*Ecco un nuovo capitolo. Siamo ancora in Argentina e vi avverto, arriviamo al porno. Questo ed il prossimo capitolo saranno parecchio porno, alla fine l'ho gestita in modo particolare per giustificare l'assenza di questi eventi nella fic di Nole, però la verità è che ho scoperto questi 5 giorni troppo tardi ed ormai le fic rimangono così, anche se le storie sono le medesime. Comunque quei 5 giorni sono stati vissuti in tandem ed han fatto tutto insieme ed erano rilassati e divertiti, secondo me se fra loro è successo qualcosa, è successo proprio in quei 5 giorni! Un paio di video ed un paio di foto per testimoniare che sono fatti reali. A parte le mie aggiunte... Il prossimo capitolo lo metto domenica. Buona lettur. Baci Akane*

CAPITOLO XXII:

LA VERITA' DELL'UBRIACO





doppio - singolo - calcio

Il doppio con lui fu qualcosa di sensazionalmente splendido.
Avevo grandi aspettative, tutte superate da quello che fu effettivamente.
Giocammo contro Juan e David e fu qualcosa di perfetto.
Non c'erano più pressioni di dover vincere, giocare bene e dimostrare cose a nessuno.
Eravamo lì per divertirci e basta e così fu e non solo.
Ero così divertito e rilassato, che mi misi addirittura a fare cose eccessive per i miei canoni. Come fare il famoso petto contro petto, più uno scontro di bacini in effetti, concluso con me che lo abbracciavo, cosa che non andava fatta visto che di solito non ci si toccava più dopo lo scontro frontale d’esultanza. Oppure andare ad alzargli la gamba con il crampo, massaggiandogli la coscia da sotto il pantaloncino, dove aveva male.
Ebbene sì, feci anche quello. Che coraggio, gente..
A lui venne un crampo ed io cosa feci?
Gli alzai la gamba e misi la mia mano sulla sua coscia, ben in sotto, quasi vicino al suo culo possiamo dire. Io... io... credo che ero davvero senza controllo.
Feci molte di queste cose, infatti ci furono molti contatti particolari, fra noi.
Fu davvero bello, uno di quei doppi che non avrei dimenticato.
Ero felice, rilassato, spedito e sicuro di me.
Sentivo che potevo baciarlo, sentivo che potevo dichiararmi. In quel momento lo sentivo e dopo aver riversato su Pico, l'unico che sapeva tutto, ogni mio senso fisico, arrivò la sera, di nuovo.
Io ero ancora su di giri, molto su di giri.
Contento, felice ed eccitato per la bellissima partita con lui, perchè non potevo chiedere altro che giocare con la persona che contava più di tutti.
E avevo avuto bisogno di Pico per non saltargli addosso negli spogliatoi, alla fine di tutto.
Infatti saltai addosso a lui, cioè non come avrei fatto con Nole, ma mi ci attaccai per bene deviando tutti i desideri che avevo.
Diciamo che mi calmai un po', ma non placai nulla perchè in camera, poche ore dopo, ero come un'anima in pena che voleva fare di tutto e non osava. Ma io ne avevo bisogno, l'avevo proprio.
- E' stato bello, oggi, no?  - Chiesi incapace di non parlarne, mentre mi toglievo la maglia per cambiarmi e mettermi in notturna.
Nole, che stava facendo altrettanto, rispose allusivo.
- Eh ho visto quanto... - Io per un momento rimasi sospeso non sapendo di preciso a cosa alludesse.
- Quanto in che senso? - La sua espressione era molto eloquente, ma non le sue parole.
- Eri felice ed esuberante, hai fatto cose che non mi sarei mai aspettato, poi ho capito perchè... negli spogliatoi mi hai dato la risposta... - Nole era sull'orlo dello scherzo, ma percepivo qualcosa di strano. Mi tolsi anche i pantaloni rimanendo in boxer e non mi misi altro di proposito.
Mi sedetti sul letto e lui, guardandomi un po' scettico, accettò la sfida implicita e si mise alla stessa maniera, in boxer, sul letto, sistemato a pancia in su, le braccia dietro la nuca, le spalle alla testiera del letto, lo sguardo sottile verso di me ed io che non capivo.
- Il tuo amico Pico! - Esclamò infine. Così sgranai gli occhi capendo cosa aveva realizzato. La cosa più sbagliata!
