CAPITOLO
XIII:
COME UNA COPPIA
Bevemmo il
caffè nell'imbarazzo, mentre al contempo cercavo di svegliare la
mente. Nole parlò a macchinetta del doppio, ci eravamo iscritti a
quello di Toronto.
Capivo la metà
di quello che stava dicendo, infatti poi ebbe pietà di me e mi
chiese di fargli sistemare le cose mentre io mi ricomponevo e mi
sciacquavo.
A quel punto si
pose il primo problema e avviati verso la zona notte realizzai dove
stava la questione. Infatti mi fermai proprio davanti alle porte
chiuse e mi girai verso di lui deciso.
- No mi
dispiace, ma non c'è posto qua! - A quel punto lui aggrottò la
fronte incredulo.
- Ma se è
pieno di stanze! - Con questo mi superò per andare a vedere da solo,
io lo seguii cercando di spiegargli.
- Sì ma non
sono vuote... -
- Ci sarà un
letto... -
- No, cioè una
specie, ma non è... - E a quel punto arrivò alla prima porta.
Si fermò
immediatamente e piegò la testa di lato rimanendo proverbialmente
senza parole.
- Questa è il
mio santuario del tennis... nonché stanza dei trofei. - La stanza
era molto grande e comprendeva trofei, medaglie e oggetti vari
provenienti dalle partite a me più care, quelle che mi erano
piaciute di più. Palline, racchette, divise, foto.
Nole lasciò le
valige fuori ed entrò guardando tutto con calma mentre io mi
imbarazzavo.
- Forte... -
Disse ammirato. - Ehi ci siamo anche noi! - C'erano foto e materiale
da molte partite disputate insieme, anche quella fatta per Haiti
all'inizio di quest'anno.
Avevo tenuto
racchette e magliette degli incontri. Ovviamente lavate.
- Wow... -
Ripeté sempre più sentitamente ammirato, mentre il mio imbarazzo
saliva. - Ok, qua non si può... - Ovviamente c'era molto materiale
delle partite con Roger, ad esempio c'era la nostra prima partita,
c'era quella volta dell'Australian Open... ma quelle Nole le calcolò
poco.
Uscì, chiuse
la porta, riprese le valige e proseguì da solo, come se io glielo
avessi permesso.
Quando arrivò
alla seconda ormai non avevo scelta che lasciarlo fare.
- Questa è in
generale una specie di sala giochi... - La stanza era altrettanto
grande ed era piena di hobby e giochi che usavo per distendere i
nervi, alle pareti c'erano poster e foto del Real Madrid che io
adoro.
C'era un
biliardo, la play station, impianto hi fi, computer, mobile con altri
passatempi come il necessario per il poker, videoteca, CD e DVD.
- Non leggi? -
Chiese notando l'assenza di libri. Io scossi la testa mentre toccava
il biliardo.
- Mi distraggo
dopo il primo capitolo e perdo interesse... - Lui sorrise.
- Abbiamo un
sacco di cose per distrarci! - Disse poi alludendo al biliardo e
chissà a cos'altro. Gli occhi gli brillavano.
Uscì e
proseguì la sua visita. La terza porta era il bagno grande, c'era
una vasca idromassaggio incassata a terra in una zona zen.
- Mia madre
dice che mi aiuta a rilassarmi... - Nole rise.
- Ed ha
ragione? - Alzai le spalle.
- Faccio sempre
la doccia veloce... - Lui scosse la testa ed uscì. C'era un altro
bagno piccolo e personale nella mia camera con il semplice box
doccia.
La quarta porta
era la fantomatica stanza che, nei progetti iniziali, era adibita
agli ospiti. Poi era finita per fare ben altro...
Aprì e
richiuse con occhi sgranati ed aria autenticamente terrorizzata. Io
mi morsi il labbro ed arricciai il naso con una smorfia.
