CAPITOLO XVI:
UNA GIORNATA SPECIALE
La situazione fu strana
per le prime ore, poi il fatto di volergli far capire che non ce
l'avevo con lui aiutò a migliorare le cose.
Ma fu strana per un altro motivo.
Stan fissava adorante Roger e Roger fissava protettivo Stan, sempre quando i due non si guardavano.
Nole fu il primo ad avvicinarsi a me e a chiedermelo.
- Ma fra quei due sta succedendo qualcosa? -
Io sussultai ma mi ripresi
subito, non mi aspettavo la sua vicinanza ma fui contento. Quanto uno
che viveva una delusione amorosa poteva esserlo tutte le volte che il
suo innamorato si avvicinava.
Insomma, come un fesso idiota!
Mi misi la mano davanti
alla bocca e continuai a fissarli come faceva anche Nole. Ci stavamo
preparando per allenarci, quindi loro due stavano parlando per conto
loro su come avremmo fatto l'allenamento, noi dall'altra parte ci
stavamo preparando per un paio d'ore intense.
- Te ne sei accorto anche
tu? - Io avevo sempre avuto il sospetto, ma solo da parte di Roger più
che altro perchè era lui che seguivo ossessivamente da una vita.
Avevo capito che erano
molto amici, ne avevo avuto conferma e quando Roger mi aveva detto che
loro due si sentivano regolarmente, avevo iniziato ad insinuargli che
provasse qualcosa di più per lui, ma aveva sempre negato.
- Ma loro lo sanno? - Chiese senza staccare gli occhi da loro e senza nemmeno fermarsi dall'allacciarsi le scarpe.
- Di Stan non ne ho idea, Roger nega tutto. -
- Ma glielo hai chiesto? - Annuii.
- Dice che sono solo amici e che non è gay! -
Nole storse la bocca.
- Non so di Roger, ma conosco Stan. Quello è lo sguardo da innamorato! - Ci alzammo pronti sistemandoci i cappellini in testa.
- Non serve conoscerlo per capirlo. I suoi occhi parlano! -
Nole sghignazzò e da lì le cose tornarono ad andare bene.
Iniziammo ad allenarci e mentre Roger faceva il maestro e ci spiegava certi meccanismi, io ribattevo piccato.
- Senti, prof, abbiamo
giocato entrambi mille doppi, non è che ci devi spiegare come si fa! Ci
serve solo di fare un paio di partite insieme, tutto qua! - Roger si
mise a ridere insieme a Nole il quale sembrava splendere sempre più
mano a mano che l'allenamento proseguiva. Anche Stan rise e le cose via
via andarono sempre meglio.
Quell'atmosfera strana
venne spazzata via dalla naturalezza con cui tutti e 4 riuscimmo a
stare insieme. Roger tirò fuori il meglio di sé. Io lui lo adoravo
perchè era una forza della natura, era così spontaneo, non doveva
sforzarsi di fare il simpatico, lo era. Tirava fuori delle cose
spassose senza doverci riflettere. E poi era luminoso, spensierato.
Aveva una risata gioiosa e pulita.
E contagioso. Questo era.
Roger era positivo e contagioso, una calamita. Chiunque con lui stava
bene e si divertiva. Anche il più timido.
Lo capii vedendo Stan, tanto timido e chiuso, che invece con lui rideva un sacco e scherzava come non l'avevo mai visto.
Io e Nole, più che essere concentrati sul tennis, lo eravamo sulla loro dinamica.
Poteva anche essere come
diceva Roger, amicizia, una bella amicizia, ma niente di più. E forse,
considerando i tipi, era vero. Non erano mai andati oltre perchè non
era nel loro carattere, troppo corretti e di principi... e forse anche
bloccati sotto certi aspetti, non sapevo. Però questo non toglieva che
in realtà si amassero.
Forse non si sarebbero mai
spinti oltre, ma ero piuttosto sicuro che quello che li legava fosse
amore e non amicizia. E Nole ne era convinto con me.
L'allenamento andò molto
bene, io e Nole non eravamo male come pensavo, anche se eravamo stati
molto distratti e Roger e Stan più che giocare con noi pensavano a
stare insieme fra di loro.
