CAPITOLO XXIV:
FINALMENTE CARTE SCOPERTE



Il giorno dopo ero ad aggiornare Roger su tutto quello che era successo e lui a ridere di noi e del fatto che non osavamo affrontare la cosa per davvero.
- Che ne dica, lui è il primo a lanciare il sasso e a ritirare la mano! Non mi fa la domanda diretta, non mi obbliga a parlarne. Rafa sei gay? Sai di esserlo? Cosa provi? Andiamo, lui fa e poi ritira e non so cosa pensa di ottenere così, ma mi sta stufando! -
- E allora diglielo tu. Sì, sono gay, lo so da molto e tu mi piaci. O magari gli dici solo che sei gay così lui non ha più la scusa di tormentarti per fartelo ammettere. Perchè lui si giustifica così, ‘lo tormento perchè so che è gay, ma lui non lo vuole dire.’ Però se lo dici cosa farà per arrivare a te, per provarci con te? Non avrà scuse, dovrà venire allo scoperto! -
La logica di Roger era perfetta, così perfetta che mi piacque.
- E tu? Che fai, hai deciso se partecipare alla Coppa Davis quest'anno? - Chiesi cambiando discorso. Lui ormai doveva affrontare i 33 anni ed il fatto che erano le sue ultime stagioni di tennis. Nessuno voleva pensare al tennis senza il Re, però sarebbe successo e lui cominciava ad organizzarsi.
Oltretutto aveva appena cambiato allenatore e doveva recuperare posizioni perse per un brutto anno.
Insomma, aveva tante cose a cui pensare ed aveva ponderato l'idea di lasciar perdere la nazionale anche se non aveva mai vinto una Davis.
- Mah, Stanley mi ha convinto a farlo. Un ultimo anno. - Alzai un sopracciglio.
- Davvero? -
- Sì, ha detto che mi avrebbe dimostrato nell'Australian Open che potevamo farcela, di dargli fiducia, un solo anno, solo uno e poi vada come vada, finisce tutto. -
Sospirai.
- E tu? -
- Ed io ho accettato, Stanley ci tiene e mi spiace deluderlo. - Io feci un sorrisino che lui non vedeva perchè eravamo al telefono.
E' proprio così, mi dissi. Lo ama e non se lo dirà mai, ma io so che è così.


Melbourne 2014.
Iniziava seriamente la stagione di tennis ed io ero molto concentrato sullo sport perchè non avevo la minima idea di come affrontare Nole.
Fu così che ci pensò lui per me.
Me lo ritrovai in piscina fra capo e collo, senza preavviso né nulla.
Non l'avevo visto od incrociato e poi di punto in bianco eccolo lì a flirtare sotto i miei occhi con Stan.
Stan.
Ancora Stan!
A me lui piaceva, cioè era un ragazzo a posto, ma perchè dovevano tutti avere la testa dietro a lui?
Roger ne era innamorato, Nole ci provava con lui ogni volta che lo vedeva.
Ci diedi dentro a nuoto come se dovessi sventare un omicidio plurimo ed anche quando vidi Nole tuffarsi cercando di starmi dietro, aumentai il ritmo furioso.
Non avevo idea di dove fosse andato Stan, li avevo visti parlare insieme ed avevo visto Nole provarci con lui come sempre e lì si era alimentata la mia rabbia.
Tanto che mi ero messo a pensare che forse era proprio lui quello che Nole amava.
Ricordavo il discorso in Argentina. Che lui amava qualcuno, ma non era bravo a dimostrare i propri sentimenti e che, ad ogni modo, ci provava anche con lui, solo che il fatto che facesse il cascamorto con tutti, non aiutava.
E lui con Stan ci provava sempre, lo sapevo.
Lui e Roger non potevano essere presi dalla stessa persona e scaricarmi tutti e due per lui, era fuori discussione.
Furioso per questa ipotesi, decisi che avrei dovuto chiarire le cose, dovevo scoprire le nostre carte, dove scoprire come stavano le cose a costo di scoprirmi per primo.
