*Ecco il nuovo capitolo, in ritardo ma per
colpa di mancanza di tempo e enorme stanchezza. Siamo in gennaio 2010,
Hit for Haiti finisce e i momenti in cui han giocato insieme hanno
segnato molto Rafa e Nole. Tanto che Nole si mette in testa di
convincere Rafa ad iscriversi ad un doppio insieme. Rafa però non ne è
convinto e Nole farà di tutto per fargli cambiare idea. Anche nella
realtà sono successe davvero determinate cose di cui scrivo, come Hit
for Haiti e la partecipazione di Rafa e Nole insieme ad una partita
della Roma durante il Master 1000 di Roma. Il prossimo capitolo arriva
circa sabato. Buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO
X:
OPERA DI
CONVINCIMENTO
Negli
spogliatoi, ci radunammo io, Nole e Roger, visto che eravamo gli
unici uomini della partita.
La situazione
era a dir poco comica, in quanto Roger era quello che per anni avevo
amato e Nole era quello che mi eccitava da morire ora.
Non credo ci
fossimo mai trovati in questa situazione, noi tre nello spogliatoio
insieme.
Eravamo anche
sudati fradici perchè avevamo fatto tutta la partita, per cui non
bastava asciugarci ed andarcene, dovevamo farci la doccia.
Roger, il quale
sapeva tutti i retroscena, aveva quella faccia ridente di chi la
sapeva lunga, parlava a suo agio facendo battute sul match divertente
appena giocato.
Nole gli andava
dietro a sottolineare tutti i momenti salienti preferiti che, guarda
caso, coincidevano con scene avute con me.
I due parlavano
un sacco e ridevano eccitati come due bambini, io ero impacciato da
morire e mi infilavo ogni tanto, giusto per dire qualcosa.
Roger fu il
primo a spogliarsi sfilandosi la maglietta, Nole fu il secondo. Io
rimasi fermo come una statua a fissarli.
Dio, volevo
morire.
Mi si spense il
cervello e proprio mentre mi immaginavo a fare sesso selvaggio con
entrambi in un meraviglioso menage a trois sotto la doccia, Nole notò
la mia immobilità.
- Tu non ti
lavi? C'è spazio per tutti, eh? -
Lo spogliatoio
così come le docce era organizzato per più atleti insieme.
Roger fece un
risolino e mi prese in giro con quella di smorzare la mia grande
tensione.
- Ma lui è
timido! - Io lo guardai col broncio ed allo scoppio di risa di Nole
gli tirai la maglia che mi tolsi veloce senza pensarci.
- Che ti ridi?
Non sono mica un animale da palcoscenico come te! - Dissi difensivo,
distratto da entrambi che continuavano a spogliarsi senza il senso
del pudore che a quanto pareva in me abbondava...
- Ma ti togli
la maglia davanti a miliardi di persone, allo stadio... nessuno di
noi lo fa, sai? Se questo è essere timidi... - Volevo ribattere,
davvero, ma non mi uscì nulla. La mia mente era di nuovo spenta per
colpa della sua ora completa nudità. Cercando di riprendermi mi
voltai verso Roger, anche lui nudo, così colpii il piede contro la
panchina per tornare in me.
Imprecando in
spagnolo potei rimanere voltato di spalle.
Roger sapeva
tutto e se la rideva per questo ed io volevo morire. Non ero mai
stato più imbarazzato di così!
Alla fine loro
entrarono in doccia, così io finii di spogliarmi e li raggiunsi
rassegnato a spettacoli che di sicuro non avrei dimenticato
facilmente.
Sarebbe stato
peggio non andarci.
Mi misi nella
doccia vicino a Roger, purtroppo di fronte a quella di Nole.
Ovunque mi
voltassi c'era qualcosa che mi disturbava, mi sentivo come un'anima
in pena.
- Beh è andata
bene, no? - Fece poi Roger calmo, cambiando discorso.
- Molto bene...
