CAPITOLO XXIII:
SOLO BEVENDO



Nole balla



Arrivammo da David una mezz'ora dopo, svegliai Nole con una carezza e gli dissi che eravamo arrivati, dopo di che fece un gran sospiro ed uscì. Fu come se si mettesse su una maschera che si era tolto per la prima volta solo con me.
Appena mise piede fuori, tornò il pagliaccio che tutti conoscevano.
Io scossi la testa e sorrisi seguendolo.
Non avrei detto niente a nessuno, avrei tenuto per me quel prezioso segreto, lieto di aver scoperto qualcosa di quel grande mistero che era Nole.

Alla festa erano invitati moltissimi suoi amici, per lo più gente che aveva avuto a che fare con la sua vita sportiva, altri colleghi come noi con cui aveva legato e poi diversi amici suoi.
Pico ci venne subito incontro e mi saltò al collo felice, all'orecchio mi chiese come andava con Nole ed io sussurrai alla grande.
Lui sapeva che mi piaceva e tifava per noi.
Nole mi diede uno schiaffo sul sedere vedendomi con lui, così mi separai e lo guardai male.
Arrivati da David ci abbracciò felice, poi ci prelevò prendendoci sotto braccio e ci portò nel suo immenso giardino dove si stava consumando un barbecue in perfetto stile argentino.
Ci mise in mano due piatti di carne e due bicchieri di un cocktail delle loro parti e poco dopo scappò chiamato da altri.
C'era musica forte, un gran casino, molta gente di cui conoscevamo un terzo e delle scintillanti e coloratissime luci da giardino. Non poteva mancare la piscina.
Guardammo tutto quello e guardammo quel che avevamo in mano e Nole mi consegnò il bicchiere.
- Ti prego, non posso bere ancora... - Io risi spingendolo con la spalla.
- Andiamo, ormai siamo in vacanza, la stagione di tennis è finita... e poi sono cose tipiche di queste parti, sono buone, non puoi non assaggiarle... - Lo convinsi deviandolo e lui, sospirando, cedette.
- Ma prima mangio... - Annuii ed andammo al bordo della piscina, a sederci nelle sdraie dove appoggiamo tutto ed iniziammo a mangiare.
Lo tenevo d'occhio ma mi piaceva l'idea che tornasse a perdere il controllo.
- Tu sei una persona strana, sai? - dissi poi mentre addentavamo la buonissima carne che sfornavano in continuazione.
- Perchè? - Chiese con mani e bocca sporca come me.
- Perchè ti sei fatto un personaggio che ti permette pubblicamente di fare quello che vuoi, anche esagerare, fare il maniaco, qualunque cosa... ma se per caso una volta non ne hai voglia, non puoi più fare la persona seria e pacata. Perchè avresti gli occhi di tutti addosso. - Lui mi guardò elaborando le mie parole ed io continuai mentre realizzavo quelle cose ad alta voce. - Per il mondo sei più normale quando fai il matto che quando fai il normale. E se vuoi fare il normale, una volta, verresti preso di mira perchè significa che hai qualcosa che non va e non puoi, perchè Nole non ha mai qualcosa che non va! Ti sei costruito questo personaggio per allentare la pressione e la tensione su di te, ma a volte è la tua maledizione più grande. Ora non hai scelta che fare così! - Nole colpito dal mio discorso ed evidentemente dal fatto che ci avevo preso, mise giù l'osso di quel che ormai aveva spolpato e si leccò le dita senza arie maliziose. Io finii di mangiare mentre mi fissava intensamente, dopo un po' rispose.
- Mi hai capito proprio bene, eh? - Io sorrisi leccandomi le mani come lui.
- Puoi essere normale solo con poche persone, no? - Chiesi bevendo. Lui forse non avrebbe voluto, ma vedendo che lo facevo io e forse anche per l'argomento di cui parlavamo, bevve a sua volta il drink alcolico.