- Beh ma non hai capito nulla, allora! - Forse non era quello il modo migliore, ma fui spontaneo, non controllai la mia bocca e nemmeno il mio viso seccato. Lui si mise più comodo e mi guardò interessato, provocatorio. E già la sua posa bastava. Faticavo a non fissarlo dalla testa ai piedi e a non chinarmi per leccarlo.
- Spiegami bene, allora. Visto che mi sembravi incollato a lui, una volta finita la partita! - Io sospirai scuotendo il capo, mi misi anche con la gamba piegata sotto di me, inquieto, seccato, arrabbiato che fraintendesse. Eppure era la cosa migliore, mi dicevo. Che capisse che ero interessato a Juan. Io non ero sicuro di lui, per cui era meglio così.
- No ti dico! Io e lui siamo molto amici, gli confido molte cose, mi ha aiutato a capirne altre, ma io e lui non stiamo insieme, se è questo che intendi! -
- No, magari no, ma ti piace in quel modo e non lo puoi negare, si vedeva! - Io sospirai insofferente alzando gli occhi al cielo, volevo picchiarlo ma non potevo.
- Si vede quanto si vedeva! Visto che non è lui quello che mi piace! - Con questo mi morsi la bocca e mi resi conto di aver detto troppo. Se non volevo dichiararmi  non potevo andare oltre. Ero su di giri, eccitato ed impazzito e non sapevo cosa stavo facendo, ma dovevo fermarmi, dovevo fermarmi subito.
Mi appoggiai con la schiena alla spalliera come lui, solo più seduto, poi cercai qualcosa in televisione. Non essendoci nulla scorsi i canali fino a che lui disse uno stop veloce.
- Torna indietro? - Lo feci sperando che la tortura fosse finita ma quando vidi il canale che mi chiese, capii di cosa si trattava e mi morsi il labbro coprendomi il viso carico di vergogna.
Su mtv stavano trasmettendo Gipsy di Shakira, il video che avevo girato con lei!
- Tu non sai quanto amo questo video! - Disse alzandosi a sedere mentre io mi coprivo la faccia anche con le braccia.
Mi vergognavo da morire.
- Perchè proprio quello? - Chiesi insofferente, lui si girò verso di me incredulo.
- Perchè sei sexy da morire! - Rispose ovvio. Allora io mi tolsi le braccia e lo guardai interrogativo senza capire.
- Cosa c'entra?! - Lui tornò al video e lo vidi carezzarsi il petto e scendere sul suo inguine. Oddio non poteva farlo ancora. Mi rifiutavo di guardare me stesso in quel video, ma guardare lui era peggio.
Si stava eccitando?
Ok, non potevo capirlo.
- Tu... tu hai un modo strano di amare, sai? - Con questa uscita che non controllai,  lui si girò di scatto a guardarmi.
Ci scambiammo uno sguardo strano, io torvo, lui interrogativo.
- Perchè? -
- Perchè dici che ami qualcuno, ma poi fai il cascamorto col mondo! - Io ero il mondo ed in generale tutti quelli con cui l'avevo sempre visto. Era la cosa che non vedevo l'ora di sapere e finalmente gliel'avevo chiesta. Lui mi guardò ancora senza capire mentre la sua mano si era fermata rimanendo comunque sul suo inguine. La canzone per mia fortuna finì e lui dopo averci pensato col broncio alzò le spalle girandomi sul gomito, rivolto verso di me, lasciando perdere i suoi gioielli.
- E' per questo che dico che ho difficoltà a dimostrarlo. Amo, ma non sono bravo a dimostrarlo, non lo dimostro come fanno tutti... vengo frainteso! - Non so cosa intendesse, in quel momento non capii bene. Pensai che veniva frainteso perchè ci provava con tutti tranne che con quello che amava.
- Ma se lo ami perchè ci provi con tutti fuorchè con lui? - Ma lui a quel punto mise la mano sulla mia coscia nuda.
- Ma io ci provo anche con lui! - Ed andai in tilt, già fino a quel momento avevo capito poco, da lì fui inservibile.
Trattenni il fiato e fissai quel punto che mi bruciava, la sua mano sulla mia coscia. Perchè stava lì? Era così chiaro che non potevo capire.