è stato raccolto molto. - Chiesi contento di poter parlare d'altro
mentre i nostri corpi venivano accarezzati dall'acqua calda
ristoratrice.
Parlammo un po'
della cifra raccolta e del fatto che Sam, una delle giocatrici
partecipanti, non aveva spiccicato parola.
- Perfino tu
che non sei famoso per la tua parlantina, partecipavi! - Disse Nole.
- Mi sono
sforzato, ma non è facile se non è nella tua indole fare
spettacolo... - Risposi strofinandomi il sapone sul corpo, sembrava
mi carezzassi, ma in realtà mi stavo lavando. Notai che Nole non mi
staccava gli occhi di dosso, ipnotizzato dalle mie mani.
Anche le sue
strofinavano il suo corpo ed i miei occhi si persero su di esse.
Si muovevano
lente e rallentai anche io, mentre le parole si perdevano in una
specie di oblio.
- Era
divertente, però. Avete trovato la chiave giusta... - Osservò Roger
il quale non ci guardava, per fortuna. Noi annuimmo.
Volevamo
distogliere lo sguardo da noi, ma non ci riuscimmo. Le mani ora sulle
gambe, sulle cosce, sugli inguini, sui sederi.
Parlammo quasi
sottovoce, come a non voler interrompere questa magia.
E il caldo
iniziò a salire e a concentrarsi nell'inguine.
- Sembravamo i
due bambini che si coalizzavano anche se non andavano d'accordo, ma
lo facevano per battere il fratello maggiore troppo forte per loro!
Era divertente... - Disse Nole con fantasia. Roger rise.
- Sì in
effetti era quello che sembravate, ma anche quel bisticciare era
perfetto, secondo me! Peccato che avete giocato insieme così poco.
Potevate fare qualche altro game, no? -
Roger a questo
punto si girò verso di noi e vide che ci lavavamo fissandoci i corpi
e che quel che entrambi fissavamo uno dell'altro era bello
evidenziato ed in mostra.
L'acqua
scendeva su di noi sciacquandoci, Roger si zittì e Nole, ancora
ipnotizzato da me e dal mio corpo, mormorò piano.
- Dovremmo
rifarlo in una partita vera. Dovremmo iscriverci ad un torneo di
doppio insieme... - Nemmeno capii quel che disse, non fui in grado
neanche di notare Roger che se ne andava silenzioso. Sicuramente
aveva un'espressione di chi la sapeva lunga.
Non riuscii a
fermarmi, ero lavato, la schiuma scivolata via dal corpo e dai
capelli, dovevo andarmene e lui anche, ma rimanemmo sotto la doccia,
sotto l'acqua, a guardarci in silenzio, senza saper più cosa dire,
senza registrare di dover dire qualcosa.
Poi credo che
distolse lo sguardo per guardarsi intorno, lo feci anche io e notai
che Roger era andato via. Da qui, un secondo dopo, lui mi era
davanti. Aveva annullato la distanza fra noi ed io d'istinto
indietreggiai appiattendomi contro la parete.
Lui fece ancora
un passo e a pochi centimetri da me, ma senza appoggiarsi a me,
fissandomi dritto negli occhi da questa vicinanza ubriacante, mi
toccò con la punta delle dita l'erezione. Io sgranai gli occhi e
trattenni il fiato, ma non riuscii a dire nulla.
- Ce l'hai
duro... - Constatazione oggettiva. Non serviva farlo notare e nemmeno
toccarlo.
Ma lui era
Nole, magari era abituato a farlo. Così mi ribellai contrariato
della cosa, perchè riusciva sempre ad essere equivoco? Non poteva
essere normale per una volta? Reagii senza rifletterci, come mio
solito, e gli presi il suo nella mano. Lo strinsi per bene ed
arrabbiato feci.
- Anche tu! -
Nole si morse
il labbro e sorrise, poi chiuse gli occhi e abbandonò la testa
all'indietro come se godesse. Glielo lasciai subito temendo che mi
venisse in mano e scappai a gambe levate, sempre una delle mie mosse
preferite.