- Quasi nessuno. -
- Però con me ogni tanto lo sei. - gli feci notare. - Quando non fai il maiale e non cerchi di saltarmi addosso! - Lui ridacchiò e mi fece l'occhiolino.
- In quei momenti sono normale... - Io gli diedi un colpo col piede e lui bevve tutto d'un sorso, assetato e per farsi coraggio, poi concluse con un sospiro. - Con te cerco di instaurare un legame e so che come minimo devo farmi vedere un po' per quello che sono. - Io ci rimasi di merda, non mi sarei aspettato una cosa tanto seria da sobrio.
Si era scoperto molto per i suoi canoni, non stava scherzando.
Probabilmente per dirlo aveva esaurito tutta la sua scorta di coraggio, infatti dopo di questo si alzò, prese un altro cocktail e dicendo:
- Oddio che bella musica! - Andò saltellando a ballare, alla ricerca di qualcuno con cui far cagnara, bisognoso di scappare da me e da quel che rappresentavo. Ovvero il vero Nole. Una persona difficile da affrontare per più di un paio minuti.
Ovvio, difficile da affrontare per lui stesso.
Lì capii che Nole scappava da sé stesso, era spaventato. Per questo faceva sempre il pagliaccio ed esagerava con tutto e con tutti.
Ma sicuramente quello che opprimeva era meritevole quanto e più il suo lato solare.
Mi appoggiai allo schienale sorseggiando il drink e sospirai perso.
Con quello ero totalmente ed incondizionatamente innamorato di lui.
Non avevo più scampo.

Poco dopo arrivò Pico, si sedette sopra di me ed io tornai a ridere.
Era già ubriaco, io vacillavo molto perchè non ero comunque abituato a bere.
- Il tuo amore sta dando il meglio di sé, sai? - Da lì l'avevo perso di vista fra la folla, sentivo solo caos, musica e risa.
- Davvero? - Chiesi pizzicando i fianchi di Pico.
- Che fai qua? Vai da lui! - Io sospirai.
- Prendo aria! - Dissi. Lui rise.
- Avrai tempo di prenderla, adesso ci sono le vacanze e prima di rivederlo devi aspettare la nuova stagione che si apre fra più di un mese! -
Grazie a lui che lo sottolineò pensai che aveva ragione. E poi anche grazie a quello che stavo bevendo.
Quando mi alzai mi girò la testa e vacillai, lui ridendo mi sorresse e mi trascinò fra la gente alla ricerca di Nole che trovai con altri argentini amici di David a ballare.
Gli argentini sono allegri e pazzi di natura, nonché dei grandi ballerini. Non tutti ma tendenzialmente sì.
Nole forse si sentiva un argentino mancato.
In mano credo avesse il terzo cocktail e perplesso dissi a Pico che invece rideva incitandolo:
- A momenti vomita l'anima! - Aveva proprio l'aria da ubriaco perso, come prima. Non che intorno a noi gli altri fossero meglio, ma io non capivo poi molto di quel che mi circondava.
Ero ormai andato anche io, quella volta, e mi sconnessi quando lo vidi muovere il bacino come una pornostar.
Nole aveva un eccellente movimento di fianchi, un grande senso del ritmo ed un amore smisurato per il ballo e la musica.
Tutto questo combinato all'alcool che aveva in circolo ed alla gente che lo incitava a proseguire, fu il colpo di grazia.
Oddio, devo dire che molto lo fece anche Thrift Shop di Macklemore che ora si sentiva incessantemente.
Perchè Nole si mise a dimenarsi con effettivamente un gran senso del ritmo e la canzone si prestava a queste stupidaggini. Era pazza come lui.
Finii per ridere come gli altri e battere le mani alle sue esibizioni fatte insieme a ballerini provetti che gli mostravano dei passi che lui riusciva a riprodurre effettivamente bene.
Finchè si limitava a ballare era un conto.
Altro fu la canzone che venne dopo.