- Credo che in una partita
seria, di un torneo vero, avremmo vita molto più dura! - Dissi negativo
mentre mi asciugavo dopo che mi ero tolto cappellino e maglietta. Nole
fece altrettanto, senza staccarmi gli occhi di dosso e con aria al
contempo imbronciata.
- Tu sei troppo pessimista! Secondo me andremo meglio di quello che credi! -
Roger e Stan si asciugavano senza spogliarsi.
- Non senti la sincronia
con lui? - Chiese Roger per capire in che modo non mi sentivo sicuro.
Io feci una smorfia e scossi il capo stringendo le spalle.
- No, non è proprio
quello... anche... ovviamente non avendo mai giocato insieme non
possiamo essere sincronizzati come voi... -
- Però? - Chiese Roger. Io
e lui avevamo un universo nostro, quando parlavamo avevamo un modo
nostro di farlo. Escludevamo tutti gli altri, esistevamo solo noi due.
Non potevo certo dire che
il nostro non fosse un legame comunque forte. Roger era stato
importantissimo per me, l'avevo amato e tutto quello restava. Restava
importante e lo sarebbe sempre stato. E l'avrei anche sempre amato, ma
un amore diverso da prima, meno assoluto, più platonico. Un amore per
la persona fantastica che era.
- E' che... è come se
dovessimo trovare la nostra dinamica, capisci? Una specie di chiave...
come... come una coppia di ballerini che decide di ballare, ma che
genere? Prima di trovare quello che fa per loro ci mette un po'... -
Nole sbuffò.
- Tu e lui avete lo stesso
modo di parlare per enigmi e paragoni! - Con questo, seccato, prese
Stan sottobraccio e si allontanò. - Fate pure le vostre strane
conversazioni, io e lui andiamo a tuffarci in piscina! - Stan si girò
verso Roger mentre veniva trascinato via a forza e vidi che cercava la
sua approvazione. Vedendolo ridere e sentendogli dire che arrivavamo
anche noi, Stan si voltò e lo assecondò.
Io rimasi a fissare imbronciato il braccio di Nole intorno al collo di Stan e sospirai una volta soli.
- Lo vedi? È il suo modo
di fare... secondo me molesta anche Stan... - Appena lo dissi, sentii
un acuto di Stan ed un conseguente splash, Roger fece una specie di
smorfia e tendendo il collo vide Stan a bordo piscina e Nole in acqua.
- Mi sa che non hai
torto... - Concordò mentre la sua aria più che divertita o dispiaciuta,
si assottigliava in modo inquietante. Non l'avevo mai visto così.
Io trattenni il fiato e mi
girai a guardare, Nole riemerso dalla piscina prese Stan per le
caviglie e tirò facendolo finire dentro vestito.
- Deve averlo molestato, come dicevo... - Dissi ovvio. Lui annuì.
I due continuarono a fare
baccano giocando nell'acqua rimanendo vestiti, li sentivo insultarsi in
francese, la lingua che usavano fra di loro, e sospirammo in
concomitanza. Io insofferente e Roger... beh, Roger poco contento.
Lo guardai di nuovo per
capire il senso con cui lo stava facendo, ma era una specie di budda,
la sua espressione era strana ma intraducibile.
- Tutto bene? - Chiesi
infatti. Lui si riscosse e tornò a guardarmi sorridendo, mentre mi
agganciava il collo al braccio e mi tirava amichevole e allegro verso
la piscina.
- Vogliamo lasciarli soli
a divertirsi ancora per molto? - Chiese come se niente fosse. Io feci
un sorrisino tirato e mi limitai a seguirlo.
Ero un po' straziato, ma
dovevo abituarmi all'idea che Nole facesse il cascamorto con quasi ogni
essere vivente. Era vero che con Roger ad esempio non lo faceva, ma con
Stan si divertiva molto, forse più che con me.
Dovevo costringermi a vederli, ad accettare questa cosa, questo suo lato. E superare tutto. Prima del prossimo Slam.
Roger rimase strano fino a che, con il costume infilato in fretta, non si tuffò in piscina.