Che ero io quella persona. Non volevo ammetterlo, non volevo illudermi, non potevo arrivare ai ragionamenti logici, mi aveva mandato completamente fuori di testa.
Mi eccitai immediatamente e maledii me stesso che ero rimasto in boxer. Sicuramente si sarebbe visto, sicuramente si cominciava a vedere.
E forse se non avessi guardato per primo, non l'avrebbe notato, ma lo feci e così calò anche lui lo sguardo e con un 'mmm' erotico risalì con la mano.
Infilò le dita dalla parte della gamba del pantaloncino e mi toccò la punta della mia erezione dura appoggiata proprio su quel lato.
Io sussultai e gli fermai subito la mano, ma lui fece forza per rimanere lì.
- Non vuoi? - Io volevo, eccome se volevo. Non risposi. - Mi pare che lui voglia... - Disse guardando la mia erezione trattenuta a stento dai boxer. Visto che non lo lasciavo, con l'altra mano me li abbassò scivolando con il dito sull'elastico.
Mi scoprì l'inguine che si mostrò duro ed io trattenni il fiato. Avevo un'altra mano per fermarlo, potevo andarmene, potevo dirgli no, dargli una gomitata, ma lo volevo e non potevo fermarlo. Volevo dirgli di farlo.
Così rimasi semplicemente fermo a guardare cosa avrebbe fatto.
Credo volesse mettermi alla prova.
Mi aveva visto con Juan, era convinto che mi piacesse lui, precedentemente gli avevo detto di non essere come lui per cui aveva capito che non ero gay, lui forse si era detto che non volevo ammetterlo ma che lo ero.
Io non sapevo proprio come chiarire quell'enorme fraintendimento.
Non sapevo da cosa cominciare e lui voleva capire una volta per tutte cos'ero e cosa provavo.
Su questo non avevo dubbi.
E lui si mise a guardare insistente il mio inguine ora scoperto e poi con la mano libera lo sfiorò con un dito. Lo sfiorò su tutta la lunghezza ed io lo lasciai fare e non solo. Abbandonai la testa all'indietro chiudendo gli occhi, spingendo il bacino verso la sua mano, volevo mi toccasse e mi toccò grazie a questo gesto incondizionato.
Spinsi l'inguine verso la sua mano e gli lasciai quella che gli stavo tenendo. Mi aggrappai al lenzuolo sotto di me mentre sospiravo con gli occhi chiusi e l'aria di chi stava davvero per morire.
Se non mi avesse toccato sarei morto.
- Forse è ora di ammetterlo, che dici? Dopo tanto tempo che ci giri intorno e lo reprimi... è ora di ammetterlo... - Non avevo idea a cosa si riferiva, non capivo niente, però qualunque cosa voleva che dicessi, l'avrei detto se poi mi avesse toccato.
- Cosa? - Chiesi mentre ancora spingevo verso la sua mano che mi toccava passivo, senza afferrare il mio membro e muoversi su e giù. Lo stavo per fare io.
- Che sei gay... - Lo mormorò sul mio capezzolo che leccò ed io non ce la feci più. Non risposi nulla, presi la sua mano e la schiacciai sulla mia erezione e attraverso la sua mano mi masturbai.
Questa era una risposta molto chiara.
Aprii la bocca, sospirai e poco dopo gli venni nella mano mentre mi facevo scivolare in giù col busto e mi nascondevo il viso sotto il braccio.
Ero partito, finito, fulminato, prosciugato.
Cosa mi aveva fatto?
Come ci era riuscito?
E soprattutto cosa pensava, ora?
Non gli avevo risposto, però era come se l'avessi fatto.
Sono gay, dannazione!
Lui penava che io non volevo ammetterlo, ma lo sapevo di esserlo, per quello avevo quel rapporto particolare con la mia ragazza!
Soppesai l'idea di dirglielo, ma mi resi conto di una cosa mentre lui risaliva sul mio collo e mi mordeva l'avambraccio che lo separava dal mio viso.
- Anche se non lo vuoi dire, anche se non hai il coraggio di ammetterlo e pronunciare quelle parole, lo sei lo stesso ed ormai lo sai. Devi solo liberarti e vivere finalmente per quello che sei. -
A quel punto capii che non aveva mai detto che amava me.