- Ecco, quella
era la stanza degli ospiti... - Nole inarcò le sopracciglia
scettico.
- Quella? - Io
annuii colpevole, rosso in viso. Lui aggrottò la fronte e riaprì la
porta. - Scusa ma dove intendevi, in origine, sistemare l'ospite? -
La stanza era di media grandezza piena di materiale di ogni genere,
per lo più cose per i miei mille viaggi e robe del tennis. In
pratica era la stanza del disimpegno, dove sistemavo quello che non
sapevo dove mettere.
- Eh... da
qualche parte c'è... - Mormorai stringendo le spalle. Lui ancora
scettico e senza parole tornò a guardare quel casino.
- Sul serio? -
- Ora è la
stanza del casino... - Nole scoppiò a ridere.
- Lo vedo! -
- E non c'è
altro. Solo la mia camera! Se ti accontenti del divano... io al tuo
posto andrei in albergo... - Nole scosse il capo, calciò una cosa
per poter chiudere la porta ed andò nell'unica porta rimasta, come
se gli avessi dato il permesso.
- Ecco quello
che cercavo! - Disse trionfante. Io rimasi fermo alla porta mentre
lui entrava e si sedeva felice nel letto matrimoniale disfatto. La
camera era un casino, ovviamente, però almeno si poteva dormire.
Io impallidii
trattenendo il fiato terrorizzato.
- Non vorrai
mica... - Lui con un sorriso felice annuì deciso.
- Oh sì...
siamo adulti e vaccinati, condivideremo il letto! - In quel momento
andai in tilt, non trovai nemmeno argomenti per contrastarlo,
obiettivamente non sapevo perchè rifiutarlo.
E, a dirla
tutta, lo volevo sentitamente.
- Ti dispiace?
- Chiese finalmente ricordandosi che mi stava imponendo praticamente
tutto.
Io alzai le
sopracciglia e scossi la testa polemico.
- Fa quel che
ti pare, tanto lo fai sempre! - Forse non mi presentavo con
l'entusiasmo che avevo dentro, ma quella era una forma di difesa. Ero
imbarazzato e reagivo così, lì per lì non mi importava di quello
che lui pensava.
Poi tempo dopo
mi disse che era sempre stato convinto che lo sopportassi ma che in
realtà lo odiassi, per quello non prendeva mai seriamente le cose
che succedevano fra noi. Lui mi provocava e ci provava per divertirsi
sapendo, anzi, credendo, che io in realtà volessi solo prenderlo a
pugni.
Forse in
effetti da fuori era l'idea che davo, ma dentro di me pendevo
completamente da lui e da quello che faceva, nella speranza di
capirci qualcosa.
Alzai le
braccia e scacciai le mosche immaginarie per poi infilarmi nel mio
bagno chiudendo la porta.
Dopo la doccia
uscii con l'asciugamano alla vita, i capelli bagnati e spettinati,
scrollati come facevo sempre. Ma mi fermai subito guardandomi intorno
spaventato, convinto di essere finito in un'altra dimensione.
La camera era
la mia, ma totalmente diversa da prima. O meglio. Con le sembianze di
una camera!
Nole riemerse
dal mio armadio con un sorriso compiaciuto.
- Sei stato tu?
- Chiesi instupidito.
- No la fata
madrina, sono carina? - Fece ancheggiando e sculettando facendomi
l'occhiolino. La voce in falsetto. Io scossi la testa ridendo. Non
riuscivo a stare arrabbiato con lui, specie se faceva così.
- Non dovevi...
- andai dove di solito tenevo i boxer, cioè su una sedia, e la
trovai vuota. Arricciai le labbra.
- Sì che
dovevo se volevo sopravvivere... - Rispose Nole tirandomi dei boxer,
capendo che cercavo quelli.
Io li presi e
lo ringraziai, mi sembrava di essere una coppia vera e mi imbarazzai,
specie perchè mi tolsi l'asciugamano proprio mentre lui si girò a
guardarmi. Che tempismo!