Quando andai di
là, Roger aveva già i boxer e si stava vestendo, mi guardò con
aria indescrivibile e dopo avermi squadrato e notato in che stato
pietoso ero fra viso e inguine, disse sorpreso:
- Non fate caso
a me, concludete pure... - La situazione nel complesso era degna di
un film comico e scoppiai a ridere isterico mentre mi rifugiavo nel
primo asciugamano trovato, solo la voce sexy di Nole alle mie spalle
mi fece capire quanto disastroso fossi.
- Hai preso il
mio... - Mi girai saltando di lato, ma Nole ridacchiando prese il mio
e si avvolse in esso. - Fa nulla, possiamo scambiarceli. - Roger ci
diede di nuovo le spalle velocizzando la vestizione ed io pensavo
solo che dovevo parlare con lui, ne avevo bisogno.
Impacciatissimo,
cercai di vestirmi in modo che non si notasse troppo che avevo
bisogno di sfogare i miei bassi istinti, Nole se la prese più comoda
e mentre Roger si asciugava i capelli, io mi abbassai scrollandoli
come fossi un cane bagnato.
Dopotutto
faceva caldo e non ero mai stato uno troppo fissato con certe cose.
La risata di
Nole fu deleteria, adoravo la sua risata, la sua voce, le sue
espressioni, il suo culo.
- Sai, dovresti
prendere seriamente in considerazione l'idea di iscriverci ad un
torneo di doppio insieme... -
- Non si è mai
fatto nella storia del tennis... il 2 ed il 3 che gareggiano insieme?
- Dissi la prima cosa che mi venne, lieto di poter parlare di tennis
e non di noi.
- Sì per
questo dobbiamo farlo! Secondo me faremmo scintille! -
- Ah le
scintille le fareste di sicuro... - Questa sfuggi a Roger il quale mi
guardò subito con aria di scuse, io lo fulminai male e Nole rise.
- Dai, pensaci,
non rispondermi subito. Quando sei convinto, ci iscriviamo. Tanto che
ce ne frega? È solo un esperimento! - Non avevo idea del motivo per
cui Nole volesse tanto farlo ed ancora non riuscivo a capirlo. Perchè
faceva certe cose e se erano proprio verso di me od in generale lo
faceva con chiunque gli capitasse a tiro.
- Provare non
costa nulla... - Fece Roger aiutandomi a calmarmi, mentre sistemava
le sue cose nel borsone ed io ammassavo le mie nel mio senza riuscire
a farle stare. - Comunque considerate che servono molte cose nel
doppio... sincronia, collaborazione... bisogna capirsi a vicenda al
volo, spesso non puoi stare a metterti d'accordo su qualcosa, devi
improvvisare e farlo nell'ottica di quello che il tuo compagno
farà... oltre a questo uno fa il regista e l'altro segue. Non è che
entrambi dirigete! Comunque io al vostro posto ci proverei, perchè
no! - Roger ci incitò dopo aver fatto il guru ed io lo ascoltai
calmo mentre rinunciavo a mettere tutto via. Lui ridendo, mi prese
quel che non riuscivo a mettere a posto e piegato lo fece in un
attimo. Nole rise.
- Sei un
disastro, Rafa! - Io gli feci una smorfia e lui mi lanciò un bacio.
Arrossii e distolsi lo sguardo.
- Ci penserò.
Vedremo. - Da un lato ero attirato dall'idea di provare, dall'altro
sapevo che non eravamo compatibili nel doppio. Eravamo entrambi
registi, io lo sapevo.
Roger e Stan
erano il perfetto esempio di coppia di doppio, infatti avevano vinto
le olimpiadi.
Roger comandava
e Stan eseguiva e non solo. Si conoscevano così bene da poter
improvvisare qualunque cosa pur senza mettersi d'accordo.
Nole annuì.
- Ci conto!
Guarda che non mollo finchè non accetti! - E sapevo che avrebbe
mantenuto la parola. Con questo sorrisi fiero di non sapevo nemmeno
bene cosa, poi con Roger che rideva, scappai da quello spogliatoio e
da Nole che non aveva ancora finito.