Non me lo aveva ancora detto. Non me l'avrebbe mai detto, forse, perchè non mi amava e se invece ero proprio io quello che amava, finchè non me lo avrebbe detto non era giusto che io mi arrendessi a lui e che dicessi quel che voleva.
Ero gay e lo sapevo ma lui pensava che io non volessi ammetterlo. Perchè farlo?
Lui non mi diceva che mi amava, se mi amava.
Oppure, più tragicamente, non amava me.
- Perchè fai queste cose se ami un altro? - chiesi rauco, sfinito, mentre la ragione lenta tornava.
Lui si appoggiò con la testa sul mio petto ansimante.
- Perchè non riesco a resistere... - Non una bella risposta, non soddisfacente.
Alzai il braccio e vidi che anche lui si era masturbato ed era venuto e si era pulito con un angolo del lenzuolo, stessa cosa feci io. Poi chiuse la luce e la televisione e rimase appoggiato sul mio petto, mentre i nostri corpi si calmavano raffreddandosi piano piano.
Era una specie di disastro od una specie di miracolo. Qualunque cosa fosse, non ci stava unendo come speravo, ma qualcosa stava succedendo.
Se non altro i miei orgasmi!

Il mattino seguente era l'ultimo giorno insieme, ma avevamo altri due impegni.
Una era la partita fra noi due. La serie di addio a David erano finite ieri, oggi si sarebbe tenuta una partita fra me e Nole, l'uno ed il due del mondo, come beneficenza organizzata e voluta da lui. Era stato lui a richiederlo e a stabilire che il ricavato sarebbe andato alla città stessa che ci ospitava.
La sera, invece, ci sarebbe stata una partita di calcio importante del campionato argentino a cui eravamo stati invitati ad assistere, dove alla fine saremmo scesi in campo per tirare dei rigori di esibizione e promuovere non avevamo ben capito cosa.
Poi saremmo stati liberi di tornare a casa, ma a quel punto Juan e David avevano organizzato una cena a casa di quest'ultimo, per ringraziare della nostra partecipazione.
Non sapevo cosa mi avrebbe aspettato. Non ne avevo proprio idea.

La partita di singolo che concludeva i 5 giorni di tennis in Argentina, si concluse bene, con la mia vittoria.
Siparietto su chi aveva il sedere più bello a parte, fu bello, divertente e rilassante. Come se col tennis io potessi spazzare tutte le cose difficili che vivevo nella mia vita privata.
Non aveva senso, mi dicevo, però sembravamo altre due persone.
Ridevamo un sacco, parlavamo, giocavamo... il tempo che passavo con lui era sempre speciale, in qualche modo ed ogni volta che si creavano dei contatti, magari quando ci si abbracciava, erano sempre spontanei e fluidi, non c'era imbarazzo. Erano appropriati.
Però quando il tennis finiva, la magia cambiava e tutte le cose tornavano strane, imbarazzanti, complicate.
A fine partita stappai lo spumante gigantesco che c'era come premio, il tappo schizzò così come lo spumante dalle mie mani e lì per lì non ci feci caso, così come trovai semplicemente divertente Nole che se ne faceva versare un po' nella bocca da me.
Lì per lì pensai 'adesso con questo, parte!'
Io non bevvi nulla, volevo rimanere in me, ma finii per bagnarmi con gli spruzzi, per cui mi ritrovai comunque un po' brillo.
Negli spogliatoi eravamo solo io e lui e appena dentro non perse tempo, stava ridendo frenetico mentre io tenevo ancora la bottiglia in mano, era molto grande e c'era ancor spumante dentro.
- Tu... tu non hai idea! - Fece ilare. Io mi girai a guardarlo mentre mettevo giù la bottiglia e mi sentivo già euforico.
- Cosa? -
Nole prese la bottiglia al mio posto e mise la mano nell'imboccatura.
- Adesso non riesco a mostrartelo, ma quando l'hai stappata e la schiuma bianca è uscita dalla tua mano... - Io non capivo.
- Che cosa? -
Lui sembrava non riuscire a trovare le parole: - Cosa ti ricorda questo? - chiese indicando la mano sul collo della bottiglia. - Immagina lo spruzzo... - se fossi stato nel pieno possesso delle mie capacità mentali, avrei capito che alludeva a cose sconce, ma lì non ero proprio centrato, così lo guardai interrogativo mentre mi toglievo la maglietta fradicia di alcolico.