Così quando uscimmo ero ancora arrabbiato con lui, ma la cosa si placò nel vedere che era senza costume e con degli shorts bianchi che gli stavano attaccati all'inguine ed al culo mostrando tutto molto bene.
Finimmo così per parlare e scherzarci su, fino a che la conversazione non divenne strana, come sempre. Tanto per cambiare, insomma...
- Seriamente? -
- Cosa? -
- Sei con gli shorts! -
- Sei acuto! - Scrollai la testa come un cane bagnato schizzandolo. Adesso si faceva in me strada la strategia, non che me ne facessi mai, però se ero seriamente intenzionato a venire allo scoperto per far venire lui allo scoperto, era ora di provare qualcosa di particolare.
- Smettila, sei tu che vai in piscina senza costume e ti aspetti che la gente faccia finta di nulla! - Sbottai infastidito, ma lui alzò le spalle e tranquillo e beato disse:
- Ma io non mi aspetto che tu faccia finta di nulla! - Ok, l'aveva fatto apposta. Per provocarmi? Ma come faceva a sapere che in piscina avrebbe trovato me? Di fatto ci aveva trovato anche Stan... non ero sicuro d'aver capito bene e dovevo approfondire la cosa.
Così mi misi a flirtare a modo mio, non a modo suo.
Lui era un maiale, io ero più malizioso e con tale espressione guardai il suo non costume:
- E perchè non hai preso il costume? -
- Ho deciso all'ultimo di venire. Ho visto che venivi qua ed ho detto 'bella idea!' e sono venuto! -
Dunque era venuto davvero per me e davvero l'aveva fatto apposta a venire senza costume.
Soddisfatto andai verso lo spogliatoio per farmi una doccia e vestirmi, lui mi seguì ed una volta dentro mi tolsi il costume sotto i suoi occhi, di proposito, facendo attenzione che mi guardasse. Me lo tolsi con calma e senza girarmi imbarazzato. Non so, forse ero troppo furioso per vergognarmi come facevo sempre. Ero furioso perchè faceva il cascamorto con Stan e forse amava lui e non me. Era una cosa da stabilire una volta per tutte.
- E ti sei tuffato in shorts bianchi! - Esclamai insistendo, sempre guardando quanto gli si attaccavano al corpo diventando trasparenti, mostrando tutte le sue parti sottostanti.
- L'hai notato che sono bianchi! - Fece lui suadente e malizioso. Io mi eccitai e mi voltai dirigendomi calmo verso la doccia, poi pensai che era la solita parte che facevo. Quando le cose si facevano scomode scappavo. Era ora di cambiare o non avrei mai ottenuto nulla. Volevo risposte e le volevo subito.
Così mi fermai, mi girai a metà e lo guardai allusivo.
- Difficile il contrario! - Poi sparii nel locale docce.
Ecco, ora ci stavo provando e lo stavo facendo in modo che se ne accorgesse, non poteva fraintendere.
Così alla domanda che si faceva da anni su 'Rafa è gay?' la risposta era chiaramente 'sì è gay!' ma volevo che fosse ancora più chiaro, che lo capisse bene.
Lui mi raggiunse poco dopo e ci mettemmo uno davanti all'altro a guardarci per bene e lo facemmo per tutto il tempo, io stesso non gli staccavo gli occhi di dosso ed iniziai insaponandomi i capelli per poi scendere sul corpo, me lo carezzavo calmo e con cura, ogni parte. Tutte.
Ero malizioso e lui altrettanto.
Era tutto così strano, lo vidi che faceva come me e che si eccitava, la sua erezione era enorme ed anche la mia non scherzava.
Nole aveva un corpo che mi faceva impazzire e mi faceva impazzire il suo cazzo, il suo culo, il suo corpo, il suo viso, ogni cosa.
Stavo andando fuori di testa, trovavo difficile non toccarmi troppo anche se mi lavavo con molto impegno. Ero messo male e credo lo notò.
Volevo saltargli addosso ad andare subito oltre, ma non ero più sicuro di volerlo fare, di riuscirci.
Ci eravamo trovati altre volte in situazioni simili e lui aveva sempre fatto qualcosa, ma adesso era diverso. Lui stava fermo e mi studiava ed io volevo farmi studiare da lui, volevo che mi capisse. L'avevo provocato io, insomma.