Sarebbe stato
peggio nascondermi per spogliarmi visto che era normale fra uomini
spogliarsi uno davanti all'altro.
Arrossii e
cercai di non considerarlo, cosa difficile. Insomma, si iniziava
proprio bene!
- Rafa, ma non
intendi allenarti? Ti sei fatto la doccia completa... - Io coi boxer
addosso allargai le braccia.
- E come pensi
di allenarti in un doppio se siamo solo noi due? - Lui piegò la
testa. - Non mi sono organizzato per l'allenamento! Non sapevo che
venivi... ci servono altri due con cui allenarci... non so, magari
facciamo col mio ed il tuo coach... quando arriva? - Cercai di
concentrarmi sulle cose pratiche del tennis, ma lui, ora seduto sul
letto non molto distante da me, disse:
- No, gli ho
detto che siccome non è un torneo serio posso allenarmi per conto
mio. - Io inarcai le sopracciglia polemico.
- E come
dovremmo fare? - Nole alzò le spalle.
- Io un'idea ce
l'avrei... - mi infilai degli shorts ed una maglietta, preparata
gentilmente dalla mia colf personale che ora aveva quella faccia da
scemo. - Fra le nostre amicizie c'è una coppia di doppio formidabile
campione alle olimpiadi! - Quando lo disse capii subito cosa
intendeva e scrollando ancora i capelli lo guardai come se fosse
impazzito.
- Vuoi
allenarti con Roger e Stan?! - Sembrava così assurdo da essere una
barzelletta, ma lui non rideva per cui capii che era serio.
- Perchè no?
Non è strano che fra campioni amici ci si alleni insieme. Poi non è
che dobbiamo pubblicizzare nulla, eh? Tu hai un campo personale
protetto da occhi indiscreti, oltre che una piscina! Possiamo farlo!
- mi persi un attimo, infatti feci la faccia di chi non avevo capito
un passaggio.
- Che c'entra
la piscina? - Nole si alzò andando a prendere il suo telefono.
- Dopo gli
allenamenti, ci faremo tutti e 4 una nuotata! - Cercavo di ribattere
per fargli capire che era assurdo pretendere di allenarci con dei
rivali, ma lui continuò spedito come un treno, tutto entusiasta. -
Dai, non per tutte le giornate, solo un paio. Io sono amico di Stan,
tu di Roger, perchè non dovrebbero accettare? Non lo facciamo
seriamente, dopotutto... -
- Si ma non li
posso mettere a dormire qua! - Nole alzò le spalle.
- Che c'entra,
questo è il nostro nido d'amore, loro andranno in albergo... non ci
alleniamo tutto il giorno. Dobbiamo anche divertirci, no? - Questa
parte mi lasciò alquanto perplesso, infatti lo fissai corrucciato
per un po', fino a che senza il mio permesso lui chiamò Stan. Si
mise a parlare con lui in francese innervosendomi perchè io non lo
capivo, poi mise giù e mi fece il segno ok col pollice.
- Ora tocca a
te, chiama Roger! - Alla fine dovetti arrendermi, penso fosse
impossibile contrastarlo quando si metteva in testa una cosa. Non
c'era proprio verso...
Alla fine
chiamai Roger e lui si mise a ridere così tanto sentendo la mia voce
tremante spiegargli la cosa che penso finì per piangere.
- Ovvio che
vengo ad aiutarti! Magari in due ne capiamo qualcosa! - Chiaramente
intendeva fra me e Nole. E chiaramente mi scrisse un sms.
'Ti aiuterò in
tutti i modi che posso!'
Ma io sapevo a
cosa si riferiva e divenni bordeaux.
- Viene? -
Chiese Nole senza capire.
Io annuii perso
in qualche dimensione parallela.
La tragedia si
stava per trasformare in una commedia.