Camminammo per
un tratto insieme e da soli e guardando per terra pensierosi, fu lui
il primo a parlare.
- Per me ci
prova, ma non si sbilancia troppo perchè pensa che tu lo odi o
qualcosa di simile! Non sa che la tua è una reazione di timidezza!
Non ti conosce bene. - Il maestro, lo chiamavano. Il guru.
La
caratteristica di Roger era di saper osservare e capire fra le righe
ed agire di conseguenza nel migliore dei modi. Mi morsi il labbro col
cuore che aumentò i battiti, la speranza che avesse ragione.
- Non lo so,
Roger... lui è così di natura. Ci prova con tutti per
divertimento... se ci scappa una scopata perchè no, ma non lo fa
perchè vuole specificamente quella persona, è solo che gli va
dritta e basta. - Ero sicuro di questo, ma Roger, prima di arrivare
dove le auto ci aspettavano per portarci in albergo, una a testa
assegnata dal torneo presente, si fermò e con aria di chi la sapeva
lunga, disse.
- Certo, hai
ragione. Però non ci ha provato con me né mai l'ha fatto. Non ha
mai e sottolineo mai avuto contatti maniaci, intimi o di un certo
tipo con me, né per gioco né sul serio. Ridiamo, scherziamo,
parliamo, ma non va mai oltre un certo limite. Io non sono nella sua
testa, grazie a Dio, altrimenti penso sarei schizofrenico, però
qualunque cosa abbia con te, è diversa da quella che ha con altri.
In campo prima sembrava ci provasse con te... ed ha giocato
tantissimo con Kim, una donna, con cui on ci ha mai provato nemmeno
per gioco, come ha fatto con te... non so... io al tuo posto butterei
via certe idee. -
Con questo
salii in auto per farsi accompagnare in albergo.
Io rimasi un
attimo fermo a fissarlo ebete, poi la mano sulla schiena mi fece
saltare per aria. La sua voce ed il suo viso sorridente fecero anche
peggio.
- Buonanotte...
ci si vede in giro... e grazie per stasera, è stata una partita
bellissima. - Aprì la sua portiera. - E pensaci. Voglio un doppio
con te. - Mi sentii una scolaretta alla sua prima cotta. Sospirai e
mi passai le mani fra i capelli.
Le cose si
stavano facendo complicate, mi dissi salendo nella mia auto.
Non avevo idea
di quel che stavo facendo né di quel che dovevo fare. Solo che era
stata una delle serate più belle della mia vita.
E speravo di
poterne avere altre.
Le cose
andarono avanti come sempre. A volte sembrava ci provasse, altre che
mollasse. In generale continuavo a capirci poco, cercavo di stare con
lui quando c'era occasione, di accettare il contatto ed il dialogo,
ma non avevo mai iniziative, non ci riuscivo.
Non mi mise mai
le mani addosso, non in modo da togliere il fiato e farmi svenire. A
volte mi toccava in qualche modo, ma erano più buffetti.
Per lo più
approfittava delle partite per abbracciarmi e lo faceva molto
sentitamente e partecipe. Con entrambe le braccia, racchetta o no in
mano. Mi stringeva a sé e spesso trovava qualcosa da dirmi
all'orecchio in quel momento. Non posso dire lo facesse apposta, ma
parlare all'orecchio è un gesto particolare, fa rabbrividire da
morire. Ed io tutte le volte mi tendevo come una corda di violino, la
reazione era una risatina isterica, il più delle volte, o qualche
bofonchiamento confuso e scorbutico. A volte riuscivo a fare qualche
battuta, in generale si capiva che ero a disagio e negli spogliatoi
da soli facevo tutto in fretta col cuore in gola, parlando poco.
Non so proprio
che impressione gli potessi dare.
Mi chiedeva
sempre se avevo pensato alla proposta del doppio, io dicevo che non
ero sicuro e che pensavo avremmo fatto una pessima figura. Lui si
limitava a chiedermelo la volta dopo.