- Qualcosa non va? - Chiese. Io avvampai eccitandomi ancora di più, mentre le dita giravano intorno alla mia erezione durissima, non mi stavo masturbando ma poco ci mancava ed il risultato era lo stesso.
Imprecai in spagnolo e chiesi cercando di apparire fluido:
- Perchè? -
Nole si prese il suo in mano, senza esitare. L'aveva fatto spesso, ma adesso c'era qualcosa di diverso. Adesso me l'ero cercata io, l'avevo voluta io e lui se ne era reso conto. Alludeva a questo. Di solito lui provocava ed io reagivo, ora l'avevo chiamato io, provocato, spinto a farlo. L'avevo voluto, avevo ammiccato.
- Non mi stacchi gli occhi di dosso! Devo preoccuparmi? Sembra ci provi con me! -
Questo fece scattare qualcosa, qualcosa di diverso. Mi innervosii, penso che in me esplose la bomba atomica. Cosa significava devo preoccuparmi?
Sei scemo o cosa? Volevo insultarlo e dirgli di tutto ed alla fine mi trovai quasi a farlo.
Attaccai, non potevo evitare.
- Ci sarebbe qualcosa di male? - Con tutto quello che era successo fra noi, quello che lui aveva sempre fatto, anche se poi le cose più oscene non le ricordava per via delle ciocche, comunque ne aveva fatte molte e veniva a dirmi che doveva preoccuparsi se ero gay, alla fine?
Mi rompeva il cazzo per sapere se lo ero, voleva che lo ammettessi e poi diceva che doveva preoccuparsi se lo ero?
Quanto poteva essere deficiente?
- Perchè se uno ti guarda il cazzo è preoccupante? E tu che ti ecciti guardando un altro ragazzo non sei preoccupante? È preoccupante perchè sono cosa da gay? Spiegati meglio! - Volevo aggiungerne di cose. Come ad esempio 'coi precedenti che abbiamo mi dici se devi preoccuparti? Non eri tu che volevi che ammettessi che lo ero? Beh, indovina un po', sono gay e lo so da una vita!'
Ma lui si affrettò a rispondere per fermarmi.
- Ehi, mi hai frainteso! Era tanto per dire! Non... non c'è niente di male nell'essere gay, nel guardarsi e nell'apprezzarsi... dopotutto mi sono eccitato per primo, si è visto bene! - Non disse 'che poi quante ne abbiamo fatte insieme?’ però forse sarebbe stato meglio dirlo.
Comunque un po' mi calmai, eravamo venuti fuori tutti e due, era successo. Non certo nel modo che avevo pensato, però era successo.
L'avevo detto.
In pratica l'avevo detto.
Adesso stava a lui il servizio.
Ma volevo chiarire la cosa che mi era stata tanto a cuore per tutti gli anni che l'avevo nascosto.
Chiusi l'acqua e lo puntai nervoso col dito:
- Se... se racconterai ad anima viva... -
Lui alzò di nuovo le mani in segno di resa e piano, molto piano, si avvicinò. Mi mossi indietro allontanandomi istintivamente.
- A chi dovrei dirlo? E poi cosa? Che ci siamo guardati e ci siamo eccitati a vicenda? Non andrebbe a favore di nessuno. Insomma... per chi mi prendi? Non sono uno stronzo, non godo nel mettere a disagio la gente. Ho un senso dell'umorismo mio e mi diverto quando gli altri non ci riescono ma... beh, non ho niente contro nessuno. Specie te. - mi trovai con le spalle alla parete, posizione frequente fra noi. Di solito mi toccava, mi faceva qualcosa. Ma lì non fece nulla, me l'aspettavo eppure rimase solo fermo davanti a me, le braccia lungo i fianchi. Era eccitante perchè non faceva nulla quando di solito non stava buono e fermo ed io pensavo col cuore in gola se l'avrebbe fatto, che lo volevo, ma ero ancora arrabbiato per mille cose ed era sempre strano perchè mi ero esposto per primo, questa volta. Mi sentivo come un gatto pronto a scappare.