Blurred lines di Robin Thicke fece il suo ingresso trionfale dalle casse che furono anche alzate ed io mi misi le mani sul viso immaginando Nole.
Non dovetti immaginarlo per molto.
Qualche secondo dopo si era portato maliziosamente davanti a me per invitarmi a ballare, io scossi la testa.
- Nemmeno morto! - Cominciai a scuotere pure il dito, così lui in risposta si arenò proprio davanti a me e si mise a ballare la canzone dal ritmo insinuante e sexy davanti a me.
Di schiena e sculettando.
La canzone presente aveva un balletto facile e sexy, perchè si trattava di fatto di dimenare il culo in diverse maniere e a lui riuscivano tutte benissimo.
Io ero in uno stato allucinato. Tanti ballavano come lui, ma io vedevo solo lui. Un po' perchè mi era davanti, un po' perchè era erotico da morire e quando girò il viso per guardarmi fu anche peggio. Molto peggio.
Perchè era da spingerlo contro un tavolino, piegarlo in due e possederlo fino a morirne.
Non sapevo più controllarmi ed all'estremo della mia voglia ormai esplosa, presi e me ne andai prima di prendere lui per i fianchi ed abbassargli i pantaloni.
La testa girava ferocemente ed avevo un caldo micidiale, era tutto sfocato intorno a me, non riuscivo a focalizzare nulla, era solo il caos. Quello era essere ubriachi.
Non sapevo cosa stavo facendo, stavo solo andandomene. Entrai in casa sfuggendo alla gente, per quanto riuscivo, arrivai al piano di sopra e cercai una camera. Quando ne trovai una mi buttai sul letto steso a pancia in su, le mani sulla faccia, gambe larghe, a respirare a fondo.
Stavo male, non mi veniva da vomitare ma non avevo il controllo di me e non riuscivo a stare in piedi, le gambe non reggevano più.
La porta si spalancò in quel momento e poi si richiuse. Con fatica scostai le mani dal viso per guardare e nella penombra della camera riconobbi la sua figura.
- Nole, vattene... - Biascicai.
Lui ovviamente venne verso il letto e si tolse le scarpe.
- Perchè? -
- Perchè siamo ubriachi e non sappiamo cosa facciamo. E poi nemmeno lo ricorderemo, credo... - lui a questo punto ridacchiò togliendosi la maglia.
- Tanto ne abbiamo fatte un sacco di cose che non ricordiamo... -
Era vero.
Penso che lui le ricordava solo da ubriaco, ma non da sobrio.
E nella mia ubriachezza pensai che a quel punto tanto valeva approfittare.
Nole si aprì i jeans che si fece cadere.
- No, non credo sia il caso davvero... -
Tentai poco convinto.
Ma lui si tolse anche i boxer e mi mostrò quanto era eccitato ed io mi dissi al diavolo.
Se non approfittavo di quelle occasioni forse non avrei mai potuto.
Nole in risposta al mio no, salì con un ginocchio sul letto, mi tolse le scarpe e mi prese i pantaloni per le gambe, io mi aprii i bottoni e lui tirò togliendomeli.
- Meno male che non vuoi... -
- Siamo ubriachi, Nole... - Lui salì sul letto anche con l'altro ginocchio e mi tolse i boxer.
- E allora? - Chiese mettendosi a carponi su di me, mi alzò la maglietta fin sopra il petto, scoprendolo, poi sui capezzoli disse. - Solo da ubriaco non ho paura di nulla. Siamo solo noi due. Una notte. Andrà bene. - La sua lingua mi leccò il capezzolo, lo succhiò e da qui non capii nulla.
Si sedette sulle mie gambe, era chino sul mio petto, ma volevo averlo sul bacino, così gli presi la vita, affondai le unghie  corte e lo alzai trascinandomelo addosso.
Lui si alzò e quando arrivò sul mio inguine col suo, sospirammo con le bocche aperte una sull'altra.