- Cosa?! -
E allora Nole mise giù la bottiglia, si spogliò in fretta mentre io trattenevo il fiato per vederlo fare come se avesse il diavolo dietro.
- Vieni qua... -
Con questo mi afferrò per la mano e mi trascinò sotto la doccia, forse aveva paura che qualche ficcanaso entrasse.
- N-Nole, ho ancora i pantaloncini... - Ma lui mi trascinò in doccia ed aprì il rubinetto, si bagnò con l'acqua e cominciò ad accarezzarsi.
Io rimasi paralizzato, a debita distanza a guardarlo.
- Cosa fai? -
Nole mi fece l'occhiolino.
- Ti mostro quello che mi hai fatto pensare mentre stappavi lo spumante, con la schiuma che usciva dalla tua mano tramite il collo del bottiglione... - ed ecco che la sua mano raggiungeva il suo membro presto eccitato.
Si masturbò un po' prima di vederlo indurirsi del tutto, io non avevo il coraggio di fermarlo e nemmeno la capacità di farlo, volevo morire e basta.
Non potevo muovermi, tanto meno spogliarmi, le capacità mentali ridotte ai minimi termini per i fumi alcolici e lui nudo che si masturbava per mostrarmi non so cosa.
Cominciò a sospirare e gemere, gli occhi socchiusi puntati su di me e sul mio viso sicuramente teso, paonazzo ed imbarazzato. Si succhiò un dito mentre l'altra mano era occupata col suo cazzo ed eccolo lì nella sua esplosione di piacere.
Lo spruzzo bianco uscì dalla sua mano. Tecnicamente dal suo pene, però in effetti la sua mano sulla punta si sporcò e allora capii a cosa aveva pensato prima.
- Oddio! - Mi misi le mani sulla faccia sempre paralizzato e carico di vergogna, nonché fortemente eccitato. - E' questo a cui hai pensato? - Chiesi con una vocina. Allora, senza che potessi vederlo perchè cercavo di sparire, mi afferrò e mi portò con sé sotto la sua doccia, l'acqua scivolò sul mio corpo, sui miei capelli e sui pantaloncini che si attaccarono al mio corpo. Le sue mani accompagnavano l'acqua mentre la sua bocca sul mio orecchio mormorava:
- Esattamente... -
- Ma potevi spiegarmelo invece che mostrarmelo... - Lui stava davanti a me, io ero appoggiato alla parete scivolosa, l'acqua sopra di noi ci ricopriva e lui si mise a seguire le gocce con la bocca abbassandosi. Io trattenni il fiato ed allargai le braccia di lato, appiattendomi contro il muro, incapace di reagire e toglierlo.
Era andato, era completamente andato. Ed io con lui.
Era come quel giorno, quella volta...
Raggiunto il basso ventre, afferrò i miei pantaloncini e gli slip e tirò giù, era difficile perchè attaccati alla pelle, però riuscì mentre io inerme mi lasciavo fare.
- Sai... - Fece con la bocca sull'inguine, nella parte sensibile ma non sul mio membro che si stava indurendo. - Ora che sono ubriaco come quella volta ho dei ricordi più precisi di quel che abbiamo fatto... - Sapevo a cosa si riferiva, nel mio delirio lo sapevo. Ero nudo e lui inginocchiato davanti a me. Le sue mani risalirono sul petto e raggiunse il mio viso mentre il suo era a tu per tu con la mia erezione bagnata dall'acqua. Mi mise le dita in bocca ed io leccai succhiando. Ero fuori, andato, non capivo cosa facevo e forse non l'avrei ricordato. Avevo mica bevuto... ero un po' brillo, ma non avevo bevuto.
Dunque ero perfettamente consapevole di tutto.
Era lui quello che non lo era, l'astemio che si era scolato un quarto di spumante!
- Ricordo una cosa che mi hai fatto... - Fece allora ritirando le mani dal mio viso ed abbassandosi per bere il piccolo ruscello d’acqua che scivolava giù dal mio pene eretto. L'acqua faceva come una specie di cascata e dalla punta si riuniva scendendo nella sua bocca. Io mi coprii il viso, non potevo guardarlo.
- Nole sei ubriaco... - Dissi non sapendo cosa dovesse farsene dell'informazione.