Il costume glielo avevo
prestato io, ne avevo portato un altro per Stan e l'avevo appoggiato su
una delle sdraie, insieme agli asciugamani.
- Rafa ci presta un
costume... ti conviene indossarlo... - Disse Roger più serioso del suo
solito, mentre si avvicinava al bordo con gli schiamazzi dei due, io
rimasi ad osservare perplesso e poco dopo Stan riuscì a raggiungerlo.
Si aggrappò e si appiattì contro mentre nascondeva il viso fra le mani,
imbarazzato.
- Cosa... - Chiese Roger capendo che aveva qualcosa.
Quando si sedette
immergendo le gambe proprio vicino a lui mettendogli la mano sulla
nuca, con la risata di Nole che gettava fuori i vestiti di entrambi,
capimmo e mentre io scuotevo la testa poco stupito, Roger piegò la sua
per cercare di vedere dentro l'acqua se era vero.
- Quelli sono anche i tuoi
vestiti? - Chiese incredulo. Stan, senza il coraggio di alzare la
testa, annuì e a questo punto Roger rise. - Sei nudo? - Stan alzò lo
sguardo per vedere come potesse ridere, ma la sua risata lo rilassò e
finì per fare una specie di smorfia imbarazzata.
A quel punto Roger si girò verso di me allungando un braccio verso la sdraia.
- Puoi darmi il costume,
per favore? - Io glielo diedi e lui lo diede a Stan carezzandogli la
testa protettivo, mentre io e Nole, distanti, ci scambiavamo uno
sguardo complice dimentichi dei nostri trascorsi.
- Ecco, indossalo. - Stan
lo prese e cercando di non annegare, si contorse sott'acqua per
metterselo. Roger intanto spiegò calmo a noi: - E' pudico. Non riesce a
mostrarsi nudo. Al massimo senza maglietta. Ma completamente nudo no.
Se succede è una specie di miracolo. - Io lo pensai ma non glielo avrei
chiesto. Nole non era me, quindi lo chiese.
- Ma tu l'hai visto nudo? - Roger non arrossì, la cosa fu ammirevole. Stan sprofondò nell'acqua ed io risi.
- Sì certo. -
- Quindi sei un eccezione? -
- Voi l'avete visto nudo? - Chiese Roger del tutto calmo.
- Io no, quando giochiamo
insieme o aspetta che io finisca o lo fa per primo in modo che quando
arrivo ha finito. - Spiegai chinandomi più verso Nole che verso loro
due. Volevo lasciargli la loro intimità anche se un po' ne ero geloso.
Erano troppo perfetti uno per l'altro e non notarlo era impossibile. Io
non lo ero. Non ero così perfetto con Roger e nemmeno con Nole. Non ero
perfetto con nessuno.
- Io sì, ma perchè l'ho
costretto. - Nole ora capiva perchè quegli strani atteggiamenti. Anche
se ebbi l’impressione che avesse omesso qualcosa di importante… - So
che ha un gran bel culo! - Stan schizzò l'acqua verso di lui, ma rimase
lì vicino a Roger il quale si immerse nell'acqua investendo di
proposito Stan. I due andarono sotto e si misero a giocare come due
bambini. Da Roger uno se lo aspettava, da Stan no. Era strano vederlo
così infantile e giocherellone, prima con Nole l'aveva fatto sotto
tortura, in modo diverso. Adesso lo voleva fare, ne era felice.
Io sospirai di nuovo,
invidioso, e forse Nole fraintese, infatti mi tirò improvviso per il
braccio facendomi rovesciare in acqua con lui. Riemerso, lui rideva
così mi aggrappai alle sue spalle e lo spinsi sott'acqua. Lui si prese
a me trascinandomi giù ed in poco tempo ci trovammo avvinghiati mentre
cercavamo di annegarci a vicenda. Sempre le solite cose che si faceva
per flirtare. Il contatto fisico funzionava così. Fingi di volerti
uccidere a vicenda.
L'eccitazione salì subito
e solo mentre strinsi le gambe intorno alla sua vita con le mani sulla
sua testa, mi resi conto che era nudo. Tutto nudo. Senza nemmeno gli
slip.