Iniziò a muoversi su di me ed io ad aiutarlo tenendolo per i fianchi e poi per i glutei, piano mi infilai con le dita dentro mentre si muoveva sulla mia erezione, sentivo la sua dura, gemevo perchè ora lo volevo tutto e fra le mie labbra aperte, si infilò finalmente la sua lingua. Gliela succhiai, poi tirai fuori la mia e la intrecciai alla sua, fuori dalle nostre bocche. Giocammo così mentre si strusciava su di me, le erezioni di entrambi dure, le mani addosso su di noi.
Da fuori si sentiva Scream and Shout di Britney Spears e Will.I.Am, canzoni che non avrei mai più riascoltato senza sentirmi male.
Io e Nole finalmente ci stavamo baciando dopo una vita passata a girarci intorno, unimmo le labbra che si fusero insieme alle lingue, come in un vortice che ci risucchiava entrambi, volevo perdermi in lui, nel suo corpo, entrargli ed entrare, farmi prendere, prenderlo e lo spinsi sotto di me, stendendolo al mio posto, perchè non ce la facevo più. Mi sedetti su di lui e scesi ad assaggiargli il corpo come avevo sempre voluto fare.
Leccai il collo, il petto e piano piano lo mordicchiavo.
Arrivai al suo inguine e lo presi fra le labbra, la sua erezione alta e dura. La leccai tutta arrivando in punta, l'avvolsi e lo presi in bocca succhiando e tirando.
Stringevo mentre mi sembrava di morire, stavo realizzando uno dei miei sogni, ma ero troppo ubriaco per ricordarlo.
Ne avevo una voglia matta ed ero eccitato oltre i limiti estremi, non potevo aspettare che venisse, così mi staccai e mi sedetti sopra, raddrizzandomi, mi mossi su e giù continuando a strofinarlo e quando lo vidi con quell'aria lussuriosa, erotica, eccitata che mi guardava, mi masturbai da solo. Mi muovevo sul suo bacino, sul suo cazzo, senza riuscire ad infilarlo dentro, e mi masturbavo guardandolo. Lui mi teneva per i fianchi e le cosce e mi accompagnava nei movimenti fluidi, fino a che i gemiti si unirono, come se mi stesse scopando sul serio.
Raggiunsi l'orgasmo macchiando il suo ventre e lui poco dopo fece altrettanto. La schiena inarcata, la testa all'indietro, gli occhi chiusi e l'aria abbandonata, un fascio di nervi in totale eccitazione.
Non ricordo bene niente di quella notte, so cosa abbiamo fatto, so che è stato incredibile, ma in me è più un sogno che realtà.
Lui non credo ricordi nemmeno quello.
Però fu qualcosa di incredibile comunque.
Mi accasciai steso su di lui, sul suo petto, il viso contro il suo collo. Accaldati, ansimanti, sfiniti, sporchi ed appiccicati.
Ma non ci muovemmo, non spostammo un muscolo. Gli rimasi steso sopra e ci addormentammo sfiniti poco dopo.

Il mattino fui il primo a svegliarmi con la testa che batteva i tamburi di guerra. Appena aprii gli occhi mi ritrovai intrecciato a lui, un secondo dopo capii che eravamo nudi, quello dopo che quello secco su di noi era sperma. Di entrambi.
Io spalancai gli occhi che si misero a lacrimare per lo shock, feci una smorfia di dolore anche per la testa, mi alzai di scatto e ci guardammo, poi mi toccai dietro per capire se eravamo andati fino in fondo e constatando che non dovevamo averlo fatto del tutto ma che ricordavo vagamente le cose, mi morsi il labbro e soppesai l'idea di nasconderglielo.
Alla fine, nel panico del risveglio traumatico, decisi di fare così e raccogliendo i miei vestiti da terra, mi infilai in bagno e mi feci una doccia, poi mi vestii.