- Non so che tipo sei, non ti conosco così bene... - In effetti era sempre stato questo il punto nodale della questione. Non mi ero mai fidato ad espormi ed aprirmi per primo e per bene perchè non sapevo bene cosa volesse lui, cosa provasse... non lo conoscevo a fondo. Ero sulla difensiva e lui alzò la mano mettendomela sulla guancia. Eccolo il contatto che avevo aspettato. Trattenni il fiato, l'avevo voluto ma alzai le mani pronto a respingerlo perchè ero ancora arrabbiato.
Non lo toccai. Lui risalì fra i miei capelli bagnati e me li scostò dalla fronte, poi mi guardò con tenerezza cercando di calmarmi.
Ci stava riuscendo bene.
- Non è successo niente di brutto, ok? È capitato e basta. Va bene comunque. -
Pensava che avessi problemi col mio lato gay, ma non era così. Avevo problemi con lui. Però annuii e lui mi lasciò andando di là, rimasi lì e ripresi a respirare fuori di me.
Ero eccitato e stava succedendo quella cosa che avevo aspettato da una vita.
Adesso lui doveva farmi capire qualcosa. Cosa provava per me? Chi amava? Perchè faceva il porco con me tutte le volte?
Dovevamo chiarire la cosa, dovevamo.
Fu la prima cosa che gli chiesi quando tornai di là dopo averlo guardato storto. Ormai avevo perso la faccia, dovevo sapere, era vitale e lui non pensava di dovermelo dire.
- Tu e Stan state insieme? - Chiesi diretto.
Lui, preso in contropiede, mi guardò stupito.
- No noi non... - Ma mi resi conto d'aver sconfinato, me ne pentii subito.
- Non sono affari miei, era solo una domanda... -
- E tu stai con Roger? - Chiese allora con lo stesso tono usato da me. Questo mi prese in contropiede allo stesso modo che avevo preso io lui.
Quante cose volevamo sapere uno dell'altro che avevamo sempre frainteso?
- No! - Dissi immediato e duro, voltandomi per continuare ad asciugarmi.
Poco dopo la sua voce si levò ancora, ma non più dura.
- Io e Stan abbiamo avuto qualcosa in passato, ma è successo solo una volta. Siamo comunque molto amici. Credo che sia innamorato di Roger. -
Finalmente ne stavamo parlando, finalmente lo sapevo. Era strano ma bello, liberatorio.
Mi stavo già rivestendo, ma non avevo idea di quel che stavo facendo, concentrato su di lui e sulla conversazione che finalmente avevamo.
- Io, - Feci a denti stretti dopo un po'. - io ci ho provato. Dopo una vita che gli morivo dietro. Ma lui mi ha rifiutato. Ha detto che gli piaccio come persona ed amico, ma non in quel senso. - Volevo dirgli altro, ma mi fermai. Lui amichevole e delicato però chiese che altro c'era ed io mi decisi.
- Ho l'impressione che... -
- Che? -
- Che se fossi stato Stan non mi avrebbe respinto! - Ne avevamo parlato, era un dubbio che avevamo entrambi. Cioè che Roger fosse preso da Stan. Questo Nole lo sapeva e non gli dicevo niente di nuovo, però eravamo lì a pulire i nostri armadi, come si diceva.
- Gli piace Stan? - Forse era più un 'alla fine è davvero così?', io annuii a disagio.
Non mi piaceva parlare di loro, avevo amato molto Roger.
- Credo di sì. Lo guarda come vorrei guardasse me. Se ne prende cura. È protettivo. - Ero seduto perchè mi stavo mettendo calzini e scarpe e lui era seduto accanto a me per lo stesso motivo, forse apparivo abbattuto, ma ero solo pensieroso. Era definitivo tutto quello. Ne stavamo parlando seri e sobri ed era definitivo. Sussultai alla sua mano sul mio ginocchio.
- Ti fa stare male? - Chiese dolcemente. Non avevo idea che potesse esserlo, non pensavo proprio. Conoscevo solo un lato suo.
Ci guardavamo da piuttosto vicino e la sua mano sul mio ginocchio bruciava molto, mi stavo dimenticando tutto il discorso su Roger e Stan.