Allora lo lasciai di
schianto e lui riuscì a ficcarmi giù definitivamente, poi mi lasciò
allungando le braccia in alto, esultando.
Quando tornai su ridevo e morivo insieme.
L'avevo toccato col bacino, ci eravamo abbracciati, lui nudo, e avevo sentito la sua erezione libera.
Era stato un momento particolare, un momento sublime, eccitante, pericoloso. Io mi allontanai senza scappare.
- Sei nudo... - Mormorai. Lui annuì.
- Non mi andava di mettermi il costume! - Io sospirai e scossi il capo.
- Fa quel che ti pare. - E con questo, brusco come mio solito, mi misi a nuotare seguito a ruota da lui.
Roger e Stan rimasero
fermi nel loro angolino a parlottare in ammollo, al fresco. Non
nuotarono e non si unirono a noi. Poco dopo li raggiungemmo e la
conversazione tornò sul tennis e su argomenti decisamente più normali.
Continuammo fuori, al sole.
Le ore passarono piacevoli
fra chiacchiere scorrevoli e risate rilassanti, come se ci scoprissimo
o riscoprissimo o consolidassimo qualcosa di già esistente.
Invidie e gelosie si intrecciarono fra uno e l'altro, mentre tutti notavamo qualcosa del rapporto di qualcuno con un altro.
Non ci fu niente di normale in quel momento, però fu uno dei più belli.
Roger aveva visto Stan nudo ed era stato normale, cosa che invece non lo era per altri.
Stan accettava di essere visto nudo da Roger, ma non da altri.
Nole aveva obbligato Stan a stare nudo con lui, gli aveva guardato il sedere ed ora, ad esempio, l'aveva spogliato del tutto.
Stan quindi accettava suo malgrado, anche se un po' forzato, certe cose da Nole.
Ed io, in tutto questo,
ero parte di un mondo diverso dal loro, un mondo dove Roger ogni tanto
arrivava a guardare e condividere.
Io e Roger e i nostri segreti che nessun altro avrebbe mai saputo.
Roger e la sua capacità di farmi stare sempre meglio, in ogni caso.
E Nole e la sua capacità,
invece, di demolirmi e ricostruirmi in un istante. Il voler stargli
lontano, il voler stargli vicino. Il voler gestirlo ed il non esserne
capace.
La consapevolezza che non
sarei mai arrivato da nessuna parte, con lui, eppure il mio rimanere
con lui assecondandolo e facendogli fare tutto quel che voleva, anche
se sapevo che lo faceva anche con altri e che non ero speciale.
Quel mio masochismo, quel mio star male con lui e senza di lui.
Il pranzo lo preparò Roger
aiutato da Stan che faceva tutto quello che gli diceva, tirarono fuori
un piatto delle loro parti e mentre loro erano ai fornelli resi decenti
da Nole che aveva sistemato tutto, io e lui preparavamo la tavola.
- Ma che brava questa
fatina che ti ha pulito tutto questo porcile... - disse Roger
divertito, mentre Nole faceva la parte della fatina sculettando. Stan
lo guardò interrogativo senza capire.
- Porcile? - chiese infatti.
- Devi sapere che Rafa è
un disordinato cronico... Di quelli che se cade qualcosa la lascia là,
se si cambia lascia a terra i vestiti e non lava mai nulla. - spiegò
Roger divertito.
- Ma avrai qualcuno che ti pulisce e ti sistema... Vivi da solo ma... -
- Si certo ma non viene
ogni giorno, non mi piace avere estranei intorno... Cerco di farla
venire quando io non ci sono, solo che ora ho la pausa quindi non la
faccio venire! -
- E così si ritrova a vivere in un porcile! È qualcosa di impensabile! - fece Roger shockato.
Stan si mise a ridacchiare.
- Però siccome io mi sento
male nel disordine, in un paio di ore ho sistemato tutto... Così mi
sono guadagnato vitto e alloggio gratis. Le porcherie saranno pagate
posticipatamente, quando vinceremo il torneo di doppio! - Stan scoppiò
a ridere mentre Roger mi lanciava uno sguardo obliquo fugace.