Svegliai Nole quando ebbi finito e fu davvero difficile, dopo mezz'ora di tentativi, appena aprì gli occhi, la prima cosa che dissi fu:
- Io non ricordo nulla, ma credo che tu hai fatto qualcosa... - Lui non capì cosa intendessi, gli ci volle un po' e quando si alzò sui gomiti per guardarsi, alzò un sopracciglio scettico guardando i resti del nostro orgasmo.
- Dici? - Fra l'essere tutto nudo ed avere dello sperma sullo stomaco, c'era poco da supporre.
- Tu... tu ricordi? - Chiesi titubante e spaventato.
Lui si stese provando a far mente locale.
- Tu com'eri? -
- Dormivo vicino a te, ma ero mezzo vestito. - Dissi una grande bugia che lui non avrebbe mai saputo essere tale, così rispose scuotendo il capo.
- Non ricordo nulla e sto di merda, ma conoscendomi penso di aver provato a scoparti e poi probabilmente mi sono masturbato guardandoti. Poi sarò crollato. -
Io annuii. Doveva credere che fosse andata così. Doveva. Non eravamo pronti per affrontare tutto in quel momento, non eravamo nemmeno nel nostro possesso delle facoltà mentali.
- Ok. -
- Fanculo, giuro che se bevo ancora mi uccido! - A questo ridacchiai.
- Idem. - Per noi astemi sportivi bere, sia pure in vacanza ed una volta nella vita, era atroce. Non sul momento, ma dopo.
Riprenderci era ancora più dura.
Andò a lavarsi e prepararsi mentre io cercai qualche volto noto per casa. Trovai Pico nel divano del salone insieme a svariate altre persone poco conosciute. Lo scossi fino a svegliarlo, ci mise un po' poi mi riconobbe.
- Hai qualcosa da dirmi? - Chiesi. Lui mi mise a fuoco e ridacchiò.
- Tu hai qualcosa da dirmi! - Io feci una smorfia.
- Credi che qualcuno ci abbia visto? - Lui scosse il capo.
- Vedendo che scappavate vi ho seguito, quando ho visto che vi chiudevate in camera mi sono messo qua a guardare se qualcuno saliva. Ne ho mandato via qualcuno, ma poi lentamente son tutti o andati via o collassati., non è salito nessuno. -
- E quando sei collassato, tu? -
- Ehi io ho un'ottima resistenza! Sono stato l'ultimo! - Lo conoscevo ed in effetti era vero, oltretutto era argentino.
Annuì e lo ringraziai, poi appoggiai la testa sulla sua spalla sfinito ancora prima di iniziare la giornata.
- Non ricordo molto, ma non credo l'abbiamo fatto... però abbiamo avuto un orgasmo insieme. Non ricorda nulla, gli ho detto che io ero vestito e lui nudo. Ha le prove che c'è stato qualcosa, ma pensa di aver fatto solo lui. E deve pensarlo ancora. - Lui scosse il capo.
- Perchè non glielo dici invece? Così finalmente affrontate la cosa a viso aperto... -
- Dobbiamo essere lucidi ed in noi, e pronti. Non lo siamo o non arriveremmo ad ubriacarci per saltarci addosso. - Aveva una sua logica e Pico non era in grado di discuterla... così annuì e scosse il capo.
Nole scese poco dopo alla ricerca di caffé che ero andato a fare, glielo diedi, non ci parlammo non essendone in grado.
Salutammo Pico e David, chiamammo un taxi ed andammo in albergo a prendere i nostri bagagli, il tutto in silenzio più che altro per la fatica di emettere suoni di senso compiuto.
Solo in aereo, al sicuro e tranquilli, stesi comodamente nei sedili reclinabili, in volo verso l’Europa, lo dicemmo.
- Quando ci rivediamo a Gennaio ne parliamo... - Feci come se glielo promettessi.
- Non siamo obbligati. - Credo ricordasse il discorso fatto fra una sua ciocca e l'altra. Io sorrisi.
- Se ci va. - Concordai.
Non ne parlammo, fu come una parentesi che non sarebbe più stata riaperta in alcun modo. Dopotutto meglio così.