- Sono stato male, ma è superata. È successo qualche tempo fa, non di recente. Ora sto bene. Solo che non ne avevo mai parlato e quando ne parli, anche se è andata, ti senti un po' così... - E poi ne stavo parlando perchè volevo vedere la sua reazione.
Roger ama Stan e tu? Tu che fai?
Anche io lo amo. No, io amo te.
Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?
- Quindi stai bene? - Chiese preoccupato. Sorrisi a disagio, timido. Mi metteva in subbuglio.
- Sì, sto bene... grazie... - A quel punto guardai la sua mano che continuava a stare sul mio ginocchio. E poi guardai ancora lui irrigidendomi. Eravamo molto vicini. Davvero molto. - L'ho superata e va bene. Mi concentro sul tennis, è tutto quello che posso fare. - Dissi per fargli capire che stavo bene e che poteva darmi aria ed ossigeno. Non stavo bene se lui mi stava così attaccato.
- E non stai con nessuno? Non sei andato con nessuno? Non c'è un altro? - Ora era lui che indagava come avevo fatto io, sempre senza scrostarsi da me.
- E questo terzo grado? - Chiesi sulla difensiva, indietreggiando con la schiena. Lui non si staccava.
- Sono curioso! - Fece con faccia tosta sorridendo.
- Lo vedo, ma perchè? Che te ne importa? Insomma, abbiamo finito per parlare di certe cose private, ma non è che dobbiamo continuare su ogni singolo aspetto e dettaglio, cioè stiamo un po' andando oltre e... - La mia solita delicatezza!
Avevo la dolcezza di un toro!
- Mi importa perchè spero di avere campo con te! Per questo devo sapere tutto quello che posso e se non te lo chiedo ora che siamo in argomento ed in confidenza, quando dovrei? - Ed eccolo, l'aveva detto. L'aveva ammesso.
Oddio, ero io?
Ero davvero io quella persona che lui amava?
Le mie paranoie erano state stupide fino ad oggi?
Era davvero semplice come era parsa?
Ci provava con me perchè gli piacevo io?
Però non ci provava solo con me.
Ok, ero nel caos, dovevo ripensare alle nostre conversazioni e non ci riuscivo se lui mi stava così addosso.
Lui disse ancora.
- Io non sto con nessuno e non sono interessato a nessuno. - poi si corresse. - Cioè sai che ho una ragazza che penso sposerò, con cui sto bene e voglio fare una famiglia, ma elude da quel che sono e che desidero come uomo. Cioè te. - Per cui non era vero che non era interessato a nessuno, perchè lo era a me. No un momento, forse intendeva a parte me. Era quello il punto della questione. Ci provava con me, ma anche con altri, perchè?
Ma mi stava dicendo che era interessato solo a me.
Ci potevo credere?
Potevo fidarmi?
Ok non stavo bene, volevo andare a buttarmi da una finestra. Dovevo ripensare e rielaborare e non riuscivo a respirare ed ero felice, scoppiavo di gioia, ma ero ancora pieno di dubbi e domande e dovevo pensare.
Dovevo. Pensare.
Quindi gli presi la mano cercando di togliermela di dosso, ma lui insistette tenendomela lì a forza.
- Voglio solo una semplice risposta, poi ti lascio andare. - Ma ormai ero in tilt, lo ero più che mai.
- M-ma cosa vuoi sapere? - In effetti non era chiaro o forse ero totalmente andato e non capivo un cazzo.
Gli presi la mano che teneva la mia e cercai di togliergliela, ma lui mi prese anche quella in un intreccio assurdo da cui non sapevo districarmi. Ero sempre incasinato da morire e boccheggiavo e non sapevo cosa dire.
- Se ho speranza, se pensi a qualcun altro! - Ora era chiaro. Chiarissimo. Come volevo. - Se mi odi. -
- Non ti odio, che sciocchezze! - Risposi subito. Era un punto chiarito mille volte ed ancora non capiva un cazzo.