Roma in questo
senso fu determinante.
A Roma Nole si
impegnò molto per convincermi ed alla fine cedetti.
Eravamo stati
entrambi invitati ad una partita della squadra di calcio della
capitale, siccome a me piaceva molto il calcio ci andai volentieri.
A Nole era
piuttosto indifferente e non sapeva se andarci o meno fino a che,
incontrati per caso a pranzo, non venne fuori che molti di noi
tennisti di prima serie eravamo stati invitati alla partita.
Io dissi che ci
sarei andato di sicuro, lui prima si accertò che fossi serio, poi
disse:
- Grande,
allora andiamo insieme! -
Io non sapevo
quanto buona fosse come idea, farci vedere in giro insieme ad una
partita di calcio poteva essere strano, ma poi mi dissi che eravamo
stati invitati, per cui era al tempo stesso normale.
- Chissà cosa
penserà la gente vedendo che ci andiamo insieme! - Disse poi ridendo
tutto contento. Io lo guardai torvo.
- Che
dovrebbero pensare? Siamo stati invitati... - Cercai di sminuire per
rispondermi quello che volevo sentirmi dire.
- Beh,
insomma... potevamo andarci per i fatti nostri, divisi... non sta
scritto nell'invito di venire insieme, ma di portare eventualmente la
consorte... - Capito cosa intendeva, divenni di mille colori e mi si
chiuse la fame.
- Dai, non c'è
niente di male... anche se hanno invitato noi con la consorte ed
invece ci andiamo insieme accoppiati, sarà divertente! Così
capiranno che siamo amici, no? -
Lui continuava
a convincermi che andava tutto bene, io non ne ero molto convinto,
comunque non mi lasciò scelta.
A sera passò a
prendermi bussando alla mia porta, come se io fossi la sua famosa
consorte e lui il principe che mi accompagnava al ballo.
Aprii già
nervoso e mi apparve lui ed il suo sorriso radioso.
Aveva una
maglia bianca del suo sponsor, ma non di quelle che usava per
giocare, di quelle adatte ad uscire una sera di primavera.
Poi indossava
dei pantaloni neri di stoffa leggera e comodi che gli scendevano
lisci sulle gambe.
Non era vestito
elegante ma nemmeno sportivo. Era in borghese e vederlo così mi fece
sentire strano.
Come se
avessimo un appuntamento.
Arrossii
dimenticandomi quello che dovevo fare.
Perchè dovevo
essere timido?
A volte mi
chiedevo se lui capiva che lo ero.
- Stai
benissimo! - Mi disse mangiandomi con uno sguardo compiaciuto, dopo
essere rimasto sorpreso anche lui. Lui lo disse, io lo pensai.
Comunque
sembrava avessimo un appuntamento. Continuavo a dirmelo.
“Non si
dicono queste cose fra colleghi. Nemmeno fra amici. Specie maschi.
Non è normale che me lo dica.”
Pensai
impacciato non sapendo che altro dire se non uno spontaneo ed
impacciato:
- Grazie. - Poi
pensai che fosse carino ricambiare. - Anche tu. - Però poi realizzai
che anche quello faceva molto fidanzati.
Anzi, faceva
primo appuntamento.
Era quello?
Uscivamo
insieme per andare ad una partita di calcio. Insomma, i miei
appuntamenti non potevano essere molto normali, non ero romantico.
Poteva starci una partita di calcio.
In un attimo mi
misi a pensare a mille cose, senza venirne a capo di una sola.
Confusione, caos, panico.
Io ero vestito
con una camicia nera semplice, tenuta fuori dai jeans. I capelli
erano difficili da gestire e li avevo tagliati da qualche tempo
rispetto alla solita lunghezza. In pratica li tenevo come Roger.
Li avevo
bagnati e pettinati all'indietro, scivolavano ai lati mossi mano a
mano che si asciugavamo.
- Sei pronto? -
Chiese dopo avermi squadrato da cima a fondo.