- Comunque potreste farvi i cazzi vostri! -
Dissi io con un grugnito, sedendomi sul divano, in salotto, con aria da finto offeso.
Poco dopo mi raggiunse
Nole sedendosi vicino, nel farlo mi cinse le spalle con il braccio e mi
parlò cercando di rabbonirmi, come aveva fatto nell'amichevole di
beneficenza a gennaio.
Io trattenni il fiato ed evitai accuratamente di guardarlo.
- Dai perché te la prendi? Ti pago anche le porcherie! - disse continuando a scherzare, mentre io diventavo di mille colori!
- Smettila di scherzare
così! C'è anche Stan che puoi tormentare se ti annoi! - a questo,
sempre continuando a tenermi col braccio e a guardarmi, indicò la
cucina dove lanciò uno sguardo veloce:
- Stan è off limits quando
c'è il re... - se questo era il suo parlare in codice non stava facendo
un gran lavoro. A questo punto guardai anche io incuriosito e li vidi
parlare vicini con arie strane, non avrei saputo dire cosa si stavano
dicendo.
- Credo che Stan sia
geloso, deve avergli chiesto come mai Roger sa com'è di norma la tua
casa... - io arrossii in quel momento, poi lui mi fece la conseguente
domanda... - a proposito, perché lo sa? - io lo spinsi con un gomito,
mi sentivo soffocare.
- Perché è venuto qua...-
- Ma sembra abituale... -
- Un po' ... Viene a cena ogni tanto... -
- Devo essere geloso? - chiese suadente appiccicandosi a me col corpo, ma senza avvolgermi più.
- Non lo so, devi? -
chiesi cercando di apparire normale. Non so se ci stavo riuscendo, ma
mi sforzai di guardarlo ed in quel momento sentii il classico tuffo
allo stomaco.
Nole era strano, aveva superato subito il momento difficile di stamattina ed ora era come se non fosse successo nulla.
Proprio non lo capivo.
- Un po' lo sono, lo
ammetto... Ma so che Roger è speciale per te... Quindi cercherò di
essere speciale anche io... - non so quanto serio fosse, nemmeno se
intendesse in senso letterale o cosa. Però mi sentii felice e leggero e
mi sfuggì un sorriso beota.
Ci perdemmo un po uno negli occhi dell’altro ed io amavo molto i suoi perché erano così chiari.
Non so se ci saremmo
baciati, ma rimanemmo così fino a che Roger non ci chiamò per mangiare
ed io sussultai come se mi avessero messo sotto la corrente elettrica.
Nole accentuò il sorriso e mise la mano sulla mia coscia, io andai a fuoco.
Non disse nulla, si alzò e se ne andò in cucina. Io rimasi a fissare la coscia e sospirai coprendomi il viso velocemente.
Non potevo sopravvivere a
lungo. Nole mi piaceva ed ero sicuro di non essere ricambiato allo
stesso modo, ma forse le cose cambiavano col tempo. Forse la gente poco
seria maturava e cresceva, forse ci si innamorava, prima o poi.
Non lo sapevo proprio.
Forse mi stavo di nuovo illudendo per non dover affrontare la realtà.
Nel pomeriggio imposi un altro allenamento, li convinsi solo con la promessa di giocare a poker quella sera.
Alla fine accettai solo per potermi allenare. Non capivo come Nole pensava di vincere il torneo di doppio senza allenarsi mai!
Questo mi indicava quanto serio fosse come persona. E non poneva a suo favore.
La sera arrivò, a cena feci la paella e per quella misi a lavoro tutti gli altri tre.
Ero spagnolo e la maggior parte delle cose da spagnolo non le sapevo fare, ma quella sì. La paella la sapevo fare.
Così tutti e quattro cucinammo, quella sera, fra le risa e le prese in giro per la musica che ascoltavo.
Naturalmente tutti
pensavano fossi patito di artisti spagnoli, idea non del tutto corretta
perché in realtà mi piaceva anche altra roba.
- Perchè io sono spagnolo
non significa che devo ascoltare roba spagnola! - Nole non si fece
sfuggire l'occasione di puntualizzare.
- Parli di musica, vero?