Roger e Stan
sarebbero arrivati l'indomani, quel giorno Nole insistette per
allenarci un po' insieme per poi farci un tuffo in piscina.
L'allenamento
nel mio campetto in terra rossa andò bene, lui commentò il fatto
che era ovvio che ero forte su quel tipo di campo visto che l'avevo a
casa, io mi misi a ridere.
Fortunatamente
finchè si rimaneva nel tennis le cose non andavano male, era sempre
piacevole passare del tempo con lui all'interno di un campo da gioco.
Poi quando ci
mettemmo i costumi per andare a fare un tuffo in piscina non fu
facile, nel senso che saggiammo la questione dei cambi condividendo
la camera.
Non era una
situazione che avrei potuto sostenere facilmente.
Lo feci
dandogli le spalle, in fretta e furia. Ignorai quel che fece lui, se
mi guardò o meno.
Fui lieto di
potermi tuffare, mi misi subito a nuotare mentre lui era ancora a
bordo piscina a spalmarsi di crema. Io avevo fatto dieci vasche che
lui era lì e solo quando mi fermai per respirare gli chiesi cosa
aspettasse a buttarsi. A quel punto lui allargò le braccia ovvio.
- Aspettavo che
respirassi per chiederti di mettermi la crema nella schiena! -
A quel punto
sentii il desiderio di morire. Per un momento provai l'istinto di
sparire e mi lasciai affondare, ma mi resi conto che non potevo
rifiutarmi, non c'era motivo per negarglielo. Così tornai in
superficie.
- Sono pallido,
se non uso questi espedienti non mi abbronzo, mi brucio e basta! - Mi
morsi la bocca, la sua pelle era già abbastanza abbronzata, non me
la dava a bere...
Comunque non
potevo sindacare, avrei fatto la figura dello scemo. Così mi puntai
con le mani ai bordi della piscina e mi issai uscendo. Sentii i suoi
occhi puntati addosso, lo sguardo fisso sul mio fisico. Io ovviamente
imbarazzato.
Quando mi diede
la crema, la spremetti nella mano e la passai sulla schiena che mi
porse subito.
Lui sussultò
al contatto.
- Sei bagnato!
- Mi leccai le labbra sicuro che non mi vedesse.
Lui ed i suoi
doppi sensi. Mi guardai bene dal dire in che senso intendesse... ma
le mie mani furono felici di spalmargli la crema.
Mi sembravamo
due esseri alieni. Non eravamo mai stati amici da poter fare cose
simili... passare giornate insieme, fare un po' di vacanza... passare
il tempo in compagnia al di là del tennis.
Eppure ora
eravamo lì a farlo e a comportarci come una coppia pur non
essendolo. Mi piaceva la cosa, ma dovevo ricordarmi che non eravamo
nulla e per Nole forse comportamenti simili erano del tutto normali.
Poi ne avrei
avuto la conferma vedendolo con Stan.
Quando le mani
scesero sulla zona lombare mi persi a guardare la curva del suo culo
e per poco non gli abbassai il costume per toccarglielo. Era
invitante, lo era sempre stato. Quel maledetto sapeva che mi piaceva
il suo culo, come poteva non saperlo?
Ricordavo a
gennaio, in Hit for Haiti, quando gli chiesi dove volesse la palla e
lui mi mostrò il suo culo.
Perchè fare
una cosa del genere con me? Era normale con una ragazza, ma non con
un ragazzo. Era del tutto illogico.
E poi io mi ero
fatto sfuggire quel 'beautiful' corretto poi da 'place' che non
correggeva proprio nulla.
Bel posto.
Siamo seri?
Bel posto, bel
culo... era il 'bello' il problema!
Le mani avevano
rallentato e lui si era girato alzando un sopracciglio.
- Fatto? - il
suo profilo rivolto verso di me come lo sguardo sottile, io sussultai
e lo guardai tornando in me e mi allontanai annuendo. Poi incapace di
parlare mi tuffai tornando alle mie venti vasche.
