentò da Roger a Parigi in attesa di disputare una delle
sue partite.
Non
vide l'utilità di avvertirlo, era ovvio che sarebbe venuto, dopo
pochi giorni si sarebbe operato di appendicectomia. Naturale che
venisse a trovare prima l'amante e poi l' amico.
L'amante
era stato ampiamente soddisfatto... anche se poi in realtà si erano
limitati a coccolarsi e basta, vista la sua impossibilità a fare
molto. Nole si era dolcemente preso cura di un brontolante Rafa.
Così
era passato all'amico in crisi.
Non
l'aveva mai visto tanto sospirante. Capì subito che non era
concentrato.
-
Niente con Stan? - Chiese sedendosi piano nel letto, mentre si teneva
il basso ventre come una donna incinta.
Roger
scosse la testa depresso e dispiaciuto. Era una brutta tegola per lui
Stan. Una vera e propria spina nel cuore.
- Non
ho mai voluto sistemare tanto una cosa come ora con lui. Ma non me lo
permette. È tassativamente lontano da me e pur di non farmi
avvicinare, perde ed esce subito dai tornei! -
Rafael
sospirò dispiaciuto, lo vedeva preoccupatissimo per questa faccenda
ed un po' ne era contento, per lui era evidente che era innamorato di
Stan. Era uno di quegli amori particolari, che esistono da sempre ma
che riconosci solo ad un certo punto, a causa di un qualcosa che
accade improvvisamente.
Per
Roger era stato complicato perchè di mezzo c'era stato anche lui a
fare i suoi soliti casini, ma di fatto Stan era sempre stato
importante.
-
Vedrai che ci riuscirai. Tu raggiungi sempre i tuoi obiettivi in ogni
campo, specie se li desideri così tanto! - Roger storse il naso poco
convinto e si sedette su una sedia davanti al letto dove aveva tolto
il borsone con il necessario per giocare. Si appoggiò allo schienale
e scivolò in avanti passandosi le mani fra i capelli mossi.
L'aria
tesa, scura, nervosa.
- Non
lo so, questa volta è brutta. Non abbiamo mai litigato, capisci? Ci
conosciamo da un sacco di anni e... non abbiamo nemmeno litigato,
perchè non me lo permette! Non mi fa avvicinare! Mi ha totalmente
tagliato via... ma tanto lo sai... non è mica cambiato nulla... -
Concluse depresso guardando in basso con occhi spenti. Passava le ore
a lamentarsi di questo e a ripetere le stesse identiche cose.
-
Stan continua a non parlarmi, mi permettesse almeno di spiegarmi, mi
insultasse, mi dicesse qualcosa. Ma lui tiene tutto dentro e non va
bene, così infatti si sta infossando e mi distrugge vederlo così,
al di là del fatto che è colpa mia. -
Rafa
sorrise incoraggiante, ma rispettoso per lo stato d'animo del suo
amico.
-
Niente è rotto definitivamente. Quanti match point riesci ad
annullare per partita, ogni volta? E spesso poi le vinci! - Finivano
sempre per fare paragoni tennistici, ma Roger scosse ancora il capo
sconsolato. - Rori, dai! Sei tu quello famoso per non arrendersi mai!
Arrivi a fare delle partite incredibili per la tua capacità di
recupero! È questo che piace tanto alla gente! È così che li hai
conquistati! Perchè in ogni caso non ti arrendi mai, possono essere
fortissimi, possono essere più in forma di te, può essere la
giornata più storta, puoi avere tante di quelle vesciche da non
poter fare i dritti... ma dannazione, non ti arrendi! Insisti,
insisti, insisti e con classe e tenacia spesso ribalti il risultato
in modo spettacolare! Non devi arrenderti! Se lui non vuole parlarti
devi obbligarlo! Solo se vi parlate potete risolvere ed io sono
sicuro che potete! Non è rotto del tutto! - Rafa ripeteva a sua
volta sempre queste cose, convinto che ci fosse terreno molto
fertile.
Roger
però era irremovibile.
- Non
lo obbligherò mai, Rafa. Non voglio. - Rafa sospirò. Lui l'avrebbe
fatto. Pensò allora ad un altro modo per spingerlo a fare quello che
voleva. Lui era sicuro che Roger dovesse solo parlare con Stan, al di
là del volere o meno.
-
Allora pensa a questo, tu che sei pragmatico quando non sei emotivo!
- In pratica come dire schizofrenico!
Roger
lo guardò scettico davanti a quella sparata e Rafa mettendosi in
avanti e sporgendosi verso di lui, lo puntò accattivante col dito e
disse quasi cattivo:
- Che
finali gli farai fare a Londra? Permetterai che faccia una figura di
merda perdendo tutte le sue partite ai gironi e poi che nemmeno
arrivi in semifinale? Permetterai che venga scalzato dalla quarta
posizione? Può succedere se fallisce tutte le partite e non va in
semifinale, sai? E poi? Poi avete la finale di Coppa Davis contro la
Francia, è forte! Lascerai che giochi male, permetterai che perda le
sue partite rischiando di perdere il mondiale? Non ci sono in grado
di rimpiazzarlo! Lo sai! E tu starai a guardare il suo ed il vostro
fallimento tennistico perchè non puoi obbligarlo ad ascoltarti? Non
te lo perdoneresti mai! Ci starebbe male, il doppio male di ora! -
Roger capì che Rafa aveva ragione, se non altro per quel discorso.
Non
tanto per sé stesso, quanto per la consapevolezza che se Stan avesse
perso la sua quarta posizione nell'ATP e poi avrebbe contribuito a
far perdere alla Svizzera il mondiale, non si sarebbe più rialzato.
Sarebbe stato troppo male, si sarebbe odiato.
A
quel punto Roger capì che doveva davvero fare qualcosa e questa
volta sul serio, al di là delle solite cose che aveva tentato.
Ovvero provare a chiamarlo e a farsi vedere nei tornei a cui
partecipavano entrambi.
Rafa
non disse altro e Roger nemmeno, rimase in silenzio per un po' per
poi cambiare discorso e parlare della sua operazione ormai imminente.
Aveva
scelto di proposito il 3 Novembre anche se originariamente gli
avevano proposto un'altra data. Rafa aveva fatto fuoco e fiamme fino
ad ottenere la data che voleva. Il 3 era l'unico momento in cui
sicuramente tutti quelli a cui lui interessavano, potevano venire a
trovarlo. Fra il torneo di Parigi e le Finali di Londra.
Rafa
era anche terrorizzato dall'operazione, per questo aveva fatto di
tutto per evitarla ed alla fine si era dovuto arrendere. C'erano
voluti lui e Nole al loro meglio per convincerlo ad operarsi e a
rinunciare ai tornei finali dell'anno.
Per
il tempo rimanente rimasero a parlare di questo, di operazioni,
infortuni, tennis e salute.