Perchè usare così tante volte spagnola mi fa pensare male! - collegai
immediatamente il termine spagnola al modo in cui l'aveva usato lui
quella mattina e divenni di mille colori. Così Roger intervenne sapendo
che poteva essere qualcosa collegato al famoso episodio da non nominare
di cui di fatto tutti i presenti sapevano, ma non dovevano sapere!
- Ed invece ascolti rock!
Ma tu pensa! - Disse infatti riscuotendomi mentre Stan guardava
interrogativo Nole che gli faceva l'occhiolino.
Io lo mandai al diavolo e continuai. Se voleva la guerra aveva solo da chiederlo.
- Sì mi piace il rock!
Sono uno spagnolo atipico. Spagnolo in quanto persona nata e cresciuta
in Spagna, lo stato europeo. - Puntualizzai acido rivolto a Nole il
quale fece un gran sorriso annuendo.
- Capisco. - Poi aggiunse
come niente fosse: - Beh, non avrei mai pensato ti piacesse il rock! A
me in compenso piace un sacco la dance, tutta quella robaccia pop che
va di moda io l'adoro! Credo di essere spagnolo dentro... -
- Non avevo il minimo dubbio! - Mi sfuggì malizioso e lui mi guardò stupito.
- L'hai capito dopo il mio balletto? - Ripensai a quel momento della sera prima e mi morsi il labbro arricciando il naso.
- Non saprei, un'intuizione da sensitivo... - Feci alzando le spalle.
Continuammo a scherzare
per il resto della serata e Roger si unì a noi tirandosi dietro il
timido Stan col quale, dovevo ammetterlo, mi trovavo bene anche io
proprio perchè era timido e stava al suo posto. Di suo non rompeva le
palle a nessuno, era proprio un compagno ideale.
Non potevo biasimare Roger
se si era innamorato di lui, anche se non lo ammetteva ne ero sicuro.
Era anche molto carino, coi suoi capelli biondi e gli occhi chiari,
l'aria da stralunato costante ed un sorrisino perennemente dolce.
Ma mi piacevano gli spagnoli mancati, evidentemente...
La cena andò bene,
piuttosto normale tutto considerato, poi arrivò il dopo cena e Nole si
mise a picchiare le mani sul tavolo gridando a gran voce 'poker' come
il povero scemo che poi era, così non ebbi molta scelta.
Ci sistemammo al tavolo del poker e spiegai le regole a Stan che non sapeva giocare, Nole e Roger erano già pratici.
Stavo iniziando a distribuire le carte, quando Nole cominciò.
- Un momento, tu fai il
banco ma giochi a tutti gli effetti, eh? - Disse puntualizzando. Io
annuii accondiscendente, stanco di avere a che fare con lui dopo un
solo giorno.
Iniziai a dare le carte, e di nuovo.
- Dobbiamo mettere Poker face! -
- Beh, se sei capace... -
Dissi io non avendo idea di che diavolo parlasse. O meglio, pensando di
saperlo. Peccato che con lui non potevi mai sapere nulla.
- Cioè vuoi che la canti
io? - Stavo continuando a dare carte quando mi fermai aggrottando la
fronte, quindi lo guardai senza capire.
- Cantare?! - Feci infatti interdetto.
- Poker face! - A questo punto Stan sospirò scuotendo la testa.
- Nole intende la canzone
di Lady Gaga. Non che io ne sia un fan, ma mia moglie mi fa una testa
così con lei. - La precisazione piacque a Roger che alluse subito.
- Ah ma dai... ed io che
ti facevo tipo da Lady Gaga! - Stan arrossì e lo sgomitò in modo poco
mascolino, la cosa mi distrasse dal voler uccidere Nole.
- Non distrarmi con queste
sciocchezze! - Lo ammonii mentre cercava nel suo telefono quella
stupida canzone. Infatti glielo presi e lo misi lontano da lui il quale
fece il broncio.
A questo punto avevo
finito di dare le carte e si poteva iniziare, ma sapevo che sarebbe
stato una specie di delirio. Insomma, niente di serio e forse nemmeno
particolarmente divertente. A me piaceva il poker, ma con gente del
genere sicuramente sarebbe stato diverso.