Non so quando
si tuffò ma lo fece, si degnò di farlo e dopo un po' me lo ritrovai
ad incrociarlo in una nuotata personale che non era una gara con me.
La nuotata in
generale andò bene, non mi avvicinò a parte quando decidemmo di
uscire per prendere un po' di sole e rilassarci, io lo feci per primo
e lui esitò, accanto a me, ad issarsi alla mia stessa maniera. Solo
una volta con le ginocchia sul bordo lo vidi che mi fissava il culo
in questo momento esposto. Io feci un sorrisino incapace di
trattenerlo.
Se non altro
gli piaceva anche il mio ed era difficile fraintendere.
Una volta stesi
al sole, nelle due sdraie sistemate poco più in là al sole, fu il
momento di conversare.
Eravamo a
distanza di sicurezza, nessuno poteva sconfinare, per cui mi sentivo
relativamente tranquillo, anche se al tempo stesso speravo che
facesse qualcosa.
- Sarebbe bello
vincere il torneo di doppio, non trovi? - Disse dopo un po' seguendo
quello che probabilmente era il suo pensiero fisso. Girai la testa,
gli occhiali da sole coprivano gli occhi, ma lo guardai.
- Tu ci tieni
troppo... - Dissi senza pietà, appena mi venne in mente. Lui si
voltò a sua volta e ci guardammo, le lenti scure a separare i nostri
occhi.
- Perchè? - io
alzai le spalle e proseguii sicuro e forse crudele.
- Perchè sì!
Ci tieni troppo, si capisce che vuoi vincere, proseguire, fare una
bella figura! Sei venuto qua per allenarti, mi hai cercato, mi hai
imposto la cosa... e poi hai insistito per mesi, non avresti mai
mollato se non avessi accettato. - Lui allargò le mani lasciandole
sospese in aria.
- Beh, lo
ammetto, è vero. Ci tengo abbastanza... è che è una cosa
eccitante, al momento siamo l'uno ed il due del mondo che giocano
insieme... - Cercò di dire quel che probabilmente aveva detto a
tutti ed avrebbe ripetuto allo sfinimento. Io sorrisi.
- Non è per
questo che ci tieni tanto. - Però non avevo idea di quello che stavo
dicendo. Lui si fermò, si alzò sul gomito e si girò verso di me
anche col corpo, poi si abbassò gli occhiali. Io rimasi fermo senza
muovermi.
- E cioè? -
Mi strinsi
nelle spalle.
- Non ne ho
idea. Lo sai tu. Io so solo quel che percepisco. La stai vivendo come
uno che ci tiene troppo. Dall'esterno riuscirai a far pensare a tutti
quel che vuoi, ovvero che è una cosa divertente, un esperimento,
niente di che... però ci tieni! E quando perderemo, magari proprio
al primo turno, ci starai male! - Io di questo ne ero sicuro, lui ci
rimase male, senza parole. Continuò a fissarmi smettendo di fare il
buffone e mi piacque quel momento di sincerità fra noi. Non ci
concedevamo mai nulla fra noi, se non di rado.
- Non puoi
saperlo che perderemo, magari andremo bene! - Sospirai.
- Ricordi ad
Hit for Haiti a Gennaio? - Annuì. - Io ed Andy Roddik eravamo una
grande coppia di doppio. Mai giocato insieme, improvvisazione pura. I
game più belli mai fatti in doppio! - Ero crudele e diretto, ma
volevo fargli capire bene la questione in modo che poi davvero non ci
rimanesse male.
- Anche noi non
siamo andati male, infatti poi abbiamo deciso di provarci in un
torneo vero e proprio... - Strinsi le labbra e tornai a guardare in
alto, il cielo terso, mentre il sole riscaldava la mia pelle.
Il suo sguardo
insistentemente addosso, ma torvo, ferito. Mi stavo odiando, a me
Nole piaceva, ma stavo facendo un discorso che andava fatto.