- Penso proprio di sì... - Ma mi prese per i fianchi, mi girò verso il muro, mi piegò in avanti e mi afferrò i glutei, li schiacciò nelle sue mani e li aprì per poi, una volta guardata l'acqua andarci in mezzo, immergere il viso proprio lì e bere a sua volta.
Sentii la sua lingua dentro ed io, appoggiato alla parete davanti a me, gemetti completamente preso dall'eccitazione che ormai era alle stelle.
- Oh... oh Nole... - Non sapevo nemmeno cosa, mi misi a toccarmi da solo, mi masturbai perchè era estremamente piacevole quello che mi stava facendo, l’altra volta glielo avevo fatto io era vero.
Forse non così...
Infilò un dito... oh Dio, l'avevo fatto così?
Infilò anche il secondo, li mosse bene fino ad essere agevole. Io gemevo sempre più forte e la mia mano nel mio membro non si fermava.
Come non si fermò lui e quando mise anche il terzo dito, commentò malizioso.
- Tu non sei vergine da questo buco... sei troppo largo! - Quando lo disse andò bene a fondo stimolando fin dove riuscì e l'orgasmo arrivò grazie alla coordinazione con la mia mano davanti.
Sentii l'inguine pieno di formicolii e mentre lui andava a toccare là dentro, io lo facevo davanti e venni in un orgasmo che non avevo mai avuto. Fu doppio, fu assolutamente qualcosa di imparagonabile.
Forse perchè masturbarsi avanti e dietro era la mossa vincente, penso per questo.
Fu sconvolgente, non mi ripresi proprio, rimasi piegato in avanti, appoggiato al muro, con l'acqua che scendeva ed il suo viso appoggiato proprio dove un attimo prima mi aveva provocato quel piacere. In un secondo momento mi resi conto che si era masturbato anche lui, così mi alzai, mi girai, gli presi i polsi e lo tirai su, poi lo abbracciai e nascosi il viso contro il suo collo mentre lui accompagnava di nuovo l'acqua sulla mia schiena con dolcezza.
- Cosa ti ricorderai di questo? - Chiesi visto che l'altra volta non aveva ricordato nulla.
Lui scosse la testa.
- Non ne ho idea... -
- Non valeva la pena farlo da sobrio? -
Lui alzò le spalle.
- Da sobrio ho paura che mi rifiuti con un pugno. -
- Ma fai lo stesso certe cose... -
- Sì, ma è diverso... questo... questo è come una vera dichiarazione in piena regola.. -
Io non capivo se aveva senso e se aveva ragione, evidentemente per lui l'aveva.
- Se fossi sobrio ti dovrei rispondere se mi è piaciuto, se lo voglio rifare, perchè l'abbiamo fatto... - Capii improvvisamente quello strano meccanismo che avveniva in lui. - Dovremmo parlarne una volta per tutte e in modo definitivo, serio... - Lui annuì. - Ed invece non vuoi davvero parlarne, perchè? -
Lui mi prese così il viso fra le mani, mi guardò negli occhi e con aria assente e poco lucida, disse:
- Perchè ho paura che tu chiuda con me, che non voglia, che mi rifiuti per sempre. Parlarne metterebbe un punto che non riuscirei a togliere... mentre così facciamo qualcosa, ma non davvero e non dobbiamo mai parlarne, anche se vorrei... anche se vorrei io ne ho paura, ho paura della tua risposta. -
A quel punto realizzai la cosa più importante fra quelle che lo componevano e lo dissi spontaneo e stupito:
- Dio, sei bello incasinato, eh? - Comunque parlarne in quel momento non aveva senso, io non ero ancora del tutto in me e lui non avrebbe capito nulla, così sospirai, gli misi una mano sulla nuca e me lo accoccolai contro come ero stato io fino a quel momento.
- Sei tu quello che deve essere pronto a parlarne, non io... -
Dopo di quello Nole andò via via sempre più spegnendosi, fino a che mi ritrovai a fargli da baby sitter. Uscimmo dalla doccia, lo asciugai, lo vestii e poi feci altrettanto con me. Nel mentre lui si appisolava di continuo.
Successivamente dovemmo andare alla partita di calcio, fortunatamente il nostro intervento fu alla fine e lui ebbe tempo di riprendersi abbastanza.
Dalla sua aveva che sembrava sempre ubriaco pur non essendolo, per cui non si capiva la differenza da quando lo era davvero.