Io annuii,
presi il portafogli e feci per uscire, lui però non si spostò e al
contrario indicò il comodino.
- Cellulare? -
Io mi girai ed imbarazzato corsi a prenderlo. Cercai di uscire
ancora, ma continuò a sbarrarmi la strada e seccato dissi:
- Che altro? -
Così si protese verso il mobiletto accanto all'ingresso, mi sfiorò
facendomi sussultare e prese la chiave elettronica della camera,
l'alzò fra indice e pollice e con mezzo sorriso disse:
- Non pensi di
tornare in camera dopo? Se vuoi ti ospito nella mia! - Con questo
fece l'occhiolino ed io avvampai non ricordandomi come si faceva a
parlare.
- S-stupido...
- Borbottai cercando di prenderla. Lui fece un altro occhiolino
malizioso e me la infilò in tasca, quella posteriore.
Per farlo
dovette toccarmi il culo ed io morii. Per un momento temetti di
saltargli addosso io, ma fortunatamente tolse subito la mano e si
spostò per farmi passare.
- Andiamo? -
Disse poi basso e suadente, per fortuna non chiesi dove, ma non mi
ricordavo più dove dovevamo andare.
Usciti mi
chiese se avevo i biglietti e mi ricordai cosa stavamo facendo. A
quello controllai e vedendo che li avevo annuii mostrandoglieli.
- Anche io li
ho, sarebbe comico arrivare lì e dovercene andare perchè non
abbiamo i biglietti! - Risi per allentare la mia grande tensione.
- Sicuramente
ci avrebbero fatto entrare comunque... - Era vero che spesso potevamo
passare ovunque solo perchè eravamo famosi. Sicuramente non tutti ci
conoscevano, ma molti sì.
In ascensore
Nole sembrava molto più a suo agio di me, io ero ancora in crisi
mistica e parlavo proprio poco.
- Sono contento
che ci andiamo insieme, così ho una partita intera per convincerti a
fare il doppio con me! -
Aggrottai la
fronte e lo guardai:
- Ma ci pensi
ancora? - Nole spalancò gli occhi ovvio.
- Ogni giorno
della mia vita! Finchè non mi dirai di sì! - Sospirai scuotendo la
testa tornando a guardare avanti. Poi realizzai.
Mi avrebbe
rovinato la vita se non avessi accettato e cazzo, era bello essere
tormentato da lui per una cosa simile.
Quanto ci
teneva a giocare con me?
Era una cosa
che andava al di là del tennis, avrebbe potuto chiedere a Roger,
invece chiedeva a me.
Era chiaro che
era fissato con me.
In quel momento
decisi di convincermene e scoppiai a ridere perchè sì, perchè mi
faceva ridere quella situazione.
Le porte
dell'ascensore si aprirono e gli autisti assegnati ad entrambi ci
aspettavano nella hall, quando ci videro arrivare stavamo ancora
ridendo.
- Perchè ridi?
- Chiese Nole ridendo comunque, mentre ci avviavamo.
- E perchè tu
ridi? - Feci io di rimando senza smettere.
- Perchè ridi
tu! - Rispose lui. - Tu perchè ridi? -
- Perchè sei
un tormento! - Non so se facesse davvero ridere il fatto che fosse un
tormento, ma forse ridevo più perchè avevo deciso di accettare di
giocare un doppio con lui.
Una volta
arrivati dagli autisti che ci aspettavano, Nole parlò per primo.
- Andiamo
insieme, per cui uno dei due ha la serata libera! - si mise a
scherzare su chi potesse andare e dopo poco eravamo saliti in
macchina insieme. Con mio grande imbarazzo.
Quando la
macchina partì e registrai la faccia che avevano fatto i due uomini
ricevendo la notizia, capii che per loro il nostro era un vero
appuntamento. Circostanze a parte, andavamo insieme a fare una cosa
diversa dal tennis.
“Questo è un
appuntamento agli occhi di tutti. Forse lo è sul serio?”
Io e le mie
domande epiche...