Non avevo idea di quanto.
Stavo per guardare le mie carte, quando la sua maledettamente bella
voce tornò a gracchiare facendomi saltare un embolo.
- Aspettate! - Tuonò. Io battei le mani sul tavolo e lo guardai fulminandolo.
- Che c'è ora! - Grugnii.
- La posta in gioco! - Io indicai le fiches finte che avevo messo a disposizione e distribuite equamente.
- Le fiches! - Nole si mise a ridere.
- Dai, io dico qualcosa
per cui valga la pena giocare, che renda più divertente il poker! -
Sospirai e appoggiai la testa alla mano sapendo il suo lato maniaco a
cosa puntava. Ovviamente non volevo accettare.
- E cosa, sentiamo... -
- Streap poker! - Io sospirai.
- Ci vediamo nudi di continuo negli spogliatoi... che cosa cambia? -
- Che io odio spogliarmi
davanti agli altri! Scordatelo! - Disse con mille decibel Stan
rossissimo, facendomi quasi cadere dalla sedia. Roger si mise a ridere
e Nole fece il broncio.
- Andiamo, dobbiamo fare qualcosa! Dobbiamo! Non può essere che si giochi a poker e basta! -
Nole si mise a puntare i
piedi fisicamente e psicologicamente, stavo per tirargli un cazzotto
per zittirlo, con l'intento di fargli saltare qualche dente, quando
Roger intervenne.
- Io ho un'idea che
rallegrerebbe il poker, però non so se siete d'accordo, so che siete
fissati con certe cose... - Tutti i nostri occhi lo fissarono mentre i
miei erano anche nel panico. Perchè lui ora sembrava dalla parte di
Nole?
- Avanti, spara! - Disse Nole speranzoso.
- Si potrebbe bere un
goccio tutte le volte che si perde. Il primo che si ubriaca perde,
l'ultimo sobrio vince. Tanto siamo tutti in vacanza, la pausa non
finisce domani, per una sera si può fare uno strappo. Io me ne concedo
ogni tanto. - Roger... Roger che proponeva di ubriacarci? Cos'era
successo al mondo? Era finito e non me ne ero accorto?
Gli toccai la fronte per vedere se stava bene e lui rise mentre Stan lo fissava in modo strano.
- Beh, ok... non mi
concedo mai nulla, ma non è questo il problema. Può rimanere fra noi ed
essere una cosa di ora e basta. - Fece Nole poco convinto. - Però
bere... sei sicuro che rallegri abbastanza? Insomma, io pensavo a
qualcosa di più piccante o demenziale... qualcosa di davvero
imbarazzante... - Roger allora si mise a ridere furbo mentre Stan
arrossiva.
- Tu... tu hai mai visto
Stan ubriaco? - Nole aggrottò la fronte pensandoci e negò. - Allora non
ti sei mai divertito davvero! - E questo era tutto dire visto che tipo
era lui.
Ecco spiegato il rossore di Stan che voleva nascondersi e l'interesse di Nole si fece subito vivo.
- Ah sì? Dai! Va fuori? - Roger annuì.
- E se voi non bevete mai
vi basterà poco e vedrete se non ho ragione. La gente beve per
divertirsi per un motivo... perchè si diventa fondamentalmente così
scemi che vivi delle serate indimenticabili! - Nole stentava a
riconoscere Roger ed anche io, anche se sapevo che lui a volte aveva
lati nascosti sorprendenti. Stan non sembrava sorpreso.
- Dai, voglio farlo! Rafa,
dimmi che hai degli alcolici! - Io sospirai rassegnato, non avrei
impiegato energie a convincerlo che era una cazzata ubriacarsi.
Andai a prendere una
bottiglia di vodka alla fragola che tiravo fuori per gli amici. Nemmeno
io bevevo e probabilmente ero astemio, ma io ero bravissimo a poker e
sapevo di non perdere. Alla fine la faccia l'avrebbero persa solo loro!
Fu così che accettai di giocare a quello stupido poker al gusto di vodka alla fragola. Almeno così se ne stava un po' zitto.
Questo era quello che pensavo in quel momento, ma non avevo idea in cosa mi fossi messo.