- Sembrava mi odiassi in tutti questi anni! -
- Ma se scherzavo con te! -
- Per cortesia, perchè ci guardavano tutti, perchè non avevi scelta! - Mi oscurai incazzato. Come poteva dubitarne ancora? Non mi credeva mai quando gli dicevo le cose?
- Non dire stronzate! Se odio qualcuno si vede! Non faccio finta di apprezzarlo! - A questo lui si rilassò. Davvero lo pensava? Su quante cose ci eravamo sempre fraintesi? Se lui in tutti questi anni si era rapportato con me pensando di essere odiato... quanto... quanto non avevamo mai capito?
- Odiavo il fatto che mi battevi, ho odiato che mi hai superato... ma non ho mai odiato te! - Dissi chiaro e tondo di nuovo per l'ennesima volta.
- Quindi ti piaccio? - Stavo per rispondere, ma mi ribellai.
- Non sono domande che si fanno! Queste cose si capiscono da soli! - Potevo dire di sì e porre fine a tutto ed iniziare un nuovo capitolo, però non ero ancora così sicuro di lui e di quanto serio fosse nei miei confronti. Lui parlava tanto, ma palpava tutti. Era uno facile, insomma. Si era sempre posto così ed anche se sotto la maschera c'era molto di più, non potevo fidarmi. Non potevo ancora fidarmi.
Ero diffidente e agii di conseguenza, cercando di tutelarmi.
- Ci conosciamo da anni, ti muoio dietro dal giorno in cui hai vinto contro Roger la prima volta, ho sempre pensato che mi odiassi! Ho il diritto di sapere se ho speranza! Tu non mi vai via dalla testa e a questo punto non posso mollare così come niente! - lui stava dicendo tutto come un fiume in piena, tutto quello che si era dato pena per nascondere ed io ora ero in un miscuglio fra il felice e lo stordito. Troppe cose. Troppe. Ed ancora tante insicurezze. Io non sapevo come gestirla, non ero pronto.
Volevo solo scappare per pensare in pace, ma non mi avrebbe lasciato, così risposi cercando qualcosa di accettabile in quel momento.
- Non lo so, ok? Non ho mai pensato a te in quel senso, anche se ora non ho più l'ossessione per Roger... non ti ho mai visto così! Non so se hai speranze, come dici tu, o che... ora lasciami! - Ero un gran bugiardo, ma in quel momento dovevo proteggermi e dovetti dirlo. Dovetti. Forse un giorno sarebbe venuta fuori la verità e mi avrebbe insultato a ragione, ma lui non era la persona più sensata del mondo.
Fidarmi era ancora troppo.
A quel punto lui mollò una delle sue mani per mettermela sulla guancia.
- Volevo solo darti una cosa a cui pensare... - e non feci in tempo a chiedere cosa.
Mi trovai la bocca sulla mia e morii.
Prima me la sfiorò, poi aderì le nostre labbra fino a che si confusero e solo dopo, quando vide che non lo mordevo, me le succhiò facendomi suo.
Ci eravamo baciati nell'onda dell'ubriachezza, non ricordavo nulla di preciso. Ma avrei ricordato quello per sempre. Mi eccitai di nuovo, mi scaldai in un'ondata di calore immensa.
Non ci fu altro. Si ritirò per paura di chiedermi troppo, ma io l'avrei voluto. Non sapeva da quanto lo aspettavo. Rimasi paralizzato senza respirare, felicissimo, incapace di reagire. Persi uno negli occhi dell'altro, così vicini.
A quel punto semplicemente se ne andò piantandomi lì senza aggiungere altro, senza farmi sapere cosa intendeva fare, cosa voleva da me. Insomma un po' si era fatto capire, però era serio? Potevo fidarmi di uno che ci provava con tutti solo per passatempo?
Era davvero innamorato di me?
Ed in quel caso quanto gli sarebbe durata?
Quando avrebbe cambiato idea, insomma?

Rimasi a pensarci e ripensarci per il resto del torneo, per mia fortuna non ci incontrammo mai sui campi e non mi si parò mai davanti. Forse aveva capito di dovermi lasciare spazio per pensare.
Dovevo rischiare e fidarmi e mettermi con lui oppure no?
Quanto effettivamente mi amava? Quanto era serio il suo sentimento?