- Io e te
eravamo più due che bisticciavano divertendosi. Giocavamo a non
andare d'accordo e poi a fare pace con tu che ti rigiravi me. Tu
quello furbo io quello burbero. - Lui rimase ad ascoltare senza
capire dove volevo arrivare, così proseguii con un tono normale –
Però eravamo più due che si fraintendevano e che pensavano che
facesse l'altro! - Nole rimase in quella posizione di lato a
guardarmi, gli occhiali tolti in mano che se li torceva fin quasi a
romperli, notavo con la coda dell'occhio.
- Io penso che
andrà male, te l'ho detto e te lo ripeto. Voglio che tu nei sia
consapevole per non rimanerci male... - Fui spietatamente sincero e
credo apparii freddo in quel momento. Mi dispiaceva, onestamente, ma
non sapevo proprio in che altro moto gestirmi.
- E allora
perchè hai accettato? Non mi pare lo trovi nemmeno divertente,
dopotutto... - Nole lo disse con un tono accusatore e duro, non
l'avevo mai sentito così, credo. Mi girai sorpreso e mi tolsi gli
occhiali a mia volta, lo feci d'impulso e col cuore che saltava in
gola facendomi stare male all'idea di avere una discussione con lui,
risposi immediato per risolvere subito.
- Perchè tu ci
tieni tanto! - Poi mi resi conto che non era la risposta migliore e
mi misi la mano sulla bocca istintivo. Lui, sorpreso, fece un
immediato 'eh?' ed io sospirai grattandomi la nuca, mi rimisi gli
occhiali sul naso e cercai di nascondermi e correggere il tiro. -
Cioè volevo dire che siccome tu ci tieni tanto ho pensato che forse
potevo farti questo favore. - Non so se fosse meglio o peggio, non so
cos'era, in quel momento ero nel pallone e tornai ad evadere il suo
sguardo e a fissare il cielo senza vederlo nemmeno. Il suo sguardo
ancora addosso. Stavo morendo.
- Lo fai per
me, stai dicendo questo? A te non frega niente, pensi che sarà un
disastro e che nemmeno ti divertirai, ma lo fai per me. Perchè io lo
voglio fare... - Beh, alla fine era così. Era così che l'avevo
detta, così che sembrava e così che era! Non lo guardai, non ebbi
il coraggio. Strinsi le spalle cercando di sminuire la cosa, ma visto
che non rispondevo, lui si protese verso di me, mi tolse gli occhiali
dal viso e mi costrinse così a guardarlo. Io trattenni il fiato.
- Cosa vuoi che
ti dica? Sì! - Lui rimase colpito da quella mia risposta sincera,
come se non si aspettasse una cosa tanto carina da me nei suoi
confronti. Io imbronciato feci per riprendermi gli occhiali ma lui li
allontanò facendosi guardare, non eravamo più tanto lontani, ma non
mi stava facendo nulla, ci stavamo solo guardando. Lui semi seduto,
verso di me, io steso.
- E' bello... è
molto... è molto carino... grazie... - Io mi morsi il labbro e
cercai di riprendermi gli occhiali, li agguantai ma lui li trattenne
riuscendo in qualche modo a prendermi le dita con le sue. Io
sussultai e trattenni il fiato, lo fissai d'istinto e lui era lì che
sorrideva dolcemente.
Aveva molti
lati nascosti, perchè non si mostrava sempre per quel che era?
Perchè non era mai serio? Forse non voleva esserlo con me. Forse non
ne era capace in generale.
Di fatto chi
era Nole?
- Grazie. -
Ripeté con fermezza. Io annuii.
- Di nulla. -
Mormorai piano. Poi mi lasciò ed io mi rimisi gli occhiali mentre mi
sentivo di nuovo al sicuro. Ma per quanto?
Quei giorni non
sarebbero mai finiti.