Così feci attenzione, avevo paura che cadesse addormentato da un momento all'altro, ma gli avevo dato un rimedio per farlo riprendere e così fu un finale di giornata molto divertente e spensierato.
Tirammo dei rigori al portiere della loro squadra di città e fu bello, tenemmo la loro bandiera, facemmo un po' di cose lì con loro e andò liscia e perfetta.
Sentivo Nole particolarmente vicino, credo che lui stesso non si sentisse sicuro di sé, per cui alla fine mi stava incollato perchè spaventato che potesse fare chissà cosa.
Fortunatamente non fece nulla, ma averlo attaccato mi piacque molto.
Una volta in macchina insieme, lui si abbandonò indietro con la testa, gli occhi chiusi, l'aria distrutta di chi non ne aveva proprio più.
- Ti prego dimmi che abbiamo finito e che possiamo andare a dormire in albergo... - Fuori era ormai sera ed era ora di cena. Io ridendo gli diedi una pacca sulla coscia.
- Eh no mio caro, abbiamo la cena da David e Pico! - Nole in risposta si prese il viso fra le mani miagolando.
- Oh no non ce la posso fare! Non sono abituato a far festa così, sono astemio! Non posso reggere.... -
Io risi un sacco e quando si appoggiò con la testa sulla mia spalla disperato, risposi.
- Beh se vuoi vado da solo, tu vai in camera a dormire e domani mattina ripartiamo per l’Europa. -
Avevamo deciso di tornare insieme col mio jet, per cui saremmo andati a Maiorca da me e lui da lì sarebbe andato con un aereo di linea a casa sua a Montecarlo.
- E lasciarti solo con due argentini di cui uno deve festeggiare la fine ufficiale della sua carriera? Nemmeno morto! - Con questo si raddrizzò e combattivo come non pensavo potesse tornare ad essere, indicò l'autista. - Digli che andiamo da loro! - Io ridendo parlai al nostro autista in spagnolo e gli dissi l'indirizzo, dopo di che Nole tornò a spegnersi appoggiandosi alla mia spalla.
Era bello, era bello perchè era come stare insieme e assaporarlo davvero mi piaceva, mi faceva capire che era quello che volevo.
Però la domanda fatidica c'era.
Gliela feci poco dopo, quando la calma tornò e lo sentii tranquillo contro di me.
- Nole? - Chiamai.
- Mm? -
- Dormi? -
- Più o meno... -
- Se ti faccio una domanda sei in te? - Aggrottò la fronte, ma non si mosse.
- Quando non lo ero? - Ridacchiai.
- Cosa ricordi di prima, negli spogliatoi? - A questo seguì un bel po' di silenzio al termine del quale finalmente rispose.
- L'ultima cosa che ricordo sei tu che stappi la bottiglia ed io che penso che sembra lo spruzzo dello sperma... - Scossi il capo. Ecco, ora era in sé. Era maniaco ma non si spingeva oltre. Me lo aveva detto, non mostrato.
- E niente altro? - Chiesi.
- Non sei stupito di quello che pensavo? - Chiese alzando la testa e guardandomi interdetto. Io mi strofinai le labbra furbo.
- Me l'avevi già detto... - Ci rimase male.
- Oh... no, non ricordo... gli spogliatoi sono un antro oscuro nella mia mente... ho... ho fatto qualcosa di strano? - Io inarcai le sopracciglia.
- Più del tuo solito? - Lui annuì. Lì mi trovai ad un bivio. Dirgli la verità e doverne parlare  da sobri oppure insabbiare la cosa. Decisi la cosa più facile per me. Lui era il primo ad averne paura anche se da un altro lato lo voleva. Per cui finchè non si sarebbe messo d'accordo con sé stesso, non avrei forzato nulla.
- No, niente di che, un po' quello che fai sempre... hai fatto un po' il maiale col mio culo, ma nulla che non fai di solito... -
Nole fece una smorfia e tornò ad appoggiarsi a me.
- Peccato che non ricordo... - No, non era un peccato.
Era molto meglio così.
Dopo un altro po’ di silenzio, dissi piano.
- Devi metterti d'accordo con te stesso, sai? -
- In che senso? -
- Fra le tue paure ed i tuoi desideri. - Lui non chiese di cosa parlassi, non si stupì molto della mia frase.
- Non è facile. - Non ne parlammo più.